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Autore: Signorina Granger    23/01/2021    3 recensioni
[Raccolta di OS dedicate ai protagonisti di "Wars of the Roses"]
I. Neit e Caroline
II. Ambrose
III. Clio & Riocard
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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I. Neit & Caroline  

 
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“Quindi… Quindi tuo padre sarà Ministro?”
“Pare proprio di sì.”


Neit, in piedi accanto all’enorme albero di Natale riccamente addobbato con luci e decorazioni bianche, d’argento e d’oro, annuì tenendo le mani sprofondate nelle tasche mentre osservava, sovrappensiero, la grande ghirlanda che sua madre aveva appesa sopra al caminetto del salotto due giorni prima, quando aveva reclutato tutta la famiglia per mettere le decorazioni come ogni anno, ignorando le proteste di chiunque.
Avrebbero potuto farlo gli Elfi, certo, ma Estelle costringeva tutti i membri della famiglia a farlo manualmente insieme fin da quando erano piccoli, non accettando come scuse neanche gli impegni di lavoro del marito o dei figli quando ormai erano cresciuti.
 
“Sei felice per lui?”


Neit si voltò verso Caroline, seduta sul divano con le gambe accavallate e i grandi occhi azzurri fissi su di lui, un accenno di sorriso sul volto pallido mentre Sommer se ne stava comodamente distesa ai suoi piedi.
“Sì, certo. Se lo merita, e infondo il nonno gli ha tolto ciò che gli spettava di diritto. Credo che farà un buon lavoro.”
“Ne sono convinta. Mia madre dice sempre che un uomo per combinare qualcosa deve sempre avere il supporto e i consigli di una donna, e direi che con tua madre accanto lo zio farà faville.”


“Questa è proprio una cosa che direbbe zia Penny.”
Il ragazzo abbozzò un debole sorriso mentre si avvicinava a Caroline, sedendo accanto a lei mentre Sommer alzava la testa in direzione del padrone in cerca di carezze.
“Decisamente sì. Guarda come ti vuole bene, è davvero adorabile.”
 
Caroline accarezzò il pelo scuro della lupa con un sorriso, guardandola scodinzolare mentre Neit le accarezzava le orecchie.
“Spero che non sia l’unica a volermi così bene, in questa stanza.”
“Certo che no, sciocco.”
La bionda gli circondò il collo con le braccia per depositargli un bacio su una guancia, facendolo sorridere mentre una persona ad entrambi nota entrava nella stanza con un bicchiere in mano e l’aria estremamente annoiata.
 
“Scusate piccioncini, detesto interrompervi, ma ho avuto ordini superiori di riferirvi che la cena è pronta, e sappiamo quanto Estelle diventi profondamente tediosa quando qualcuno non rispetta i suoi orari…”
“Hai perfettamente ragione zia Penny. Vieni Carol.”
Neit si alzò e porse alla cugina una mano che Caroline strinse prima di imitarlo, raggiungendo il resto della famiglia in sala da pranzo senza che le loro dita si slacciassero le une dalle altre.
 
Quando passarono accanto a Penelope, Neit poté giurare di udire la donna sibilare che “lei l’aveva detto”, ma preferì non farsi troppe domande e proseguì dritto per la sua strada.
 
*
 
 
“Ezra, sono piena di ansia!”
“Per cosa? Ti si è rovinato un vestito? Hai versato del thè su un libro di poesie?”
“Smettila di fare così, sono mortalmente seria!”
 
Caroline incrociò le braccia al petto e smise di percorrere la camera del fratello a grandi passi mentre Ezra, steso sul letto, alzava gli occhi al cielo e abbassava il libro di Storia medievale che stava leggendo per dedicarle maggiore attenzione:
“Va bene, che c’è?”
“Zio Edward è il nuovo Ministro, no?”
“Tu credi?”
Il ragazzo aggrottò la fronte, scettico, ma la maggiore decise di ignorare il suo sarcasmo e riprese il filo del discorso, parlando nervosamente mentre si tormentava una ciocca di capelli color grano:
“Quindi questo significa che Neit sarà Ministro, un giorno! A meno che non voglia rinunciare, ma onestamente non vedo perché dovrebbe farlo…”
“Esattamente. E quindi? Che problemi ci sono?”
Ezra non capiva, e se c’era una cosa che non aveva mai tollerato, fin da quando era bambino e tartassava chiunque finchè non otteneva delle risposte, era non capire.
 
“Beh, se Neit sarà Ministro e noi dovessimo… insomma, hai capito… Pensi che riuscirei ad essere all’altezza?”
“Intendi se tu e Neit doveste sposarvi?”
 
Caroline annuì, arrossendo vistosamente mentre il fratello minore alzava gli occhi al cielo: chiuse il libro, lo abbandonò accanto a sé sul copriletto e dopo essersi alzato raggiunse la sorella per stringerle le mani tra le sue, abbozzando un sorriso:
“Caroline Penelope Cavendish, sei la solita inguaribile, piccola insicura. Pensi che esista su questa grande isola chiamata Gran Bretagna una signorina più adatta di te a ricoprire il ruolo di moglie dell’uomo più importante del Paese?”
“Ma io…”
“Carol, saresti assolutamente perfetta. Anzi, sarai perfetta, perché so per certo che tu e Neit un giorno vi sposerete. E io non sbaglio mai.”
 
Caroline esitò, incerta, ma le sue labbra si incurvarono comunque in un sorriso grato prima di abbracciare il fratello con affetto, mormorando che gli voleva bene.
“Anche io ti voglio bene, Caroline.”
 
Ezra sorrise mentre le accarezzava la nuca con le dita, ma il momento idilliaco venne bruscamente interrotto dall’aprirsi della porta, rivelando la madre dei due ragazzi sulla soglia:
 
“Tesori…”
“No mamma, non puoi venire a spiare i vicini, io e Carol stiamo avendo una discussione importante e seria!”
“Tsk, ecco il ringraziamento dopo anni di affetto e di cure! Ingrato… Comunque, mi è sembrato di udire la parola “sposerete”… di che cosa parlavate?”
 
Penelope sfoderò il più amabile dei suoi sorrisi mentre si rigirava il binocolo da teatro tra le dita, guardando i figli rivolerle due identiche occhiate esasperate.
“Merlino, meno male che nessuno di noi due ha ereditati la tua vena pettegola, mamma.”
“Io non sono affatto pettegola, mio caro Ezra, sono solo in costante ricerca di informazioni sulle vite altrui, ed è molto diverso.”
“Ah davvero?”
 
“Certo!”
 
*
 
 
“Neit…”
Quando la sorella gemella gli si era avvicinata sfoderando un sorriso angelico e parlando con il tono più zuccheroso che le avesse mai udito addosso, Neit aveva sospirato, parlando senza distogliere lo sguardo dalla scacchiera che aveva di fronte.
“Clio, me l’hai già chiesto ieri, e anche la settimana scorsa. La risposta è la stessa.”
“Come fai a sapere che volevo chiederti quella cosa?!”
 
Clio spalancò gli occhi, sconcertata, e stava quasi per chiedersi se quelle strane voci sulla telepatia dei gemelli fossero vere quando il fratello le lanciò un’occhiata rassegnata:
“Clio, quelle voci sui gemelli sono idiozie.”
“Per la sottana di Tosca, ma stavo pensando proprio a quello! Come fai a saperlo? Ti alleni come Legilimens e non mi dici nulla?”  
Clio incrociò le braccia al petto, lanciandogli un’occhiata sospettosa mentre il fratello invece sospirava, alzando gli occhi al cielo:
“Perché era prevedibile… E se so cosa volevi domandarmi, sorellina, è perché usi sempre quel tono dolce come il miele, come quando da piccoli chiedevi a papà di poter giocare per del tempo extra.”
“D’accordo, ho capito. Ma davvero non me lo vuoi dire?”
 
Clio sfoderò la sua espressione più implorante mentre il gemello si alzava restando perfettamente impassibile, limitandosi a scuotere il capo:
“No.”
“Alla tua adorata sorellina gemella?”
“Clio, sai che ti adoro, ma tu e Caroline siete troppo amiche, non vorrei che ti lasciassi sfuggire qualcosa per sbaglio… ma ti prometto che sarai la prima a saperlo, e che quando avrò deciso te lo dirò. Ma senza troppo anticipo.”
 
*
 
 
“Quando verrà il momento pensi che prenderai il posto di tuo padre?”
“Me lo chiedono tutti. Mi piace molto il mio lavoro, ma penso di sì. Sarà una bella responsabilità, ma di certo Egan non prenderebbe il testimone, e tocca a me farlo.”
 
Caroline sorrise mentre, seduta accanto a lui con le loro mani che si sfioravano sul tavolo, lo guardava certa che non avrebbe mai potuto aspettarsi una risposta diversa da quella.
“Sarai un Ministro perfetto, ne sono certa.”
“Grazie. Dopotutto, dobbiamo risollevare l’onore della famiglia dopo ciò che ha fatto il nonno a mio padre.”
Lo sguardo del mago indugiò sul padre, che sembrava di ottimo umore mentre ballava e sorrideva insieme a sua madre. Anche se lui e il padre non avevano avuto un rapporto propriamente idilliaco era bello per tutti, in famiglia, vedere Edward così di buon umore da quando aveva preso il posto di Theseus al comando del Ministero.
 
“Beh, mi sembra che stia facendo un buon lavoro, no?”
“Direi di sì. E adesso… Devo rimediare ad un errore commesso nel passato. Vuole ballare, Miss Cavendish?”
Neit si alzò abbozzando un sorriso e porgendole la mano, mano che Caroline strinse dopo avergli donato il suo sorriso più radioso, accompagnato da una debole risata:
“Con lei sempre, Signor Cavendish.”
 
*
 
Quando Neit era entrato in camera sua asserendo – più serio che mai – di avere una “missione” per lei, Clio aveva immediatamente abbandonato la lettera che stava scrivendo ad un certo Saint-Clair dai capelli ramati ed era scattata sull’attenti, iniziando subito a riversare fiumi di parole cariche d’emozione sul gemello.
“Che cosa? Cosa? Oh, è da tanto che non combiniamo qualcosa insieme, siamo sempre tanto impegnati… devo chiamare Egan? Cosa vuoi che faccia?”
“No Clio, non devi chiamare Egan. Mi servi tu e basta. Oggi pomeriggio devo fare una cosa, e ho bisogno che tu tenga Caroline occupata.”
 
Neit pronunciò quelle parole senza battere ciglio o muovere un muscolo, restando perfettamente impassibile con le mani allacciate dietro la schiena mentre la sorella, invece, sorrideva allegra e prendeva a bombardarlo di domande su cosa dovesse fare che richiedesse l’assenza della cugina.
“Devo parlare con lo zio, e preferisco che lei non sia in casa… Puoi invitarla a prendere un thè, per favore?”
“Certo, mi fa sempre piacere passare del tempo con lei. Che cosa devi chiedere allo zio?”
La domanda genuinamente ingenua della ragazza non trovò risposta da parte del fratello, che si limitò a lanciarle un’occhiata eloquente mentre Clio sollevava entrambe le sopracciglia, giungendo rapidamente da sola alla risposta prima di sorridere e prendere a saltellare brevemente sul posto per poi abbracciarlo con slancio, asserendo di essere felicissima per lui.
 
 
Quando un Elfo le aveva annunciato che il Signor Neit chiedeva udienza, Penelope era stata estremamente felice di ricevere il nipote, accogliendolo con un largo sorriso.
“Buongiorno caro! Mi dispiace, Caroline è uscita poco fa con tua sorella, posso fare qualcosa per te?”
“Buongiorno zia. In realtà non volevo vedere Caroline… So che lo zio oggi non è al Ministero, potrebbe ricevermi?”
 
“… Sì, certo. Oliver, accompagna Neit dal Signor Cavendish, per favore.”
Penelope aveva fatto di tutto per far sì che nessuna emozione particolare trasparisse dalla sua mimica facciale – anche se di fronte alla domanda del ragazzo non aveva potuto fare a meno di aggrottare la fronte per una frazione di secondo –, ma non appena il nipote si fu allontano al seguito dell’Elfo Domestico dopo averle rivolto un educato cenno di saluto, la mente della donna aveva iniziato a lavorare, giungendo ad un’unica conclusione possibile.
Difficile credere che Neit volesse parlare con Robert di lavoro, in quel caso lo avrebbe cercato al Ministero, non a casa.
No, doveva essere qualcos’altro, e poteva trattarsi solo di un’altra questione.
O almeno, così lei sperò.
 
 
Quando, dieci minuti dopo, Ezra scese al pian terreno per fare uno spuntino in sala da pranzo – era pur sempre l’ora del thè, e persino il suo cervello aveva bisogno di una pausa, di tanto in tanto – si trovò ad assistere, sbigottito, ad uno spettacolo singolare: sua madre era china sulla porta chiusa dello studio del padre in evidente procinto di origliare.
Sospirando, ormai rassegnato alle stramberie della donna che lo aveva cresciuto e in parte domandandosi perché ancora se ne stupiva, terminò di scendere le scale prima di raggiungerla e chiederle, esasperato, cosa diavolo stesse combinando.
 
“SHH, taci Ezra, come faccio ad origliare se parli sopra?!”
“Mamma, PERCHE’ stai origliando una conversazione privata di papà?”
“Cosa vuoi che me ne importi, di quello che combina, ma Neit è dentro insieme a lui! Non capisci?!”
 
Di fronte al tono concitato e carico d’emozione della madre Ezra si ritrovò ad aggrottare la fronte, perplesso, guardandola sospirare e roteare gli occhi prima di borbottare che sperava che almeno lui avesse un po’ di sale in zucca, ma che evidentemente si sbagliava.
 
“Sono sicura che voglia chiedergli di poter sposare tua sorella!”
“Davvero?!”
 
Un minuto dopo Ezra era chino sulla porta sopra alla madre, un’espressione concentrata in volto mentre cercava di distinguere le parole pronunciate dalla voce del padre.
“Beh, non mi sembra scocciato, no?”
“Shh! Merlino, devo insegnarti anche come si origlia?!”
 
Per un paio di minuti nessuno dei due parlò, ma quando le voci all’interno della stanza cessarono Ezra aggrottò la fronte, chiedendo in un sussurro alla madre se lei avesse capito o meno la risposta del marito.
Penelope stava per rispondergli, ma non ne ebbe modo: un suono di passi indicò ad entrambi che il “colloquio” era finito e che Neit stava per uscire dalla stanza, spingendo madre e figlio a darsi alla fuga.
 
Quando Neit aprì la porta si guardò attorno, la fronte aggrottata: strano, gli era come sembrato di sentire dei rumori fuori dalla porta mentre usciva dalla stanza. Guardandosi attorno, tuttavia, scorse Penelope seduta in salotto con un libro in mano ed Ezra di fronte a lei con il giornale, entrambi impassibili e assorti nelle loro letture.
Probabilmente doveva essersi sbagliato.
 
*
 
Quel giorno Edward era di ottimo umore: nessuno dei suoi figli era in casa, e la pace regnava finalmente sovrana nella casa di Kensington.
L’idillio, però, avrebbe avuto vita breve. E successivamente il Ministro si sarebbe dato mentalmente dello stupido per non esserselo aspettato: era semplicemente troppo bello per essere vero.
Stava tornando nel suo studio dopo aver cercato ovunque un rotolo di pergamena nuovo, quando l’arrivo di un ospite inatteso lo travolse. Letteralmente, considerando che Penelope Cavendish era balzata fuori dal camino del salotto urlando di dover vedere Estelle senza farsi neanche annunciare da un povero Elfo.
 
“ESTEEEEEEELLE! Dove sei, per la barba di Merlino!”
“Ma che diavolo… Penelope, che succede?”
Edward la guardò con tanto d’occhi quando la donna lo superò di corsa, urtandolo e mandando all’aria piume e pergamena senza neanche scusarsi. La strega però non si fermò, ululando di dover vedere l’amica mentre la voce della padrona di casa giungeva sorpresa dal salottino dove stava prendendo il thè.
 
“Penny, cosa è successo?”
“Già, vorrei saperlo anche io…”
Edward sbuffò mentre raccoglieva tutto ciò che la cognata gli aveva gentilmente fatto cadere dalle braccia, borbottando mentre Penelope bisbigliava alla moglie qualcosa che non riuscì ad udire, attirando la sua attenzione: chiedendosi che cosa ci fosse di così urgente che lui non potesse sapere, il Ministro si voltò verso la porta aperta della stanza dove le due si trovavano appena in tempo per udire una specie di gridolino euforico.
 
“ED! GLIELO HA CHIESTO!”
“SIII!”
 
Chi ha chiesto cosa a chi, esattamente?”
“Voi uomini non capite mai un bel niente, santo cielo, sono due mesi e mezzo che io, Estelle, Egan, Ezra e Clio scommettiamo su quando Neit glie l’avrebbe chiesto! Vediamo, sono passate nove settimane, quindi credo che abbia vinto Egan solo per due giorni… maledizione!”
“Quindi state scommettendo tutti da più di due mesi e gli unici a non saperlo siamo io e Robert?!”
Edward aggrottò la fronte mentre Estelle gli si avvicinava per abbracciarlo con un risolino mal trattenuto e Penelope annuiva con una stretta di spalle, liquidando il discorso con un vago gesto della mano guantata:
“Come ho detto, caro Edward, voi uomini non vedete al di là del vostro naso.”


 
*
 
Neit ci aveva messo esattamente cinque secondi a fare un passio indietro e a delegare l’intera organizzazione delle nozze a moglie, madre, sorella e futura suocera. Il consiglio gli era stato dato da suo padre non appena aveva comunicato ai genitori la notizia – anche se aveva avuto come l’impressione che entrambi già ne fossero a conoscenza, a giudicare dalle loro espressioni fin troppo sorprese e teatrali – e mai le parole di Edward si erano rivelate tanto provvidenziali.
 
“Sai, ieri sera contemplavo l’idea di espatriare e tornare solo il giorno prima delle nozze lasciando fare tutto alle nostre madri… Che cosa ne pensi?”
Caroline, dopo un pomeriggio intero passato a discutere di centrotavola, tovaglie e tovaglioli, era distesa sul divano tenendo la testa sulle ginocchia del fidanzato, che sorrise mentre le accarezzava i capelli biondi con le dita.
“Mi auguro che in caso tu voglia portarmi via con te.”
“E’ naturale, non ti abbandonerei mai con le nostre madri! Per fortuna almeno sui fiori non avranno di che discutere, andremo sul sicuro con rose ovunque.”
La strega sospirò stancamente mentre si passava una mano sul viso, e Neit annuì mentre si figurava mentalmente madre e zia intente ad ordinare quantità abnormi di rose bianche.
“Mi sembra giusto. Clio mi sembra quasi più emozionata di te, comunque.”
“Penso di sì. In effetti mi importa meno di quanto pensassi.”
 
Nel pronunciare quelle parole la strega aggrottò leggermente la fronte, pensierosa, ma si affrettò a sorridere e a rassicurare il fidanzato quando vide un’espressione offesa palesarsi sul volto di Neit:
“Non di sposarti, è ovvio! Intendo dei preparativi e della cerimonia in sé… Non vedo davvero l’ora che quel giorno arrivi, ma dei preparativi mi importa poco. L’unica cosa veramente importante quel giorno sarai tu.”
 
Dopo un istante di esitazione Neit sorrise, rilassando il volto di fronte al sorriso dolce che la fidanzata gli rivolse, guardandolo con i grandi occhi azzurri carichi d’affetto. Neit invece si chinò leggermente, prendendole delicatamente il viso tra le mani per baciarla e mormorando che l’amava.
 
*
 
“Volevi vedermi, nonna?”
“Siediti, tesoro.”
Gwendoline sorrise a Neit e diede alcuni colpetti sulla porzione di divano accanto a sé, invitando il nipote a raggiungerla: come sempre Neit non si fece pregare e obbedì, sedendo e guardandola sorridergli con curiosità.
Si chiedeva di che cosa volesse parlargli fin da quando, due giorni prima, il gufo della nonna gli aveva recapitato un biglietto dive lo pregava di andarla a trovare dopo il lavoro.
 
“Come ben sai, ormai mi sono praticamente stabilita definitivamente qui, e la casa a Londra… beh, rimane fin troppo spesso vuota. Ora, sappiamo che se Riocard e tua sorella dovessero sposarsi la casa sarebbe sua… ma fino ad allora resta in mano mia. E visto che io non me ne faccio nulla, ho pensato di regalarla a te e a Caroline.”
“Ma… ma se dovessero sposarsi sarebbe sua, tra tre anni.”
“E’ vero, ma ho parlato con mio nipote, e Riocard mi ha assicurato che non sarebbe comunque intenzionato a tenerla. Preferisce vivere in campagna, come la sottoscritta. Se anche dovesse sposare tua sorella la lascerebbe in mano mia, e a quel punto io sarò molto ben disposta ad avviare le pratiche per cederla a te.”
Neit stava per replicare, ma Gwendoline scosse il capo e gli sorrise dolcemente, guardandolo con affetto:
“Tesoro, è una casa grande e bellissima, ma per me è davvero troppo viverci da sola. Non mi ci sento più a mio agio, da quando il nonno non c’è più… Tuo padre ed Estelle affermano di stare bene dove hanno sempre vissuto da quando sono sposati, e credo che quella casa abbia davvero bisogno dell’amore e della vitalità che una famiglia può darle. E poi, un giorno sarai Ministro… in quelle mura ne sono vissuti molti, chi meglio di te?”


“Beh, se per te… se per te va bene, immagino di dover accettare. E’ molto generoso da parte tua, nonna.”
Neit le sorrise e la donna ricambiò prima di abbracciarlo, accarezzandogli i capelli come quando era bambino:
“Ah tesoro, io di ricordi ne ho già a sufficienza, è il momento che tu ti costruisca i tuoi con la nostra dolcissima Caroline.”
 
*
 
“Quel centrotavola vi sembra per caso centrato? Non li chiamano centrotavola per nente! E quelle sedie non sono affatto simmetriche… Merlino, ci penso io…”
 
Gwendoline, in piedi nell’enorme sala da pranzo dove avrebbe avuto luogo il ricevimento e già vestita di tutto punto con tanto di capellino color salmone in testa, sbuffò e sfoderò la bacchetta per sistemare le imperfezioni mentre Egan, in piedi accanto a lei, sorrideva divertito:
 
“Nonna, ci sarà un evento in cui non ficcherai il naso per assicurarti che tutto sia perfetto?”
“Caro, ci sono persone che detengono il dono innato di saper dirigere i lavori, dovresti saperlo… E poi è il matrimonio di mio nipote, quindi tutto deve essere perfetto. Non temere, me ne assicurerò anche al tuo matrimonio.”
Se mi sposerò.”
Quando ti sposerai, vorrai dire. Mi risulta che oggi tu abbia invitato mia nipote, no?”
 
Egan sbuffò e distolse lo sguardo quando la nonna gli lanciò un’occhiata eloquente, mal celando un sorrisetto beffardo mentre il ragazzo borbottava che non era una buona scusa per parlare di matrimonio.
 
“Ciao nonna, la mamma ci ha detto che eri arrivata!”
Quando Clio entrò nella stanza tenendo Neit a braccetto Gwendoline rivolse ai due un largo sorriso, dimenticando momentaneamente di ficcanasare negli affari di cuore di Egan per rivolgersi al futuro sposo, abbracciandolo e stampandogli un bacio su una guancia:
“Come sta il mio bellissimo e perfetto ragazzo? Sei uno splendore, caro. Anche tu piccola mia.”
 
“Grazie nonna, ma le scarpe mi stanno già uccidendo… la mamma dice che devo metterle visto che sono una delle damigelle, che tortura… spero di non inciampare nel tragitto verso l’altare!”
Clio gemette, pregando di non far fare brutte figure a fratello e cugina mentre Neit, sorridendole dolcemente, le assicurava che non sarebbe successo.
Gwendoline invece liquidò il discorso con un gesto della mano, asserendo che in caso chiunque avrebbe usato ridere o dire una parola sulla sua nipotina avrebbe dovuto vedersela con lei.
 
*
 
Clio, alle sue spalle insieme a Mary e ad Emily, le sue migliori amiche, già singhiozzava come una fontana.
Lei al contrario non piangeva, ma in compenso non riusciva a smettere di sorridere. Probabilmente quella sera avrebbe avuto i muscoli facciali indolenziti per ore, ma poco le importava: mentre guardava Neit infilarle la fede d’oro al dito con le mani che tremavano leggermente, forse non ostentando perfetta sicurezza per la prima volta da anni, Caroline non riusciva a smettere di sorridere.
 
Anche Estelle, seduta accanto ad Edward, strinse il braccio del marito mentre un paio di lacrime le solcavano il viso: lui non si scompose, passandole un fazzoletto mentre, accanto a lei, Penelope quasi singhiozzava sotto allo sguardo rassegnato di Robert, che le dava colpetti sulla schiena.
“Pen, sono mesi che organizzi il matrimonio e sei più felice di tutti noi messi insieme… adesso passerai la giornata a piangere?”
“Taci e dammi un fazzoletto Rob, la mia bambina adorata si sta sposando e non l’avrò più sempre vicina a me, ma cosa vuoi capirne tu, di istinto materno…”
Ezra sedeva dietro ai genitori, le braccia strette al petto e gli occhi fissi sulla sorella maggiore. Egan continuava a lanciargli occhiata divertite, quasi volesse controllare se il cugino si stesse commuovendo, ma il ragazzo era determinato a non dargli quella soddisfazione.
Certo dentro di sé si sentiva estremamente vicino a sua madre, ma d’altro canto era sicuro che nessuno avrebbe potuto rendere felice sua sorella tanto quanto Neit… e infondo era quella, la cosa più importante.
 
 
Tre ore dopo, a pranzo terminato – e dopo che Clio aveva rischiato di finire dritta nella torta a tre piani dopo essere inciampata, salvata provvidenzialmente da Riocard, che era scoppiato a ridere mentre la ragazza blaterava delle scuse – Ezra era riuscito a strappare un ballo alla sorella, stringendola mentre la guardava con affetto:
“Mi sorprende che tu non abbia pianto.”
“Io ne sono felice, sarebbe stato imbarazzante!”
Caroline sorrise mentre appoggiava la testa sulla spalla del fratello, mormorando che le sarebbe mancato vivere sotto lo stesso tetto e che sarebbe stato strano non averlo più sempre attorno.
 
“Anche tu mi mancherai… anche perché ora sarò da solo a badare alla mamma, povero me. Ma giuro che la terrò d’occhio anche per te.”
“Mi fido di te. Anche se non t’invidio, ora che sono sistemata penserà a sistemare te…”
 
La strega venne scossa da un risolino mentre il minore sfoggiava una smorfia, pregando che Penelope se ne stesse tranquilla almeno per qualche settimana, dopo la gioia di aver visto la primogenita sposarsi.
 
“La mamma dice sempre che quando eravamo piccoli mi stavi sempre attorno e non volevi mai lasciarmi la mano quando eravamo in giro… com’eri tenero! Chissà cosa ti ha fatto diventare così…”
Caroline simulò un’espressione pensierosa, aggrottando la fronte mentre Ezra la guardava male, sinceramente offeso.
“Non ho un cuore di ghiaccio, ho solo una… sensibilità particolare!”
“Lo so Ezra, lo so.”
 
L’espressione offesa del ragazzo ebbe vita breve, scemando di fronte al sorriso affettuoso che la sorella gli regalò e ritrovandosi a ricambiarlo prima che Neit li raggiungesse, schiarendosi la voce e chiedendo di poter ballare con la moglie.
 
“Certamente, è tutta tua.”   Ezra lasciò la mano della sorella al cugino – non senza rivolgergli un’occhiata eloquente – e guardò Neit sorriderle e stringerla a sé con un certo senso di soddisfazione: nessuno si meritava di essere felice più della sua sorellina.
 
L’ex Corvonero stava per togliersi dalla pista, ma qualcosa – o meglio qualcuno – glielo impedì:
“Ezruccio, sei rimasto senza ballerina? Tranquillo, ballerò io con te!”
 
Quell’idiota di Egan lo raggiunse, lo prese, e serio in volto prese a farli roteare su loro stessi ignorando le sonore proteste del cugino, che gli ordinò di lasciarlo.
“Razza di imbecille, mollami!”
“Non posso Ezruccio, il mio amore per te è troppo forte!”
 
 
Ad un paio di metri di distanza, Caroline e Neit guardavano i rispettivi fratelli minori con sguardi rassegnati, ma la sposa accennò un sorriso divertito prima di asserire che sarebbero sempre rimasti i loro assurdi fratellini.
“Resteranno sempre due inguaribili idioti…”
“Vero, ma che cosa faremmo senza di loro?”
 
*
 
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“NEIT! COSA STAI FACENDO?!”
 
Neit balzò giù dal corrimano con un salto, voltandosi e alzando lo sguardo sulle scale prima di sfoderare un sorriso colpevole: sua madre lo guardava dal ballatoio, sopra di lui, con un’espressione di puro orrore dipinta sul volto dopo averlo visto scivolare sul corrimano invece di scendere le scale.
“Scusa mamma, ma così si fa prima…”
“Non mi interessa, ti puoi fare molto male!”
“Ma mi annoio… gli altri sono tutti a giocare…”
 
Il volto del bambino si rabbuiò, e la madre sospirò, mormorando che lo sapeva, mentre iniziava a scendere le scale.
“Via Estelle, non c’è bisogno di preoccuparsi. L’ho sempre fatto anche io, e sono arrivato alla mia età vivo e vegeto.”
 
Sentendo la voce del nonno Neit si voltò, trovando George in piedi sulla soglia del salotto e con un sorriso appena percettibile sulle labbra. Sorriso che il bambino ricambiò mentre guardava il nonno avvicinarglisi e prenderlo in braccio:
“Ti va di vedere la collezione d’arte del nonno, signorino? Cose da grandi. Ai bambini non mostro queste cose, ma per te farò un’eccezione.”
“Va bene nonno.”
Neit rispose con un sorriso, e George ricambiò prima di arruffargli i capelli biondi con un sorriso, asserendo che fosse il bambino più speciale con cui avesse mai avuto a che fare.
 
 
 
“Va tutto bene?”
Quando Caroline gli sfiorò una mano Neit si ridestò, annuendo prima di voltarsi verso la moglie e sorriderle: erano appena tornati dalla luna di miele a Parigi per trasferirsi nella casa dove per anni i suoi nonni avevano vissuto, e il nuovo padrone di casa – anche se formalmente l’edificio restava di sua nonna ancora per pochi anni – si era fermato nell’ingresso, davanti alle scale, contemplandole silenziosamente per qualche minuto.
 
“Sì, pensavo solo al nonno. Adoravo venire qui da bambino… lui non mi trattava mai come un malato. Anzi, a volte mi trattava quasi come un adulto. La nonna dice che gli somiglio, per certi versi.”
“Ed è proprio così.”
Caroline sorrise mentre gli circondava il petto con le braccia, appoggiando la testa sulla sua spalla prima che il marito ricambiasse l’abbraccio, stringendola a sé.
 
Sua nonna si sbagliava, dopotutto: anche lui possedeva già molti ricordi in quella casa, ma nonostante questo non vedeva l’ora di costruirsene altri con Caroline.
 
*
 
“Riccioli d’oro, chi è il tuo zio preferito?”
“Sono io, ovviamente! Lo zio Ezra!”
“Ma quale zio Ezra, è lo zio Egan il tuo preferito, vero?”
 
Egan, inginocchiato sul tappeto accanto ad Ezra, lanciò un’occhiataccia al cugino mentre la piccola Penelope giocava davanti a loro con dei cubi colorati e senza degnarli di uno sguardo, troppo concentrata a cercare di costruire una torre per prestare loro attenzione.
 
“Egan, la piccola Penny preferisce ME!”
“Non è vero!”
 
 
“Pensi che la smetteranno mai?”
“No, non credo proprio.”
Neit parlò senza neanche alzare lo sguardo dal giornale che stava leggendo mentre Caroline, seduta accanto a lui al tavolino posto vicino alla finestra, sorseggiava una tazza di thè nero.
“MAMMA, MAMMA!”
 
Entrambi si voltarono verso la soglia della stanza – e Neit alzò lo sguardo dal giornale alla velocità della luce udendo la vocina allarmata del figlio – appena in tempo per vedere il piccolo Edward correre verso di loro con gli occhi azzurri spalancati e un’espressione preoccupata sul visino pallido:
“Che cosa c’è piccolo?”
Caroline sorrise al figlio quando Edward li ebbe raggiunti, lasciandosi prendere dal padre per sedere sulle sue ginocchia prima di balbettare qualcosa e indicare la porta della stanza:
“La nonna ha colpito il nonno!”
“E con che cosa?”
“Non lo so, con una cosa blu che ha fatto rumore!”
 
Caroline indugiò per un istante – le dita che sfioravano delicatamente la stoffa color avorio del vestito che le copriva il ventre ormai leggermente prominente – prima di sorridere e rivolgersi al figlio con tono divertito e una carezza su una guancia:
“Tesoro, non preoccuparti, è una cosa normale!”
“Ma tu non colpisci papà!”
“E’ vero, ma per i nonni è una cosa normale, non preoccuparti, il nonno se la sa cavare.”
 
Il bambino esitò, rimuginando sulle parole della madre mentre il padre gli accarezzava dolcemente i capelli biondi. Alla fine però Edward sembrò convincersi e, alzato lo sguardo sul padre, gli sorrise allegro:
 
“Papà, giochi con me e Sommer?”
“D’accordo Ed, vieni, andiamo a cercarla. Voi due.”
 
Neit lasciò il giornale sul tavolo e si alzò prendendo il figlio in braccio, rivolgendosi con tono quasi minaccioso a fratello e cognato, che si voltarono sincronicamente verso il padrone di casa mentre Penelope cercava di rubare ad Ezra la sua pochette di seta.
 
“Vedete di non stressare Carol mentre non ci sono.”
“Chi, noi?! Ma se siamo due angeli!”
“Siete peggio dei nostri figli, e Carol ha già i gemelli a cui badare, mi risulta, non ha bisogno di altri due bambini attorno.”
 
“Specie considerando che ce n’è un altro in arrivo… Eccola qui, la mia principessa! Vieni dalla nonna, amore.”
Penelope rivolse un sorriso radioso alla nipotina quando entrò nella stanza dopo aver terminato la sua gentile discussione col marito, chinandosi e allungando entrambe le braccia verso la sua piccola omonima.
La bambina non se lo fece ripetere due volte e, alzatasi in piedi, corse da lei per farsi prendere in braccio e coccolare mentre Egan ed Ezra la guardavano torvi:
 
“Mamma, c’eravamo prima noi per coccolarla!”
“Considerando che porta il mio nome io ho sempre la precedenza, mi sembra ovvio. Chi è la tua nonna preferita? Io vero? Certo che sono io, raggio di sole!”
 
 
Caroline scosse il capo mentre riprendeva a bere il suo thè, certa che quella non sarebbe mai stata una famiglia normale e augurando buona fortuna al futuro o alla futura nuova arrivata.
 
*
 
Edward 70598ad74f09315cf301653b2a1cf070e Penelope Cavendish (Jr)345192b3fd9f386fd89d5dfe49a2a6fd
 
 
“Sei felice?”
“Perché me lo chiedi? E’ ovvio che lo sia.”
 
Neit aggrottò la fronte mentre, seduto sulla coperta a scacchi distesa in mezzo al prato – Penny gli chiedeva da settimane di fare un picnic, e al solito l’Indicibile aveva ceduto di fronte agli occhioni imploranti della figlia – teneva la piccola di casa tra le braccia dandole il biberon di latte.
Caroline, seduta accanto a lui, annuì con un piccolo sorriso, mormorando che non era sempre facile decifrare che cosa pensasse mentre giocherellava con le pieghe della coperta e i gemelli inseguivano alcune oche a pochi metri di distanza.
 
“Ultimamente ho passato tanto tempo al Ministero, mi dispiace… se sono stato un po’ di cattivo umore era solo per la mole di lavoro. Non c’è niente che potrebbe rendermi più felice di voi.”
L’espressione di Caroline si addolcì quando il marito le prese una mano per baciarne il dorso, ricambiando il sorriso mentre Edward, poco più in là, si lamentava di non riuscire a catturare un’oca.
 
“E che cosa ci vorresti fare con un’oca, sentiamo.”
Neit si rivolse al figlio aggrottando la fronte, cercando di non ridere quando il bambino si strinse nelle spalle con un sorriso:
“Non lo so, addestrarla, o cucinarla!”
“Edward, le oche non si addestrano, lo sanno tutti.”
“Se zia Lizzy ha addestrato delle volpi io posso addestrare un’oca!”
 
Mentre i gemelli battibeccavano sulla possibilità o meno di addestrare delle oche, Caroline tornò a rivolgersi al marito e alla figlia più piccola, sorridendo alla bambina prima di prenderla delicatamente in braccio.
“Com’è carina…”
“Certo, tutta la sua mamma, come Penny.”
 
Neit sorrise e annuì mentre accarezzava con affetto i capelli lisci e chiari della piccola, che cercò di afferrargli un dito con un mugolio.
 
“Lo sai che sei un padre meraviglioso, vero?”
“E’ quello che spero.”
 
*
 
Estelle Cavendish 315c32a41efabe7e40910c0aeec0fd8a

 
 
“Estelle, ma cosa fai alla povera Sommer! Sei troppo buona, amica mia.”


Neit rise mentre guardava la figlia più piccola in groppa alla lupa, un fiocchetto rosso tra i capelli biondi abbinato alle Mary Jane di vernice e le manine strette attorno al collo dell’animale, che trotterellava tranquilla per il salotto.
“Papàààà, tocca a me adesso!”
Penelope, seduta sull’ultimo gradino delle scale con un vestitino color crema addosso e le braccine strette al petto, sbuffò mentre guardava torva la sorella minore monopolizzare l’attenzione della lupa.
 
“Tesoro, Sommer non è un giocattolo, dovete lasciarla riposare ogni tanto, anche se vi vuole bene.”
Neit sorrise con calore alla figlia prima di guardarla mormorare cupa che aveva capito. Penelope si alzò e si avvicinò a Sommer, accarezzandole dolcemente le orecchie e il muso mentre Neit prendeva la figlia minore in braccio, ignorando le sue proteste per tornare in sella alla lupa.
“Qui c’è una signorina che deve dormire, se non sbaglio.”
“No! Voio giocare!”
 
Neit ignorò il broncio della bambina, dandole un bacio su una guancia mentre Sommer faceva ridere la piccola “padroncina” leccandole le mani e facendole il solletico.
“Penny, metto a letto tua sorella… non fare guai mentre non ci sono.”
“No papino.”
Penelope gli rivolse il più angelico dei suoi sorrisi, diventando terribilmente simile alla madre e ridacchiando di fronte all’occhiata eloquente che il padre le rivolse.
 
Stava portando Estelle nella sua cameretta quando venne superato da Edward, che attraversò il corridoio di corsa e brandendo un paio di spade di legno, ululando alla sorella di volerla sfidare a duello.
Per un istante, quelle spade gli sembrarono familiari e gli tornarono alla mente le messe in scena in cui Egan coinvolgeva spesso tutti loro. Ma no, si disse il futuro Ministro della Magia scuotendo la testa: era impossibile che fossero proprio quelle.
 
 
“George? Che cosa ci fanno quelle spade di legno in soffitta?”
“Umh? Ah, erano quelle che usavano i ragazzi… Ho pensato di conservarle.”
 
George parlò senza alzare lo sguardo dal giornale che stava leggendo, udendo distintamente la moglie ridacchiare e mormorare che sotto alla maschera di uomo serio ed inscalfibile fosse un vero sentimentale.
“Non sono affatto sentimentale, Gwen!”
“Certo, certo….”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
……………………………………………………………………………………………
Angolo Autrice:
 
Ebbene sì, finalmente eccoci alla prima della lunga serie di OS previste per i protagonisti di WOTR.
Scusate se ci ho messo un po' ad iniziare la Raccolta, ma la settimana scorsa ho fatto due esami e ieri ho scritto qualcosa per la prima volta da quando ho pubblicato l'Epilogo. 
Spero che vi sia piaciuta, a presto con la prossima e buona serata!
Signorina Granger
   
 
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