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Autore: vielvisev    30/01/2021    4 recensioni
Hogwarts è reale da qualche parte e la storia di Harry Potter come la conosciamo è quella che i maghi hanno scelto di raccontarci: una piccola parte della grande guerra contro Voldemort, un punto di vista.
*
In questa storia invece Harry Potter non è l'unico ad avere una profezia che pende sulla sua testa. Grifondoro e Serpeverde non sono le uniche Case che contano. I 4 fondatori hanno avuto fratelli. La protagonista si chiama Emma O'Shea e i ricordi di Severus Piton che conosciamo non sono proprio tutti i ricordi che avremmo dovuto vedere.
Eppure la storia di Harry è la stessa e ci sono sempre Ron, Hermione, Draco, Luna, Ginny e tutti gli altri.
Quasi nulla cambia, se non i punti di vista e le parti in ombra, che vengono messe in luce.
*
Ho iniziato questa storia quasi 10 anni fa.
Nulla è lasciato al caso.
Tutti i capitoli sono già scritti.
Non resta che leggerli.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, I fondatori, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Lily/Severus, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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.L'ago della bilancia.


 

La ragazza bionda, con lunghi capelli mossi pieni di riflessi ramati, girò l'angolo come una furia, gli occhi verdi, colmi di strane ombre, assottigliati dalla rabbia e le labbra serrate da un tale disappunto che avrebbe fatto tremare anche il più coraggioso del Grifondoro.
 Se poi il Grifondoro in questione l'avesse riconosciuta come l'emoor Emma O'Shea, appartenente alla casa di Corvonero, pupilla del Mangiamorte Severus Piton, davanti a quell'espressione contrariata se la sarebbe data a gambe, in barba al suo coraggio decantato, senza il minimo tentennamento. In quel caso, però, non si trattava di un temerario Grifondoro, bensì di un ostinato Serpeverde e poteva essere solo peggio.

“Draco!” quasi urlò Emma, incurante delle poche teste che si girarono curiose verso di lei.
 Diagon Alley era quasi deserta, silenziosa e cupa, ben diversa dalla cittadina in cui l'emoor aveva comprato piena di gioia la sua bacchetta insieme alla famiglia Weasley, quella che sembrava una vita prima. Quel giorno pochissime persone si aggiravano da sole e tutti sembravano avere fretta di togliersi dalla strada.
“Draco fermati” sibilò la ragazza, di nuovo, portando d'istinto la mano alla bacchetta nascosta nella mantella verde, ma il ragazzo continuò a ignorarla apertamente. Camminava a passo spedito e l'emoor, più minuta, doveva correre per riuscire a stargli dietro.
Alle sue spalle sentì i passi affrettati di Narcissa che arrancava sulla strada in sassi, senza però perdere la consueta eleganza, ma Emma non si voltò a guardarla, gli occhi puntati sulla testa di Malfoy.
 “Draco!” tentò di nuovo, ma ancora il biondo non si voltò, anzi sembrò aumentare l'ampiezza delle sue falcate e lei udì qualcosa, di simile a rabbia condita di frustrazione, stridere nel suo petto. 
 “Draco Malfoy!”
Questa volta, forse per l'accoppiata nome-cognome, o per il tono particolarmente allarmante, il ragazzo rallentò fino a fermarsi e si girò con lentezza verso di lei, il capo chino e la mandibola serrata a trattenere il nervosismo che sembrava scuoterlo.
 “Emma....” iniziò con aria di volersi giustificare.
 “Emma un corno” lo fermò lei, il tono di voce basso e pericoloso, mentre gli puntava un dito contro il petto, pungolandogli più volte lo sterno con decisione “ma cosa ti salta in mente stupido Serperverde? Ti rendi conto di cosa hai fatto?”
 “Hanno iniziato loro” borbottò lui, nervoso.
 “Non importa chi ha iniziato! Ti sembra normale? Ingaggiare quasi un duello in un negozio? Parlare di Mangiamorte e cose del genere in mezzo alla gente? Ma sei completamente ammattito?”
 L'emoor sentì i tacchi di Narcissa arrestarsi a poca distanza, ma la ignorò, alzò invece lo sguardo per affrontare il ragazzo di fronte a lei, stringendosi le mani al petto, la delusione a inquinarle i respiri.
 Avevano avuto insieme una mattinata piacevole, tanto che si era azzardata a provare del vago sollievo e a sentirsi più leggera.
 Persino Draco si era rilassato, acquisendo un po' di colore sulle guance pallide e Narcissa era apparsa decisamente allegra e li aveva portati in giro quasi sorridendo, chiacchierando con Emma del più del meno, evidentemente grata per quelle ore lontana dal Manor, che assomigliavano per tutti e tre a una boccata d'aria.
L'emoor aveva goduto di ogni minuto di quella normalità, la mano intrecciata a quella del biondo, il sorriso sulle labbra. Poi avevano deciso di andare da Madama McClan e tutto era andato completamente a rotoli, il buon umore spazzato via e sostituito da una feroce amarezza. Tutto perché, mentre Draco provava le sue divise, avevano incontrato Harry, Ron ed Hermione.

. . .

Draco scattò con irritazione evidente verso la donna che stava appuntando uno spillo alla sua manica sinistra e si scostò malamente, offeso.
 “Ho detto di stare attenta a dove mette i suoi stupidi spilli” berciò, fin troppo arrabbiato e l'emoor alzò gli occhi al cielo, mentre Madame McClan si difendeva con gentilezza professionale, borbottando un “Ma che modi”.
 “Sei davvero pessimo, Malfoy” intervenne Ron Weasley, apparso inaspettatamente alle loro spalle, lo sguardo azzurro puntato sul Serpeverde.
 Ci fu un lungo momento di silenzio, Emma si voltò verso i tre grifoni e sorrise nella loro direzione in segno di saluto e vide anche Hermione fare lo stesso, mentre lo sguardo fermo di Narcissa saettava da Potter e Weasley al volto del figlio.
 “Ciao ragazzi” disse la Corvonero, con tono morbido.
 “Emma” salutò la Granger, saggiamente.
 Ma Malfoy sputò tra i denti un “Ti prego” sdegnato e subito Ron si tese, evidentemente pronto al primo segnale di irritazione per attaccarlo.
 “Che c'è Malfoy, la tua puzza sotto il naso è troppo grande e non riesci più a sopportarla?” disse tagliente, ignorando completamente la presenza austera di Narcissa, che sgranò incredula gli occhi.
 Emma intuì il pericolo e fece immediatamente un passo indietro, avvicinandosi a Draco per afferragli la mano e implorarlo con lo sguardo di non rispondere.
 “Non mi sembra il caso di dare spettacolo” gli disse solo, ma lui si irrigidì .
 A Malfoy Manor Draco usava sempre un tono pacato e sommesso, che quando era con lei si trasformava in un'atteggiamento particolarmente dolce e silenzioso.
A volte Emma dimenticava quanto potesse essere insopportabile con altri e lei detestava quell'aspetto del suo carattere.
 “A me invece sembra il caso” ribadì infatti gelido, prima di alzare lo sguardo sul trio, rimasto immobile. Hermione nel mezzo e i due ragazzi ai lati.
 Il Serpeverde si tolse la veste dalla testa, gettandola a terra, afferrò di scatto la mano di Emma, avvolgendole le spalle in un abbraccio protettivo e con il peggior sguardo pomposo si diresse verso la porta, portandola con sé.
 “Togliamo il disturbo madre” disse con sprezzo “Non voglio comprare i miei vestiti dove c'è una Sanguesporco 
so-tutto-io
 L'emoor trasalì e indignata strattonò via la mano da quella del ragazzo, sfuggendo alla sua presa per poterlo guardare in tralice.
 “Smettila immediatamente” disse seria.
 “Hanno iniziato loro” ribatté lui con distacco.
 “Non è vero e non è importante” rispose Emma, mantenendo un tono calmo.
 “Cosa c'è Malfoy, ti devi far difendere dall'emoor?” chiese Ron con sprezzo “Non sei davvero in grado di cavartela da solo?”
 Draco gli lanciò un'occhiata gelida, ma non rispose, abbassò invece lo sguardo su Hermione, che aveva un buffo cerchio nero sull'occhio destro, che Emma sospettavo fosse opera di qualche scherzo dei gemelli. 
 Il Serpeverde ghignò divertito, ma la grifona non si mostrò intimidita.
 “Granger, chi ti ha fatto un occhio nero? Vorrei mandargli dei fiori” sibilò lui.
 “Oh per Merlino, Draco!” sbottò l'emoor esasperata, mentre Hermione placava gli altri due che avevano tirato fuori le bacchette, trattenendoli per le magliette. 
 Emma spinse Malfoy verso la porta per farlo uscire di lì, ma Ron gli gridò dietro “Spero che tuo padre ci muoia ad Azkaban, Malfoy”.
 Draco si immobilizzò e l'emoor vide la sua mascella tendersi pericolosa.
 “Magari ci sarà una cella anche per tua madre. Un suite per i Mangiamorte” rincarò Harry, con poco senno e una tensione terribile cadde sul negozio, mentre Madama McClan si portava entrambe le mani alla bocca, le labbra tremanti ed Emma ed Hermione trasalivano, scambiandosi uno sguardo preoccupato.
Draco Malfoy, invece, sembrava essere appena stato schiaffeggiato e i suoi occhi parevano metallo fuso, il corpo teso e pronto a colpire.
 “Io almeno ce l'ho un padre, Potter. Non credo che tu possa dire lo stesso”
 “Ora basta Malfoy” intervenne subito Hermione, spintonando il ragazzo all'indietro e in un attimo Narcissa fu accanto al figlio, una mano sulla sua spalla, gli occhi chiari fissi sui tre Grifondoro.
 “Tolga subito di dosso le mani da mio figlio signorina Granger” disse con tono soave la donna “Quanto a lei, Signor Potter... se l'esempio di ciò che ha potuto fare l'educazione di Silente risiede nella sua persona sono piuttosto delusa. Fare accuse in un negozio e augurare la morte a qualcuno. Una caduta di stile”
 Harry aveva la faccia di uno che stava inghiottendo un grosso rospo ed Emma si rese conto di poter percepire la sua rabbia attraverso la connessione se si concentrava abbastanza, ma rifuggì a quel contatto, cercando di concentrarsi solo sui Malfoy: doveva portare Draco via di lì il prima possibile. 
 Hermione annuì nella sua direzione, probabilmente intuendo i suoi pensieri, ma prima che le due ragazze potessero agire, dividendo saggiamente il gruppo, Harry scattò in avanti, sfuggendo alla stretta dell'amica.
 “Perché invece chiamare qualcuno Sanguesporco è giusto, vero Signora Malfoy?” sibilò arrabbiato e Narcissa lo fissò di rimando, imperscrutabile, prima di accennare un piccolo sorriso composto.
 “Un termine infelice, Signor Potter, glielo concedo” rispose con tono soffice “Ma è la realtà, no? La signorina Granger sa
 perfettamente di essere una Nata Babbana. Negarlo sarebbe pura follia”

Narcissa Black era letale, elegante e pericolosa. L'emoor lo comprese chiaramente mentre la osservava allungare il braccio e spingere il figlio verso l'uscita, con un'unica occhiata gelida verso i Grifondoro.
 “Ti aspettiamo qui fuori Emma, saluta pure i tuoi amici” aggiunse sulla soglia, il volto pallido appena rivolto verso di lei e la ragazza si sentì mancare le parole, le guance rosse come se si vergognasse di qualcosa.

Ma cosa avete nella testa voi due?” sibilò infine, rivolta ai due Grifondoro, appena i due Malfoy furono usciti dal negozio.
 “Hai sentito cosa ha detto a Hermione?” quasi gridò Ron.
 “Non mi sembra che sia stata Hermione a iniziare un duello”
 “Ma...” balbetto subito il rosso, paonazzo in volto.
 “Ma niente Ronald” intervenne Hermione, furente “Emma ha ragione. Che cosa vi aspettavate? È Malfoy e avete cercato di umiliarlo davanti alla madre, sapete cosa significa per un Purosangue? Non dovrei essere io a dirvelo”
 “Anche Ron è un Purosangue” borbottò Harry “E non ha fatto scenate”
 “Hermione intendeva un Purosangue borioso come Draco” disse secca Emma, senza andare per il sottile, stringendosi la sua mantella al collo e andando verso l'uscita “Il vostro comportamento è stato immaturo, sembrate cercar rogne”
 “E il suo comportamento? È difendibile?” le gridò dietro Ron.
 “No” disse tranquilla l'emoor, cercando e trovando il sostegno nello sguardo della grifona “penso che anche Draco sia indifendibile, ma ha ragione Narcissa, augurare la morte a qualcuno è davvero una caduta di stile. E comunque un atteggiamento sgradevole da lui me lo aspetto, ma da voi, che vi professate tanto migliori mi aspettavo qualcosa di meglio”
 “Ma lui ha detto ad Hermione che...”
 “Oh Morgana, Ron!” strillò la Granger con voce acuta e incrinata “Malfoy mi ha chiamato Sanguesporco un milione di volte, non me ne frega nulla di quello che pensa lui. Dovreste smetterla di provocarvi a vicenda dato che né voi due, né lui sembrate imparare un bel niente. Vi state coprendo di ridicolo. Entrambi. Questo è il contrario di quel che ci ha detto di fare Lupin, allontanare i Serpeverde li porterà tutti a stringersi con Voldemort.”
 Madama McClan a sentire quel nome parve averne abbastanza e perse tutta la sua precaria pazienza, gridando stridula contro i quattro.
 “Ora basta. Avete oltrepassato il limite da un pezzo. Tutti fuori”
 L'emoor non se lo fece ripetere due volte, scambiò solo un veloce sguardo con la Hermione, ignorando apertamente Harry che la stava osservando in silenzio. 
Uscì all'aria aperta e vide Narcissa che quasi inseguiva il figlio lungo la via principale. Non aspettò che i tre Grifondoro la raggiungessero, si lanciò quasi in corsa verso i due Malfoy. Gridando il nome del ragazzo a gran voce.

. . .

Cosa ti è saltato in mente?” ripeté di nuovo, delusa.
 “Smettila di difendere San Potter” rispose lui con sprezzo e l'emoor sussultò vedendo la smorfia disgustata del ragazzo: aveva quasi dimenticato quelle espressioni odiose di Draco. 
 Narcissa alle loro spalle doveva aver evocato un incantesimo Muffliato, perché i pochi curiosi intorno a loro, distolsero lo sguardo e si allontanarono a testa bassa.
 “Non sto difendendo Harry” puntualizzò esasperata la ragazza “sto parlando del tuo comportamento, Draco”
 “Esatto, il MIO comportamento!” sbottò il Serpeverde, i nervi scoperti “Non ti deve interessare come mi comporto”
 “Ah davvero?” disse acida l'emoor “Beh, io però non ho nessuna intenzione di stare con un ragazzo che non sa nemmeno trattenere gli istinti in pubblico.”
 “Allora va da Weasley, da McGregor, da chi vuoi” gridò lui di rimando “E sappi che io mi trattengo 
costantemente
 “Ragazzi” tentò di intervenire Narcissa, ma venne ignorata da entrambi: erano troppo concentrati a ferirsi a vicenda.
 “Beh, non dovresti farlo” sibilò Emma, lo sguardo fisso negli occhi del Serpeverde “Non dovresti trattenerti quando puoi”
 Lui rise amaro, scuotendo il capo, sembrava aver perso il controllo e c'era qualcosa di spezzato ed esasperato nella sua espressione.
 “E quando posso evitare di trattenermi, 
emoor?” sillabò.
 Emma inghiottì un boccone di saliva, aggrottando la fronte, lo sguardo scuro, il corpo teso e sulla difensiva. 
“Dovresti far vedere le tue emozioni quando sei con chi ti fidi, con me per esempio” disse lentamente, ferita “Dovresti mostrare ciò che provi al posto che cercare di essere sempre duro e freddo e deciso, per poi esplodere come un ragazzino alla prima situazione di tensione! Anzi alla prima situazione in cui 
avresti dovuto trattenerti. Ti sembra intelligente litigare con Harry Potter a Diagon Alley?”
 “Quel negozio è comunque orribile...” tentò lui.
 “Oh ma smettila. Sei patetico...” lo attaccò lei e Draco tese la mandibola e sembrava agitato, sul punto di perdere il controllo.
 “La fai facile tu” disse, il volto pallido rivolto verso Emma “Chi ti tocca a te? La cocca di Piton, l'amica di San Potter, di quegli spilorci dei Weasley e della 
so-tutto-io. Ti proteggono da tutti i lati non è vero? Che ne sai di cosa sto passando io? Nulla. Tu sei l'ago della bilancia, la grande e magnanima emoor. Disprezzami pure quanto vuoi, tanto lo fanno tutti, a me non importa”
 Cadde un silenzio di tomba. L'emoor guardava il ragazzo con sfida e Draco dovette rendersi conto di quello che aveva detto ad alta voce perché tentò di rimediare sussurrando un “
Emma” spezzato e sembrò improvvisamente di cristallo, tanto tagliente quanto fragile.
 “No, Malfoy. Hai ragione.” sibilò lei “Avevamo un accordo: dire sempre la verità. Se questo è quello che pensi. Perfetto.” 
 Fece per andarsene, ma lui le afferrò il polso.
 “No, Emma io...”
 L'emoor si sentiva le guance roventi e un dolore soffocante nel petto, strattonò il braccio, liberandosi, lo sguardo fragile e liquido.
 “
No lo dico io, Draco. Sai cosa? Sarò sincera: sei proprio un borioso Serpeverde egoista. Ho voluto vedere qualcosa che non c'era in te”
 Non seppe perché parlò così, non voleva davvero ferirlo, né dimostrare nulla. Poteva vedere quanto il ragazzo fosse confuso e  già pentito della scena fatta, ma non riuscì a fermarsi. 
Era stufa di cercare di arginare l'inevitabile, di sforzarsi con tutta sé stessa di mantenere in equilibrio ogni cosa.
 “Non ti sei mai accorto di quello che ho passato io.” esalò, la sua fragilità scoperta e visibile sul suo volto “Non te lo sei mai chiesto”
 “Emma” disse lui vagamente spazientito, masticando lentamente le parole, una dietro l'altra “Sicuramente hai avuto i tuoi brutti momenti, ma quello che sto passando io, ti assicuro, è diverso”
 “Brutti momenti? Diverso dici?”
 “Tu non sei sola”
 L'emoor lo guardò storto e poi scoppiò a ridere ed era una risata vuota, spezzata, di chi è stato ferito troppe volte.
 “Non sei sola? Mi sono sentita sola, ma ho deciso di non esserlo Malfoy” disse, uno sguardo tagliente al biondo “Ho scelto di stringermi a Severus, ai miei amici, ma i miei genitori sono morti, ricordi? E hai ragione, è diverso: tu non hai una stupida profezia sulla tua testa, non sei orfano. Hai la tua famiglia, hai me. Hai Daph, Blaise e i tuoi amici. Io sono pronta ad aiutarti, ma non ti chiedi nemmeno quali siano i miei problemi. Dai per scontato che sia tu quello che soffre, quello nella posizione scomoda.”
 “Non puoi capire” sospirò lui, ormai piegato su sé stesso. 
 “Sarebbe così semplice invece comprendere che io posso capirti meglio di chiunque altro, Draco” disse lei, con un tuffo al cuore.

Cadde un silenzio ferito tra loro e Narcissa ne approfittò per avvicinarsi al figlio, puntando però gli occhi chiari sulla ragazza. Emma si chiese se volesse intervenire, ma la donna rimase in silenzio ad osservarli, facendo da muto supporto a entrambi.
 Draco lanciò alla madre uno sguardo incerto, ricevendo in risposta solo un'occhiata severa e l'emoor piegò le labbra, lasciando che il silenzio si dilatasse per un istante, prima di riprendere a parlare.
“Sarebbe così semplice, Draco, ma tu non capisci e non ci provi nemmeno.” sospirò affranta, le braccia a penzoloni lungo il corpo “Non hai visto che una piccolissima parte delle mie sofferenze, perché temevo che per te sarebbe stato troppo. Non mi hai mai visto svegliarmi di notte con gli incubi. Non ti sei mai chiesto se il mio punto di vista fosse difficile. 
Mai. Sei sempre stato concentrato su quanti sforzi tu stessi facendo per riuscire a stare con me senza vergognarti in pubblico, ma mai ti sei domandato se stessi facendo la medesima fatica. Hai sempre dato per scontato che io non potessi desiderare di meglio, invece forse anche per me non è  piacevole”
 “Tu ti vergogni di me quindi?” chiese tagliente il Serpeverde e lei serrò le labbra esasperata, gli occhi umidi di pianto. 
 “È davvero l'unica cosa che hai capito del mio discorso?” mormorò “E comunque sì, oggi mi hai fatto davvero vergognare.”
 Draco finalmente la guardò in viso. Gli occhi grigi dilatati, pallido, fragile. Per un istante parvero vedersi davvero, senza maschere, ferite e cicatrici, presunte o tali. Il ragazzo tremò, cercando respiro.
 “Emma mi dispiace, credimi. Davvero” disse d'un fiato, in parte in imbarazzo forse, troppo debole e codardo per sputarle in faccia tutto quello che sentiva dentro e lo schiacciava. Lei lo fissò seria. 
 Sapeva che per Malfoy non era semplice chiedere scusa, eppure non riusciva ad ignorare il dolore che sentiva al petto, gli insulti che gli aveva sentito dire e le lacrime che voleva versare.
 “Forse dovresti dimostrarlo Draco quanto ti dispiace e smetterla di giocare a chi soffre di più” disse solo, con distacco e lui rimase in silenzio, mentre lei lo osservava prendere piccoli respiri, cercando disperatamente qualcosa da dire.
 “Non me la sono mai presa con te per mio padre” provò balbettando il ragazzo e lei inarcò un sopracciglio, contrariata, trattenendo la rabbia a stento.
“E io non me la sono mai presa con te per ciò che sei, per la tua famiglia, per le tue idee diverse dalle mie.” rispose mite, ma diretta “Ti ho difeso davanti a tutti i miei amici, senza pensarci un solo secondo. Frequento la tua famiglia con tutto l'affetto e la dignità del mondo, vivo persino con un Mangiamorte, ma se sono orfana è a causa di qualcuno di voi. Non dimenticarlo”
 “Lo so” sussurrò improvvisamente affranto lui ed erano vicini, una manciata di centimetri tra i loro volti.
 “E allora perché ti comporti così?” chiese, sincera e quasi sobbalzò quando la mano di Narcissa si posò dolcemente sulla sua spalla.

“Emma, credo che Draco stia solo passando un brutto momento, prova a scusarlo” disse la donna con tono gentile “Hai ragione sicuramente su molte cose, lui non è forte come te, ma forse questo è in parte anche per colpa mia: l'ho un po' viziato.”
 Allungò la mano per carezzare il braccio del figlio, gli occhi chiari che brillavano di affetto, senza lasciare la spalla dell'emoor e i due ragazzi rimasero in silenzio, gli sguardi bassi, mentre Narcissa sospirava piano, consapevole di dove chiudere le ferite che si stavano creando tra loro e quando parlò lo fece lentamente, come se stesse misurando con cura ogni singola parola, 
clinica.
 “Io trovo Potter... 
fastidioso, lo ammetto” spiegò “Inoltre sono la madre di Draco quindi mi viene istintivo proteggerlo, ma sono certa che potevo anche io fare di meglio in quel negozio. Sbagliare è umano, Emma. Detto ciò permettimi di dire che Draco è il mio unico figlio e sono davvero grata che tu gli sia accanto.”
 L'emoor distolse lo sguardo dal ragazzo per osservare la madre, stupendosi una volta di più dell'armoniosità dei suoi tratti e dalla regalità del suo portamento. Era evidente che l'esperienza, la pazienza e l'attesa avessero temprato quella donna più di altri.
“Io Narcissa...” mormorò la ragazza.
 “So che non è facile” la fermò lei “Ma non rinunciate a quello che avete, qualunque sia la natura del vostro rapporto, che non conosco appieno perché Draco non mi ha ancora...”
 “Anche io” intervenne secco Malfoy, nel tentativo di zittire la madre e guardò in volto l'emoor, come una preghiera “Anche io sono davvero grato che tu mi sia accanto Emma”
 La Corvonero alzò prima lo sguardo verso Narcissa, facendole un piccolo sorriso, poi si volse verso Malfoy, cercando di metabolizzare le sue parole. Si sentiva stanca e spossata, stufa anche di litigi e tensioni che andavano avanti da almeno una settimana. Essere l'ago della bilancia era già diventato estenuante.
 “Draco imparerà a vedere il tuo valore Emma, credimi.” disse Lady Malfoy “Vi lascio parlare con tranquillità, io ho bisogno di un vestito nuovo. Perché non vi chiarite e poi ognuno va farsi un giro da solo per distendersi un poco? Stasera abbiamo una cena importante al Manor ed è sempre meglio arrivarci con la mente sgombra” 
 Sorrise a entrambi con dolcezza, poi girò loro le spalle e si allontanò, con il suo passo morbido e sicuro e quello che i ragazzi non videro furono gli occhi della donna, che brillavano di soddisfazione e sollievo, perché per la prima volta in vita sua Narcissa Black aveva trovato un'alleata. 
 Perché Emma O'Shea avrebbe fatto di 
tutto per salvare il suo Draco. Non lo aveva rifiutato dopo l'orribile comportamento del figlio contro i suoi amici, anzi aveva battagliato, aveva provato a capirlo e a farsi capire, con determinazione. 
 Nonostante fossero evidenti i loro schieramenti diversi, Emma non lo avrebbe lasciato indietro, non facilmente almeno e Narcissa Black sapeva bene che una persona che farebbe di tutto per proteggere l'altra è una risorsa, di quei tempi, più preziosa di qualunque cosa.
L'emoor scostò lo sguardo dalla schiena di Lady Malfoy e si voltò.
 “Tua madre è una gran donna” disse e il Serpeverde annuì.
 “Lo so” rispose, aveva gli occhi distratti e color grigio tempesta.
 “Penso che tu abbia davvero sbagliato in quel negozio, Draco” chiarì secca “e non riesco a perdonarti su due piedi”
 “Ok. Mi dispiace. Sono solo un po' nervoso” 
 “Ho notato” sibilò Emma e poi sospirò arresa quando Draco le afferrò una mano e la baciò velocemente sulle labbra.
 “Ti dispiace allora se faccio un giro? Come ha consigliato mia madre.” propose lui “Tu non volevi vedere il negozio dei Weasley?"
 L'emoor annuì assorta, ragionando se il dividersi dopo quel litigio così violento fosse la scelta migliore. 
Voleva un suo abbraccio.
 “Allora ci vediamo lì, ok?” insistette il biondo.
 “Passi a prendermi dai Weasley?” chiese lei stupita.
 “Sì, certo” disse lui ed era ancora tranquillo, in controllo.
 “Ok.” rispose e cercò di sorridere al ragazzo, ma non ci riuscì. 
 Lo guardò allontanarsi con una strana tristezza, perché era la prima volta che litigavano così e il peso delle loro diverse fazioni gravava sulle loro spalle, così come il dolore e la rabbia che aveva visto sul volto di Draco che sembravano più profonde di una ferita.

. . .

“Me lo sto immaginando o quella che vedo è Emma O'Shea?”
 Fred e George Weasley, i completi nuovi di pacca e l'aria canzonatoria, le stavano sorridendo smaglianti ed Emma corse loro incontro e li abbracciò felice, facendo finire per un momento Draco Malfoy e la loro litigata in fondo ai suoi pensieri. 
 Fred sorrise nel stringerla, George quasi la sollevò da terra facendo un giro su sé stesso, tenendola contro di sé e l'emoor si rese conto che le erano mancate le facce allegre dei due.
Il negozio in cui si addentrarono subito dopo era una manata di colore e allegria. Suoni, luci e trilli scoppiavano intorno a loro, in mezzo a bolle di sapone rosate e gufi che sfrecciavano sopra le loro teste, portando le lettere degli ordini.
 “È incredibile” esclamò la Corvonero, realmente impressionata, mentre i gemelli le mostravano ogni cosa.
Emma riconobbe alcuni dei prodotti, ma si rese conto che i ragazzi avevano ampliato di molto la linea e non riusciva a capire quando avessero avuto il tempo di lavorare a tanto materiale.
 “Cosa ne pensi?” chiese George.
 “Andate alla grande eh?” rispose Emma.
 “Grazie al gemello più affascinante” intervenne Fred
“E al più intelligente” precisò l'altro.
 “Siete davvero incredibili” mormorò l'emoor ridendo, provando un forte orgoglio per i due e quel che avevano creato.
 “Non eri tu che avevi dubitato di noi?” chiese Fred.
“Oh, giusto. Emma diceva che avremmo dovuto prendere in considerazione tutti gli aspetti prima di abbandonare la scuola” precisò George e la ragazza lo spintonò gentilmente. 
 “Il fatto che io sia preoccupata costantemente per voi non significa che non abbia fiducia nei vostri progetti.” rispose allegra, prendendo entrambi i Weasley a braccetto.
 “Tra l'altro ti farà piacere sapere che i gemelli Harrods hanno chiesto di lavorare qui” disse Fred “Ma abbiamo detto loro di tornare quando avranno ottenuto i loro MAGO” aggiunse George.
Emma sorrise “Ve ne sono grata.”
 Passarono accanto a un piccolo cesto pieno di esserini simili a una palletta di pelo rosa, che galleggiavano felici, gorgogliando. Un gruppetto di persone si era fermato a guardarli.
 “Puffole Pigmee” esclamarono insieme i Weasley.
“Se ne prendete tre avrete un 10% di sconto!” quasi urlò Fred nella direzione di altre tre ragazzine che si erano sporte ad osservare.
 “Ciao Ems” 
 L'emoor si voltò di scatto e trovò Ginny, apparsa improvvisamente alle loro spalle, le braccia cariche di prodotti.
 “Ciao Gin” la salutò, felicissima di vederla.
 La rossa agitò una scatola sotto il naso dei fratelli dicendo “Forti questi” e loro sorrisero entrambi, evidentemente compiaciuti. 
 “Meno male che ci sei tu, Ginny, a raccogliere la nostra eredità, se dovessimo affidarci a Ron saremmo finiti” disse Fred e lei alzò appena gli occhi al cielo e si voltò di nuovo verso Emma, chiedendo: “Malfoy? Non doveva esserci anche lui?” per poi guardarsi intorno come se si aspettasse di vedere il biondo.
 “In giro” rispose asciutta l'altra “passa di qui dopo.”
 “Ah, giusto” intervenne George con sguardo indagatore “Qualcuno ci ha riferito che dopo la nostra partenza sei completamente ammattita e non sei più solo interessata al Serpeverde, ma vai in giro mano nella mano con lui.”
 “I rischi del mestiere” rispose Emma con una smorfia storta e furba “La scelta per voi era tra lasciare scuola e aprire un negozio di scherzi di enorme successo, oppure rimanere ad Hogwarts per preservare la mia integrità”
 Ginny scosse la testa esasperata dal sarcasmo dell'amica, ma George fece una smorfia stupita all'emoor, sgranando gli occhi.
 “Hai fatto una bella battuta Ems”
 “Ron e gli altri?" chiese Emma a Ginny. Aveva visto i signori Weasley e Bill poco distanti, ma nessuna ombra del trio e sebbene non avesse nessuna voglia di discutere con Harry e Ron di nuovo,  avrebbe voluto parlare con Hermione, anche solo per scusarsi al posto di Malfoy e chiederle se andasse davvero tutto bene.
“Non so, erano qui fino a poco fa” mormorò Ginny, dando prova di non essere ancora al corrente della litigata avvenuta da Madame McClan e l'emoor strinse le labbra preoccupata, indecisa se raccontare il tutto alla rossa, ma Fred la trattenne per un braccio.
 “Io comunque non mi stupisco” disse il rosso, con il volto ancora pensieroso “Hai sempre avuto gusti da schifo con i ragazzi. Ricordi quando hai detto che tra me e George preferivi George? Avrei dovuto capirlo che qualcosa non andava in te”
 L'altro gemello fece una smorfia fintamente offesa, che fece ridere entrambe le ragazze e gonfiò il petto all'infuori.
 “Questo è un colpo basso fratellino” ribatté ed Emma gli fece un buffetto gentile, tornando a guardare Fred.
 “Per fortuna tu hai un'ottimo gusto in ragazze, che mi dici di Lilith?” ribatté e lui le fece un sorriso felice. 
 “Grazie per avermelo chiesto, va meravigliosamente. Le avevo promesso che se il negozio fosse bene, tra due anni le avrei fatto fare un piccolo viaggio, ma di questo passo la porterò con me da qualche parte già l'estate prossima.”
 “Dovrai pagarmi profumatamente per gestire il negozio da solo” gli ricordò il gemello, facendogli un sorriso furbo e smagliante, mentre si sistemava pomposamente la cravatta.

Emma salutò i signori Weasley, molto contenti di rivederla e rimase per un'altra mezzora a chiacchierare con George, mentre Fred amministrava il negozio da bravo manager e Ginny sbirciava i prodotti sugli scaffali. In quel piccolo spazio colorato c'era allegria, svago e speranza. Tutto quello di cui l'emoor aveva bisogno.
 “Avete fatto proprio un bel lavoro” disse, sorridendo allegra.
 “Lo sappiamo, ma grazie di averlo sottolineato” rispose George.
 Emma guardò la Puffola Pigmea che i Weasley le avevano regalato.
La pallina di pelo galleggiava a pochi centimetri dalla sua mano.
 “Questo è il tuo regalo di scuse per il il calice di fuoco?”
 “Come scusa?” chiese George confuso.
 “Quella volta, quando tu e Fred avete pensato di superare la linea d'età di Silente e siete stati trasformati in...”
 “Ricordo perfettamente” disse il gemello accigliato “ma non capisco cosa c'entri con la tua nuova Puffola”
 “Merlino, sarai quello sveglio dei due, ma non hai grande memoria” lo prese in giro l'emoor “Mi avevi promesso delle scuse, che mi hai fatto in infermeria e un bellissimo regalo quando saresti diventato ricco e famoso, mi chiedevo se questo fosse la Puffola” 
 Il ragazzo scoppiò a ridere di gusto, avvolgendo le spalle dell'amica con un braccio e stringendosela al petto.
 “Hai una memoria di ferro O'Shea, ma no, ho intenzione di diventare ancora più ricco e famoso prima di farti quel regalo.”
 “Hai uno stuolo di ammiratrici già così pare” disse Emma, facendo cenno ad un gruppetto di ragazze che poco più in là, da dietro uno scaffale, fissavano imbronciate l'emoor,  probabilmente a loro parere troppo vicina al rosso “Quanta fama vuoi ottenere ancora?”
 George ghignò nella direzione del gruppetto di spasimanti, facendo un cenno di saluto esageratamente ammiccante, che fece scuotere la testa alla Corvonero.
 “In effetti non sto andando affatto male” disse allegro “ma si può fare sempre di meglio, giovane O'Shea”
“Anche diventare più affascinante di così?”
“Quello è semplicemente impossibile” sorrise furbo il rosso “Lo sai, io sono già il più affascinante.”
 La ragazza rise liberamente e sul suono della sua risata la puffola tremò appena e fece qualche volteggio sulla sua mano.
 “È proprio carina sai? Credo che la chiamerò Gred”
“Ce la vedo bene sul comodino di Piton” disse il gemello ed Emma si fece sfuggire un altro sorriso, immaginandosi effettivamente per un attimo il tutore con la puffola sulla spalla.
 “Idiota” lo prese in giro, ricevendo un bacio sulla guancia destra.
 Voleva davvero bene ai gemelli Weasley, entrambi, ma soprattutto era affezionata a George. Non sapeva perché, i due in fondo si assomigliavano molto, e tutti e due erano sempre stati gentili con lei, ma lei riusciva a coglierne le differenze. 
Fred era divertente, spiritoso e irriverente, era da lui che partivano quasi tutti le idee geniali dei gemelli e aveva una grande vitalità, eppure era George che senza mai battere ciglio le rendeva possibili, era lui che aggiungeva una punta di sarcasmo ad ogni battuta di Fred e lui che appoggiava il fratello senza mai tentennare. 
 Emma era affezionata a George e a quello sguardo pieno di amore che il gemello mandava sempre al fratello di poche ore più grande e lo considerava un amico speciale su cui sapeva di poter contare.

“Credo che Malfoy sia fuori ad aspettarti” le disse il ragazzo in questione, interrompendo i suoi pensieri e trattenendo a stento una risatina “Dall'espressione sembra che stia lottando con il suo cervello. Ah a proposito ne ha uno?”
 Emma fece lui un'occhiata di bonario rimprovero e si voltò.
 Draco era effettivamente fuori dal negozio con uno sguardo perplesso, pallido e stretto nel suo mantello sembrava palesemente a disagio e indeciso se rimanere o allontanarsi. L'emoor posò la puffola sulla spalla e si avviò verso di lui seguita a ruota da George.
 “Malfoy!” lo chiamò il gemello, raggiante, anticipando l'amica.
 Il Serpeverde mosse lentamente lo sguardo sul ragazzo e quando George allungò la mano verso di lui, gliela strinse brevemente, scrutandolo attento però con gli occhi chiari.
“Non vuoi fare un giro?” chiese Weasley, affabile, vedendo che l'altro non proferiva parola.
 “È bellissimo dentro Draco” sorrise Emma al biondo.
 “Non oggi” rispose il Serpeverde “avete fatto un bel lavoro sembra” aggiunse poi come per sembrare educato.
 “È bello sentire un apprezzamento da te” sorrise il gemello.
 “Malfoy” gridò Fred alle loro spalle, avvicinandosi a loro con grandi falcate “Non ti aspettavamo”
 “Sono solo passato a prendere Emma.” ribatté il biondo sulla difensiva ed era evidentemente stupito dall'accoglienza calorosa che gli stavano riservando i due gemelli Weasley.
 “Non fai un giro?” chiese Fred.
 “Dice non oggi” rispose George, ammiccando al ragazzo accanto a lui, che aveva un'aria sempre più confusa.
 Emma gli afferrò la mano, facendogli un piccolo sorriso.
Sii gentile e dimentichiamo la litigata di prima sembrava dirgli.
 “Però mi sono complimentato” mormorò Malfoy.
 “Ma grazie” rispose Fred con un buffo inchino e poi gli lanciò un pacchettino che Draco afferrò goffamente.
 “Polvere buio pesto peruviana” disse il rosso, raggiante “Un omaggio della casa” precisò George.
 “A che serve?” chiese cauto Draco.
“Beh, Buio Pesto, Malfoy, se ti sforzi secondo me ci arrivi.” disse Fred canzonandolo e Draco tese la mandibola per il nervoso, ma l'emoor sorrise divertita, grata ai gemelli di quell'accoglienza così genuina.  
Sapeva che i due, pur disapprovando il ragazzo, non l'avrebbero mai privata del loro appoggio, così come sapeva che se Malfoy le avesse fatto del male gli stessi che ora gli sorridevano pacati sarebbero andati a cercarlo in capo al mondo per distruggerlo e questo, in parte, la confortava.
“Noi andiamo” disse la ragazza ai due e lasciò la mano del Serpeverde per abbracciarli entrambi.
“Malfoy, a proposito di come trattare la piccola Emma.” intervenne George mentre ancora stringeva l'amica “Ti hanno già detto...”
 “Mago avvisato mezzo salvato” concluse Draco per lui, amaro.
 “Credo che tu sia la terza minaccia che riceve” spiegò Emma bonariamente, sorridendo a entrambi “E Ginny vi ha battuto largamente sul tempo, temo”
 “La tratterò bene” rispose a sorpresa Malfoy con grande serietà, guardava i due Weasley negli occhi con aria sicura, forse lievemente strafottente ed Emma si ritrovò a pensare con stupore che probabilmente Draco non li disprezzava come faceva con Ron Weasley, anzi, intuiva un sottile rispetto.
 “Ti aspettiamo dentro allora, la prossima volta” sorrise Fred e il ragazzo biondo annuì, facendo un ghigno sghembo. 
“Grazie per... pesto buio” disse con un cenno al pacchettino, prese Emma per mano e si allontanarono, mentre l'emoor si voltava un'ultima volta per sorridere ai due amici.
 “Beh che dire Fred.”
 “Il mondo cambia caro George.”
 “Speriamo”
“Certo che un Serpeverde...”
 “Biondo, per di più”

*

I successivi giorni al Manor furono molto strani.
 Persino Emma, che non sapeva nulla di ciò che succedeva nelle stanze del posto, all'infuori della sua camera degli ospiti dove dormiva, del salottino in cui passava il tempo con Narcissa e della serra in cui andava con Draco, se ne era accorta. 
C'era un notevole via vai di Mangiamorte e uno strano silenzio che sembrava annunciare qualcosa che tuttavia non si verificava mai e dopo una settimana, arrivato al momento di tornare a Spinner's End, l'emoor aveva accumulato così tanta tensione da quelle pareti che non poté che dirsi sollevata all'idea di andarsene. 
 Non le fu permesso di salutare Draco e Severus cercò di consolarla ricordandole che si sarebbero visti a breve sull'espresso di Hogwarts.
 Stare vicino al ragazzo, comunque, era stato molto difficile, nonostante dopo la litigata lui si fosse comportato con inusuale gentilezza ed entrambi avessero evitato qualunque tipo di argomento delicato tra loro, ma Emma non lo aveva mai visto  distendersi, se non per brevi momenti nella serra, dove lui si sentiva forse più tranquillo, vista anche la distanza dal Manor e lei aveva costante paura di sbagliare e di ferirlo inaspettatamente.
 Draco era infatti chiaramente spaventato e in allerta, pronto a scattare al minimo rumore, a Emma sembrava un animale braccato e decisamente solo l'ombra del sarcastico e strafottente Serpeverde che lei ricordava tra i corridoi di Hogwarts e a volte, dietro quei lineamenti stravolti, le occhiaie e la stanchezza evidente era difficile anche scorgere il ragazzo dolce, orgoglioso e attento di cui si era innamorata e che stava imparando a conoscere. 
 L'emoor aveva però deciso di rimandare le domande e si prendeva semplicemente cura di lui come poteva, con dolcezza e attenzioni di cui il ragazzo sembrava avere un gran bisogno.
Stava imparando a leggere le persone che erano intorno a lei, Emma, si era abituata alla freddezza insita nella famiglia Malfoy, scudo di un animo più fragile, aveva compreso quando il silenzio si trasformava in un'arma e il suo periodo al Manor l'aveva resa soprattutto anche più consapevole sulla sua posizione e, almeno in parte, delle sue potenzialità.
Alla Tana Emma si sentiva in famiglia, libera di essere se stessa, accolta e amata. Non seguiva le riunioni dell'Ordine, ma tutti la conoscevano e sapevano della sua peculiare posizione tra le due fazioni e per questo nessuno si azzardava a fare domande scomode, anzi cercavano sempre di farla sentire protetta e benvoluta.
 Al Manor ovviamente, soprattutto all'inizio della sua permanenza, era diverso. Nessuno le faceva domande nemmeno lì, ma non per gentilezza, o attenzione nei suoi confronti. Semplicemente nessuno la conosceva davvero, molti la guardavano con evidente sospetto, e a dirla tutta non si sentiva nemmeno così accolta, nonostante le attenzioni di Narcissa e l'affetto scomposto di Draco.
Lo scetticismo evidente di chi non era sicuro che fosse giusto che Emma fosse al Manor, l'aveva inseguita ovunque, eppure, in un qualche modo, dopo cinque giorni, persino la gente che passava di lì aveva cominciato a considerarla di casa.
 
I Mangiamorte si facevano vedere senza problemi senza maschera da Emma ora, anzi, alcuni di loro, come per esempio Nott senior, la salutavano con gentilezza quando la incrociavano. 
L'emoor aveva anche un posto che occupava tutte le sere al tavolo della famiglia Malfoy, seduta tra Draco e Severus, quando presenti e la curiosità, o gli sguardi truci iniziali, erano progressivamente scemati, tanto che nessuno sembrava far più caso nemmeno alla vicinanza che la ragazzina dimostrava di avere con il suo tutore.  
Persino per i Mangiamorte quindi, l'emoor era diventata lentamente una figura abituale, la consideravano evidentemente tutti una di loro, o per lo meno innocua e per la prima volta la ragazza aveva davvero capito cosa volesse dire essere l'ago della bilancia e quanto potesse essere pericoloso e cruciale il suo ruolo.

. . .

Tornando verso Spinner's End Emma e Severus si smaterializzarono distanti da casa, per poter camminare un po' insieme, senza l'aria cupa del Manor a soffocarli, o peggio l'ingombrante e sgradevole presenza di Peter Minus a far da muro tra di loro.
 “Sei stata molto brava in questi giorni” le disse l'uomo e lei sorrise perché i complimenti del tutore erano sempre ben accetti, anche se si era solo comportata in maniera educata, cercando di non dare troppo nell'occhio e assicurandosi di tenere chiusa la mente.
 “Dico davvero” riprese Piton “nessuno ha palesato lamentele per la tua presenza al Manor, anzi in un certo modo danno per scontato il fatto che ci si possa fidare di te. È un grosso risultato, credimi”
 “È la tua influenza Sev, sei piuttosto rispettato lì dentro.”
 Lui arricciò le labbra e le lanciò uno sguardo scuro e attento, Emma calciò un piccolo sasso che saltellò sul terreno sconnesso della via. 
 In lontananza, al di sopra delle verdi colline, gli alti comignoli della vecchia fabbrica disperdevano fumo grigio nell'aria.
“Forse in parte è così” concesse Piton “ma il tuo comportamento è stato davvero ineccepibile, persino Bellatrix ha speso una parola di interesse per te, è incuriosita. Ai loro occhi sei sembrata davvero la perfetta ragazza di un Serpeverde.”
“Ma io sono la perfetta ragazza di un Serpeverde” gli ricordò Emma ridacchiando e l'uomo arrossì leggermente, sibilando appena un “Touché” tra i denti, ancora non avvezzo, o arreso, al rapporto sempre più stretto tra lei e Draco.

Avrebbero potuto aggiungere altro, ma non lo fecero. Avevano imparato a comprendersi in silenzio, a fidarsi senza bisogno di conferme. Il Manor le aveva insegnato, anche il valore degli sguardi, del sangue, dell'assenza e dei legami e quello tra lei e Piton era un legame ben più saldo della magia nera che impregnava quel luogo.
Camminarono e basta, in silenzio, mantenendo lo stesso passo, ignorando la curiosità degli abitanti della via e tornati nel tepore di quella che ormai era a tutti gli effetti casa, si comportarono ancora come se indossassero le loro maschere.
 Emma non nascose la gioia di rincontrare Glimpsy, ma fece solo un gesto secco verso Codaliscia, trattenendo il suo disgusto, per poi entrare in camera sua e chiudere la libreria dietro di sé. 
 Preparò il baule per tornare ad Hogwarts fino all'ora di cena, persa nei suoi pensieri, ben contenta di avere una buona scusa per poter evitare completamente quello che Piton definiva “il ratto”. 
 L'idea che, tornando ad Hogwarts, non avrebbe più dovuto avere a che fare con Minus la riempiva di gioia, ma allo stesso tempo provava un po' di rabbia al pensiero che quell'estate, senza di lui a seguirla ovunque, avrebbe potuto essere molto diversa.
 Le mancava davvero stare con Severus a Spinner's End in naturalezza, le mancavano le passeggiate insieme alle colline, le battute secche del tutore che si spezzavano con un sorriso, le mancava leggere davanti al fuoco fino a tardi commentando insieme i libri che tenevano tra le mani, le mancava soprattutto il contatto umano, ma Codaliscia era lì a rovinare tutto.
 Al tavolo della cena l'umore non migliorò. Nessuno proferì parola ed Emma come al solito ebbe solo la sgradevole sensazione che Minus la fissasse di sottecchi, come se la studiasse. 
 La ragazza mangiò masticando lentamente, gli occhi fissi sul piatto e sperò con forza che dopo cena Piton dovesse preparare qualche pozione per potergli dare una mano. 
Sentiva di aver bisogno di un momento sincero con il tutore prima di tornare a scuola e la preparazione delle pozioni era una delle poche cose che erano rimaste uguali a sempre, perché era un qualcosa di normale, schematico, che non poteva destare nessun sospetto.
Qualcosa su cui nemmeno Codaliscia avrebbe avuto da ridire e su cui loro due potevano abbassare la guardia. Almeno un po'.
Perché in nessun altro caso Piton cedeva mai ad abbassare le sue difese, anche se la sera il ratto si ritirava nella stanza che era stata creata per lui e poteva così sembrare innocuo.
 Severus non si fidava. Mai. Anni e anni di dolore e preparazione lo avevano portato a provare un costante sospetto e per questo protetta e tutore non smettevano mai di indossare le loro maschere fintanto che si trovavano tra le mura di Casa. 
Ora anche io ho una maschera per difendermi dal mondo. 
 
Pensò la ragazza amara e il suo sguardo saettò d'accusa in quello di Peter Minus che ridacchiava tra sé fissandola.

Dopo cena Piton si mise seduto a leggere senza accennare al preparare una pozione, né tantomeno a parlare con Emma, quindi lei, tesa, si sedette a sua volta in poltrona, masticando malumore e immaginando che la serata fosse così persa. 
 Minus si ritirò nella sua stanza come previsto, Glimpsy sparì probabilmente ad Hogwarts e il silenzio pesò per un istante prima che il suono inatteso del campanello lo spezzasse.
 Emma inarcò un sopracciglio, perplessa e Severus lanciò lei una brevissima occhiata di intesa, come quando arrivavano i Mangiamorte, poi si alzò e andò all'ingresso, la bacchetta in pugno.
 Aprì solo uno spiraglio, sufficiente per controllare l'esterno, mentre l'emoor chinava il capo per continuare a guardare il libro che aveva sulle ginocchia, fingendo di leggere e provando a ignorare la sottile tensione che la invadeva ogni volta che ricevevano un visitatore.
 “Narcissa” disse Piton con una vena di stupore “che bella sorpresa”
 La Corvonero sospirò all'istante di sollievo e si alzò con naturalezza, chiudendo il libro per andare incontro alla donna.
 Anche Bellatrix Lestrange entrò dalla porta alle spalle della sorella.
 “Emma” la salutò la madre di Draco, gli occhi stranamente lucidi.
 “Non dovremmo essere qui” sibilò invece Bellatrix.
 “Ciao Bella” le disse con distacco l'emoor e la donna le fece solo un cenno con il mento, come se l'avesse appena notata.
 “Draco?” chiese Emma alla donna bionda, affiancandosi al tutore.
 “Sono qui per parlare con Severus proprio di lui” le rispose lei con un sorriso tirato “Possiamo rubarvi un momento?”
 “Emma per cortesia, fai accomodare le nostre ospiti” le chiese Piton con tono strascicato “Posso offrirvi qualcosa da bere?”
 Emma si voltò verso di lui e lo osservò con attenzione, rendendosi conto, con leggero stupore, che era teso. Lui però la ignorò e al cenno di assenso delle due donne appellò una bottiglia e dei bicchieri e versò il vino dall'aria pregiata.
 L'emoor si riscosse e fece cenno alle due donne perché si accomodassero sul divano logoro. Narcissa sembrò affondarci come se tutte le sue forza l'avessero abbandonata, mentre si torceva le mani con aria disperata che Emma non le aveva mai visto, mentre Bellatrix, evidentemente nervosa, si sedette rigida accanto alla sorella, pronta a scattare in piedi al minimo pericolo, come se si aspettasse da un momento all'altro un attacco.
 “Severus” disse Narcissa, una volta che anche l'emoor e l'uomo si furono accomodati “So che tu sai. Lo so per certo. Lui si fida.”
 “Narcissa” disse lentamente Piton “Se non hai la certezza che io sia al corrente di qualcosa non dovresti parlare con me di piani dell'Oscuro Signore, se non è stato lui a chiedertelo”
 “Che ti dicevo?” sibilò con cattiveria Bellatrix.
 “Che piano? Cosa c'entra Draco?” chiese subito allarmata Emma.
 “Nessuno ha detto che Draco centra qualcosa” disse lentamente Severus, guardando torvo la protetta.
“Narcissa ha detto di essere venuta qui per parlare di Draco e ora ti sta dicendo di un piano.” ribatté l'emoor, piccata, ma un tonfo sordo li fece tendere tutti insieme, il panico sui volti.
 “Scusate” disse Piton, agitò la bacchetta e si sentì uno squittio “È Codaliscia, ha preso l'abitudine di origliare, non so cosa abbia in mente, ma ora dovrebbe essere a posto. Emma puoi controllare?”
L'emoor sbuffò nervosamente, perché aveva la sensazione che Severus stesse cercando a tutti i costi allontanarla dalla stanza, ma si alzò, andando verso la porta  della camera di Minus.
 Le scale che tortuose che salivano di un piano sembravano fatte appositamente in modo scomodo per dar noia al suo occupante.  
 Emma le fece quasi di corsa, affacciandosi sulla soglia della camera del ratto senza avere cura di bussare.
 “Severus è incazzato Minus. Smettila di origliare.” disse fiacca, lanciando un'occhiata di sprezzo all'ometto che la guardava con occhi porcini, rendendosi conto blandamente che inm quel momento, almeno dall'esterno, doveva sembrare molto simile a Draco quando maltrattava i Grifondoro.
“Emma, Emma” squittì l'uomo, avvicinandosi velocemente e afferrando svelto la mano della ragazza.
 “Non mi toccare” sibilò subito lei, sentendo lo stomaco contrarsi per il disgusto. Era più forte di lei, odiava quell'uomo.
 “Io ti conosco bene Emma Piton O'Shea.” sibilò il ratto e l'emoor alzò gli occhi al cielo davanti a quei vaneggiamenti e lanciò lui l'ennesimo sguardo disgustato, arretrando di un passo.
 “Smettila di origliare, te lo ripeto.” rimarcò con rabbia.
 “Sicura di fidarti di Piton?” chiese l'animagus con un ghigno, ma lei tirò fuori la bacchetta, puntandogliela contro.
 “Taci” mormorò, non aveva tempo di perdere tempo con quell'uomo quando al piano di sotto stavano parlando di Draco.  
Scese velocemente le scale tornando nel soggiorno, Narcissa sembrava avesse ingoiato un rospo vivo e anche lei adesso era seduta rigidamente sul bordo del divano, protesa verso Piton, che la guardava con misurata freddezza. 
 Appena l'emoor entrò nella stanza la donna però alzò subito lo sguardo liquido di lacrime su di lei, facendole un sorriso stanco.
“Eccoti Emma” disse dolce e lei capì che per qualche motivo l'aveva aspetta prima di parlare e notò che aveva il volto stravolto da una smorfia che sembrava un misto di disgusto e paura.
 “Draco dovrebbe essere fiero” sibilò Bellatrix.
 “Fiero di cosa?” chiese l'emoor, tornando a sedersi sulla poltrona.
 “Emma, per cortesia, in camera tua” disse Severus con voce grave.
 “No” rispose lei e vide gli occhi del tutore trapassarla con rabbia.
“Non ti stavo lasciando scelta, Emma: in camera tua” ripeté lui con tono incredibilmente basso e minaccioso, che non aveva mai usato contro di lei, ma l'emoor non si mosse.
 “Io mi fido di Emma, so che farebbe qualunque cosa per Draco” intervenne pacata Narcissa “Per me può rimanere”
 “Penso” disse Severus, scoccando un'occhiata velenosa alla donna  “che Draco sia sufficientemente adulto per parlare con Emma se lo desidera. È profondamente scorretto che lei assista a questa conversazione, Narcissa e lo sai anche tu”
 “Draco è in pericolo?” chiese Emma, ignorando il tutore e guardando la donna negli occhi.
 “Potrebbe esserlo” rispose lei, osservando la ragazza con dolcezza  “Ma penso che se Severus potesse...”
“NARCISSA” la fermò furente l'uomo “Ti prego di smetterla immediatamente di parlare con mia figlia.”
Faceva paura, si era alzato in piedi con foga ed era tanto furioso da essere al limite di perdere il controllo, temibile.
Emma lo aveva visto così solo poche volte e ne intuì la pericolosità, ma il motivo per cui il silenzio cadde pesante nella stanza non era la rabbia dell'uomo, né il calice di vino pregiato versato sul pavimento, era un altro: Severus aveva detto 'mia figlia'.
Non figlioccia, pupilla o protetta come era solito fare. Aveva detto figlia, con un senso di protezione che aveva fatto sussultare le tre donne.
 Emma dovette trattenersi per non lasciarsi andare a un sorriso dolce davanti all'ennesima conferma di quanto Severus si fosse affezionato a lei e si guardò intorno allarmata, intuendo il pericolo.
 Bellatrix Black infatti, gli occhi scuri dilatati dallo stupore, aveva inclinato il capo con aria da predatore, probabilmente prendendo nota un fatto preciso: Severus Piton teneva ad Emma O'Shea, ma quella che in quella conversazione ci vide ben altro, fu Narcissa.
Narcissa infatti ci vide un ulteriore appiglio.

“Severus” mormorò subito con accorato interesse, chinandosi verso il vecchio amico e afferrandogli il polso “devo chiederti scusa, so che non vorresti mai mettere Emma in pericolo, ma tu per questo puoi capire la mia preoccupazione”
“Anche se potessi non vedo cosa c'entro io, Cissa” sibilò lui, tornando illeggibile “E ti ripeto: tu non dovresti parlarne”
 “Ha ragione” intervenne Bellatrix con sprezzo, come se le costasse moltissimo dare ragione a Piton, ma Narcissa la ignorò, cercando lo sguardo di lui con ansia.
 “Voglio solo che in questo periodo, difficile e delicato, tu mi prometta di proteggere Draco.” disse con voce rotta “Severus, è mio figlio, il mio unico figlio, capiscimi”
 “Draco è un mio studente” rispose lui asciutto “ovviamente lo proteggerò, ma non parlerò con l'Oscuro per metterlo in una posizione migliore, non sono uno sciocco Narcissa”
“Severus ti prego” ripetè lei implorante, scoppiando in lacrime “Tu sai cosa intendo, ti prego.”
 Emma era rimasta in completo silenzio, scioccata dalla scena davanti a lei. Se era raro vedere Severus perdere il controllo, era quasi impensabile immaginare Narcissa senza la sua calma ed eleganza e in più lei non riusciva a capire se Draco fosse coinvolto in qualcosa di più grosso e pericoloso, o se Narcissa fosse semplicemente estremamente preoccupata per lui, vista anche la situazione delicata della famiglia Malfoy.
 Severus versò nuovamente del vino nel bicchiere della donna, spingendolo a forza verso di lei, le labbra serrate.
 “Ti prego” disse lei di nuovo, lucida “È il mio unico figlio”
 “Narcissa controllati” le consigliò lui con freddezza e lei sembrò disperarsi ancora di più e prese a singhiozzare.
 “Draco è solo e senza protezione.... ed Emma! Emma tiene a lui non è vero?” disse, girandosi con occhi imploranti verso l'emoor che riuscì solo ad annuire incerta.
 La donna si gettò ai piedi di Piton e la ragazza rimase gelata sul posto mentre la vedeva perdere tutto il controllo e pregare di nuovo il tutore, con maggiore disperazione.
 “Severus la tua protetta tiene molto a mio figlio, non ferirla. Lei farebbe qualunque cosa per Draco, lei non avrebbe nessun tipo di tentennamento, ho visto come lo guarda”
 Piton sospirò brevemente, afferrandola per le braccia e aiutandola gentilmente a rimettersi seduta, per poi massaggiarsi le tempie.
 “Narcissa.... Narcissa! Posso provare a proteggerlo” disse infine  esasperato, ma tentò di usare più dolcezza di poco prima, nonostante la nota decisamente spazientita nella voce che faticava a nascondere “ora per favore andatevene però. Bellatrix ha ragione, non dovreste stare qui”
“Che ti dicevo?” sibilò contro la mora “PAROLE! Lui dice solo parole Cissy. Ma certo lo proteggerà, ma poi? Se ci sarà da scegliere tra Draco e sé stesso chi pensi che sceglierà?”
 “Severus non è un vigliacco, Bella. È il miglior mago che io conosca” disse Emma e capì dallo sguardo che le lanciò l'uomo di aver fatto un passo falso.
 “Ah” sorrise infatti la Mangiamorte, gli occhi che ardevano curiosi “Ma allora non sei solo tu che ti sei affezionato alla ragazza, Piton. A quanto pare anche lei si è affezionata a te.”
Ovviamente. Gli sono grata” disse Emma, riuscendo a dissimulare il nervosismo e la risposta sembrò convincere la donna che fece un cenno d'assenso piuttosto rigido. 
“Ma certo. Ovviamente
 “E anche io mi fido di Severus” intervenne Narcissa con strano calore, gli occhi sgranati “Completamente”
 “Perché sei stupida Cissa, non dovresti” sibilò la sorella e Severus rise rauco, in un ghigno misurato.
“Non ti fidi di me Bellatrix?” chiese.
 “No, Piton e lo sai benissimo”
“Hai esposto questi tuoi pensieri all'Oscuro, Bellatrix?” 
 “Certamente” rispose lei, ma tentennava.
 “E lui cosa ti ha risposto?” incalzò l'uomo con una smorfia beffarda.
 Bellatrix rimase in silenzio, le labbra strette e gli occhi furenti ed Emma intuì che Voldemort non aveva ritenuto necessario risponderle probabilmente.
 “Il Signore Oscuro si fida di me, Bellatrix” spiegò Severus con tono annoiato, come se avesse già spiegato altre volte ciò che stava dicendo “E a meno che tu non lo consideri uno sciocco, dovresti sapere che se lui si fida è perché gli ho dato prova della mia lealtà” 

Si stava prendendo evidentemente gioco della donna che lo guardava ferita, il tono strascicante e il sopracciglio arcuato e Bellatrix sembrò combattere con sé stessa, come se non sapesse come ferirlo, ma poi ebbe uno strano guizzo nello sguardo che Emma giudicò allarmante, tanto che per un momento pensò che avrebbe attaccato il tutore e strinse la bacchetta nella sua veste
 La Mangiamorte però non fece nulla, guardò invece sorniona Severus, l'aria vittoriosa stampata sul volto. 
 “Quando dici che proteggerai il ragazzo, faresti anche un Voto Infrangibile?” chiese, con uno strano sorriso soddisfatto.
 Narcissa sussultò, ma Piton rimase impassibile. Il pesante silenzio che si creò fece capire ad Emma che qualunque cosa fosse il Voto Infrangibile doveva essere piuttosto solenne. Bellatrix rise con crudeltà davanti al silenzio di Severus.
 “Che ti dicevo Cissy. Solo parole”
 Il professore inarcò impercettibilmente un sopracciglio e porse la mano a Lady Malfoy, la donna alzò lo sguardo fissandolo negli occhi e ad Emma sembrò acquistare improvvisamente vigore.
 “Sev...” tentò la ragazza, sentendosi a disagio senza sapere perché.
 “Bellatrix ci farai da Suggello?” chiese Piton, ignorandola.

. . .

Il silenzio era rimasto a galleggiare grave nella stanza anche quando le donne se ne furono andate. Bellatrix contrariata e sorpresa, Narcissa ancora in lacrime, mentre continuava a ringraziare Piton.
 L'uomo rimase in piedi accanto alla porta dell'ingresso chiusa per qualche secondo, prima di girarsi lentamente verso la protetta. 
 Per un lungo momento rimasero immobili a osservarsi, senza sapere cosa dirsi, il suono crepitante del fuoco nel caminetto a riempire lo spazio tra loro, poi lui fece un gesto secco verso la stanza dell'emoor.
Emma respirò a fondo e si affrettò a seguirlo senza fiatare.
 “Stai bene?” chiese Severus e lei annuì, la fronte aggrottata di pensieri e le labbra serrate su parole che cercava di trattenere.
 L'uomo lanciò uno sguardo verso il passaggio che portava alla stanza di Codaliscia e con un moto di nervosismo fece scorrere la libreria, creando una barriera tra il mondo esterno e loro due, al sicuro nella stanza della Corvonero.
 “Abbiamo fatto degli errori stasera” sussurrò il professore.
 “Lo so, scusami” mormorò lei in risposta.
 “In realtà sono stato il primo a farne uno, quasi imperdonabile”
 Emma lo guardò interrogativa, si sentiva stranamente fragile, senza reale motivo ed era piuttosto confusa per tutto quello di cui era stata testimone quella sera.
 “Ho dato a Bellatrix la prova che tengo a te.” spiegò il tutore e l'emoor annuì comprensiva, si avvicinò a lui e lo abbracciò e Severus, come sempre restio al contatto, la strinse solo goffamente.
 “Sono contenta che tu sia affezionato a me” esalò la ragazza sottovoce “che mi consideri quasi come una figlia”
 Il tutore le carezzò il capo e sciolse rigidamente la stretta.
 “Emma. Non possiamo compiere errori. Lo sai?”
“Lo so, Severus. Lo so bene” 
 “Se lo riterrai opportuno, potrai stare vicino a Draco, è probabile che avrà bisogno del tuo supporto, ma devi stare attenta. Narcissa ha perso il controllo stasera, ma una cosa vera l'ha detta:  si vede che tieni molto al ragazzo. Non farlo diventare il tuo anello debole”
 “È in pericolo?” chiese lei in un sussurro stanco.
 L'uomo tentennò, ma poi scosse la testa. 
 “Non più di altri” disse asciutto.
“Cos'è quella cosa che hai fatto con Narcissa?” chiese l'emoor “Quel Voto Infrangibile. Cosa significa?”
“Un impegno” spiegò lui, curando la scelta di parole “Un impegno solenne, che sono costretto a mantenere”
 “Perché lo hai fatto?”
“Perché non mi sarà difficile cercare di proteggere Draco”
Emma annuì in risposta, si morse il labbro inferiore, incerta. 
 “Comincio ad aver paura, Sev” ammise in un soffio e lui annuì lentamente, mettendole entrambe le mani sulle spalle.
 “Lo capisco, Emma ma non farlo, tieni a bada la paura. Sei stata molto brava finora. Continua”
 “Sev...” sussurrò lei “Perché sei diventato Mangiamorte?”
 Si guardarono. Immobili e l'uomo sembrò farsi più pallido.
 “È la domanda che mi faccio ogni giorno, Emma” disse infine, rauco e fragile “Non ho mai trovato una valida risposta, ma spesso mi dico che forse le cose dovevano andare così”
 “Forse. Chissà” sospirò lei, la stanchezza nel petto “Forse è così”
 Scambiarono un altro lungo sguardo. I tunnel neri dell'uomo e i due occhi verdi, ma pieni di ombre, della ragazza. Rimasero fermi.
 “Cerca di dormire” disse lui infine, quasi in un sussurro e le strinse leggermente la spalla, prima di uscire.
 Ad Emma parve per un momento estremamente solo e stanco, desiderò abbracciarlo, ma rimase immobile. 
 Inghiottì paura e lacrime fin troppo amare, con la sensazione che Narcissa Malfoy quella sera, tra tutti loro, fosse quella uscita vittoriosa.



*Angolo Autrice*


Ciao Lettori! 
Capitolo super importante questo. 
C'è in generale una grande tensione, Emma si ritrova immersa in quella che ha sempre considerato "l'altra fazione" e ce la mette tutta per rimanere nel suo equilibrio di essere "ago della bilancia", nonostante ogni cosa che succede, a esclusione del momento con i gemelli, sia avviso di quanto sarà difficile l'anno in arrivo. La scena da madama McClan mi ha sempre molto colpito nel libro per la sua violenza nelle parole. 
La frase "chi ti ha fatto un occhio nero Granger? Voglio mandargli dei fiori", così ironica e tagliente, mi è sempre rimasta in testa e ho deciso di usarla. 
Né serpeverde, né grifondoro vanno tanto per il sottile, fortunatamente Hermione ed Emma rimangono lucide. 
Ho cercato di trattare anche la tensione di Draco e la sensazione di attesa e oppressione che Emma sente. 
Mi piace che i due non si separino, ma si ostinano anzi a stare uniti e a cercare il loro equilibrio. 
Ma la regina indiscussa del capitolo secondo me è Narcissa, stratega sensibile, capisce come poter far leva su Severus, ma soprattutto capisce quanto valore ha Emma nella vita del figlio. 
A proposito di Severus: chi si è sciolto?

Piccolo appunto: Draco si separa da Emma a Diagon Alley per andare da Magie Sinister dove chiederà informazioni sull'armadio svanitore e il golden trio è assente al negozio dei gemelli proprio perché ha seguito il serpeverde.
A seguire super riassunto, avendo finito il quinto libro, 
se hai le fila di tutto vai oltre:

La connessione tra Emma ed Harry: Harry ed Emma non si sono ancora avvicinati, ma la connessione si fa più forte, così come gli incubi. Nel corso del quarto anno di Emma (5°di Harry) la ragazza addirittura prova a usare il loro legame per comunicare con lui, ottenendo però pochi risultati. In più situazioni di pericolo, come l'attacco all'ES della Umbridge e la battaglia al ministero, Emma avverte di nuovo la necessità di proteggere Harry, al ministero addirittura l'emoor è fisicamente distrutta dalla connessione, ma riesce a farsi forza e liberare il ragazzo dalla possessione di Voldemort solo toccandolo. Per la prima volta i due ragazzi sembrano capirsi e si abbracciano con forza nello studio del preside. I due rimangono molto diversi e spesso bisticciano tra loro, ma i punti in comune ad unirli non sono pochi: entrambi sono orfani, entrambi hanno una profezia sulla testa, entrambi hanno incubi e visioni, entrambi possiedono un mantello dell'invisibilità.

Corvonero: Emma è parte integrante di tutto il gruppo di corvonero, non solo, durante il suo quarto anno (5° di Harry) la ragazza in più di un'occasione fa guadagnare parecchi punti alla sua Casa. Emma mantiene le amicizie con i suoi compagni di Casa e l'antipatia nei confronti di Richard. Il rapporto con Lilith e James è quello però più intenso, i tre sono quasi sempre in simbiosi. Nonostante Lilith a inizio anno non si sente sicura del ritorno di Voldemort, nel corso dell'anno dimostra grande lealtà nei confronti dell'amica, tanto che è lei che propone di distrarre la Umbridge insieme a Luna e sempre lei si entusiasma più di altri per le lezioni dell'ES. James invece rimane un amico di grande presenza e fiducia per Emma. Entrambi i corvonero, nonostante meno schierati di altri studenti e senza nessun legame con Harry non tentennano nemmeno un secondo a seguire Emma al Ministero.

Amore: è un anno pieno di adolescenza e amore ad Hogwarts: Anche se non si vede sappiamo che Harry e Cho sono usciti insieme. Ginny frequenta Micheal Corner fino a quando non si lasciano a fine anno e inizia a uscire con Dean. Fred Weasley e Lilith Bitterblue formano ormai coppia fissa. I due emoor serpeverde David ed Emily si fidanzano. Ovviamente poi ci sono Emma e Draco. I due passano momenti di grande connessione molto dolci e momenti di strana tensione emotiva. Dopo vari dubbi e tira e molla succedono alcune cose fondamentali: I due vengono riconosciuti come coppia dopo il loro ballo a capodanno davanti ai mangiamorte, si baciano, decidono di provare a frequentarsi istituendo 3 regole (1. dirsi sempre la verità 2. non giudicare l'altro 3. salvarsi a vicenda), Draco dopo essersi comportato a lungo come una viscida serpe fa il grande passo di mostrarsi con Emma in pubblico e insieme superano momenti di grande nervosismo emotivo, scegliendo consapevolmente di non lasciarsi andare, pur stando in due fazioni opposte. Al punto in cui siamo Draco sta evidentemente passando un brutto momento e cerca di tenere Emma all'oscuro, dimostrandosi però incredibilmente agitato.

Emoor: Poco sappiamo ancora degli emoor, ma la visita al Ministero dimostra che c'è davvero una profezia su di loro e soprattuto che a parte sapere che loro saranno essenziali contro Voldemort, nessuno ne conosce il vero contenuto. I 4 continuano a frequentarsi e a ragionare insieme sulla loro posizione, ma durante l'anno, a parte il bel rapporto fraterno che la ragazza mantiene con David (portavoce di ciò che accade a serpeverde) è con Artemius, che finalmente si è unito al gruppo, che Emma sembra avere maggiore feeling. La corvonero e Artemius, oltre a frequentare ormai ambienti simili a causa dei nuovi tutori e a passare qualche momento piacevole insieme, ammettono di avere episodi di scoppi di magia quasi involontaria molto forti. 
Emma, battendosi al ministero, scopre anche di essere molto potente, in maniera quasi antica. Il suo incantesimo più forte è il protego.

Amici
: I legami di Emma con i suoi amici si fanno più forti. Oltre a LIlith e James e gli emoor è sicuramente Ginny l'amica più importante della corvonero, le due continuano ad essere ancora molto legate e a sostenersi sempre a vicenda, Ginny si dimostra anche aperta alla relazione dell'amica con Malfoy, ma si riserva di poter punzecchiare il serpeverde. 
Emma conosce meglio anche il golden trio, ma non riesce a legare né con Harry, piuttosto timoroso nei suoi confronti, né con Ron con cui invece battibecca apertamente, con Hermione invece crea un bel legame, razionale e profondo. L'emoor fa conoscenza anche con parecchie persone nuove grazie all'ES, tra cui Neville. I gemelli Weasley, nonostante abbandonino la scuola poco dopo la metà anno, rimangono molto presenti nella vita della ragazza, soprattutto George, molto amichevole, premuroso e affettuoso con lei. Se non fossero due amici perfetti i due sarebbero una bella coppia e infatti Draco si dimostra vagamente geloso del Weasley e di James. Nuove gradite conoscenze sono i serpeverde, Emma stringe una piacevole conoscenza con Blaise Zabini e scopre di trovarsi molto bene con Daphne Greengrass anche se poi non la frequenta ad Hogwarts. Il rapporto con Theodore Nott rimane teso, così come quello con Pansy, che odia apertamente la ragazza.

Severus: Severus è il fondamentale centro della vita di Emma. Il loro legame molto forte, fatto soprattutto di silenzi e sguardi, diventa ancora più indissolupbile. I due abbassano le barriere , tanto che Severus comincia a mettere Emma apertamente in guardia su ciò che potrebbe accadere. Durante l'anno hanno anche un violento e fortissimo scontro che ferisce a fondo entrambi. La cosa più importante che cambia però è che Severus decide di adottare Emma, per impedire che il minestero la mandi ad un'altra famiglia. Emma diventa quindi ufficialmente una Piton O'Shea e si ritrova di conseguenza nella difficile situazione di mediare, così come il suo tutore, tra le due fazioni. Dopo un'iniziale forte preoccupazione Piton deve ammettere che l'emoor sembra naturalmente fatta per coprire quel ruolo. A questo punto della storia la fiducia tra loro è profondamente radicata e Severus deve faticare per nascondere il suo affetto per la ragazza.

Scuola: Emma dimostra di continuare ad essere un eccellente studente, particolarmente versata per l'arte delle pozioni. Nel corso dell'anno migliora notevolmente anche grazie all'ES.

Ordine e Maghi Affini: Emma ha scoperto l'Ordine della fenice e ci passa parte dell'estate prima del suo quarto anno e le vacanze di natale. Ha modo di affezionarsi a Sirius e di passare qualche momento con lui prima di vederlo morire, conosce anche Tonks che si dimostra particolarmente affabile con lei e approva le sue scelte, ha simpatia per Bill Weasley (oltre che un piccolo imbarazzo quando lo vede perché lo giudica molto bello) e soprattuto lega moltissimo con Remus Lupin. Il mannaro si dimostra particolarmente gentile e sensibile con lei ed è anche uno dei pochi dell'Ordine a sostenere la presenza di Severus e per questo guadagna la fiducia dell'emoor. I due duellano spalla spalla al ministero contro i mangiamorte, dove Remus prova a mettere in salvo la ragazza. Tutto l'Ordine è consapevole della situazione in bilico di Emma e supporta l'adozione di Severus. Silente, che è sempre riamasto abbastanza a distanza dell'emoor, a fine anno le comunica che faranno delle lezioni insieme.

Emma: Emma è cresciuta moltissimo durante l'anno, è diventata sicura e consapevole, la sua accesa curiosità sta diventando saggezza e si dimostra abile in moltissime situazioni. Molto matura per la sua età dimostra un lato molto serpeverde simile a quello di Severus nelle situazioni delicate come la festa al Manor, anche se Piton continua a dire lei di essere una terribile Grifondoro. La ragazza in realtà, come una degna corvonero, non è molto coraggiosa, ma piuttosto sveglia e con ottime capacità logiche, capisce perfettamente quando può esporsi o meno ed è molto consapevole dei suoi limiti. L'amore e l'affetto per le persone a cui tiene la rendono tuttavia ostinata e pericolosa nei confronti di chi vuole fare loro del male. Si mantiene l'ago della bilancia in ogni suo aspetto, schierandosi con l'ES senza per questo rinunciare al suo rapporto con Draco, per lei essenziale.

Spero che sia stato utile.

  
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