Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug
Segui la storia  |       
Autore: LadyHeather83    15/02/2021    4 recensioni
In una serata apparentemente tranquilla, Parigi viene colpita da un terremoto devastante.
Adrien e Marinette, che stavano partecipando ad una serata organizzata dalla Casa di Moda Agreste, rimangono intrappolati nell'ascensore dell'Hotel Grand Paris, senza un'apparente via di fuga...
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

NON AVERE PAURA

*

Epilogo

*

Tutto quello che Marinette ricordava prima di perdere i sensi in quella strada, a pochi passi dalla salvezza, erano delle voci ovattate che rimbombavano nella sua testa, sussurri incomprensibile alle sue orecchie.

Il defibrillatore che scaricava la sua scossa un paio di volte.

C’è battito. Alziamo, un, due, tre”.

Qualcuno sembrava urlare il nome suo e quello di Adrien, forse, non ne era certa.

I suoi occhi si aprivano e chiudevano come se fosse una marionetta.

Luci gialle, bianche e rosse si susseguivano.

Una di esse venne anche puntata dentro i suoi occhi per assicurarsi che fossero normoreagenti.

Sembra svenuta” Anche quella frase era ovattata e sembrava essere stata detta in lontananza.

Tieni duro, amica mia.” Non sapeva chi l’ avesse detta dopo che le era stata lasciata la mano.

Abbiamo un codice rosso e uno giallo” Varcò delle porte scorrevoli su di una barella e chiuse gli occhi non appena la luce delle lampade al neon la investì.

Poi il buio.

Niente.

*

Aprì gli occhi di scatto, ma li richiuse subito dopo.

Non sa quanto tempo era passato, non ricordava nemmeno se quello che aveva vissuto nell’ascensore e poi nell’Hotel Le Grand Paris, fosse stato solo frutto della sua immaginazione o se l’avesse vissuto sul serio.

Un terremoto a Parigi? Quando mai si era visto?

Ma il dolore al petto, sommato a quello del fianco destro, gli fecero capire che fosse tutto vero.

Questa volta, cercò di aprire lentamente i suoi occhi verdi, in modo da abituarsi gradualmente alla luce.

La prima cosa che vide, fu il nasone e il volto del suo migliore amico Nino.

“Ehi, amico. Sei sveglio!”

S-sono morto?” Aveva la gola secca e faceva fatica a deglutire la saliva.

Nino si grattò la testa “Lo sei stato” S’interruppe “…per qualche minuto almeno.” Ed ecco spiegato il macigno che gli sembrava avere nel petto, doveva essere stato rianimato, non c’era altra spiegazione.

Lo aveva letto da qualche parte che dopo aver subito una rianimazione con quell’aggeggio infernale, ci avrebbe messo un po’ il dolore a sparire.

C-che è successo?” Chiese sussurrando e perdendo la fonetica di quella domanda verso la fine, aveva bisogno assolutamente di bere qualcosa.

Nino gli passò un bicchiere di plastica con dell’acqua naturale al suo interno, che trangugiò tutta d’un sorso.

“E’ successo che vi hanno trovato qua fuori, ti hanno riportato indietro dal mondo dei morti e ora sei salvo!” Fece una pausa “…ah! Ma quella la cosa meno importate, avevi una brutta ferita e hanno dovuto trapiantarti un rene di un maiale”. Scherzò ovviamente, ma Adrien sembrava esserci cascato.

“Davvero?” Strabuzzò gli occhi.

“Ehi, rilassati, sto scherzando!” Rise divertito “…ovviamente solo sul rene di maiale. Avevi una brutta ferita, sei stato in sala operatoria per ben quattro ore, i medici hanno fatto di tutto per salvarti il rene e il polmone che sembrava essere stato trafitto da mille lame. Tuo padre ci ha detto che avevi dei pezzi di vetro anche li”

M-mio padre è qui?” Sembrava che la sua operazione fosse passato in secondo piano.

“Si certo, è andato insieme ai genitori di Marinette e ai nostri, a mangiare qualcosa.”

Marinette!!” Esclamò il suo nome, non che si fosse dimenticato della sua amica che aveva lottato con tutte le sue forze per portarlo in ospedale.

Si mise seduto e cercò di strapparsi tutti gli elettrodi e i drenaggi a cui era attaccato.

“Fermo amico. Calmati” Cercò di riportarlo in sé “E’ qui” Gliela indicò nel letto vicino, stava dormendo beatamente.

“Non disturbarla! Si è appena addormentata” Bisbigliò puntualizzando di fare silenzio “…non ha dormito molto in questi giorni”.

“In questi giorni?” Fece di rimando.

“Sei stato in coma per ben quattro giorni” Rispose lui alzando quattro dita “Marinette era molto preoccupata per te, si colpevolizzava per non averti portato qui in tempo”.

Adrien le volse un sorriso pieno d’amore “La mia Lady Bug”.

“Già, è stata super! Ci ha raccontato cos’è successo e di come è riuscita da sola a portarti qui. Da’ retta a me, Lady Bug dovrebbe dare il miraculous a lei”.

“Non serve” Disse a mezza labbra.

“Hai detto qualcosa?” Per fortuna Nino non lo aveva sentito, avrebbe sicuramente frainteso le sue parole, o meglio, avrebbe rivelato al suo migliore amico, involontariamente, l’identità della super eroina.

“No, no” Avrebbe negato fino alla morte.

Adrien!” Esclamò urlando Alya, che con un balzo degno di un felino, andò ad abbracciarlo.

“Sto bene, sto bene.

“Eravamo così in pensiero per voi! Non vi trovavano da nessuna parte. Hanno setacciato l’hotel ben due volte”.

“Dovevano guardare nel’ascensore.”

“Si, Marinette ce lo ha detto…solo è strano che siete riusciti a scappare da quella trappola” Si portò due dita sul mento per pensare a come erano riusciti a salvarsi “…eravate senza elettricità, senza arnesi per aprire le porte…

Adrien simulò un mal di testa “Scusami, sono ancora confuso, non mi ricordo bene.”

L’occhialuta increspò le labbra, anche la sua amica Marinette l’aveva liquidata con quella scusa banale, eppure, ricordava molto bene il tragitto che aveva compiuto dopo essere uscita dall’hotel.

“La volete smettere di fare baccano?” Chiese infastidita la corvina, che non voleva voltarsi, aveva paura ad incontrare il suo sguardo smeraldo.

“Ben svegliata, Mi..Marinette” Salutò timidamente il biondo.

Intanto Nino, aveva fatto segno ad Alya con la testa, che forse era meglio lasciarli da soli, con grande disappunto di quest’ultima, sarebbe stata la sua occasione per intervistarli entrambi, e scrivere un grande articolo, che forse avrebbe intitolato “Escape Room”, come il noto gioco.

Ma poi pensò che non era il momento adatto per trasformarsi in uno di quei giornalisti che venivano soprannominati sciacalli dell’informazione, avrebbe scritto più tardi il suo articolo.

“Vi portiamo qualcosa da mangiare?” Chiese Nino.

“Non preoccupatevi, sicuramente tra un po’ ci porteranno il pranzo”.

“Uh, sai che bontà…brodino e prosciutto cotto” Lo derise Alya sistemandosi la pancia.

“Andiamo, Alya. Prime che i panini col crudo e stracchino finiscano”. Nino cinse le spalle della sua ragazza e salutò i due amici, avvisandoli che terminato il pranzo, sarebbero ritornati a fargli compagnia.

*

Marinette e Adrien rimasero in silenzio per qualche minuto.

Lui continuava a torturarsi le mani cercando di prendere il coraggio di parlare, di dirle qualsiasi cosa gli passasse per le testa.

Aveva pensato centinaia di volte a cosa avrebbe detto alla ragazza che si nascondeva dietro la maschera rossa a pois neri, ma nulla che gli ritornasse utile in quella situazione.

Marinette al contrario, si stava maledicendo per non essersi accorta prima che il volto di Chat Noir combaciava perfettamente con quello del suo migliore amico e del ragazzo che le aveva fatto battere il cuore in tutti quegli anni.

“Senti, io…” Dissero insieme allo stesso mento, facendoli imbarazzare da morire.

La corvina poi, si sedette sul bordo del letto con le gambe a penzoloni.

Adrien notò il suo polpaccio fasciato sapientemente dalle abili mani di medici di infermieri e i suoi piedi tumefatti e gonfi, poi qualcosa gli diede il coraggio di alzare il viso verso il suo e vide anche la spalla fasciata.

“Era lussata, ma un bravo medico me l’ha sistemata. Per fortuna ero svenuta, altrimenti lo avrei fatto per il dolore, infatti, quando ha praticato la manovra, mi sono svegliata”.

“Mi dispiace, Marinette!” Riuscì a dire dopo aver abbassato ancora lo sguardo.

Si sentiva totalmente inutile, aveva salvato Parigi un milione di volte, e non era riuscito ad aiutare un’amica in difficoltà.

“Cosa, Adrien? Mi hai salvato la vita”.

Il biondo deglutì il nulla, e quel gesto gli costò un dolore alla gola secca, doveva essere stato anche intubato, altrimenti non si spiega.

Marinette aveva capito, e gli passò un bicchiere d’acqua, dopo aver saltellato con un piede per raggiungere il boccione d’acqua.

“Guardati, sei messa male!”.

“Posso assicurarti che stai peggio te” Gli disse tornando nella medesima posizione di prima.

Adrien pensò che fosse bellissima anche con quel camice addosso, chissà come sarebbe stato sfilarglielo e…scosse la testa un paio di volte diventando color cremisi.

Passerà…e sono contento, così avrò una scusa per dire addio alla mia carriera di modello”.

“Ti ritiri?”

“Chi mi vorrebbe con cicatrici su tutto il corpo?”

“Sono ferite di guerra, alle donne piacciono”.

“Anche a te?” Lo chiese così, di getto, perché nella sua testa l’ultima cosa che ricordava di quella folle serata erano le parole che la sua amica gli aveva rivolto.

Quel ti amo inaspettato, lo aveva sentito bene.

Poi si era lasciato andare, perché sapeva che tra le sue braccia era al sicuro, anche se sentiva che la vita gli stava scivolando via dal suo corpo.

Marinette avvampò, lo avrebbe amato anche se gli avessero amputato una gamba o un braccio, ma non parlò, continuò a torturare l’orlo del camice bianco in cerca di una risposta da dargli.

Che fosse giunto il momento di dirgli la verità? Oppure le aveva fatto quella domanda perché aveva sentito le sue ultime parole dettate dalla disperazione?.

“Senti, Marinette” Continuò a parlare lui vedendo che dalla sua bocca non stava uscendo nessun suono.

“Le hai sentite, vero?” Domandò cogliendolo di sorpresa.

“Quella sera ho sentito qualcosa, si…perché non me lo hai mai detto?”

“Perché non ho mai trovato il momento adatto, Adrien

“E mentre morivo ti sembrava l’occasione giusta?”

“Avevo sempre temuto un tuo rifiuto”.

“E dirmelo mentre ero privo di sensi era la cosa più logica da fare, così avresti avuto la scusa ma io te l’ho detto, sei stato tu che non mi hai risposto. Ma non hai messo in conto che non potevo risponderti perché ero morto” Si era alterato, per la prima volta in tutti quegli anni, Adrien si stava infuriando.

“Cosa te ne importa che non te l’abbia mai detto, eh? Tanto tu mi consideri solo un’amica”. Incrociò le braccia sotto il seno in segno di offesa, e volse lo sguardo da un’altra parte, non aveva voglia di scontrarsi con il suo volto inquisitore.

“Non lo sei mai stata”.

Marinette deglutì e ritornò a rilassare il volto.

“Ma l’ho capito tardi, quando ormai stavi con Luka…

“E’ successo quattro anni fa, e poi tu stavi con Kagami.”

“Ti sei mai chiesta perché l’ho lasciata? Non l’amavo, perché nel mio cuore Lady Bug era sempre una presenza costante, e tu, Marinette, ho sempre provato qualcosa per te che andava ben oltre all’amicizia, ma fino ad ora non sapevo che cosa fosse. Poi quando ho scoperto che siete la stessa persona, ho avuto la mia risposta, e ogni tassello del puzzle ha trovato il suo incastro”.

Marinette doveva sbrigarsi a dire qualcosa.

“Siamo due idioti, vero?”

“Decisamente si” Confermò ridendo.

“Con Luka non è andata bene semplicemente perché provavo dei sentimenti molto forti per te, come li provo adesso. E averti avuto tra le mie braccia esanime…ho avuto paura, non so come avrei reagito se ti fosse capitato il peggio” I suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime e la sua gola riusciva ad emettere solo singhiozzi, gli stava dicendo che lo amava e che era tutta la sua vita, che non si sarebbe perdonata se quella sera sarebbe morto, gli aveva promesso che lo avrebbe portato in salvo, ancora quando erano dentro l’ascensore, e doveva tener fede a quel patto.

“Vieni qui.” Adrien le allargò le braccia, facendole segno di accoccolarsi a lui, e nonostante la permanenza in ospedale era stata lunga, i suoi capelli odoravano ancora di cioccolato e vaniglia.

“Ti avevo detto che ti avrei salvato” Si avvicinò poi al suo volto, intenta a stampagli un bacio a fior di labbra.

“Ehi, piccioncini” Entrò un infermiera con due vassoi del pranzo “Li appoggio qui”. Poi se ne andò senza aspettare risposta.

Adrien guardò Marinette sorridendo “Non è il pranzo che ti avevo promesso, ma penso vada bene lo stesso, no?”

“Era una cena, non cambiare la carte in tavola adesso” Puntualizzò lei sorniona.

*

FINE

*

Angolo dell’autrice: Ciao a tutti! E con il quinto capitolo siamo giunti alla fine di questa breve storia hurt/confort. Spero vi sia piaciuta e che non sia risultata troppo banale.

Come sempre attendo le vostre impressioni.

Ringrazio tutti quelli che hanno commentato i capitoli precedenti, che hanno insito le storie tra le preferite, seguite e ricordate, ma grazie anche a chi legge solamente.

Vi abbraccio forte, Erika

 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni europei > Miraculous Ladybug / Vai alla pagina dell'autore: LadyHeather83