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Autore: padme83    13/02/2021    9 recensioni
Da mi basia mille, deinde centum,
dein mille altera, dein secunda centum,
deinde usque altera mille, deinde centum.

*
[Raccolta di flash e one-shot, omogenea ma non troppo - benché i baci, in qualche modo, c'entrino sempre. Arco temporale variabile, con una predilezione per il periodo a Godric's Hollow; alcuni capitoli partecipano a challenge o a eventi/attività di gruppi fb; POV alternati, si comincia con Gellert]
*
"La pioggia cade, cade, sottile, non si ferma e vi sommerge, vi travolge, vi protegge, testimone fidata e discreta del vostro amore. Sussurra favole di innamorati, prima di voi, fra le stesse lenzuola umide e vestiti sfatti dimenticati in un angolo. Racconta di notti insonni, di gemiti soffocati con furia tra i denti, di amanti felici e pazzi come voi, legati come voi, disperati come voi.
Ma nessuno è come voi."
Genere: Erotico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald | Coppie: Albus/Gellert
Note: Lemon, Missing Moments, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'We were closer than brothers'
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Prendimi e scuoiami vivo e rivoltami, finché, come un personaggio di Ovidio,
non diventi tutt’uno con la tua lussuria, ecco cosa voglio.
Bendami gli occhi, tienimi la mano e non chiedermi di pensare.
Puoi farlo per me?
(André Aciman – Chiamami col tuo nome) 
 
 
 
 
 
 
~ Nella bolla ~
 
 
 
 
 
 
Lend me your desire, take away my pain,
I am liquid fire, it's you that lite the flame.

I'm burning up, burning up, burning up.
I'm burning up, burning up, burning up,

 burning up, I'm burning up.
 
 
 

 
 
Il temporale vi coglie di sorpresa.
Rivolgi un’occhiata distratta a libri e pergamene, sparpagliati alla rinfusa intorno a voi. Agiti appena la bacchetta – un gesto naturale, quasi noncurante –, e un’impalpabile bolla trasparente si interpone fra i vostri corpi abbandonati sull’erba e la pioggia che si rovescia in dense gocce da un cielo minaccioso, livido, traboccante di nuvole in subbuglio.
«Ma piove sempre in questo dannato paese?»
«Soltanto quando non c’è la nebbia».[1]
Gellert sogghigna, senza alzare la testa dal tuo petto. Gli baci i capelli, teneramente, mentre con una mano gli accarezzi la schiena nuda e con l’altra cerchi di recuperare uno qualsiasi dei vostri indumenti, dispersi chissà dove fra le gambe intrecciate e la pelle accaldata e umida – la sua fusa nella tua.
«Dobbiamo rientrare».
«Oh no, non dobbiamo affatto».
Ti volti su un fianco, per nulla turbato dal tono freddo e imperioso della sua voce. In verità, nemmeno tu hai la minima intenzione di sciogliere il vostro abbraccio, di spezzare l’incanto di questo momento perfetto – e lui lo sa, lo sa benissimo; gli racchiudi il mento fra il pollice e l'indice (ti soffermi un poco, a vezzeggiarne la graziosa fossetta), trattieni a stento un sospiro e piano, piano, lo costringi a sollevare il volto. È un attimo. Getti lo sguardo nel suo e sprofondi, anneghi, in quei suoi occhi scintillanti e felini che ti parlano, ti chiamano, ti incatenano e ti sconvolgono, sempre.
Lo stringi a te, ancora di più, attratto da qualcosa che annienta volontà e intelletto, un desiderio inarrestabile e primordiale che, lo avverti, serpeggia nelle viscere, s’inerpica lungo la spina dorsale, rosicchia la cartilagine sottile del cranio, divampa fra le sinapsi e infine sgretola anche la più piccola terminazione nervosa con la potenza esplosiva di un vulcano ribollente di furia. Gli sfiori le guance, lisce e a malapena arrossate, tuffi le falangi tra i suoi riccioli d’oro finissimo per raggiungere la nuca e sentirlo rabbrividire, tremare, dissolversi in risposta al tocco affamato delle tue dita. Ti premi contro di lui e lo baci, gli tormenti le labbra con morsi impudenti e lievi, fuggevoli; non passa che qualche istante e lui butta il collo all’indietro, schiavo di una marea impossibile da arginare, soggiogato – consumato – da un rogo che brucia incessante e che avviluppa entrambi nelle sue fiamme roventi, implacabili. Ti offre la gola palpitante e l’incavo della spalla – un rifugio in cui trovare pace, una polla da cui abbeverarsi e trarre nuovo vigore, nuova linfa, nuova vita.
«Ci sai fare, inglese».
«È la materia a disposizione a essere buona, rende tutto più facile».
Scoppia a ridere – un gorgoglio rauco, sincero, prorompente – e tu non puoi fare a meno di sorridere a tua volta, travolto da un fremito d’estasi – un fiotto di gioia impetuosa e violenta, in grado di raggiungere e inondare, riempire, angoli nascosti di te che neppure credevi di possedere. Allenti la presa sui suoi fianchi e d’improvviso, spinto da un impulso irresistibile, ribalti le posizioni, ti distendi e con un movimento languido, sicuro, te lo tiri addosso; scivoli sotto di lui, ti lasci schiacciare dal peso del suo corpo teso ed eccitato, lo accogli fra le cosce e lo catturi, lo rivendichi, lo inghiotti, non gli concedi alcuno scampo, nessuna possibilità di fuga.
«Pensi davvero che voglia scappare?»
«No». Le tue mani non conoscono requie, percorrono ogni sua singola curva, ogni minuscola asperità con feroce ostinazione, come se imprimerle a fuoco nei palmi, nella carne, nel cuore – ovunque! – per te non fosse mai sufficiente, mai abbastanza. «Voglio solo guardarti mentre mi scopi e mi vieni dentro».
La pioggia continua a cadere, uno scroscio d'acqua infinito che sfuma i contorni della radura, dei suoi morbidi avvallamenti e degli alberi frondosi da cui è circondata, protetta. Il mondo, oltre la bolla, si sfalda nell’oscurità quieta della notte, dolcemente, inesorabilmente, e si ricompone nelle vesti mutevoli di un sogno, di un’illusione sfocata, di un'oscena macchia d'inchiostro colata per sbaglio sopra i versi ingialliti di un poema antico, smarrito nel tempo, dimenticato.
«Dann hör nie auf, mich anzusehen, mein blau» sussurra.
Allora non smettere mai di guardarmi, mio blu.
 
 
 
 
 
 
 
 
I've always been the good one, always done what's right,
now I'm left to pieces, giving up the fire.
So come into the darkness,
lay me on the ground,
lay me on the ground.

I'm burning up, burning up, burning up.
I'm burning up, burning up, burning up,
burning up, I'm burning up.
 



 
 
 
 
 
 
{Words Count: 676}

 
 
 
[1] parafrasando una battuta di un film di Asterix (non ricordo il titolo, comunque quando partono per aiutare un parente britannico del capo), che a me ha sempre fatto molto ridere, non so perché. Del resto, il clima inglese quello è, figuriamoci poi alla fine del diciannovesimo secolo, quando ancora non c’erano conseguenze dovute al riscaldamento globale.
 



 
 
 
 
 
Nota:

 
Buongiorno a tutt* <3
 
Ognuno ha la sua coperta di Linus, e questa raccolta è diventata la mia. È il mio rifugio sicuro, quello in cui mi trovo più bene e a cui sento sempre il bisogno di ritornare, anche a prescindere dall’effettiva qualità della storia. Non voglio farmi eccessive pare mentali, scrivo quello che voglio, come voglio e quando voglio, senza stare ad agitarmi troppo. Potenzialmente, potrebbe andare avanti così in eterno.
 
In qualsiasi caso, fatemi sapere, se vi va, cosa ne pensate di questo breve racconto ^^
 
Vi ricordo che potete trovare lo spin-off di “Dammi mille baci”, appena un po’ più rosso, sul mio profilo, però vi avviso che quel particolare progetto non potrà essere aggiornato di frequente, dato che mi richiede qualche sforzo in più che, per ovvie ragioni, la maggior parte delle volte non posso permettermi di garantire. Comunque io ci sono, in un modo o nell’altro sapete bene che io torno da loro sempre.
 
Soundtrack: Burning up, Scarlett Jane.
 
Volete raggiungermi anche in altri meravigliosi luoghi di internet? Trovate tutti i link (tengo in particolar modo a Instagram) nella bio.
 
Se siete invece interessati ad altre storie su questi due disgraziati, vi invito a cliccare sul link alla serie che trovate nello specchietto introduttivo in alto. Tenete presente che molte OS e raccolte sono pubblicate nella sezione di Animali Fantastici.
 
Grazie come sempre a chi leggerà – anche silenziosamente –, e a chi commenterà o inserirà questa raccolta in una delle liste messe a disposizione da EFP.
 
Un bacio e alla prossima!
 
 
padme
 
 
 
 
P.S: la frase in tedesco alla fine è un puro vezzo, ce l’ho infilata in mezzo perché mi sembrava suonasse bene e stop, non se nemmeno se sia corretta, il che sinceramente mi interessa il giusto (ovvero molto poco).
 
 
 
 
Disclaimer:
Non concedo, in nessuna circostanza, né
l'autorizzazione a ripubblicare le mie storie
altrove, anche se creditate e anche con link
all'originale su EFP, né quella
a rielaborarne passaggi, concetti o TRARNE ISPIRAZIONE

 in qualsivoglia modo senza mio
consenso esplicito.


 
 
 
   
 
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