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Autore: Elizabeth_Carre    08/02/2021    0 recensioni
"Ma in questo giorno più triste di altri, la certezza che due di noi potrebbero morire nelle prossime settimane ci fa sentire già tutti morti, e forse un po' lo siamo già."
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera a tutti.

I capitoli 15 e 16 sono in revisione e vorrei poterli pubblicare al più presto,

purtroppo però, quando ho ripreso in mano la penna, perché sì, io scrivo tutto a penna altrimenti non mi viene l'ispirazione, mi sono ripromessa di essere sempre due capitoli sopra prima di pubblicarne uno. E al lavoro devo fare dei corsi di aggiornamento che mi toglieranno moltissimo tempo libero fino ad inizio marzo.

Le stesure dei capitoli credo che procederanno a rilento ma ormai che sto cavalcando l'onda, approfitterò di ogni momento libero per andare avanti anche se dovrò farlo a spezzoni.

Spero che mi perdoniate qualora le pubblicazioni tardassero ad arrivare.

Tuttavia non demordete. Io sono qui e sono più che decisa a finire questa avventura. Perciò...

 

A presto, Elizabeth.

 

 

 

 

 

 

14

 

 

 

 

 

 

Con gli occhi seguo la direzione del suo dito. Un movimento cattura la mia attenzione. Una cosa fugace e talmente istantanea che per un attimo penso di averlo solo immaginato.

Iniziamo a correre per cercare di raggiungerla. Io corro come un pazzo per arrivare prima di tutti.

Non può essere stata così stupida. Non posso crederci.

Non è lei. Lo ripeto come un mantra nella mia testa come se il solo pensarlo potesse renderlo vero. Il cuore mi batte all'impazzata. Mi sento la pelle fremere. Le orecchie otturate. La pressione alle stelle.

Cerco di convincermi ma la paura mi attanaglia come una morsa nello stomaco.

Sono ancora distante da Cato e Clove. Sono troppo veloci e le mie gambe ferite non mi permettono di fare più in fretta.

-È Tresh! - dice Marvel.

Faccio un sospiro di sollievo e rallento.

-Sì. Lo vedo chiaramente- dice Cato continuando a correre.

Il mio istinto mi suggerisce di fermarmi per salvaguardare le mie ferite ma se lo facessi potrebbero intuire qualcosa, quindi prendo tra le mani il mio coltello e corro con rinnovato vigore.

-Accerchiamolo, Cato – dice Clove.

E così facciamo. Iniziamo a dividerci per intrappolarlo ma Tresh è troppo veloce e fende l'erba alta con una sciabola ricurva che maneggia come se fosse abituato ad usarla. Inoltre non io vedo nulla e Tresh ci sfugge di nuovo.

-Avanti, ragazzi. Dobbiamo prenderlo! - dice Cato.

Guardo nella sua direzione seguendo il suono della sua voce. Quello che vedo mi spaventa.

Ha sul volto il sorriso più diabolico che abbia mai visto. Si passa la lingua appuntita sulle labbra e fa volteggiare la spada correndo proprio dietro il tributo del Distretto 11, utilizzando come passaggio i fasci d'erba tranciati da Tresh.

Per il resto di noi movimenti sono difficoltosi. Con il mio coltello non riesco a recidere abbastanza in fretta i fili delle piante che mi ritrovo sul cammino.

Lux ha solo l'arco con sé e presa dalla frustrazione per la sua impossibilità comincia a tirare frecce alla cieca.

Marvel è l'unico che riesca ad aprirsi un varco tra le fronde. Clove invece si è fermata per riprendere fiato.

È una piacevole sorpresa scoprire che per quanto sia letale, la sua resistenza è inferiore alla mia.

Così decido di rallentare anche io senza fermarmi.

Dopo circa mezz'ora arriviamo in uno spiazzo simile a quello in cui si trova la cornucopia.

L'erba alta davanti a me, i boschi a destra, il lago alle mie spalle e il dirupo alla mia sinistra.

Mi fermo mentre Marvel e Cato continuano a correre in preda alla frenesia.

Li vedo sparire oltre le siepi giganti che all'inizio dei giochi ho scartato a priori come rifugio.

Evidentemente Tresh sa come muoversi al loro interno ma i miei alleati hanno più difficoltà. Oltre le loro urla di derisione sento anche quelle della loro frustrazione.

-Non ti resta molto da vivere, Distretto 11 – dicono. E ancora: -Ti troveremo -, -Corri -, -Ti spezzeremo le gambe quando ti avremo preso -.

Aspetto per circa venti minuti che tornino indietro ma le loro urla si affievoliscono sempre di più man mano che si allontanano.

Spero con tutto me stesso di sentire riecheggiare il suono del cannone per tutta l'arena e che possibilmente decreti la morte di uno dei Favoriti se non di entrambi. Sarebbe un bel colpo se Tresh riuscisse a farne fuori qualcuno.

Lux sbuca dietro di me con il respiro affannato e si ferma con le mani sulle ginocchia gettando l'arco a terra.

Non mi ero accorto che stesse per arrivare qualcuno perso com'ero nelle mie inutili speranze.

Adesso però io ho una possibilità. Almeno uno dei Favoriti potrebbe morire davvero stanotte. Per mano mia.

Sarebbe così facile per me adesso ucciderla. Ho più prestanza fisica di lei nonostante sia leggermente malandato. Accarezzo l'idea per un solo secondo prima di rendermi conto che non potrei mai farlo.

Per prima cosa, mi ero ripromesso di non diventare una pedina nelle mani di Snow. Non voglio versare sangue inutile. So che probabilmente loro proveranno ad uccidermi quanto prima e so che mi difenderò nella speranza di sopravvivere. So che ucciderò ad un certo punto. Ma voglio farlo per difesa e non per primo.

Inoltre non posso permettermelo. Dovrei fuggire subito dopo averla uccisa e servirebbe soltanto ad aumentare la rabbia dei Favoriti. Perciò non lo faccio.

-Dove sono andati – mi chiede dopo aver ripreso abbastanza fiato.

-Si sono inoltrati tra nell'erba alta sperando di raggiungere Tresh -.

-E tu perché non sei con loro? - mi chiede sospettosa raccogliendo l'arco ed incoccando una delle poche frecce che le sono rimaste nella faretra.

Non me lo punta contro ma è una minaccia abbastanza palese. Se le mie risposte non la soddisfaranno mi ucciderà.

Lux.

Se Cato uccide consapevolmente e comprendendo a pieno la portata del gesto, lei agisce per pura stupidità. È folle e so che potrebbe davvero uccidermi semplicemente perché le va anche andando contro il volere degli altri. Sembra una bambina capricciosa.

Questo suo modo di sentirsi superiore mi indispettisce e anche se potrei avere la meglio su di lei, decido di rispondere tranquillamente.

-Io non vengo da uno dei distretti favoriti – le ricordo. -Non sono allenato come voi. Non ho molta resistenza pur essendo un uomo. Se hai avuto difficoltà tu ad arrivare fin qui, agile come sei, pensa a come possa sentirmi io – le dico facendo due moine che so che la rabboniranno. Poi mi lascio cadere sull'erba per enfatizzare il concetto.

Mi guarda con sospetto ma so che le mie parole hanno colto nel segno e inoltre ho scelto questa posizione sottomessa che mi rende inerme ai suoi occhi. Non voglio che si senta minacciata. Una mossa azzardata, ma spero che funzioni.

Dopo un lungo momento in cui ci osserviamo a vicenda io a terra e lei alzata, finalmente si accascia accanto a me.

Aspettiamo un paio d'ore che gli altri tornino indietro ma poi il freddo ha la meglio su noi e decidiamo di tornare da Clove in riva al lago. Sappiamo esattamente dove dirigerci.

Una voluta di fumo si alza da un punto ben preciso davanti a noi e sappiamo entrambi che nessun tributo avrebbe acceso un fuoco per scaldarsi. Deve per forza essere Clove.

Quando la raggiungiamo la prima cosa che facciamo è esporci al calore della fiamma e dopo altre due ore circa sentiamo Cato e Marvel tornare dalla loro caccia spasmodica.

Nessun cannone ha sparato per avvertirci e anche se un po' deluso che quei due non siano morti, sorrido felice che neanche Tresh lo sia.

È una follia, lo so. Ma mi sarebbe dispiaciuto.

Alle prime luci dell'alba torniamo alla cornucopia, ci rifocilliamo e riposiamo un po'. La notte che verrà sarà più dura di quella appena trascorsa ma prima di addormentarmi mormoro il suo nome alle poche stelle rimaste nel cielo, come sempre.

Sonnecchio un po' per riprendere le forze e a mattinata inoltrata mi risveglio e mi informano che Cato ha deciso di allestire una piccola base anche in riva al lago. È sicuro che Tresh tornerà visto che quella del lago deve essere la sua unica fonte d'acqua. Vuole essere pronto quando accadrà.

Così costruiamo un piccolo campo e nel primo pomeriggio ci mettiamo in cammino per cercare altri tributi. Questa volta si unisce a noi anche la ragazza del Distretto 4.

Prima di partire Cato mi consegna una lancia.

-Così la prossima volta che ci avventuriamo in un campo con l'erba alta non potrai chiamarti fuori – mi dice.

Mi sta facendo capire che se dovessi di nuovo disertare me la farà sicuramente pagare.

La prendo e iniziamo a muoverci.

Dopo ore e ore di ricerca nei boschi non abbiamo ancora scovato nessuno dei tributi.

-Dovremmo dividerci – esordisce Clove.

Rabbia, frustrazione e stanchezza ci hanno resi taciturni e sobbalzo al suono della sua voce graffiante.

Ci voltiamo tutti a guardarla.

-Io, Cato e il Ragazzo Innamorato continuiamo per questa via. Lux, Marvel e Distretto 4, verso le siepi – continua.

-Hai ragione – afferma Cato.

Io sono sempre più allarmato. Non posso controllare e proteggere Katniss da entrambi i gruppi se ci dividiamo.

Non ho il dono dell'ubiquità.

Tuttavia avrei più possibilità di sopraffarli prendendoli separatamente anche se non so quante ne avrei con Cato e Clove.

Potrei provarci per lo meno ma se morissi nel tentativo, addio all'idillio d'amore che sto mettendo in scena. Non è conveniente per me fare una mossa azzardata come questa.

-Siamo più esposti se ci dividiamo – obietta Lux. -Non riusciremmo a difenderci da Tresh se dovesse attaccarci – sbuffa. -Vai tu con Marvel alla sua ricerca e io vado con Cato – continua.

-Non lo farai – risponde Clove acida.

-Cosa? - chiede Lux con finta ingenuità.

-Non ti metterai tra me e Cato. -

-Cara mia, comunque da qui uscirà uno solo di noi, io non voglio rubare un bel niente. Cerco solo di sopravvivere il più possibile. Come tutti. E so che se andassi alla ricerca di Tresh armata solo del mio arco e con Marvel come cane da guardia, morirei prima di poter urlare - dice Lux.

-Ehi! - si difende Marvel.

Comincia tutta una serie di liti che io sfrutto a mio vantaggio per cercare di metterli contro. Dico a Clove che forse è vero che Lux sta provando a fare la furba e a Marvel che non si doveva permettere a chiamarlo cane da guardia.

Non posso credere che stiano battibeccando come delle oche per un pezzetto di pane per una cosa così sciocca.

Che ce ne facciamo di legami affettivi qui dentro? A meno che non sia una tattica anche la loro non li capisco proprio.

Non ce ne accorgiamo neanche. Non sentiamo il rumore di legna che arde, né l'odore di fumo. Ma ad un certo punto guardiamo tutti alla nostra sinistra.

Un'onda di fuoco ci sta venendo addosso ad una velocità impressionante.

Cervi, cani, conigli e scoiattoli sbucano da dietro le siepi correndo all'impazzata cercando di fuggire. Così iniziamo a correre anche noi.

Veniamo avvolti in una nuvola di fumo che non ci lascia respirare. Tossiamo e corriamo con le lacrime agli occhi e i polmoni che bruciano per aver respirato aria compromessa.

Rami di alberi ci cadono addosso. Li schivo come posso.

Scintille infuocate mi zampillano sul petto bruciando la mia camicia e arrivando alla carne.

Mi affretto a spegnerle con le mani ustionandomi anche i palmi e le dita, ma non importa, continuo a correre per cercare di salvarmi la vita.

Ci dirigiamo a destra e all'improvviso una lingua di fuoco ci costringe a cambiare direzione.

Questo non è un fuocherello sfuggito al controllo di un tributo maldestro.

No. Gli strateghi cercano di spingerci in un punto ben preciso. Devono essersi stancati di questi Hunger Games privi di morti e hanno deciso di affrettare le cose.

Ci uccideranno tutti. Penso preso dal panico. Ma capisco subito che non potrebbero mai farlo. A loro interessa vederci uccidere l'un l'altro. I Capitolini non si divertirebbero a vederci morire così.

Stanno cercando di avvicinarci.

Riesco a scavalcare un tronco che brucia, per miracolo. Il sudore mi cola sulla fronte e di nuovo le fiamme cambiano direzione e noi con loro.

Il naso e la gola mi bruciano da morire e a furia di tossire per liberare le vie respiratorie mi viene da vomitare. Lo faccio senza riguardo per nessuno, e quando rialzo la testa dopo aver finito, vedo che non sono stato l'unico ad essere stato colto dai conati.

-Acqua – urla Cato. -Bevete acqua – dice tra un rantolo e l'altro.

Io non sono sicuro che bere acqua non mi farà di nuovo vomitare ma allungo lo stesso il braccio verso la tasca laterale del mio zaino cercando di prendere la borraccia. Quando ci riesco, mi fermo per un secondo a bere un sorso d'acqua e riprendo a correre.

Il liquido che scende fresco nella gola, sana un po' la situazione. La frescura che mi procura mi fa sentire un po' meglio. Mi libera parzialmente. Per qualche secondo. Vado per berne un altro po' e la borraccia mi cade di mano. Sono tentato di andarla a riprendere ma quando vedo un'altra scia di fuoco venire nella mia direzione, riprendo a correre più veloce di prima. La gamba mi pulsa e sento il sangue colare dalla ferita che deve essersi riaperta a contatto con qualche ramo o qualche cespuglio in cui mi sono imbattuto.

Perdo un attimo a controllare e vedo che il rivolo di sangue è appena accennato e il resto è solo sudore, le fiamme quasi mi avvolgono.

Scatto in avanti e mi strappo un po' un muscolo.

Dopo quello che per me è un tempo interminabile, le fiamme iniziano a scemare e noi rallentiamo finché il fuoco non si quieta del tutto e allora continuiamo a camminare tossicchiando per uscire da quest'area intrisa di fumo.

Ci ritroviamo in una radura con un piccolo stagno al limitare di essa.

Un po' di sollievo. Penso pregustando il momento in cui mi ci potrò immergere. Dopo l'inferno a cui siamo sfuggiti sarà un paradiso potersi bagnare in quelle acque fresche. E poi, il petto e le mani mi bruciano per le scottature.

Alziamo gli occhi tutti allo stesso momento. Un movimento all'interno dello stagno ha attirato la nostra attenzione.

Spalanco gli occhi e per la seconda volta in poche ore provo paura. Vorrei morire.

È lei.

 

   
 
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