Capitolo 4: We had everything
We were blind
Didn't know that what we left behind
Was never to return
But in dreams
Bittersweet
We had every - We had everything
Softest sunsets and drunk on your scent
We had every- we had everything
Mixed with the salt on your skin
We had everything…
(“We had everything” – Delain)
Come potevano essere arrivati a tanto? Come
aveva potuto lui, Aethelred, non accorgersi di niente? E gli altri? Bjorn… e
Ubbe, che a quanto sembrava aveva saputo tutto fin dal principio e non aveva
detto niente a nessuno. Per l’amor del cielo, conosceva perfino lo spacciatore, il disgraziato che
procurava i funghi allucinogeni a Hvitserk! E quindi di chi era davvero la
colpa per ciò che era accaduto? Veramente era tutta colpa di Hvitserk?
Certo che no!
Come in una sorta di lungo incubo, il giovane
Principe rivisse tutto ciò che era successo negli ultimi tre giorni…
I fuorilegge avevano attaccato il villaggio di Lagertha
ma, per fortuna, i soldati che Aethelred aveva messo a protezione delle
fattorie avevano combattuto valorosamente e, nonostante alcune dolorose perdite
sia fra le guardie sia fra le donne e i bambini del villaggio, erano riusciti a
uccidere i banditi. La stessa gente del villaggio, guidata da Lagertha, aveva
dato loro man forte e tutto era finito bene. Lagertha, tuttavia, era rimasta
ferita piuttosto seriamente e aveva deciso, contro ogni logica, di recarsi a
Kattegat a cavallo per avvisare Bjorn dell’accaduto. Giunta in città, sotto una
pioggia gelida e nel buio della sera, la donna si era avviata per recarsi nella
Sala Grande ma, prima di potervi giungere, si era ritrovata di fronte Hvitserk
in piena crisi allucinatoria…
Il giovane vichingo, infatti, era nella dimora reale con
Aethelred quando, ad un tratto, aveva iniziato a guardarsi intorno
terrorizzato.
“Ivar sta arrivando, è venuto a prendermi, sta arrivando,
è qui fuori!” aveva esclamato, scattando in piedi.
Aethelred, stanco e rassegnato di fronte all’ennesima
scena delirante di Hvitserk, aveva cercato di tranquillizzarlo.
“Non c’è nessuno là fuori, Hvitserk” aveva detto. “E di
sicuro non c’è Ivar.”
“Invece sì” aveva reagito il ragazzo, fuori di sé. “Sta
arrivando dal cielo e mi prenderà se non glielo impedisco. Tu non puoi vederlo,
ma io so che è lui!”
“Dal cielo, sul serio, Hvitserk? Adesso Ivar vola pure?”
era stata la risposta esasperata di Aethelred, che davvero, a quel punto, ne
aveva abbastanza. Si era alzato in piedi anche lui, ma non era stato abbastanza
veloce e Hvitserk, ormai in preda al delirio, era uscito fuori di corsa, sotto
la pioggia, senza nemmeno ascoltarlo.
Angosciato e demoralizzato, Aethelred lo aveva inseguito
e, poco più avanti, lo aveva visto e… non era solo. Davanti a lui c’era
Lagertha, appena scesa dal suo cavallo, che si reggeva in piedi a stento per le
ferite subite durante la battaglia contro i fuorilegge.
Il Principe avrebbe avuto mille cose da dire e da
chiedere. Perché Lagertha era lì? Cosa le era accaduto? Chi l’aveva ferita? Era
successo qualcosa al villaggio? E soprattutto, cosa accidenti ci faceva là
fuori Hvitserk a guardare la donna come se vedesse un mostro?
Non aveva avuto il tempo di aprire bocca. Hvitserk, con
un grido disperato, si era slanciato contro Lagertha brandendo un pugnale e
Aethelred non ci aveva pensato due volte: si era gettato con tutte le sue forze
verso i due per impedire il peggio. La lama di Hvitserk aveva colpito Lagertha
una prima volta, poi il giovane vichingo aveva cercato di affondare il pugnale
ancora e ancora, ma a quel punto Aethelred si era messo in mezzo, si era preso
lui una coltellata alla spalla e, furente, aveva reagito spintonando Hvitserk e
urlandogli contro.
“Hai perso completamente la ragione? Che volevi fare,
uccidere Lagertha? E poi? Vuoi uccidere anche me, magari?” aveva gridato.
Hvitserk, caduto a terra per lo spintone, pareva aver
ritrovato un minimo di lucidità. Aveva guardato prima Aethelred, poi Lagertha,
poi di nuovo Aethelred e, in un lampo, l’enormità di ciò che stava per compiere
gli era franata addosso. Aveva sbarrato gli occhi pieni di disperazione e di
lacrime.
“Io… mi dispiace… mi dispiace… credevo che fosse Ivar…
ero sicuro, lo avevo visto, io…” aveva balbettato tra i singhiozzi.
“Hai quasi ammazzato Lagertha” aveva detto Aethelred,
lapidario. “Abbiamo tollerato abbastanza le tue follie e le tue visioni, adesso
però sei giunto al limite. Se non ti rimetti in sesto da solo ci penserò io e,
a quel punto, ti assicuro che Ivar sarà l’ultimo dei tuoi problemi.”
Il Principe, sorreggendo a fatica Lagertha poiché anche
lui soffriva per la ferita alla spalla, si era diretto lentamente con lei verso
la dimora reale per chiedere aiuto.
Hvitserk era rimasto sotto la pioggia battente, in
lacrime, devastato dai sensi di colpa.
Era stata Gunnhild a medicare e bendare la ferita di
Aethelred e poi si era dedicata a Lagertha. La guerriera era stata portata in
una camera dove la Regina e le sue ancelle si erano occupate di lei, scoprendo
con sollievo che le ferite, seppur gravi e profonde, non erano mortali. La
donna avrebbe avuto bisogno di cure e molto riposo ma si sarebbe ripresa, anche
grazie al suo fisico forte e temprato.
Tranquillizzato sulle condizioni di Lagertha, Aethelred
non aveva più pensato a ciò che era stato fatto a lui ed era andato subito a
riprendersi Hvitserk, che era rimasto a singhiozzare sotto la pioggia, lacerato
e distrutto. Senza una parola lo aveva raggiunto e lo aveva abbracciato forte.
“Mi dispiace… perdonami… ti ho colpito” aveva mormorato
il giovane vichingo con voce rotta, ma Aethelred gli aveva posato un dito sulle
labbra e, sempre tenendolo stretto, lo aveva aiutato ad alzarsi e se lo era
riportato alla dimora reale per occuparsi anche di lui.
Ora, tre giorni dopo quella terribile notte,
Bjorn aveva fatto trascinare Hvitserk sulla pubblica piazza, davanti a tutti i
cittadini di Kattegat e, dopo aver finto di volerlo bruciare sul rogo (tanto
per fare un po’ di scena), era pronto a pronunciare la condanna definitiva su
di lui.
L’incubo, per Aethelred, continuava. Aveva
scoperto, dopo tutto quel tempo, che le allucinazioni di Hvitserk erano dovute
all’assunzione dei famosi funghi mediante i quali il giovane vichingo si
illudeva di comunicare con gli dei. Aveva scoperto anche, però, che Ubbe era
sempre stato al corrente di questo fatto e che non si era degnato di farne
parola a Bjorn né a nessun altro!
Aethelred non poteva accettare una cosa del
genere, nossignori.
Avrebbe ascoltato ciò che Bjorn aveva da dire
e poi anche lui avrebbe detto la sua… come sempre, del resto!
“Popolo di Kattegat” esordì Bjorn,
prendendola alla lontana, “so di aver deluso tutti voi, di non essere stato il
Re che avreste desiderato. Mi sono allontanato dalla nostra città per andare a
soccorrere Re Harald, ma le cose non sono andate come pensavo. Il mio esercito
è stato sconfitto, io sono stato fatto prigioniero come Harald e Re Olaf ha
potuto dettare le sue condizioni: indire delle elezioni per proclamare il Re di
tutti i Norreni. Tutto questo mi ha impedito di essere qui, al mio posto,
accanto alla mia gente, per proteggerla. Non c’ero quando i fuorilegge hanno
assalito il villaggio di mia madre e non c’ero quando lei è stata ferita.”
Il vichingo fece una pausa ad effetto e poi
riprese.
“Se, dopo tutto ciò che è accaduto,
deciderete che volete un altro sovrano al mio posto, io lo accetterò. Ma prima
voglio fare l’unica cosa che è ancora in mio potere, ossia punire Hvitserk come
merita per aver quasi ucciso Lagertha. Lagertha, che non è solo mia madre, ma
una guerriera valorosa, una vera shieldmaiden,
un esempio e una guida per tutti noi.”
Gli occhi di tutti erano puntati su Bjorn e
nessuno fiatava. A quel punto l’uomo andò verso Hvitserk con passo deciso, lo
afferrò per il bavero del giaccone che indossava e, scuotendolo ripetutamente,
pronunciò la sua sentenza.
“Non ti farò uccidere perché sarebbe quello
che vuoi, tu vuoi morire perché sai di aver fallito in tutta la tua miserevole
vita” sibilò. “Ma non ti accontenterò, no, non morirai, non porrai fine alle
tue pene così facilmente. Io voglio che la tua esistenza sia una morte vivente,
esiliato, scacciato da Kattegat e lontano da tutti. Voglio che tu sia destinato
a vagare come una bestia e a morire in un fosso o in una foresta in mezzo al
nulla, completamente dimenticato, miserabile e insignificante!”
Detto questo, lo spinse a terra disgustato.
“Portatelo via!” ordinò alle guardie che
avevano trascinato Hvitserk al suo cospetto.
Aethelred si guardò intorno, costernato.
Possibile che nessuno dicesse niente, che nessuno facesse niente? Poteva capire
la rabbia di Bjorn, in fondo Lagertha era sua madre e Hvitserk l’aveva quasi
uccisa… ma alla fine era andato tutto bene, no? Nessuno spendeva una parola in
favore di Hvitserk… non Gunnhild, che pure appariva addolorata e affranta, non
Torvi e tanto meno Ubbe!
Dunque era chiaro, toccava a lui.
“Re Bjorn!” esclamò, facendo voltare tutti i
cittadini di Kattegat dalla sua parte. Beh, Aethelred aveva comunque sempre
avuto la stoffa del sovrano guerriero e in quel momento, fiero, deciso e anche
piuttosto incazzato, sembrava più carismatico e maestoso dello stesso Bjorn. “Se
mi è concesso, vorrei dire qualcosa che potrebbe convincerti a rivedere la tua
decisione. Me lo permetti?”
La richiesta era, ovviamente, una formalità.
Bjorn aveva esordito come Re dichiarando che non sarebbe stato un tiranno, che
avrebbe ascoltato tutti… e poi sapeva bene che era stato proprio Aethelred a
salvare Lagertha, non solo da Hvitserk ma anche dai fuorilegge. Già, lui non
c’era, ma era stato il giovane Principe a insistere perché un gruppo di soldati
fosse messo di guardia al villaggio. Se non lo avesse fatto, chi poteva sapere
come sarebbe finita?
“Non posso negare nulla all’uomo che ha
salvato mia madre da morte certa” rispose dunque Bjorn, evidentemente seccato
ma comunque costretto ad ascoltare il ragazzo.
“Ritengo che la punizione che hai scelto per
Hvitserk sia eccessivamente severa e per più di un motivo” iniziò Aethelred, chiaramente
deciso a elencare i suddetti motivi uno per uno.
L’attenzione dei cittadini di Kattegat, e
anche quella di Bjorn, adesso era tutta su di lui.
“Lagertha è viva e già questo dovrebbe
spingerti alla clemenza, ma so cosa vorresti rispondermi: che il fatto che
Hvitserk non sia riuscito ad ucciderla non lo rende meno colpevole, e questo te
lo concedo” riprese il Principe. Bjorn aveva l’aria di trovarlo anche un po’
inquietante, visto che anticipava persino le sue obiezioni… “Vorrei però far
notare a te e a tutta Kattegat che Hvitserk non è l’unico colpevole per ciò che
è accaduto.”
Una certa agitazione cominciò a serpeggiare
tra i presenti. Bjorn in particolare pareva non capire bene dove volesse andare
a parare Aethelred.
“Hvitserk sta male da molto, molto tempo e
tu, che sei suo fratello oltre che il suo Re, non hai mai cercato di aiutarlo o
di capire che cosa lo tormentasse. Sappiamo tutti che Hvitserk non voleva
colpire Lagertha, che ha tentato di ucciderla perché preda di uno dei suoi
deliri. Credeva di avere davanti Ivar ed era lui che voleva uccidere”
sottolineò il Principe. “Dunque possiamo dire che, se Hvitserk fosse stato in
sé, non avrebbe mai sollevato un’arma contro Lagertha. Se fosse stato curato,
se qualcuno si fosse occupato di lui, non saremmo mai arrivati a questo.”
L’espressione di Bjorn era tutta un
programma; in compenso, anche Ubbe cominciava a tradire un certo disagio. Dal
canto suo Hvitserk, che fino a quel momento si era lasciato fare e dire di
tutto senza reagire ed era rimasto per terra dove il fratello lo aveva
scagliato, alzò la testa per guardare Aethelred che stava prendendo tanto a
cuore la sua difesa. Si sentiva sempre di più un verme, qualcosa di schifoso
appiccicato a uno stivale. Dopo tutto il dolore e le preoccupazioni che gli
aveva causato, dopo tutto ciò che aveva fatto, dopo che aveva quasi ucciso
Lagertha… Aethelred continuava a difenderlo?
Non si era mai sentito tanto mortificato e
inadeguato in vita sua, in quel momento avrebbe davvero voluto che Bjorn lo
avesse fatto bruciare vivo o, magari, che lo avesse cacciato da Kattegat. Non
meritava altro…
“Tutti, qui a Kattegat, sapevano cosa stava
passando Hvitserk. Alcuni, come me e come Gunnhild, hanno cercato di aiutarlo,
ma senza risultato perché non sapevamo per quale motivo stesse così male. Però
c’era qualcuno che sapeva” riprese Aethelred, lanciando un’occhiata a Ubbe. “Tu.
Tu sapevi che Hvitserk prendeva dei funghi allucinogeni sperando di vedere gli
dei o chissà che cosa, tu sapevi e non hai detto niente a Bjorn. Non hai detto
niente a me!”
Adesso Ubbe era veramente in imbarazzo, anche
perché molti sguardi si erano posati su di lui. Anche Bjorn lo guardava con l’aria
di dirgli Beh, il ragazzo non ha tutti i
torti. Magari mi avrebbe fatto comodo sapere cosa stava succedendo a Hvitserk,
mi sarei risparmiato questa figura di merda…
“Se io avessi saputo che Hvitserk assumeva
quelle sostanze glielo avrei impedito, le avrei distrutte, bruciate, gettate
nel fiume, ma di sicuro non gliele avrei lasciate prendere!” dichiarò
Aethelred, alzando il tono della voce. “Se Ubbe mi avesse detto quello che
sapeva, io avrei fatto in modo che non si arrivasse mai a questo punto. Ecco,
per questo ti chiedo, Bjorn: è davvero solo
colpa di Hvitserk se Lagertha ha rischiato la vita? Non siamo tutti colpevoli
per non averlo fermato in tempo? Allora anch’io dovrei essere esiliato con lui,
e anche Ubbe. Non è forse così?”
Bjorn era dubbioso, indeciso. Certo, voleva
che Hvitserk pagasse per ciò che aveva tentato di fare… ma sapeva anche che
Aethelred aveva ragione, la gente aveva sentito e con ogni probabilità erano in
molti a trovarsi d’accordo con il Principe.
“Allora cosa dovrei fare? Non posso lasciare
che Hvitserk rimanga a Kattegat, rappresenterebbe un pericolo e ne abbiamo già
avuto la prova. La prossima volta potrebbe uccidere davvero qualcuno” disse
infine. “Te la vuoi prendere tu la responsabilità di badare a lui?”
Aethelred drizzò ben alta la testa e fissò
Bjorn negli occhi.
“Certo che me la prendo io” rispose senza
esitare. “Adesso che so cosa sta facendo del male a Hvitserk posso benissimo
occuparmene io e risolvere la faccenda.”
“E sia” concesse il vichingo. “Dunque
Hvitserk resterà a Kattegat, ma sarà sotto la tua custodia e, qualsiasi cosa dovesse accadere, ti riterrò
personalmente responsabile.”
Salvata così la faccia anche davanti al suo
popolo, Bjorn si allontanò, senza più degnare di una sola occhiata il fratello.
Gunnhild lo raggiunse e gli strinse il braccio, soddisfatta anche lei per
quella decisione.
Aethelred, invece, si avvicinò a Hvitserk che
non aveva nemmeno la forza di rimettersi in piedi da solo. Lo aiutò ad alzarsi
e lo tenne stretto a sé.
“Io… non meritavo che facessi questo per me,
Bjorn aveva ragione, meritavo di essere cacciato…” mormorò il giovane vichingo,
sull’orlo del pianto.
“Aspetta a ringraziarmi” lo interruppe
Aethelred, in un tono calmo ma fermo e risoluto. “Ti ripulirò ben bene dai
veleni che hai assunto finora, ti guarirò da questa dipendenza, ma ti assicuro
che la cosa non sarà piacevole per nessuno dei due.”
E con quella velata minaccia, il Principe
accompagnò Hvitserk nella piccola casa che sarebbe diventata la loro abitazione
almeno fino a quando non fosse riuscito a disintossicarlo
completamente.
In poche parole, Aethelred avrebbe sottoposto
Hvitserk a un regime durissimo, degno dei migliori centri di riabilitazione del mondo moderno!
Fine capitolo quarto