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Autore: Placebogirl_Black Stones    12/02/2021    3 recensioni
Dopo la sconfitta dell'Organizzazione, tutte le persone che sono state coinvolte nella battaglia dovranno finalmente fare i conti con i loro conflitti personali e con tutto ciò che hanno lasciato irrisolto fino ad ora. Questa sarà probabilmente la battaglia più difficile: un lungo viaggio dentro se stessi per liberarsi dai propri fantasmi e dalle proprie paure e riuscire così ad andare avanti con le loro vite. Ne usciranno vincitori o perderanno se stessi lungo la strada?
"There's a day when you realize that you're not just a survivor, you're a warrior. You're tougher than anything life throws your way."(Brooke Davis - One Tree Hill)
Pairing principale: Shuichi/Jodie
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Jodie Starling, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Shuichi Akai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Tomorrow (I'm with you)'
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Capitolo 27: Appuntamento a tre
 
 
 
Quando il mattino seguente Jodie arrivò in ufficio lui si trovava già lì, seduto alla scrivania con il suo caffè nero ormai non più caldo. Come previsto aveva dormito malissimo, quasi per nulla, rigirandosi nel letto e provando più volte a leggere qualcosa nel tentativo di trovare pace. Persino le sue occhiaie erano più accentuate del solito. Come previsto, Jodie se ne accorse subito e lo guardò aggrottando le sopracciglia e avvicinando di poco il volto al suo.
 
- Mamma mia Shu, che faccia! Ma sei peggio di come ti ho lasciato ieri sera!- esclamò.
- Grazie di avermelo fatto notare-
- Sul serio, sei sicuro di stare bene?-
- Sì, ho solo dormito male-
- Come mai?-
- Qualche pensiero di troppo- ammise, restando però vago nella sua spiegazione.
- Ne vuoi parlare?- insistette.
- Tranquilla, si risolverà-
 
Notò l’espressione delusa sul volto della compagna quando pronunciò di nuovo quelle parole: sapeva che Jodie avrebbe soltanto voluto che si confidasse con lei, ma non poteva farlo, in quel momento più che mai. Non poteva dirle la verità, doveva farla soffrire ancora una volta ma a fin di bene. Chissà poi se stava facendo davvero il suo bene.
 
- Hai già preso il caffè?- le chiese, nel tentativo di cambiare argomento.
- Sì, ho fatto colazione a casa-
- Allora cominciamo subito, ci hanno assegnato un nuovo caso-
 
Le allungò un dossier contenente dei documenti, tutti riguardanti le informazioni raccolte. C’era da dire che dopo la vicenda dell’Organizzazione qualunque altro caso appariva loro di una noia mortale. Si alzò dalla sedia della sua scrivania e si sedette sulla scrivania di Jodie, che si trovava accanto alla sua, prese il suo caffè e bevette un sorso mentre la osservava leggere i fogli del dossier.
 
- Tu li hai già letti tutti?- chiese, senza staccare gli occhi dai fogli.
- Ovvio-
- Domanda stupida- scosse la testa.
 
Attese che terminasse di leggere tutto e poi iniziarono a discutere del caso. Poco dopo li raggiunse anche Camel e gli fecero un riassunto della situazione.
Lavorarono per le successive quattro ore senza interruzioni, fino a quando non arrivò il momento della pausa.
 
- Io vado a pranzo con Dave e Joshua in un nuovo ristorante che ha aperto poco lontano da qui. È un posto tranquillo e senza troppe pretese ma pare che si mangi bene. Venite anche voi?- chiese loro Camel.
- Grazie ma per oggi passo- declinò l’offerta.
- Anch’io, sarà per la prossima volta- fece lo stesso Jodie.
 
Camel li salutò e si allontanò dalla postazione di lavoro, lasciandoli soli.
 
- Se volevi potevi andare- le disse.
- Lo so, ma non mi andava di abbandonarti da solo-
- Guarda che non ho bisogno della babysitter. Sto bene, davvero. E poi non ho nemmeno molta fame quindi penso che salterò il pranzo per oggi- si mise a leggere delle carte che aveva sparse sulla scrivania.
- Shu non va bene, devi mangiare qualcosa. Non puoi riempirti solo di caffè- lo rimproverò come nemmeno sua madre aveva mai fatto.
 
Anche se aveva sempre finto il contrario, la preoccupazione e i rimproveri di Jodie gli facevano piacere in fondo. Era bello avere qualcuno che tenesse a lui, era bello che lei gli rivolgesse tutte quelle attenzioni. Ma alla fine anche quello era più un male che un bene, perché così facendo sarebbe sempre rimasta attaccata a lui. Forse non avrebbe mai potuto restituirle quella parte di lei che era rimasta così attaccata a lui, era normale: in fondo erano stati insieme, si erano amati ed era rimasto dell’affetto fra loro anche dopo la rottura, Jodie non si sarebbe mai comportata come una perfetta estranea nei suoi confronti. Tuttavia temeva che questo potesse tenerla prigioniera in quella gabbia da cui invece Clay stava cercando di liberarla.
 
- Non sapevo che fossi diventata mia madre- ironizzò.
- Non fare del sarcasmo, se non mi preoccupo io tu finirai con rimetterci la salute! Forza, andiamo a pranzo. Offro io, per sdebitarmi del conto che hai pagato ieri sera- si piazzò di fronte a lui, senza alcuna intenzione di lasciar perdere.
- Non serve-
- Se non vieni mi offendo-
 
Sapeva di non poter vincere quell’incontro, Jodie era come un mastino: non avrebbe mollato la presa fino a quando non sarebbe stata certa di aver ottenuto quello che voleva. In fondo un pranzo non poteva far male a nessuno di loro, giusto?
 
- Se dico di sì la smetti?-
- Evvivaaaa!- batté le mani come una bambina emozionata.
 
Non sapeva come fosse possibile, ma riusciva ad essere bella anche quando si comportava come una ragazzina. Forse era proprio quella freschezza a renderla affascinante agli occhi di molti. Anche Clay doveva averla notata. Si strinse il setto nasale fra il pollice e l’indice, nell’angolo interno degli occhi, nel tentativo di scacciare il pensiero di Clay che se la portava via. Doveva convincersi che era giusto così e smetterla di desiderare di averla solo per sé. Lui non poteva darle ciò che meritava. Eppure, per qualche strano motivo che solo lei avrebbe potuto spiegare, gli stava sorridendo. Era come nella fiaba: la bella gradiva la compagnia della bestia, nonostante quest’ultima fosse solo un mostro. Alla fine della storia la bella ritornava dalla bestia in fin di vita e la salvava confessandogli il suo amore, ma lui non era così stupido da pensare che il finale di una favola potesse corrispondere alla realtà. Quando avrebbe visto quanto c’era di meglio fuori da quell’universo in cui esisteva solo la lunga attesa di un amore che non sembrava voler tornare da lei, Jodie non sarebbe tornata indietro. Lui era la bestia da cui la bella non sarebbe tornata.
Si alzò dalla sedia e la seguì, sforzandosi di ricambiare il suo sorriso e nascondendo quella faccia stanca che si ritrovava.
Venti minuti dopo erano seduti al tavolo di un piccolo ristorante, carino ma non troppo costoso, dove erano soliti andare spesso a pranzo. Facevano un ottimo roast beef, ma nulla di paragonabile alla carne di Kobe che avevano mangiato in Giappone.
Stavano mangiando e chiacchierando quando il cellulare di Jodie, appoggiato sul tavolo, suonò e vibrò: le era arrivato un messaggio. Guardò la sua espressione mentre lo leggeva, per capirne la natura: quando la vide sorridere comprese che non si trattava di James né di lavoro in generale. Restavano dunque due opzioni, Shiho oppure Clay. Rispose velocemente a quel messaggio e infine si rivolse nuovamente  a lui.
 
- Scusami, stavamo dicendo?- gli chiese, dopo essersi distratta dalla loro conversazione.
- Tutto a posto?-
- Sì, era solo un messaggio-
- Se è Shiho salutamela- cercò di ottenere quell’informazione che tanto bramava.
 
Non doveva intromettersi nei suoi affari, ma era più forte di lui. In quel momento sentiva il bisogno di sapere, non per il puro piacere di soddisfare la sua curiosità come il più delle volte accadeva, ma per tentare di placare quel subbuglio interiore che dalla sera precedente lo stava lentamente consumando dentro. La risposta che ricevette non gli piacque affatto.
 
- No, non era lei-
 
Era stata vaga, ma la fretta con cui aveva liquidato la domanda e il nervosismo che aveva letto nei suoi occhi erano una prova sufficiente a confermare il suo sospetto che il messaggio fosse di Clay. Probabilmente era già partito all’attacco e le aveva chiesto di uscire. La reazione di Jodie, però, ravvivò quella fiammella di speranza che si stava spegnendo: di certo lei non sospettava che i suoi sentimenti fossero cambiati in quei mesi, che sentisse sempre più il desiderio di averla al suo fianco e non solo al lavoro o come amica, quindi non avrebbe dovuto aver paura di ferirlo dicendogli che usciva con un uomo. Invece si era trattenuta, aveva avuto timore di dirgli la verità. Forse lo aveva fatto perché le sembrava una mancanza di rispetto nei suoi confronti, ma anche in quel caso non ne vedeva il senso: ai suoi occhi lui era solo il suo ex che non provava più nulla per lei.
 
- Prendiamo il caffè e torniamo al lavoro?- spostò la conversazione su un altro argomento, non volendo insistere
- Certo, prima però devo andare in bagno-
- Ti aspetto qui e intanto ordino-
- Per me un caffè macchiato, grazie- gli sorrise.
 
La osservò alzarsi dalla sedia e dirigersi verso il bagno. Inevitabilmente il suo occhio cadde sul cellulare che aveva lasciato sul tavolo. Non avrebbe dovuto farlo, ma si convinse che era la cosa giusta da fare. Mentì a se stesso dicendo che lo faceva per il bene di Jodie: in fondo non conosceva per niente questo Clay e voleva assicurarsi che fosse uno tipo a posto, uno di cui fidarsi, uno che meritava di stare con lei. Doveva essere certo che il suo sacrificio valesse la pena, Jodie doveva essere felice.
Allungò una mano e prese il cellulare, premendo il tasto di accensione: sullo schermo apparve la richiesta di immissione del codice per sbloccare lo schermo. Fortunatamente l’aveva vista più volte farlo, quindi ricordava a memoria la combinazione. Lo schermo si sbloccò e lui non perse tempo, aprì la casella dei messaggi e lesse la prima conversazione della lista.
 
“Ciao ragazza silenziosa! Ho avuto il pass che ti avevo promesso per venerdì sera, pronta a vedere i Marjorie Fair dal vivo? ;) Pensavo di dartelo domani sera a cena, che ne dici? Passo a prenderti alle otto? Non accetto un no come risposta! ;)
- Clay-”

 
Un messaggio piuttosto idiota dal suo punto di vista, pieno di faccine con l’occhiolino come se si volesse atteggiare allo splendido della situazione. Credeva davvero di conquistare Jodie con un pass per una band di fama mediocre? A lui era servito molto meno. Non guadagnava di certo punti con quella patetica richiesta di uscire a cena.
Gettò un’occhiata in direzione del bagno per accertarsi che Jodie non stesse tornando e poi lesse la sua risposta.
 
“Ciao ragazzo che cade dallo skateboard! Non vedo l’ora che arrivi venerdì, grazie ancora per il pass! :) Per la cena volevo dirti di no ma visto che non mi è permesso allora non mi resta che accettare. A domani!”
 
Gli fece male vedere che nonostante il messaggio idiota avesse comunque accettato, ma era comprensibile: doveva avere il suo pass in qualche modo. L’aveva vista contenta ma di certo non entusiasta, segno che Clay non aveva fatto breccia nel suo cuore più di tanto per il momento, nonostante l’evidente complicità che c’era fra loro. Poteva solo aspettare e vedere come si sarebbe evoluta quella situazione.
Uscì dalla casella messaggi e rimise cellulare dove lo aveva trovato, chiamando il cameriere per ordinare i caffè. Sapeva esattamente dove sarebbe dovuto essere l’indomani sera.
 
 
……………………….
 
 
Si guardò allo specchio, roteando lentamente su se stessa per avere una visione a trecentosessanta gradi. Si chiese se andasse bene vestita così, non ci aveva messo molto a trovare gli abiti da mettersi e le sembrava strano dal momento che quello era il suo primo appuntamento dopo sei anni trascorsi ad aspettare un uomo che non arrivava mai. Eppure, la prima volta che era uscita con Shuichi ci aveva messo due ore a trovare il vestito giusto. Clay era carino, le piaceva e aveva un sorriso meraviglioso, ma non voleva esporsi troppo subito. In fondo non si vedevano da dieci anni, non sapeva praticamente nulla di lui.
Sistemò il colletto della camicetta bianca di tessuto leggero e satinato che aveva indossato sopra a un paio di jeans classici, stretti, che fasciavano alla perfezione le sue gambe snelle. Ai piedi aveva optato per un paio di scarpe beige, decolleté con tacco alto.
Soddisfatta, prese un rossetto non troppo acceso dalla trousse e ne mise un velo sulle labbra. In quel momento suonò il cellulare. Si diresse a passo svelto verso il comodino dove lo aveva messo in carica e lesse il nome sul display: Shiho.
 
- Pronto?- rispose.
- Ciao Jodie, come stai?-
- Ciao tesoro, sto bene grazie. Tu che mi racconti? Come mai questa telefonata?-
- Nulla in particolare, aspettavo l’ora di cena e ho pensato di chiamarti. Ti disturbo?-
- No, è solo che tra poco uscirò a cena e mi spiace che non abbiamo molto tempo per parlare-
- Esci con Shuichi?- fu la prima cosa che chiese, con un impeto inaspettato.
- No, esco con un vecchio compagno dei tempi del liceo. L’ho incontrato per caso l’altra sera in un locale dove ero andata insieme a Shu e Camel e ci siamo messi a parlare dei vecchi tempi. Ci ha provato con me in modo molto evidente, anche davanti a loro, poi ieri mi ha mandato un messaggio per chiedermi di uscire a cena-
 
Dall’altro capo del telefono scese il silenzio, l’entusiasmo di poco prima si era eclissato. Sapeva di averla in qualche modo delusa, Shiho era la persona che più di tutti aveva desiderato un riavvicinamento fra lei e Shuichi e apprendere che lei stava per uscire con un altro vanificava tutti gli sforzi che aveva fatto. Anche se questo le dispiaceva non poco, era giusto così e anche Shiho doveva comprenderlo. Era la sua vita e non poteva trascorrerla aspettando qualcuno che sembrava non arrivare mai.
 
- Sei ancora lì?- le chiese.
- Sì- rispose semplicemente la giovane scienziata.
- Lo so che avresti voluto vedermi uscire con Shuichi, ma non posso aspettarlo in eterno. Lo capisci questo, vero? Non è giusto, io devo poter vivere la mia vita-
- Lo so Jodie, non ce l’ho con te- sospirò.
- Non devi avercela con nessuno, non è colpa di nessuno. Forse le cose dovevano semplicemente andare così. E poi non è detto che con Clay funzioni, per il momento è solo una cena fra vecchi compagni di liceo-
- Clay…- ripeté il nome, come se volesse memorizzarlo - Ma a te piace? È un bravo ragazzo almeno?-
- Beh, al liceo era un tipo tranquillo e aveva buoni voti, mi ha fatto una buona impressione anche quando l’ho rivisto l’altra sera. Ed è carino, molto carino. Un fisico atletico, alto, occhi azzurri e un sorriso bellissimo-
- Capisco…-
 
Cadde di nuovo il silenzio fra loro, interrotto solo dal sospiro che fece non sapendo cos’altro dire alla ragazza per farla tornare di buon umore.
 
- Scusami Jodie, sono una pessima amica- disse infine.
- Perché dici questo?-
- Dovrei incoraggiarti a buttarti a capofitto in questa cosa e appoggiare il tuo entusiasmo, dovrei essere felice che tu abbia trovato un uomo che ti piace…-
- Ma non è l’uomo che avresti voluto tu- completò la sua frase.
- No, non è l’uomo che tu volevi- evidenziò la parola “tu” con il tono della voce.
 
Quella frase la fece riflettere: era rimasta così piacevolmente colpita dalla corte che Clay le aveva fatto da aver cercato di mettere da parte il fatto che fino al giorno prima aveva continuato a sperare in un riavvicinamento con Shuichi. Aveva insabbiato i suoi sentimenti, ma Shiho aveva ragione: Shuichi era l’uomo che aveva sempre voluto e che quella parte di lei che aveva messo a tacere per uscire a cena con Clay voleva ancora. Stava cercando di convincere se stessa ad andare avanti, perché se non lo avesse fatto sarebbe rimasta per sempre intrappolata in quella lunga attesa che non avrebbe reso felice nessuno.
 
- Non possiamo avere tutto quello che vogliamo, a volte dobbiamo lasciare andare qualcosa per ottenere in cambio qualcos’altro- le rispose, ma era più un tentativo di convincere se stessa che l’amica.
- Spero che ti vada bene e che tu sia felice, non desidero altro-
- Grazie tesoro-
 
La loro conversazione venne interrotta dal citofono che suonava: Clay era arrivato.
 
- Devo salutarti, ci sentiamo presto-
- Buona serata Jodie-
 
Chiuse la chiamata e mise il telefono nella borsetta, fissò un’ultima volta la sua immagine riflessa nello specchio e prese un lungo respiro. Shuichi doveva restare fuori dalla sua vita, almeno per quella sera. Doveva provarci. Quando si sentì pronta, corse a rispondere al citofono e raggiunse Clay che l’aspettava davanti al portone.
 
 
…………………..
 
 
Non aveva smesso per un attimo di fissare il portone di ingresso, in attesa di vedere Clay arrivare e suonare il campanello. Nonostante la sua auto desse parecchio nell’occhio per via del colore e del modello, aveva cercato di mimetizzarla il meglio possibile in mezzo alle altre parcheggiate lì vicino, posizionandosi tuttavia in un punto strategico dove poteva tenere sotto controllo la situazione. D’altra parte per uno come lui un appostamento era una cosa da dilettanti. Appoggiata nel vano porta bevande accanto a lui c’era una lattina di caffè nero: sarebbe stata una lunga notte e ne avrebbe avuto bisogno considerando che aveva parecchie ore di sonno arretrate. Aveva già fumato una sigaretta ma sentiva il bisogno di fumarne una seconda. Essere nervoso non aiutava di certo il suo vizio.
Dopo circa una ventina di minuti, vide finalmente arrivare una macchina che si fermò accanto al portone d’ingresso. Riconobbe subito Clay quando lo vide uscire dalla portiera: camicia che metteva in risalto i pettorali allenati, capelli con il ciuffo un po’ a spazzola ma perfetti, jeans e anfibi. Lo osservò mentre suonava il campanello e attendeva una risposta da parte di Jodie.
In quel momento gli squillò il cellulare. Lesse velocemente il nome sullo schermo, per valutare se valesse davvero la pena di rispondere: quando vide che era Shiho premette il tasto per accettare la chiamata e inserì il vivavoce.
 
- A cosa devo l’onore di questa telefonata?-
- BRUTTO IDIOTA, PIANTALA DI FARE LO SPLENDIDO DELLA SITUAZIONE E FA QUALCOSA PRIMA CHE SIA TARDI!!!- la sentì urlare e inveire dall’altro capo del telefono.
- Buona serata anche a te principessa, è sempre un piacere parlare con te-
- PRINCIPESSA UN CORNO! RINGRAZIA IL TUO ANGELO CUSTODE CHE IN QUESTO MOMENTO IO MI TROVI A UN OCEANO DI DISTANZA DA TE, PERCHÉ ALTRIMENTI TI AVREI GIÁ FATTO PROVARE L’EMOZIONE DI INGOIARE L’ULTIMA PILLOLA RIMASTA DI APTX!- continuò a urlare, vomitando le parole una dietro l’altra.
- Frena le tue ire, si può sapere che ti prende?- chiese, un po’ scocciato da quegli insulti.
- Cosa mi prende?! Mi prende che se non ti dai una mossa e non fai qualcosa perderai Jodie per sempre!-
- Ma tu mi chiami solo per parlare di questo?-
- Qualcuno deve pur farlo visto che tu stai perdendo tempo a pettinare la bambola che ti ho regalato invece di riprenderti la tua donna! Lo sai che in questo momento sta andando a cena con un altro?! Ti senti soddisfatto?!-
- Per niente- ammise - Non lo sarò fino a quando non avrò capito se le intenzioni della nuova fiamma di Jodie siano buone-
- E ti preoccupi di questo?!?! Non devi capire se lui va bene per lei o no, devi mandarlo via e basta!!! Fagli capire che Jodie è tua!-
- Ma lei non è mia. Jodie non è un oggetto, non appartiene a nessuno. È libera di decidere cosa fare della sua vita-
- Forse non mi sono spiegata bene- cercò di calmarsi, ma le riuscì impossibile - Jodie esce con quel tipo solo perché lui le ha fatto due complimenti e lei ne è rimasta lusingata. È una donna, vuole solo sentirsi desiderata e bella agli occhi di un uomo. Siccome tu ti stai intrattenendo a fare le treccine alla bambolina, lei è caduta nella rete del primo che le ha fatto la corte, ma è te che vuole in realtà. È con te che vuole uscire a cena, è da te che vuole sentirsi dire che è bellissima e speciale! Se esce con quel Clay è solo perché sta cercando di convincere se stessa che deve andare oltre i suoi sentimenti non ricambiati per te. Possibile che non lo capisci?! Ma davvero non provi niente per lei?!-
 
Aveva pronunciato quelle parole quasi tutte d’un fiato, come se sentisse l’urgenza di farle uscire dallo stomaco. Era arrabbiata, forse anche più di quando aveva scoperto che lui era Dai Moroboshi. E aveva ragione. Lui stesso era già consapevole di tutto ciò  che Shiho gli aveva appena detto, ma come Jodie stava cercando di ignorarlo e andare oltre, convinto che così facendo avrebbe fatto la cosa migliore per lei.
 
- Non importa quello che provo io, importa cosa prova lei. Se vuole andare avanti è giusto che lo faccia, non posso impedirglielo- rispose.
- Ti prego finiscila con queste idiozie!!! Lei non vuole andare avanti, non vuole Clay e non vuole nessun altro che non sia tu! Fa’ qualcosa dannazione!!!-
- Lo sto già facendo in questo momento-
- E sarebbe a dire?- chiese scettica.
- Mi sto assicurando che sia un uomo adatto a lei. Se sarò tranquillo, allora non avrò rimpianti a lasciarla andare-
- Non ti seguo…cosa diavolo stai facendo?!-
- Sto andando a vedere dove la porta e soprattutto come si comporta-
- Oddio, ora ricomincia con lo spionaggio!-
 
Gli venne da ridere ripensando a quanto aveva odiato Subaru per questo. Non le era mai piaciuto essere tenuta d’occhio e detestava chi spiava gli altri.
 
- Però ammetti che è efficace-
- No, è una perdita di tempo. Ti basta andare da loro e dire qualcosa del tipo “Questa è la mia donna!”, poi prendere Jodie e portarla via. A lei piacerà sicuramente questo gesto eroico- tagliò corto, come se quella fosse la soluzione al problema.
- Se dovesse essere necessario lo farò-
- MA È NECESSARIO, COME TE LO DEVO DIRE?!?!- alzò nuovamente i toni, ormai spazientita.
 
Avrebbe voluto continuare quella conversazione, in fondo si stava divertendo ed era un modo per avere un po’ di compagnia durante quello spionaggio solitario, ma Clay e Jodie erano ormai arrivati al ristorante dove avrebbero cenato. Un posto non troppo lussuoso ma comunque elegante, una buona scelta.
 
- Scusa ma adesso ti devo lasciare. Ti tengo informata-
- No aspett…-
 
Terminò la chiamata senza nemmeno darle il tempo di rispondere e parcheggiò la macchina cercando di non farsi notare. Vide Clay scendere dall’auto e correre dal lato passeggeri per aprire la portiera a Jodie. Non stava sbagliando un colpo.
Una volta entrati nel ristorante furono troppo lontani dal suo raggio di controllo, sapeva che purtroppo si sarebbe perso la parte della cena. Non poteva entrare nel ristorante, non era vestito in modo adeguato e avrebbe rischiato di farsi scoprire, senza contare che non aveva nessuna voglia di mangiare. Inoltre, lo rincuorava il fatto che quella era solo la prima uscita, sicuramente non si sarebbero lasciati andare così tanto, specialmente Jodie. Così bevve un sorso di caffè dalla sua lattina e si apprestò a trascorrere le successive due ore in macchina, in attesa che uscissero dal ristorante e decidessero cosa fare per il resto della serata.
 
 
…………………………
 
 
- Però ammetti che sono stato bravo con lo sparatutto!- staccò per un secondo gli occhi dalla strada, giusto il tempo di girarsi a guardarla.
- Ma se sembravi Winnie The Pooh con una pistola in mano!-
 
Risero entrambi di gusto, mentre la macchina viaggiava in direzione di casa sua. Aveva trascorso una bellissima serata con Clay, non si era mai annoiata nemmeno per un attimo e aveva scoperto che avevano più cose in comune di quante credesse. Quel ragazzo si era rivelato una vera sorpresa. Dopo l’ottima cena in un locale grazioso aveva accettato con entusiasmo l’idea di andare in sala giochi, essendo anche lui appassionato di videogame. Erano rimasti lì per almeno un’ora, ridendo come matti e provando qualsiasi gioco gli capitasse a tiro. Era da parecchio tempo che non si divertiva così e soprattutto che non si sentiva corteggiata da un uomo. Clay era stato molto rispettoso, ma ogni tanto aveva lanciato delle battutine che le avevano fatto capire chiaramente le sue intenzioni. Di certo non sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe invitata a uscire, stava a lei decidere se continuare o se troncare la cosa.
Quando giunsero davanti al palazzo dove abitava, Clay fermò la macchina e scese insieme a lei, accompagnandola fin davanti al portone. Per la prima volta in tutta la serata provò imbarazzo, chiedendosi se fosse sceso solo per galanteria o con l’intenzione di baciarla. Un bacio alla prima uscita non era troppo presto per due che si erano appena conosciuti? Clay stava di fronte a lei e la fissava sorridendole. Si portò i capelli dietro a un orecchio e ricambiò il sorriso, pensando a cosa avrebbe dovuto dirgli per salutarlo.
 
- Grazie per la serata, sono stata molto bene. E grazie anche per il pass, non vedo l’ora che arrivi venerdì- disse infine.
- Anch’io spero che arrivi presto venerdì-
- Ma dai! Tu lavori nell’ambiente della musica, ormai avrai visto così tante band famose che non credo ti possa più emozionare un gruppo di nicchia come i Marjorie Fair-
- Infatti il motivo per cui sono impaziente che arrivi venerdì è un altro- ammise.
- Sarebbe?- chiese, anche se conosceva già la risposta.
- Perché avrò modo di rivederti-
- Oh- riuscì solo a dire, sorridendo e mordendosi il labbro inferiore mentre distoglieva lo sguardo.
- Non dirmi che ti imbarazzi per così poco- rise.
- Sono anni che non esco con un uomo, ok?- si giustificò.
- Non ci credo! Una bella donna come te avrà la fila dietro-
- Sono un’agente federale, chi vuoi che mi si avvicini?- scherzò.
- Ma non vai mica in giro con un cartello con scritto “sono dell’FBI”-
- Già, forse allora il motivo è un altro-
- Cioè?-
- E chi lo sa- mentì.
 
Non poteva certo raccontargli di Shuichi e degli ultimi sei anni trascorsi ad aspettarlo e a sperare in un appuntamento con lui come quello che aveva avuto quella sera.
Restarono in silenzio a fissarsi per qualche istante, poteva leggere negli occhi di Clay il desiderio di avere un bacio come saluto finale. Lei però non si sentiva ancora pronta per quel passo. Un conto era provare ad andare avanti a piccoli passi e un conto era buttarsi a capofitto senza nessuna garanzia di riuscita. Aveva già sofferto una volta, non voleva farlo una seconda: così pose fine a quell’imbarazzante silenzio avvicinandosi a Clay e abbracciandolo velocemente, ritraendosi prima che lui potesse stringerla troppo a sé.
 
- Buonanotte Clay, grazie ancora-
 
Fece per entrare ma lui la fermò prendendole la mano.
 
- Ma come, scappi via così?-
- È tardi e domattina ho la sveglia presto- cercò una scusa plausibile.
- Non voglio trattenerti oltre, ma quell’abbraccio era veramente…- si bloccò, non sapendo come descriverlo.
- Lo so, è solo che…- anche lei non riuscì a completare la frase.
- Non ti ho invitata a uscire solo per darti il pass, mi sembrava fosse chiaro-
- Lo è Clay, ma non me la sento di affrettare le cose. Sono stata bene con te stasera ma questo non vuol dire che debba baciarti o invitarti a entrare e se era questo che speravi allora mi spiace, non posso darti quello che stai cercando- chiarì la situazione, guardandolo con un’espressione seria.
- Scusami, non volevo darti l’impressione di voler andare subito al sodo- scosse la testa, prendendole anche l’altra mano e accarezzando il dorso di entrambe con i pollici -Solo mi aspettavo un saluto un po’ meno frettoloso, sembra quasi che tu voglia scappare da me-
- Non è così, credimi. Voglio solo prendermi il mio tempo e andarci piano, se dovrà accadere qualcosa accadrà da sé e con i dovuti modi-
- Sei un tipo all’antica- sorrise.
- Sono solo una donna seria e con dei principi-
- Che è stata ferita da un bastardo che non la meritava-
 
Sgranò gli occhi, non aspettandosi una simile perspicacia. Non era certo uno stupido, al contrario, ma si sorprese di come potesse aver letto così bene dietro alle righe. D’altra parte aveva sempre avuto la parola “Shuichi” stampata in faccia, chiunque la conoscesse sapeva qual era il suo punto debole.
 
- Come mai dici questo?- finse di non capire.
- Andiamo, prima mi dici che sono anni che non esci con un uomo, che non sei abituata a sentirti corteggiata e ora mi dici che ci vuoi andare piano. Atteggiamento tipico di chi è uscito ferito da una relazione e ora fatica a lasciarsi andare ancora per paura di essere ferito di nuovo- spiegò.
-Non ti sfugge nulla-
- Io non voglio ferirti Jodie. Tu mi piaci sul serio- la fissò con quei suoi occhi di un azzurro ancora più intenso del suo.
- Lo so- sorrise.
 
Prima che potesse accorgersene e fare qualcosa, Clay avvicinò il viso al suo e le diede un piccolo, delicato bacio sulla guancia, allontanandosi da lei subito dopo.
 
- Buonanotte Jodie- la salutò con un sorriso, dandole le spalle e dirigendosi verso la macchina.
 
Rimase lì, impalata, senza reagire. Si portò lentamente una mano sulla guancia, sfiorando il punto dove Clay l’aveva baciata. Quando finalmente realizzò cos’era accaduto, sorrise felice nell’aver constatato che era davvero un bravo ragazzo se aveva accettato di aspettarla e rispettarla. Forse le cose con lui avrebbero davvero potuto funzionare.
Quando Clay se ne fu andato, aprì il portone ed entrò, ignara della Mustang rossa che stava passando lentamente alle sue spalle sulla strada fuori dal palazzo e di quegli occhi verdi che l’avevano tenuta d’occhio per tutta la sera.
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE
Non credo ci sia molto da dire in questo capitolo se non che a Shuichi piace fare lo stalker e che in questo momento stiamo tutti tifando per Shiho che da voce ai nostri pensieri! XD
Ci vediamo al prossimo capitolo, si accettano scommesse su cosa succederà! ;)
   
 
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