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Autore: eddiefrancesco    12/02/2021    1 recensioni
Inghilterra 1863 sebbene di aspetto piuttosto insignificante, lady Hester Pimblett possiede una viva intelligenza che le consente di scorgere l'uomo disperatamente solo che si cela dietro la maschera cinica di Adrian Fitzwalter, duca di Barroughby e di provare per lui un attrazione che non tarda a diventare amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Storico
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Invece era ridotta a fare la dama di compagnia a un'irascibile vecchia signora che si lagnava di tutto e tutti, tranne che di suo figlio Elliott. Possibile che un figlio fosse un tale modello di virtù e l'altro un'incarnazione del demonio? Se Adrian Fitzwalter era un demonio, doveva essere un demonio estremamente percettivo. Nessun altro sembrava condividere la sua opinione sul canonico Smeech, che aveva detestato fin dal primo momento, quando lui l'aveva squadrata con tanta condiscendente compassione. Lo aveva sentito criticare il duca con un veleno quasi uguale a quello della sua matrigna, solo per vederlo sorridergli con tutta l'adulazione che aveva il coraggio di sfoderare in presenza della duchessa. Il duca, però, non avrebbe dovuto trattarlo con tanta villania. Il canonico, in fondo, rappresentava la chiesa d'Inghilterra. Forse, considerati il piacere e la frequenza con cui commetteva i peccati più nefandi, la sua avversione nei confronti di un sacerdote non doveva stupire. - Non è meravigliosa? - domandò Damaris sollevando una rosa per mostrargliela e cogliendola alla sprovvista. - Non trovate anche voi, reverendo McKenna? - - Meravigliosa - convenne lui avvampando, mentre Damaris si affrettava a chinarsi su un altro bocciolo. Scorgendo le sue guance leggermente arrossate, Hester si chiese se fosse a causa di quel brusco movimento o perché anche lei si era resa conto che quella risposta non si riferiva in senso stretto alla rosa. Si augurò che Damaris si innamorasse di Hamish McKenna. Sarebbe potuto capitarle un marito peggiore e lei desiderava saperla al sicuro dalle macchinazioni di suo padre. E se proprio doveva essere sincera, anche da quelle del Cavalliere Nero. Adrian trascorse i giorni successivi rinchiuso nella sua stanza, dove almeno non era costretto a sopportare le recriminazione della sua matrigna né a fare conversazione con sir Douglas e sua figlia, che venivano in visita ogni giorno, né ad ascoltare il canonico che tentava di riportarlo sulla retta via, cercando al contempo di non offenderlo. Non vide più lady Hester, ma immagino' che fosse occupatissima ad accudire la sua matrigna, i cui svariati malesseri dovevano essersi acuiti a causa del ritorno del fgliol prodigo. Se rimpiangeva una cosa dell'isolamento che si era imposto, era la possibilità di approfondire la conoscenza di quell'interessante damigella. Non dava affatto l'impressione di invidiare a Damaris Sackville-Copper la sua bellezza. Probabilmente perché, avendo due sorelle stupende, era abituata a essere la più insignificante dovunque andasse. Tuttavia aveva trovato stupefacente la sua apparente mancanza di gelosia nei confronti del giovane reverendo. Si fidava del proprio intuito e aveva l'assoluta certezza che McKenna fosse perdutamente innamorato di Damaris Sackville-Copper. Se n'era accorto anche lady Hester o più semplicemente non le importava? Anche il fatto che sir Douglas avesse grandiosi progetti per la figlia appariva penosamente chiaro, oltre che del tutto inutile, dato che lui non intendeva sposarsi ancora per molto tempo. Aveva già abbastanza responsabilità senza assumersi anche quelle di una moglie e di eventuali figli. In ogni modo, si era ormai stancato a morte della compagnia di se stesso. A peggiorare le cose cominciò a piovere, rendendo la sua stanza terribilmente tetra. L'unica consolazione di quel tempaccio era che in una giornata come quella nessun visitatore sgradito si sarebbe azzardato a venire a Barroughby Hall. Di conseguenza, si disse, poteva avventurarsi in biblioteca, una stanza in cui la sua matrigna non metteva mai piede, Jenkins non avrebbe mancato di accendervi il fuoco, dato che viveva perennemente nel terrore che la muffa aggredisse la preziosa biblioteca del defunto duca. Infatti, come aveva sperato, le fiamme scoppiettavano allegramente nel camino rendendo la stanza simile a una caverna tappezzata di volumi e dandogli l'impressione di essere come Robinson Crusoe, abbandonato su un'isola deserta con alcuni libri come unica compagnia. Un fatto che non lo turbò in modo particolare avendo trascorso tante ore in quella stanza accogliente che era stata la preferita di suo padre e di sua madre. La pace che vi regnava lo avviluppò. Quanto preferiva stare lì invece di frequentare club e teatri, circondato da quelli che venivano chiamati i dandy del Cavalliere Nero. Nessuno dei suoi compagni di bisbocce londinesi era quello che si poteva definire un buon amico. Si limitavano a divertirlo e aiutarlo a passare il tempo. Adrian scelse un libro a caso, un romanzetto di una certa signora Radcliffe, e si sistemò in una poltrona dall'alto schienale. Appoggiando il piede sinistro alla grata del focolare, si accinse a documentarsi sulle terrificanti vicissitudini affrontate dalla virtuosa eroina dei Misteri di Udolfo. Cullato dal calore del fuoco e dal ticchettio della pioggia sui vetri, non tardò ad appisolarsi e scivolare in un sogno, un ricordo. Elizabeth che giaceva in quella squallida, soffocante stanzetta. Il suo lungo, doloroso travaglio. Le sue grida e i suoi singhiozzi. L'interminabile, angosciosa attesa del medico e l'espressione sfiduciata di questi non appena varcata la soglia. Poi il terrore che gli si era dipinto sul viso quando lui lo aveva afferrato alla gola e si era presentato. Troppo tardi. Lui era arrivato troppo tardi. Il medico era arrivata troppo tardi. Ma c'era un'altra persona nella stanza. Una donna silenziosa ed efficiente che fasciava e vezzeggiava il bambino morente. Poi, con immensa tenerezza, si era rivolta a Elizabeth e le aveva asciugato la fronte imperlata di sudore, prima di volgere uno sguardo indulgente e comprensivo verso di lui. Era lady Hester, il cui sorriso agi' come un balsamo sul suo animo esacerbato. - Vostra grazia! - Adrian si destò di soprassalto. Lady Hester lo stava scrollando delicatamente, osservandolo preoccupata. Senza riflettere, le chiuse il viso fra le mani avvicinandolo al suo e la baciò avidamente, quasi avesse potuto abbeverarsi alle sue labbra come un assetato in un deserto. Per la frazione di un istante lei si abbandonò, la bocca soffice e docile sotto la sua. Come la desiderava, realizzò Adrian, sbigottito dalla violenza di quella sensazione. Ma non fu che un attimo. Lei si ritrasse, fissandolo con quello che poteva essere sia stupore sia orrore, mentre si strofinava le labbra per cancellare il suo tocco; una donna completamente diversa da quella che aveva sognato. Lui imprecò contro la propria idiozia. Diamine, non era nemmeno carina. Doveva averla baciata perché era ancora in preda agli effetti del sogno. - Che cosa volete? - l'apostrofo' , appoggiandosi stancamente allo schienale della poltrona, in attesa che lei lo schiaffeggiasse, lo coprisse di invettive, scoppiasse in lacrime o fuggisse dalla stanza. Hester non fece niente di tutto questo. Indietreggiò di un passo studiandolo, mentre nei suoi sfavillanti occhi azzurri lo sbalordimento lasciava il posto alla perplessità. - Perché l'avete fatto? - bisbiglio'. - Perché no? - - Perché non è certo un comportamento da gentiluomo.- - E data la mia reputazione, considerate le voci che circolano su di me, questo vi meraviglia?- - Si, vostra grazia.- Che strana ragazza. Non reagiva mai come le altre femmine della sua età e del suo rango? Si domandò lui. Un sorriso cinico gli curvò le labbra. - La mia matrigna vi direbbe che sono tutt'altro che un gentiluomo.- Lei annuì lentamente. No, non per assentire, ma piuttosto come se stesse riflettendo sulle sue parole con gravità che in quel momento gli parve estremamente sconcertante. - In effetti, siete stato molto maleducato con il canonico Smeech. - - È un avido ipocrita.- - Non è una buona ragione. Rappresenta la chiesa.- - E Immagino che questo lo giustifichi.-
   
 
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