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Autore: Starfallen    01/03/2021    2 recensioni
Parigi 1780
Marinette è un esponente della nuova nobiltà -noblesse de robe - e come tale, lei e la sua famiglia sono trattati dagli esponenti dell'alta società parigina come gente di poco conto. Dovrà imparare a farsi strada tra gli intrighi e le maldicenze di quella che è si la corte più bella d'Europa ma allo stesso tempo un pericoloso covo di vipere.
Adrien Agreste, au contraire, ricco rampollo di una delle famiglie più in vista della corte, nato e cresciuto alla reggia di Versailles, mal sopporta gli obblighi che il suo titolo gli impone, pur sapendo di far parte di un mondo crudele, cerca in tutti i modi di evadere da quella scomoda realtà che pare idilliaca dall'esterno, ma è dura e spietata all'interno.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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****
 
Era una calda tarda mattina di inizio Marzo, e Marinettte era felice di recarsi alla reggia per una piacevole passeggiata nei giardini della reggia con le sue nuove amiche.
Dall’inizio dell’anno si era recata molto spesso a palazzo, merito delle due parole che la regina le aveva rivolto quel giorno alla cerimonia d’inizio anno, quelle poche parole le avevano dato al notorietà sufficientre, che da sola avrebbe conquistato dopo eoni in quel covo di serpi.
 
Ma le ragazze che aveva conosciuto grazie all’interessamento della regina le sembravano essere delle giovani a modo. Ma la prudenza non era mai troppa, per il momento sarebbe stato saggio non esporsi.
 
La carrozza rallentò in vista del palazzo, e attraversato l’imponente cancello dortato la carrozza si arrestò nel cortile, non troppo distante dall’ingersso. Non aspettò che Maurice smontasse da cassetta per scendere, era già abbastanza in ritardo da se, e non aveva tempo per ulteriori convenevoli.
 
Una volta scesa sistemò il caraco e raddrizzò la pettinatura, prese l’ombrellino parasole e il ventaglio, entrmbi abbandonati sul sedile dell’abitaccolo, mise immediatamente il ventaglio in una delle tasche del vestito e aprì subito l’ombrellino per ripararsi, pregando che la molla, già difettosa non cedesse definitivamente proprio quel giorno.
Il sole non era particolarmente forte, anzi c’era forse qualche nuvola di troppo, comunque non era il caso di rischiare di rovinarsi il colorito, aveva la fortuna di avere un maquillage de lune al naturale senza bisogno di troppi ritocchi.    
 
Percorse velocemente l’entrata del palazzo dirigendosi spedita verso i giardini sul retro dell’edificio, dove era attesa dalle altre.
Avevano deciso di fare una passeggiata prima di ritirarsi per il thè  - o la cioccolata - che avrebbero consumato più tardi quel pomeriggio.
Una volta nel cortile, fortunatamente notò subito il gruppetto delle ragazze riunite vicino all’enorme scalinata: Regardez, è arrivata Marinette, ora possiamo andare.” Sentì dire a Juleka.
 
Vide distintamente che la ragazza era a braccetto con un giovane, alto e particolarente distinto. Indossava una marsina di un intenso blu cobalto con brache dello stesso colore e una camiciola bianca che spuntava dalle maniche: “Chi mai sarà quel giovane così affascinante?” pensò tra se e se.
 
“Bonjour mesdamoiselles!” – salutò allegra, quando finalmente fu loro vicina – “Bonjour Marinette!” dissero in coro le ragazze salutandola calorosamente. Il ragazzo sollevò il suo sguardo da Juleka, e guardò intensamente nella sua direzione, tanto che si sentì quasi in soggezione: B.. bonjour monsieur.” Disse provando ad inchinarsi, ma il giovane la fermò, prendendole la mano e baciandola delicatamente.
 
Quel gesto le fece tornare alla memoria il giovane che aveva conosciuto al ballo in maschera all’Operà. Ma perché ora pensava a quel giovane, quando quello che le si trovava davanti non gli somigliava per niente?
 
La guardò dritta negli occhi, e lei poté ammirarne gli occhi azzurri restandone estasiata: “Bonjour mademoiselle, è un vero piacere conoscervi.” - Le sorrise e lei ricambiò – “Je souis Luka Couffaine, fratello di Juleka.”
Ecco perché le erano sembrati così intimi.
“Ah si? E vi ha tenuto chiuso nell’armadio per tutto questo tempo?” – fece quella domanda con una punta d’ironia, cosa che fece ridere tutti i presenti – “No no, sono stato a Salisburgo.” - Disse ancora ridendo – “Dovevo sbrigare delle faccende urgenti, ma sono felice di essere tornato.” Disse sorridendole di nuovo in modo galante.
 
“Bene mesdamoiselles a malincuore devo prendere congedo da voi, sua maestà aspetta moi e nostro padre al Trianon.” – “Pranzerete con la regina?” – chiese Marinette con ingenua curiosità – “Oh no. Suonerò per lei e per i suoi ospiti.” – “Voi suonate monsieur?” – “Oui mademoiselle, suono il violino.”
Marinette sgranò gli occhi estasiata a quella scoperta.
 
Luka prese congedo dalla sorella dandole un bacio sulla fronte, e poi anche dalle altre ragazze e con particolari riguardi nei confronti di Marinette, lasciandola interdetta.
Nous voulons allez?” disse Aurore incentivando le ragazze a scendere lungo la scalinata per dirigersi verso la splendida Fontana di Latona: “Allora, come ti è sembrato mio fratello?”   
 
 
****
 
Il sole filtrava dalla finestra inondando la sua stanza di una luce mervigliosa che scaldava le fredde pareti di pietra col suo soffice tepore.
Chloé era sdraiata sul suo letto, con le mani giunte in grembo, mentre fissava un punto indefinito del soffitto terribuilmente spoglio e triste del convento.
Solo il profumo dei gigli adagiati nel vaso sul tavolino al centro della stanza le faceva compagnia.
Detestava stare li, l’aria austera e rigida che si respirava nel convento di Panthémont* era soffocante per lei.
 
Era pur vero che si trattava della sua educazione e Panthémont e la Préservation erano due dei migliori conventi dove essere educate, però per lei restava una prigione.
Sicuramente non si sarebbe mai abituata alla vita morigerata e semplice che conducevano le suore, una vita lontana dal modo e da quelle che loro definvano “Futili frivolezze”. Ma cosa potevano saperne loro, in fondo con i voti avevano rinunciato senza mezzi termini a vivere!
 
Non potevano di certo pretendere anche da lei un simile stile di vita nella quotidianità, non è ammissibile che una persona del suo rango, salvo una sua decisone contraria al termine del suo corso di studi, conducesse una vita fatta di stenti e rinunce! Lei personalmente non avrebbe resistito nemmeno un giorno.
 
Ma una cosa del genere non era né possibile né tanto meno la sua volontà, visto che il suo destino si prospettava radioso e felice accanto al giovane più bello del mondo, chiunque l’avrebbe invidiata, se possibile più di quanto già non fosse.
Sorrise al pensiero di lei ed Adrien come marito e moglie, felici e contenti con i loro bambini, non che ne volesse tanti, le sarebbe bastato un bel maschietto, per renderlo felice. Sarebbe certamente stato biondo come loro due, e indubbiamente meraviglioso perché un figlio loro non  sarebbe potuto essere altrimenti.
 
“Ah, ecco dove ti eri cacciata!” la porta della sua stanza si aprì e una giovane dai lunghi capelli castani raccolti in un’elegante ma semplice crocchia e occhi da cerbiatta fece capolino dentro la stanza, interrompendo il dolce sogno della bionda.
Era Juliette de Claujère, la sua compagna di stanza, nonché grande amica: “Oui, avevo bisogno di riposare un po’ gli occhi, ho dormito male la notte passata e la lezione di matematica oggi è stata molto pesante, e noiosa.” Disse Chloé mettendosi a sedere sul letto.
 
Juliette la raggiunse e le si affiancò prendendole le mani: “Sicura che vada tutto bene? Sai che a me puoi dire tutto.” La ragazza annuì, poi si alzò stringendosi con le braccia all’altezza dello stomaco ed iniziò a camminare per la stanza: “Si, è solo che la cena di ieri sera era un po’ pesante e mi è rimasta sullo stomaco.” – Juliette inarcò un sopracciglio - “Non dire sciocchezze! Ho visto che non hai mangiato quasi niente ieri sera! Ed anche stamattina a colazione hai toccato poco niente, non credere che non me ne sia accorta Chloé!”
 
Chloé si morse il labbro inferiore: “È perché sto… sto facendo un fioretto ecco, l’ho ammesso!” disse voltandosi di spalle per evitare di tradirsi in qualche altro modo, sapeva che Juliette avrebbe notato qualunque suo tentennamento.
“E per quale motivo, di grazia?” insisté la ragazza incrociando le braccia al petto, non avrebbe mollato facilmente e Chloé ne era conscia.
 
Cercò nella sua mente una scusa decente, ma per sua sfortuna non vi riuscì: “Chloé, tesoro, la devi smettere con questa storia!” – “Tu non capisci Juliette, non posso permettermi di…” – “Di fare cosa? Di fare qualcosa che ti consente di sopravvivere?” Juliette non capiva, non poteva capire.
Perciò quando le fece quella domanda lei a malin cuore fù costretta a mentirle: “Promettimi che ricomincerai a mangiare!” – “D’accord.” Le due ragazze si abbracciarono.
“Ora andiamo o chi la sente poi suor Marie.” - “ Quella vecchia strega! Io non ho sicuramente intenzione!”
Uscirono ridendo dalla loro stanza dirette alla lezione di canto.
 
****
 
Emilie fece il suo ingresso nei suoi appartamenti, sospirò esausta mentre si scioglieva da sotto il mento il nodo del grande cappello a falda larga riccamente ornato di decorazioni floreali.
Avrebbe tanto voluto stendersi e riposare dopo la lunga cavalcata.
 
“Mon amour, sei tornata finalmente!” - l’accolse calorosamente il marito, felice di averla nuovamente accanto a se – “Mi sei mancata così tanto in questi giorni!” Gabriel le andò incontro, abbracciandola, felice di averla nuovamente li con lui: “Mi sei mancata come l’aria.” – “Oh su via, quanto sei melodrammatico, sono stata via tre giorni appena.”
 
“Tre giorni di troppo per me.”disse per poi baciarla con passione, se non fosse stato per Emilie che gli scivolò via dalle braccia ridente sicuramente non si sarebbe fermato li.
“Vacci piano! Nostro figlio è distante appena due stanze da qui, e sta studiando.” – “Oh, ma Adrien è grande ormai!”
Emilie rise a quell’affermazione.
 
“Non esageriamo adesso.” Guardò il marito con una luce giocosa negli occhi.
Gabriel le restituì uno sguardo d’amore alla moglie mentre si liberava del caraco, era stata troppo tempo distante da lui, e ora voleva solo recuperare il tempo che aveva trascorso lontano, o meglio, al Trianon con la regina e i suoi favoriti: “Ci sono novità?” Fece quella domanda in maniera del tutto innocente, ma dallo sguardo che Emilie gli rivolse capì che aveva fatto centro in qualcosa.
 
“Emilie, che cosa mi nascondi?” – “I… Io niente…” sorrise con finto fare innocente, ma ormai Gabriel la conosceva troppo bene: Ne me dites pas raconter des salades** ma belle!” – “No sono seria, non nascondo nient..” nel frattempo l’uomo le si era avvicinato prendendola per i fianchi per stuzzicarla.
Lei rise tentando di divincolarsi, ma fu tutto inutile: ”Dai Gabriel smettila! Hahaahhahaha!! E va bene…. Va bene confesso!” disse la donna in preda ad una crisi di riso.
 
A quelle parole Gabriel arrestò la sua tortura: “Allora, confessa.” – “Solo una cosa ti chiedo amor mio.” La donna guardò intensamente il marito come a fargli capire che si trattava di una cosa seria – “Tutto quello che desideri.” – “Devi mantenere il massimo riserbo sulla questione, almeno finchè non verrà dato l’annuncio ufficiale!”
Gabriel annuì intuendo l’entità della rivelazione che gli avrenne fatto la moglie.
 
“Sua Maestà crede di essere in attesa!” a quell’affermazione Gabriel roteò gli occhi: “Speriamo che questa volta almeno sia un maschio. Piuttosto ma belle,vous…” – la donna fece segno di diniego con il capo e un velo di mestizia le offuscò lo sguardo. Gabriel le cinse la vita con un braccio attirandola a se: “Non fartene una colpa, c’è ancora speranza!” – “Nel frattempo, abbiamo comunque un figlio meraviglioso. Anche se avrei tanto voluto una bimba tutta mia, a cui donare il mio anello, una volta cresciuta.”
 
“A tal proposito, mi chiedevo se non fosse arrivato il momento per Adrien, di chiedere ufficialmente la mano di Chloé.” – “Conosci già la mia opinione a riguardo, perché cerchi ostinatamente la mia approvazione su qualcosa di cui ti ho più volte detto di non essere d’accordo?”
 
L’uomo si accigliò: “Davvero non ti capisco Emilie, dici sempre che tieni a Chloé, che per te è come una figlia, ma non ti garba l’idea che sposi Adrien.” – “Hai ragione sul fatto che ho molto a cuore quella giovane, però non credo che sarà la giusta compagna per nostro figlio.” Emilie si accigliò, incrociando le braccia al petto contrariata, sapeva bene quanto suo figlio fosse legato alla giovane Bourgeois e quanto anche lei fosse devota nei suoi riguardi, non la rendevano però compatibile con suo figlio, almeno sentimentalmente.
 
Certamente come amica nemmeno lui tutto sommato disdegnava, ma oltre a quello, il filo s’interrompeva.
Ma Gabriel sembrava non riuscire a rendersene conto, e la sua ostinazione avrebbe reso tutti infelici, irrimediabilmente.  
“Hanno già un forte legame d’amicizia, ed è un ottimo punto di partenza, l’amore verrà col tempo.” – “Gabriel, una cosa non né include necessariamente un’altra, e se non dovesse nascere mai amore da parte sua? Questo te lo sei chiesto?” – la donna continuò ad insistere sulla sua posizione.
 
“Non dovranno necessariamente amarsi, lei dovrà solo dargli un erede, poi se la vedranno loro a tempo debito.” – “Perché lei è solo questo giusto? Un involucro che ti darà un bambino?” – quei discorsi la stavano facendo infurirare parecchio, come poteva Gabriel essere talmente freddo e distaccato, infondo si stava discutendo del futuro del loro unico figlio.
 
“Oh andiamo Emilie, non fare l’ingenua.” – “Et tu ne fais pas le connard! Perché sei così cinico da voler condannare tuo figlio all’infelicità?” – “Lo scopo di un’unione per gente del nostro rango è quello di generare un erede, al fine di non far estinguere il nome della famiglia, l’amore è solo una fortunata coincidenza, ma non è indispensabile.”
A quelle parole Emilie si sentì mancare, sapeva che suo marito aveva ragione, purtroppo la dura legge – non scritta - della linea dinastica non prevedeva, anzi quasi scoraggiava l’amore tra due persone.
  
Nonostante lei stessa avesse inizialmente subito sulla sua pelle quest’ingiustizia aveva sempre sperato un giorno di non far subire lo stesso ai suoi figli.
Ma si rendeva conto che forse aveva peccato d’ingenuità.     
“Faccio chiamare Adrien.” – “D’accord.” Rispose laconica la donna.
 
 
****
 
Il suo anello, ecco, solo questa ci mancava, Adrien era più sconfortato che mai dopo la conversazione avuta con i suoi genitori, anche sua madre gli era parsa del suo stesso avviso, mentre ascoltavano entrambi passivamente le parole cheuscivano dalla bocca di suo padre.
Guardò lo spledido gioiello risalente al XIII secolo che fino a poche ore prima si trovava al dito della madre, era meraviglioso.
 
Era un anello di fidanzamento composto da una corona di piccole foglie di mirto realizzate con piccoli smeralde e i fiori in diamanti, che circondavano un cuore composto da due parti una in diamante e l’altra in rubino, alla base il monile era completamente in oro.
 
Non poteva star succedeno davvero quello, non così presto, lui stesso non si sentiva ancora pronto per compiere quel passo.
Ma perché suo padre aveva tanta fretta? Cosa ci avrebbe guadagnato da quell’unione?
Dopo tutto Chloé non era ancora nelle condizioni di sposarsi, o almeno era ciò che aveva dedotto da quel poco che aveva compreso dai discorsi contorti  che gli aveva fatto sua madre.
 
Prima delle nozze per la ragazza era necessaria la convocazione - o visita, non aveva ben capito – du marquis. Aveva anche chiesto chi fosse questo fantomatico marquis, ma a quella domanda la madre aveva ridacchiato e cambiato immediatamente discorso.
Si domandava il perché di tanta segretezza, voleva solo chiedere a costui di aspettare a convocare la ragazza, almeno qualche anno.  
 
Mentre era assorto in quei pensieri guardò fuori dalla finesta dei suoi appartamenti, gli immensi giardini pululavano di dame e cortigiani che, approfittando del bel tempo, girovagavano godendosi quei primi giorni di calura primaverile.
Aprì per l’ennesima volta la scatolina contenente il prezioso, poi la richiuse con uno scatto nervoso. Decise che era arrivato assolutamente il momento di uscire per schiarirsi le idee, tanto ormai la sua concentrazione per affrontare le declinazioni dei sostantivi russi era andata a farsi benedire!
 
˜
Fissava il dragone serpiforme posto al centro della fontana, che eruttava ininterrottamente acqua dalle fauci da ormai una quindicina di minuti.
Si sentiva esattamente come l’affascinante animale mitologico, che veniva abbattuto dai cherubini, così come si sentiva lui, abbattuto da obblighi e aspettative di un fututo che era già stato scritto senza la sua approvazione e possibilità di cambiamento.
 
Purtroppo rimuginare davanti al bassin du dragon non avrebbe risolto magicamente i suoi problemi.
Iniziò a passeggiare lungo lo splendido viale di Tigli che costeggiava gli adorabili boschetti à l’anglais, sforzandosi di pensare a qualunque cosa non riguardasse la sua sfera personale.
Il sole alto nel cielo, il canto degli uccelli che sereni volavano in cielo, il vociare delle dame che provenivano da oltre i petite bosquet.
 
Fu proprio nei pressi del bosquet de l’obélisque che le sue riflessioni subirono una battuta d’arresto.
Un coro di risate attirò la sua attenzione, sbirciò attraverso le fronde degli alberi e guardò oltre l’alta colonna d’acqua, e v’intravide un gruppo di giovani fanciulle.
Le riconobbe quasi subito mademoiselle Couffaine e mademoiselle Lavillant, dato che le vedeva tutti i giorni, delle altre due fanciulle presenti l’unica a cui era interessato era seduta sul bordo della fontana e gli stava – seppur involontariamente – dando le spalle come se in qualche modo sapesse della sua presenza.
 
“Noi andiamo al Grand canal, Marinette, tu cosa vuoi fare?” – “Vi raggiungo tra un attimo, il tempo di sistemarmi la scarpetta.” Non poteva credere alle sue orecchie, la provvidenza sembrava sorridergli, forse quella era la sua occasione per scagionarsi e chiarire il malinteso.
‘Marinette, che nome delizioso’ pensò inconsciamente, mentre le si avvicinava cercava nella sua mente quale fosse il modo più cortese per approcciarla e soprattutto di non farla scappare di nuovo.
 
La vide li, seduta su bordo della fontana mentre si stava sistemando le scarpine, sotto il sole, l’ombrellino poggiato era per terra, non preoccupandosi minimamente di risciare di prendere un colorito troppo scuro, e godendosi al contempo la calura ed il fresco dato dalle fontane.
Quando finalmente le fu vicino esordì: “Bonjour mademoiselle!”
Lei si spaventò, non aspettandosi il suo arrivo – o quello d’altri – Adrien la vide voltarsi verso di lui con un movimento tramestio, che le fece perdere l’equilibrio e finire direttamente nella fontana.
‘Perfetto, adesso ti odierà ancora di più’ pensò fissando inerme quella scena.
“Ancora voi! Siete incredibile monsieur, ci sono gatti neri che mi hanno portato più fortuna di voi!” – “Come prego?” la sua frase fu solo un sussurro che probabilmente lei nemmeno udì, perché quelle parole lo colpirono quasi come uno schiaffo.
 
Si affrettò a raggiungerla per darle una mano ad uscire dalla fontana, la prese per un gomito, ma lei lo ritrasse con un gesto secco, perdendo nuovamente l’equilibrio. Si appoggiò al bordo e ne uscì completamente fradicia, e il vestito totalmente zuppo.
“Mademoiselle io…” – “No. Niente mademoiselle, avete fatto abbastanza anche per questa volta, monsieur.” - Sottolineò l’ultima parola con la sua solita punta di acidità che aveva avuto anche durante la cerimonia di capodanno – Au revoir.”
 
Girò sui tacchi e se ne andò, lasciando un Adrien sconfortato e affranto.
Il ragazzo strinse i pugni, si girò, tirando un calcio ad una pietra, che finì contro un oggetto ben preciso. Le parasol!’ nella fretta di andarsene si era dimenticata l’ombrellino parasole.
Lo raccolse da terra, e in uno slancio di adrenalina prese a rincorrerla:Mademoiselle!” svoltò l’angolo del boschetto, lanciò un’occhiata alla sua destra e poi alla sua sinistra, la vide proprio nel punto in cui la strada biforcava.
 
Notò che nel cielo si stavano formando dei nuvoloni carichi di pioggia, quella era decisamente una giornata storta.
 
Mademoiselle!” la chiamò nuovamente a gran voce, la vide distintamente irrigidirsi - nonostante la lontananza – guardare da ambo i lati della strada per poi prendere la direzione del Grand Trianon.
La rincorse, era inspegabilmente veloce, nonostante sapeva per esperienza personale quanto quelle dannate scarpine da donna fossero scomode.
Mademoiselle! Mademoiselle, vi prego fermatevi!” – “Volete lasciarmi in pace monsieur? Che cosa volete da me?” la sentì dire, era alquanto seccata e non pareva intenzionata ad arrestare la sua corsa.
 
La raggiunse sullo scalinato dell’edificio, le afferrò delicatamente per un braccio: “Laisse-moi!” ritrasse il braccio con un movimento brusco, troppo, rispetto al necessario per liberarsi, ma sufficiente a farla sbilanciare.
Fortunatamente Adrien la prese al volo: Mademoiselle, siete un tantino maladroit.
Lei sgranò gli occhi, tanto da permettere al biondo di scorgere una delicata sfumatura più chiara, che risaltava ulteriormente quei bellissimi occhi azzurri.   
 
L’aiutò a rialzarsi: “E voi siete un insolente!” – gli diede le spalle proseguì fin sotto il Peristilio in marmo. Nel frattempo alcune lievi gocce di pioggia avevano cominciato a cadere.
Adrien la raggiunse:Mademoiselle, aspettate.” – inaspettetamente lei lo ascoltò e si girò verso di lui – “So che le circostanze in cui ci siamo incontrati sono state alcuanto infelici. Ci tenevo solo a favi sapere che i miei intenti non erano affatto volti ad arrecarvi danno.”
 
Lei lo fissò attonita con gli occhi sgranati.
Ç'est vraiment très jolie. Ancora una volta un pensiero involontario gli attravresò la mente prima che lui stesso potesse rendersene conto, non era la prima volta che gli capitava in compagnia di quella giovane.
Aprì il suo ombrellino e glielo porse, lei lo prese, continuando a fissarlo intensamente con quegli splendidi occhi azzurri.
Lui le sorrise dolcemente, e notò le sue guance assumere una sfumatura scarlatta che la rese ancora più graziosa.
 
In lontananza si setì riecheggiare un tuono, con un brontolio sommesso.
 
“Non abbiamo avuto modo di presentarci mademoiselle. Je souis Adrien Agreste.” Le fece un inchino galante, poi tornò a guardarla, attendendo che anche lei gli si presentasse, pur conoscendo già il suo nome.
Stava quasi per aprir bocca quando il suo ombrellino si richiuse di scatto, avvolgendole totalmente la testa.
Evidentemente la molla doveva aver ceduto, Adrien non riuscì a trattenere una risata spontanea, gli ci vollero alcuni secondi per fermarsi e pensare che probablimente l’avrebbe offesa.
Tuttavia fu felice di constatare che lei non pareva affatto offesa, e con suo immenso sollievo notò che anche lei si era unita a lui, ridendo della sua stessa sbadataggine.
 
Guardò il suo sorriso finchè inaspettatamente non si tramutò in un brivido di freddo, solo in quel momento gli tornò in mente il fatto che lei fosse ancora bagnata a causa della caduta nella fontana.
Senza ulteriori indugi si sfilò il giustacuore in velluto e glielo mise sulle spalle, si costrinse a non indugiare con lo sguardo sulle forme della giovane, che risaltavano per colpa del fischu che essendo completamente bagnato era diventato totalmente trasparente e aveva fatto presa sul suo petto senza ritegno.
   
“Venite, entriamo, altrimenti rischerete di prendervi un malanno.”
 
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* Convento di Panthémont à presente anche nell’anime “Il Tulipano nero – la stella della Senna” era veramente un convento d’élite dove venivano istruite le giovani di buona famiglia. L’educazione che veniva loro impartita era prettamente di storia – ovviamente riguardante la famiglia della giovane -, conversazione, danza e ovviamente morale e religione.
 
**raconter des salades à modo di dire francese che vuol dire sostanzialmente: “Non raccontarmi frignacce”
 
 
Considerazioni finali.
 
Eccomi, ce l’ho fatta, sono tornata con un nuovo capitolo in tempo per iniziare bene il mese di Marzo.
Che dire se non che abbiamo finalmente quella che è forese la scena più amata della serie che spero vivamente di essere riuscita nell’impresa, anche perché a differenza dell’originale qui mi sono presa la libertà di concluderla diversamente.
A questo punto lascio la parola a voi, fatemi sapere la vostra nei commenti, io vi abbraccio e vi do appuntamento al prossimo capitolo.
Un bacio!!

Starfallem 
 
 

 
   
 
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