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Autore: eddiefrancesco    26/02/2021    1 recensioni
Inghilterra 1863 sebbene di aspetto piuttosto insignificante, lady Hester Pimblett possiede una viva intelligenza che le consente di scorgere l'uomo disperatamente solo che si cela dietro la maschera cinica di Adrian Fitzwalter, duca di Barroughby e di provare per lui un attrazione che non tarda a diventare amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Storico
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I due uomini si voltarono simultaneamente nella sua direzione. - Mia cara Hester! - esclamò Elliott, affrettandosi ad avanzare e prendendole la mano nella sua nel medesimo istante in cui lei raggiungeva l'ultimo scalino. - Siete meravigliosa stasera...e in ottima salute, sono lieto di notare.- Rivolse un'occhiata al suo silenzioso fratellastro. - Non è vero, Adrian? - - Già - - Suppongo che riservi le buone maniere ai nostri ospiti - Osservò malignamente Elliott sistemando la sua mano sull' incavo del braccio e conducendola al posto che le spettava nella fila che avrebbe ricevuto gli invitati via via che arrivavano. - La mamma non tarderà a scendere. - - Dovrei andare a vedere se Jenkins ha ogni cosa sotto controllo - asserì Hester tirando via la mano. - È tutto a posto - ribatté lui tornando ad afferrargliela. Hester infatti aveva organizzato il ballo con cura e precisione, come lui ben sapeva dopo essersi annoiato a morte ad assistere ai preparativi. L'unica cosa fuori programma, pensò, era lo stupefacente cambiamento nel suo aspetto. Quel colore le donava moltissimo, dando un notevole risalto all'azzurro dei suoi occhi. La sua acconciatura rivaleggiava con qualunque altra avesse mai visto a Londra e la faceva apparire sofisticata, perfino carina. Mentre le imprigionava la mano sul suo braccio, Elliott si disse che forse diventare suo marito non sarebbe stato un sacrificio tanto grande. - Spero che mi riserverete alcuni balli - mormorò. Quando lei lo fissò stupita, sorrise da un orecchio a orecchio. - Saremo la seconda coppia nella quadriglia, dopo Adrian e mia madre, naturalmente.- - Naturalmente - bisbiglio' lei senza degnare di uno sguardo Adrian. Del resto neppure lui l'aveva più guardata dopo la prima occhiata. Elliott sentì attenuarsi alquanto il suo compiacimento. Adrian, evidentemente, si era rassegnato all'idea che il suo scapestrato fratello impalmasse quella virtuosa fanciulla. In quel momento la duchessa apparve in cima alle scale. Il suo abito di raso verde era vistosamente costellato di gale e fronzoli vari. Portava un' enorme collana di smeraldi e lunghi orecchini di smeraldi le pendevano dalle orecchie. Aveva uno scialle di finissima trina sulle spalle e una massa di riccioli raccolti al sommo del capo. Si avviò lungo la scalinata, poi si fermò guardando Hester con occhio torvo. - Lady Hester! - gridò in tono di totale riprovazione. - Che diavolo avete indosso? - - Credo che si chiami un abito da ballo - rispose seccamente il duca senza lasciarle il tempo di aprir bocca. - È indecente! - sentenziò la duchessa riprendendo a scendere gli scalini. - Vi proibisco nel modo più assoluto di indossare una cosa del genere mentre siete in casa mia - Sapendo che molto presto avrebbe lasciato Barroughby Hall, lei raddrizzò le spalle con l'intenzione di ribellarsi, dato che l'abito della nobildonna era appena meno scollato del suo. Il duca avanzò di un solo passo, ma che fu sufficiente a indurre la sua matrigna ad arrestarsi di botto. - Questa è casa mia. Lady Hester è mia ospite e se desidera indossare quell'abito, lo indosserà, che sia o no castigato - Dal suo tono di voce appariva chiaro che l'abito non riscuoteva la sua approvazione più di quanto non riscuotesse quella della duchessa. Hester batté rapidamente le palpebre per ricacciare le lacrime di frustrazione che le erano salite agli occhi. Bel successo aveva ottenuto per aver cercato di farsi notare. - Io lo trovo delizioso, mamma - la difese lord Elliott, anche se con notevole ritardo. Lei non gliene fu affatto grata. - Mi dispiace di potervi causare un eventuale imbarazzo. Se lo desiderate, tornerò nella mia stanza a mettere una berta - Dichiarò con una calma che le costo' quel poco che le restava del suo autocontrollo. - No, no, lasciate perdere. - grugnì la duchessa. - Andiamo a prendere i nostri posti nel salone.- - Posso consigliarvi di avvolgervi più strettamente lo scialle, vostra grazia? C'è una corrente d'aria e siete piuttosto scoperta. - Domandò il duca. Anche se sbuffò indignata, lei si affrettò a obbedire. Si erano appena allineati, quando una voce annunciò dalla soglia: - Sir Douglas Sackcloth-Cooper e la signorina Sackville-Copper - Hester girò la testa così di scatto da far scricchiolare il collo. - Oh, Gesù, che cosa sta facendo Jenkins qui? Doveva occuparsi del punch. - Il duca storse le labbra in quello che assomigliava in modo sospetto al tentativo di reprimere un sorriso. Del resto, non era stato lui a sgobbare per ore e ore, a sopportare i capricci della duchessa, a preoccuparsi tanto per un abito solo per sentirselo criticare. - Jenkins deve aver dimenticato il ruolo più importante che gli è stato assegnato stasera. Farò in modo di ricordarglielo - dichiarò prima di dirigersi verso l'atrio. - Avrei dovuto immaginare che sir Douglas sarebbe arrivato per primo - borbottò la duchessa, mentre Damaris si stagliava nel vano della porta. Indossava un abito incantevole, di seta rosa cipria bordato da metri e metri di pizzo. Aveva i capelli acconciati con abilità, la pelle del viso, del collo e della gola tanto perfetta da apparire traslucida. Hester scoccò un'occhiata ai due uomini che aveva accanto. L'espressione del duca era indecifrabile, quella di lord Elliott fin troppo chiara. Sul suo viso si leggeva un'aperta ammirazione. Sir Douglas avanzò dietro sua figlia. - Buonasera, vostra grazia. E a voi vostra grazia. Stasera sembrate più giovane che mai - si inchinò. - Troppo gentile, sir Douglas - Fece passare lo sguardo da questi a Hester. - Devo pregarvi di accertarvi che lady Hester trascorra una piacevole serata. Temo che altrimenti sarà talmente occupata da non avere il tempo di ballare.- - Oh, ben volentieri, vostra grazia.- Adrian avrebbe voluto rompergli una gamba. Come avrebbe voluto romperla a Elliott. Desiderava che solo lui ballasse con Hester. Cosa impossibile, ovviamente. Pur se contro la propria volontà, era costretto a fare da cavaliere alla sua matrigna e poi ballare con ogni giovane donna disposta ad accettare il suo invito. Come aveva potuto trovarla insignificante? Doveva essere stato cieco. Non c'era nulla di insignificante nei suoi sfavillanti occhi azzurri, nulla di scialbo nelle sue labbra simili a boccioli di rosa, nulla di banale nella massa dei suoi capelli in cui bramava di affondare le dita. Ma non osava nemmeno guardarla perché, se l'avesse fatto, gli sarebbe tornato in mente tutte le ragioni per cui l'amava e gli sarebbe stato difficile rinunciare a lei. Era per questo che in quegli ultimi giorni aveva passato a Barroughby la maggior parte del suo tempo, riuscendo a trarre conforto dal pensiero che se vi si fosse recato, non avrebbe tardato a venire a sapere se vi si trovava anche Elliott. Per poi concludere che forse Hester costituiva l'unica speranza di salvezza per il fratello. - Il reverendo canonico Smeech. Il reverendo McKenna - Annunciò un valletto. Adrian si sforzò di non lasciar trapelare il disgusto che gli ispirava il canonico. - Congratulazioni per la vostra nomina, canonico - gli sorrise. Il pomposo sacerdote si gonfiò come un tacchino. - Vi ringrazio, vostra grazia. Sì, un grandissimo onore. Decano della cattedrale di Lincoln! Mi auguro solo di esserne all'altezza.- Mi auguro solo che non combiniate troppi guai a Lincoln, pensò Adrian. Ma probabilmente, si consolo', il canonico sarebbe risultato più innocuo in una grande cattedrale che in una piccola parrocchia. Lo sguardo del reverendo McKenna corse immediatamente alla flessuosa figura di Damaris che gli sorrise con tale gioia da non lasciare dubbi sull'oggetto del suo amore. - Il duca di Chesterton. La signorina Smith.- Adrian portò lo sguardo in direzione dell'atrio. Riconobbe il duca di Chesterton, un insopportabile snob che aveva ripudiato la figlia minore dopo che questa aveva sposato il suo maestro di danza.
   
 
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