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Autore: DonnieTZ    22/02/2021    7 recensioni
[Destiel] [Human!AU]
Dean ha una vita semplice: un lavoro all'officina di Bobby, i venerdì sera al Roadhouse, una storia lunga un anno alle spalle e il desiderio (irrealizzabile?) di avere una famiglia tutta sua, un giorno.
Poi un certo Castiel Novak porta a riparare la sua macchina e "semplice" non è più la parola che Dean userebbe per descrivere la sua esistenza.
O forse sì?
Perché perfino la cosa più complicata, profonda e sconvolgente della vita può rivelarsi quella giusta.
***
Questa storia è fluffosa e spensierata. Insomma, è la family!fic di cui avevo bisogno, in questo periodo incerto.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Famiglia Winchester, Gabriel
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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«La smetti di guardare quel dannato telefono e ti metti a lavorare, ragazzo?»
La voce di Bobby fa sobbalzare Dean e quasi gli fa cadere il cellulare nel cofano del rottame che Dean sta sistemando.
«Sissignore, scusa, capo!» è la risposta divertita, mentre il cellulare torna al suo posto nella tasca della tuta.
«Continua così e ti licenzio. Vedrai se non ti licenzio!»
Benny sbuffa una risata dalla sua postazione, sporco di grasso fino ai gomiti e sudato quanto Dean perché quell’estate è una maledizione senza fine.
«Allora, chi è la ragazza, mh?» chiede poi.
«Come?»
«La ragazza con cui scambi messaggini d’amore da stamattina. Chi è? E non dire Lisa, per favore,» insiste Benny.
Dean vorrebbe battere i piedi come un bambino e urlare che no, dannazione, non è Lisa, ma lascia perdere e si rimette all’opera sulla macchina. Forse è troppo felice per arrabbiarsi con chiunque dia per scontato che tornerebbe strisciando dalla sua ex. Dopotutto fra lui e Cas le cose si sono sistemate, hanno ripreso a scriversi e la sua mente è piena di aspettativa per il futuro. Sembra che accettare di essere interessato a Cas abbia fatto un po’ d’ordine nel vecchio caos che Dean si è sempre portato dentro. Cerca solo di non chiedersi se Cas ricambi o meno quell’interesse e di godersi il presente, per una volta.
«Non è Lisa,» dice, tagliando corto.
«Avanti, da quando tieni le tue conquiste per te, eh?»
«Da sempre! Sono un gentiluomo!»
«Va bene, d’accordo, allora qualche indizio?»
Dean fa un piccolo verso divertito, ma cede. Gli piacerebbe raccontare qualcosa a Benny. Qualsiasi cosa.
«Ha gli occhi più blu che io abbia mai visto. Ha un corpo che… va beh, non voglio essere squallido, ma non lo diresti mai che sotto i vestiti si nasconda quel corpo, ecco. E se fosse solo questo sarebbe facile far finta di niente, no? Invece quando ti guarda sembra scavarti dentro, sai, tipo nell’anima e quelle cazzate lì. È intelligente, è una delle persone migliori che conosca, e ha un coraggio e una forza che io, per certe cose che ha passato dico, non avrei mai e poi mai avuto.» Dean si rende conto di aver parlato troppo e si ricompone, fingendo di essere concentrato sul motore dell’auto. «Insomma, questo è quanto.»
«Questo è quanto? Amico, sei perso, cotto, andato.»
«Sì, beh, forse.»
«Uscite? Insomma, hai fatto le tue mosse? Fiori, cioccolatini, cene fuori?»
«Cristo, Benny, quanti anni hai? Centoquaranta?»
«Ah-ah, prendimi per il culo, sì. Se vuoi saperlo, i classici sono tali perché funzionano!»
Dean gli lancia lo straccio, ma il pezzo di stoffa fa una piccola piroetta nell’aria che li separa e poi cade a terra.
«Se lo vuoi sapere, la mia mossa segreta è stata un braccialetto. E no, non una di quelle robe costose che imbarazzano la gente e che mettono le persone nella posizione scomoda di non poter accettare, nossignore. Un braccialetto con un ciondolo a forma di ape, perché significa qualcosa, capito? Una roba che ha un senso e che fa capire che ascolto. Perché io ascolto, Benny, altro che classici!»
Continuano a bisticciare per un po’, con Bobby che assiste rassegnato ogni volta che lascia l’ufficio, finché non c’è più niente su cui lavorare e scatta l’ora di pranzo. 
«Ho messo il cartello, ma se qualcuno suona, vedete di alzare il culo e prendere il lavoro, mh?» dice Bobby, mentre i due vanno verso il tavolino sul retro per mangiarsi i loro sandwich.
«Allora, Occhi Blu è di queste parti?» chiede Benny, una volta che sono seduti a godersi il pranzo e l’acqua ghiacciata.
«Sì e no.»
«Beh, che risposta è? O è qualcuno di qui oppure no. A meno che non venga da queste parti per lavorare! È così? Qualcuno che-»
Dean zittisce Benny appena una figura gira l’angolo, comparendo alla vista, anche se il meccanico impiega qualche attimo a rendersi conto che è proprio il soggetto della discussione.
«Ehi, Cas!» gli dice, alzandosi per andargli incontro. «Cosa… uhm, cosa ci fai da queste parti?» Nota il sacchetto dello Spicy che l’uomo tiene in mano e l’ansia viene spazzata via dall’entusiasmo. «È per me?»
«Ho pensato di ringraziarti per ieri.»
Cas ha una delle solite camicie bianche, che fa il paio con l’aria scompigliata che si porta sempre addosso. Solo che questa volta Dean può ammettere con se stesso che vorrebbe passare le dita fra i suoi capelli o sentire la consistenza ruvida del suo accenno di barba sulla pelle.
«Ehi, Novak, giusto?» dice Benny, interrompendo lo sguardo che si stanno scambiando e alzando la voce perché Cas possa sentirlo. «Sei qui per la macchina?»
Cas lancia un’occhiata a Dean per sapere cosa fare, ma Dean non sa bene come muoversi in quella situazione e si limita a stringersi nelle spalle e indicargli il tavolino. Da una parte teme che Benny apra la sua boccaccia e torni al discorso appena lasciato, dall’altra sarebbe strano spingere Cas da tutt’altra parte come se volesse nasconderlo.
Perché non vuole nasconderlo.
Cazzo, se non vuole.
Vorrebbe urlare a tutto il mondo che prova qualcosa di imprevedibile e di incredibilmente vero per quell’uomo. Vorrebbe prendergli la mano e andarsene in giro come due adolescenti. Vorrebbe scambiare sorrisi segreti mentre sono in mezzo a una miriade di persone, come se non importasse essere scoperti, ma ci fosse comunque qualcosa solo per loro, un linguaggio in codice fatto di piccoli gesti.
«Avanti, Cas, siediti,» dice, spostando una sedia, appena sono vicini al tavolino.
Benny gli lancia uno sguardo interrogativo, ma Dean non ha una risposta – o non vuole darla, almeno – e si limita a riprendere il suo posto e a bere due lunghi sorsi d’acqua.
«Ehi, hai portato un dolce.»
«Credo ce ne sia per tutti. Sono quattro fette diverse,» spiega Cas.
«Quattro fette di torta dallo Spicy?!» continua Benny. «Stai cercando di comprarti i favori del meccanico, eh?»
Cas inclina la testa di lato come fa di solito quando non sa bene come interpretare qualcosa, e a Dean scappa uno sbuffo di risata.
«Sai i lavori alla vecchia casa di Cain di cui ti ho parlato? Ecco, Cas è il proprietario,» spiega Dean, sperando sia abbastanza.
«Ah, sei venuto a sdebitarti perché saranno lavori da sudore, lacrime e sangue, è così?»
«Dean mi ha portato del miele, ieri, così gli ho portato un dolce. Gabriel aveva delle fette da dare via e le ho prese tutte,» chiarisce Cas, con il tono di chi sta dichiarando un dato di fatto.
Dean vorrebbe ridacchiare ancora, ma è troppo impegnato ad aprire la scatola dello Spicy e svelarne i tesori nascosti. Hanno solo un paio di forchette, ma presto Benny ne recupera una dall’ufficetto di Bobby e tutti e tre si mettono a dividersi i dolci e a parlare dei lavori per la casa.
Il tutto finisce di colpo quando Cas si arrotola la camicia bianca sugli avambracci e il suo braccialetto compare alla vista. Dean perde un paio di battiti, perché vederglielo addosso lo riempie di uno strano, esaltante orgoglio. È un simbolo tangibile della loro connessione, un segno di speranza, perfino. Di certo significa che il pensiero gli è piaciuto abbastanza da continuare a portarlo.
«Oh,» dice Benny.
E Dean sposta lo sguardo dal braccialetto al suo collega, per trovarlo con un’espressione sorpresa in viso.
«Ah, questo?» chiede Cas, quando registra dove sono dirette le attenzioni di Benny. «Me l’ha-»
«Non è tardi?!» chiede Dean all’improvviso. «Dobbiamo tornare a lavoro, no? Molto tardi, sì.»
Cas corruccia l’espressione, si fa pensieroso per un attimo, poi il suo intero viso si distende in una maschera di comprensione e serra le labbra, probabilmente per non dire altro. Benny, invece, è passato dalla sorpresa a un sorrisino furbo.
«Sai, proprio stamattina Dean mi stava raccontando di questa persona a cui ha regalato un braccialetto simile a quello che hai tu.»
«Benny,» sibila Dean fra i denti.
«Com’è che hai detto?» continua l’altro, mentre Cas torna a sfoggiare una faccia confusa. «Ah, sì: occhi più blu che abbia mai visto, per non parlare del corpo, una persona intelligente, coraggiosa, una delle migliori che tu conosca. Hai detto così, no?»
«Benny, giuro su-»
«Sì, hai detto proprio così. E hai detto che gli hai regalato un braccialetto con un’ape perché ascolti e sai che le api significano qualcosa per quella persona, mh?» Benny si passa la mano sulla barba chiara, trattenendo a stento quella che ha tutta l’aria di essere una grossa risata. «Se chiedi a me, è proprio cotto, ma chissà chi è la persona misteriosa a cui ha regalato il braccial-»
«Basta così, Benny.»
Dean ha il cuore che gli pompa in petto e sa benissimo di essere rosso fino alla punta delle orecchie. Si alza in fretta e afferra Cas per un braccio per trascinarselo verso l’interno dell’officina. Quando sono dentro, soli, Dean finalmente molla la presa e si passa una mano sulla nuca.
«Scusalo, sai. E scusami, non avrei dovuto… intendo… le cose che ha detto…»
Quando Dean finalmente alza lo sguardo, trova Cas a sorridergli in un modo strano. Quasi triste.
«Che succede?» chiede quindi, dimenticandosi l’imbarazzo di essere stato scoperto da Benny e l’ansia all’idea di dovergli una spiegazione o sorbirsi un interrogatorio.
«Non è un problema se hai regalato lo stesso braccialetto a qualcuno. È un bel braccialetto, è solo logico che tu-»
«No! Cosa? No, no, Cas.» La frustrazione si aggiunge al miscuglio di sensazioni assurde che sta provando, ma Dean non ha intenzione che un altro stupido equivoco si infili fra lui e Cas. «No. Sei tu. Voglio dire, Benny è uno stronzo e non era questo il modo in cui volevo… beh, non è questo il modo e basta. Ma stava parlando di te. Io stavo parlando di te, questa mattina.»
Cas sembra pietrificarsi sul posto, e i suoi stupendi occhi blu sembrano farsi ancora più profondi. Passano lunghi, estenuanti attimi di silenzio. C’è solo il caldo di quel pomeriggio estivo a riempire il vuoto, il rumore della cittadina fuori dal garage e l’odore di olio da motore nell’aria. 
«Di’ qualcosa, Cas.»
«Sono sorpreso.»
Lo dice con la stessa voce profonda che Dean ha sentito la prima volta che si sono incontrati, con la stessa decisione con cui parla certe volte, mandando Dean in confusione per le reazioni che quel tono rauco e sicuro gli provoca.
«Uhm… d’accordo. Sorpreso è buono. È buono, vero?»
Finalmente Cas sembra riprendersi dall’incantesimo che quell’informazione gli ha lanciato addosso: torna a muoversi impercettibilmente, a sbattere le palpebre, pare perfino tornare a respirare.
«Dovremmo parlarne, Dean.»
«Sì, sì, certo. Parlarne. Anche parlarne è buono.»
Si guardano per una delle loro eternità, perdendosi uno nell’altro come sono già abituati a fare. Cas ha davvero gli occhi più blu che Dean abbia mai visto. E c’è ancora l’irresistibile voglia di baciarlo a farlo sporgere appena verso di lui.
«Questa sera sei libero?» chiede poi Cas, spezzando quel momento.
«Sì, sono libero.»
«Posso venire da te? Preferirei che Jack non ci fosse.»
«Oh, certo. Sì, d’accordo, va bene.»
«Allora a stasera, Dean.»
Cas va via subito dopo quel saluto, camminando in modo un po’ meccanico e lasciando Dean nel mezzo dell’officina con la mente confusa, a chiedersi cosa diavolo sia appena successo.

 
***

Dean non rivolge la parola a Benny per tutto il turno e, quando alla fine Benny lo supplica di perdonarlo in modo molto teatrale e troppo poco serio, Dean arriva perfino a mandarlo a quel paese. Era certo che il peggio di quella giornata sarebbe stato subire un interrogatorio dal suo amico e dovergli dare una spiegazione – magari dichiarandosi per la prima volta a una persona che conta nella sua vita – invece il suo umore è oscurato dalla prospettiva del suo confronto con Cas.
Quando finalmente la giornata di lavoro finisce, quasi scatta verso il piccolo spogliatoio.
È lì che Benny lo raggiunge.
«Ehi, senti, sul serio Dean…»
«Te lo ripeto, Benny: vai a farti fottere. Con te non ci parlo.»
Ma Benny non sembra intenzionato a sopportare quel trattamento ancora a lungo e lo ferma con una mano sulla spalla.
«Dean. Sono serio. Scusami.»
«No. Potresti aver rovinato tutto. Sai che c’è? Se ti dà così fastidio che Cas sia un uomo, beh, sei proprio-»
«Cosa?» lo interrompe Benny. «Cosa?! No. Ehi, amico, andiamo, credi mi freghi qualcosa di chi ti piace? Ti stavo dando un po’ di merda, lo facciamo sempre fra di noi. Lo avrei fatto in qualsiasi caso, se avessi visto quel braccialetto addosso a chiunque. È per questo che sei così incazzato?»
Benny ha uno sguardo sincero e tutta la rabbia che Dean ha dentro si rivela per quello che è: paura di cosa lo aspetta quella sera. Non ce l’ha davvero con Benny, anche se un po’ di preoccupazione per la sua reazione a quella notizia ha contribuito all’agitazione.
«Cas sembra davvero una brava persona, va bene?» continua Benny.
«Lo è,» ammette Dean, e tutta la tensione defluisce fino al punto da farlo crollare seduto sulla panca traballante che tengono in quello stanzino striminzito. «Lo è davvero, dannazione.»
Benny si siede al suo fianco, e la panca minaccia di cedere sotto il loro peso.
«Che succede?»
«Beh, non sapeva che il mio interesse fosse di quel tipo.»
«Oh, merda. Scusami, Dean, pensavo ne aveste già parlato.»
«No. Vuole vedermi stasera per farlo. È da ieri che cerco di non pensare a come vede lui la questione. Insomma, non so come funziona con un altro uomo, no?»
«Senti, tagliamo corto, eh? Che intendi? Una relazione?»
Dean manda giù il groppo che gli si forma in gola nel sentire quelle parole dette in modo così diretto, ma alla fine annuisce.
«Cioè, prima frequentarsi. Uscire qualche volta. Presente?»
«D’accordo, beh, per quel che vale, io credo proprio che sia interessato.»
«Certo, sei un veggente.»
«Dico sul serio. Perché tenere il braccialetto? O portarti le torte? O rispondere ai tuoi messaggi tutta la mattina?»
Il discorso di Benny è sensato, ma Dean ha paura che sia tutta un’illusione e non vuole davvero arrivare a quella sera con troppe speranze da far infrangere. Così cambia argomento.
«Com’è che non sei neanche un po’ sorpreso dal fatto che mi piaccia un uomo?»
Forse lo chiede con un po’ troppa curiosità, Dean, perché Benny fa una delle sue grosse risate divertite.
«Oh, amico. Che dire? Non lo so, non do per scontato che le impostazioni di fabbrica siano uguali per tutti, capisci che intendo?»
Dean scuote la testa, ma gli scappa un sorriso: una persona della sua vita sa di lui e il mondo non è finito, niente è cambiato, non è stato rifiutato. Canterebbe dalla felicità, se non fosse stretto nella morsa dell’ansia per il confronto che lo aspetta.
«Credo sia per questo che non ho pensato a Sam e Gabriel in quel senso, sai? Ho pensato: “due su due, non è possibile!”» ammette.
Benny ride di nuovo, e questa volta Dean si accoda, liberando in quel suono pieno un po’ di tensione. Alla fine, Benny gli batte una mano sulla spalla.
«Vedrai che andrà bene. Me lo sento.»
E Dean spera davvero, davvero, che Benny abbia ragione.

 
***

Cas è lì ad aspettarlo appena Dean parcheggia l’Impala sotto casa.
Tiene in equilibrio il cartone di una pizza e da una mano penzola un sacchetto che Dean spera contenga delle birre.
Quando gli va incontro, può leggergli in viso l’espressione titubante.
«Ho pensato di procurare la cena, spero vada bene.»
Lo dice come se fosse andato a caccia e a Dean scappa un sorriso divertito.
«Certo che va bene,» dice, battendogli una mano sulla spalla prima di superarlo per aprire la porta e fargli strada.
Sta cercando di mostrarsi tranquillo, ma dentro è tutto un contrarsi di stomaco e uno strizzarsi di polmoni. Quando arrivano davanti al suo appartamentino, Dean apre la porta e si fa da parte, cercando di ricomporsi e non perdere la testa.
«Non è molto, ma è qui che sto. Per il momento.»
Cas entra e si guarda attorno con un’espressione incuriosita che fa sentire Dean importante, per qualche ragione.
«Posa pure tutto sul tavolo e fa’ come se fossi a casa tua. Mi cambio e arrivo.»
Sperava di riuscire a farsi una doccia, Dean, ma dovrà limitarsi a rinfrescarsi. In bagno perde più tempo del necessario a sistemarsi i capelli e a farsi coraggio davanti alla sua immagine riflessa, ma quando i minuti sembrano troppi, raccoglie a doppie mani la forza di volontà e torna verso la cucina.
Cas è seduto, il cartone di pizza aperto, due birre sul tavolo.
Una persona potrebbe abituarsi a questa visione, è il pensiero improvviso che scalda Dean dal centro del petto al resto del corpo.
Si avvicina e si siede, guardando la pizza per trovare qualcosa da dire.
«Mezza amanti della carne e mezza verdure?»
«Non va bene?» chiede Cas, una nota preoccupata nella voce.
«No, no, è perfetta. Se la parte con la carne è mia.»
Cas fa un piccolo sorriso indulgente, poi annuisce appena. Così Dean ci dà dentro.
«Quindi, Dean, permettimi di chiarire la situazione: sei interessato a me sessualmente
La pizza finisce fuori strada e rischia di soffocare Dean, che si mette a tossicchiare e annaspare. Cas gli porge la bottiglia di birra con un’espressione calma e serena, come se non avesse appena sganciato una bomba con il suo solito tono essenziale.
«Io… uhm…»
È il momento che Dean ha temuto e aspettato tutto il giorno. Si ricompone, pesca un paio di tovaglioli di carta per pulirsi e si raddrizza sulla sedia.
«No.»
L’espressione di Cas si rabbuia e cala un silenzio gelido.
«No, cioè, sì. Aspetta… dannazione.» Dean si passa una mano sui corti capelli della nuca, perché è Sam quello bravo in quei discorsi, non lui. «Quello che voglio dire è che “sessualmente” mi sembra un po’ riduttivo.»
Cas inclina la testa di lato – non smetterà mai di essere un gesto adorabile – e fa la sua espressione confusa. E Dean si rassegna a elaborare.
«In questi giorni ho capito di essere interessato. Da tutti i punti di vista, capisci? Interessato interessato.»
«Capisco…»
Cas si fa pensieroso, ma riprende a mangiare la pizza, inframezzando i bocconi con dei sorsi di birra. Dean può solo guardarlo, perplesso, finché la sua già scarsa pazienza non raggiunge il limite.
«Quindi?» chiede.
«Sto valutando.»
«Valutando? Cosa c’è da valutare? Voglio dire, o ti interesso o non ti interesso, no?»
Forse gli esce più ruvida del previsto, quella frase, perché Cas dirige nella sua direzione un’espressione ammonitrice.
«Ovviamente è più complicato di così, Dean.»
«No, non lo è proprio.»
«Sì, lo è.»
«No, direi di no.»
«Sono convinto di sì.»
«Non penso-»
La mano di Cas cala su quella di Dean e stringe appena, così le parole finiscono e rimane solo uno dei loro sguardi intensi.
«Ho un figlio,» dice Cas, dopo qualche secondo che è sembrato allo stesso tempo troppo breve e infinito.
«Lo so.»
«Devo pensare a cos’è meglio per noi, me e lui. Non solo per me.»
Dean sfila la mano da sotto la sua presa.
«Stai dicendo che sarei… cosa, una brutta influenza?»
«No, affatto.» Un’altra pausa di silenzio, e poi: «Dean, sei una brava persona.»
«Seh, certo.»
«Dean.»
Il suo nome esce dalle labbra di Cas duro e diretto, come un rimprovero. Così Dean abbassa la testa e lascia andare un lungo sospiro.
Cosa si aspettava?
Credeva davvero di essere abbastanza per uno come Cas?
«Senti, lasciamo stare. Ho capito,» borbotta, prima di bere due lunghi sorsi di birra.
Non ha più fame. In realtà, non ha più voglia di niente. Vorrebbe solo chiedere a Cas di andarsene e buttarsi a letto per una settimana intera.
«Dean, ti prego, guardami.» Gli occhi di Cas lo cercando e lo trovano, tenendolo ancorato a quel momento. «Sei una brava persona. Sei gentile e generoso e divertente. Sto solo riflettendo, perché… onestamente, non mi aspettavo di interessarti.»
«Cosa? Stai scherzando, vero?»
«Affatto. Prima di tutto non ero a conoscenza della tua sessualità e, mi perdonerai, ho dato per scontato ti piacessero solo le donne – almeno da quello che ho saputo delle tue passate relazioni.»
«Ucciderò tuo fratello…»
«In più,» continua Cas, ignorando l’ultima frase. «Anche fosse stata una possibilità, non pensavo ti sarebbe interessato un traduttore con un figlio a carico, un pessimo istinto immobiliare e nessuna capacità sociale.»
Dean resta in silenzio dopo quell’ammissione, cercando di capire da dove arriva tutta quell’insicurezza. Certo, nelle situazioni sociali Cas tende ad avere qualche difficoltà, ma a Dean appare sempre così deciso e coraggioso, che non riesce proprio a spiegarsi quell’arrendevolezza. Poi realizza l’importante discorso fatto la sera a casa dei Novak e il modo in cui Cas è stato messo in dubbio per anni, nel tentativo di farsi affidare Jack.
«Ehi,» mormora, tornando a intrecciare le loro dita sulla superficie liscia del tavolo. «Quello che Benny ha detto oggi, io lo penso davvero. Che sei forte e intelligente, che sei stato coraggioso ad affrontare tutto quello che ti è capitato, che sei una delle migliori persone che io conosca. Se… se non ti interesso va bene, possiamo continuare a essere amici e ti prometto che non tirerò mai più fuori l’argomento, ma se ti interesso anche solo un po’, se… non lo so, c’hai pensato almeno mezza volta, non è che vorresti uscire con me? Darci un tentativo, intendo?»
Dean prende fiato dopo quel lungo discorso, e fissa dritto dentro gli occhi di Cas sperando che possa leggere nella sua espressione quanta decisione c’è dietro tutte quelle parole.
Alla fine, lunghi istanti dopo, quando Cas rinsalda la presa delle loro mani, arriva la risposta.
«Va bene, Dean. Proviamoci.»



 


Ma buona settimana, gente!
Come state, come state?
Questo capitolo è un bestione abbastanza corposo. Volevo finirlo prima della serata insieme, ma poi ho pensato che sarebbe stato di una crudeltà inaudita e ho aggiunto almeno l'inizio del confronto fra Cas e Dean. Nel prossimo capitolo, se tutto va come deve andare, continueranno a parlare e passeranno del tempo insieme. Vedremo tutti (io compresa) cosa ci riservano queste due patate bollite.
Non sapete quanto mi fa felice vedere che la storia vi stia piacendo, che vi coinvolga e vi faccia compagnia in periodi più o meno difficili. Davvero, mi si riempie il cuore. Come sempre, ora passo a rispondere ai commenti prima di essere assorbita dalle mille cose da fare!
Grazie per essere arrivat fino a qui.
QUA trovate qualche link per sbirciare le cose varie ed eventuali che faccio.
Al prossimo capitolo!!!
   
 
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