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Autore: Ormhaxan    21/02/2021    0 recensioni
"There's a thunder in our hears, baby. So much hate for the ones we love"
Jackie vuole scappare da mesi e anni difficili, da un passato scomodo e doloroso e per farlo si trasferisce a Londra, dalla sua migliore amica Lana. Qui inizia a convivere con lei e i suoi due coinquilini, Chris e Morgan, creandosi un'apparente serenità. Ma non sempre il passato rimane sepolto e le cicatrici che ci portiamo dietro sono difficili da nascondere. Presto, Jackie si renderà conto che non è l'unica a combattere contro i propri demoni e che, se si vuole sopravvivere, l'unico modo per farlo è restare uniti...
[STORIA PUBBLICATA PRECEDENTEMENTE E ORA RIPUBBLICATA IN UNA NUOVA VERSIONE]
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Thunder-2-0




Quando l’indomani mattina Lana si svegliò, capì dal leggero russare in sottofondo di non essere sola nel letto. Aprì piano gli occhi, sperando con tutta se stessa di sbagliarsi, ma quando vide il ragazzo della sera precedente – ragazzo di cui aveva dimenticato completamente il nome – dormire accanto a lei andò nel panico più totale. Senza fare rumore sgusciò fuori dalla coperte e, acciuffati i suoi slip ed una maglietta più grande di due taglie che fungeva da pigiama, sgattaiolò fuori dalla sua stanza in cerca di un aiuto esterno. Arrivata davanti alla porta della stanza di Chris, l’unico a cui poteva chiedere aiuto in quel momento, girò la maniglia ed entrò, trovando suo malgrado la stanza vuota.

Lana si guardò attorno: la finestra era stata appena socchiusa per far cambiare l’aria e le lenzuola del letto erano sfatte, segno evidente che Chris aveva passato la notte a casa e non nel letto di chissà chi. Storse il naso: l’idea del suo batterista che si rotolava nel letto con qualcun altro la disgustava, ma poi pensò che la stessa cosa l’aveva fatta lei quella stessa notte appena passata. Si mise seduta a gambe incrociate sul letto, e rimase in quella posizione fino a quando la porta della stanza non si aprì e un Chris con i capelli bagnati e solo un asciugamano in vita fece capolinea.
Il moro, non accorgendosi della figura di Lana rannicchiata sul letto – la stanza era in penombra e lui era sovrappensiero – continuò tranquillo a fischiettare una canzonicina che gli frullava per la testa e a frizionarsi i lunghi capelli con un altro asciugamano che stringeva tra le mani. Arrivato al mobile dove teneva la biancheria, il batterista lasciò cadere il telo che gli copriva la vita e uscì dal cassetto uno dei suoi tanti boxer neri.

“Cristo, Cambpell, copri le vergogne!” sbottò improvvisamente Lana, facendo prendere un colpo al ragazzo che, preso alla sprovvista, sussultò visibilmente.
“Lana!” la voce di Chris uscì più alta di qualche tono e prontamente il ragazzo si coprì le sue vergogne, come le aveva definite Lana, con una mano “Che cazzo ci fai qua?” chiese, ancora rosso in viso.
“Dovevo sfuggire al tipo che mi dorme nel letto” rispose Lana, indicando con un dito il muro alle sue spalle, il muro confinante con la sua stanza “E comunque puoi benissimo evitare di coprirti, perché ho visto già tutto”
“Già, e se non ricordo male non è neanche la prima volta! Peccato solo che non giochi nel tuo stesso team!” le rimembrò lui, levando la mano dalla sua nudità, mostrandosi a lei come mamma lo aveva fatto, senza vergogna. Questa volta fu Lana ad arrossire “Messaggio ricevuto: mi metto i boxer”
“Sì, sarebbe meglio” liquidò lei, cercando di trovare la concentrazione persa su di un punto indefinito della stanza “Senti, Chris, mi devi aiutare a buttarlo fuori” continuò, ritornando all’argomento precedente “Ieri ero ubriaca e non so neanche come ho fatto a portarlo nella mia stanza, né tantomeno ricordo ciò che abbiamo fatto”.
“Oh, lui sicuramente ti ha fottuto per bene, su questo non si discute” la voce di Chris uscì leggermente infastidita, nervosa “Lo so perchè urlavi come un’invasata come al tuo solito”
“Merda, merda!” Lana si coprì il viso con una mano, chinandosi appena in avanti “Ma perché devo sempre fare stronzate?”
“Perché siamo giovani, tesorino, ed è normale fare cazzate a questa età” il batterista si avvicinò a lei e, dolcemente, le posò una mano sul capo “Lascia fare a me, ci penso io al bellimbusto là dentro” i due si scambiarono un sorriso reciproco, e dopo essersi vestito, Chris uscì dalla sua stanza e compì il suo dovere, scacciando in malo modo il malcapitato dal letto della bionda e da casa loro.

“Fatto!” Chris rientrò trionfante nella sua stanza quindici minuti dopo, strofinandosi le mani come qualcuno che si è appena disfatto delle robe vecchie ed inutili.
“Grazie, sei il mio eroe” Lana si alzò di scatto dal letto, e circondando le mani dietro il suo collo lo abbracciò.
Anche il batterista ricambiò l’abbraccio, cingendole la vita con entrambe le mani e posando il mento sul suo capo, sottolineando così la sua altezza. Si staccarono appena e si guardarono negli occhi come incantati. Entrambi provavano una forte attrazione l’uno per l’altra, questo era innegabile, ma sia Lana che Chris sapevano bene che lasciarsi andare a quell’attrazione, come già avevano fatto una volta, avrebbe comportato solo casini tra di loro e con la band.
“Quando vuoi, dolcezza” Chris le diede un buffetto, sciogliendo l’abbraccio “Quando c’è una donzella da salvare io sono sempre il migliore” rise, e anche lei rise con lui.
Un istante dopo, i loro sorrisi si trasformarono in espressioni serie, decisamente troppo per i loro gusti. Erano davvero scombinati, loro due, e non per niente erano amici: non ne facevano mai una giusta e se solo avessero ascoltato più il buon senso e meno l’istinto forse tante cazzate se le sarebbero risparmiate.
“Ascolta, Chris, per quanto riguarda l’altra sera…”

“Chris, amico, so che è l’ultima cosa di cui hai bisogno, ma dobbiamo parlare di….” Morgan si interruppe bruscamente, non aspettandosi di trovare anche Lana “Bionda, anche tu qui?” chiuse la porta con un piede, continuando a parlare: “Dobbiamo parlare di Jack e Mike! Quel coglione ieri le è stato tutta la serata attaccato ed ho paura che faccia qualche stronzata!”
“Oseman, sei sempre il solito esagerato!” Lana smorzò la tensione delle parole di Morgan con le sue tranquille “Jack sa quello che fa, non è mica una ragazzina”
“Ma… ma tu avevi detto che dovevamo starle alla larga, che ci avresti castrato se...”
“So cosa vi ho detto, Morgan, ma dubito che l’interesse di Mike in Jack sia sincero” disse lei, piccata “Sappiamo benissimo a chi è realmente interessato il nostro chitarrista”
“Già e a quanto pare non è intenzionato a mollare l’osso,” incalzò Morgan, infastidito “E’ successo qualcos’altro che dovremmo sapere?”
“Nulla!” si affrettò a dire il batterista, ma la sua voce lo tradì come sempre.
“Chris…” Lana poggiò una mano sulla sua spalla, comprensiva come solo un’amica sa essere: “Sai che puoi dirci tutto, che non ti giudicheremo.”
“Non c’è molto da dire: ieri, dopo le prove, è venuto nella stanza in cui mi stavo cambiando e…” prese un respiro profondo “Ha detto che gli manco, che mi ama e…”
“Stronzate!” intervenne Morgan, piccato “Se ti amasse non continuerebbe a mentire, a fare finta di essere eterosessuale o qualsiasi cosa si ripete di essere in quella mente contorta: se ti amasse affronterebbe quello stronzo di suo padre e al diavolo tutto!”
“Sai che non è così semplice!” ricordò Lana che, nonostante tutto, si reputava anche amica di Mike “Sai che suo padre è un uomo potente, che è il suo capo e che…”
“Questo non lo giustifica affatto, tantomeno posso perdonarlo per come ha trattato Chris in tutti questi mesi. Nella vita bisogna fare delle scelte e quelle che lui ha fatto dimostrano quanto sia un bambino viziato che vuole avere tutto e subito, senza conseguenze alcune!”
“Ragazzi, vi prego basta!.” Chris era visibilmente affranto “So che entrambi volete il mio bene, che ci tenete, ma non ne voglio più parlare…”
“Scusami, hai ragione e mi dispiace se ho alzato la voce,” Morgan gli strinse una spalla e i due si scambiarono uno sguardo complice “Sappi, però, che ti coprirò sempre le spalle e ci sarò ogni volta che avrai bisogno di me”
“Lo stesso vale per me: siamo una famiglia, noi tre, e la famiglia viene prima di tutto”
“Grazie, ragazzi. Siete i migliori amici che una persona possa avere e sono schifosamente grato di avervi nella mia vita”.

*
 
Mezz’ora dopo, Lana aprì con una mossa degna di una contorsionista la porta della mansarda. In mano aveva un vassoio su cui erano stati accuratamente disposte due tazze di the caldo con un goccio di latte – la cosa faceva molto aristocratico inglese, lo sapeva, ma la bionda amava quella bevanda dal gusto particolare – dei biscotti e un paio di brioche che aveva riscaldato nel microonde. Con un colpo di tacco richiuse la porta alle sue spalle, stando attenta che questa non sbattesse e, poggiato il vassoio sul mobile poco lontano, si avvicinò al letto poco distante da lei, dove Jack se ne stava in uno stato di dormiveglia.
La sera prima la mora aveva alzato troppo il gomito e il suo corpo adesso era indolenzito e la sua testa pesante come un carico di mattoni. Quando la bionda si sedette a piedi del letto, Jack mugugnò infastidita, dando il suo primo segno di vita.

“Buongiorno, bella addormentata!” esclamò serafica mentre incrociava le gambe “Dormito bene?”
“Non mi lamento” rispose l'altra con una voce impastata di sonno, sbadigliando rumorosamente “Peccato solo che questo mal di testa mi perseguiterà per il resto del giorno”.
“E’ il prezzo dell’avere quasi trent’anni e scatenarsi per locali fino a tardi” le fece notare l’amica con una punta di saccenza nella sua voce “Spero almeno che ti sia divertita con quella massa di pazzi”
“Sì, molto,” confessò lei, abbozzando un sorriso e prendendo un sorso di the dalla tazza che Lana le aveva passato poco prima “Anche se avrei preferito non essere braccata come una volpe da Mike: non so perché, ma c’è qualcosa che non mi convince in quel tipo… senza offese, ovviamente!”
“Mike è fatto così, non ci possiamo fare molto” liquidò Lana, cercando di minimizzare per non dare troppe spiegazioni. Il segreto di Chris doveva rimanere tale, almeno fino a quando lui non avesse deciso di fare coming-out con Jack e raccontarle del suo passato con Mike “Quando vede qualcosa di nuovo, o in questo caso qualcuno, diventa un bambino capriccioso e vuole averla a tutti i costi” si portò un biscotto alla bocca e ne prese un boccone “Non è un cattivo ragazzo, ma spesso entra troppo in competizione con gli altri. Vuole primeggiare in tutto: musica, persone, e solo Dio sa che altro”.
“Qualcuno dovrebbe dirgli che la vita non è una gara, tantomento una competizione” disse Jack, piccata, ricordando la sensazione delle mani del ragazzo sul suo corpo.
“Morgan non lo sopporta proprio per questo” rivelò Lana, forse troppo superficialmente “Si scontrano sempre, quei due, e anche ieri sera, quando ci ha provato spudoratamente con te, ha iniziato a borbottare come un vecchio pelandrone di ottant’anni”
“Ho capito subito che quei due non vanno d’accordo: Morgan non ne fa un mistero e non perde occasione per sottolinearlo. Idem Mike: quei due hanno molti problemi irrisolti, credimi!”

Consumarono la colazione chiacchierando del più e del meno, fino a quando Lana non si fece seria e decise che era arrivato il momento di affrontare un discorso che, molto probabilmente, avrebbe creato imbarazzo nell’amica.
“So che adesso probabilmente ti arrabbierai, ma io devo dirtelo, anche se te l’ho detto al telefono tanti mesi fa: mi dispiace per tua madre”
Jack, sgranati gli occhi per la sorpresa di quell’uscita a dir poco inaspettata, allontanò la tazza di caffè dalle labbra, posandola in equilibrio precario sulle ginocchia.
“Gr-grazie, ma preferirei non parlarne, non ora almeno” disse lei che proprio non voleva saperne di parlare degli ultimi due anni della sua vita, di ciò che aveva passato a New York, al capezzale di una madre morente e con un padre che era diventato uno sconosciuto “Se devo essere sincera, quando è morta è stata una liberazione” sospirò, conscia di come le sue parole risuonassero orribili e senza cuore “Stare in quella casa ad accudire mia madre mentre tutti ci spaccavamo la schiena e si entrava e usciva dagli ospedali… ripensarci fa male, ecco: sono stati anni di inferno e sapere che adesso lei non soffre più è una consolazione.”
“Non devi parlarne se non vuoi ed io non dovevo farti pressioni. Anzi scusami se ho tirato fuori questo argomento, so quanto sia doloroso per te”.
“Tranquilla, va tutto bene” Jack si alzò dalla poltrona su cui era seduta, restandosene in piedi con aria impacciata “Adesso è meglio se vado a vestirmi. Devo ancora trovare un lavoro e ho deciso che oggi è il giorno giusto per iniziare a cercare” concluse, uscendo dalla stanza sotto lo sguardo pensieroso e preoccupata di Lana che, sospirando, si limitò ad annuire lievemente.
Qualcosa le diceva che c’era altro che l’amica le nascondeva, che la sua decisione di trasferirsi a Londra dall’oggi al domani andava oltre il lutto per la madre e in un modo o in un altro era decisa a scoprire la verità.

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