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Autore: storiedellasera    28/02/2021    1 recensioni
Alcuni desideri sono fatti per cercare la felicità. Altri desideri invece sono espressi per infliggere sofferenze.
Lo sanno bene Milla e Kyleen, proprietarie di una locanda molto particolare.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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L'ultimo desiderio


I rintocchi delle campane, cupi e possenti, riecheggiavano per tutta la capitale. Annunciavano un'imminente esecuzione di un condannato a morte. Diverse colombe, adagiate sul tetto di un tempio, si alzarono in volo, spaventate da quei possenti suoni.
Si librarono in cielo e sorvolarono una grande piazza che sorgeva di fronte al castello di re Wyorr.
Su quella piazza era stato eretto un patibolo. Si trattava di una struttura imponente per un solo condannato. Di fronte a essa, si trovavano degli spalti riservati al sovrano, alla sua scorta armata e ad altri nobili e cavalieri. Stendarti con il sigillo reale, e lunghi veli di seta colorata, proiettavano un'ombra su quegli spalti.
Il sole era alto nel cielo e le strade della città sembravano ardere per l'intenso caldo dell'estate.

Il popolo non faceva altro che parlare dell'esecuzione. Era l'unico argomento di discussione nei mercati, nelle locande, per strada e persino nelle case del piacere.
Il condannato era stato riconosciuto colpevole di alto tradimento... ma tradimento per cosa? Il popolo non sapeva dirlo.
"Avrà cercato di assassinare il re" aveva ipotizzato un uomo in una taverna.
"Voi dite?" Aveva domandato un altro dei presenti.
Un terzo uomo si intromise: "vedrete che avrà cercato di sedurre qualche nobile. Magari qualche nemico del re."
"E' se fosse una spia? Una lurida spia al servizio dei cani del nord."
"Peccato che il re debba uccidere una maga così promettente."
Il locandiere, nel sentire quelle parole, sputò a terra e commentò: "promettente o no, i traditori del regno meritano di fare quella fine... anzi ...la decapitazione è una morte misericordiosa. Te ne vai senza soffrire, senza provare neanche un pò di dolore."
Un cliente prese parola: "dicono che quanto la testa viene recisa dal corpo continua a vivere per qualche secondo."
"Oh per gli Dei!" Esclamò l'unica donna presente nella taverna, un'anziana cuoca che si era avvicinata a quegli uomini per poter ascoltar meglio la loro conversazione.



⁓•⁓•⁓•⁓•⁓•⁓



Le porte del castello si spalancarono e un piccolo manipolo di soldati si riversò all'esterno, scortando il condannato a morte.
Nonostante il caldo di quella giornata, molte persone si erano ammassate attorno alla piazza e ai lati delle strade che portavano ad essa. File di guerrieri, armate di lance, formavano una barriera tra il popolo e il patibolo.
Sugli spalti, il re e gli altri lord si erano già accomodati. Dalla loro posizione si poteva vedere il piccolo corteo di soldati che avevano in custodia il condannato.
Il popolo osservava incuriosito quel misero esserino avanzare verso il patibolo.
Nessuno dei presenti riuscì a riconoscere quella persona Si aspettavano una maga dai lunghi capelli verdi, così come era stata descritta dagli emissari del re.
Ma chi avanzava, scortata dai soldati, era una creatura piccola e fragile. I segni delle torture aveva reso irriconoscibile Flio. La sua testa era stata completamente rasata e il suo volto era pieno di ferite e lividi. Non aveva più l'occhio sinistro e diverse piaghe da ustione erano disseminate sulle sue braccia.
Le mani erano state legate dietro la sua schiena. Le unghie le erano state strappate via e diverse dita erano spezzate, gonfie e violacee.
Ai polsi portava delle pesanti catene, tintinnavano a ogni suo passo.
Flio indossava un lurido saio pieno di pidocchi, sporco del suo stesso sangue.

Quando era tornata nella capitale, dopo aver attraversato Vecchia foresta, si era immediatamente recata nei suoi alloggi. Ma gli uomini del re l'avevano presa e condotta nelle segrete del castello.
Le fu ordinato di rimuovere i suoi incantesimi di protezione dalla locanda dei desideri, così che un gruppo di uomini, al servizio di sua maestà, potesse darle fuoco.
Flio si rifiutò e per questo venne incarcerata e torturata nelle segrete. Riuscì a resistere per due giorni... infine obbedì alle richieste del re.
Ma il suo rifiuto iniziale non fu tollerato dal sovrano, che decise di condannarla a morte per decapitazione.


⁓•⁓•⁓•⁓•⁓•⁓



Flio raggiunse lentamente il patibolo.
Le sue ferite erano così gravi da impedirle di salire i gradini della struttura. Fu quindi trascinata con forza e infine venne legata a un palo.
Gli uomini in piazza iniziarono ad insultarla, mentre chiedevano a gran voce di accelerare l'esecuzione. La calura di quella giornata rendeva impazienti tutti quei presenti. Flio sentì i lacci stringersi attorno a se, mentre i soldati finivano di assicurarla al palo del patibolo.
Alzò poi lo sguardo e vide dei grandi bracieri vicino a se.
Un uomo anziano, un consigliere del re, salì i gradini e si posizionò al suo fianco. Aveva una lunga barba bianca e indossava abiti pregiati e colorati. Spiegò una pergamena e lesse ad alta voce l'ordine di condanna a morte ordinata dal sovrano. Si trattava di una formalità ma il popolo la considerò solo una perdita di tempo.
Quando l'anziano finì di parlare, scese immediatamente dal patibolo.
Fu in quel momento che Flio notò il boia avvicinarsi alla struttura. Era un uomo alto e imponente, vestito completamente di nero. Il volto era coperto da uno scuro cappuccio. Di fronte a se camminava il suo servitore. Era piccolo e magro. Indossava gli stessi abiti del boia, con un cappuccio e una maschera di tessuto nero a coprirgli il volto. Portava una coppia di armi avvolte da uno spesso panno di cuoio. Una scure e una spada decisamente pesanti. Lo sfrozo di quell'esile servitore era evidente... così evidente da strappare un timido sorriso a Flio.
Il terrore aveva invaso completamente la sua mente e la maga sentiva di stare per impazzire.
Boia e servitore la raggiunsero.
Quest'ultimo prese la grande scure e immerse la sua lama nei tizzoni ardenti di uno dei bracieri del patibolo. Per un'antica tradizione del regno, i condannati a morte venivano decapitati con un'arma incandescente.
Il gracile uomo poi si avvicinò a Flio e si chinò. Prese da una tasca un mazzo di chiavi e iniziò a cercare quella che avrebbe rimosso le manette dalle caviglie della condannata.

Flio iniziò a tremare per la paura.
Osservò il boia, la sua scure nel fuoco, il trespolo a cui avrebbe offerto il collo entro pochi minuti, la spada ancora avvolta dal cuoio... a cosa serviva quella spada? Flio non riusciva a capirlo. Pensò che, con quell'arma, avrebbero fatto a pezzi il suo cadavere ed esposto le membra ai lati della città.
Quella visione la fece quasi svenire. Il terrore che provava era insopportabile e iniziò a piangere.
"Sei così mal ridotta..." disse il gracile servitore "...che non sei capace neanche di usare il più semplice degli incantesimi, dico bene?"
Flio abbassò il suo unico occhio verso quell'uomo. Lui era ancora chino alla ricerca della giusta chiave.
La maga era così traumatizzata che non aveva ascoltato il suo interlocutore. Ma aveva udito la sua voce... voce che le era familiare.
Quel servitore alzò i suoi verdi occhi su Flio.
Lei rimase esterrefatta nel vederli: "Milla!" Esclamò con debole voce.


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Il popolo che si era radunato attorno il patibolo era sempre più agitato e nervoso.
Persino il re stava perdendo la pazienza. Sedeva scomposto sul suo scranno e con la mano tamburellava e tormentava uno dei braccioli.

Flio alzò di colpo la testa. Temeva che il boia l'avesse sentita mentre pronunciava il nome della strega. Ma l'uomo continuava a ignorare lei e Milla.
"Come... come sei riuscita ad arrivare fin qui?" Domandò Flio a quest'ultima.
Milla alzò le spalle: "storia lunga. Ti basta sapere che ho usato qualche incantesimo."
Quelle parole sconvolsero Flio: "dov'è Kyleen?"
Non ci fu alcuna risposta da parte della strega. Lei continuava a cercare la chiave, muovendosi lentamente al fine di guadagnare più tempo possibile.
Un'espressione di tristezza si palesò sul suo volto e Flio capì cos'era accaduto alla locanda e alla donna del nord.
Un senso di profondo dolore avvolse l'animo e il corpo martoriato della maga.
"Milla... perdonami" sussurrò.

Il re, nel frattempo,iniziò a nutrire dei sospetti per quel gracile servitore del boia.
Trovò una posizone composta sulla sua sedia osservò attentamente quell'uomo. "Sta parlando con Flio?!" Disse tra se e se.
"Come dite, mio signore?" Domandò un soldato della guardia reale alle sue spalle.
"Nulla, nulla" rispose il re, agitando una mano in direzione di quel guerriero, senza mai distogliere lo sguardo dal patibolo.

"Sei venuta fin qui per assistere alla mia esecuzione?..." Continuò Flio "...volevi un posto in prima in fila?"
Milla aveva perso fin troppo tempo: rimosse le manette dalle caviglie della maga e si alzò. "Le mie intenzioni erano quelle di ucciderti!..." Rispose "...ero convinta che mi avessi tradito. Ma solo di recente ho scoperto cosa ti è capitato. Un giorno implorerò il tuo perdono. Non avrei mai dovuto dubitare di te."
"Un giorno?!..:" Flio stirò un sorriso beffardo "...ti sei resa conto che sto per perdere la testa?"
Milla fissò intensamente Flio: "ai condannati a morte non è forse concesso un ultimo desiderio?"
"Cosa intendi?"

Il comportamento di Milla era troppo bizzarro per non essere notato da tutti i presenti. Il popolo iniziò a inveire contro di lei, le guardie la fissavano con sospetto e il re, proprio in quel momento, si alzò in piedi.
"Voi!" Urlò il sovrano, puntando il dito contro Milla che continuava a spacciarsi per il servitore del boia.

Lei si sfilò la maschera dal volto e, ignorando il sovrano, continuò a parlare con Flio: "questa è ancora la tua casa? Dimmi, maga della capitale, consideri ancora questo posto la sua casa?"
Flio singhiozzò.
Milla le prese il volto tra le mani: "la tua vera casa è sempre stata la locanda. Avremmo potuto gestirla insieme, come sorelle. Siamo sempre state sorelle, vuoi capirlo?"
"Ormai è troppo tardi" riuscì a dire la maga tra le lacrime.
Il re urlò in direzione di Milla ma lei, ignorandolo, continuò a fissare Flio: "voglio sentirti dire che desideri venire via con me. Voglio sentirti dire che questa città non è mai stata la tua casa! Senti le grida di questa gente..." Milla indicò la folla "...senti quanto ti odiano."

"Voi!" Urlò ancora re Wyorr.
Si alzò un fresco vento che agitò gli stendardi ai suoi lati. I suoi ricci capelli neri si agitarono sulla sua testa e il suo mantello iniziò a svolazzare.
Milla finalmente si voltò verso di lui. Avanzò di qualche passo sul patibolo e infine rimosse il cappuccio dal suo capo. La corta chioma dei suoi capelli rossi e d'argento fu accarezzata dal vento.
Un'espressione di pura incredulità, mista a un vago senso di terrore, si palesò sul volto del sovrano. Milla intanto lo stava fissando con occhi di ghiaccio... occhi che avrebbero scoraggiato il più indomito dei guerrieri.
Wyorr si sentì giudicato da quegli occhi così carichi di odio e dolore, così privi di pietà nei suoi confronti.
Il capo delle guardie reali parlò in sua fece: "lancieri!"
I soldati che circondavano il patibolo puntarono le loro lance acuminate in direzione della strega. La paura iniziò a serpeggiare tra il popolo e le loro urla si fecero più deboli.
Il capo delle guardie alzò la mano destra per ordinare agli arcieri di mettesi in posizone. Molti archi puntarono le frecce contro Milla... la quale non la finiva di fissare re Wyorr.
Fliò singhiozzò un'ultima volta: "voglio vivere..." disse "...portami via con te, Milla!"

Accadde tutto in meno di un istante.
La magia di Milla fu estremamente rapida: le braci sul patibolo eruttarono un'impressionante  quantità di denso fumo. Si espanse su tutta la piazza in un battito di ciglia, scatenando il panico tra i presenti. Il popolo gridò terrorizzato e iniziò a fuggire via. Alcuni uomini caddero e furono calpestati dalla folla atterrita.
Il sovrano alzò il mantello per ripararsi dalla nebbia e quando iniziò a diradarsi, cercò subito di individuare Milla sul patibolo.


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L'ombra aveva estratto la spada e con grandi falcate aveva raggiunto Milla.
"Aspetta!" Gridò lei e alzò una mano contro il suo aggressore.
Questi si fermò.
Milla rimase a fissarlo, sbalordita, incapace di muoversi o di ragionare. Era così vicino che poteva sentirlo respirare.

Lei deglutì e le indicò le macerie della locanda: "g-guarda..." disse con voce tremolante "...non c'è più alcuna locanda. Non abbattere la tua furia su di me, ti prego. Non ha più alcun senso."
Fissò negli occhi l'ombra. Non solo quello spirito aveva compreso le sue parole... ma sembrava addirittura che stesse ragionando. Ciò sorprese moltissimo Milla.
Dopo un lungo attimo, lo spirito del rancore sollevò la sua spada per poterla abbattere sulla strega.
Lei si rannicchiò. Si fece piccola e alzò le sue mani ustionate in segno di disperata protezione: "so che non puoi uscire da qui!" Urlò.
Quelle parole fecero arrestare l'ombra.
Milla lo fissò per qualche istante, poi continuò: "forse una magia ti impedisce di oltrepassare il confine di Vecchia foresta, forse non sei in grado di trovare la strada giusta... non so cosa ti impedisce di farlo! Ma posso aiutarti."
L'ombra abbassò il braccio armato. Non aveva più intenti minacciosi.
Milla si alzò da terra. Sentiva il cuore che le batteva forte nel petto. Era spaventata, agitata, emozionata... e addolorata per la perdita della sua Kyleen.
L'ombra stava attendendo una proposta da parte della strega. Proposta che non tardò ad arrivare: "se mi risparmi..." disse Milla "...posso condurti fuori dalla foresta. Posso condurti fin dentro la capitale."
Lo spirito del rancore inclinò la testa e Milla, nel vedere quel suo semplice gesto, si accorse di aver ottenuto il suo completo interesse.
Lei continuò"so che vuoi uccidere il re. Posso portarti da lui... ma devi lasciarmi in vita." Tese la mano verso l'ombra: "accetti?"



⁓•⁓•⁓•⁓•⁓•⁓



Il fumo iniziò a diradarsi dalla piazza.
Re Wyorr fu uno dei primi uomini a intravedere la sagoma del patibolo. Milla e Flio però erano sparite. Il vento spazzò via gli ultimi residui della coltre.
Il sovrano sentì la rabbia ribollire nel sangue.
Alzò lo sguardo verso il boia... quel grosso e imponente boia che non aveva alzato neanche un dito per bloccare la fuga delle due donne.
Solo in quel momento, il boia iniziò a muoversi: rimosse il cappuccio dal suo volto e ruotò lentamente lo sguardo verso il re.
I suoi occhi oscuri, per nulla umani, si posarono sulla figura atterrita del sovrano.

Lo spirito del rancore fece cadere a terra il cappuccio da boia. Si chinò poi per estrarre la sua spada dal panno di cuoio e tornò a fissare il sovrano.
Re Wyorr sentì le sue gambe tremare. Cadde sulla sedia, incapace di muoversi o parlare. Sir Yarnan, tre giorni prima, l'aveva avvertito della presenza di uno spirito del rancore a Vecchia foresta... una creatura antica che non poteva essere sconfitta o fermata in alcun modo.
E ora eccolo lì! Quello spirito vendicativo stava fissando il re negli occhi.
Wyorr si guardò attorno: "sir Yarnan? Dov'è sir Yarnan?"
Ma l'alfiere del re non si trovava in quella piazza. Il sovrano non poteva saperlo, ma il cavaliere non era nella capitale.
Il capo delle guardie ordinò ai suoi uomini di attaccare l'ombra.
Il sovrano, ormai paralizzato dalla paura, iniziò ad assistere al massacro da parte dello spirito del rancore.


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Lontano dalla porta occidentale della capitale, in un grazioso boschetto che sorgeva non poco distante da Vecchia foresta, Milla aveva nascosto il carro di Flio.
I due cervi silvani, legati al mezzo, brucavano l'erba incuranti della strage che stava avvenendo nella città.
Buio, il famiglio della strega, dormiva sul carro.

Milla aiutò Flio a salire sul mezzo.
Lei si sistemò sul retro, distese le gambe e appoggiò la schiena contro il parapetto.
Chiuse gli occhi e prese delle grandi boccate d'aria fresche. Il fruscio del vento tra gli alberi e il canto delle cicale risuonava nelle orecchie di Flio come la più dolce di tutte le melodie. Grata di esser viva, la maga neanche udiva il debole eco delle campane e delle grida che provenivano dalla città.

Riaprì gli occhi solo quando il carro iniziò a muoversi.
Milla aveva schioccato le redini e i cervi avevano risposto al quel comando. Flio aveva notato solo in quel momento che le mani di Milla erano coperte con delle bende macchiate di sangue. Le ustione sui palmi della strega non si erano ancora rimarginate del tutto.
Lei estrasse da una borsa un abito color vermiglio e lo lanciò a Flio.
"Cambiati..." le aveva detto, senza smettere di guardare la strada di fronte a se "...e getta via quel saio pieno di pulci e pidocchi."

Seppur dolorante, Flio iniziò a cambiarsi sul retro del carro.
Milla si voltò una sola volta verso la maga, mentre lei si stava spogliando, e vide tutti i segni delle torture rimaste impresse sul suo corpo.
La strega avvertì un nodo allo stomaco. Distolse lo sguardo poichè non era in grado di osservare ancora tutte quelle orrende ferite.
Flio finì di cambiarsi, coprendo anche il capo rasato con una benda.
"Dove stiamo andando?" Chise la maga.
In quel momento, il carro si trovava vicino il versante meridionale della montagna solitaria. Milla alzò lo sguardo in quella direzione. I suoi pensieri erano rivolti a Kyleen, le cui ceneri erano sparse sulla vetta del monte.
Accarezzò delicatamente il cuore del nord che portava al collo e solo in quel momento si decise a rispondere: "terre incantate. Siamo dirette alle terre incantate."
Flio voleva ridacchiare, ma riuscì solo ad emettere qualche colpo di tosse che solo vagamente assomigliavano a una risata: "un lungo viaggio" commentò.
"Lo è!" Rispose Milla.
"Non sarà pericoloso? Siamo solo una maga e una strega con il suo famiglio."
"A dire il vero, non siamo sole."
Milla aveva appena finito di parlare, quando un uccellino si posò sul parapetto del carro, proprio vicino a Flio.
La strega guardò quella creaturina alata e disse: "nelle terre incantate potrai tornare ad essere un ragazzo, Anders."
L'uccellino rispose cinguettando.


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Flio si era addormentata di colpo, cullata dal movimento del carro.
Aprì gli occhi verso il tramonto. Milla stava ancora guidando e governando i cervi silvani. Si trovavano su una pianura sconfinata, tagliata a metà da un semplice sentiero di pietra battuta. La montagna solitaria ancora si intravedeva sull'orizzonte orientale. Buio stava fissando la maga con i suoi enormi occhioni neri. Anders non si era mai posso dal parapetto.
Flio cercò di stiracchiarsi ma le ferite delle torture rinnovarono il dolore nel suo corpo. Gemette e cercò una nuova posizione per appisolarsi. Fu in quel momento che vide, verso est, una coltre di polvere che veniva sollevata da due cavalieri.
"Milla" sussurrò Flio, allarmata.
La strega si voltò. Anche lei vide i due uomini a cavallo galoppare verso di loro.
Tirò le redini e arrestò l'avanzata dei due cervi.
Si mise poi in piedi sul carro e attese l'arrivo dei due cavalieri.

Sir Yarnan galoppava al fianco di Sayl. I due raggiunsero in pochi minuti il carro.
Milla li studiò a fondo e notò che trasportavano molte borse.
"Non ci state dando la caccia?!" Commentò la strega.
"Al contrario..." rispose l'alfiere, sinceramente sorpreso di tale incontro "...mai mi sarei aspettato di vedervi qui."
Flio, che non aveva la forza per alzarsi, chiese: "come mai vi trovate in questa pianura?"
"Per il vostro stesso motivo, presumo..." sir Yarnan sorrise "...per fuggire via."

Maga e strega si scambiarono uno sguardo perplesso.
L'alfiere si rivolse a Milla: "rammentate il nostro ultimo discorso nella locanda?"
"Rammento" si limitò a rispondere Milla.
"C'è qualcosa che desidero oltre al successo in battaglia."
"Presumo che sia andar via dalla capitale e dal vostro re."
"Non è più il mio re" si apprestò a precisare Yarnan.
Milla rivolse la sua attenzione a Sayl: "e voi?"
La donna rispose: "sono sempre stata una schiava al servizio dei lord. Ma voi, Milla, avete creato l'occasione perfetta per fuggire."
Milla tornò a guardare Flio e le chiese: "cosa facciamo?"
La maga si limitò ad alzare le spalle.
Yarnan si intromise: "in quattro si viaggia più sicuri."
Milla si rivolse all'uomo: "eppure non mi sento sicura nel sapere che un uomo armato viaggia al mio fianco... un uomo che è sempre stato al servizio del re."

Yarnan, senza aspettare un solo secondo, sfilò Valorosa dalla sua cinta e la lanciò, ancora nel fodero, sul carro. Lo spadone cadde vicino a Flio.
"Ora non sono armato" replicò Yarnan.
Sayl fece per privarsi anche lei delle sue armi, ma Milla le chiese di fermarsi alzando una mano. Si avvicinò poi a Flio e sussurrò: "ho bisogno di un tuo consiglio."
Lei rispose: "io dico che possiamo fidarci... inoltre sia tua che io possiamo usare di nuovo la magia. Non ci faranno del male."
In quel momento, Sayl chiese di Kyleen.
La risposta di Milla non tardò ad arrivare: "è stata assassinata, Sayl. Assassinata dal suo re!" E indicò Yarnan.
"Vi ho già detto che non è più il mio... a dire il vero, a quest'ora non è più il re di nessuno! Sapete cos'ha fatto lo spirito del rancore, Milla?"
"Non ho bisogno di una spiegazione. So cos'è in grado di fare l'ombra."
"Ad ogni modo..." continuò Sayl "...sono addolorata per la tua perdita."

Scese il silenzio in quella pianura.
Il sole era tramontato quasi del tutto e il cielo iniziava a tingersi di un color porpora sempre più scuro.
Milla osservò intensamente la coppia di cavalieri. Infine annuì e disse: "si è fatto tardi. Accendiamo un fuoco e accampiamoci per la notte. Io penso alla cena.
Ci aspetta un lungo viaggio."
Fissò Flio e si scambiarono un sorriso appena accennato.


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Oltre la Dorsale del titano, sorgevano le terre incantate.
Era un vasto luogo diviso in vari regni.
Dorksa era uno villaggi più vicini alla grande dorsale. Un manipolo di semplici case di legno e paglia, circondate da una ragnatela di stradine fangose.
Era un umile luogo abbracciato da foreste oscure che per secoli avevano alimentato le leggende e le paure degli uomini.

Gli abitanti di Dorksa trascorrevano una vita tranquilla... ma da qualche tempo la loro tranquillità era stata interrotta da uno strano evento.
Si diceva che quattro forestieri, venuti dalle remote terre orientali oltre la dorsale, erano giunti nel villaggio. Avevano trovato un luogo, in cui vivere, da qualche parte nelle buie foreste proprio vicino a Dorksa.
Molti abitanti non avevano mai visto tali forestieri, di conseguenza fu subito messo in dubbio la veridicità di quelle voci. Ma altri uomini di Dorksa erano pronti a giurare di aver incontrato uno di quei quattro stranieri.
Si trattava di una donna dai capelli rossi e bianchi. Di tanto in tanto passeggiava per le vie del villaggio e addirittura scambiava qualche parola con gli abitanti del posto. Era una straniera ma stava imparando in fretta la loro lingua.

Kostar non sapeva ancora se credere o no a quelle voci. Del resto si trattava di una storia troppo strana per poter essere vera. Nessuno si fermava a Dorksa per troppo tempo... magari, di tanto in tanto, qualche cacciatore si smarriva nei boschi e finiva per trovare il villaggio. Ma pensare che quattro stranieri delle terre orientali avessero deciso di stabilirisi vicino Dorksa era semplicemente ridicolo... o almeno questi erano le supposizioni di Kostar.
Aveva quasi settant'anni, un'età invidiabile e raggiunta da pochissimi uomini, e non aveva mai sentito una storia così bizzarra.
"Uomni provenienti dalle terre orientali? Figuriamoci!" Aveva commentato una sera, in una locanda, mentre tracannava il suo ennesimo boccale di birra di radice.

La mattina dopo, Kostar si svegliò con i postumi della sbornia.
Nonostante l'emicrania si recò nella sua fucina e accese i fuochi. Quel giorno avrebbe dovuto riparare alcuni ferri di cavallo, forgiare delle chiavi e unire anelli di un paio di catene. Si preannunciava un lavoro lungo e faticoso.
Il freddo autunnale penetrava nelle sue vecchie e stanche ossa mentre una nebbia, proveniente dalla foresta, tingeva l'intero di villaggio di un triste e cupo color cenere. Attraverso l'arcata della sua fucina, Kostar poteva scorgere la lugubre foresta affacciata sul villaggio. Ripensò alle storie dei quattro forestieri e per un secondo fu attraversato da un brivido di paura.
"Figuriamoci!" Borbottò tra se e se.
Prese un martello e iniziò a battere un ferro di cavallo contro un incudine. Ma il tintinnio delle martellate sembravano piantare dei chiodi nel suo cervello a ogni colpo. Kostar decise di prendersi una pausa. Si stiracchiò la curva schiena e tornò di nuovo a osservare la foresta.
Fu in quel preciso momento che vide una donna camminare per le vie del villaggio. Aveva i capelli rossi e d'argento, esattamente come veniva descritta dagli abitanti che giuravano di averla incontrata.
Kostar avvertì un tonfo al cuore.
Quella donna vestiva abiti completamenti neri, con un elegante cappuccio sulla testa e un paio di guanti di pelle di scoiattolo nero a protezione delle mani.
Alle sue spalle si trovava la via che connetteva Dorksa alla foresta... e Kostar non poté far a meno di pensare che quella donna provenisse proprio dal quell'oscuro bosco. E stava avanzando nella sua direzione.
Malgrado il cappuccio, Kostar poteva chiaramente vedere il suo volto. La giudicò una donna bellissima... e questo, in qualche modo, lo rese ancora più nervoso.

Quella misteriosa creatura sembrava esser uscita fuori da qualche favola. I suoi abiti non assomigliavano per nulla ai miseri e rovinati vestiti degli abitanti di Dorksa.
Lei si fermò proprio di fronte alla fucina di Kostar e l'anziano deglutì mentre veniva pervaso da un intenso timore.
Non poteva far altro che fissare quella donna. Lei intanto osservava i lavori che Kostar aveva esposto, come se fosse alla ricerca di qualcosa.
Aveva l'atteggiamento di un normalissimo e tranquillo cliente... e questo non faceva altro che rendere ancora più strana e bizzarra quella situazione.

Kostar prese un gran respiro. Si avvicinò alla donna: "d-desiderate qualcosa?" Chiese.
Lei alzò i suoi occhi verdi sull'anziano: "è strano...." rispose lei con il suo accento straniero. Stirò un sorriso che Kostar giudicò malefico e continuò "...stavo proprio per farle la stessa domanda."

Fine.







fiore

   
 
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