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Autore: Abby_da_Edoras    14/02/2021    12 recensioni
Questa long fic è il sequel della mia serie di OS sulla quinta stagione di "Vikings" e, ovviamente, è la mia versione della sesta stagione della serie TV, con molti cambiamenti rispetto alla trama e alle dinamiche tra i personaggi. Aethelred è finalmente a Kattegat con Hvitserk e gli altri e si ambienta sempre meglio nella nuova realtà, purtroppo però i problemi da affrontare sono molti e inaspettati, primo tra tutti il comportamento sempre più strano di Hvitserk... Senza spoilerare la mia stessa storia, posso anticiparvi che le esperienze che i due si troveranno a vivere finiranno per separarli come coppia (non come amici) e che, pian piano, nasceranno nuovi amori... alcuni a sorpresa, altri un po' meno (credo). Insomma, il mio delirio percorrerà nuove strade!
Grazie a chi segue con tanto affetto queste mie storie e in particolare a Innai Mari, Ciuffettina, Aliseia, Elgas... e altri desideratissimi!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono ad autori, registi e produttori della serie TV "Vikings".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Hvitserk, Ivar, Lagertha
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Capitolo 4: We had everything

 

We were blind
Didn't know that what we left behind
Was never to return
But in dreams
Bittersweet

We had every - We had everything
Softest sunsets and drunk on your scent
We had every- we had everything
Mixed with the salt on your skin
We had everything…

(“We had everything” – Delain)

 

Come potevano essere arrivati a tanto? Come aveva potuto lui, Aethelred, non accorgersi di niente? E gli altri? Bjorn… e Ubbe, che a quanto sembrava aveva saputo tutto fin dal principio e non aveva detto niente a nessuno. Per l’amor del cielo, conosceva perfino lo spacciatore, il disgraziato che procurava i funghi allucinogeni a Hvitserk! E quindi di chi era davvero la colpa per ciò che era accaduto? Veramente era tutta colpa di Hvitserk?

Certo che no!

Come in una sorta di lungo incubo, il giovane Principe rivisse tutto ciò che era successo negli ultimi tre giorni…

I fuorilegge avevano attaccato il villaggio di Lagertha ma, per fortuna, i soldati che Aethelred aveva messo a protezione delle fattorie avevano combattuto valorosamente e, nonostante alcune dolorose perdite sia fra le guardie sia fra le donne e i bambini del villaggio, erano riusciti a uccidere i banditi. La stessa gente del villaggio, guidata da Lagertha, aveva dato loro man forte e tutto era finito bene. Lagertha, tuttavia, era rimasta ferita piuttosto seriamente e aveva deciso, contro ogni logica, di recarsi a Kattegat a cavallo per avvisare Bjorn dell’accaduto. Giunta in città, sotto una pioggia gelida e nel buio della sera, la donna si era avviata per recarsi nella Sala Grande ma, prima di potervi giungere, si era ritrovata di fronte Hvitserk in piena crisi allucinatoria…

Il giovane vichingo, infatti, era nella dimora reale con Aethelred quando, ad un tratto, aveva iniziato a guardarsi intorno terrorizzato.

“Ivar sta arrivando, è venuto a prendermi, sta arrivando, è qui fuori!” aveva esclamato, scattando in piedi.

Aethelred, stanco e rassegnato di fronte all’ennesima scena delirante di Hvitserk, aveva cercato di tranquillizzarlo.

“Non c’è nessuno là fuori, Hvitserk” aveva detto. “E di sicuro non c’è Ivar.”

“Invece sì” aveva reagito il ragazzo, fuori di sé. “Sta arrivando dal cielo e mi prenderà se non glielo impedisco. Tu non puoi vederlo, ma io so che è lui!”

“Dal cielo, sul serio, Hvitserk? Adesso Ivar vola pure?” era stata la risposta esasperata di Aethelred, che davvero, a quel punto, ne aveva abbastanza. Si era alzato in piedi anche lui, ma non era stato abbastanza veloce e Hvitserk, ormai in preda al delirio, era uscito fuori di corsa, sotto la pioggia, senza nemmeno ascoltarlo.

Angosciato e demoralizzato, Aethelred lo aveva inseguito e, poco più avanti, lo aveva visto e… non era solo. Davanti a lui c’era Lagertha, appena scesa dal suo cavallo, che si reggeva in piedi a stento per le ferite subite durante la battaglia contro i fuorilegge.

Il Principe avrebbe avuto mille cose da dire e da chiedere. Perché Lagertha era lì? Cosa le era accaduto? Chi l’aveva ferita? Era successo qualcosa al villaggio? E soprattutto, cosa accidenti ci faceva là fuori Hvitserk a guardare la donna come se vedesse un mostro?

Non aveva avuto il tempo di aprire bocca. Hvitserk, con un grido disperato, si era slanciato contro Lagertha brandendo un pugnale e Aethelred non ci aveva pensato due volte: si era gettato con tutte le sue forze verso i due per impedire il peggio. La lama di Hvitserk aveva colpito Lagertha una prima volta, poi il giovane vichingo aveva cercato di affondare il pugnale ancora e ancora, ma a quel punto Aethelred si era messo in mezzo, si era preso lui una coltellata alla spalla e, furente, aveva reagito spintonando Hvitserk e urlandogli contro.

“Hai perso completamente la ragione? Che volevi fare, uccidere Lagertha? E poi? Vuoi uccidere anche me, magari?” aveva gridato.

Hvitserk, caduto a terra per lo spintone, pareva aver ritrovato un minimo di lucidità. Aveva guardato prima Aethelred, poi Lagertha, poi di nuovo Aethelred e, in un lampo, l’enormità di ciò che stava per compiere gli era franata addosso. Aveva sbarrato gli occhi pieni di disperazione e di lacrime.

“Io… mi dispiace… mi dispiace… credevo che fosse Ivar… ero sicuro, lo avevo visto, io…” aveva balbettato tra i singhiozzi.

“Hai quasi ammazzato Lagertha” aveva detto Aethelred, lapidario. “Abbiamo tollerato abbastanza le tue follie e le tue visioni, adesso però sei giunto al limite. Se non ti rimetti in sesto da solo ci penserò io e, a quel punto, ti assicuro che Ivar sarà l’ultimo dei tuoi problemi.”

Il Principe, sorreggendo a fatica Lagertha poiché anche lui soffriva per la ferita alla spalla, si era diretto lentamente con lei verso la dimora reale per chiedere aiuto.

Hvitserk era rimasto sotto la pioggia battente, in lacrime, devastato dai sensi di colpa.

Era stata Gunnhild a medicare e bendare la ferita di Aethelred e poi si era dedicata a Lagertha. La guerriera era stata portata in una camera dove la Regina e le sue ancelle si erano occupate di lei, scoprendo con sollievo che le ferite, seppur gravi e profonde, non erano mortali. La donna avrebbe avuto bisogno di cure e molto riposo ma si sarebbe ripresa, anche grazie al suo fisico forte e temprato.

Tranquillizzato sulle condizioni di Lagertha, Aethelred non aveva più pensato a ciò che era stato fatto a lui ed era andato subito a riprendersi Hvitserk, che era rimasto a singhiozzare sotto la pioggia, lacerato e distrutto. Senza una parola lo aveva raggiunto e lo aveva abbracciato forte.

“Mi dispiace… perdonami… ti ho colpito” aveva mormorato il giovane vichingo con voce rotta, ma Aethelred gli aveva posato un dito sulle labbra e, sempre tenendolo stretto, lo aveva aiutato ad alzarsi e se lo era riportato alla dimora reale per occuparsi anche di lui.

Ora, tre giorni dopo quella terribile notte, Bjorn aveva fatto trascinare Hvitserk sulla pubblica piazza, davanti a tutti i cittadini di Kattegat e, dopo aver finto di volerlo bruciare sul rogo (tanto per fare un po’ di scena), era pronto a pronunciare la condanna definitiva su di lui.

L’incubo, per Aethelred, continuava. Aveva scoperto, dopo tutto quel tempo, che le allucinazioni di Hvitserk erano dovute all’assunzione dei famosi funghi mediante i quali il giovane vichingo si illudeva di comunicare con gli dei. Aveva scoperto anche, però, che Ubbe era sempre stato al corrente di questo fatto e che non si era degnato di farne parola a Bjorn né a nessun altro!

Aethelred non poteva accettare una cosa del genere, nossignori.

Avrebbe ascoltato ciò che Bjorn aveva da dire e poi anche lui avrebbe detto la sua… come sempre, del resto!

“Popolo di Kattegat” esordì Bjorn, prendendola alla lontana, “so di aver deluso tutti voi, di non essere stato il Re che avreste desiderato. Mi sono allontanato dalla nostra città per andare a soccorrere Re Harald, ma le cose non sono andate come pensavo. Il mio esercito è stato sconfitto, io sono stato fatto prigioniero come Harald e Re Olaf ha potuto dettare le sue condizioni: indire delle elezioni per proclamare il Re di tutti i Norreni. Tutto questo mi ha impedito di essere qui, al mio posto, accanto alla mia gente, per proteggerla. Non c’ero quando i fuorilegge hanno assalito il villaggio di mia madre e non c’ero quando lei è stata ferita.”

Il vichingo fece una pausa ad effetto e poi riprese.

“Se, dopo tutto ciò che è accaduto, deciderete che volete un altro sovrano al mio posto, io lo accetterò. Ma prima voglio fare l’unica cosa che è ancora in mio potere, ossia punire Hvitserk come merita per aver quasi ucciso Lagertha. Lagertha, che non è solo mia madre, ma una guerriera valorosa, una vera shieldmaiden, un esempio e una guida per tutti noi.”

Gli occhi di tutti erano puntati su Bjorn e nessuno fiatava. A quel punto l’uomo andò verso Hvitserk con passo deciso, lo afferrò per il bavero del giaccone che indossava e, scuotendolo ripetutamente, pronunciò la sua sentenza.

“Non ti farò uccidere perché sarebbe quello che vuoi, tu vuoi morire perché sai di aver fallito in tutta la tua miserevole vita” sibilò. “Ma non ti accontenterò, no, non morirai, non porrai fine alle tue pene così facilmente. Io voglio che la tua esistenza sia una morte vivente, esiliato, scacciato da Kattegat e lontano da tutti. Voglio che tu sia destinato a vagare come una bestia e a morire in un fosso o in una foresta in mezzo al nulla, completamente dimenticato, miserabile e insignificante!”

Detto questo, lo spinse a terra disgustato.

“Portatelo via!” ordinò alle guardie che avevano trascinato Hvitserk al suo cospetto.

Aethelred si guardò intorno, costernato. Possibile che nessuno dicesse niente, che nessuno facesse niente? Poteva capire la rabbia di Bjorn, in fondo Lagertha era sua madre e Hvitserk l’aveva quasi uccisa… ma alla fine era andato tutto bene, no? Nessuno spendeva una parola in favore di Hvitserk… non Gunnhild, che pure appariva addolorata e affranta, non Torvi e tanto meno Ubbe!

Dunque era chiaro, toccava a lui.

“Re Bjorn!” esclamò, facendo voltare tutti i cittadini di Kattegat dalla sua parte. Beh, Aethelred aveva comunque sempre avuto la stoffa del sovrano guerriero e in quel momento, fiero, deciso e anche piuttosto incazzato, sembrava più carismatico e maestoso dello stesso Bjorn. “Se mi è concesso, vorrei dire qualcosa che potrebbe convincerti a rivedere la tua decisione. Me lo permetti?”

La richiesta era, ovviamente, una formalità. Bjorn aveva esordito come Re dichiarando che non sarebbe stato un tiranno, che avrebbe ascoltato tutti… e poi sapeva bene che era stato proprio Aethelred a salvare Lagertha, non solo da Hvitserk ma anche dai fuorilegge. Già, lui non c’era, ma era stato il giovane Principe a insistere perché un gruppo di soldati fosse messo di guardia al villaggio. Se non lo avesse fatto, chi poteva sapere come sarebbe finita?

“Non posso negare nulla all’uomo che ha salvato mia madre da morte certa” rispose dunque Bjorn, evidentemente seccato ma comunque costretto ad ascoltare il ragazzo.

“Ritengo che la punizione che hai scelto per Hvitserk sia eccessivamente severa e per più di un motivo” iniziò Aethelred, chiaramente deciso a elencare i suddetti motivi uno per uno.

L’attenzione dei cittadini di Kattegat, e anche quella di Bjorn, adesso era tutta su di lui.

“Lagertha è viva e già questo dovrebbe spingerti alla clemenza, ma so cosa vorresti rispondermi: che il fatto che Hvitserk non sia riuscito ad ucciderla non lo rende meno colpevole, e questo te lo concedo” riprese il Principe. Bjorn aveva l’aria di trovarlo anche un po’ inquietante, visto che anticipava persino le sue obiezioni… “Vorrei però far notare a te e a tutta Kattegat che Hvitserk non è l’unico colpevole per ciò che è accaduto.”

Una certa agitazione cominciò a serpeggiare tra i presenti. Bjorn in particolare pareva non capire bene dove volesse andare a parare Aethelred.

“Hvitserk sta male da molto, molto tempo e tu, che sei suo fratello oltre che il suo Re, non hai mai cercato di aiutarlo o di capire che cosa lo tormentasse. Sappiamo tutti che Hvitserk non voleva colpire Lagertha, che ha tentato di ucciderla perché preda di uno dei suoi deliri. Credeva di avere davanti Ivar ed era lui che voleva uccidere” sottolineò il Principe. “Dunque possiamo dire che, se Hvitserk fosse stato in sé, non avrebbe mai sollevato un’arma contro Lagertha. Se fosse stato curato, se qualcuno si fosse occupato di lui, non saremmo mai arrivati a questo.”

L’espressione di Bjorn era tutta un programma; in compenso, anche Ubbe cominciava a tradire un certo disagio. Dal canto suo Hvitserk, che fino a quel momento si era lasciato fare e dire di tutto senza reagire ed era rimasto per terra dove il fratello lo aveva scagliato, alzò la testa per guardare Aethelred che stava prendendo tanto a cuore la sua difesa. Si sentiva sempre di più un verme, qualcosa di schifoso appiccicato a uno stivale. Dopo tutto il dolore e le preoccupazioni che gli aveva causato, dopo tutto ciò che aveva fatto, dopo che aveva quasi ucciso Lagertha… Aethelred continuava a difenderlo?

Non si era mai sentito tanto mortificato e inadeguato in vita sua, in quel momento avrebbe davvero voluto che Bjorn lo avesse fatto bruciare vivo o, magari, che lo avesse cacciato da Kattegat. Non meritava altro…

“Tutti, qui a Kattegat, sapevano cosa stava passando Hvitserk. Alcuni, come me e come Gunnhild, hanno cercato di aiutarlo, ma senza risultato perché non sapevamo per quale motivo stesse così male. Però c’era qualcuno che sapeva” riprese Aethelred, lanciando un’occhiata a Ubbe. “Tu. Tu sapevi che Hvitserk prendeva dei funghi allucinogeni sperando di vedere gli dei o chissà che cosa, tu sapevi e non hai detto niente a Bjorn. Non hai detto niente a me!”

Adesso Ubbe era veramente in imbarazzo, anche perché molti sguardi si erano posati su di lui. Anche Bjorn lo guardava con l’aria di dirgli Beh, il ragazzo non ha tutti i torti. Magari mi avrebbe fatto comodo sapere cosa stava succedendo a Hvitserk, mi sarei risparmiato questa figura di merda…

“Se io avessi saputo che Hvitserk assumeva quelle sostanze glielo avrei impedito, le avrei distrutte, bruciate, gettate nel fiume, ma di sicuro non gliele avrei lasciate prendere!” dichiarò Aethelred, alzando il tono della voce. “Se Ubbe mi avesse detto quello che sapeva, io avrei fatto in modo che non si arrivasse mai a questo punto. Ecco, per questo ti chiedo, Bjorn: è davvero solo colpa di Hvitserk se Lagertha ha rischiato la vita? Non siamo tutti colpevoli per non averlo fermato in tempo? Allora anch’io dovrei essere esiliato con lui, e anche Ubbe. Non è forse così?”

Bjorn era dubbioso, indeciso. Certo, voleva che Hvitserk pagasse per ciò che aveva tentato di fare… ma sapeva anche che Aethelred aveva ragione, la gente aveva sentito e con ogni probabilità erano in molti a trovarsi d’accordo con il Principe.

“Allora cosa dovrei fare? Non posso lasciare che Hvitserk rimanga a Kattegat, rappresenterebbe un pericolo e ne abbiamo già avuto la prova. La prossima volta potrebbe uccidere davvero qualcuno” disse infine. “Te la vuoi prendere tu la responsabilità di badare a lui?”

Aethelred drizzò ben alta la testa e fissò Bjorn negli occhi.

“Certo che me la prendo io” rispose senza esitare. “Adesso che so cosa sta facendo del male a Hvitserk posso benissimo occuparmene io e risolvere la faccenda.”

“E sia” concesse il vichingo. “Dunque Hvitserk resterà a Kattegat, ma sarà sotto la tua custodia e, qualsiasi cosa dovesse accadere, ti riterrò personalmente responsabile.”

Salvata così la faccia anche davanti al suo popolo, Bjorn si allontanò, senza più degnare di una sola occhiata il fratello. Gunnhild lo raggiunse e gli strinse il braccio, soddisfatta anche lei per quella decisione.

Aethelred, invece, si avvicinò a Hvitserk che non aveva nemmeno la forza di rimettersi in piedi da solo. Lo aiutò ad alzarsi e lo tenne stretto a sé.

“Io… non meritavo che facessi questo per me, Bjorn aveva ragione, meritavo di essere cacciato…” mormorò il giovane vichingo, sull’orlo del pianto.

“Aspetta a ringraziarmi” lo interruppe Aethelred, in un tono calmo ma fermo e risoluto. “Ti ripulirò ben bene dai veleni che hai assunto finora, ti guarirò da questa dipendenza, ma ti assicuro che la cosa non sarà piacevole per nessuno dei due.”

E con quella velata minaccia, il Principe accompagnò Hvitserk nella piccola casa che sarebbe diventata la loro abitazione almeno fino a quando non fosse riuscito a disintossicarlo completamente.

In poche parole, Aethelred avrebbe sottoposto Hvitserk a un regime durissimo, degno dei migliori centri di riabilitazione del mondo moderno!

Fine capitolo quarto

   
 
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