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Autore: LadyHeather83    04/02/2021    6 recensioni
In una serata apparentemente tranquilla, Parigi viene colpita da un terremoto devastante.
Adrien e Marinette, che stavano partecipando ad una serata organizzata dalla Casa di Moda Agreste, rimangono intrappolati nell'ascensore dell'Hotel Grand Paris, senza un'apparente via di fuga...
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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NON AVERE PAURA

*

Caduta libera

*

“Dobbiamo uscire da qui.” Disse Adrien con aria preoccupata, se si fosse verificata un’altra scossa di terremoto, sicuramente l’ascensore sarebbe caduto e loro, nel peggiore dei casi avrebbero perso la vita.

Questo se ovviamente, si stava parlando di ragazzi normali con una vita normale, ma loro erano Lady Bug e Chat Noir, e se non fosse stato per il fatto che erano costretti a mantenere il segreto sulle loro identità, si sarebbero trasformati seduta stante.

Chat Noir avrebbe usato il cataclisma e distrutto la porta, Lady Bug avrebbe usato il Lucky Charm o lo Yo-yo per raggiungere il piano più vicino.

Marinette riuscì a calmarsi e per un momento vincere la sua paura, ma ora doveva fare i conti con la presenza di Adrien in uno spazio ristretto.

Il suo profumo, aveva invaso quell’abitacolo e per poco non gli svenne ai piedi, nonostante fossero passati anni, quello che non era di certo passato, era la cotta per il modello francese, mai confessata.

Mentre Adrien cercava un modo per aprire la porta, lei osservava attraverso la camicia bianca la perfetta muscolatura dorsale assieme al suo lato B, messo in evidenza dallo sforzo che il biondo stava compiendo.

“E’ ermetica.” Disse abbandonando la missione.

Lei riuscì a volgere appena in tempo lo sguardo altrove, che si posò in una botola posta in alto, sul lato destro ed ebbe un lampo di genio.

“Guarda” Le disse indicando la porta “Se mi alzi, forse ci arrivo”.

Adrien si abbassò in modo da farla salire sulle spalle.

“No, no, no. Togliti quelle scarpe però, non vorrai arpionarmi con quelle armi e fare due buchi sul mio fisico perfetto”.

“Queste armi, come le chiami tu, sono di alta moda e ho speso tutto quello che ho guadagnato questa estate per pagarmele per poterle indossare in questa serata”.

“Giuro che se usciamo da qui sani e salvi, te ne regalo un paio di molto più belle”.

Marinette arrossendo si tolse le scarpe e le mise delicatamente in un angolo.

“Non guardarmi sotto la gonna, ok?” Gli disse mentre si apprestava a salire.

“Non era mia intenzione farlo, sono un gentiluomo sai?”. Ma inevitabilmente, mentre guardava quello che stava facendo, l’occhio cadde su quel sedere perfetto, sodo e nudo.

Sicuramente indossava un tanga di pizzo come quelli che era abituato a vedere sulle riviste o addosso a modelle famose, e solo a quel pensiero, Adrien arrossì vistosamente, non aveva mai pensato a Marinette in quei termini, ma ora che l’aveva sotto mano, pensò a quanto fosse cresciuta.

“Senti gentiluomo, riesci ad alzarmi un po' di più?” A Marinette mancava pochissimo per arrivare alla botola e riuscire ad aprirla.

“Milady accontentata!” Si alzò in punta di piedi cercando di non perdere l’equilibrio, ma fu lei a farlo, dopo aver udito quella parola.

Insieme caddero sul pavimento, uno sopra l’altro.

“Come mi hai chiamata?” Chiese interrogativa inchiodandolo al pavimento, senza dargli modo di muoversi.

“Ehm…Milady, perché?”

Non poteva essere una coincidenza, però era un nomignolo che chiunque poteva affibbiarle, non aveva nulla di strano o di personale.

Marinette lasciò andare la presa e si alzò, dando il tempo anche a lui di fare lo stesso.

“Solo una persona mi chiamava così, e mi ha fatto strano sentirla da te”. Spiegò gesticolando con le mani.

“Chi?” Adrien iniziò a sudare freddo e il battito del cuore accelerare come se avesse il turbo, come se in quel momento pezzi di un puzzle mai terminato e lasciato lì abbandonato, stavano piano piano andando a posto, però poi pensò che non fosse una parola così strana da poter portare solo ad una persona che non vedeva da tanto.

Marinette gli diede le spalle “Non ha più importanza ormai. Sono mesi che non lo vedo”.

“Non mi avevi mai parlato di questo ragazzo.”

“Era solo un amico.” Ma per lei Chat Noir significava molto di più.

“Dal tuo tono non sembrerebbe.”

“Senti, dobbiamo parlarne proprio ora?” Chiese infastidita, avevano altri problemi più grossi a cui pensare e quello non era di certo il momento più adatto a rinvangare il passato.

Non fece tempo a finire la frase, che l’ascensore venne colpito da una frustata talmente violenta, che s’inclinò leggermente, e quando i due ragazzi alzarono in contemporanea lo sguardo, videro che la lamiera si era lievemente deformata.

Marinette deglutì rumorosamente, le corde dell’ascensore si stavano staccando.

“Dobbiamo sbrigarci, altrimenti faremo la fine del gatto col topo”. Lo disse senza pensare.

Adrien colse subito l’analogia, ma il fatto che Lady Bug, le avesse affidato il miraculous del topo in passato, non significava che non fosse stata un’illusione o qualcosa di simile solo per depistarlo, del resto, anche lui aveva fatto la stessa cosa quando aveva accettato il miraculous del serpente dalla coccinella.

E ora che ci pensava meglio, durante la battaglia contro Miracle Queen, Marinette non compariva tra i possessori di miraculous.

“Strano detto da te” Sorrise sghembo.

“Che vuoi dire?”

L’ascensore tremò di nuovo mettendo in allarme i due ragazzi, e la lampada di emergenza si spense.

“Perfetto! Ci mancava questa.” Sospirò Marinette mentre una luce accecante si propagava nell’abitacolo: era Adrien che faceva luce con la torcia del suo cellulare.

“Ti conviene risparmiare la batteria, magari quando usciremo da qui avremo bisogno di chiamare qualcuno”. Lo rimproverò lei.

“Le linee sono saltate, non riusciremo ad avvertire nessuno in ogni caso.”

*

Passarono interminabili minuti, e l’aria viziata rendeva difficile persino respirare.

Marinette e Adrien rimasero in silenzio, lei seduta in un angolo con le mani dentro i capelli, lui in piedi dalla parte opposta con la fronte appoggiata alla parete.

Adrien forse si trovava nello stesso ascensore proprio con Lady Bug, ma allora perché non si trasformava e lo portava in salvo?

Per lo stesso motivo che portava lui a non trasformarsi in Chat Noir: proteggere la propria identità, sperava che i soccorsi arrivassero presto, perché sapevano che c’era qualcuno intrappolato in quell’ascensore.

Marinette si alzò a fatica, determinata però a portare Adrien fuori da quella trappola.

“Riesci ad alzarmi ancora?”.

Lui la guardò e annuì con il capo, ma restare in equilibrio e in punta di piedi con l’ascensore un po' pendente, non era facile, ma Marinette questa volta riuscì ad arrivare alla botola ed aprirla non con poca fatica.

Vennero investiti da un po' di polvere e detriti di piccole dimensioni, e Adrien chiuse gli occhi, quando qualcosa ci finì dentro.

“Stai bene?”

“Si, si, riesci ad andare su?”

Marinette si aggrappò alle estremità e si issò raggiungendo il tetto.

“E’ come sospettavo, un cavo si è staccato” Poi guardò su, la cabina si era fermata a pochissimi centimetri da una porta scorrevole, si avvicinò e con fatica riuscì ad aprirla di poco “Adrien, siamo arrivati, riesci a salire e darmi una mano ad aprire la porta?”. Si era affacciata all’apertura dell’ascensore e a tendergli una mano per aiutarlo a raggiungerla, avrebbe messo i piedi nella maniglia di sicurezza e issato senza problemi.

Ma a volte il destino gioca scherzi beffardi e quando si inizia a intravedere uno spiraglio, questi ti chiude inevitabilmente tutte le speranze.

Un’altra scossa, un rumore sordo e Marinette fu costretta a rientrare per non venire colpita da un’altra corda.

La caduta venne attutita dal corpo di Adrien “Tutto ok?” Le chiese ignorando il dolore all’addome.

“S-si” Ma dalla sua gamba destra proveniva una fitta lancinante, la guardò, e in penombra scorse un lungo taglio e il vestito strappato.

“Non stai bene, guarda qua” Le disse Adrien accorgendosi della menzogna, e subito cercò di correre ai ripari, rompendo ancora di più il vestito per avvolgerlo attorno alla gamba.

“Il mio vestito” Protestò lei.

“Sono in debito di un paio di scarpe e ora anche di un vestito”.

“Eh no! Così giochi facile.” Incrociò le braccia sotto il seno in segno di finta offesa.

“Un’edizione limitata? Un capo unico nel suo genere? Ti potrebbe interessare la cosa?”

“Va bene, ma rilancio la posta aggiungendo anche una cena”. Lei glielo disse scherzando, solo per smorzare la tensione e per non pensare al dolore.

“Non vedo dove sia il problema, anzi, mi chiedo perché non lo abbiamo fatto prima!”.

“Intendi io e te?”

“Si esatto, che male ci sarebbe?”

“Niente, è solo che…magari poi…pensano che io e te…si insomma…che siamo…che stiamo…”

“Che pensino quello che vogliono, l’importante è quello che proviamo noi”. La guardò dritta negli occhi, e a Marinette quella frazione di secondo le sembrò un’eternità.

“Hai ragione.”

Adrien la vide pensierosa “Stai forse meditando cos’altro chiedere?” Scherzò, era incredibile come tirasse fuori il suo umorismo anche in una situazione del genere, dove le loro vite erano appese ad un filo, e non metaforicamente parlando.

“No. Comunque potrei benissimo chiedere dell’altro, visto che mi sarai debitore a vita!”

“Cioè?” Inarcò un sopracciglio.

“Semplicemente perché se usciremo da qui, sarà solo ed esclusivamente per merito mio” Si pavoneggiò.

Lo vide increspare un labbro. “Vediamo, sei ferita e non stai facendo al momento nulla di concreto, cosa ti fa pensare che sarai tu a salvarmi?”.

“Ho un asso nella manica” Anche se avrebbe voluto dire nella borsetta.

“E sentiamo, cos’è?” La invitò a continuare.

“Non posso dirtelo”.

“Perché no?” Si avvicinò pericolosamente al suo volto ormai sporco di polvere e grasso, proprio come il suo.

“Sai come si dice…la curiosità, ha ucciso il gatto”.

Adrien si allontanò “Non so di che cosa tu stia parlando, ma voglio proprio vedere cosa ti inventerai…” Si andò a sistemare alla parte opposta alla sua “…e comunque anch’io ho un asso nella manica” Ammiccò.

*

Un’altra scossa, questa volta più forte delle precedenti, che rischiava di metterli ancora di più in pericolo di quello che non erano già.

Marinette si precipitò da Adrien abbracciandolo più forte che poteva, come se quell’abbraccio le potesse far passare ogni paura, come se fosse la sua unica ancora di salvezza.

Cessò il tutto in pochi secondi, ma non il terrore di quello che stava per accadere.

Anche l’ultima corda si staccò dall’ingranaggio e l’ascensore iniziò a precipitare a grande velocità.

Plagg, trasformami”.

Tikki, trasformami”.

Invocarono il loro potere in contemporanea, e in una frazione di secondo, uscirono da quella che fino a poco tempo fa era la loro trappola mortale.

*

continua

  
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