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Autore: LazySoul    13/01/2021    2 recensioni
Hermione Granger, 45 anni, sposata con Ronald Weasley, è diventata, da poco più di un anno, Ministra della Magia e passa la maggior parte del suo tempo a lavoro.
Ginevra Weasley, 43 anni, è casalinga, nonché moglie dell'illustre Harry Potter, il Salvatore del Mondo Magico. Passa le sue giornate tra corse mattutine, visite a sua madre Molly e vino, litri e litri di vino.
Harry Potter e Ronald Weasley, 44 anni, hanno invitato le consorti a cena in un intimo ristorantino fuori Londra per annunciare loro una difficile verità.
Quale segreto avranno tenuto nascosto Harry e Ronald per vent'anni?
Hugo, diciotto anni, accetta l'invito della sorella, Rose, a passare due settimane a Granada. Con loro ci sono Lily, Albus e un paio di compagni di Hogwarts, tra cui Fred Weasley II e Scorpius Malfoy.
Quali avventure li attenderanno in Spagna?
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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3. Di quando Ginny di svegliò in un letto che non era il suo


 

Quando Ginevra Weasley in Potter si svegliò, la prima cosa che sentì fu dolore.

Aveva avuto mal di testa negli ultimi mesi, passati a corteggiare assiduamente le bottiglie di vino, idromele e Whisky Incendiario che trovava per casa e che comprava con fin troppa frequenza, eppure il dolore alle tempie che provava in quel momento non era minimamente paragonabile a nulla che aveva provato prima.

Con un verso a metà strada tra un gemito colmo di sofferenza e un lamento pieno di fastidio, Ginevra si rigirò tra le coperte, alla ricerca del comodino e della propria bacchetta.

Fu in quel momento che si rese conto che c'era qualcosa di diverso dal solito nel letto in aveva dormito quella notte, qualcosa di impalpabile... era forse l'odore? La luce troppo intensa che penetrava dalla finestra?

Ginny si stava giusto chiedendo come fosse possibile che la luce giungesse di fronte a lei e non alla sua destra, quando cadde dal letto, portandosi dietro le coperte e un cuscino.

Imprecò, cercò di liberarsi dalle lenzuola che l'avvolgevano e aprì gli occhi, incontrando non il soffitto bianco a cui era abituata.

Ginevra aggrottò le sopracciglia e si sfregò gli occhi, che le bruciavano appena, ma il soffitto di un tenue celeste con le decorazioni in oro, che parevano viticci, rimaneva sopra di lei, a farsi beffe del suo mal di testa e della sua momentanea amnesia.

Ginevra osservò le coperte impeccabilmente bianche che l'avvolgevano e il pavimento in legno chiaro su cui si trovava, poi i suoi occhi, sempre più sbarrati dalla sorpresa, si posarono su un armadio dall'aspetto antico e una valigia, la sua valigia, malamente abbandonata a pochi passi da lei.

La donna si sollevò a sedere, massaggiandosi la spalla che avava attutito la sua caduta dal letto e fissò sbalordita la finestra, le cui tende non erano state tirate, permettendo ai raggi accecanti del sole di penetrare nella stanza.

Ginevra non conosceva il paesaggio oltre la finestra, ma ne rimase subito incantata e non potè fare altro che alzarsi e barcollare fino ad avvicinarsi più che poteva a quella vista.

Davanti a lei c'erano colline verdi ricoperte da vigne, vigne che si stendevano fino a dove l'occhio poteva arrivare. Il verde brillante delle foglie di vite e dei prati era interrotto saltuariamente da cascine, piccoli borghi e qualche strada asfaltata.

Il cielo era azzurro ceruleo, attraversato da poche nuvole candide e il sole alto illuminava il paesaggio, rendendolo ancora più suggestivo.

«Dove Merlino sono finita?», sussurrò Ginevra, passandosi le mani sul volto stanco, prima di osservare la stanza in cui si trovava.

Quella che aveva di fronte non era la sua camera da letto, ma una lussuosa stanza dominata dal colore celeste pastello delle pareti e dalle decorazioni d'oro, che Ginny si rese conto essere davvero viticci stilizzati.

La donna si lanciò sul comodino, dove si trovavano la sua bacchetta e un plico di fogli che, era certa, l'avrebbero aiutata a capire dove si trovasse.

Afferrò quelle pagine svolazzanti e si sedette sul comodo letto su cui aveva dormito quella notte e iniziò a leggere, con occhi avidi.

Analizzando i fogli misteriosi scoprì di aver approfittato di un'offerta dell'ultimo secondo, per un soggiorno di dieci giorni in un lussuoso agriturismo a conduzione familiare collocato nelle vicinanze di Neive, in Italia.

Il pacchetto per cui aveva versato una somma ingente di denaro all'agenzia viaggi aperta ventiquattr'ore su ventiquatro a Diagon Alley, sembrava prevedere i pasti, gite organizzate nelle vicine città, escursioni a cavallo, giornaliere degustazioni di vini, passeggiate, visite guidate a musei e l'utilizzo della piscina e della palestra dell'agriturismo in cui alloggiava.

Ginevra posò i fogli sul suo grembo e tornò a fissare, con gli occhi sbarrati, il paesaggio delle langhe oltre la finestra.

Erano anni che sognava un viaggio in Italia, viaggio che non si era mai concessa, senza sapere mai davvero il perché, e ora si trovava in un agriturismo gestito da maghi nel bel mezzo di un paesaggio suggestivo, lontana da casa, da...

Fu in quel momento, mentre cercava di rammentare cosa l'avesse spinta ad un gesto simile, che ricordò la cena della sera prima e il segreto che Harry, suo marito, e Ronald, suo fratello , avevano svelato a lei ed Hermione, dopo venti anni di bugie.

Ginevra si portò le mani a coprirsi il volto stravolto dalle lacrime e lasciò che i singhiozzi le sconquassasse il petto.

I fogli con i dettagli del suo pernottamento si sparsero disordinatamente a terra, quando si raggomitolò in posizione fetale contro il morbido materasso del letto.

Ginny era abituata a piangere, ormai lo faceva quasi ogni giorno da mesi, eppure quella volta sentiva che era diverso.

Le lacrime del passato erano state provocate dall'incertezza e dalla solitudine, dal comportamento scostante di Harry e dalla sofferenza che vedere casa sua vuota le provocava.

Le lacrime del presente erano diverse, Ginevra non piangeva più per qualcosa che non riusciva a capire, ma per qualcosa che faticava ad accettare.

Come poteva farlo? Come poteva accettare di aver speso vent'anni della propria vita accanto a un uomo che aveva amato fino all'adorazione, ricevendo in cambio solo bugie e finto affetto?

Era possibile perdonare un simile inganno?

Ginny ripensò alla sera prima, alla scenata che aveva fatto in quel ristorante babbano e ridacchiò appena, al pensiero di come dovesse essere apparsa agli occhi degli altri astanti.

"Avranno pensato che sono pazza", pensò, asciugandosi il volto con mani tremanti.

«Io non sono pazza», disse in un sussurro, tra i singhiozzi, mentre recuperava da terra le coperte e vi si avvolgeva stretta: «Avrei voluto vedere loro al mio posto».

Non per la prima volta, pianse fino allo sfinimento e quando non rimase nemmeno una lacrima da versare, Ginevra chiuse gli occhi e si addormentò.

 

Venne svegliata dal suono di una risata maschile e dal rumore di tacchi contro il parquet.

Ginny socchiuse appena gli occhi e constatò con gioia che il mal di testa sembrava averla abbandonata.

Origliò distrattamente le voci che giungevano oltre la sua porta, ma si rese ben presto conto di non capire nulla di quello che veniva detto e per la seconda volta nell'arco di poche ore si ricordò di non trovarsi nel suo letto, a casa sua, ma in un agriturismo di lusso, in Italia.

Controllò l'orologio a pendolo accanto alla porta e vide che erano le cinque del pomeriggio, il che voleva dire che aveva sprecato il suo primo giorno di soggiorno in un paese straniero dormendo.

Per un attimo l'apatia che provava, venne sostituita da un indignazione tanto forte da farla alzare dal letto.

Ginevra Weasley in Potter, la donna depressa e sola, venne messa da parte da Ginny, la ragazza ribelle e coraggiosa che era sempre stata.

Non avrebbe sprecato quell'incredibile occasione di visitare quel piccolo angolo di paradiso in modo tanto sciocco: avrebbe messo da parte la tristezza e il rimpianto, li avrebbe chiusi a chiave in un angolino della sua mente e avrebbe approfittato di quell'incredibile e unica occasione, per riscoprire se stessa e i propri desideri.

Con gesti impacciati Ginny raccattò da terra i fogli sparsi e cercò gli orari dei pasti.

Scoprì di avere un'ora per prepararsi all'aperitivo delle sei, dopo il quale ci sarebbe stata la cena alle otto e, per chi fosse stato interessato, sarebbe stato possibile assistere dalle sette alle otto alla preparazione della pasta in cucina.

Colta da una risoluzione che credeva di aver perduto per sempre, Ginny raggiunse la sua valigia, recuperò un cambiò d'abiti — dato che indossava ancora il vestito che aveva selezionato per la cena della sera prima — e si diresse verso la porta socchiusa accanto al terrazzo, che dava su un bagno impeccabilmente pulito sui toni del rosa antico.

Iniziò a riempire la vasca d'acqua calda e recuperò dei sali da bagno dall'armadietto in cui si trovavano gli asciugamani e la cartaigienica.

Mentre aspettava che la vasca si riempisse, si spogliò e rimase immobile, di fronte allo specchio a parete, ad osservare il proprio corpo nudo.

Seguì distrattamente con gli occhi le numerose lentiggini che le tempestavano ogni centimetro di pelle candida, poi il suo sguardo osservò la ragnatela perlacea delle smagliature che aveva sui fianchi e sulla pancia e i seni non più sodi come un tempo.

Ginny sapeva di assere una bella strega, l'aveva sempre saputo, e i quarant'anni non le avevano portato via quella consapevolezza.

Malgrado fosse passato del tempo da quando aveva dedicato del tempo alla cura del proprio corpo, doveva ammettera a se stessa di avere ancora un aspetto invidiabile.

Ginevra non era mai stata schiava di trattamenti di bellezza o prodotti costosi che promettevano miracoli; aveva usato qualche crema idratante quando aveva sentito la pelle più secca del solito e aveva dedicato una particolare attenzione alla sua lunga chioma rosso fuoco che faceva toccare solo da una strega estetista molto brava, ma non aveva mai cercato un modo per sembrare più giovane o di celare le rughe agli angoli degli occhi e della bocca.

Le mani della donna percorsero i propri fianchi morbidi, saggiando la consistenza non più elastica come un tempo della pelle, poi le dita si posarono sul suo volto, dove cercò di nascondere le sottili rughe d'espressione.

Con una scrollata del capo Ginny sorrise di se stessa e del suo comportamento sciocco.

Essendo una strega sapeva per certo che non esisteva un incantesimo per bloccare l'avanzamento dell vecchiaia, poteva forse rallentare di qualche anno la formazione di ulteriori rughe, ma sapeva che una volta che l'effetto dell'incantesimo fosse svanito, avrebbe ottenuto ancora più rughe di quante ne avrebbe avute se non l'avesse usato.

L'idea di diventare schiava di un incantesimo simile fece inorridire Ginevra, che smise di osservare in modo tanto critico il proprio riflesso e s'immerse nella vasca da bagno.

Tutti i pensieri negativi che aveva avuto fino a quel momento scomparvero, sostituiti da un senso di pace e contentezza che non provava da tanto tempo.

Intuì che un simile cambiamento di stato d'animo dovesse essere merito dei sali da bagno, che dovevano essere impregnati di qualche incantesimo o pozione che stimolavano la positività e la serenità, e non potè fare a meno di lasciarsi avvolgere da un simile senso di pace, speranzosa che durasse il più a lungo possibile.

Si lavò il corpo e i capelli con minuziosa attenzione, godendosi quei prezioni momenti di pace.

Non pensò ad Harry o Ron, nè ai suoi figli, nè alla sua vita distrutta, si concentrò invece su se stessa e sul proprio benessere.

Si sfregò con una spugna morbida il corpo, poi utilizzò uno shampoo profumato per i capelli e solo quando si sentì completamente pulita e serena, uscì dalla vasca.

Quel bagno sembrava averle depurato non solo la pelle, ma anche l'anima; facendola sentire sicura come un tempo, quando era ancora una ragazza e tutto quello che desiderava era giocare a Quidditch e passare del tempo con Harry...

Ginny scosse la testa e sussurrò con convinzione quello che stabilì essere il suo nuovo mantra: «Non pensarci, non ne vale la pena, non ora».

Si frizionò il corpo con un asciugamano, poi pettinò con minuziosa attenzione i lunghi capelli rossi, che asciugò con un incantesimo.

Dopo aver indossato un paio di pantaloni a palazzo marroni e una camicetta leggera color senape, recuperò le sue scarpe décolletté nere, le uniche che sembrava essersi portata dietro per il suo viaggio, e una borsetta nera, dentro alla quale riuscì a infilare comodamente la propria bacchetta, i fogli della prenotazione e la chiave della stanza, che si trovava nella toppa della porta.

Non si preoccupò di nascondere le proprie occhiaie con un incantesimo di disillusione o di sistemare le ciglia con il piegaciglia o di applicare il suo rossetto preferito, color pesca, sulle labbra; le sembrava di essersi lasciata alle spalle preoccupazioni tanto futili e non si era mai sentita tanto sicura e serena.

Uscì dalla stanza, chiuse la porta alle proprie spalle e percorse il corridoio con passo lento e cadenzato, intenta com'era ad osservare l'affresco in movimento che raffigurava un incantevole paesaggio bucolico, dove fauni, centauri, unicorni e ninfe si muovevano armoniosamente in una danza priva di musica.

Arrivò ben presto ad un ascensore al cui interno, fortunatamente, trovò un grande cartello che indicava, per ogni piano, tutti gli ambienti che vi si potevano trovare.

Quando notò che bar, cucina e sala da pranzo si trovavano tutti al piano terra, premette il pulsante che riportava una grossa T rossa e decise che la sua prima tappa sarebbe stata la reception, dove sperava di poter scoprire qualcosa di più sulla prenotazione che aveva effettuato.

Quando sentì un dolce trillio, le porte dell'ascensore si aprirono, mostrandole l'atrio in tutto il suo splendore.

L'ambiente era riccamente decorato da variopinti affreschi babbani sulle pareti, dai soffitti, ugualmente abbelliti, pendevano lampadari in ferro sui cui bracci splendevano centinaia di candele.

L'atrio si apriva su un elegante salotto sui toni dell'ecrù e sulla sala da pranzo, i cui colori dominanti erano il rosso e il bianco.

Alla sua destra, Ginny individuò subito il bancone della reception, oltre al quale poteva vedere un giovane uomo e una giovane donna parlare tra loro con tono concitato.

Ora che si trovava in quell'ambiente tanto spettacolare, ricordi confusi del suo arrivo la sera prima iniziarono a comparirle disordinatamente tra i pensieri.

Ciò che era certo era che non aveva parlato con quei due giovani receptionist e che quindi poteva sperare di non essere già conosciuta come l'inglese ubriacona.

Sfoggiando il suo miglior sorriso, Ginevra si avvicinò al bancone dell'accoglienza e iniziò ad estrarre dalla borsa i fogli che attestavano la sua prenotazione.

«Buonasera, volevo chiedere...»

«Buonasera, signora Potter», dissero in contemporanea i due giovani, con un marcato accenno italiano, interrompendo istantaneamente la discussione che stavano avento fino a qualche secondo prima.

«Come posso aiutarla?», chiese la giovane donna, sporgendosi dal bancone per osservare i fogli che Ginevra stringeva tra le mani, mentre il collega abbassava lo sguardo su un plico di documenti di fronte a lui.

«Mi chiedevo nello specifico quali attività siano comprese nella mia prenotazione...», iniziò Ginny, per poi arrossire leggermente e continuare con un falso sorriso sulle labbra: «Vede, questo soggiorno mi è stato regalato, quindi non ho le idee molto chiare su...»

«Certo, controllo subito!», la giovane donna prese i fogli che Ginny le porgeva e li osservò con attenzione, sistemandosi con movimenti nervosi gli occhiali sul naso.

«Lei ha il pacchetto tutto compreso, signora Potter», disse la receptionist, estraendo una matita dalla propria tasca, per evidenziare un paragrafo specifico dei fogli di prenotazione: «Come può vedere qua lei può svolgere tutte le attività che...», la giovane prese un depliant, da un plico sul bancone, e lo aprì, per mostrarne il contenuto a Ginevra: «... può trovare qua comodamente elencate. Le consiglio di far sapere a me o un collega quali attività sceglie con un minimo di preavviso, mi riferisco a questa sezione qua...»

Ginevra osservò la colonna in cui erano segnate alcune attività; tra cui l'equitazione, le gite ad Alba, Torino e Barbera e il tour delle cantine della zona.

«Per il resto può partecipare alle escursioni a piedi presentandosi nel punto d'incontro stabilito almeno dieci minuti prima dell'orario di inizio, trova tutto quello che le può servire su quest'altro depliant. Per questa sera, oltre all'aperitivo, può assistere alla preparazione della pasta nella cucine...»

«Mi piacerebbe molto», disse Ginevra, sorridendo cordialmente alla receptionist.

«Ottimo, allora ha mezz'ora per raggiungere le cucine, nei depliant può trovare una mappa dettagliata dell'agriturismo e tutte le informazioni necessarie, ma se dovesse avere ulteriori dubbi, noi siamo qua per questo».

«Grazie per la disponibilità, buona serata», disse Ginny, prima di recuperare tutti i fogli e i depliant e dirigersi verso l'arco che portava alla sala da pranzo e al bar.

Si sedette a uno dei tavoli e fece ordine tra i diversi documenti; ripose in borsa quasi tutto, tenendo da parte l'opuscolo sul quale si trovava la mappa dell'agriturismo e iniziò a studiarla con occhio attento, chiedendosi perché chiamassero agriturismo quello che a lei sembrava in tutto e per tutto un palazzo.

Quando un giovane cameriere si avvicinò per prendere la sua ordinazione, Ginevra rimase ad osservarlo per qualche secondo, incerta su come comportarsi.

Se da una parte era certa che un bicchiere di vino non le avrebbe di certo fatto male, dall'altra aveva paura che potesse tornarle il mal di testa di quella mattina o che, ancora peggio, un bicchiere potesse non bastarle.

Le costò fatica rifiutare, ma appena il cameriere si fu allontanato, Ginevra si sentì più leggera e serena.

Era certa che non avrebbe potuto ignorare il vino per sempre, non quando si trovava nelle langhe, circondata da vigneti e cantine, ma era determinata a contenersi abbastanza da non ubriacarsi tanto come la sera prima, di cui ricordava ben poco dopo la prenotazione di quel viaggio.

Con una smorfia di stupore, Ginevra si rese conto di non aver ancora informato nessuno della sua improvvisa decisione di prendersi una vacanza e senza pensarci due volte si alzò, diretta verso la reception, dove chiese due fogli e una penna per scrivere due veloci lettere; la prima indirizzata a Hermione, la seconda ad Harry.

Dopo averli rassicurati di stare bene e di esser intenzionata a tornare a Londra entro una decina di giorni, consegnò le missive alla giovane receptionist, che s'incaricò di spedirle, utilizzando i gufi dell'agriturismo quella sera stessa.

Osservando un elaborato orologio dalla spessa cornice d'oro, sulla parete dietro al bancone d'accettazione, Ginevra si rese conto che mancavano una manciata di minuti alla lezione sulla pasta e senza perdere ulteriore tempo percorse con passo sostenuto il lungo corridoio che affiancava la sala da pranzo e il bar, arrivando nell'arco di una manciata di minuti di fronte alle porte chiuse che conducevano alla cucina.

Trovò un gruppetto di sei o sette persone in attesa e tirò un sospiro di sollievo, quando si rese conto che doveva essere arrivata giusto in tempo.

Un signore sulla cinquantina attaccò subito bottone con lei, chiedendole se fosse sola e se avrebbe gradito un po' di compagnia.

L'effetto rilassante del bagno di qualche ora prima non era ancora svanito e Ginny non ebbe problemi a rispondere affermativamente, mentre inziava a conversare animatamente con il signor Lacroix, produttore di pregiato champagne nella regione di Côte de Blancs, a nord-est di Parigi.

Ginevra si rese ben presto conto che il signor Emile Pierre Lacroix, oltre ad essere un uomo avvenente e affascinante, era anche molto ricco e ambizioso; si trovava infatti a Neive per una questione di affari, dato che era sua intenzione espandere i propri possedimenti e chiedere per questo un aiuto all'influente proprietario dell'agriturismo, che gli aveva promesso un incontro privato.

Nel sentire parlare del misterioso proprietario, un uomo molto impegnato, secondo il signor Lacroix, qualche ricordo confuso della sera prima sembrò invadere disordinatamente la mente di Ginevra.

All'improvviso l'immagine sfocata di un volto maschile era apparsa tra i pensieri della donna, portandola a credere che lei avesse avuto la fortuna d'incontrare il famoso proprietario, il quale si era gentilmente disturbato ad accompagnarla fino alla sua camera, per assicurarsi che non si facesse del male.

Frustrata di non poter ricordare altro della sera prima, Ginevra ringraziò Merlino e Morgana quando le porte della cucina si aprirono e un'anziana signora dai capelli argentati, raccolti in una crocchia elegante, li accolse con un caloroso benvenuto; salvandola dal noioso monologo del signor Lacroix.

Per qualche secondo Ginevra si sentì a dir poco spaesata, nel sentire la signora iniziare a parlare in italiano, poi si tranquillizzò quando si rese conto del giovane uomo allampanato che, alle spalle della donna, iniziò subito a tradurre in inglese le parole di benvenuto .

L'anziana signora si chiamava Rita, era la zia del proprietario ed era una figura molto importante in cucina, dato che molti piatti del menù derivavano da sue personali ricette.

Fu lei, con l'assistenza del traduttore a raccontare la storia della pasta e poi a mostrarci, in ogni singolo dettaglio, come preparare dei perfetti tajarin, anticipandoci che, se fossimo stati interessati, avrebbe tenuto una seconda lezione dedicata ai ravioli del plin la sera successiva.

Ginevra, che era sempre stata meno brava di sua madre in cucina e che non conosceva le ricette di cui parlava con allegria la signora Rita, decise che frequentare quelle lezioni di cucina italiana non le avrebbe fatto certamente male e rimase affascinata ad osservare ogni singolo procedimento.

Alla fine della lezione si trattenne qualche minuto di più per complimentarsi con la cuoca e chiederle se quelle lezoni si tenessero ogni sera, approfittando del traduttore ancora presente per farsi capire dalla signora.

Le porte della cucina continuavano ad aprirsi e chiudersi, a mano a mano che il resto del piccolo gruppetto, che aveva assistito a quella lezione, usciva; ma Ginevra non prestò molta attenzione a quel fastidioso rumore, intenta com'era ad ascoltare la signora Rita e il traduttore, che l'informavano delle future lezioni, in cui, dopo la pasta, ci si sarebbe dedicati alla carne, poi alle verdure e infine ai dolci.

Soddisfatta delle informazioni ottenute, Ginevra salutò l'anziana signora e l'allampanato traduttore e si ripromise di prendere appunti dalla lezione successiva.

Ebbe giusto modo di voltarsi verso le porte, quando il fiato le si incastrò in gola per la sopresa, nel notare la figura che torreggiava a pochi passi da lei.

Blaise Zabini si trovava di fronte alle porte della cucina, con indosso un elegante completo blu notte e un'espressione a metà strada tra il divertito e l'infastidito.

Ginevra, che non vedeva il compagno di scuola da più di vent'anni, si stupì nel constatare come il ragazzino di un tempo avesse lasciato il posto a un uomo; con una corporatura molto più massiccia rispetto a quella di un tempo e un viso reso più maturo dalle rughe d'espressione e dal pizzetto nero curato nei minimi dettagli.

«Buonasera, sembra che stiate molto meglio rispetto a ieri sera, signora Potter», disse Zabini, un sorrisetto indecifrabile a incurvargli le labbra carnose e gli occhi scuri che sembravano intenti a studiarla in ogni minimo dettaglio.

Ginevra arrossì nel rendersi conto che l'uomo che l'aveva accompagnata fino alla sua camera da letto la sera prima doveva esser stato Blaise Zabini, nonché proprietario del lussuoso agriturismo in cui soggiornava.

«Sì, sto meglio», disse Ginevra, drizzando le spalle e sollevando appena il naso al cielo: «La ringrazio per l'interessamento, signor Zabini».

Il sorrisetto sulle labbra dell'uomo si allargò, ma Ginny non ci fece caso e gli passò accanto con passo affrettato, uscendo dalla cucina.

Blaise Zabini la seguì e in poche falcate la raggiunse, affiancandola: «Spero che la camera sia di suo gradimento».

«Sì, non posso di certo lamentarmi, sembra avere ogni comfort che si possa desiderare», rispose piccata Ginevra, aumentando leggermente il passo, ma Zabini non sembrava avere alcuna difficoltà nel starle dietro.

«Ottimo, la lezione in cucina invece? È stata abbastanza interessante per una celebrità come lei?»

Ginevra smise di camminare e osservò, con gli occhi assottigliati, il volto sorridente dell'uomo, che si era fermato un paio di passi davanti a lei: «Cosa vuoi, Zabini?»

«Il mio dovere è assicurarmi che ogni ospite si senta a proprio agio, Weasl... signora Potter».

In quel momento, Ginevra desiderò ricordarsi qualcosa di più delle poche immagini confuse che affollavano la sua mente sulla sera prima; aveva come un sesto senso che Zabini la stesse pedinando per qualcosa che lei non ricordava bene e che doveva essere successa quando era troppo urbiaca per capire quello che stava accadendo.

«Mi sentivo a mio agio prima che iniziassi a seguirmi e a tartassarmi di domande», ammise sinceramente Ginevra, incrociando le braccia sotto il seno.

Blaise Zabini seguì il movimento, poi riportò lo sguardo sul viso della sua interlocutrice: «Fa strano vedere un volto che pensavo appartenesse al passato qua dentro».

Ginevra non disse niente e si limitò a sollevare un sopracciglio.

«Ti andrebbe di cenare con me questa sera? Mi piacerebbe sapere come stanno andando le cose a Londra».

«Per quello basta abbonarsi alla "Gazzetta del Profeta"», gli fece notare Ginevra, con un tono di voce più scontroso di quanto avesse desiderato.

Ginevra non ne capiva il motivo, ma trovarsi a pochi passi da Blaise Zabini era più destabilizzante di quanto avrebbe mai potuto pensare.

«Vero, lascia che riformuli la frase: mi piacerebbe cenare con te e parlare con te», disse l'uomo, il sorriso completamente scomparso dal suo viso, sostituito da un'espressione mortalmente seria.

Ginny si sforzò di ricordare se la sera prima avesse in qualche modo lasciato intendere a Zabini di poter essere interessata ad avere compagnia, ma continuava ad avere solo immagini sfocate e prive di sonoro ad affollarle la mente; niente che potesse aiutarla a comprendere quello strano comportamento.

Dopo qualche secondo di silenzio Ginevra scrollò le spalle e annuì: «Va bene».

Zabini l'affiancò e le porse il braccio, che Ginny afferrò con una punta d'incertezza, che non sembrò sfuggire agli occhi attenti dell'uomo: «Tranquilla, non ho intenzione di mangiarti».

Nient'affatto rassicurata da quelle parole o dall'espressione soddisfatta sul volto di Zabini, Ginevra si chiese se avesse fatto bene ad accettare quell'invito, mentre seguiva l'uomo lungo il corridoio.

 

 

***

Buonsalve popolo di EFP!

Eccoci arrivati al terzo capitolo di questa fanfiction, dove ho introdotto un paio di nuovi personaggi; Blaise Zabini e il signor Lacroix.

Chiedo perdono se doveste trovare qualche errore o se il capitolo vi sembrasse meno carino del solito, ma ogni volta che rileggevo questa pagine continuavo a cambiare qualcosa e a non essere molto soddisfatta, piuttosto che lasciarvi senza capitolo, ho preferito pubblicarvelo, vi prometto però che domani o dopodomani gli darò una definitiva occhiata, nella speranza di ottenere un capitolo di cui essere orgogliosa.

Vi anticipo già che col prossimo aggiornamento (mi piacerebbe riuscire a scrivervi un nuovo capitolo entro domenica, ma non so se ce la farò) passeremo a vedere come se la passa Hermione, chiudendo un po' il cerchio dei nuovi personaggi.

So che questa storia è diversa dalle altre mie storie dramione, di sicuro ci sono più sottotrame, ma spero che vi stia comunque piacendo abbastanza da continuarla a seguire e se avete tempo e voglia gradirei molto ricevere qualche vostra recensione per sapere cosa ne pensate.

Come sempre vi ricordo che potete trovarmi su Instragram (lazysoul_efp) e che, per chi volesse supportare il mio lavoro donandomi un caffè, può trovare nella mia bio il link alla mia pagina Ko-fi.

Un bacio,

LazySoul
  
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