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Autore: eddiefrancesco    05/02/2021    0 recensioni
Inghilterra 1863 sebbene di aspetto piuttosto insignificante, lady Hester Pimblett possiede una viva intelligenza che le consente di scorgere l'uomo disperatamente solo che si cela dietro la maschera cinica di Adrian Fitzwalter, duca di Barroughby e di provare per lui un attrazione che non tarda a diventare amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Storico
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- Ho tutto il diritto di tornare a casa mia. - - Non mi meraviglio che siate stato costretto a lasciare Londra. Immagino che ancora una volta vi siate battuto a duello.- - Immaginate quello che vi pare, vostra grazia. Non vi disturberò che per un breve periodo. Dov'è Elliott? - - Ancora in Francia, grazie a Dio. - - Ah. Per quando è previsto il suo ritorno? - - Da un giorno all'altro, Adrian, da un giorno all'altro. Confesso che sono felice che si trovi ancora all'estero. Preferisco che non venga contaminato dell'ennesimo scandalo in cui siete coinvolto. Non pensate proprio mai a noi? Non pensate mai a vostro fratello? No, non prendetevi la briga di rispondere. È chiaro come il sole. Voi non pensate che a voi stesso. - Il duca di alzò in piedi lentamente. - Con il vostro permesso, mi ritiro nella mia stanza.- - Non ho ancora finito con voi. Voglio sapere che cos'avete fatto! - - Per quanto sia convinto dell'autenticità del vostro interesse, io ho finito con voi, vostra grazia. Il mio avversario non è stato il solo a restare ferito e a meno che non vogliate che macchi di sangue il tappeto, vi consiglio di non trattenermi. Buongiorno, lady Hester. I miei omaggi, vostra grazia. - - Desiderate che chiami un valletto? - domandò Hester attraversando la stanza. - Hester! - la richiamò la duchessa in tono brusco. - Venite subito qui! Ho bisogno di voi! - Con un certo divertimento, Adrian vide esitare l'ultima dama di compagnia della sua matrigna, o schiava, come sempre considerava quelle sventurate. Poi, con una somma meraviglia, la vide assumere un'espressione risoluta. - Se volete scusarmi, vostra grazia, sarò da voi fra un minuto.- Adrian avrebbe sorriso compiaciuto per quell'aperta disobbedienza, se non avesse saputo che così facendo avrebbe contribuito soltanto ad alimentare la collera della sua matrigna e a rendere le cose ancor più difficili per lady Hester. Perché una giovane donna nobile e ricca trascorreva le sue giornate ad accudire quell'arpia?,si domandò. Doveva avere ben altre opportunità, anche se non era una bellezza. Pimblett. Conosceva quel nome e ricordava delle figlie, ma non una Hester. Helena Pimblett veniva giudicata assolutamente splendida. Lui l'aveva vista una volta a teatro e gli era parsa una donna frivola, piena di sé. Alcuni suoi conoscenti che se ne intendevano sostenevano che anche la sorella minore era incantevole. Tuttavia, non aveva mai sentito parlare di una terza sorella e il motivo appariva chiaro. A Londra, una ragazza come quella sarebbe passata pressoché inosservata. Eppure, non era del tutto priva di attrattive. Gli occhi color fiordaliso erano frangiato da lunghe ciglia scure,lo stesso colore dei suoi capelli, raccolti in un semplice nodo sulla nuca. Aveva una pelle di seta, il colorito sano di chi è cresciuto in campagna, lineamenti delicati e un naso di cui nessuna donna avrebbe potuto vergognarsi. Vestiva semplicemente ma con buongusto e possedeva una figura più che passabile. E a giudicare da come aveva reagito all'ordine imperioso della duchessa, doveva anche essere una ragazza fuori dal comune. In quel momento lady Hester apparve sulla soglia, seguita da Jenkins e da due valletti. A quel punto, la ferita gli doleva in modo atroce e sentiva il sangue filtrare attraverso la fasciatura. Ciononostante, non si sentiva tanto malandato da aver bisogno dell'aiuto di tre uomini. - Mi sono presa la libertà di mandare a chiamare il chirurgo per il duca, oltre al dottor Woadly - annunciò lei con una voce amabile, piacevole quanto la sua espressione. Si rivolse alla duchessa prima di portare lo sguardo su di lui esaminandolo senza batter ciglio, quasi fosse stato un insetto sotto vetro. Adrian ricambiò lo sguardo, più per curiosità che per altro, quindi decise di tentare a sua volta un esperimento e le sorrise con tutto il suo fascino che riuscì a mettere insieme. - Vi ringrazio, lady Hester. - Lei non arrossì, non abbassò gli occhi né lo fissò in modo sfacciato. Si limitò a tornare al suo posto. La sua reazione, o mancanza di reazione, non aveva alcuna importanza, si disse Adrian. Perché avrebbe dovuto averla essendo una ragazza tanto insignificante? E poteva anche darsi che, pallido e smunto com'era a causa della perdita di sangue, lui non apparisse nella sua forma migliore. Sì, questo avrebbe spiegato come mai una donna della sua età fosse rimasta insensibile al suo fascino. Deciso a ignorarla, si avviò zoppicando alla porta. - Jenkins, se mi permettete di appoggiarmi al vostro braccio, potete congedare i valletti. Non appena sarà arrivato, mandate il chirurgo nella mia stanza.- - I sali, lady Hester! - le ordinò la duchessa. Senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, lei accorse a prendersi cura della sua matrigna. - Devo avere un aspetto davvero spaventoso - mormorò Adrian dirigendosi verso le scale ed evitando di appoggiarsi troppo al vecchio maggiordomo. - Che cosa vi aspettate, vostra grazia? - - Niente, non ho detto niente. - - Si, invece. Avete detto che vi aspettate qualcosa.- - Mi riferivo al ritratto di mio padre. È molto sporco e mi aspetto che venga pulito al più presto.- Indugiarono sul pianerottolo per osservare il ritratto del quinto duca di Barroughby, appeso accanto a quello più piccolo della sua prima moglie. - Bei tempi - sospirò Jenkins. - Ero più giovane allora.- - Bè, se è per questo, lo eravamo tutti - gli fece notare il sesto duca di Barroughby, affrontando con cautela la seconda rampa di scale. - Non è necessario che assumiate quell'aria così cupa, John.- Adrian sorrise al chirurgo che gli stava bendando la ferita alla coscia. - Mi è capitato di peggio. - - Che cosa ve l'ha procurata, questa volta? - domandò John Mapleton. - Non una spada.- - Una pistola da venti passi di distanza.- - Ah. - - Ho perso una certa quantità di sangue, ma non mi causerà un danno permanente, mi ha assicurato il chirurgo di londra.- - Buon per voi.- Mapleton si raddrizzò sbuffando. - Vi è andata bene ancora una volta. Un giorno o l'altro non sarete tanto fortunato. Finirete per farvi ammazzare.- - Non avevo molto da temere dal mio avversario. Temevo piuttosto che il suo proiettile colpisse il mio padrino o un innocente spettatore.- - Uhm. Per quale ragione vi siete battuto? Una donna?- - Già. - Alzando il piede, Adrian lo posò cautamente sul tappeto. Sul tavolo accanto alla poltrona su cui sedeva c'erano una bacinella di acqua arrossata dal sangue e il panno che il chirurgo aveva usato per lavargli la ferita, oggetti che sembravano fuori posto nella stanza sfarzosamente arredata con la sua costosa carta da parati, le comode poltrone di broccato, i tavoli di squisita fattura e il grande letto a baldacchino. - Vostra o di Elliott? - Lui non rispose. Rimase muto e immobile. Accigliandosi, Mapleton riprese a riporre i suoi ammennicoli nella borsa. - Di Elliott, evidentemente. Avrei dovuto immaginarlo. Quell'irresponsabile se l'è svignata in Europa e voi vi siete addossato la colpa. Tanto per cambiare.- - È tutto a posto adesso, quindi preferirei non parlarne.- Adrian sobbalzò nell'appoggiare il peso del corpo sulla gamba ferita. - Dovreste riposare, vostra grazia. Ditemi, non vi è venuto in mente di prendere una carrozza per venire qui?- - Drake aveva bisogno di moto e dopo tanti mesi a Londra, io avevo bisogno di respirare dell'aria pulita.- La voce sommessa del dottor Woadly risuonò nel corridoio. - Temo che la mia venuta abbia causato un'indisposizione alla mia matrigna - aggiunse in tono sarcastico. - Potreste mandarla a Dower House.- - Perché dica a tutti che l'ho messa alla porta?- - Non ha alcun diritto di stare a Barroughby Hall. Vostro padre l'ha lasciata a voi.- - È vero.- Adrian estrasse un sigaro dalla tasca del panciotto e accese un fiammifero. - Data la mia reputazione, suppongo che una macchia in più non faccia una grande differenza. Non che non ci abbia pensato. Mio padre, però, voleva che lei restasse qui. Insieme a jenkins.-
   
 
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