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Autore: Lamy_    22/02/2021    1 recensioni
Ivar e Hildr sono i nuovi sovrani di Kattegat. Devono far riemergere un regno dalle ceneri, e una tale azione richiede sacrificio e impegno costante.
I nemici circondano i neo-sovrani: Oleg e il suo esercito sono pronti a eliminare chiunque minacci il trono di Kiev. Ma il principe Dir ha altri piani che includono l’appoggio di Ivar e Hildr.
A incrinare una situazione già di per sé delicata sarà la guerra dei vichinghi contro il Wessex. L’esito sarà doloroso e le conseguenze porteranno a nuovi equilibri mai visti in precedenza.
Tutto è nelle mani di Hildr.
Amore e morte, forze antiche quanto il mondo, giocheranno una partita in cui le pedine avranno solo due possibilità: splendere di gloria o piegarsi alla sconfitta.
(6B; contiene spoiler a vostro rischio e pericolo)
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ivar, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4. IL DRAGO DI KIEV PT. II

L’indomani Hildr si alzò ben presto per far visita a Johannes. Era l’unico vero amico a palazzo, l’unica persona che le aveva offerto sostegno senza nulla in cambio. Ivar dormiva ancora, la temperatura era scesa e il pallore stava svanendo. Il clima freddo di Kiev non aiutava la sua salute.
“Hildr.” Biascicò il ragazzo, la voce assonnata.
“Sono qui. Che c’è?”
Ivar aprì un occhio solo e vide che la ragazza si stava sciacquando il viso; indossava già calzoni e stivali.
“Dove vai? E’ l’alba. Torna a dormire.”
“Voglio fare visita a Johannes prima del grande esodo. Capisci cosa intendo.”
Hildr voleva rivedere il vecchio bibliotecario prima di fuggire da Kiev e raggiungere Novgorod. Gli addii erano brutti ma necessari.
“Torna entro un’ora. Il grande esodo potrebbe essere già alle porte.” Disse Ivar.
“Lo farò.”
Dopo essersi vestita ed essersi acconciata i capelli in due semplici trecce, recuperò la spada e la depositò nel fodero. Quel palazzo non era sicuro per loro, dunque era meglio essere preparati. Se Kyra sapeva di Dir, allora anche Vadim ne era conoscenza. Non potevano rischiare di mandare tutto a monte.
“Hildr, torna un attimo qui.”
Hildr pensò che la febbre fosse tornata, e non era il momento adatto per una malattia di stagione. Si avvicinò a lui e gli tastò la fronte, che era fresca al punto giusto.
“Che hai?”
“Dammi un bacio prima di andare.”
La ragazza aggrottò le sopracciglia con uno sbuffo, detestava quel romanticismo quando la loro vita era in pericolo.
“Ti odio.”
“Fingo di crederci.” Replicò Ivar.
Hildr gli stampò un bacio sulla bocca, ma il ragazzo la trattenne per approfondire quel contatto. Se stavano per morire, tanto valeva darsi gli ultimi baci.
“D-devo andare.” Disse Hildr, staccandosi.
“Vai pure. E cerca di restare viva!”
“Ci proverò!”
 
La biblioteca non era cambiata, anzi il numero di libri accatastati era aumentato. L’odore di chiuso e di carta impregnava l’aria, eppure non era sgradevole. Lo spazio era illuminato da fiaccole che il bibliotecario doveva aver appena acceso per studiare. La dedizione che aveva per quei manoscritti era qualcosa di incredibile.
“Johannes, sei qui?”
Gutta cavat lapidem non vi, sed saepe cadendo!
L’uomo era chino su un plico di fogli ingialliti, gli angoli erano rovinati ma la grafia era perfettamente leggibile. Era talmente preso dalla lettura che non si era accorto di lei.
“Johannes, ehilà!”
Johannes trasalì, la lente di vetro che usava per leggere gli scivolò dall’occhio. Quando realizzò la presenza della ragazza, spalancò la bocca per la sorpresa.
“Oh, Hildr! Ragazza mia!”
Il minuto dopo Hildr fu intrappolata in un abbraccio stretto e caloroso, tipico del bibliotecario.
“Così mi strozzi.”
“Credevo di non rivederti mai più. Come mai sei qui? Sei da sola?”
“Io e Ivar siamo qui su invito di Oleg. Abbiamo trionfato su Bjorn e festeggiamo insieme un’ultima volta.”
Hildr si appoggiò alla parete e con le dita sfiorò un vecchio manuale di pelle blu.
“Sono giorni importanti per tutta Kiev. Stasera arriverà il Santo Vescovo per la commemorazione di domani. Oleg vuole farsi bello davanti a voi vichinghi.”
“Commemorazione di cosa?”
Johannes andò dalla parte opposta della biblioteca per prendere un libro e mostrarlo alla ragazza.
“Questa è la Bibbia, il libro sacro dei cristiani. Questa è la crocifissione.”
Hildr sfogliò le pagine e vide un uomo crocifisso con il collo che ciondolava sul petto e gli occhi chiusi. Era un’immagine a lei sconosciuta poiché gli dèi di Asgard erano sempre rappresentati con addosso armature luccicanti e gioielli preziosi.
“Perché lo hanno crocifisso?”
“Perché le persone sono terrorizzate da ciò che non comprendono.” Rispose Johannes.
“E quindi domani ricordate questo avvenimento?”
“Esatto. Un membro della corte porterà la croce sulle spalle in memoria della via crucis, arriverà nel cortile del palazzo e il Vescovo leggerà il passo della Bibbia.”
Hildr sentiva che gli ingranaggi nella sua testa stavano girando: una grande folla a Kiev poteva essere una buona occasione per Dir.
“Prima cosa stavi leggendo? Era latino.”
Il bibliotecario le fece cenno di avvicinarsi al leggio e indicò un foglio di pergamena con grande emozione.
“Questa è una grande scoperta che proviene da un monastero di Mercia. Un mio amico monaco mesi fa è venuto fino a qui per mostrarmi questa meraviglia scovata nella biblioteca della regina Kwenthrith. Si tratta di una pagina scritta da Lucrezio. Non sappiamo a quale opera appartenga, ci sto lavorando da qualche settimana.”
Hildr fece mente locale e ricordò che la regina di Mercia un tempo aveva viaggiato per mare con Ragnar. Ricordò anche che Athelstan, il più caro amico di Ragnar, era un monaco originario del Wessex. Era straordinario come le loro vite si incrociassero ripetute volte.
“Che significa la frase che stavi leggendo?”
“Significa: la goccia scava nella pietra non grazie alla forza ma grazie alla costanza. Insomma, devi perseverare se vuoi ottenere qualcosa.”
Johannes le picchiettò la mano sulla spalla con fare paterno, quella giovane donna gli ricordava la sua dolce bambina andata perduta.
“Ivar è bravo a perseverare, ottiene sempre quello che vuole.” Scherzò lei.
“Ragazza mia, le cose non sempre vanno come vorremmo.”
Hildr abbozzò un mezzo sorriso, sapeva bene che il destino giocava una partita tutta sua. Neanche Odino poteva ostacolare ciò che il Fato aveva scelto.
“Dai, fammi vedere altri libri.”
 
Ivar si trascinava sulla stampella lungo il corridoio che portava alla sala principale. Hildr non era ancora tornata, ci avrebbe scommesso un occhio che sarebbe rimasta con Johannes per tutta la mattinata. Era una ragazza curiosa, le piaceva imparare cose nuove e la biblioteca era un ottimo posto per tale scopo.
“Salve, Ivar.” Lo salutò Vadim.
Il cugino di Oleg era alto e snello, bei capelli ordinati, divisa lucidata, e tutta quella perfezione era snervante.
“Salve a te, Vadim. Sai dove posso trovare Oleg?”
“Non è a palazzo. E’ andato in città per prepararsi all’arrivo del Santo Vescovo. E’ il periodo di Pasqua, noi cristiani celebriamo la morte e la resurrezione.”
Ad Ivar veniva da ridere per quelle bizzarre credenze cristiane, ma annuì per non essere maleducato.
“Ci aspettano grandi festeggiamenti, eh? Oleg deve averci invitati apposta.”
“Suppongo di sì. La Pasqua è un momento sacro, quindi Oleg ha voluto rendervi partecipi.”
Vadim era più alto di Ivar, lo guardava dalla testa ai piedi con altezzosità.
“Perché Oleg avrebbe invitato due vichinghi ad una celebrazione cristiana? E’ strano.”
Ivar aveva dei sospetti che lo tormentavano. Invitare due pagani in un momento sacro per i cristiani era controverso, di sicuro sotto c’era molto di più. Kiev diventava sempre meno sicura col trascorrere delle ore.
“Non ho una spiegazione per tutte le azioni di Oleg.” Disse Vadim.
“Ivar, non puoi capire che cosa ho visto nella biblio- … oh, Vadim!”
Hildr era emersa dal fondo del corridoio con un sorriso radioso, la visita a Johannes era stata produttiva. Vadim fece un inchino e sorrise, sebbene la sua mascella fosse serrata.
“Hildr, nelle tue condizioni dovresti riposare. Non fa bene frequentare un posto umido come la biblioteca.”
“Nelle mie condizioni?”
“Hildr sa cavarsela benissimo anche se aspetta un bambino.” Intervenne Ivar.
Hildr si era dimenticata di quella bugia, era troppo eccitata da quello che le aveva mostrato Johannes.
“Oh, sì, il bambino! Il mio adorato e tenero bambino! Io sto bene, lui o lei sta bene, stiamo bene!”
Vadim fece oscillare lo sguardo fra i due, c’era qualcosa che non lo convinceva.
“Ora devo andare al porto. Ci vediamo a cena. Buona giornata.”
“Anche a te. E porta i nostri saluti a Oleg.” Disse Ivar.
Quando rimasero da soli, Hildr buttò fuori l’aria che aveva trattenuto.
“C’è mancato poco che scoprisse l’inganno.”
“Adorato e tenero bambino?” fece Ivar ridendo.
Anche Hildr rise, la tensione pian piano si stava sciogliendo.
“Non sapevo cos’altro dire, ero nel panico!”
“Chissà cosa diresti di me.”
La ragazza prese a giocare con una ciocca di capelli, attorcigliandola intorno all’indice.
“Direi ‘il mio fastidioso e insopportabile Ivar’, mi sembra accurato.”
Ivar fece un sorriso malizioso, avvicinando la bocca a quella di Hildr ma senza baciarla.
“Stai forse ammettendo che sono tuo?”
“Ho detto che sei fastidioso e insopportabile.”
La ragazza deglutì, quella vicinanza era un affronto che la rendeva debole. Per quanto lottasse, Ivar era capace di annebbiarle i sensi con un solo sguardo.
“Ma hai anche detto che sono tuo, questo è ciò che conta.”
“Ivar, tu sei proprio …”
“Cosa sono?” sussurrò lui.
Ora fra i loro corpi non c’era mezzo spiraglio, era schiacciati l’uno contro l’altra. Hildr non resistette oltre. Avvolse le mani al collo di Ivar e ingaggiò un bacio ricco di passione. Le mani di Ivar si strinsero intorno ai fianchi della ragazza per tenerla a sé mentre il bacio si infiammava sempre più. Le loro bocche alternavano morsi e gemiti, un mix di amore e lussuria da far girare la testa.
“Tu sei proprio un bastardo.” Disse Hildr, il respiro mozzato.
Ivar ghignò e la baciò ancora con la stessa intensità.
“Mi piaci tremendamente quando mi insulti.”
Stavano per baciarsi di nuovo quando nel corridoio si udì un cigolio. Sembrava che il rumore provenisse dal muro a cui erano addossati.
“Hai sentito?”
Ivar accostò l’orecchio al muro e sentì che il rumore si faceva più limpido. Spostando lo sguardo verso il basso, si accorse di un piccolo buco simile ad una serratura.
“E’ una porta. C’è un passaggio segreto dietro il muro.”
Hildr sfoderò la spada e la puntò contro la porta, pronta a colpire chiunque venisse fuori. Quando un altro cigolio fu udibile, i due indietreggiarono in attesa. Dal passaggio segreto uscì Katya. La sua giacca di pelliccia bianca era ricoperta di polvere e tra i capelli castani c’era una ragnatela.
“Venite dentro, forza!” bisbigliò la principessa.
Ivar entrò per primo e Hildr lo seguì con la spada sguainata nell’eventualità che quello fosse un attentato alle loro vite. Il passaggio segreto si rivelò essere uno spazio quadrato piuttosto grande, con le pareti di pietra grezza e il pavimento umido.
“Perché siamo qui?” volle sapere Ivar.
“Per questo.”
Katya estrasse dalla pelliccia un pugnale con una ‘D’ incisa sulla lama. Hildr e Ivar si scambiarono un’occhiata fugace.
“Quello è il pugnale di …”
“Sì. E’ il segnale di Dir.” Disse Katya.
Hildr indirizzò la punta della spada alla gola della principessa, un centimetro e l’avrebbe ferita.
“Chi ci dice che non sia un trucco di Oleg? Fidarsi di te è difficile.”
Katya non si mosse, restava ferma con tutta la dignità del suo rango.
“Non ve lo dice nessuno. Vi dovrete fidare di me. Domani ci vedremo al banco del falegname non appena il Vescovo inizierà la commemorazione.”
“Oleg sarà distratto e la folla sarà la nostra via di fuga.” Aggiunse Ivar.
A Hildr diede sui nervi la complicità fra Ivar e la principessa, ma non volle dare spettacolo della sua gelosia. Mise la spada al suo posto e annuì.
“A domani.”
 
Il giorno dopo
Ivar osservò con estrema attenzione il viavai sotto la finestra della camera. La cerimonia del Venerdì Santo aveva riunito a Kiev tutti i cittadini, i nobili e i membri del clero. Quella calca era il mezzo più sicuro per uscire dalla città.
“Il piano è questo: rubiamo il carro del falegname, ci dirigiamo alle porte della città e approfittiamo della confusione per fuggire.”
Hildr contò le frecce nella faretra, si fissò l’arco sulla schiena e allacciò la spada in vita.
“D’accordo.”
Ivar si voltò verso di lei, quel tono di voce spento lo preoccupava. La ragazza non aveva dormito molto, i segni del mancato sonno erano visibili in cerchi scuri sotto gli occhi.
“Che ti prende? Sei troppo silenziosa.”
“Sono pronta.” Disse Hildr, sistemandosi i guanti.
“Hildr, parla con me. Ti prego.”
“Stavo pensando alla Nix. E se oggi morissimo? Siamo solo noi due e un ragazzino!”
Ivar zoppicò fino a lei e le accarezzò la guancia con dolcezza.
“Oggi sopravvivremo. Noi due siamo una bella coppia, possiamo farcela.”
“Lo spero.”
Un’ora dopo il palazzo si svuotò, la corte e la servitù si erano riversate in cortile per presenziare alla commemorazione. Da una finestra Ivar vide un uomo trasportare una grossa croce di legno verso Oleg. Era il momento per sferrare il loro attacco.
“Hildr, sai cosa fare. Io vado a chiamare Igor.”
Si separarono in una manciata di secondi, il tempo a disposizione era esiguo e dovevano sfruttarlo appieno. Mentre Ivar si dirigeva nelle stanze di Igor, Hildr scese alla cittadella per andare al banco del falegname.
“Ti serve qualcosa, ragazzina?” domandò l’uomo.
C’erano soltanto lui e suo figlio, stavano svolgendo gli ultimi lavori prima di unirsi agli altri per la commemorazione. Ivar aveva pianificato la strategia nei minimi dettagli, perciò Hildr proseguì con sicurezza.
“Mi serve il vostro carro.”
Il falegname tentò di replicare ma Hildr gli aveva già tirato un pugno che lo fece cadere sulle ginocchia. Poiché non dovevano esserci complicazioni, usò l’elsa della spada per colpirlo alla testa e farlo svenire.
“Aspetta! Sta calma! Non ucciderci!” la supplicò il ragazzo.
Hildr non si fece ostacolare dalle emozioni, non poteva commettere errori. Atterrò il giovane con un calcio all’addome e gli colpì la testa con un pezzo di legno per tramortirlo.
“Che forza!” esclamò Igor.
Ivar e Katya erano arrivati insieme e stavano parlando di qualcosa che Hildr non riusciva a capire.
“Saliamo sul carro e andiamo via.” Disse Ivar.
Lui prese le redini e si mise in testa, Igor si sedette al suo fianco, Hildr e Katya si nascosero sotto il telo che copriva parte posteriore del carro.
“Hai intenzione di uccidermi?” domandò Katya.
La vichinga e la principessa erano piegate sulle ginocchia, le spalle incollate e le teste vicinissime. Hildr le lanciò un’occhiataccia.
“Se avessi voluto ucciderti, ti assicuro che saresti già morta. Ora sta zitta, mi devo concentrare.”
Il carro si stava muovendo verso le porte della città, in direzione opposta a dove si stava svolgendo la commemorazione. I cavalli rallentarono fino a fermarsi, al che Ivar emise un fischio. Hildr recepì il messaggio, incoccò una freccia e tese l’arco in avanti. La punta sbucava appena fuori dal telo del carro e da quell’angolazione era possibile intravedere le due guardie.
“Dove state andando?” indagò una guardia, faccia seria e occhi arcigni.
“Torniamo a casa. Abbiamo il permesso.” Disse Ivar, un vago accento russo.
“Cosa c’è sotto il telo?”
L’uomo sollevò il telo e sgranò gli occhi, pronto a urlare per avvertire gli altri. Hildr balzò in piedi e scoccò una prima freccia contro l’uomo e una seconda contro l’altra guardia. Igor scese dal carro e andò ad aprire i cancelli.
“Lavoro eccellente.” Disse Hildr tra sé.
Ivar sollevò gli occhi su di lei e sorrise, era fiero ogni volta che la ragazza centrava un bersaglio.
“Ti ho già detto che ti amo quando fai così?”
“Almeno un milione di volte.”
Katya si intristì perché ormai era palese che l’amore di Ivar per Hildr era vero. Avrebbe voluto essere amata e amare allo stesso modo, ma il cielo aveva scelto per lei una strada diversa e ben più tortuosa.
“Possiamo andare.” Disse Igor, tornando a bordo.
Hildr liberò un sorriso quando si lasciarono Kiev alle spalle e con essa tutto il marcio della corte.
 
Due giorni dopo
“Assaltare il palazzo non sarà facile. L’importante è tenere a mente che il popolo non deve essere attaccato perché abbiamo bisogno del suo appoggio per regnare.”
Dir stava illustrando il piano di attacco al suo esercito, fra cui anche Ivar e Hildr.
“Secondo te come si difenderà Oleg?” domandò lei.
“Non ne ho idea. Sento che oggi resteremo sorpresi.”
Ivar aveva sentito dire dai soldati che Oleg aveva dato fuoco al mausoleo dedicato alla prima moglie in preda ad una crisi di nervi. Quella voce era stata trasmessa direttamente dalla corte, quindi Dir doveva avere una spia fra i ranghi della nobiltà.
“Siamo pronti ad avanzare, principe.” Comunicò un soldato.
Dir indossò l’armatura e accettò la spada che sua moglie gli stava consegnando. Salì a cavallo e il suo esercito lo imitò.
“Andiamo a fare fuori quel ratto di fogna!” esclamò Hildr.
Lei e Ivar avrebbero cavalcato insieme poiché le gambe del ragazzo non potevano gestire la cavalcata. Dopo aver aiutato Ivar a montare in sella, Hildr stiracchiò le dita e poi salì anche lei.
Il tragitto non fu lungo, Novgorod distava un paio d’ore da Kiev. Il viaggio fu accompagnato da uno spettacolo naturale: i raggi del sole che timidamente spuntavano e si riflettevano sulla neve creando giochi di luce.
“Il mio cavallo non sta fermo un attimo.” Si lamentò Igor.
Il ragazzino stava in sella a un cavallo nero di razza pura, un regalo di Dir per onorare il giovane principe.
“Perché non tieni bene le redini, tienile più corte.” Suggerì Ivar.
Igor esultò quando il cavallo eseguì i suoi ordini grazie al consiglio del vichingo.
“Ha funzionato!”
“Beh, diciamo che so il fatto mio.” Disse Ivar sorridendo.
“Non ti vantare troppo.” Lo rimbeccò Hildr.
Ivar le pizzicò i fianchi e lei sobbalzò, sembravano cane e gatto. Igor li trovava divertenti, era come guardare una commedia a teatro e ridere dall’inizio alla fine.
La spedizione proseguì in silenzio e nel massimo dell’ordine, ciascuno conosceva la propria posizione e la rispettava. Doveva essere una macchina ben oliata per riuscire a fare irruzione a Kiev, città blindata per eccellenza per via del palazzo reale.
“Ci siamo.” Bisbigliò Igor.
Il palazzo si stagliava contro un cielo bianco, una grossa montagna di pietre munita di finestre e decorazioni orientali. Le porte erano chiuse ma non c’erano guardie appostate.
“Entriamo. Voglie tre arcieri in prima difesa!” ordinò Dir.
“Quattro è meglio. Che ne dici, Hildr?”  fece Ivar.
Hildr sorrise, finalmente c’era un po’ di azione per un animo combattivo come il suo. Superò due file di soldati e si avvicinò ai tre arcieri di Dir. Il principe con un cenno della testa le diede il permesso di agire.
“Passami arco e freccia, Ivar.”
Ivar slacciò l’arco e prese una freccia dalla faretra, dopodiché Hildr si armò e mirò contro la porta. Acuì l’udito per captare dei rumori, ma c’era soltanto silenzio. Anche Ivar non sentiva niente, il che faceva sorgere alcuni dubbi.
“C’è troppo silenzio. Com’è possibile?”
La risposta arrivò quando le porte si aprirono. I tre arcieri puntarono contro le guardie, mentre Hildr puntò l’arco verso le finestre.
“Non c’è nessuno.” Osservò Igor.
Effettivamente non c’erano guardie, non c’erano soldati e non c’erano cittadini. Le strade erano deserte, le case erano chiuse e le bancarelle erano state dismesse.
“Entriamo, ma facciamo attenzione.” Disse Dir.
Mentre i cavalli trottavano nella cittadella, Hildr notò delle figure sfocate che passavano di finestra in finestra. Ripensò alla conversazione enigmatica avuta con Kyra, i riferimenti ai nemici e al tradimento. Tornò indietro da Ivar perché forse aveva messo insieme i punti e il puzzle aveva preso forma.
“Ivar, io entro. Vadim è ancora lì, forse si prepara ad un attacco a sorpresa.”
“Pensi di poterlo dissuadere sbattendo le ciglia?” replicò lui, stizzito.
“Sbattendogli il cranio contro la parete, è più utile.”
Ivar fece un ghigno divertito, adorava quando lei gli teneva testa in quel modo.
“Entreresti anche se ti dicessi di no, perciò sei libera di fare quello che vuoi.”
“Ci vediamo dopo.”
Hildr corse sul lato est del palazzo, era a conoscenza di un ingresso secondario che consentiva l’accesso alla biblioteca. Da lì sarebbe risalita ai piani superiori per trovare quelle figure perché il suo istinto le dice che Vadim e Kyra c’entravano qualcosa.
 
Hildr si lasciò alle spalle l’ultima rampa di scale, ora si ritrovava nel cuore del palazzo. Non c’era nessuno, né soldati né nobili. Mancava anche la servitù. Tutti avevano lasciato l’edificio abbandonando Oleg da solo. Quella assenza era strana, del resto l’esercito giurava fedeltà assoluta e giurava di morire per il proprio comandante. Come mai gli uomini di Oleg lo avevano abbandonato dall’oggi? E come mai il palazzo era stato evacuato in soli due giorni?
“Oh, eccoti qui.”
Hildr sollevò l’arco e tese la corda, però non scoccò la freccia. Davanti ai suoi occhi c’erano Vadim, Kyra e Johannes; indossavano pesanti mantelli neri. Erano loro le figure che aveva visto prima.
“Perché siete ancora qui? E perché siete così tranquilli? Dir in questo momento sta assediando il palazzo.”
“Lo sappiamo, ecco perché siamo ancora qui.” rispose Kyra.
Vadim fece un passo avanti e Hildr rafforzò la presa sull’arco.
“Non ti muovere. Forza, rispondi alla domanda: perché siete così tranquilli?”
“Perché noi siamo alleati di Dir. Siamo noi i suoi infiltrati a corte.” Disse Vadim.
La testa di Hildr girava, quelle informazioni erano troppe da assorbire in poco tempo.
“Sono confusa. Io credevo che tu fossi leale a Oleg.”
“Dir mi ha contattato dopo la fuga da Kiev. Mi ha riferito che Ivar lo aveva aiutato a fuggire insieme a Igor. Quando Oleg è tornato a Kattegat settimana scorsa, io sono rimasto qui con la scusa di assistere Kyra. La verità è che ho incontrato Dir a Novgorod per metterci d’accordo sul piano da attuare.”
“In tutto questo è coinvolta anche Katya, che vi ha dato il pugnale.” Aggiunse Kyra.
Hildr abbassò l’arco senza, però, deporre la freccia. Fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio.
“Voi avete complottato contro Oleg nonostante vi abbia presi con sé a corte?”
“Oleg è un tiranno che ottiene ciò che vuole solo con la violenza. Ha ucciso sua moglie Nika, ha ucciso suo fratello, ha rapito Igor, ha cercato di uccidere anche te.” disse Vadim.
Il puzzle era completo: Kyra odiava Oleg per averle portato via Nika; Vadim odiava Oleg per avergli portato via i cugini e il fratello; Dir voleva riprendere Igor per salvarlo dalle grinfie di Oleg; lei e Ivar lo volevano morto per aver cercato di ammazzarli e prendersi Kattegat.
“Scommetto che Katya lo detesta perché è un pessimo marito.”
“Tutti in ‘Rus hanno un valido motivo per odiare quel porco.” Disse Kyra.
Le carte in tavola erano cambiate, stravolte dai recenti eventi. Come diceva spesso zia Helga, morto un tiranno se ne fa un altro. Vadim era forte e il suo legame con Dir lo rendeva ancora più intoccabile.
“Tu e Dir avanzerete pretese su Kattegat? Perché se così fosse, nessuno di voi uscirebbe vivo da questa stanza.”
Vadim e Kyra si guardarono, la loro era una complicità nata da quel matrimonio costretto che alla fine era sfociato in una bella amicizia.
“Tu e Ivar potete stare sereni, non abbiamo pretese su Kattegat. Dopo oggi ognuno andrà per la propria strada e non ci incontreremo più.”
Hildr non poteva sapere se davvero avrebbero mantenuto la parola, ma per ora poteva soltanto sperarci.
“Allora addio.”
“Buona fortuna, regina Hildr.” Disse Johannes con un sorriso.
Hildr si limitò a salutarlo con un gesto della mano e un piccolo sorriso, non era in vena di addii sentimentali. Kyra, invece, le diede una leggera spinta amichevole.
“Spacca il culo a quello storpio se sarà necessario.”
“Lo farò.”
Mentre Johannes portava Kyra fuori dal palazzo, Vadim restò qualche minuto in più.
“Malgrado il complotto e i segreti, quello che provo per te è vero. Avrei voluto avere una possibilità con te, Hildr.”
“Per me esiste solo Ivar. Non c’è spazio per nessun altro.”
Vadim sospirò, sebbene sapesse di andare incontro all’ennesimo rifiuto. Le diede un bacio sulla guancia e le accarezzò il mento.
“Addio, mio splendido angelo.”
 
“La freccia si è conficcata perfettamente nel petto. Ho una mira eccellente!”
Igor stava ripetendo per la centesima volta il momento in cui aveva ucciso Oleg. Ivar continuava a ridere e a complimentarsi, si prendeva una pausa solo per bere. Hildr si era accucciata vicino al fuoco ed era rimasta quieta, era spossata e non aveva voglia di parlare.
“Hildr, saresti stata fiera di me.” disse ancora Igor.
Lei sorrise senza dire niente, era a corto di parole. Ivar si era accorto del suo umore cupo, quindi decise di affrontare la questione.
“Igor, per favore, prendimi altro vino.”
Dopo che il ragazzino si fu allontanato, Ivar versò il vino nel fuoco per svuotare il bicchiere.
“Qualcosa non va? Non dici niente da quando abbiamo lasciato Kiev.”
“Sto riflettendo.”
Le fiamme brillavano negli occhi scuri di Hildr, era come fuoco che galleggia su un mare in tempesta.
“Vorrei essere partecipe delle tue riflessioni.”
“Sento che sta per accadere qualcosa di terribile. Ho questa sensazione che mi opprime.”
“Ti sei lasciata suggestionare troppo dalla Nix.”
Ivar cominciava a essere preoccupato perché, se lei aveva quei timori, era probabile che davvero una calamità stesse per abbattersi su di loro.
“Vedere i defunti è un presagio di morte, Ivar. Non possiamo sottovalutare la cosa.”
 “Magari non siamo noi le vittime del presagio. Magari morirà qualcun altro.”
Hildr gli rivolse uno sguardo torvo, quell’ottimismo alimentava la rabbia.
“Ivar …”
Ivar scosse la testa e la prese per mano, bloccando il flusso di parole.
“Ascoltami tu, Hildr. Noi torneremo a Kattegat, ci sposeremo e regneremo come abbiamo progettato. Una volta ti ho detto che siamo noi a riscrivere il nostro destino, questo è il momento per farlo. Siamo indissolubili come i nodi che portiamo sul corpo.”
Le abbassò la manica della giacca per mettere in mostra i nodi tatuati nella parte interna del polso.
“Hai ragione.”
Ivar le sollevò il mento con le dita e la guardò negli occhi con una tale intensità da farle venire i brividi.
“Qualunque cosa accada, anche la peggiore, io e te rimarremo insieme per sempre.”
“Insieme.”
 
 
Salve a tutti! ^_^
Anche questa volta avrete notato che ho combinato gli episodi della serie con eventi di mia invenzione per adattarli alla storia. Questo è stato un capitolo di passaggio, ma tenete bene a mente che alcuni dettagli sono fondamentali.
Il prossimo capitolo sarà smielato da morire, preparatevi!
Fatemi sapere cosa pensate.
Alla prossima, un bacio.
 

 
  
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