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Autore: Severa Crouch    27/02/2021    2 recensioni
Hogwarts. 2021. Ci sono giochi che sono pericolosi.
Il Torneo Tremaghi sembra esigere, anche questa volta, il suo tributo di sangue, come impareranno Louis Weasley e James Sirius Potter. I giochi di potere rischieranno di far precipitare il mondo magico in una partita a scacchi, come scopriranno Teddy Lupin e Roland Lestrange. I sentimenti, tuttavia, sono il gioco più pericoloso che si possa giocare e sarà una lezione appresa da Scorpius, Rose e Albus. Infine, ci sono giochi innocenti che rischiano di trasformarsi in tragedia. Chiedete agli Scamander.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuova generazione di streghe e maghi, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Teddy Lupin
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 3 - Problemi di cuore



Hogwarts, 6 settembre 2021
 
“Te lo ripeto un’ultima volta, Baston, il Quidditch è sospeso.”

“Lo so, professoressa Robins, mi è chiarissimo, ma noi chiediamo l’autorizzazione per allenarci! La squadra non può stare ferma solo perché uno studente parteciperà al Torneo Tremaghi!”

“Gli altri studenti avranno il compito di accogliere e far sentire a casa gli studenti che arriveranno dalle altre scuole, proprio come ha detto la Preside. Cosa non ti è chiaro?” La professoressa Robins, Direttrice di Grifondoro, osservava Ruth con le braccia conserte. L’avevano bloccata subito dopo la lezione di Trasfigurazione, approfittando del fatto che subito dopo avrebbero avuto il pranzo.

Ruth cercò di essere conciliante, seguendo la strategia che tutti loro avevano concordato in sala comune: “Senta, professoressa, gli studenti non arriveranno prima della fine di ottobre. Abbiamo tempo, ci dia il permesso di allenarci e di fare le selezioni. Il prossimo anno la squadra di Grifondoro verrà falcidiata visto che gran parte dei giocatori sono del settimo anno. Vuole che Serpeverde il prossimo anno ci rubi la Coppa delle Case?”

La professoressa Robins sbuffò, smosse nervosamente il caschetto ondulato che portava e James trattenne il respiro. Non sapeva mai cosa attendersi dalla Robins. “E va bene, Baston, mi hai convinta. Potrai convocare la squadra e iniziare le selezioni. Potrete allenarvi fino a ottobre e poi potrete continuare gli allenamenti un pomeriggio a settimana e solo se al Torneo non servirà il Campo da Quidditch.”

Il viso di Ruth si illuminò esclamando: “Grazie professoressa!”

Se c’era una persona in grado di far cambiare idea sul Quidditch alla professoressa Robins e, nel caso, anche alla preside, quella era Ruth Baston. Le imprese di suo padre come Capitano della squadra di Grifondoro erano rimaste nella storia di Hogwarts e persino suo padre, Harry, gli aveva raccontato che era stato Oliver Baston a insegnargli le regole del Quidditch.

“Sei stata grandiosa!” esclamò Louis uscendo dallo studio della Robins, mentre Ruth si stringeva ad Andrew. Avevano vissuto giorni in preda allo sconforto, temevano di non poter mettere mano a una scopa fino a quando non si erano imbattuti in quelli di Serpeverde che stavano andando ad allenarsi al campo come se niente fosse.

Frederiks, il Capitano di Serpeverde, aveva riso loro in faccia dicendo che ogni Capitano era riuscito a ottenere il permesso dal Direttore della propria Casa e tutti avevano fissato il calendario degli allenamenti. Si ipotizzava anche di fare un torneo di amichevoli rinunciando a turno a un giorno al mese, in modo che negli otto mesi di scuola, da ottobre a giugno, si potessero giocare le otto partite, quattro di andata e altrettante di ritorno.

La confessione di Yann aveva convinto Ruth a prendere il coraggio a due mani e affrontare la Robins senza farsi intimorire, immaginando che fosse tutta scena e che alla fine avrebbe ceduto come avevano fatto i suoi colleghi. Avevano prenotato il campo di Quidditch per mercoledì pomeriggio, subito dopo le lezioni. Ruth guardò i suoi compagni di squadra e disse loro: “Mercoledì vi voglio sul campo puntuali. Non accetto giustificazioni.” Si voltò ad affiggere in bacheca l’annuncio per le selezioni nella squadra di Grifondoro. Ricostituire la squadra era un passo essenziale per non lasciare tutto il lavoro a Rose. Avere delle riserve, farle giocare, allenarle e curare il passaggio di consegne era fondamentale. Dovevano preparare Rose a diventare il futuro Capitano di Grifondoro, altrimenti chi avrebbe sentito la McGranitt?

“E così, anche voi Grifondioti ce l’avete fatta…”

La voce di Yann Frederiks arrivò alle loro spalle con quel perenne tono sarcastico che faceva venire voglia di appenderlo al muro o di fargli uno scherzo. Andrew alzò gli occhi al cielo e si scambiò uno sguardo complice con Louis e James. Sistemò gli occhiali per nascondere il suo sorriso e agitò la bacchetta leggermente: uno spiffero d’aria sollevò il cappuccio del mantello di Yann che finì a coprirgli la visuale.

Louis borbottò: “Ma che strane queste correnti d’aria…”

“Già proprio imprevedibili, andiamo, non vorrei prendere un colpo d’aria,” aggiunse James ridacchiando, “uno rischia di rimanere bloccato…” James immobilizzò Yann con un incantesimo paralizzante sussurrando: “Lomotor Mortis!”

Le gambe di Yann si unirono come se una corda le legasse e lo videro perdere l’equilibrio e cadere per terra. Scoppiarono a ridere mentre andavano in Sala Grande per il pranzo. James si scambiò uno sguardo con Andrew, ridacchiavano entrambi. Batterono il cinque, soddisfatti per la lezione che avevano dato a quell’antipatico di Frederiks.

A tavola ritrovarono lo sguardo serio di Ruth: “Sul serio, Potter? Che bisogno c’era di immobilizzare Frederiks?”

“Beh, è sempre antipatico, direi che se l’è cercata.”

“Se non fosse stato per lui, a quest’ora non avremmo saputo che le altre Case avevano avuto il permesso per gli allenamenti né che si stava organizzando un torneo non ufficiale. Non voglio difendere Serpeverde, ma è stato corretto. Più del solito, per lo meno.”

James e Andrew alzarono gli occhi al cielo, Louis ridacchiava dicendo: “Beh, è più il fatto che lui esista e ha quel potere di attirare a sé gli scherzi, sai, quell’aura di finto sarcasmo, come se pensasse di essere figo. Gli abbiamo appena dimostrato quanto è ridicolo.”

James ridacchiò dentro il calice di succo di zucca e incrociò lo sguardo serio di Anne, le sorrise passandosi una mano tra i capelli, ma lo sguardo serio della sua ragazza non passò. “È inutile che fai il cascamorto, Potter,” gli disse, attirando l’approvazione di Sarah.

“Non ho fatto niente, Anne!”

“Lo scherzo a Frederiks? Il modo in cui voi tre vi pavoneggiate per la scuola?”

“Parli come una Serpeverde, Anne, non ci pavoneggiamo. Abbiamo fatto uno scherzo per ridere, tutto qui, i Serpeverde sapranno vendicarsi come hanno sempre fatto, non hanno bisogno del vostro sostegno. O dobbiamo considerare un cambio di campo? Ci stiamo perdendo qualcosa?” James scrutò attentamente Anne. Da quando erano tornati a Hogwarts era cambiata, in qualche modo, era diversa. Si erano scritti per tutta l’estate, un paio di volte si erano anche incontrati a Diagon Alley per un gelato e Louis era riuscito anche a organizzare una giornata al mare approfittando della vacanza francese dei suoi genitori. Aveva invitato lui, Andrew, Ruth, Anne e Sarah ed erano stati cinque giorni meravigliosi. Non riusciva proprio a capire cosa fosse andato storto.

“Non c’è nessun cambio di campo. Sarebbe ora che crescessi e iniziassi a comportarti da persona matura.”

“Matura come Turpin di Corvonero con cui hai iniziato a seguire Incantesimi, forse?” le domandò provocandola. Se Anne pensava che lui non si fosse accorto che aveva smesso sedere con Sarah e aveva cambiato compagno di banco, beh, si sbagliava.

“Sei proprio un cretino, Potter.” Anne si alzò di scatto e si voltò a raccogliere le sue cose.

“Dove vai?”

“Mi è passata la fame.” La videro uscire come una furia e James la seguì con lo sguardo. Proprio non riusciva a capire cosa stesse accadendo. Si scambiò uno sguardo con Louis che era l’osservatore più acuto del gruppo, ma scrollò le spalle senza sapere cosa dirgli. Andrew che, al contrario di loro, era quello che sapeva farci con le ragazze grazie ai suoi occhi da cucciolo, scosse la testa incerto.

James sospirò e si decise a fare l’unica cosa che sarebbe stata controproducente: chiedere alle ragazze. Era certo che Sarah e Ruth non avrebbero mai tradito Anne, qualsiasi cosa le fosse successa, ma James aveva bisogno di un indizio e del resto quando sarebbe diventato Auror avrebbe avuto casi ben più complessi su cui investigare. Teddy glielo diceva sempre.

“Ragazze, cosa mi sono perso?” lo domandò senza fronzoli, perché era meglio affrontare le questioni di petto. “Insomma, è evidente che non è Frederiks il problema.”

Ruth sospirò e si scambiò uno sguardo con Sarah, confermando i sospetti di James, c’era qualcosa e loro due non ne potevano parlare. Tuttavia, lui era un loro amico, erano cresciuti insieme, avevano condiviso la sala comune, la biblioteca, le giornate di studio insieme per sette anni. D’accordo, con i ragazzi era più legato, ma Louis e Andrew erano come fratelli.

Loro tre avevano condiviso tutto in quegli anni, persino il letto, la doccia e l’incontro con i fantasmi!

“No, Potter, non è Frederiks il problema, ma il fatto che tu stia qui a parlarne con noi invece di chiederlo a lei è già un indizio di cosa non vada.”

James scosse la testa: “Ma andiamo, è ridicolo… È fuggita come una pazza per niente! Non ho fatto niente!” provò a giustificarsi.

“Applicati, Potter, vedrai che anche tu ci arrivi,” gli disse Sarah mentre raccoglieva i suoi libri e si infilava sciarpa e mantello. Louis la osservò sorpreso, le domandò: “Dove vai?” le domandò Louis.

“A consolare la mia migliore amica, visto che il suo fidanzato è un cretino, e forse anche il mio.”

Andrew era seduto tra James e Louis e iniziò ad andare in allarme. Allungò la mano sul tavolo intrecciando le dita a quelle di Ruth, seduta di fronte a lui. Le disse: “Non andare anche tu.” A James sembrò più una supplica che una richiesta, lo vide stringere la mano di Ruth e notò come lo sguardo della ragazza si addolcì e le labbra si incurvarono in un sorriso.

Accanto a James, Andrew si tranquillizzò. Lasciò la mano di Ruth e fece il giro del tavolo per sedersi vicino la sua ragazza. James e Louis si scambiarono uno sguardo imbarazzato e in quel momento erano diventati di troppo. Si avvicinarono l’uno all’altro e ripresero a chiacchierare sottovoce della lezione di Pozioni che avrebbero avuto dopo pranzo.
 

***

 
Hogwarts, 10 settembre 2021

 
“E così il grande amore è durato solo dieci giorni…”

Rose ridacchiò e diede una spinta al braccio di Albus che la guardava con il suo solito sorrisino ironico. Erano seduti in riva al Lago Nero, in un raro momento in cui erano loro due soli.

“Gli ho detto io di lasciarmi un po’ tranquilla, Al.” Rose iniziava a sentirsi soffocata dalle attenzioni eccessive di Karl. Negli ultimi giorni non era stata da sola nemmeno un attimo, al punto che la sera si ritirava il prima possibile nel dormitorio per riuscire a respirare un po’. Sorrise ad Albus e gli confessò: “Mi eri mancato, sai?”

“Che onore, Rose…”

Non riusciva mai a capire se Albus fosse serio o se scherzasse, era sempre così misterioso e pronto a sottovalutarsi, o a credere che gli altri cercassero solo di essere gentili con lui, il Potter atipico.

“Pensavo che il tuo cugino preferito fosse James,” le disse con un sopracciglio alzato. Rose si sentì punta sul vivo. Sì, James era stato a lungo il suo cugino preferito, soprattutto quando erano bambini e giocavano insieme a Quidditch nel giardino della Tana insieme a tutti gli altri. James era simile a lei, dopo tutto, ma negli ultimi tempi le cose stavano cambiando tra loro. James era diventato così sicuro di sé, specie da quando Teddy aveva iniziato a fare l’Auror e gli aveva raccontato del suo lavoro e James, come sempre, pendeva dalle labbra di Teddy, e poi c’era il legame con Louis e con Andrew McLaggen, loro tre erano diventati un gruppo molto chiuso. La storia con Anne e l’ingresso di Ruth e Sarah aveva finito per allontanarli ancora di più. Rose si era sentita improvvisamente relegata nel gruppo dei piccoli insieme a Hugo e Lily.

Si stese sull’erba a guardare le foglie del noce che li sovrastava. Scosse la testa: “Oh, no, James mi controlla, gioca a fare l’Auror del cavolo,” sospirò, “Prova a controllare anche Hugo, Lily e Louis, in realtà, solo che Louis lo manda al diavolo e Hugo e Lily sanno come sfuggire al radar di James.”

“Quindi io sono l’unico che non è controllato dal radar dell’Auror Potter,” commentò Albus con una nota di sarcasmo nella voce. Rose si voltò a guardarlo, si soffermò sul modo in cui gli occhi verdi si scurivano quando sfioravano alcuni argomenti. “Vieni qui,” gli disse tirandolo per la manica. Albus si sdraiò accanto a lei e le sorrise. Rose scivolò su un fianco e guardò il cugino: “Sei fortunato ad essere fuori dai radar. La verità è che sei quello che ha sconfitto Voldemort e non hai bisogno di essere controllato.”

“Pensavo che non volesse controllarmi perché sono una stupida serpe.”

“James parla sempre bene di te.” Allungò la mano e gli liberò la fronte dai capelli.

“È molto nobile da parte tua difenderlo.”

“Sta zitto, Albus!” Rose allungò le mani verso i fianchi di Albus e iniziò a fargli il solletico come quando erano bambini. Albus si dimenava ridendo come un matto, la implorava: “Basta, Rose!”

“Non smetterò finché non la pianti di fare il melodrammatico!”

“D’accordo! La pianto!” continuò ridendo. Era incredibile quanto Albus soffrisse il solletico, gli mancava già il respiro e aveva le lacrime agli occhi. Rose smise e lo vide rifiatare, gli occhi verdi erano luminosi e le guance arrossate. Rose gli disse: “Sei più carino quando sorridi. Dovresti farlo più spesso, sai?”

Albus alzò gli occhi al cielo e le disse: “Io sorrido.”

“Sì, ma solo quando parli di cose assurde con Scorpius. A proposito, dov’è finito?” Si guardò intorno, era così strano stare con Albus senza sentire la voce balbettante di Malfoy che gli ronzava sempre intorno.

“Tra poco arriva, lo so che ti manca! Quest’estate hai trovato un biondo più interessante di Jenkins!” Albus le rivolgeva uno sguardo divertito, mentre Rose scuoteva la testa: “Sei uno scemo!”

“Ammettilo che hai passato un’estate meravigliosa con noi perché, sotto sotto, sei una nerd proprio come me e Scorpius! Saremmo un trio perfetto noi tre.”

“Non si è mai visto un Grifondoro in mezzo a due Serpi!” obiettò Rose.

“Ma dai, Rose, pensaci: il tuo talento in Trasfigurazione, la mia abilità in Pozioni e la perfezione di Scorpius in Incantesimi! Siamo fantastici insieme!”

“Dimentichi che la magia ha molte più branche!”

“Beh, ma tu sei geniale anche in Antiche Rune, Scorpius è un genio di Aritmanzia e io sono fenomenale in Difesa contro le Arti Oscure, ma questo è un talento di famiglia, a quanto pare…”

“Quanto sei modesto, Albus Severus Potter…”

“Decisamente modesto.” La voce di Scorpius li sorprese e Rose notò il modo in cui il sorriso di Albus si allargò e gli occhi divennero più luminosi. Era possibile vedere la stessa reazione sul volto di Scorpius che si sedette accanto a lei. Rose si sentì accolta in quel gruppo così strano. Solo un anno prima avrebbe vissuto con disagio e fastidio quella situazione, si sarebbe sentita accerchiata, mentre adesso trovava divertente chiacchierare con i due Serpeverde.

“Dov’è Jenkins?” domandò Scorpius guardandosi intorno. Rose ridacchiò: “È con i suoi amici, stai tranquillo.” Malfoy sembrò prenderla in parola e si stese imitando lei e Albus. Guardava anche lui le foglie dell’albero che si agitavano sopra di loro, le disse: “Sai, non vorrei ritrovarmi con le mutande in bella vista di nuovo… L’ultima volta è stato… imbarazzante.”

Rose si voltò a guardare Scorpius, era arrossito nel confidare l’ultimo incontro con Karl. Avevano iniziato a polemizzare l’uno con l’altro durante una lezione di Erbologia. Karl sosteneva che il Geranio Zannuto, in realtà, cercasse di cibarsi delle sue vittime, mentre Scorpius sosteneva che era aggressivo e che mordesse per il gusto di farlo. Dal fondo della serra, Neville aveva interrotto la lezione e seguito il dibattito divertito. Alla fine, aveva dovuto intervenire e aveva dato ragione a Scorpius assegnando a tutta la classe un tema su una pianta che sembrava suscitare un grande interesse e che era anche uno dei classici argomenti da G.U.F.O. I Grifondoro non avevano preso bene l’interferenza di Malfoy, invece Karl era rimasto piccato per la sconfitta. Così, mentre attraversavano i giardini per tornare al castello, Karl aveva agitato la bacchetta e fatto cadere i pantaloni di Scorpius che si era ritrovato dapprima in mutande, poi con il sedere all’aria, visto che era inciampato nei suoi stessi pantaloni. Rose trattenne le risate al ricordo di quella scena. Cercò di sdrammatizzare: “Ma no, perché? Sono così carine le tue mutande verdi con le civette disegnate in grigio…”
 
Le guance di Scorpius si tinsero ancora di più di rosso, lo vide rotolare sul fianco per guardarla negli occhi. Rose sentiva Albus dietro di lei che si agitava, sicuramente stava suggerendo qualche idiozia al suo amico che, puntualmente, se ne uscì con una delle sue frasi imbarazzanti: “Rose, se ti piacciono, tu puoi vedere le mie mutande ogni volta che vuoi.”

Rose scoppiò a ridergli in faccia. Non poté farne a meno. Scorpius non riusciva ad essere sexy nemmeno impegnandosi e il solo pensiero che Albus gli avesse suggerito una frase del genere dava l’idea di quanto quei due fossero imbranati. Si voltò verso il cugino per domandargli: “Hai suggerito tu quella frase?”

“Gli stavo dicendo di cambiare argomento, a dir la verità…” confessò Albus imbarazzato per l’amico. Rose tornò a guardare Scorpius: “Quindi è tutta farina del tuo sacco, Malfoy, sono sorpresa… Ti facevo un tipo più… ehm… intellettuale.”

“Posso essere il tipo che vuoi Rose…”

Rose scosse la testa: “Smettila di essere patetico, Malfoy.” Si alzò, spazzolò l’uniforme e ridacchiò: “Mi avete quasi fatto venire nostalgia di Jenkis.”

“No, Rose! Resta con noi,” la supplicò Albus. “Scorpius starà in silenzio, una buona volta e la pianterà di metterti in imbarazzo, vero?” Lanciò uno sguardo minaccioso a Scorpius che, ancora più rosso, si limitò ad annuire e propose: “Parliamo del romanzo? A che punto siete arrivati?”

Rose si animò a sentire nominare il romanzo della loro saga fantasy preferita. Avevano iniziato insieme i primi tre volumi nel corso dell’estate ed era appena uscito il quarto volume. “Io sono arrivata al capitolo sette,” disse, “quando i nostri eroi si avventurano nella foresta alla ricerca del vecchio saggio.”

“No, non dirmi niente!” Albus iniziò a tapparsi le orecchie e canticchiare: “Sono ancora al capitolo cinque, nemmeno sapevo dovessero incontrare un vecchio saggio!”

“Ma guarda che c’è scritto nella quarta di copertina!” gli fece notare Scorpius che le disse, “Anch’io sono a quel punto. Cosa ne pensi di come stanno costruendo i personaggi?”

“Allora, secondo me, Roana ha un debole per l’elfo che ha incontrato nel terzo volume. L’intesa tra i due era evidente.”

Albus però scuoteva la testa: “A me sembra evidente che lei abbia un debole per Arthur, il protagonista!”

“Ma sarebbe scontato che Roana scegliesse Arthur, secondo me sceglierà Sayer.”

“Ma non vanno per nulla d’accordo!” obiettò Albus, Rose annuì: “Non fanno altro che litigare e discutere per tutto il tempo!”

“Certo, come nel classico cliché enemies to lovers,” ribadì Scorpius convinto. “Sono pronto a scommetterci e il giorno in cui leggeremo di Roana e Sayer, beh, dovrete offrirmi una Burrobirra e credo anche comprarmi qualcosa da Mielandia.”

“Se mai leggeremo di Roana e Sayer, secondo me finirà con Arthur,” ripeté Albus.

“Sciocchezze, nessuno dei due può competere con l’elfo! Volete mettere un finale alternativo?” sostenne Rose sospirando al pensiero dei lunghi capelli color dell’oro dell’elfo Curunir.

“Allora, scommettiamo!” propose Scorpius con un sorriso obliquo sul volto che lo rendeva meno sfigato di quanto non sembrasse in altri momenti. Rose strinse la mano di Malfoy, imitata da Albus e sancirono il patto: il vincitore avrebbe vinto una Burrobirra e un giro di acquisti da Mielandia a spese degli altri due.
 

 
***

 
Ministero della Magia, 15 settembre 2021
 

Teddy aprì il promemoria interufficio che aveva appena planato sulla sua scrivania. Susan Bones, Direttore dell’Ufficio per l’Uso Improprio delle Arti Magiche richiedeva un incontro di due Auror con il funzionario che stava seguendo uno strano caso di violazione dello Statuto di Segretezza.

Hestia Jones, Direttrice del Dipartimento Auror, aveva inoltrato la richiesta a lui e Victoire invitandoli a fissare a breve una riunione perché la questione sembrava sospetta. Teddy infilò tutto in un fascicolo e gli assegnò un numero di protocollo, come da prassi, poi si alzò per raggiungere Victoire e le fece cenno di seguirlo.

Il responsabile del procedimento per conto dell’Ufficio Uso Improprio delle Arti Magiche, per fortuna, era Lucy Weasley.
Lucy era una ragazza sveglia, molto intuitiva che capiva il modo di ragionare degli Auror, a differenza di tanti burocrati concentrati solo sui cavilli dello Statuto di Segretezza. Teddy contava di risolvere la faccenda in poco tempo.

“Di cosa si tratta?” domandò Victoire allungando la mano verso il fascicolo che, al momento, conteneva solo il promemoria ricevuto da Hestia e l’assegnazione del caso a loro due. Teddy le passò la cartelletta e le disse: “Seguimi. Te ne parlo mentre andiamo. Se siamo fortunati, chiudiamo tutto prima di pranzo. Potremmo approfittarne per concederci un pranzetto sul mare, che ne pensi?”

“Che sono cresciuta mangiando pesce, ma se ne hai voglia non ti dico di no.”

Victoire raccolse i capelli in uno chignon che bloccò con una matita. Era una specie di gesto meccanico che Teddy aveva imparato ad associare al suo mettersi in movimento, pronta all’azione e concentrata, come se i capelli lunghi potessero distrarre lei o gli altri dal lavoro. Probabilmente, era un’eredità degli anni da Capitano di Quidditch, quando scendere in campo comportava esporsi alle intemperie e i capelli sciolti finivano solo per essere un intralcio alla vista e un ostacolo a un volo aerodinamico.

“Prima dobbiamo parlare con Lucy, ma in buona sostanza, il signor Potter, un Babbano che non ha nulla a che vedere con Harry, è un contadino che si è trovato i suoi polli morti. Se ne è dispiaciuto talmente tanto da sentirsi male e finire in ospedale.”

Victoire sbatté le palpebre confusa: “Per dei polli? E in che modo questo è di competenza degli Auror?”

Teddy sorrise: “Il punto è che nemmeno una piuma è volata in quel pollaio. La sera prima erano vivi, il giorno dopo morti. Tutti quanti, come se si fossero addormentati. Ti fa pensare a nulla?”

“L’uso di una Maledizione senza Perdono?”

“Bingo! Gli Obliviatori sono pronti a intervenire ma, ovviamente, vogliono l’ok del Dipartimento Auror. Ora, Hestia è alle prese con i pozionisti, quindi ha passato questa faccenda a noi, i suoi polli!”

“C’è da sperare che non facciamo la fine di quei polli!” scoppiò a ridere Victoire, seguita da Teddy. L’Ufficio per l’Uso Improprio delle Arti Magiche era a pochi passi dal Dipartimento Auror. Teddy bussò alla porta di Lucy Weasley e venne accolto dal sorriso della cugina.

“Teddy! Vic! Hanno mandato voi! Non ci speravo!” esclamò allargando i suoi occhi azzurri, li accolse con uno dei suoi sorrisi enormi. 

“Pensi che Hestia possa scomodarsi per una faccenda di polli morti?” domandò Victoire incrociando le braccia. Passò il fascicolo a Teddy e si lanciò in un abbraccio della cugina. Dietro di loro, la collega che condivideva l’ufficio con Lucy, tale Janet Skinner, tossicchiò. Lucy si sistemò gli occhiali sul naso e riprese il solito atteggiamento professionale. Si scambiò un’occhiataccia con la collega e decise che era meglio continuare a chiacchierare nel corridoio, così chiuse la porta dell’ufficio alle sue spalle. “Janet è insopportabile quando è sotto scadenza,” si giustificò per poi continuare: “Gli Obliviatori sospettano l’uso di magia oscura e quindi, capite, sono costretta ad allertarvi. Sapete, il nuovo decreto sulla sicurezza della comunità magica…” Victoire e Teddy completarono l’ultima parte della frase in coro con la cugina.

Quel decreto era stato la loro rovina.

Hermione era andata in paranoia sugli aspetti di sicurezza del mondo magico non appena nominata ministro, quanto accaduto con Delphini, poi, aveva acuito il tutto. Persino Harry aveva ribaltato l’Ufficio Applicazione Legge Magica perché non credeva possibile che nessuno controllasse nulla e che vi fosse stato per ben ventidue anni la figlia segreta di Lord Voldemort a spasso per il mondo magico senza che il Ministero della Magia si fosse accorto di nulla.

Così, ogni sospetto di arti oscure o di magia vietata finiva per essere inoltrata all’Ufficio Auror che doveva verificare i fatti, valutare se era il caso di procedere o meno, e poi lasciare che gli altri uffici continuassero con il loro lavoro.

“Se vuoi andiamo a controllare subito.”

“Chiamo il capo degli Obliviatori, Lavanda Brown, e vi organizzate con loro. Noi dell’Uso Improprio interverremo solo se dovessimo fare un richiamo a qualche mago, ma al momento non abbiamo alcun indizio,” spiegò Lucy sistemandosi gli occhiali di corno con un gesto che ricordava moltissimo Percy.

Come se fosse stata evocata dalla bacchetta di Lucy, Lavanda Brown comparve nel corridoio con tutta la sua bionda chioma di ricci vaporosi e sorrisini ammiccanti. Victoire la detestava cordialmente, sosteneva che fosse un’oca che ci provava con tutti. Al contrario, Teddy riconosceva che era solo una donna espansiva e nel suo campo era molto brava.

“Lupin, Weasley, vedo che la Jones ha mandato voi, quando potrete andare?”

“Anche subito, Brown,” rispose Teddy, “Volevo sapere se qualcuno dei tuoi vuole venire, così finiamo il lavoro e rimuoviamo la memoria ai Babbani. Esce un lavoro pulito.”

“Posso mandarti Nigel Smith, va bene? È un nostro nuovo acquisto, arriva dal Dipartimento dei Trasporti Magici.” Teddy e Victoire si scambiarono un sorriso. Teddy esclamò allegro: “Eravamo insieme in Tassorosso, lo conosco benissimo. Sono felice di lavorare con lui!”

“Ottimo, allora te lo mando tra un attimo!”

Lucy sollevò le sopracciglia perplessa mentre osservava Lavanda avventurarsi nella stanza degli Obliviatori ancheggiando sui tacchi alti fasciata in una gonna antracite che lasciava poco spazio all’immaginazione sulle sue curve generose. Victoire fece la stessa espressione della cugina e Teddy ridacchiò nel guardarle.

“Non difenderla, Teddy,” intimò Victoire, spostò lo sguardo verso la cugina e le disse: “Non ho ben capito se ha un debole per Lavanda.”

“Non ho un debole per Lavanda, Vic,” intervenne lui, stanco di quelle discussioni, “solo la trovo un tipo particolare.”

“Certo, un particolare tipo di oca,” concluse Lucy attirandosi le risatine di approvazione di Victoire.

“Siete tremende. E tu, Vic, dovresti evitare, visto quello che ti dicono sempre i nostri criminali e quello che ha passato tua madre tra i Weasley. Hai dimenticato lo sfogo di Fleur?”

Lucy spalancò gli occhi sorpresa. Era troppo giovane per essere a conoscenza di quelle cose che erano avvenute mentre suo padre non parlava con la famiglia. Teddy, invece, da bambino aveva sentito molte volte Fleur lamentarsi con nonna Andromeda dei giudizi di Molly e dei retropensieri che Ginny e Hermione avevano nei suoi confronti. Aveva sempre dimostrato di passarci sopra, ma la verità era che ne era rimasta ferita. Teddy si era sempre ripromesso di non giudicare una persona dall’aspetto ma, a quanto sembrava, ciò non valeva né per Lucy né per Victoire che continuava a sostenere che lei non si presentava dai criminali ancheggiando sui tacchi alti e sbattendo le ciglia come una gatta morta.

Teddy tirò un sospiro di sollievo quando il discorso venne interrotto dall’arrivo di Nigel, sorridente ed eccitato all’idea di partire per la sua prima missione con gli Auror. Si abbracciarono e aggiornarono sulle ultime novità e su quel trasferimento dall’Ufficio dei Trasporti Magici a quello per l’Uso Improprio della Magia.

“Praticamente, sei passato da suo padre a Lucy…” esclamò Teddy alludendo a Percy Weasley, Direttore dell’Ufficio per il Trasporto Magico. Nigel arrossì: “Esattamente. Per carità, i Trasporti Magici sono interessanti e suo padre è un grande, ma con gli Obliviatori si fa un po’ più di azione, sai com’è…”

“Sì, disinnescare Passaporte è una noia,” disse Lucy, “Tranquillo, non lo dirò a papà che sembra considerarlo il lavoro più importante del mondo.”

“Lo so, mi ha fatto un discorso quando ha saputo del mio trasferimento, ha detto che rinunciavo a stare in uno dei punti nevralgici ed essenziali per la vita della comunità magica solo per avere un po’ di azione. E che anteponevo il banale Statuto di Segretezza alla sicurezza dei Trasporti.”

“Sì, papà prende troppe cose sul personale. Stai tranquillo!” esclamò Lucy ridacchiando mentre apriva la porta e tornava dalla sua simpatica collega.

“Sei pronto?” domandò Teddy. Non aveva nessuna voglia di dilungarsi oltre il necessario. Nigel annuì e andarono nell’Atrium per Smaterializzarsi, diretti al pollaio nell’Essex.

Quando riaprì gli occhi, Teddy si trovò in aperta campagna con la porta di legno del pollaio davanti e un silenzio irreale che lo circondava. Le sue orecchie sentivano solo il rumore della brezza che arrivava dal mare. Non c’era nessuno dei suoni che normalmente poteva ascoltare vicino il pollaio della Tana, non un pigolio di pulcini o un chiocciare di galline e neppure il canto del gallo. Silenzio assoluto.

Bussarono alla porta dei Babbani e si spacciarono per l’Ente protezione animali. Dissero di essere stati avvertiti dalla polizia e che volevano studiare il caso di quelle morti improvvise. Il contadino, tale Henry Potter – la coincidenza del nome fece sussultare tutti loro – li guidò fin dentro il pollaio. Nigel si accorse che il Babbano sembrava agitarsi nuovamente alla vista dei polli morti, così gli chiese di aspettare fuori, che loro avrebbero provveduto a fare i rilievi e scattare le fotografie.

Appena il Babbano uscì da quella casupola, Teddy estrasse la bacchetta. Di solito, quando lavorava con gli Obliviatori era abbastanza incurante dello Statuto di Segretezza, ma il tal Henry Potter aveva fatto loro una serie di domande sul perché la protezione animali fosse interessato al suo pollaio e se anche i suoi vicini avevano perso tutti i polli come lui che non aveva voglia di dovergli spiegare perché, al posto degli strumenti tecnologici babbani avesse estratto una bacchetta magica. Era più semplice accompagnarlo fuori e concentrarsi su quella che i manuali da Auror chiamavano “la scena del crimine”.

“Hanno usato l’Anatema che uccide,” disse a Victoire, “proprio come pensavamo.”

“Ma perché?” si domandò Vic, mentre osservava il posto e scattava fotografie per documentare il loro ritrovamento, già con la mente al verbale che avrebbero dovuto redigere.

Una delle prime lezioni che avevano imparato sul campo era stata l’importanza di scrivere un verbale completo, in modo che il Wizengamot potesse riuscire a immaginare la scena e cogliere tutti i dettagli. Alcuni, inseriti al punto giusto erano in grado di fare propendere il tribunale per la colpevolezza, mentre una dimenticanza poteva determinare l’assoluzione. I consiglieri del Wizengamot, infatti, erano oberati di lavoro e non avevano tempo per analizzare tutte le prove, spesso si facevano le loro idee limitandosi a leggere il verbale, per cui era fondamentale dar loro il quadro più completo possibile.

Teddy sospirò: “A norma di legge è vietato l’uso delle Maledizioni senza Perdono sugli umani, ma il fatto che qualcuno abbia usato l’Anatema che Uccide su così tanti polli e il proprietario si chiami Henry Potter, è sospetto, non trovate?”

“Ma non è vietato,” disse Victoire.

“No, ma può essere un messaggio in codice…” Teddy rifletteva ad alta voce mentre cercava tracce dell’assassino di polli.

“Dovremo mettere sotto sorveglianza la casa dei Potter?” domandò Victoire.

“Credo che lo debba decidere Hestia, ma il punto è: siamo di fronte una minaccia o è una provocazione? È solo uno scherzo di pessimo gusto?”

“Sono cinque polli, tanti quanti i componenti della famiglia di zio Harry,” notò Victoire, “la pista del messaggio in codice non è da escludere.” Teddy scosse la testa e sospirò: “Questa notizia non piacerà a Hestia.” Teddy agitò la bacchetta per ricostruire quanto accaduto sul luogo del delitto e vide una figura incappucciata che scagliava l’Anatema che Uccide contro i cinque polli e poi ne portava via due. Teddy scosse la testa. Il pollaio non aveva nessuna traccia dell’assassino che non aveva lasciato impronte e si era materializzato e smaterializzato nello stesso punto. Era un casino.

Teddy sospirò: “Nigel, puoi Obliviare, abbiamo finito qui.”

Smith eseguì la richiesta di Teddy, impugnò la bacchetta e la puntò alla testa del Babbano che era rimasto fuori in attesa che finissero. “Oblivion,” sussurrò prima di Smaterializzarsi, seguito da Teddy e Victoire. Erano tornati nei corridoi del Ministero della Magia, preoccupati per quello che avevano visto: “Mi spiace che il nostro pranzo sia saltato.”

“Lo so, anche a me, ma come possiamo ignorare una cosa simile?” domandò Victoire, “dobbiamo parlarne con Hestia.”

 
***

 
 
Durmstrang, 20 settembre 2021
 

L’estate stava finendo a Durmstrang. Le montagne che si affacciavano a picco sul fiordo sarebbero state coperte ancora dall’erba dei pascoli ancora per poco. Probabilmente erano le ultime giornate di sole, prima che le piogge autunnali e il rigore dell’inverno sopraggiungessero. Mabon, del resto, era alle porte pronto ad annunciare l’arrivo dell’Oscurità.

Rabastan sorrise nel vedere alcuni studenti tuffarsi nelle acque del lago che si trovava alle spalle del castello. La scuola di Durmstrang sembrava sorta in mezzo all’acqua nelle remote terre scandinave: da un lato il fiordo e dall’altro il lago. Le lezioni, come ogni anno, non erano ancora iniziate, sarebbero cominciate verso la fine di ottobre, nel periodo più buio dell’anno.

Aveva scoperto che, a differenza di Hogwarts, Durmstrang offriva la possibilità ad alcuni studenti di soggiornare anche durante il periodo estivo frequentando corsi di approfondimento delle arti magiche, e consentendo che perfezionassero le abilità nei duelli. La scuola offriva un rifugio a coloro che – altrimenti – si sarebbero trovati vittime dello Statuto di Segretezza. Non era un mistero che Delphini Riddle e Gellert Grindelwald avessero usufruito della possibilità di trascorrere le vacanze estive a Durmstrang, salvo tornare a casa per brevi periodi.

Nel caso di Delphini, Rabastan non poté fare a meno di pensare che ogni suo ritorno avesse finito per creare scompiglio nella vita di Orion e Roland.

Un gufo reale planò nel suo ufficio e si appollaiò sul trespolo accanto alla finestra. Rabastan slegò la pergamena dalla zampa del volatile e gli offrì acqua e biscottini gufici. L’animale ringraziò con un verso soddisfatto, chiudendo gli occhi e scuotendo le piume quando Rabastan ne accarezzò il piumaggio.

“Mi sembra di capire che alla Gazzetta del Profeta non vi coccolino abbastanza,” disse osservando la gioia del gufo. “Puoi riposare qui tutto il tempo che vuoi, abbiamo una guferia molto accogliente.” Fece un’altra carezza al pennuto che lo ringraziò per poi volare fuori dalla finestra. Rabastan si sporse per controllare se gli avesse dato retta e osservò divertito il gufo volare proprio in direzione della torre.

“Caro Rabastan,
grazie per il tuo ultimo articolo che ha immortalato un Troll a dorso di un Graphorn.
Il tuo racconto è stato apprezzato dalla redazione e da buona parte dei lettori della Gazzetta del Profeta. Abbiamo ancora alcuni tuoi articoli da pubblicare nelle prossime rubriche di Magizoologia sul Profeta della domenica, spero che avrai modo di venire in Inghilterra presto, mi piacerebbe incontrarti e fare due chiacchiere dal vivo.
Rolf Scamander”


Rabastan aveva iniziato a collaborare con il Profeta all’inizio dell’anno, quando aveva scritto una lettera a Rolf Scamander – caporedattore della rubrica di Magizoologia del Profeta della domenica – in cui contestava la ricostruzione delle abitudini del Tuono Alato.

In particolare, da quanto aveva osservato Rabastan nei suoi giri nel Nord America, la capacità di prevedere l’arrivo delle perturbazioni atmosferiche non era intuitiva come si pensava, ma derivava da alcune piume particolarmente sensibili ai cambiamenti di umidità che si trovavano nelle due code dell’animale. Il racconto delle tempeste che aveva affrontato per appurare la sua intuizione e le fotografie che aveva scattato a sostegno della sua tesi, erano valse non solo la pubblicazione della lettera da parte della Gazzetta del Profeta, ma anche un incontro con il nipote di Newt Scamander che gli aveva chiesto di collaborare con la sua rubrica e inviargli alcuni articoli.

Era capitato tutto all’improvviso: Scamander che gli proponeva una collaborazione e poi il preside di Durmstrang, l’ex Campione di Quidditch Viktor Krum, che gli offriva la cattedra di Cura delle Creature Magiche nella sua scuola.

Sembrava che il professore che l’avesse preceduto avesse avuto un brutto incontro con un Troll di montagna e che non fosse in grado di insegnare. Erano incidenti piuttosto frequenti tra i Magizoologi. Il professor Jensen, un mago danese, era infatti uno studioso che da anni combatteva contro i pregiudizi che circolavano sui Troll. Sosteneva che quelle creature fossero organizzate in una società meno arretrata di quanto si credesse e così, nel tentativo di dimostrare le proprie tesi, era incorso nel Troll che lo aveva lanciato contro una parete rocciosa causandogli dolorosissime fratture multiple.

Prima di assumere l’incarico, Rabastan era andato a trovarlo per farsi raccontare l’incontro con il Troll e per aggiornarsi sul metodo di insegnamento seguito e sui programmi che era solito svolgere. Avevano chiacchierato a lungo e alla fine si erano detti che sarebbero rimasti in contatto. Non riusciva a credere che il professor Jensen avesse letto il libro che Rabastan aveva pubblicato l’anno precedente con gli appunti del viaggio intorno al mondo fatto subito dopo i M.A.G.O.

Era riuscito a mettere piede in tutti e cinque i continenti – anche se naturalmente non aveva visitato tutto – e accarezzato altrettante specie di Drago. La ritrosia dell’Ungaro Spinato gli era rimasta sullo stomaco e si era ripromesso che entro i venticinque anni avrebbe toccato anche quel Drago.

La mamma gli aveva detto che nonno Edward sarebbe stato orgoglioso nel sapere che il nipote era un grande appassionato di draghi come lui e persino il papà si era detto felice di sapere che qualcuno in famiglia avesse ereditato un po’ di spirito di avventura.

La porta del suo studio si aprì, Rabastan alzò lo sguardo e incontrò gli occhi azzurri di Frida che gli sorridevano.

“Il Preside ha convocato una riunione,” annunciò.

Rabastan prese la bacchetta e la raggiunse. “Allora?” le domandò sfoggiando il suo miglior sorriso mentre osservava la curva del collo di Frida, così invitante.

“Guarda che sei tu che devi dire qualcosa. Sei tu l’uomo, fino a prova contraria.”

Rabastan le lanciò uno sguardo scettico: “Non credevo che ti saresti formalizzata così. Allora, preciso, sono stato molto bene ieri sera. Ti va di ripetere?”

“No. Lestrange, non ho voglia.”

“Sicura? Perché potrei esaudire tutte le tue voglie…” scherzò. Frida arrossì e Rabastan la trovava adorabile. “Piantala, Lestrange. Siamo colleghi, è inopportuno. Non doveva accadere.”

Rabastan scrollò le spalle fingendo indifferenza. Era sempre la solita storia con le ragazze: prima venivano a letto senza farsi tanti problemi, e poi facevano le difficili. Zio Rabastan gli aveva detto che, ai suoi tempi, accadeva il contrario e che, se uno doveva sopportare i problemi, era meglio dopo essere stati a letto assieme. Non aveva detto proprio in quel modo, ma il senso era quello. Lo zio lo prendeva in giro sul fatto che fosse aperto di mente su tutto, abbastanza cinico e disincantato, ma non riuscisse ad essere affatto sboccato, diceva che era un retaggio dell’educazione che gli avevano impartito i suoi genitori, sempre così impettiti davanti gli altri e fin troppo disinibiti non appena rimanevano soli.

Nella sala professori, seduto nel mezzo del lungo tavolo in abete, il preside Krum osservava i suoi docenti attentamente. Era un buon preside, così come era stato un eccellente campione di Quidditch e la sua presenza aveva aiutato Durmstrang a superare il declino in cui era incorsa dopo la fine della guerra, quando era stata additata come la scuola dei Mangiamorte.

Krum non aveva eliminato l’insegnamento delle Arti Oscure, attualmente insegnate dal professor Dimitri Volkov, giunto a Durmstrang dalla lontana Russia. Tuttavia, l’insegnamento di questa disciplina avveniva sotto il rigido controllo dei programmi del ministero della magia scandinavo. Inoltre, su tutto il personale della scuola era stata apposta una traccia che registrava l’esecuzione di ogni incantesimo oscuro o maledizione illegale praticata dentro le mura della scuola. Le Arti Oscure venivano insegnate ma non potevano essere esercitate al di fuori delle lezioni e sotto la guida di alcuni docenti.

Rabastan approfittava della permanenza a Durmstrang per frequentare il tirocinio per insegnare Arti Oscure agli studenti e spesso aiutava il professor Volkov durante le esercitazioni.

“Come sapete a fine ottobre partiremo per Hogwarts,” esordì Krum. “Io fui campione di Durmstrang alla scorsa edizione del Torneo Tremaghi e so quanto questa sia stata un’occasione importante per la creazione di legami con maghi e streghe di altre culture.”

Il professor Ekström, insegnante di Incantesimi, un omone alto dai lunghi capelli biondi tagliati come il Re Vichingo di cui portava il nome, si scambiò uno sguardo con la professoressa Frida Larsson. Mancava poco che si dessero una gomitata e ridacchiassero come due ragazzini. Rabastan si innervosì e non sapeva se fosse perché aveva intuito cosa avesse da fare Frida quella notte o se, invece, il nervosismo fosse dovuto alla consapevolezza che era un comportamento oggettivamente infantile.

“Sì, Bjorn,” disse Krum riprendendo il professor Ekström, “creare legami. Ti posso dire che il rapporto che è nato con l’attuale Ministro della Magia britannico è stato di fondamentale importanza quando il nostro Ministero ha proposto di chiudere Durmstrang e dare il pieno sostegno alla scuola di Magia di Copenhagen. Se siamo ancora aperti e non è stata interrotta una tradizione secolare è merito anche dell’amicizia tra me ed Hermione Granger che è stata così gentile da far ragionare il nostro ministro.”

Viktor Krum passò in rassegna tutti i docenti con i suoi occhi scuri e profondi, Rabastan sentiva una profonda ammirazione per quell’uomo che non era stato solo un campione di Quidditch, come molti pensavano, ma era anche un ottimo mago e un abile duellante. A sorpresa, quando si era ritirato dall’attività sportiva, aveva dimostrato al mondo intero di poter essere anche uno stimato insegnante. Probabilmente non sarebbe mai stato un fine ricercatore, non aveva pubblicazioni illustri, ma sapeva trasmettere la passione per ogni materia che si era trovato a insegnare e gli studenti lo rispettavano e ammiravano.

“Dicevo,” riprese le fila del discorso, “dobbiamo iniziare a pensare a una delegazione di studenti che verrà in Inghilterra. Inoltre, dovremo dividerci gli insegnamenti in modo che sia gli studenti che partono che quelli che restano avranno la possibilità di studiare con i nostri soliti standard. Ci sono volontari per l’Inghilterra?” domandò guardandosi intorno. Lo sguardo di Krum si soffermò su Rabastan e gli disse: “Lestrange, naturalmente tu sei tra gli insegnanti che vengono a Hogwarts. Ti farà piacere tornare nella tua scuola e credo che possa essere d’aiuto per i nostri studenti avere qualcuno che sa spiegare le tradizioni e le usanze inglesi e interloquire con i francesi.”

“Verrò volentieri,” disse Rabastan.

“Ottimo. Direi che tu continuerai con Cura delle Creature Magiche e seguirai il programma di Arti Oscure per la delegazione di Hogwarts, così Volkov potrà continuare a seguire tutti gli altri studenti.”

“Chi rimane qui, non riuscirà a gestire due insegnamenti: abbiamo due classi per anno. A Hogwarts andranno una decina di studenti,” disse Volkov. Krum annuì: “Ci stavo pensando. Potremmo chiamare dei supplenti.”

“Oppure potremmo far fare lezione agli esercitatori,” propose la professoressa Greta Lindberg che insegnava Erbologia, “Il mio assistente è sicuramente in grado di sostituirmi!”

“Ti piacerebbe venire in Inghilterra, Greta?”

La professoressa Lindberg annuì. “Sì, Viktor, sai che uno dei grandi rimpianti che ho è quello di non aver fatto parte della delegazione di Durmstrang ai tempi, e mi piacerebbe vivere questa esperienza.” Il preside annuì e segnò il nome sul foglio per poi domandare: “Altri volontari?”

A sorpresa, le mani di Frida e di quello stronzo di Ekström si alzarono in aria in contemporanea con gli occhi al cielo di Rabastan. Non aveva nessuna voglia di dover trascorrere un anno in Inghilterra con Frida che amoreggiava con Bjorn lo stronzo.

“La delegazione di professori è al completo, allora,” sorrise Krum, “Iniziamo a pensare agli studenti. Avete delle proposte?”

Rabastan si limitò ad ascoltare gli altri professori. Aveva delle sue idee ma era a Durmstrang da troppo poco tempo per conoscere le abilità dei ragazzi quanto gli altri professori. Sperò solo che Olag Huggorm fosse preso in considerazione visto che era bravissimo sia in Cura delle Creature Magiche che in Arti Oscure. Un paio di volte lo aveva visto duellare ed era veloce e preciso nei movimenti, secondo Rabastan sarebbe stato un’ottima scelta.

“Vedremo come andranno gli Smistamenti,” disse Volkov, “anche se Huggorm lo darei per scontato, è l’unico che ha dimostrato di padroneggiare i quattro elementi nel corso dei sette anni. Sì, ha una predilezione per il fuoco e l’aria, visto che è stato scelto due volte da quegli elementi, ma quest’anno potrebbe sorprenderci.”

Krum annuì imitato dagli altri professori: “È sicuramente il più dotato dei nostri studenti, è anche abile nei duelli e nel volo. Lestrange cosa ne pensi?” Krum gli aveva detto più volte che lo coinvolgeva perché anche gli altri insegnanti iniziassero ad ascoltare e tenere in considerazione le sue opinioni, sebbene fosse molto giovane. Apprezzava il fatto che lui fosse sempre molto rispettoso dell’anzianità dei colleghi, ma più volte si era dimostrato un po’ più saggio.

“Mi trovo d’accordo. Naturalmente non conosco gli studenti bene quanto gli altri insegnanti, ma stavo proprio pensando che Huggorm era il mio miglior studente e si merita di essere in delegazione. Non sapevo che tutti e quattro gli elementi l’avessero scelto.”

“Il primo anno lo ha scelto l’acqua e nessuno si è sorpreso, visto che viene dai fiordi norvegesi. Il secondo anno è stato scelto dall’aria e quella volta ci siamo detti che era normale per il figlio di una famiglia di maghi esploratori. Il terzo anno ci ha sorpreso con il fuoco che solitamente prediligono gli studenti russi,” Krum sorrise, “e i Bulgari. Io sono stato scelto per sette anni consecutivi dal fuoco.”

“Il quarto anno Oleg è stato scelto di nuovo dall’aria, il quinto dalla terra e lo scorso anno di nuovo dal fuoco. Ci domandiamo quale elemento lo vorrà con sé quest’anno. A Hogwarts gli studenti vengono Smistati una sola volta, vero?”

Rabastan annuì. “Sì, veniamo scelti sulla base delle virtù che i fondatori della scuola trovano più accentuate nel nostro animo. I pensieri e le volontà dei Fondatori sono state inserite in un Cappello incantato che viene calato sulla testa dello studente del primo anno che viene assegnato ad una Casa. Diventerà la sua famiglia per i successivi sette anni.”

“Ma questo non favorisce la competizione tra gli studenti?”

Rabastan annuì: “Moltissimo, alla fine dell’anno viene assegnata una Coppa delle Case alla Casa che ha guadagnato più punti grazie ai meriti dei suoi membri.”

“Questo è interessante, perché significa che gli studenti non sono uniti tra loro.”

Krum disse: “Quando ho partecipato, ricordo che la Casa di Serpeverde era arrivata a fare il tifo contro Harry Potter, uno studente della loro scuola. Inconcepibile per i nostri standard.”

“Ho due cugini che studiano a Beauxbatons, mia cugina Philomène è al settimo anno e potrebbe far parte della delegazione. “Loro non hanno un sistema di smistamento in Case come in Hogwarts e non vengono scelti dagli elementi della natura, come da noi, ma vengono semplicemente divisi tra ragazzi e ragazze e poi ripartiti su piani diversi a seconda dell’anno frequentato, proprio per evitare che si creino rivalità.”

Krum annuì: “Ricordo molto bene quanto fossero uniti tra loro gli studenti di Beauxbatons, e con la puzza sotto il naso. Tornando ai nostri studenti, avrei pensato che i possibili campioni possano essere anche Malin Holm, che è molto brava, Einar Hansson, Aalina Petrov e Igor Kozlov, poi, naturalmente, potremo essere smentiti o ricevere delle conferme, ma credo che loro siano le nostre punte di diamante.”

I professori annuirono concordi e Rabastan sentì un coro di “non può essere diversamente”, “loro sono i migliori”, “sono veramente bravi” che dava l’idea di quanto Krum avesse meditato nel corso di quelle trattative. Ragionava da coach di una squadra, determinato a far vincere la Coppa Tremaghi alla scuola di Durmstrang. Abbassò lo sguardo sui programmi scolastici e iniziò a parlare con Volkov del progamma che avrebbe potuto seguire con la delegazione di studenti pur di non guardare Frida e Bjorn che uscivano insieme dalla sala professori ridacchiando. Non gli sfuggì la mano di Bjorn sulla spalla di Frida mente la guidava nel corridoio. 




 
Note:
Ciao a tutti!

In questo capitolo abbiamo ritrovato il nostro amato (?) Rabastan Lestrange II che è finito a insegnare a Hogwarts. Chi ha seguito Ghosts from the past lo ricorda al terzo anno di Hogwarts, terrorizzato dall'idea di innamorarsi e mettere radici perché sognava di viaggiare ed esplorare il mondo. Lo ritroviamo un po' frescone, insegnante di Cura delle Creature Magiche, autore di un libro sulle sue avventure (come il suo zio omonimo ha sempre avuto la passione per la scrittura ed è un vero e proprio fanwriter dei fantasy scritti dallo zio) e corrispondente per la rubrica curata da Rolf Scamander. Insomma, era dai tempi di Leta e Newt che gli Scamander e i Lestrange non andavano tanto d'accordo. xD

Vediamo anche le differenze organizzative tra le tre scuole di magia e vi anticipo già che per Durmstrang vedremo il torneo dal lato dei professori per evitare un doppione rispetto a quanto vivremo con gli studenti di Beauxbatons. 

Se qualcuno mi chiede "ma Bjorn è ispirato al personaggio di Vikings?" Sì, lo è. Non l'ho sopportato per tutte e sei le stagioni e ora mi tolgo lo sfizio di maltrattarlo un po'. 

James Sirius non ce la può fare proprio, ancora alle prese con gli scherzi e giustamente la fidanzata si sente un attimo trascurata. Sì, Anne è la figlia di Dean Thomas, l'amico di suo papà. 

Mentre i nostri tre disadattati sono alle prese con il loro animo nerd e scommettono sull'evoluzione delle trame della loro saga fantasy preferita. A dimostrazione che anche i maghi leggono. Rose inizia a sentire Karl troppo appiccicoso e non si capisce se è troppo appiccicoso lui o se questa insofferenza celi altro.

Da ultimo, Teddy che difende Lavanda Brown e si dimostra molto più femminista di Lucy e Victoire è una cosa di cui sono piuttosto orgogliosa, spero che lo apprezziate. Sui polli morti non vi dico niente perché c'è un'indagine aperta e non vorrei far arrabbiare Hestia!

Spero di riuscire ad aggiornare presto, ma non troppo, mantenendo sempre un 10/15 giorni di tempo tra un capitolo e l'altro in modo da avere il tempo di costruire la storia man mano che si sviluppa, visto che ho in mente i punti salienti e una serie di dialoghi (e il finale), ma voglio lasciare un po' di libertà ai personaggi.

Un abbraccio a tutti e grazie a chi commenta la storia, a chi la inserisce tra le seguite/ricordate/preferite e anche a tutti i lettori silenziosi che spesso sono troppo incasinati per riuscire a scrivere un feedback.

Sev


 
   
 
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