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Autore: vielvisev    06/03/2021    4 recensioni
Hogwarts è reale da qualche parte e la storia di Harry Potter come la conosciamo è quella che i maghi hanno scelto di raccontarci: una piccola parte della grande guerra contro Voldemort, un punto di vista.
*
In questa storia invece Harry Potter non è l'unico ad avere una profezia che pende sulla sua testa. Grifondoro e Serpeverde non sono le uniche Case che contano. I 4 fondatori hanno avuto fratelli. La protagonista si chiama Emma O'Shea e i ricordi di Severus Piton che conosciamo non sono proprio tutti i ricordi che avremmo dovuto vedere.
Eppure la storia di Harry è la stessa e ci sono sempre Ron, Hermione, Draco, Luna, Ginny e tutti gli altri.
Quasi nulla cambia, se non i punti di vista e le parti in ombra, che vengono messe in luce.
*
Ho iniziato questa storia quasi 10 anni fa.
Nulla è lasciato al caso.
Tutti i capitoli sono già scritti.
Non resta che leggerli.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, I fondatori, Nuovo personaggio, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Lily/Severus, Remus/Ninfadora, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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.Sono una Piton.

 


Emma O'Shea, con tanto di ingombrante baule, divisa di Corvonero e gatto miagolante, rimase immobile per parecchi minuti di fronte alla porta di Spinner's End, sotto lo sguardo sfacciato dei bizzarri abitanti di quella via di periferia dimenticata da tutti. 
 Le verdi colline sembravano più brillanti che mai sotto il cielo coperto di nuvole scure e i pinnacoli della fabbrica con i loro vapori, in lontananza, svettavano come sempre sulle case grigie.
 Le sembravano passati secoli da quando era arrivata lì la prima volta, accompagnata da Severus, curiosa e ansiosa di cominciare a studiare magia. Sembravano passati secoli anche da quando, proprio di fronte a quella stessa porta, aveva incontrato per la prima volta Ginny Weasley, poco prima di andare insieme a Diagon Alley. 
Se si concentrava Emma riusciva quasi a vedere l'amica rossa appoggiata al muricciolo, che si alzava andando verso di lei con sguardo sicuro e passo deciso. Eppure, in tutto quel tempo così carico di eventi, nulla era cambiato nella casa.

 Le erbacce nel giardinetto poco curato, il muretto malfatto, la facciata grigia e la porta chiusa, che celava l'interno che Emma conosceva in ogni suo dettaglio, erano sempre le stesse. 
 L'emoor sospirò e trascinando i pesanti bagagli e superò il vialetto accidentato, andando verso l'ingresso.
Sentiva una vaga tensione, ma allo stesso tempo non vedeva l'ora di confrontarsi con il tutore. L'uomo non le aveva fatto sapere nulla, non era andato a prenderla alla stazione, non le aveva procurato della polvere volante come aveva fatto altri anni per farla tornare tramite camino: sembrava semplicemente scomparso. 
 Emma era dovuta arrivare fin lì in taxi, priva di altra opzione e decisa a cavarsela da sola, mettendo mano ai suoi pochi soldi Babbani e dovendo sopportare un'autista particolarmente pedante.

Aperta la porta di casa la ragazza venne investita dall'odore penetrante di menta e corbezzoli. Severus doveva appena aver appena finito di distillare qualche pozione, o Glimpsy stava tentando qualche nuovo piatto in cucina. La porta ruotò rivelando il salotto vuoto, dove il fuoco come sempre scoppiettava nel caminetto sebbene fosse estate, nel tentativo inutile di combattere l'umidità.
Tutto sapeva così tanto di casa e quotidiano che l'emoor sentì uno sgradevole tuffo al petto e le lacrime agli occhi, e per scrollarsi di dosso quella sensazione, senza indugiare, trascinò rumorosamente le valige all'interno, cercando di ignorare Wolland che miagolava incessantemente dalla sua cesta, parecchio contrariato.
 “Sono a casa” disse a voce alta, come se non si fosse già dichiarata con tutto il baccano che stava facendo.
 Severus Piton emerse dalla sua stanza in quel momento, vestito nei suoi soliti abiti neri, le braccia cariche di ingredienti per qualche pozione. Rimase fermo per qualche secondo, chiaramente preso in contropiede, il volto pervaso da un sincero stupore, gli occhi enormi.
 Emma lo vide stringere le labbra sottili incerto come fosse sotto shock, per poi lasciar cadere a terra tutti gli ingredienti, che rotolarono sul vecchio parquet, spargendosi ovunque e poi correre verso di lei in preda all'emozione.
“Pensavo non saresti mai tornata” esalò in un sussurro appena udibile, stringendola contro di sé con un moto che poteva quasi dirsi affettuoso, ma che risultava più che altro protettivo e stranamente paterno, mentre le carezzava il capo come fosse una bambina.
 Emma rimase immobile, sconvolta, mentre emozioni contrastanti le si agitavano dolorosamente nel petto. Non rispose all'abbraccio, rimase inerte, le braccia stese lungo i fianchi in maniera arresa e combattuta allo stesso tempo, gli occhi sgranati per quella reazione così genuina dell'uomo.
 “Sei tornata.” sussurrò di nuovo lui, chiaramente incredulo.
“Sono una Piton” mormorò lei atona in risposta, distaccata, quasi fredda “che io lo volessi, o meno, dovevo tornare”
L'uomo si separò da lei quasi bruscamente, gli occhi neri che ardevano di dispiacere e le labbra piegate in una smorfia incerta, mentre la scrutava con attenzione, forse rendendosi conto di quanto avesse abbassato velocemente le difese nel vederla lì,  forse troppo.
 “
Emma io...” iniziò, imbarazzato.
 “Avrai avuto i tuoi motivi per comportarti come hai fatto” ribatté lei gelida, senza degnarlo di uno sguardo.  
 Si chinò sulla cesta per liberare Wolland e poi si voltò di schiena, dirigendosi verso la sua stanza con passo militaresco, senza aggiungere una parola di più, forse nel tentativo di rimanere ferma nei suoi propositi di non crollare fin dal primo istante.
 “Emma...” la richiamò il tutore perplesso, senza fiato e lei sospirò, perché sentiva la nuca bruciare sotto lo sguardo ardente dell'uomo ed era tutto molto più difficile di quanto avesse sospettato.
Severus stava soffrendo. Severus teneva a lei e non era solo l'espressione del volto che lo tradiva, ma c'era qualcosa di disperato in tutta la sua figura, una sorta di tensione evidente che metteva in mostra come lui avesse avuto davvero paura di non vederla più. 
Piton era immobile e la fissava, con sgradevoli guance rosse che sembravano ferite sulla sua pelle pallida. Era schiacciato e confuso, come se avesse considerato e accettato di perderla per sempre, come se in quei giorni in cui era rimasto solo a Spinner's End, mentre lei era ad Hogwarts, avesse macerato dolore e sofferenza da solo.
 La mente di Emma, lucida e analitica, non poteva che gridare al fatto che dovevano aver ragione Hermione ed Harry a dire che tutto quello che aveva fatto Piton, lo aveva fatto per proteggerla, ma la ragazza sapeva che anche Lupin non aveva torto: non potevano rischiare e dare per scontato che Severus fosse dalla loro parte.
Era tutto molto più complicato di così, tutto molto più fragile e spezzabile e lei si rese conto, che nonostante si fosse preparata a quel momento, non aveva idea di come affrontare quel dolore. Non aveva idea di come affrontare anche la sofferenza di Severus.
 Poteva usare l'Occlumanzia, poteva provare ad essere una macchina da guerra perfetta: fredda e logica, ma doveva tenere anche a bada i sentimenti e quella parte, davanti allo sguardo lacerato dell'uomo, era decisamente più difficile.

L'emoor inalò aria, con un profondo respiro, che le punse dolorosamente i polmoni. Cercò di bagnare i suoi lineamenti con il distacco e l'insofferenza e provò ad applicare le numerose regole snocciolate da Blaise e Daphne sull'imperscrutabilità dei Purosangue. Alzò scudi e barriere.
“Severus” sussurrò, voltandosi con l'espressione più decisa che riuscì a comporre, lo sguardo verde stranamente freddo che si fissava negli occhi scuri di lui “se l'hai fatto per proteggermi continua a farlo. Non dovrei essere io a dirtelo e lo sai. Sono qui unicamente perché  dovevo tornare. Se ti aspettavi un abbraccio e dell'affetto ti sbagliavi. Ho bisogno di tempo”
L'uomo rimase in silenzio, forse deluso, le braccia ora vuote a penzoloni in una posa goffa ed Emma riuscì improvvisamente a capire perché Lilith lo chiamava pipistrello, vedendolo lì con quello sguardo scuro e ferito, la pelle giallognola e i lunghi capelli unticci che ricadevano in bande al lato del volto magro. 
 Eppure il suo cuore tremò, perché non riusciva a non scorgere in quella figura, anche l'uomo che considerava come il padre putativo e la persona che l'aveva sempre salvata anche da sé stessa e che forse stava cercando di farlo anche in quel momento e si odiò per questo.
 Glimpsy ruppe quell'attimo di silenzio, arrivando dondolando sulle gambe magre, gli occhioni blu sgranati, le orecchie agitate.
 “Signorina O'Shea” trillò ed Emma sorrise all'elfo, chinandosi e allungando le mani verso di lui per abbracciarlo.
“Ciao Glimpsy, mi sei mancato” sussurrò felice di vedere una faccia amica e stava ancora sorridendo, quando qualcuno bussò alla porta e tutti e tre si girarono di scatto con espressioni tese. 
Emma guardò interrogativa il tutore che però scosse le spalle con aria indifferente, come se non aspettasse ospiti e si avvicinò ad aprire. L'emozione svanita dal suo volto, così come le guance rosate, lo sguardo di nuovo affilato dell'uomo che l'emoor conosceva.

Mulciber, Nott Senior e Dolohov, il gigante biondo per cui Emma aveva sempre provato un sottile odio, entrarono nella stanza con disinvoltura, sotto lo sguardo stralunato della ragazza e si diressero a sedersi sul divano senza che Piton li invitasse a farlo, evidentemente tutti e tre abituati a quel tipo di visita.
 “Piton” salutò Antonin, con aria annoiata, ma si bloccò di scatto vedendo Emma che lo fissava dall'altro lato della stanza.
 L'emoor ricambiò lo sguardo con odio malcelato, la mano che istintivamente si avvicinava alla bacchetta.
Era già abbastanza difficile e complesso essere tornata tra quelle pareti e affrontare il dolore silenzioso di Severus, non si era certo aspettata di dover incontrare ben tre Mangiamorte nella prima mezzora e si maledisse mentalmente di non aver dato ascolto a Lupin, accettando l'invito dei Weasley alla Tana.
 Dovette usare tutto il suo controllo per risultare impassibile, l'espressione vagamente annoiata, le labbra che assumevano appena una piega di disappunto, mentre studiava i nuovi arrivati.
 “Sei tornata, quindi” disse il Dolohov, scoprendo i denti in una smorfia, la voce velata dal sarcasmo.
 “Dove sarei dovuta andare? Questa è casa mia” rispose piccata la ragazza e lui fece una risata simile a un latrato, gli occhi brillanti di curiosità e la smorfia crudelmente dubbiosa.
 “C'era chi scommetteva che avresti deluso Piton, dopo tutto quello che lui ha fatto per te, che avresti tradito le tue nuove origini per andare a sostenere Potter” sibilò infine ed Emma sentì la rabbia, la stanchezza e la paura che aveva provato in quelle lunghe giornate, rimestarsi in fondo allo stomaco e dovette usare tutto il suo precario autocontrollo per non attaccare l'uomo. 
Sentiva di odiarlo con tutta sé stessa, istintivamente ed era sempre stato così, in fondo, fin loro primo incontro al Ministero: un'odio reciproco. L'ultima volta che si erano fronteggiati lui stava torturando Draco ed Emma lo aveva umiliato, l'ultima volta che si erano visti l'uomo mandava a raffica maledizioni nel corridoio della sua scuola, contro i suoi amici e ora il Mangiamorte la fissava in volto sfacciato, un brivido di sadico divertimento nel suo ghigno.
 L'emoor fece un piccolo respiro e sfoggiò a sua volta un sorriso sghembo, guardandolo con scherno. Nella stanza nessuno fiatava, Severus era più simile a un'ombra smunta, Nott rigido sulla sua seduta e Mulciber si guardava intorno con vaga agitazione.
“Dovreste valutare meglio le vostre scommesse allora, Dolohov. O rischiate di perdere sempre” ribatté acida l'emoor all'improvviso, spezzando il silenzio con tono di sfida “Nott” aggiunse poi più gentile, con un piccolo cenno rivolto verso l'adulto che le fece una smorfia in cui riuscì a cogliere un sorriso. 
 La ragazza raccolse le valige e ignorando Mulciber che osservava la scena attento, si diresse in camera sua. Stava facendo ruotare la libreria per chiudersela alle spalle, quando sentì la voce di Piton apostrofare Dolohov malamente, con quel tono teso e minaccioso che raramente gli aveva sentito usare.
 “Permettiti ancora una volta di accusare la mia protetta sotto il mio tetto Antonin e ti farò pentire di essere nato. Non credo che il Signore Oscuro avrà da ridire, dopo avergli spiegato quanto tu sia un idiota senza speranza e senza rispetto, potrebbe quasi complimentarsi con me”
“Severus” borbottò subito il biondo in tono di scuse ed Emma si fece sfuggire un sorriso furbo. Era appena iniziata, doveva ancora dare il meglio di sé. Lo aveva promesso.

*

Potter si avvicinò lentamente, seguito anche da Hermione e Ron. Avevano tutti e tre un'aria consumata, stanca e abbattuta, nonostante sfoggiassero sorrisi gentili.
 “Scusate se vi disturbo. Dovrei parlare con Emma” disse il bambino che era sopravvissuto, rivolgendosi a lei e Zabini, ancora seduti vicini sulla panchina e lanciando un'occhiata curiosa a quest'ultimo.
 “Nessun disturbo Potter” rispose subito il ragazzo, scivolando via dal fianco dell'emoor e scattando in piedi, come se fosse a disagio ad essere al loro cospetto.
 Fece un sorriso imbarazzato, tanto che per un attimo sembrò sul punto di aggiungere qualcosa, ma poi con un gesto di saluto sbrigativo, si allontanò a grandi falcate, dirigendosi verso Daphne che lo osservava mite da lontano.
“Come stai?” chiese il moro, distogliendo lo sguardo da Blaise.
 “Bene” mentì l'emoor e lui le fece un sorriso tirato.
 “Sarai anche brava con l'Occlumanzia, ma a mentire fai schifo”
 “Anche tu, Potter”
 “Zabini?” chiese con tono incerto il ragazzo.
 “È terrorizzato. Tutti i Serpeverde lo sono.” mormorò lei in risposta ed Harry annuì comprensivo, insieme a Ron ed Hermione, entrambi tesi. 
 Sembravano quasi vecchi, con i loro sguardi preoccupati e concentrati, troppo feriti e profondi per appartenere a degli adolescenti.
 “Ve ne andrete vero?” chiese la Corvonero, un pizzico di malinconia che già le serrava la gola, mentre annuivano all'unisono, tenendo lo sguardo basso.
 “Sì” rispose il Grifondoro.
 “Subito?” insistette lei.
 “No” rispose Harry, rialzando il volto verso di lei “Dobbiamo organizzarci prima e capire come muoverci”
 “Ci sono molte cose da pensare e preparare” sussurrò Hermione, la fronte già aggrottata dalla preoccupazione “Non possiamo lasciare nulla al caso.”
 “E c'è il matrimonio di Bill e Fleur prima” aggiunse Ron.
 “Giusto. Sarà bello” sorrise Emma in risposta.
 “Mamma ci ucciderà se non ci andiamo” chiarì il rosso con un'espressione che sembrava far intendere che l'ira di Molly Weasley potesse essere peggio di affrontare Voldemort in persona.
 Ci fu un momento di silenzio, troppo stanchi persino per ridere insieme alle battute del rosso. Erano tutti stranamente consapevoli che probabilmente quella poteva essere l'ultima occasione che avevano per parlare e confrontarsi, ma era come se fossero improvvisamente incapaci di dire qualcosa di utile, svuotati, troppo spaventati forse.
 “Avete un piano?” chiese l'emoor.
 “Più o meno” affermò la Granger con il suo miglior tono pratico.
 “Miseriaccia non proprio” disse Ron, facendola sorridere.
“Vorrei davvero venire con voi” mormorò Emma.
 “Sarebbe molto bello” ammise Harry, con uno strano brillio nello sguardo.
 “Ma anche volendo avrei la traccia addosso” sorrise appena la Corvonero, l'altro assunse un'espressione delusa e abbassò le spalle ed Emma intuì che una parte di lui aveva sperato che potesse esserci una possibilità di non dividersi.
 “Allora posso solo chiederti di non fare sciocchezze” mormorò il ragazzo, guardandola con quel suo modo di fare sfrontato e lei fece uno sbuffo, mentre avvertiva il solito senso di protezione che si faceva strada strada dentro di lei, insieme a un affetto sincero e una vaga commozione.
 “Oh, Harry. Sarò in mezzo a Mangiamorte e al cospetto di Voldemort, fare sciocchezze è l'unica cosa sensata che mi rimane” rispose ironica.
 “Ok, allora falle con attenzione” ribatté il ragazzo con la cicatrice, abbracciandola di istinto, con fare amichevole “e salva quell'idiota di Malfoy” aggiunse, stranamente affettuoso, in modo che sentisse solo lei.
 “Farò il possibile” rispose l'emoor, ricambiando la stretta, incredula di come, in una manciata di giorni, si fossero modificati i sottili equilibri tra lei e il prescelto.
 “Se darai del filo da torcere a quegli stupidi Mangiamorte avrai tutto il mio rispetto” soffiò Ron, sporgendosi anche lui per abbracciarla, in modo decisamente più goffo “Miseriaccia effettivamente tutte le cose divertenti a te, mentre noi cerchiamo qualcosa che forse nemmeno esiste sulle indicazioni di quel pazzo di Silente. Un genio, certo, ma diciamocelo era anche pazzo.”
 “Oh Ron” lo rimbeccò Hermione, scostandolo per stringere a sua volta l'emoor “Ci vediamo al matrimonio”sussurrò nell'orecchio dell'amica “Parla con Severus, salva quella testa di platino di Malfoy, non tenerti tutto dentro come fai sempre. Devi spiazzarli tutti quanti.” 
 “Posso prometterti che mi applicherò soprattutto sull'ultima parte” sorrise l'emoor, guardandoli con affetto, senza sapere che cosa aggiungere. 
 Le mancavano già tutti e tre. Persino Ron. Era strano sapere che l'anno seguente sarebbero stati separati, che non non avrebbe trovato Hermione nel solito angolo di biblioteca, che non sarebbe stato semplice parlarsi.
“E tieni d'occhio Ginny per me. Forse dovrai tirarla un po' su di morale” aggiunse infine Harry a bassa voce, con lo sguardo sfuggente, quasi colpevole.
 Emma lo fulminò con un'occhiata severa.
“Oh Harry, Merlino, non dirmelo”disse esasperata.

*

Le dinamiche a Spinner's End era sempre più tese e strane.
 Nei giorni successivi Emma e Severus ebbero pochissimi contatti. L'emoor si era chiusa a bozzolo e si rivolgeva a lui solo se strettamente necessario, impedendo all'uomo di provare a intraprendere qualunque forma di dialogo. 
 Piton invece sembrava aver deciso di essere paziente e di rispettare il desiderio della ragazza e se ne stava quasi sempre sulle sue, lasciandole il giusto spazio e assicurandosi solo di tanto in tanto, con un veloce sguardo, che non le fosse nel frattempo passata.
 Non che Emma fosse arrabbiata in maniera palese con lui, dimostrava al contrario una fastidiosa e distaccata educazione: salutava l'uomo la mattina e la sera, mangiava insieme a lui in silenzio, sotto lo sguardo attento di Glimpsy, ma non parlava mai.
 A dirla tutta sembrava che entrambi si ignorassero educatamente, anche se era palese che per Piton fosse una scelta piuttosto difficile.
 Nemmeno per le pozioni lavoravano più insieme, Severus le distillava da solo con aria corrucciata senza osare chiedere aiuto alla ragazza, che in tutta risposta lo guardava apatica senza osare intervenire. Non avevano nemmeno provato a discutere di quel che era accaduto, scivolavano falsamente su argomenti neutri e solo se necessario, infangando tutto di un pesante silenzio. 
Era strano. Glimpsy stesso si tratteneva da giorni, andando contro la sua naturale curiosità e cercava di lasciare loro il giusto spazio, non osando dire nulla, ma osservando attento.
Da un occhio esterno, capire cosa fosse intervenuto a rompere il proverbiale equilibrio che aveva sempre unito tutore e pupilla, anche nei momenti più difficili, era impossibile.

Le giornate procedevano quindi noiose. 
 I Mangiamorte dopo quella prima visita non si erano fatti più vedere, forse per ordine dello stesso Piton. Era lui che si allontanava da casa all'occorrenza, ma tornava sempre indietro entro sera, con quel suo sguardo concentrato e ferito, pieno di cose non dette, come per assicurarsi che Emma non stesse mai troppo sola. 
 L'emoor dalla sua si stava quasi abituando a quella strana routine, anche se sapeva che prima o poi si sarebbe spezzata, per quanto cercassero entrambi di fingere che non fosse così. Erano in costante attesa, non sapevano nemmeno loro più di cosa e nessuno dei due osava cambiare di una virgola il proprio atteggiamento. 
 Emma si allenava giorno e notte con l'Occlumanzia, leggeva molto e osservava il tutore, in attesa che facesse un passo falso, o che rivelasse qualcosa di interessante, ma Severus era imperscrutabile, così l'ipotesi del cambiamento, in quella flebile calma che si era creata tra loro, divenne la paura più grande della ragazza.
L'emoor intuiva che il fatto che Severus non la stesse obbligando a seguirlo al Manor, o a entrare in contatto con gli altri Mangiamorte, fosse solo una cortesia nei suoi confronti, per prendere tempo e non peggiorare la ferita tra loro, ma questo non significava che la sua presenza non fosse richiesta al Manor, soprattutto ora che era stato confermato il suo ritorno a Spinner's End. 
 E solo l'idea di tornare nei corridoi cupi e bui della dimora dei Malfoy significava spezzare gli equilibri e affondare in un mondo che lei disprezzava e la metteva in grande agitazione e non era certa che sarebbe stata in grado di mantenere tutto sotto controllo.
Aveva ricordi dolci e terribili a Malfoy Manor, Emma.
Ricordi malamente mischiati tra loro, in un groviglio di momenti leggeri, come il volo sulla scopa con Draco, il loro primo bacio nelle serre, le passeggiate mano nella mano, il Capodanno e i numerosi the presi con Narcissa nella sua sala rosa, ma anche sensazioni orribili ed estenuanti, come le torture di Dolohov, la magia nera che premeva su di lei, soffocandola, il fare arreso di Nott Senior, le lunghe cene con i Mangiamorte, le loro risate bieche, i loro discorsi e lo sguardo vacuo e affranto di Draco che veniva torturato. Draco.
 Emma non poteva che pensare a lui, con tormento. Non aveva più avuto notizie del ragazzo e moriva dalla curiosità di sapere come stesse. Non riusciva a togliersi dalla mente la disperazione che aveva visto nel suo sguardo grigio, mentre Piton lo trascinava via la notte della morte di Silente, ma non osava chiedere nulla al tutore per non spezzare quel silenzio imposto che era calato tra loro. 
 Con il passare lento dei giorni, però, non avere indizio alcuno cominciava a preoccuparla sempre di più. I giornali non erano utili perché non pubblicavano nulla di compromettente, o quantomeno di realistico e lei non poteva nemmeno rischiare di scrivere a qualcuno dei suoi amici, o dell'Ordine, perché era piuttosto sicura che qualunque lettera sarebbe stata intercettata. 
 Il tutto la faceva sentire quindi sotto una strana cappa estraniante, come se il tempo avesse smesso per lei di scorrere.

Quel pomeriggio Emma se ne stava seduta sulla sua poltrona con aria contrita, mentre rifletteva su come fare per avere notizie del biondo Serpeverde, quando Rubrick entrò frullando le ali dalla finestra aperta e sia gli occhi di lei, che quelli di Severus, scattarono incuriositi verso l'animale, che con un ultimo svolazzo tese una busta verso la ragazza: era in carta spessa ed elegante.
L'emoor vide con la coda dell'occhio il tutore tendersi agitato.
 “Che cos'è Emma?” domandò subito l'uomo, osservandola in tralice, ma lei lo ignorò, aprendo la busta e leggendone con un sorriso il contenuto.
 “Emma la corrispondenza via gufo...”
 “Sev. Non sono affari tuoi” ribatté secca, bloccandolo e lui rimase per un attimo interdetto, stupito da quella sicurezza, il volto contratto in una smorfia infastidita.
 “Perché mi tratti così?” chiese poi in un soffio, con tono basso e quasi minaccioso e la ragazza gli lanciò una leggera occhiata accigliata, ma subito tornò a leggere la lettera, ignorandolo.
 “Emma...” tentò di nuovo l'uomo, cercando di attirare l'attenzione e l'emoor questa volta represse a fatica la voglia di urlargli addosso e si limitò a pressare le labbra in una linea dura e sottile e ad alzare gli occhi al cielo con nervosismo nemmeno troppo trattenuto.
“Sev, davvero? Questa domanda? Perché ti tratto così? Hai dimenticato come te ne sei andato da Hogwarts?”
 “E tu hai dimenticato cosa ti ha detto Silente?” sbottò lui tra i denti.
Cadde un silenzio pesantissimo tra i due ed Emma sussultò leggermente, perdendo completamente la sua espressione sfacciata, lo sguardo sbarrato e in attesa. 
 Severus si era alzato in piedi, nervoso, gli occhi più neri che mai, evidentemente teso nello sforzo di trattenersi e rimase ridicolmente immobile e confuso per qualche secondo, mentre l'emoor sbatteva le ciglia nel tentativo di capire se si era immaginata quella frase sbottata tra i denti, che poteva avere ben più di un significato.
 Fissò immobile il volto dell'uomo, cercando smaniosa qualche espressione che lo tradisse dietro la maschera che come sempre celava sapientemente le sue emozioni, ma Severus era tornato rigido e impenetrabile e la fissava come fosse di cera.
Emma si riscosse e risucchiò un po' d'aria di scatto, riabbassando lo sguardo distratto sulla busta, le guance roventi.
“Quando dovrò incontrare Voldemort, Severus?” chiese asciutta e lui parve per un istante spaesato da quel cambio di argomento così repentino e la guardò con occhi sgranati, a disagio.
 “Presto immagino, perché?” mormorò dopo una breve incertezza.
 Lei annuì con leggerezza e si strinse nelle spalle, fissando ancora ostinatamente la lettera che stringeva tra le mani. 
 “Andrà tutto bene, Sev” rispose infine, con più dolcezza di quello che avrebbe voluto e lui annuì insicuro, dondolando sui piedi goffo e indeciso, con un'aria che sembrava più giovane e sperduta a causa dell'espressione spaventata che era affiorata sul suo volto.
 “La posta...” iniziò Piton a bassa voce.
 “È controllata, lo immagino” ribatté subito lei, fredda.
 “Allora, se lo sai, quella lettera...”
 “Severus” lo fermò Emma “Sono più sveglia di quel che credi e questa lettera è sicura, o non sarei così tranquilla. È un semplice invito a un matrimonio. Nulla di compromettente, o che ti possa interessare. Davvero”
 “Un invito a un matrimonio di chi?”
 “Fleur e Bill Weasley”
Piton fece una smorfia tesa e contrariata.
 “Non credo che andarci sia una buona idea” disse serio.
Le si fece accigliata, lanciando lui uno sguardo torvo e distratto.
 “Stai scherzando spero” 
“Emma... è solo che potrebbe essere pericoloso.”
 L'emoor assorbì immobile quelle parole, leggermente interdetta, poi si alzò mettendosi di fronte al tutore. Piton era piuttosto alto e lei doveva inclinare il capo per poterlo vedere in volto, ma in quel momento tale era la sua determinazione che lui sembrò fragilissimo.
“Francamente, Severus” sussurrò la ragazza con voce tesa e nervosa “secondo il tuo parere tutto quello che faccio a più di un metro di distanza da te è pericoloso, ma sarai d'accordo con me che partecipare a un matrimonio non è la cosa più rischiosa che farò nel prossimo periodo, giusto?”
 “Le persone coinvolte possono essere pericolose. Sono membri dell'Ordine. Devi stare lontano dai Weasley” insistette lui ed Emma rise con un tale amaro sconcerto che lui rimase di cera.
 “Una volta mi hai pregato di andare dai Weasley per stare lontano da te e ora mi dici che sono pericolosi?” soffiò la ragazza con cattiveria “I Weasley non sono pericolosi, Severus. Chi li vuole morti sono quelli pericolosi. Bill è un mio amico, non è una figura così eminente della Resistenza, nemmeno per Voldemort. Si sposa, è un grande giorno per lui e io voglio essere lì a festeggiarlo”
 “Emma è mio dovere proteggerti e i Weasley...”
 “Ma per favore! È il tuo dovere proteggermi e hai ucciso Silente davanti ai miei occhi” disse glaciale, fissandolo in volto e l'uomo parve essere frustato da quelle parole e incassò il capo a disagio, impallidendo leggermente.
 “Non fare così per favore” mormorò ferito.
Emma fece un sospiro stanco e arreso. Non era mai stata brava a essere fredda con lui ed era stufa del silenzio tra loro, avrebbe voluto abbattere i muri e tornare a combattere insieme.
“Ascolta Sev.” mormorò “Le cose sono molto complicate al momento e io e te abbiamo parecchio da chiarire, ma Silente è morto e sia per me che per te ci saranno momenti difficili in arrivo. Io sono pronta. Sono preparata, credimi, ma questo è solo un matrimonio di amici. È una cosa bella in mezzo a tutta l'oscurità che ci sta per travolgere e io voglio partecipare. Per favore.”
Ed è forse l'ultima occasione che ho di salutare Harry, Ron ed Hermione.

Piton deglutì a disagio a quelle parole, sembrava annaspare in cerca di una via d'uscita, ma questa volta Emma non gli andò in aiuto, non tese alcuna mano verso di lui, ma lo lasciò riflettere e quasi riusciva a vederlo dipanare i suoi pensieri e valutare ogni via.
“Vorrei che tu non ci andassi” disse infine, dopo un lungo silenzio.
 “Sev, io ci andrò” sussurrò Emma con aria decisa.
 “Sono il tuo tutore...”
 “Appunto, sei il mio tutore, non il mio carceriere e che tu lo voglia, o no, io andrò a quel matrimonio e se vuoi avere speranze di recuperare un po' il nostro rapporto dovresti capirmi e lasciarmi andare” ribatté inviperita, pentendosi però quasi subito delle parole scelte quando vide il volto contratto dal dispiacere di lui.
 Ancora una volta, l'ennesima da quando avevano iniziato quella conversazione, Emma prese un profondo respiro, cercando di placare il nervoso e il battito tremante del suo cuore.
 “Se pensi che sia pericoloso perché temi che i tuoi amici Mangiamorte possano attaccare come degli infami durante un semplice matrimonio puoi dire loro di evitare di farlo” sussurrò, forse un po' troppo sarcastica e acida, ma sincera e lui si fece cadere di nuovo sulla sua poltrona, stringendosi la radice del naso in uno sforzo di concentrazione e controllo, gli occhi serrati, il capo chino, appena nascosto dai lunghi capelli neri.
 “Ok. Vai, se proprio vuoi” sputò tra i denti ed Emma lo vide stanco come raramente si mostrava a lei e qualcosa le si spezzò dentro.
Sapeva che tornare a casa sarebbe stato difficile, ma non così. 
Non riusciva a fingere indifferenza davanti a Severus così fragile, figurarsi mostrare rancore. Lupin le aveva consigliato di comportarsi in maniera distaccata con lui, ma quello sulla poltrona, inerme e disperato, era il suo Severus. Non un assassino spietato da odiare, come persino lui voleva farle credere. Era Sev. Il suo tutore.
L'emoor si avvicinò cauta a lui, lasciando che a muoverla fosse l'istinto e l'affetto che sentiva e non la ragione che le imponeva di stare in guardia. Si sedette rigida sul bracciolo della poltrona, come aveva fatto tante volte in passato e gli strinse una spalla.
 “Ci sono cose per cui non sono in grado di perdonarti, Sev.” ammise “Silente avrebbe voluto che io ti credessi ciecamente, ma è difficile, anche perché lui è morto a causa tua”
L'uomo annuì lentamente, comprensivo e perso nei suoi pensieri.
“Ci sono cose per cui nemmeno io sono in grado di perdonarmi, Emma, ma sto facendo del mio meglio” rispose mesto.
 La ragazza annuì e rimasero così per un lungo momento, sotto lo sguardo commosso di Glimpsy, fino a quando lei non sciolse quel contatto, tornando a sedersi sulla poltrona di fronte.
 “Avevi ragione. Forse sarebbe stato meglio se fossi rimasta in torre quella notte” disse la ragazza in uno sbuffo e l'uomo di fronte a lei annuì teso, l'espressione dura, illeggibile “Ma sono contenta di essere stata lì in prima linea alla fine, avevo bisogno, forse, di vedere” 
Lui chinò appena il capo ed Emma rimase immobile per qualche istante, lasciando che il silenzio riempisse lo spazio tra loro.
“Non abbandonerò i Weasley, Sev e andrò a quel matrimonio”
“Lo so” disse lui con voce rauca e sofferente.
 “Ma ti assicuro che le cose possono essere più semplici di così. Non riesco a mentirti: ti odio per quel che hai fatto, ma sei anche la mia unica famiglia e ho la sensazione di non sapere molte cose. Forse è meglio che io non le sappia per ora, ma è stato terribile pensare di averti perso per sempre” mormorò l'emoor tutto d'un fiato, quasi spaventata per quell'ammissione.
 Piton le lanciò uno sguardo incerto i lineamenti scuri e frastagliati.
 “Non vedo un modo in cui le cose possono diventare più semplici. Non so come muovermi per non offenderti, ma agendo con senno.”
“Non serve che tu mi tenga lontana dal Manor con tanta fatica, so che lo fai per me e ti ringrazio.” rispose lei tranquilla “Lo so che l'hai fatto perché odio cosa è diventato quel posto e odio i Mangiamorte, compreso te, ma sono la tua figlioccia e farò quello che deve essere fatto. Non è necessario che cerchi risposte argute per coprirmi, non sono fragile, Severus. Farò attenzione e sarò un'ottima Piton”
“Non ho dubbi Emma” iniziò lui “ma il Manor sente se tu..”
“Lo so. Il Manor percepisce le menzogne, fa impazzire chi porta le maschere, aumenta le paure di chi non è certo delle sue scelte” ribatté fluida la ragazzina “Lo so. Ho studiato, ma sono pronta a correre il rischio, perché non puoi chiedermi di non essere me stessa. Sarò sincera con Voldemort e i suoi fedeli, ma so cosa posso e non posso fare, conosco i limiti. Sarò precisa e ti chiedo di provare ad aver fiducia in me, perché ancora una volta io te ne sto dando tanta e ti assicuro che a questo giro mi è davvero difficile.”
 Lui la guardò stupito, il volto finalmente privo delle solite maschere, si fronteggiavano con la crudezza di due guerrieri che stanno valutando un'alleanza, le carte scoperte sul tavolo, mentre si chiedono quanti assi nella manica potrebbe avere l'avversario, ma la differenza era che loro non sarebbero mai stati avversari. 
 C'era troppo ad unirli e a farli soffrire, a costringerli a voler scavare nell'altro in cerca di affetto e forse di salvezza e l'uomo fu il primo a riscuotersi e allungare d'istinto una mano verso di lei, come se volesse afferrare la sua, ma si bloccò a metà, tornando seduto rigido.
 “Basto io a indossare una maschera” disse secco, evidentemente sollevato da quella discussione inattesa “non posso chiederti di fare altrettanto, solo ti consiglio di non abbassare la guardia.”
 Emma tese le labbra in un mezzo sorriso, il primo da quando era arrivata lì e annuì in risposta.

*

“Accidenti, sei bellissima”
 L'emoor si girò di scatto, incontrando lo sguardo di George, allegro e canzonatorio, il sorriso largo sul volto lentigginoso.
 “Oh ma smettila, Weasley” ribatté arrossendo.
“Ma lo sei davvero, molto meglio così che sotto il tuo solito carico di libri che ti fanno sembrare la Granger”
 “Ti ho sentito” ribatté Hermione passando alle sue spalle, i capelli legati in una crocchia elegante, indossava un vestito che le donava particolarmente, facendola apparire più magra e slanciata del solito e accanto a lei c'era anche Lilith, quasi irriconoscibile nel suo abito attillato, il caschetto biondo pettinato in morbide onde.
“Merlino Hermione, ma sei bellissima anche tu, uno splendore, davvero e anche tu Lilith, mio fratello è un uomo fortunato. La gente dovrebbe sposarsi tutti i giorni” decretò il rosso e le due ragazze risero di gusto, scuotendo la testa divertite.
 Anche Emma sorrise tra sé e lasciò che il gemello continuasse il suo sproloquio di complimenti e battute, mentre lei si guardava intorno.
La Tana era irriconoscibile quel giorno. Il grosso tendone che accoglieva gli invitati dava un tocco elegante al giardino, i soliti gnomi erano spariti, ma c'erano al loro posto fiori profumati e nastri chiari intrecciati ed era fortunatamente una bellissima giornata e il sole splendeva nel cielo terso. Ginny si avvicinò loro con un vassoio.
 “Succo di zucca?” chiese con un sorriso. 
Era incantevole nel suo vestito dorato, che ricadeva morbido sul corpo tonico e faceva risaltare i capelli rosso fuoco.
 “Signori. Mi state forse dicendo che questo splendore è la mia sorellina?” chiese George, fintamente sorpreso, strabuzzando esageratamente gli occhi.
 “Finiscila, George” ribatté Ginny, sfoggiando però un sorriso furbo e compiaciuto e scrollando il capo facendo ondeggiare i capelli.

L'emoor ridacchiò e si allungò sulle punte dei piedi per raddrizzare il colletto della camicia del gemello, sfiorando appena, con dolcezza, la cicatrice sotto l'orecchio destro mancante. Lui sorrise con leggerezza di rimando, intuendo i suoi pensieri e le afferrò entrambe le mani, portandosele al petto.
 “Uno Zellino per i tuoi pensieri, O'Shea” le disse a voce bassa in un orecchio, facendola ridacchiare tra i denti.
 “Neanche tu sei niente male Weasley” borbottò Emma, con espressione divertita, liberando le mani dalla stretta di lui, ma alzando il capo per guardarlo in volto e concedergli un sorriso.
 “Solo grazie al fatto che tu mi hai rattoppato” rispose lui allegro, scoccandole un veloce bacio sulla guancia.

*

Quando le avevano spiegato l'idea dei 'sette Potter' le era sembrata geniale, ma ora che attendeva il verdetto del piano Emma non ne era più tanto sicura.
 La Tana era terribilmente silenziosa e i ticchettii dell'orologio sembravano rombi che laceravano il silenzio, mentre lei cercava di scacciare la tensione, senza nemmeno provare a placare Ginny, che camminava avanti e indietro in ansia, o la signora Weasley che pareva di cera, lo sguardo fisso sulle lancette delle strano orologio in soggiorno, dove tutti gli occupanti figuravano su “pericolo di morte”. 
 La Corvonero cominciò a pregare Merlino e tutti i maghi che le venivano in mente, fondatori e Ombre di Hogwarts compresi, perché arrivassero tutti sani e salvi, mentre sobbalzava ad ogni minimo rumore proveniente dal cortile.
  Aveva sperato di avere maggior controllo, ma quell'attesa la stava spaventando più del dovuto. Sapeva che sarebbe stato pericoloso, in fondo, sapeva che i Mangiamorte avrebbero fatto di tutto per cercare di prendere Harry e l'Ordine altrettanto per difenderlo, sapeva che probabilmente Severus sarebbe stato la fuori, con tanto di marchio bruciante e cappuccio, ma essere lì davvero in attesa era sfibrante, la preoccupazione che ondeggiava tra il tutore, Draco e tutto l'Ordine.
Un'orribile sensazione di pericolo le si sciolse nelle viscere ed era se come tutto il suo corpo tremasse per il bisogno di correre da Potter e andare a proteggerlo, mentre brividi sulla schiena, causati dalla connessione, le mostravano brevi lampi e sprazzi di cielo confusi, che non promettevano nulla di buono.
 “Sta succedendo qualcosa?” chiese pallida Ginny, guardandola in tralice, ma Emma scosse debolmente il capo, gli occhi serrati e le labbra tese in una smorfia sofferente, mentre cercava di placare le visioni.
 “Non riesco a distinguere nulla è tutto molto confuso.”
 Uno schiocco improvviso in cortile annunciò l'arrivo di una Passaporta. 
 Ginny fece un urletto e corse insieme alla madre all'esterno ed Emma le seguì con il cuore in gola, sospirando di sollievo quando vide Harry sano e salvo. Gli occhi verdi del ragazzo scivolarono subito su di lei, mentre abbracciava la rossa e emoor e Grifondoro si fecero un cenno di intesa, pieno di sollievo.
 Un attimo dopo un nuovo schiocco annunciò il ritorno del signor Weasley e Fred e Molly scoppiò in singhiozzi, ma prima che potessero felicitarsene, anche Lupin apparve nel cortile, sorreggendo George sanguinante.
 Il respiro spezzato della signora Weasley fu l'unica vera reazione, perché il resto dei presenti, escluso Remus che arrancava verso casa, erano tutti troppo sconvolti per intervenire. Emma sentì la nuca formicolare, la magia che sprizzava sulla sua pelle e così come era successo quando Malfoy era stato colpito dal Sectumsempra di Harry nei bagni di Hogwarts, si sentì improvvisamente lucida.
 Corse verso il mannaro, riuscendo a mettere da parte l'angoscia e lo aiutò a portare dentro il gemello. Il ragazzo era mortalmente pallido e sembrava sul punto di svenire ed Emma riusciva solo a pensare: “Ti prego, non George”

*

“Oggi mi devi concedere un ballo” sorrise il gemello, sfiorandole una guancia con la punta delle dita.
 “Vedremo Weasley” ribatté subito l'emoor, lasciandosi però avvolgere dalle braccia del ragazzo, in una stretta lieve e dolce.
George aveva quella capacità innata di farla sentire serena, che Emma in quel momento trovava ancora più preziosa del solito e lo osservò con un sorriso, mentre lui si allontanava affiancato da Lilith, per raggiungere Fred.
 “George ha ragione, sei bella vestita così” le disse Hermione e si mise al suo fianco, bevendo un generoso sorso dal suo calice.  
 “Anche tu sei stupenda.” rispose l'emoor, osservando la Grifondoro: era su di giri, con le guance arrossate e gli occhi brillanti. 
 Ginny appoggiò il vassoio colmo di bicchieri su un tavolo sgombro, prendendone uno per sé e si avvicinò alle due amiche.
 “Come stai?” azzardò Hermione, lanciando un'occhiata all'emoor.
“Bene” ribatté l'altra senza mentire. Stava beneLì insieme a loro.
 “Piton?”
“La sto gestendo.”
 La Granger parve all'apparenza contenta, ma rimase in attesa ed Emma si vide costretta a fare un piccolo sospiro.
 “Credo che tu ed Harry abbiate ragione. Severus mi ha protetto, ma sto cercando di andarci piano, di capire.”
 L'altra annuì in risposta, mentre un sorrisino furbo le illuminava il volto: era la soddisfazione di chi trova riscontro nelle sue teorie.
 “Lo immaginavo” disse sicura “vediamo come va.”
 Ginny, ancora ferma accanto a loro, scosse affranta il capo.
 “Merlino, Emma, non vorrei mai essere al tuo posto” soffiò e l'emoor scosse le spalle con nonchalance e si rivolse a Hermione.
  “Voi siete pronti?”
 “Credo di sì” ribatté lei con strana energia “ma oggi non voglio pensarci e cerco solo di divertirmi”
 Emma annuì di rimando e rimase sola con Ginny, osservando l'altra grifona che si allontanava incerta sui tacchi alti, sfoggiando un sorriso splendente sul volto.

*

Emma è un piacere non essere morto e poterti vedere, dimmi sono tanto brutto?" domandò George con voce sottile, cercando di nascondere la paura che gli illuminava il volto con dell'ironia sagace.
 “Oh sta zitto stupido” sussurrò lei, dando una veloce occhiata alla ferita, ripulendola del sangue “Sei sempre bello comunque”
 Il taglio era grave ed Emma sentiva lo sguardo di Lupin sulla sua schiena e il silenzio denso intorno a lei, mentre lo analizzava. Si chinò a guardare il sangue che colava, riconoscendo perfettamente i segni del Sectumsempra e il cuore ebbe un sussulto al pensiero che potesse essere stato Severus ad attaccare George.
 “Emma è una ferita piuttosto complicata da curare” iniziò la signora Weasley “George ha perso molto sangue, lascia che noi...” 
 L'emoor la ignorò, consapevole che nessuno in quella stanza fosse esperto di una maledizione così specifica. Chiuse gli occhi e si mise a a recitare il Vulnera Sanentur, con intensità e concentrazione, lasciando completamente ammutoliti tutti i presenti e non si fermò nemmeno un istante, vibrando per lo sforzo di rimanere focalizzata, fino a quando la mano di Lupin non le strinse delicatamente la spalla per attirare la sua attenzione.
 “Emma.” sussurrò il mannaro con stupore “Ha smesso di sanguinare.”
 La ragazza si azzardò ad aprire gli occhi e sospirò di sollievo nel vedere che aveva effettivamente funzionato. Intorno a lei erano ancora tutti in silenzio e si accorse che erano arrivati anche Bill e Fleur, mentre Fred invece, seduto accanto alla testa del gemello, era ancora pallido come la morte, gli occhi fissi sul suo volto del fratello, l'espressione contratta.
 “Come ti senti Georgie?” chiese con apprensione.
 “Mi sento Romano” rispose lui con voce secca.
 Fred alzò lo sguardo confuso, guardando Emma in cerca di risposte.
 “Gli è successo qualcosa? Ha subito un danno al cervello?” chiese agitato e l'emoor pressò le labbra confusa, cercando di pensare a cosa potesse essere andato storto nel processo di guarigione.
“Ma no Freddie” gracchiò George “Mi sento come un foro romano, capisci? Un foro: non ho l'orecchio, c'è un buco e questo mi rende romano.”
 Ci fu un momento di cristallizzato sconcerto per quella battuta assurda, in cui Fred guardò l'altro con occhi sgranati ed Emma sentì i muscoli distendersi.
 “Weasley questa sì che è una pessima battuta” lo prese in giro con dolcezza.
 “Ora sarò anche il più divertente dei due oltre che il più bello” ribatté Fred, ancora perplesso, ma evidentemente sollevato.

 “È stato Piton a colpire George”
 Emma trasalì e si girò di scatto, mentre le parole di Bill cadevano pesanti come macigni e aleggiavano nel salotto senza che nessuno avesse la forza di aggiungere altro. Rimase bloccata solo un istante, lasciandosi colare addosso il dolore e lo sconforto, il volto contratto in un'espressione neutra, ma poi avvertì la mano di Ginny che le si poggiava sulla spalla, in segno di affetto e riprese a respirare.
 Inghiottì un groppo di saliva e rimboccò le coperte a George, mentre tutti si guardavano con sgomento, pulì di nuovo la ferita del gemello e appellò uno straccio con dell'acqua, da mettergli sulla fronte, sorridendogli lieve.
 “E Malocchio è morto” aggiunse Bill e il silenzio e lo sbigottimento dei presenti divenne bruciante, mentre il gelo cadeva nella stanza.
 “Come?” domandò Harry, pallido, l'espressione di chi si sentiva colpevole stampata in volta “In che senso è morto?”

*

“Stai davvero bene?” chiese Ginny.
 “Sì e tu?” ribatté Emma.
“Io bene”
 “Hai parlato con Harry?”
 “Ci siamo baciati”
 “Oh!” fece stupita l'emoor “Beh piuttosto esplicativo.”
 “Ron ci ha interrotto” ribatté la rossa con un sorriso triste.
“Un classico” fece Emma di rimando “se posso permettermi però, meglio Ron che Lucius Malfoy”
 Ginny parve pensarci per un istante e rise divertita. 
 “In effetti. Dieci a zero per te Emma, Pluffa al centro.”
Rimasero qualche istante in silenzio entrambe, osservando Bill e Fleur che raggianti salutavano i loro invitati. Erano luminosi, allegri, un attimo di felicità che illuminava la giornata. Lei elegantissima nel vestito grigio perla, i lunghi capelli biondi finemente intrecciati con la tiara che le aveva dato Molly, lui tanto felice che le cicatrici sul volto parevano solo dei graffi lievi. Erano belli. Innamorati.
“Non pensarci” le disse Ginny.
 “A cosa?” mormorò l'emoor.
 “A come potrebbe essere se Malfoy fosse qui.”
“Non ci stavo pensando”
 La rossa strinse appena le labbra, lanciandole un'occhiata bieca.
 “Non mentirmi, non serve con me. Se non ci stavi pensando, ci saresti arrivata tra una manciata di secondi. E va bene così. Anche io sto pensando a come sarebbe se non fossimo in guerra e soprattutto se Harry fosse Harry e non, beh mio cugino Barney.”
 Fu il turno della Corvonero a ridere di gusto. Harry presenziava al matrimonio grazie alla pozione Polisucco e aveva assunto l'aspetto di un Babbano rosso di capelli del paese vicino. Lo avevano presentato come un cugino dei Weasley a tutti gli altri invitati ed Emma riusciva a riconoscerlo solo a causa del suo sguardo assorto.
 “Ok, ricevuto.” rise l'emoor.
 “Quindi?” insistette Ginny “A che pensi?”
 “Penso solo che sarebbe bello, no?” mormorò Emma “Se tutto fosse già concluso, la guerra finita e il nostro problema fosse solo appartenere a Serpeverde o a Grifondoro”
 “Beh perché tutto finisca deve prima iniziare.” disse l'amica.
“Una cosa del genere” assentì l'emoor “Come sei profonda”
 “Cerchiamo solo di vincere la guerra, così che possiamo avere finalmente la nostra uscita a quattro” concluse la rossa con un mezzo sorriso amaro, lanciandole uno sguardo.
 “Mi sembra un buon motivo per battere Voldemort” annuì Emma “Possiamo andare da lui e dirgli: scusaci Tom, nulla di personale, ma abbiamo un'uscita a quattro da organizzare e tu ci hai scombinato decisamente i piani”
 La Grifondoro strinse le labbra di rimando, cercando di trattenere la risata in arrivo, ma non ci riuscì e l'emoor la imitò senza freni.

*

Mundugus si è spaventato e si è smaterializzato, Malocchio ha cercato di trattenerlo ed è stato colpito” mormorò Bill ed Emma arricciò il naso in un'espressione infastidita: Mundungus Fletcher non le era mai andato a genio.  
 Non aveva mai davvero capito perché l'Ordine si ostinasse a tenerlo nelle sue file, così come i Corvonero facevano con l'odioso Richard Done a Hogwarts.
 Ci fu un lungo momento di silenzio in cui la ragazza riuscì a visualizzare la faccia storta dell'ex professore, con il suo occhio magico. In realtà lei non aveva conosciuto il vero Malocchio e in quel momento se ne dispiacque sinceramente. 
 Bagnò un pezzo di stoffa che Fleur le porgeva e pulì nuovamente con cura la ferita di George, tenendogli una mano con quella libera. Il gemello cercava di recuperare forze e teneva gli occhi serrati, Fred seduto accanto. Emma provava a dargli un po' di silenzioso conforto come poteva.
 “Non può essere morto” sbottò Harry, spezzando la calma, era furibondo, gli occhi lucidi di rabbia, Emma lo percepiva attraverso la connessione.
 “Togliti dalla testa che sia colpa tua se Malocchio è morto” intervenne, seria.
 “Ma è così”  ribatté arrabbiato il ragazzo “erano lì per portare in salvo me”
 “E il piano è riuscito” fece notare l'emoor, sotto lo sguardo attento di Ginny, Hermione e Ron, che li osservavano pronti a scattare.
“Ma Malocchio è morto” gridò il ragazzo, ed Emma si alzò in piedi per fronteggiarlo, senza però scostarsi troppo dal fianco di George. 
 “Portarti in salvo era precisamente quello che dovevano fare, Potter” disse secca “Malocchio lo sapeva. Tutti lo sapevano. Non so se ti rendi conto che la salvezza del mondo magico dipende dal fatto che tu rimanga vivo”
 “Non mi importa. Non voglio che vi sacrifichiate per me. Malocchio è morto perché il piano riuscisse, quindi è morto per colpa mia” ribatté il ragazzo, amaro.
 “La tua colpa è pari alla mia colpa per l'orecchio di George” ribatté gelida lei e calò un silenzio strano a quelle parole, imbarazzato, sia tra loro che tra gli adulti lì accanto, che la guardarono colpevoli e dispiaciuti. Remus fece un passo verso l'emoor, ma Harry ruppe l'imbarazzo annuendo con fare arreso.
 “D'accordo, Emma. Hai ragione, ho capito, non è colpa mia” ammise.

*

“Posso chiederti un ballo?” domandò una voce alle sue spalle.
 L'emoor si voltò, distogliendo lo sguardo dal Luna che ondeggiava in una buffa danza, affiancata dal padre e si trovò a faccia a faccia con un ragazzo posato, lo sguardo luminoso e un sorriso gentile. Era alto e bello, con capelli castani e occhi chiarissimi.
 “Oh, Godric! Gabriel!” trillò sorpresa, sinceramente contenta.
 “In carne ed ossa” scherzò il francese.
 “Non mi aspettavo di trovarti qui.”
 “Ero compagno di scuola di Fleur, ricordi?” le disse lui, con un'espressione strana stampata in volto, probabilmente riferendosi ai tempi del Torneo Tre maghi e alla loro goffa relazione acerba.
 “Ricordo” annuì l'emoor.
 “Quindi questo ballo?” la esortò lui, affabile.
 Emma gli sorrise, allegra, afferrando la mano che le porgeva e facendosi trasportare fino alla pista. La presa del francese era gentile, ma decisa e come ricordava era un ottimo ballerino.
“Come stai?” domandò quando si ritrovarono a volteggiare in pista.
 “Bene.” rispose lui con tono affabile, una mano ferma sulla schiena di lei “Ho cominciato a studiare per diventare Medimago”
 “Davvero?” si illuminò l'emoor e il francese le fece fare una piroetta, mentre annuiva in risposta.
 “Fleur mi ha raccontato che qui invece non ve la passate altrettanto bene. Sbaglio o sta per succedere il finimondo?”
L'emoor si strinse nelle spalle con un mezzo sospiro affranto. 
“Non è un bel periodo, confermo”
 “Mi ha anche detto di Bill, delle ferite e che sei stata tu a salvarlo”
 “Oh, beh sì, pura fortuna in realtà” minimizzò lei, già abbastanza imbarazzata per l'eccessiva gratitudine che la ragazza continuava a dimostrarle, ogni volta che poteva.
 Il francese parve percepire il suo imbarazzo, perché da perfetto conversatore cambiò discorso con leggerezza, facendole un sorriso.
 “Hai ancora degli amici gelosi pronti a picchiarmi?”
 “Di peggio, ho un ragazzo ora” ridacchiò lei e lui parve sorpreso e girò lo sguardo tutt'intorno leggermente teso.
 “Ti puoi rilassare, non è qui” fece Emma, trattenendo appena una buffa smorfia “E anche se lo fosse non avrebbe da ridire per un ballo con un caro amico” aggiunse, osservando gli occhi chiari di lui.
 Gabriel era bello, posato e gentile. Era anche intelligente e in passato Emma, nella sua breve relazione con lui, lo aveva scoperto come una persona attenta e affettuosa. Il tempo passato distanti gli aveva inoltre giovato, rendendolo un giovane uomo piacente e maturo, pur con lo stesso sorriso luminoso che aveva da ragazzo e che aveva colpito l'emoor. Tra le sue braccia, volteggiando con leggerezza a tempo di musica, una volta di più la Corvonero si chiese perché le cose non potessero essere più facili.
Perché la relazione tra lei e Tullier non poteva semplicemente funzionare?
Sarebbe stato bello, un sollievo, forse, e riusciva a immaginarsi mentre conversava amabilmente sul portico di qualche casa in Provenza, stringendo lui la mano con dolcezza. Lei e Gabriel avevano interessi in comune, avrebbero potuto vivere una vita semplice, sicura, luminosa, scandita da poesie francesi mormorate a mezza voce, in stanze chiare profumate di lavanda e limone.
 Eppure Gabriel, pur con tutte le sue indubbie qualità, non era Draco e questo Emma non poteva dimenticarlo. Anzi, il ricordo degli occhi grigi del Serpeverde, dei suoi baci disperati e della stretta delicata delle sue braccia intorno alla sua vita, la distrassero per un istante e venne quasi colta di sorpresa quando Gabriel le fece fare un'ultima piroetta, posandole un bacio cortese sulla guancia sinistra.
 “È stato davvero un piacere, Emma, ma non voglio sequestrarti tutto il tempo” le sorrise lui, gentile.
 “Il piacere è stato tutto mio” ribatté l'emoor, stringendogli affettuosamente la mano e concedendogli un leggero inchino.
 Fermarono il loro ballo dopo un'ultima piroetta e voltandosi, scorsero al centro della pista Hermione danzare con Viktor Krum. Gabriel inarcò un sopracciglio stupito quanto lei a quella vista.
 “Allora è una vera e propria rimpatriata del Torneo Tre Maghi” rise sincero “manca solo Potter.”
 Anche l'emoor stese un sorriso, sentendo però il cuore farsi più pesante, perché in fondo non mancava solo Harry, in realtà presente, ma anche Cedric Diggory e l'immagine del corpo rigido del ragazzo che cadeva a terra le attraversò la mente con dolore.
 “Già” rispose mesta, mentre uno strano senso di allerta le stringeva lo stomaco “vuoi scusarmi?”
 Gabriel le lasciò la mano con fare cortese e subito l'emoor si allontanò da lui, a passo svelto, guardandosi intorno.

*

Emma lanciò un ultimo sguardo alla sua immagine nello specchio, sorridendo. Pur senza l'aiuto di Lilith e Carmen le sembrava di aver fatto un buon lavoro.
 Indossava un bellissimo vestito rosa pallido, semplice e leggero, che la fasciava sul busto in maniera elegante, lasciandole la schiena scoperta in una profonda scollatura e risaltando le forme appena accennate senza essere volgare. 
 Per il matrimonio sarebbe andato più che bene. Provò a immaginare come l'avrebbe guardata Malfoy se l'avesse vista in quel momento e riuscì a visualizzare il suo sguardo grigio che si illuminava di malizia, il sorriso sghembo che nascondeva appena lo stupore.
 “Stai molto bene.”
 L'emoor si voltò, trovando Severus che la osservava con una luce vagamente orgogliosa nello sguardo, appoggiato all'ingresso della sua stanza.
 “Grazie Sev” mormorò lei, lisciandosi un'ultima volta la gonna.
 Rimase ancora qualche istante a rimirarsi, poi si infilò in bagno si svestì, si mise dei calzoncini corti e una maglietta semplice in cotone e tornò in camera, mettendo il vestito rosa in valigia con molta attenzione, per non rischiare di stropicciarlo. 
 Si guardò intorno accigliata, per essere sicura di non aver dimenticato nulla, afferrò la bacchetta e si voltò verso il tutore che, ancora fermo sulla porta della sua stanza, la guardava ansioso, in attesa.
 “Io vado allora” disse l'emoor con leggerezza e lui annuì in risposta, tentando di stirare un sorriso, senza davvero riuscirci.
 “D'accordo” disse roco, con voce bassa e nervosa.
 “Non ti preoccupare Severus, andrà bene.” lo confortò lei con distacco, senza guardarlo in volto “Starò alla Tana solo una settimana e poi torno.”
 “Ho solo una strana sensazione”
 Emma sospirò “Non è nulla”
 Allungò una mano e gli strinse la spalla, come era solito fare lui per tranquillizzarla e mentre lo faceva sorrise tra sé di quello strano cambio di ruoli, poi a testa alta si avviò verso la porta sicura di sé.

*

Lilith era luminosa quando si affiancò all'emoor senza che lei se ne accorgesse. Aveva le guance arrossate dal sole, un sorriso sereno sul volto incorniciato dal caschetto e un calice nella mano sinistra
“Stai cercando la tua ombra?” chiese la biondina e l'emoor trasalì.
 “Oh, Lilith scusami. Mi hai spaventata” ribatté.
“Avevi un'espressione terribile"
 “Non è nulla, ho una una strana sensazione” ammise l'altra con un sospiro, lo sguardo che si muoveva attento.
 Hermione era ancora al centro della pista e ballava con aria raggiante insieme al bulgaro, sotto lo sguardo estremamente contrariato di Ron che la osservava imbronciato da bordo pista. 
 Ginny e Luna stavano chiacchierando allegramente a un tavolo in disparte, mentre Bill e Fleur dondolavano stretti l'un con l'altra al centro della scena, osservandosi innamorati, i volti vicini. 
 C'erano anche i signori Weasley che intrattenevano gli ospiti con ampi sorrisi e Fred e George che parlavano al limitare del giardino insieme a due ragazzi che Emma non aveva mai visto, più tantissimi altri invitati di cui non conosceva nemmeno il nome, ma che sembravano tutti divertirsi privi di angosce.
“Emma ti prego” la rimbeccò Lilith con uno sguardo dolce “almeno per oggi, che sei lontana dal pipistrello e da tutti i problemi, cerca di goderti la giornata. Io sto provando di farlo. Godric, siamo a un matrimonio, il trionfo dell'amore e stiamo tutti bene”
 Emma annuì, inghiottendo un groppo di saliva e prese respiro.    
“Scusami, hai ragione. È che non è facile” ammise “Ho molti pensieri e mi sembra che ci stiano sfuggendo così tanti dettagli”
“Lo so” disse Lilith, afferrandole una mano “ma devi provarci ok? Ci stiamo provando tutti. Oggi è un'ottima giornata per divertirsi. Siamo in sicurezza e tra i maghi. Persino Hermione sembra essersi lasciata andare, finalmente.”
La musica invadeva allegra il giardino, tra risate e convenevoli, Emma fece un ennesimo sospiro e cercò di rilassarsi.
 “Sono contenta che tu sia qui” disse all'amica.
 “Anche io e non so se te ne sei accorta, ma questo è il primo evento a cui io e Fred possiamo partecipare insieme e ti dirò, mi piace essere la signora Weasley” disse la biondina e l'emoor sorrise sincera, mentre osservava la faccia esageratamente soddisfatta dell'altra, sorvolando su quanto fosse strana quell'affermazione e cercando di non immaginare Lilith con gli abiti della madre di Ron.
 “Sono felice per te Lils.”
 “Non pensare che io non abbia visto come ti guardava Tullier” 
“Perché come mi guardava?” chiese Emma arresa.
 “Con occhi molto grandi e dolci. Pensaci Emma è un ragazzo affascinante, dovresti prenderlo in considerazione.”
 “Lilith io ho un ragazzo.” ribatté secca l'emoor e l'altra inarcò un sopracciglio palesemente contrariata.
“Ma davvero? Non sai nemmeno dove sia. Sono passati due mesi e non ti ha fatto sapere nulla, nemmeno una lettera o una parola”
 “Io non credo che lui possa...”
 “Ed è un Serpeverde, Emma.” la interruppe l'altra “Dovrebbe bastarti questo. Non ti potevi aspettare nulla di diverso. Se non ti ha scritto vuol dire che sta bene e tu non puoi aspettarlo per sempre. Siamo in guerra e siete in due fazioni opposte, come credi...”
 “Lilith” la ammonì secca l'emoor “adesso basta”
L'altra roteò gli occhi al cielo. Avevano avuto quella discussione molte volte in quei giorni ed Emma non si era smossa dalla sua posizione. Sapeva che l'amica lo faceva per lei, ma sapeva anche che Lilith era poco obiettiva dato che ai suoi occhi Malfoy rappresentava il prototipo del peggior ragazzo possibile e avrebbe preferito saperla al fianco di chiunque altro. Lei però era di un altro avviso.
Lilith, tra tutti i suoi amici, nonostante i buoni propositi, incarnava infatti a perfezione la visione classica e un po' ottusa del mondo magico. Dove Serpeverde significava per forza cattivo e tutto era o bianco o nero, in maniera netta. Draco Malfoy, per la biondina, rappresentava in modo lampante un'anima nera ed Emma capiva il suo tentativo di proteggerla e metterla in guardia, ma non voleva cedervi. Voleva che le sue scelte fossero sue e che i suoi amici, Lilith compresa, le rispettassero, pur non condividendole.
 “Anche gli altri emoor sono di Serpeverde, Lils” disse pacata “e anche Daphne e Blaise”
“Loro sono delle eccezioni”
 “Sono parecchie eccezioni”
L'altra Corvonero sbuffò appena, scuotendo il caschetto chiaro.
“Va bene, ok. Hai ragione.” si arrese “Aspetta pure la serpe all'infinito, fai come credi: hai il mio appoggio totale, ma io voglio vederti felice, d'accordo? Non mi piace che tu stia qui con questa aria rabbuiata durante una festa. Quindi fammi un sorriso e accompagnami in pista. Ho voglia di ballare con Fred e sono certa che George sarà felice di farti da cavaliere” disse allegra e l'emoor ruotò di nuovo la testa, guardandosi intorno e cercando di scacciare la sensazione che qualcosa stesse per andare storto, ma assentì.
“Va bene Bitterblue, ma solo per un ballo, poi ti riconsegno a Fred”
 L'altra annuì raggiante, piena di gioia, afferrandole la mano.
 “D'accordo. Uno solo ballo. Sai, sarebbe bello se tu ti innamorassi di George, faremmo un sacco di uscite divertenti noi quattro”
 “Lilith” sibilò Emma.
 “Va bene, va bene!” rise lei. 
 Arrivarono al centro della pista e si misero a ballare in modo scomposto, divertite da quel gioco inaspettato ed Emma sentì un fiotto di gratitudine verso l'amica e la sua raggiante leggerezza.
Fece l'ennesimo giro su sé stessa, la gonna che si gonfiava scenografica intorno al corpo magro e quasi inciampò, facendo ridere l'amica, seguendo le note disordinate e ammalianti della musica che invadeva il grande tendone bianco.
 Fu allora che la sensazione di pericolo le chiuse di nuovo lo stomaco e la fece bloccare in mezzo alla pista da ballo togliendole il fiato. 
 Emma si guardò intorno allarmata, tenendo a bada il panico e individuò subito Harry, i capelli ricci e rossi e il volto lentigginoso dati dalla pozione Polisucco che lo rendevano irriconoscibile, se non fosse stato per quello sguardo, tanto concentrato quanto distratto, che lei avrebbe riconosciuto ovunque.
 La collana che portava al collo prese a bruciare in allarme, l'emoor sentì un tuffo al cuore e non dovette nemmeno abbassare lo sguardo a leggere il messaggio per sapere che qualcosa non andava.
 Il gelo improvviso si sparse sulla folla e fermò i balli degli invitati. Anche Lilith impallidì leggermente e la squadrò attenta, intuendo il pericolo dalla sua espressione, gli occhi scuri velati di tensione, la mano già pronta sulla bacchetta nascosta nelle pieghe del vestito.
 “Emma...” sussurrò, ma non riuscì ad aggiungere altro, perché al centro della pista apparve un Patronus a forma di lince che parlò con la voce profonda di Kingsley.
 “Il Ministero è caduto. Stanno arrivando”
E il mondo si capovolse in un solo istante.

*Angolo Autrice*

Ciao Lettori! Come state?
Capitolo molto intenso e lungo, che cosa ne dite?
Ho diviso il capitolo nettamente nelle due sfere di preoccupazione di Emma, portandola da un lato a Spinner's End, dove affronta Severus e tutte le implicazioni della loro situazione e dell'altro l'Ordine, dove le preoccupazioni sono tutte intorno ad Harry. 
Mi è piaciuto in questo caso usare i FlashBack perché volevo dare un po' la sensazione altalenante di passare da un eccesso all'altro nei pensieri dell'emoor che è piuttosto fragile e sballottata dagli eventi, nonostante, bisogna ammetterlo, si stia comportando in maniera, a mio parere, davvero impeccabile. 

Punti/Spunti: 
. Severus: Ho a lungo pensato a come avrebbero reagito Emma e Severus una volta di fronte. Ho immaginato che questo momento di calma e silenzio imposto fosse necessario e lasciato che maturassero in pace i loro sentimenti. Piton è sicuramente più spezzato della ragazza, ma forse perché più consapevole del quadro generale e perché davvero non si aspettava di rivederla. Emma in fondo ancora annaspa nel tentativo di capire il tutore e la sua posizione. Mi piace tuttavia che la separazione tra i due non riesca ad essere netta, nonostante ci mettano entrambi dell'impegno, così come adoro il ribaltamento di ruoli dove è quasi l'emoor a confortare il tutore. 
. Mangiamorte: Ho voluto subito inserire la loro presenza perché che ci piaccia o no Piton è un Mangiamorte, anzi, il braccio destro di Voldemort ed Emma se vuole sopravvivere ( come dimostra poi ) deve scendere velocemente a patti con la situazione e accettarla. Ho scelto di confrontarla subito con Dolohov per renderla immediatamente combattiva. 
. George: Trovo tragico che sia stato proprio Severus a ferire George. Indirettamente è stato un po' come ferire Emma e ampliare il divario tra loro. Che fosse Emma a curare il gemello, visto anche quel che era successo con Draco, mi è subito sembrata l'unica scelta possibile. 
. I 7 potter: Volevo dare tensione al momento, ma anche distacco, Emma si ritrova coinvolta a causa della connessione, ma è preoccupata anche per Severus, che immagina sarà presente e allo stesso tempo cerca di mostrarsi forte per Ginny. L'emoor si ritrova forse per la prima volta a rendersi conto quanto sia scomodo il suo ruolo di mezzo e a soffrirne. Anche se Remus e Ginny le si stringono subito vicino. 
. Matrimonio: ho cercato di mettere un po' di dolcezza e speranza nelle immagini del matrimonio, pur dovendo velare tutto di amarezza che fa presagire come andrà. Da qui la scelta di Hermione spensierata, le battute di Ginny sull'uscita a 4 saltata per Voldemort, o Lilith che cerca di spronare l'amica a divertirsi. Come sappiamo la felicità dura poco e la preoccupazione di Emma ha ragione di esserci. 
. Gabriel: Il francese è un personaggio a cui sono affezionata e che sapevo avrei ritirato fuori, in fondo è sempre stata una figura positiva nei ricordi di Emma e il matrimonio era il momento migliore. Ricordando anche Cedric e il tempo del Torneo Tre Maghi, fa sorridere amaramente come i problemi che al tempo sembravano insormontabili, siano in realtà piccoli rispetto a quanto sono complicati quelli attuali. 
. Draco: Emma e il Serpeverde non si sono ancora visti. Credo che l'angoscia che prova la ragazza sia perfettamente comprensibile. Draco era sconvolto l'ultima volta che si sono visti ed Emma sa che viene torturato al Manor, non vorrei mai essere nei suoi panni. 

Fatemi sapere che ne pensate. 
Mi spiace avervi lasciato in sospeso proprio sul più bello. 
Vi ringrazio come sempre per le numerose recensioni e i vostri pareri. 
Grazie mille.
Vi

  
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