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Autore: PhoeBeSound    03/03/2021    0 recensioni
È davvero un bel nome.
A quanto sembrava era assieme a una certa Violet ed era la stanza numero 8.
Io sono nato l’otto!
Non ti sarai mica già preso bene per una che nemmeno hai mai visto!
Ha solo un bel nome…

“Basta!” Mormorò per far tacere i pensieri. Non era parte di un suo possibile disturbo, semplicemente si era abituato così tanto a parlare tra sé da prenderci troppo l’abitudine, o almeno così sperava.
...
Stiles ha un disturbo, o forse più di uno, per questo è costretto a passare un certo periodo di tempo alla clinica psichiatrica di Eichen House.
Conoscerà vari ragazzi, ognuno con diversi problemi, diversi passati: Theo Raeken, l'affascinante ragazzo atletico, Liam Dunbar, che abbaia ma non morde, Violet Lorey, che, a quanto pare, detesta qualsiasi essere maschile, Isaac Lahey, chiuso e diffidente e Malia Hale, la ragazza sorridente che "come può essere rinchiusa qui?".
Imparerà a conoscerli e conoscere sé stesso, perché non siamo il nostro problema, siamo tutti persone con sentimenti ed emozioni, paure e debolezze: siamo umani.
...
Accenni alla Stydia, alla Sterek (no romantic) e alla Scallison/Scira.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Isaac Lahey, Liam Dunbar, Malia Hale, Stiles Stilinski, Theo Raeken
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Devo fare una piccola premessa:
Inanzi tutto la storia verrà scritta man mano, quindi alcune caratteristiche della storia non sono sicure (es. per ora ho messo coppia Het, ma andando avanti potrei inserire anche altri tipi di coppia).
I personaggi sono ispirati, ovviamente a teen wolf, ho messo OOC ma alcune caratteristiche rimangono, per certi in parte, per altri completamente.
Il luogo (Eichen) e i personaggi non presi da teen wolf, sono ispirati a luoghi e fatti reali: Eichen è ispirata totalmente (regole, attività e aspetto) a una comunità per giovani e adulti, con lievi aspetti di un'altra comunità per ragazzi; mentre i personaggi (ad esempio Marcelle) a persone reali che ho conosciuto in questo ambito, tranne Violet che è puro frutto della mia fanatasia.
L'accenno ai segni zodicali si riferisce ai veri segni dei personaggi, annunciati da MTV suelle varie piattaforme, quindi Stiles è davvero dell'8 Aprile (Ariete), Malia del 28 Novembre (sagittario) etc...

Buona lettura, spero possa piacere:)


 

RAGAZZI NORMALI- Stalia.
 

Si guardò attorno, curioso, lo studio era abbastanza grande per essere uno studio ed era talmente pieno di oggetti da non riuscire a notarli tutti. Guardò avanti a sé, sulla scrivania vi erano altri soprammobili: piantine finte, quaderni, penne in una tazza, il computer… avrebbe voluto vedere bene anche quello, e poi la targa argentata: “Dott. A. Deaton”. Era tutto perfettamente in ordine, il che, assieme alle pareti color avorio, gli trasmetteva una sensazione di intensa tranquillità. 

Si voltò infine alla sua sinistra, dove suo padre lo osservava leggermente accigliato; si chiedeva come il figlio potesse sembrare, e probabilmente essere, così maledettamente calmo, data la situazione e il luogo.

Stiles Stilinski stava per passare un lungo e intenso periodo nell’istituto psichiatrico di Eichen House, la miglior clinica per giovani dai 14 ai 21 anni, il perché era ancora un argomento a cui lui rifiutava di pensare.

Nonostante ciò, non era assolutamente agitato, era sempre stato dell’idea di voler staccare un pò dalla solita routine, in più, il posto era bellissimo e lui amava le cose belle; quindi no, non era agitato, era esaltato. 

Andrà tutto bene pa’” gli poggiò la mano sulla spalla, sorridendogli rassicurante e l’uomo si rilassò un poco, Stiles era così, non pensava, non rifletteva… non prendeva seriamente il fatto di essere ricoverato, probabilmente la vedeva come un viaggio; ma proprio perché lo conosceva sapeva che sarebbe durata poco: sarebbe stato lì giorni, anche settimane, e poi avrebbe capito che non era una vacanza e sarebbe voluto tornare a casa,  lamentandosi e irritandosi.

Era uno dei motivi, per cui era lì, su quella sedia, deve stare meglio, deve stare bene, pensava Noah, suo padre, cercando di convincersi che l’assenza di suo figlio era per una buona causa, la sua salute.

Stiles era malato, che strano da dire…

Lo vedevi, fisico normale, viso normale, movimenti normali; ma era la testa il problema, quello che aveva dentro la testa. Ed era quello il punto, non lo definivi malato se non sapevi che lo era, soprattuto per il fatto che era una malattia senza nome, per ora: disturbo di personalità non altrimenti specificato.

E Noah sapeva come funzionavano quei disturbi, potevano essere anche più di uno, e se era uno, uno soltanto, comprendeva milioni di modi diversi di comportarsi: se hai il mal di pancia, hai male alla pancia, magari con problemi nell’andare di corpo, ma se avevi il disturbo di Stiles allora eri stressato, irritato, nervoso, irascibile, insonne, terrorizzato, traumatizzato.

E molte altre cose, che nemmeno poteva definire con un nome preciso al momento.

Il dottor Deaton fece il suo ingresso nello studio, con un mazzetto di fogli in mano e un sorriso caloroso ma abbastanza compassionevole. 

Mosse il capo in segno di saluto e si accomodò sulla sedia rossa davanti alla scrivania che li divideva. 

Quella sedia stona in mezzo all’avorio, pensò Stiles infastidito, magari gliel’ha regalata una persona importante e non la vuole cambiare, portò una mano a sostenere la testa, non credo, bastava tenerla da un’altra parte, si ricompose, stai zitto e concentrati su cosa dicono diamine!

Il dottore gli rivolse un sorriso gentile, poi afferò un documento e lesse: “allora, Miecz… Mieczysla…” lo guardò un attimo portando poi nuovamente lo sguardo sul foglio.

“Mieczyslaw” disse il padre accennando al foglio, strofinando le mani agitato, stava cercando di nasconderlo, doveva essere forte per il figlio, ma era molto difficile.

“Stiles” si intromise subito il giovane portando una mano avanti “mi chiami Stiles, è più facile, corto e molto più bello secondo me” racchiuse le mani poggiandole sulle gambe e annuendo con convinzione; Deaton annuì lasciando il foglio da parte e assumendo uno sguardo più serio: “Eichen House è una struttura valida, non lasciatevi impressionare da psichiatrica, non è un manicomio-“

“Sono chiusi dal ’78” disse Stiles soddisfatto, doveva fare una buona impressione. Aveva studiato per andare lì, ore di cultura generale: nuova vita, nuovo Stiles, e quello Stiles era quello intelligente e acculturato, proprio come Lydia Martin.

Lydia.

Deaton gli sorrise nuovamente, ignorando il suo sguardo improvvisamente perso: “gli psichiatri, o gli psicologi, non si occupano solo di pazzi” si rivolse a Noah in particolare, come per rassicurarlo che suo figlio aveva solo alcuni problemi, non era matto e lui lo ringraziò mentalmente per questo.

“Siamo qui per capire meglio la situazione…”

Se divento davvero intelligente, Lydia sicuramente mi apprezzerà di più, magari mi amerà.

… potrebbero volerci mesi come anni per la riabilitazione…”

Ti conosce, sa che lo stai facendo apposta, sarebbe inquinate, e poi sta con Jordan.

“…e non aspettatevi una data di scadenza, quando starà meglio potremo decidere…”

Ma poi, non ti era passata?

Si, ma sono stufo di essere quello single e vergine del gruppo e sicuramente non mi interesserò alla ragazza di Scott, quindi lei va bene.

…uno dei nostri educatori vi porterà alla stanza…”

Quindi sei solo disperato? Non è giusto nei suoi confronti!

“… vi illustrerà il programma e…”

Ma no, mi piaceva davvero, ma mi ignorava sempre! Questo, non è giusto! Cosa gliene importa a lei di come e perché mi-

“Figliolo tutto bene?” Alzò lo sguardo, suo padre lo guardava in un accigliata preoccupazione, con una mano posata sul suo braccio, mentre Deaton gli rivolse una carica di comprensione e Stiles fu felice di sentirsi capito e non doversi spiegare.

Successivamente il dottore premette un pulsante sulla tastiera del telefono fisso e vi si avvicino per parlare: “mi può chiamare un educatore? È arrivato il nuovo utente”. Nessuno rispose e Deaton tornò a guardarli, scrivendo qualcosa su uno dei precedenti fogli.

Utente? È peggio del tuo nome di battesimo! TI prego digli che siete nel 2021 e non nel ‘33 in un campo nazista.

Porse i fogli all’uomo, indicando uno spazio vuoto sotto alla scritta “genitore o chi ne fa le veci”, Noah guardò il dottore che ore gli porgeva una penna, poi guardò Stiles che gli sorrise incoraggiante e infine sospirò, scrivendo il suo nome sulla carta.

 

 

La clinica era davvero stupenda, sembrava quasi un college! Era una grande struttura divisa in tre parti, due zone per i maggiorenni e una per i minorenni, anche se, in alcuni casi, i minori rimanevano nella loro area fino ai 21, così aveva spiegato l’educatore che li stava accompagnando.

Ogni area aveva una sua equipe di psichiatri, psicologi ed educatori e un suo nome, riferito a tre delle stagioni annuali: Autunno e Inverno per gli adulti e Estate per i minori.

La cosa davvero entusiasmante però, oltre all’enorme giardino, erano la palestra e la piscina, era proprio come i migliori hotel di lusso!

Raggiunsero una grande porta color corallo, con varie scritte sbiadite e un foglio colorato in alto a destra che recitava il nome: “L I A M” e vari disegni di omini sullo skateboard e altre cose molto swag, Stiles rise tra se, quella parola lo divertiva; leggendo bene notò altre scritte ad accompagnare il quadretto, appena sotto al nome ma molto più in piccolo “e Theo, ma a nessuno interessa” e un altra ancora “ah ah ah, sei simpatico come un pugno sul naso”.

Il ragazzo schiuse leggermente le labbra e osservò il centro della porta, una targhetta oro di forma ovale segnava il numero 24.

È il mio numero a Lacrosse! Deve essere per forza un buon segno!

Piantala di collegare ogni cosa, è un caso…

Sbuffò, doveva sempre rovinarsi tutto!

“Bene, è arrivato il momento dei saluti” disse l’educatore, era un uomo alto e robusto, con una folta barba nera e zero capelli, eppure sembrava giovane, a descriverlo poteva sembrare un tipo burbero ma si vedeva subito che era un orso buono, con gli occhiali squadrati davanti agli occhi gentili e rilassati. “Purtroppo non è permesso l’ingresso dei visitatori nelle stanze, per la privacy degli altri utenti”.

Utenti, detestava quella parola.

Noah sorrise comprensivo e si voltò verso suo figlio, posandogli entrambe le mani sulle spalle, “impegnati e comportati bene, ce la farai figliolo”. Gli baciò la testa, scompigliandogli i capelli, voleva essere forte, doveva essere forte per lui, eppure gli veniva solo da piangere; probabilmente Stiles se ne accorse, perché lo strinse con tale forza da fargli mancare il respiro. 

“Andrà tutto bene pa’, te lo prometto” si staccarono e si guardarono qualche secondo, volevano crederci entrambi; poi l’educatore, gli sembrava si chiamasse Marcelle, si intromise, cercando di non rovinare troppo il momento: “accompagno tuo padre all’uscita, poi dovremo controllare la valigia, alcune cose qui non sono consentite” gli sorrise e si incammino seguito da Noah, che si voltò ancora una volta cercando di trasmettergli tutto l’amore del mondo con uno sguardo e infine sparirono all’angolo del corridoio.

 

 

In camera non c’era nessuno, eppure dal disegno sulla porta si capiva il contrario.

Ma non vedi che casino? Semplicemente non sono qui ora, ragiona perdinci!

Alzò gli occhi al cielo, annoiato dal suo stesso atteggiamento e posò la valigia blu sull’unico letto in ordine e, di conseguenza, libero.

La camera era sulla tonalità dell’arancione, ma lui avrebbe preferito un blu tenue o avorio, come lo studio del dottore: l’arancione lo agitava, gli trasmetteva troppa energia, esuberanza… e lui ne aveva già troppa. Anche le coperte dei letti erano su quella tonalità, con le lenzuola bianche, ben visibile dai letti disfatti avanti al suo. Sulle pareti c’erano vari poster di band, forse rock, skateboard e giocatori d Basket e Lacrosse; un filo di luci ormai consumate e un cartello bianco neon con delle lettere che formavano “get out of my way” simpatici, iniziava bene…

Non li conosci ancora per dare un giudizio…

Scosse la mano davanti al viso, per scacciare qualsiasi tipo di pensiero, e intanto la porta si spalancò.

“Sei un idiota, non funzionerà mai!” Il ragazzo dal fisico atletico, che sembrava aver usato troppo gel per capelli, gli dava le spalle, coprendo l’altro ragazzo a cui mostrava le braccia alzate in un gesto esasperato.

“Perché?!” Iniziò a dire l’altro “non mi sembra così difficile, ci intrufoliamo e prendiamo, non era nemmeno da pianificare!”

L’atletico sbuffò: “non è quello, pensaci un’attimo, credi davvero che Mal accetterà di fare da palo? Lei vuole agire, attaccherebbe con la storia del patriar-“

Si interruppe nel sentire tossicchiare: Stiles era stufo di essere ignorato, non appena gli prestarono attenzione si schiarì la gola: “Potrebbe farlo uno di voi il palo, se Mal non vuole” strinse le labbra, sorridendo impercettibilmente.

I due si guardarono con sguardo complice, nemmeno a loro piaceva essere il palo, ma forse a qualcuno di nuovo sarebbe andato bene.

 

 

Scoprì che il ragazzo atletico era Theo, mentre Liam era quello meno muscoloso, ma comunque in forma, con i capelli castano chiaro abbastanza lunghi e due occhi di un azzurro acceso.

Lo avevano ingaggiato per un attentato alle cucine quel pomeriggio, e a lui andava bene, non ci aveva nemmeno parlato per più di due minuti, ma doveva comunque trovare un modo per socializzare.

I ragazzi acculturati fanno i criminali?

Gli sorse il dubbio, ma lo scacciò nuovamente.

Poco prima la conversazione con i nuovi compagni di alloggio era stata interrotta da Marcelle, che gli aveva sequestrato il telefono, il portatile, i prodotti infiammabili (compreso il deodorante) e qualsiasi cosa in vetro, persino gli specchi. Gli aveva poi spiegato che, le cose necessarie, come profumi, collutorio e simili sarebbero stati tenuti in una specie di magazzino, in cui a certi orari era possibile andare per ritirare i determinati oggetti che dovevano essere riportati entro una certa ora finito l’utilizzo, mentre per i dispositivi elettronici, li avrebbe potuti usare dopo una valutazione e non prima di due settimane (comunque durante certi orari), stesso tempo di attesa delle chiamate a casa, che avvenivano in seguito, seguendo un calendario stabilito, nello studio del proprio educatore dal telefono fisso.

Gli educatori per l’area Estate erano due, ci si poteva rivolgere ad entrambi, ma nei giorni seguenti all’ingresso, ne veniva scelto uno di riferimento per ogni singolo, quindi, attualmente, Stiles non era ancora sotto alcuna ala protettiva.

Le giornate erano caratterizzate da colloqui, gruppi, tempo libero e, ovviamente, i pasti e per il primo mese non avrebbe potuto ricevere visite, che di solito avvenivano nel weekend. Per quanto riguardava i rientri a casa, se ne sarebbe parlato più avanti.

Attualmente passeggiava per la struttura, guardandosi attorno, non pensava che sarebbe mai riuscito a vederla tutta.

Camminò per i vari corridoi, controllando tutte le porte allegramente decorate: Andrew, Matheo, Tom, Sarah, Lucrecia, Anne… si soffermò su un foglio che attirò la sua attenzione: Malia Hale, e appena sopra alla scritta cancellata vi era: MallyMally :), subito gli vennero in mente le parole di Theo, credi davvero che Mal accetterà…, doveva essere per forza lei, nessun altro nome sulle porte poteva collegarsi al discorso del ragazzo.

È davvero un bel nome.

A quanto sembrava era assieme a una certa Violet ed era la stanza numero 8.

Io sono nato l’otto!

Non ti sarai mica già preso bene per una che nemmeno hai mai visto!

Ha sola un bel nome…

“Basta!” Mormorò per far tacere i pensieri. Non era parte di un suo possibile disturbo, semplicemente si era abituato così tanto a parlare tra sé da prenderci troppo l’abitudine, o almeno così sperava.

Proseguì, passando dalla lavanderia che era allo stesso piano del magazzino accennato da Marcelle e altre due stanze etichettate: gruppo convivenza e gruppo terapeutico. Non erano le uniche stanze così della struttura, ve ne erano altre come: movimento creativo, arteterapia, teatro… e quelle degli psicologi ed educatori nello stesso corridoio dell’entrata per la palestra e per la piscina.

Si ritrovò poi nell’area adulti ma fece subito retromarcia, non gli piaceva l’idea di adulti in una clinica psichiatrica, anche se, effettivamente, lui si trovava lì esattamente come loro, è diverso, pensò e tornò al grande ingresso, con la TV, i divani, i tavoli e il calcetto; collegato ad un’entrata ad arco coperta da due tende che portavano alla sala pasto.

Si voltò infine verso il giardino, che circondava l’intera struttura, arricchendola di alberi e piccoli sentieri, alcuni dei quali sterrati.

Sorrise soddisfatto, sembrava tutto così bello e accogliente, apparte la stanza al piano superiore, vicino all’infermeria e allo studio di Deaton, chiusa a chiave con la scritta affiancamento che non lo ispirava molto, ma era anche quella colorata, quindi non doveva essere nulla di troppo brutto.

L’atrio mostrava diverse persone, per lo più adulte, che giocavano a carte o leggevano, mentre la TV continuava a trasmettere nonostante nessuno la stesse vedendo, poi si accorse che due ragazze, all’incirca della sua età, stavano spuntando dal corridoio per avvicinarsi al calcetto: una era di media statura, ma più bassa della compagna, con i capelli neri e ricci fino alle spalle, la pelle scura e due occhietti neri e vispi, parlottava animatamente, gesticolando, con la sua amica, alta e slanciata, dai capelli color miele e gli occhi scuri che seguivano attentamente i discorsi della  più bassa.

Wow…

Teneva le braccia incrociate al petto, annuendo ogni tanto, per poi posarle sui ferri del calcetto, indossava una felpa rossa davvero enorme per lei, probabilmente da uomo, e dei leggings neri chiusi in due adorabili pantofole grigie con orecchiette da orso.

Non era abituato a vedere ragazze vestite a quel modo, non stava male, ma era abituato alle gonne e ai cappottini che Kira, Allison e soprattutto Lydia, mettevano sempre, anche solo per fare una passeggiata tranquilla.

Siete in clinica, dovrebbe farsi bella per delle sedute terapeutiche?

Fece un cenno di concordo a sé stesso pensando però che l’altra ragazza indossava comunque dei jeans attillati e una dolcevita nera che le donavano una certa eleganza tenendo conto del contesto.

“Mal! Non vale rullare!” Disse la brunetta alzando leggermente la voce e l’altra le fece il verso divertita, continuando a roteare le sbarrette senza fermarsi un’attimo.

Mal… è lei!

Rimase un attimo a guardarle, poi si decise e si avvicinò.

“Ehm, ciao” fece un cenno con la mano, portandola in seguito sulla nuca con fare imbarazzato, la bassina lo squadrò da capo a piedi, quasi con diffidenza, poi sorrise lievemente, anche se le uscì un pò male: sembrava piuttosto falso come sorriso. 

Malia ridacchiò guardando l’amica e si rivolse a lui: “Ciao! Perdonala, non ha un bel rapporto con il sesso opposto, vero V?” La guardò inclinando la testa e causandole un sonoro sbuffò, “Io sono Malia, e lei è Violet” che rilassò finalmente il viso e gli fece un cenno di saluto con il capo, senza espandersi troppo, “sei nuovo vero?” Proseguì Malia.

È così gentile!

Sorrise a quel pensiero, e annuì alla ragazza. “Mi chiamo Stiles, sono arrivato non troppe ore fa”.

“Che razza di nome è Stiles?” Aggiunse Violet alzando un sopracciglio, ma Malia la ammonì subito, facendola nuovamente sbuffare, “è molto carino invece” rivolse lo sguardo a lui “è particolare, non l’ho mai sentito, però è davvero orecchiabile” sembrava sincera, poi sembrò pensare, rivolgendo lo sguardo verso  destra e inclinando la testa di lato, Violet ridacchiò divertita e esasperata allo stesso tempo, rivolgendosi al ragazzo leggermente confuso: “Ogni volta che conosce qualcuno prova ad associarne il nome con il suo, per vedere come stanno assieme” fissò l’amica che sorrideva impercettibilmente nell’averla sentita spiegare le sue piccole manie, “ti chiederà anche il segno zodiacale, vedrai”.

Malia si ricompose con un sorriso raggiante, “sta benissimo!” Si rivolse quasi più a Violet che a lui stesso, ancora in silenzio, “Stiles e Malia” ora guardava lui, “suonano bene!”.

La confusione del ragazzo lasciò spazio a un sorriso carico della tenerezza che quella ragazza gli aveva trasmesso , e ridacchiò.

“Sono Ariete, comunque” si indicò con entrambe le mani, facendole l’occhiolino.

Gli occhi di lei si illuminarono, unì le mani portandole sotto al mento in segno di adorazione: “Amo voi Ariete! Io sono Sagittario, andremo molto d’accordo te lo assicuro!” Batté le mani entusiasta.

Diamine è davvero tenera…

É anche davvero bella, non credi?

Shh

D’un tratto arrivò Marcelle, con il solito sguardo bonario: “Violet, Mally” salutò, la brunetta accennò un saluto con la mano, mantenendo l’espressione arrogante, ce l’ha proprio con i maschi eh, pensò Stiles, mentre Malia gli sorrise, “Come stai Mars?” Mosse la testa da entrambe le parti: “più o meno” poggiò una mano sulla pancia, picchiandoci lievemente sopra “indigestione da sushi” sussurrò alla ragazza, che ridacchiò.

Si rivolse poi a Stiles: “vedo che ti stai già ambientando” gli sorrise “hai iniziato proprio dalla persona giusta, Malia è una veterana qui” guardò prima lei e poi Violet “in quanto a Violet, può sembrare scorbutica ma sei semplicemente nato uomo, questo è il tuo unico problema, si scioglierà vedrai”.

Violet gli rivolse una smorfia, ma dall’espressione che aveva fatto nel mentre, Stiles aveva capito che simpatizzava per l’educatore.

“Devo portarti dallo psicologo, non preoccuparti devi solo conoscerlo, le sedute inizieranno tra qualche giorno per te” fece un cenno di saluto alle ragazze “ve lo riporto subito signorine” e anche a Stiles non restò che salutare, tenendo lo sguardo su Malia fino all’inizio del corridoio.


N.A.
Non ho voluto terminare il capitolo in modo troppo "ad effetto" o con colpi di scena, è il primo e non so nemmeno se piacerà! 
E, come detto, non so nemmeno io, per ora, come andrà finire, la porterò sicuramente avanti ma sarà, ogni capitolo, una novità pure per me!
Grazie:)

   
 
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