ALBA
“Alba la smetti di fissarlo?”- rimprovera Carlo.
“Cosa? Non sto guardando nessuno!” – replico e mento perché non riesco a smettere di guardare Riccardo mentre ride, si diverte, balla con tutte, quando un'ora fa è me che ha baciato.
“Mi sto stancando di questo teatrino. Me ne voglio andare”
“Io, invece, no. Voglio andare a ballare. Vieni?” – dico.
“Alba mi stai dando sui nervi. Non ti riconosco più!”
Cerco di ignorare le parole di Carlo, ma non voglio continuare a litigare e soprattutto non qui.
“Va bene. Facciamo come vuoi. Andiamo a casa”, mi arrendo.
Carlo non mi rivolge la parola durante tutto il tragitto in macchina, io faccio lo stesso. Non so da quanto tempo abbiamo smesso di parlare, a volte mi chiedo se l'abbiamo mai fatto davvero. Carlo mi ha voluta così, a scatola chiusa, senza nemmeno chiedersi chi fossi veramente.
Ha sempre pensato che fossi la ragazza debole, fragile, da proteggere, ma io non sono solo questo.
E io? Io mi sono adattata completamente all'immagine che lui si era fatto di me.
Ho smesso di essere me stessa, per essere come lui immaginava che io fossi.
E adesso? Riccardo ha sconvolto tutto. Ha fatto riaffiorare delle parti di me che avevo soppresso, nascosto.
Carlo dice che sono cambiata, ma io vorrei dirglielo che non sono cambiata, che io sono anche questa: quella che balla in discoteca, quella che si incazza, quella passionale, quella che vuole mettersi in gioco.
Invece non dico nulla, lascio che lui mi accompagni fin sotto casa, che mi apra la portiera della macchina e gli chiedo addirittura scusa per il mio comportamento.
Complimenti Alba.