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Autore: Ivy001    10/02/2021    2 recensioni
Se la quarta serie non fosse finita con la morte di Nairobi? Se Gandia fosse stato freddato alle spalle o anche solo attecchito con un colpo alla gamba, prima di compiere quell'atto atroce? Come sarebbe proceduto il colpo se Lisbona fosse stata liberata e ricondotta dal Professore, anziché entrare nella Banca dai suoi compagni?
Tanti SE ... e mi piace immaginare che le cose siano andate davvero come nella mia fantasia.
Quindi partirò proprio da lì, da quando il fanatico Capo della sicurezza della Banca di Spagna, è prossimo a far fuori Nairobi.
Genere: Azione, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel colpo raggela il sangue di tutti, incluso quello di Gandia. Non è stato lui, infatti, a sparare e in pochi secondi a cadere a terra è proprio il militare, preda di un dolore lanciante alla gamba destra.

Denver sgrana gli occhi quando riconosce la persona che ha appena salvato la vita di Nairobi. “Manila!” - esclama, mai così tanto felice di vederla intromettersi.

“Credevate davvero che sarei rimasta a guardare mentre questo bastardo si divertiva a torturare la nostra compagna di squadra?” – dice la donna, fiera di se stessa, ricevendo subito l’abbraccio del suo migliore amico.

“Grazie di cuore” – la voce debole di Nairobi è diretta a Manila che le si avvicina e sorridendo, commossa, le risponde -“Non dirlo nemmeno per scherzo” – poi si rivolge al nemico, con aria di sfida – “ Non osare mai più ribellarti a noi, chiaro, Gandia? O vuoi che la prossima parte del tuo corpo che colpirò sia il cervello?”

Di fronte ad una scena a tratti inquietante, a tratti esilarante, la banda si rimette in moto.

Palermo e Rio legano l’uomo a gambe e mani con delle funi.

“Maledetti, sapete che riuscirò a liberarmi di nuovo e poi vi ammazzerò. Non esiterò più…” – a quanto pare le parole di Manila sono state vane.

“E’ una minaccia, figlio di puttana?” – Denver perde subito le staffe e gli punta contro una pistola, esattamente sulla fronte – “Fossi in te, mi tapperei la bocca e non azzarderei altre missioni impossibili”

“Che si fa? Perde sangue” – interviene Rio, chiedendo consiglio a Palermo, interrompendo la furia del compagno di squadra.

“Lo cureremo, non è nel nostro piano far morire dissanguato un ostaggio. Poi, però, stabiliremo il da farsi” – afferma Denver, prendendo per quei minuti il comando della situazione.

“Adesso pensiamo a chiudere la faccenda. Bogotà…ai forni, subito!” – ordina Palermo all’amico.

Ma Bogotà sembra più intenzionato a stare accanto a Nairobi ed esita.

“Vai, io sto bene” – sussurra la donna al saldatore – “I nostri chicos de oro hanno bisogno del loro capo”

“Ma sei tu il capo” – risponde lui, regalandole un sorriso che vale più di mille parole.

“Appena mi rimetto in sesto, torno a comandarvi a bacchetta” – Nairobi cerca di guardare il lato positivo.  Eppure tali parole non tranquillizzano Bogotà che lancia un’occhiata a Helsinki.

Mentre Stoccolma e Rio si occupano di Nairobi, pronta per l’ennesima operazione, stavolta alla mano, e alla sistemazione di alcuni punti di sutura, i due omoni del gruppo si confrontano sulla situazione di salute della loro amata compagna.

“Non può rimanere qui! E’ troppo debole ed esposta alle mire dei lupi solitari. Se la polizia entrasse, sarebbe la prima che catturerebbero. Al momento della fuga non avrebbe le forze per venire fuori dalla Banca” – spiega Bogotà a malincuore.

“Hai ragione! Dobbiamo dirlo al professore. Lei deve lasciare la missione”

“Tranquilli” – interviene Palermo – “Contatteremo il professore e faremo in modo che mandi qualcuno che sostituisca Nairobi. Però adesso va salvata anche Tokyo, e questo bastardo non è intenzionato a collaborare”  
La voce beffarda e soddisfatta del militare riecheggia in quell’enorme atrio ed è ben udibile.

“Morirà di fame perché non vi dirò nulla, stronzi” – poi inizia a ridere, con aria provocatoria sembra incurante che le sue azioni non hanno niente a che vedere con la protezione degli ostaggi o del suo ruolo istituzionale. Lui non è altro che un criminale, un assassino senza scrupoli, un folle. E questo dà molto a cui pensare.

“Come può un essere tanto ignobile, lavorare per lo Stato?! E’ il capo della sicurezza, cazzo! Ma come ha guadagnato questo titolo?” – si domanda Palermo guardando il nemico con disprezzo.

“Io sono tentato di prenderlo a pugni. Voi che dite?” – Denver è davvero fuori controllo e seppure in quegli anni diventare padre lo ha cambiato, la sua indole ribelle e aggressiva esce ogni qual volta si tocca una persona a lui cara. In questo caso, vedere Nairobi crocefissa e Tokyo nascosta chissà dove, lo manda in bestia.

“Amico, calmati! Arrabbiarsi non cambierà le cose. Sbrighiamoci, bisogna mettersi alla ricerca! Io mi unisco a voi” – afferma Manila. Prende le redini della situazione, chiamando a se Rio e lo stesso Denver – “Noi ci occupiamo di Tokyo. Voi contattate il professore” – così dicendo i tre si allontanano, mentre Palermo e Bogotà si apprestano a contattare Sergio.

“Io mi occupo di Nairobi, assieme a Stoccolma” – comunica Helsinki ai due compagni della banda, prendendo l’amica in braccio, dirigendosi verso la biblioteca assieme a Monica.

Gandia, a pochi passi dai rapinatori, è ormai impassibile. Le forze vengono meno a chi fino a poche ore prima sembrava invincibile.  Questo dà l’occasione ai due uomini più “anziani” della banda di contattare il loro capo.

 “Professore, ci dica cosa fare! Siamo in questo labirinto e non abbiamo la minima idea di dove possa essere imprigionata Tokyo” – spiega Palermo.

“Dividetevi, sono sicuro che, come ogni abile militare, Gandia avrà una postazione segreta”

“E Nairobi? Va portata fuori da qui” – interviene Bogotà.

“Hai ragione. Ho intenzione di sostituirla con Lisbona. Sta per essere liberata dalla polizia grazie a mie vecchie conoscenze. Voi curate Gandia, deve essere in grado di reggersi in piedi”
“Io gli spaccherei la faccia, signore” – commenta Bogotà.

“Ne comprendo i motivi, amico mio. Però è la chiave per scambiare Nairobi con Lisbona. Avete capito allora?  Curatelo! Tra due ore vi telefonerò per darvi indicazioni sicure” – il professore chiude la chiamata, con uno dei suoi folli piani nella mente.

Le ore seguenti sono buchi nell’acqua, tentativi inutili che rendono il ritrovo di Tokyo sempre più impossibile.

E mentre in biblioteca, Helsinki e Stoccolma si occupano di Nairobi, assieme alle premure e le capacità mediche di Paquita, il gruppo vaga e lavora. Matias e i suoi colleghi continuano ininterrottamente a fondere l’oro. Eppure la mancanza di chi fino a poche ore prima li guidava si fa sentire e i tempi si dilungano.

Anche per Tokyo la situazione è tragica. La giovane donna sente una forte morsa allo stomaco, la gola secca, la testa pesante. Le braccia le fanno male vista la posizione in cui Gandia l’ha costretta.

Adesso avverte uno strano freddo, frutto della debolezza, della fame, della stanchezza. E spiragli di luce non ce ne sono.

“Non può finire così” – con gli occhi lucidi e la voce singhiozzante, si lascia andare ad un lungo pianto.

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“Professore, le ricerche proseguono”- comunica Palermo a Sergio.

“Io ho il piano pronto. Nairobi come sta?”

“Dorme, signore! Spero che possa riprendere le forze per l’atto finale” – prende parola Stoccolma.

“No, Monica! Nessun atto finale per lei.  Adesso scatta il piano Parigi”

“Il piano Parigi? Di cosa si tratta?” – chiede, confuso, il serbo.

“Quello che permetterà a Lisbona di entrare nella Banca e a Nairobi di uscirne”

Nei minuti seguenti, tutta la banda si riunisce e viene a conoscenza della nuova missione.

Gandia, sottoposto alle cure rapide e basilari, è pronto per essere sfruttato dalla banda in vista del successo del piano.

“Adesso ci dirai dove tieni Tokyo, sappiamo dove è tua moglie, tuo figlio…vuoi che soffrano?” – il professore lo minaccia, mostrando un lato duro che spiazza tutti.

“Non li toccare, bastardo” – grida furioso l’uomo, con le poche forze che gli rimangono.

“Allora farai bene a collaborare”

Nel giro di poco, Rio, Denver e Palermo vengono condotti da Gandia nel luogo in cui è chiusa la prigioniera .

“Tokyo” – urla felice l’ex fidanzato della donna, non esitando un solo istante a liberarla.

La sua liberazione permette alla Banda di riunirsi.

“Adesso che ci siamo tutti, dobbiamo decidere chi assumerà il comando” – dice il professore alla squadra.

“Ovviamente Palermo è fuori discussione. Se siamo in questa situazione è colpa sua” – Denver non ha dubbi in merito.

“Concordo” – si aggiunge Rio.

“Ragazzi, ragioniamo. Lui conosce meglio di tutti il piano. Chi si assume il rischio di diventare il Leader?” – Stoccolma così dicendo opta proprio per il ritorno al comando di Palermo.

“Ma scherzi, vero? Abbiamo rischiato di perdere Nairobi per colpa di questo traditore” – replica Denver.

“Lo so, però non abbiamo molte scelte” – replica la bionda.

“Lo scettro del comando lo aveva Tokyo, resta a lei” – interviene Bogotà, volgendo lo sguardo alla compagna di squadra, intenta a recuperare le forze con un abbondante panino.

“Ricordate che in momenti cruciali come questi, bisogna essere uniti. Basta discussioni, lasciamole a quando ci troveremo tutti di nuovo, pronti per fuggire e ricominciare le nostre vite. Compattezza, è questo che serve. Perciò finitela con le liti, abbiamo rischiato molto ma ci siamo ancora. Perciò, concordo con Bogotà. Tokyo resta al comando e possiamo dare il via al piano Parigi” – conclude Sergio.

   
 
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