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Autore: Mercurionos    08/02/2021    1 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Capitolo 19 – SVU: Saiyan Victims Unit, Parte 6 – Anno 2, 1/5 Germinale
 
Poco dopo, i tre soldati rimasti vennero accompagnati in una saletta scarsamente illuminata, con al suo centro un lungo tavolo di vetro circondato da una decina di sedie dall’aspetto costoso. Nacho, la minuta rappresentante del centro, prese posto alla testa del tavolo, gesto che i suoi interlocutori non vollero imitare. Con tono freddo e infastidito la donna chiese loro: “Allora, cosa volete, voi?” Gladyolo non rispose, ma fece cenno con la testa a Radish, invitandolo a inaugurare il discorso. Il saiyan fece un passo in avanti, deglutì, rompendo l’asfissiante silenzio di quella stanza. Quindi si fece avanti ancora un poco: “Noi, ecco… Noi pensiamo che il signor Mizugoke, come altre due persone, siano state assassinate da un cecchino.”
“E questo ha qualcosa a che vedere con il centro ricerche, ciò?”
“Dipende. – continuò Radish, infastidito dal tono distaccato della donna – Avete per caso sviluppato un fucile da cecchino intercontinentale? Perché sarebbe proprio quella l’arma del delitto.”
 
La piccola donna balzò in piedi di scatto e sbatté le mani sul tavolo di vetro: “Chi ve l’ha detto, voi?”
Gladyolo sorrise malizioso: “A quanto pare abbiamo azzeccato.”
“Non avete azzeccato nulla, voi! Non vi dirò nulla, io, non do informazioni riservate, io!”
“Burp.”
 
I presenti ammutolirono. Uno dopo l’altro, lentamente, si voltarono verso Vegeta. Il saiyan era intento a rintanarsi pian piano tra le proprie spalle.
“Ma… Vegeta, – fece Radish timoroso – ti sembra il caso?”
Il principe non rispose; si voltò, tetro in volto, e si avvicinò alla donna. Si chinò poi verso di lei minaccioso e farfugliò a denti stretti: “Ce l’avete o no questo fucile?”
“Non le rispondo, io. Inoltre le puzza l’alito, lei.”
Vegeta alzò una mano, la strinse, poi la fece ricadere sul tavolo. Il grande ripiano di vetro andò in pezzi con un gran fracasso. Gladyolo non ebbe nemmeno voglia di lamentarsi del comportamento del compagno, e si limitò a coprirsi gli occhi con i palmi.
“Ascolta, vecchietta. Io ho freddo, ho fame e mi sto annoiando a morte. Stiamo inseguendo un dannatissimo assassino, l’ennesimo vigliacco che non vuole darmi la soddisfazione di farsi riempire di botte. Quindi, se non vuoi che mi sfoghi su di te e su tutto questo edificio inutile, dimmi quello che voglio sentirmi dire. Dimmi che posso tornare a casa ad allenarmi. Dimmi che non mi sono allenato per nove mesi su Yardrat senza motivo. Dimmi che la saga di Moro è solo un brutto sogno. Ci siamo capiti?”
 
In quel momento gli scouter dei tre ragazzi emisero un debole suono. Radish rispose frettolosamente alla chiamata: “Ehi, che c’è?”
Era Dylia: “Ciao, come va da voi?”
“Tutto a posto, Vegeta sta minacciando di morte un paio di persone e ha distrutto soltanto un mobile. Voi avete trovato qualcosa, invece?”
“Sì, ci sono dei segni sopra un muro, proprio come quelli di ieri. Forse hanno sparato dalle montagne.”
“Oh, bene. Allora raggiungeteci e portate un panino per Vegeta, prima che ammazzi qualcuno.”
“Il solito?”
“Mettici più verdura, stavolta. Temo che ultimamente non abbia mangiato abbastanza fibre.”
“D’accordo. A dopo!”
 
Radish si rivolse ai presenti. “Sembra che abbiano usato lo stesso fucile anche per fare fuori il suo capo.” Disse indicando la donna.
La signora Nacho, ancora leggermente scossa dalle minacce di Vegeta, tentò di rassestare il proprio vestitino spiegazzato. Bersagliata dagli sguardi dei tre soldati, non poté infine far altro che assecondare le loro richieste: “Va bene, parlerò, io. Dovete seguirmi, voi, ma non fatene parola con nessuno, voi.” La donna abbandonò l’ufficio pieno di cocci e i tre studenti la seguirono in silenzio. Poco dopo vennero raggiunti anche dagli altri membri della loro squadra.
 
Il gruppo attraversò corridoi su corridoi, stanze scarsamente illuminate, officine rumorose, due refettori, una sala giochi, qualche piano di uffici e uno strip club con un fornitissimo bar. I ricercatori dell’esercito non si facevano proprio mancare nulla. In seguito alla lunga camminata, i ragazzi raggiunsero un ampio salone, completamente bianco e senza finestre. Le pareti erano ricoperte di scaffali, luci e pulsanti. In centro all’androne un unico tavolo era stato sommerso da una montagnetta di ferraglia, che col tempo pareva essersi sparsa ovunque per il pavimento pulito della stanza. Nacho accompagnò gli studenti verso il fondo della sala vuota, mise le mani su una piccola consolle e la parete di fronte a loro si rivelò essere un grande schermo.
 
Un fucile. Era decisamente grande, con un calcio massiccio e squadrato e la canna esageratamente lunga, dalla forma complessa e dai lineamenti rozzi e poco definiti, ma quello mostrato sul teleschermo era senza dubbio un fucile da cecchino. Nacho si arrampicò a fatica sul tavolino posto proprio sotto allo schermo facendo cadere un paio di bulloni per terra, cosicché riuscisse a guardare per bene negli occhi i propri interlocutori, poi cominciò la propria esposizione.
 
“Questo fucile, che NON ESISTE, lui, è un fucile di precisione a gluoni, questo. È stato richiesto qualche anno fa dal Silver Emblem, ma la progettazione l’abbiamo iniziata soltanto l’anno scorso, noi. L’ingegnere capo Abirusa si è occupato della costruzione, lui, ed è riuscito ad ultimarlo qualche mese fa, lui.”
“E che cos’ha di particolare?” Indagò Gladyolo.
“Ma mi ascolta, lei? Spara gluoni, questo! In breve, dico io, se ne frega della curvatura del pianeta, questo. Spara dritto, drittissimo, questo!”
“Significa che deve funzionare su grandi distanze?”
“E certo, ciò! Altrimenti quale curvatura dovrebbe evitare, quello? Spara fino a cinquecento chilometri, quello!”
 
Gli studenti sussultarono. Per un attimo tentarono di quantificare ciò che avevano appena sentito. Cinquecento chilometri erano decisamente tanto: Vegeta impiegava quasi due minuti per lasciarsi alle spalle così tanto spazio, quasi due minuti interi, ve ne rendete conto?
“Quante armi del genere avete prodotto?” Chiese Radish alla donna.
“Che domande fa, lei? – Nacho sbatté i piedi sul tavolino con foga – Soltanto uno, guardi che costano, quelli!”
“Ah, e… dove si trova adesso, il fucile?”
 
La creaturina non rispose subito. Si fece piccola piccola, stringendosi nelle ossute e minuscole spalle. “Non lo so, io.”
Silenzio. Perplessi, gli studenti si scambiarono qualche occhiata.
“Che significa che non lo sai?” Le parole di Vegeta rimbombarono nella stanza fredda.
“Ci è stato sottratto qualche giorno dopo la fine dei lavori, quello. Qualcuno è entrato, ha disattivato le telecamere, e ha preso il fucile, quello.”
“E dov’è il genio che l’ha costruito?” Il saiyan abbassò ulteriormente il tono della voce mentre si avvicinava alla donna.
“Non lavora più per noi, lui.”
“Non t’ho chiesto cosa fa. Voglio sapere dov’è.”
Nacho piegò il capo in avanti e alzò gli occhi verso Vegeta. “Non lavora più per noi. È stato rimosso.”
La donna disse ciò con voce rotta e asettica, lasciando intendere il proprio messaggio. Gli studenti capirono al volo e, per un attimo, trattennero involontariamente il respiro. Gladyolo cominciò a grattarsi nervosamente il collo e abbassò lo sguardo. Quando rialzò gli occhi, Vegeta era sparito.
 
Senza dir nulla, si voltò e abbandonò la stanza. Nessuno tentò di fermarlo. Percorse a lunghi passi i corridoi del complesso, il cricchio degli stivaletti bianchi rimbalzava negli androni vuoti, qualche botto sommesso di chissà quale macchinario, poi raggiunse l’uscita. Riuscì a vedere Vegeta piegarsi sulle ginocchia, pronto a saltare e sparire tra le nuvole. L’istinto ebbe la meglio e allungò una mano, e Vegeta si fermò.
 
Nota dell’Editor:
Sì, incredibile, parlo anche io qualche volta. Volevo farvi pervenire questa importantissima informazione: le sedie “dall’aspetto costoso” nell’ufficio di Nacho sono sicuramente delle sedie da gaming, più o meno quelle che vorrebbe l’autore al posto della sua seggiola da ufficio. Tutto qua. Strabiliante, vero?
 
Ah, inoltre: io AMO L’ISPETTORE POMFRITZ. Incredibile che l’autore non assuma alcun tipo di sostanze, ed è comunque riuscito ad immaginarsi quel modo assurdo di parlare. Lo adoro. No, non assumo nulla manco io. Giuro.

Non perdetevi assolutamente il seguito, immagino. E grazie per averci seguito fino alla fine del capitolo 19! Che è settimana prossima… Uffa, bisogna essere pure buoni a parlare, adesso?
   
 
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