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Autore: evil 65    06/03/2021    11 recensioni
Sono passati tre anni dalla sconfitta di King Ghidorah.
Ormai a capo degli Avengers, Peter Parker cerca di guidare la prossima generazione di eroi verso il futuro, mentre sempre più superumani cominciano a comparire in tutto il mondo.
A diversi anni luce di distanza, Carol Danvers riceve una trasmissione di emergenza dal pianeta Exif, proprio mentre Norman Osborn annuncia la creazione di una nuova arma il cui scopo sarebbe quello di proteggere la Terra dalle minacce aliene.
Al contempo, Wanda Maximoff e Stephen Strange si recano nei pressi della città natale di Capitan Marvel, Harpswell, dove sembra stiano accadendo diversi fenomeni paranormali…
( Sequel di Avengers - The King of Terror )
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Danvers/Captain Marvel, Doctor Stephen Strange, Peter Parker/Spider-Man, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers Assemble'
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Eccovi un nuovissimo capitolo! Vi auguro una buona lettura.



Capitolo 2

A molti anni luce di distanza dalla Terra…
 
“L’inferno è quando sei teso e il paradiso quando sei rilassato.”
Mentre rammentava quella citazione, Carol Danvers non potè che ritrovarsi d’accordo con le parole di Osho Rajneesh.
Gemette con un sorriso, e distese il corpo mezzo nudo sul lettino abbronzante.
Quanto tempo era passato dall’ultima volta che si era concessa un momento di riposto dai combattimenti e dalle operazioni di salvataggio interplanetarie?
“Troppo” concluse, mentre si rigirava sulla schiena per accogliere i raggi X-tonici che attraversavano la cupola in vetro spessa tre metri emmezzo del pianeta benessere Midnight.
Il suo corpo aveva già cominciato ad abbronzarsi, ma la donna dubitava che sarebbe riuscita a finire la tintarella. Conoscendo la sua fortuna, avrebbe presto ricevuto una chiamata di soccorso proveniente da qualche nave nei paraggi, o forse da un insediamento poco distante dal pianeta.
Ma per il momento - anche se solo per qualche ora - si sarebbe goduta quella meritata pausa al meglio delle proprie possibilità.
Dopo un altro paio di minuti, aprì lentamente gli occhi ed estrasse il suo com-link personale dalla tasca della tuta, ripiegata accuratamente su lettino affianco.
Digitò un numero e rimase in attesa per qualche secondo. Poi, un ologramma si materializzò al di sopra del dispositivo, raffigurante un ragazzo dai capelli corti capelli castani e dai profondi occhi marroni.
<< Peter, so che sembra assurdo, ma…stai ignorando i miei messaggi? >> chiese Carol con tono apparentemente piacevole.
L’Avenger incrociò ambe le braccia davanti al petto. << Non li ignoro, muso spaziale. Non rispondo intenzionalmente. >>
<< Oh? E posso sapere il perché? >>
Quando il ragazzo rimase in silenzio, Carol strinse gli occhi in un paio di linee sottili.
<< Peter… >>
<< Forse potrei considerare di risponderti se decidessi di tornare sulla Terra >>la interruppe il marito, distogliendo lo sguardo.
La donna sospirò stancamente. << Peter…cosa avevamo detto di questo? >>
Il ragazzo si affrettò a sollevare le mani in segno di resa.
<< Lo so, lo so, ho detto che ti avrei sostenuto sulla questione dello spazio, ma… >>
Abbassò la testa e sembrò calciare qualcosa, anche se era difficile a dirsi a causa della qualità dell’ologramma. Le comunicazioni ad anni luce di distanza non erano mai il massimo.
Dopo qualche attimo di silenzio, Peter tornò a fissare la moglie dritta nei suoi occhi color nocciola.
<< Carol…sono passati sei mesi. So calcolare il tempo dalla crescita quasi impercettibile dei capelli di una donna. È un talento >>
<< Anche contare >> ribattè l’altra con un sorriso divertito.
Malgrado la situazione, anche il ragazzo si ritrovò incapace di trattenere un ghigno di suo. Fu di breve durata, ma la bionda la considerò comunque una piccola vittoria.
<< So che ti ho detto di prenderti tutto il tempo che ti serve… >> continuò l’Avenger << ma chi mai mi da retta? Abbiamo bisogno di te, Carol. C’è un mondo da salvare, quaggiù. >>
<< E ci sono mondi da salvare anche qui, Peter. Mondi che non hanno gli Avengers a proteggerli >>
<< Questo è un colpo basso, e lo sai. Scommetto che lo stai facendo solo per non dover addestrare le nuove reclute! >>
<< Non ho la minima idea di cosa tu stia parlando >> disse la bionda, utilizzando un tono di voce troppo innocente per i gusti dell’arrampica muri.
Entrambi gli Avengers ridacchiarono, ma l’espressione sul volto di Peter si fece improvvisamente più abbattuta.
Carol imprecò mentalmente per essersi fatta cogliere di sorpresa. Aveva sempre avuto difficoltà a resistere ai suoi occhi da cucciolo bastonato.
<< Torna, ti scongiuro. Mi manchi >> sussurrò il ragazzo, sollevando la mano destra come se stesse cercando di toccarla.
La donna sorrise tristemente e incontrò l’ologramma con un dito. << Mi manchi anche tu, Peter. Ma per il momento non mi avvicinerò alla terra più di così. >>
<< Ti ho mai detto che sei il mio eroe? Il mio eroe più potente della terra? >>
<< Peter… >>
Il ragazzo sospirò rassegnato. << Come vuoi. Ma…chiamami se hai bisogno di me, okay? >>
<< Lo farò >> promise Carol.
Rimasero in silenzio per un altro po’, limitandosi a fissarsi l’un l’altro. Era come se nessuno dei due volesse concludere la chiamata per primo.
<< Ti amo >> sbottò Peter, e la bionda dovette reprimere l’ondata di emozioni che cominciò a farsi strada dentro di lei. Dio, quanto le era mancato sentirglielo dire.
Sorrise dolcemente e gli lanciò un baciò.
<< Ti amo anche io, Spider-Boy. >>
L’Avenger gemette. << Pensavo che ormai avessimo messo quel soprannome da parte. >>
<< E perdermi il tuo faccino imbronciato ogni volta che lo uso? Non se ne parla… >>
Non ebbe la possibilità di terminare la frase. Un sonoro bip! scaturì dal comunicatore di emergenza che portava all’orecchio, accompagnato da una luce rossa.
Carol inarcò un sopracciglio e fece partire la trasmissione.
“Per favore…a tutt..le navi in ascol…o…siamo sotto atta…il pianeta Exif ha…ogno di aiuto…ripeto…le navi che sono in ascolto…aiutate…”
Fu a quel punto che il messaggio s’interruppe, a cui seguì il suono familiare di elettricità statica.
<< Problemi in paradiso? >> chiese Peter.
La donna scrollò le spalle.
<< Quando mai non ce ne sono? >> borbottò, mentre si alzava dalla sdraio e cominciava a indossare l’uniforme di Capitan Marvel.
Il maritò le lanciò un sorriso consapevole.
<< Falli neri >>
<< Ti porterò un suvenir >> disse l’altra, prima di chiudere la trasmissione. Al contempo, il suo corpo cominciò a illuminarsi di un’intensa luce dorata, mentre il comunicatore tracciava le coordinate della trasmissione fino alla fonte.
A quanto pare, aveva un nuovo pianeta da salvare.

                                                                                                                        * * *
 
Dalla plancia dello Star Destoryer Chimera dell’Impero, il Grand’Ammiraglio Thrawn osservava il pianeta verde-azzurro sospeso nello spazio.
Quattro navi stavano in volo attorno alla sua orbita, al di sotto di una sua fascia di asteroidi.
Grazie ai suoi anni di addestramento, l’alieno dalla pelle color blu cielo valutò e catalogò automaticamente i mezzi di trasporto, riconoscendo all’istante le caratteristiche tipiche dei mercantili.
Nel giro di pochi minuti sarebbero state tutte differenze puramente accademiche, ma questo i membri del suo equipaggio non potevano ancora saperlo. Il loro comandante supremo era stato molto chiaro a riguardo.
Pigramente, il Grand’Ammiraglio si ritrovò a contemplare tutti gli eventi che avevano portato al realizzarsi di questa operazione.
Da quando era stato ufficialmente riconosciuto dalla Galassia circa quindici anni fa, l’Impero era già riuscito a prendere il controllo di ben dodici pianeti al di fuori della giurisdizione della Nova Corps, ottenendo un accesso praticamente illimitato a tutte quelle risorse necessarie per creare la flotta stellare più potente mai vista.
Al momento, però, solo tre Star Destroyer erano stati scelti per guidare l’invasione di Exif.
La nera plancia scintillante del Chimera era un modello di efficienza, con ispettori e addetti ai monitor che si scambiavano rapidamente le informazioni ricevute dai computer di  puntamento e dalle serie di sensori. Thrawn osservò il tutto con i suoi occhi scarlatti, una figura snella e composta dall’impeccabile uniforme bianca, con le braccia conserte dietro la schiena. Dava l’aria di un individuo che aveva la situazione completamente sotto il suo controllo.
Era una delle ragioni per cui il suo comandante lo aveva scelto per guidare la flotta imperiale. Per questo…e per la sua insaziabile sete di vendetta verso coloro che avevano annientato il suo popolo, i Chiss.
<< Preparate le batterie principali >> ordinò con un tono di voce calmo.
Dopo meno di un minuto, i piccoli Star Destroyer della flotta cominciarono a muoversi in avanti e a puntare i loro turboblaster verso i mercantili.
<< Batterie principali in posizione >> informò il Generale Veers dalla sezione inferiore del ponte.
<< Perfetto >> disse Thrawn, soddisfatto << Dica al Capitano Palleon di  approntare la sua corazzata. Che incenerisca i mercantili e spari un unico colpo alla capitale del pianeta. Una zona disabitata, se possibile. >>
L’ordine fu trasmesso e ricevuto da Gilad Palleon sulla plancia della Fulminatrix, l’enorme corazzata d’assedio di classe Mandator IV al centro della formazione. Su comando dell’uomo, i due massicci cannoni appesi al ventre della nave cominciarono a ruotare lentamente, orientandosi per fare fuoco sul punto caldo della trasmissioni e delle emissioni di energia individuate sui sensori: i mercantili.
Motti, il maresciallo capo di Palleon, scrutava l’oloschermo seguendo l’avanzata dei cannoni con un’espressione vicina all’estasi.
Il Capitano – un ometto dai folti baffi grigi - si accigliò. I suoi uomini avevano metà dei suoi anni e ben poca esperienza militare fuori dai simulatori. L’esperienza non era colpa loro: l’arroganza e l’indisciplina invece sì.
<< Riorentate le batterie superiori. Puntate un unico cannone sulla Capitale >> ordinò << E preparate al lancio la squadriglia di caccia. >>
<< Il Grand’Ammiraglio non ha ordinato si spiegare i caccia >> osservò Motti.
<< Devo spiegarle la differenza tra preparare il lancio e lanciare >> gli chiese Palleon con evidente irritazione. << Esegua subito il mio ordine, maresciallo… >>
<< Capitano! >> chiamò un addetto al puntatore della nave << C’è un oggetto volante non identificato in avvicinamento…e punta dritto verso di noi. >>
Palleon inarcò un sopracciglio a quell’insolita descrizione.
<< Beh…allora identificatelo >> sbottò, quando nessuno degli addetti si mosse per farlo.
Alcuni di loro arrossirono e cominciarono rapidamente ad armeggiare con le apparecchiature di tracciamento.
Il resto dell’equipaggio rimase silenzioso, in attesa.
<< Signore… >> disse lo stesso addetto che aveva parlato poco prima, il volto segnato da un’espressione scioccata << è una persona. >>
Per un attimo, il Capitano Palleon credette di aver sentito male.
<< Cosa!? >>

                                                                                                                          * * *

Volare nello spazio poteva essere spossante sia dal punto di vista fisico che psichico.
Il copro veniva maltratto dalla tensione, dalle accelerazioni e dagli sbalzi di gravità, mentre la necessità di restare concentrati, di occuparsi di più attività in simultanea e di improvvisare davanti a mille problemi poteva mettere dura prova la mente di ogni pilota.
Era al tempo stesso un rompicapo in continua trasformazione e una prova di resistenza, e in caso di fallimento le conseguenze erano fatali.
Ma per individui come Carol Danvers, capaci di resistere alle estreme condizioni dello spazio senza subire i terribili effetti di quell’ambiente inospitale, non c’era niente di meglio che viaggiare a tutta velocità in un mondo in cui la gravità era solo un mito, sospesa tra la luce e l’oscurità.
Quello era il suo mondo, l’unico posto in cui poteva dare libero sfogo al potere che scorreva implacabile dentro di lei. Era il luogo in cui poteva essere se stessa.
La figura illuminata della donna sfrecciò come una cometa tra le navi dell’Impero, fino a fermarsi proprio di fronte alla corazzata di Palleon, frapponendosi tra il mezzo di combattimento e i mercantili sottostanti.
Una trasmissione crepitò dai trasduttori del Chimera.
<< Attenzione, qui è Capitan Marvel, associata della Nova Corps >> disse una voce di donna << Chiedo il permesso di parlare con chi comanda. >>
Thrawn sentì tutti gli sguardi su di lui, ma mantenne un’espressione assolutamente calma.
<< Passatemela >> ordinò con un tono inflessibile della voce.
Dopo qualche secondo, un sonoro bip! annunciò l’inizio della connessione.
<< Qui è il Grand’Ammiraglio Thrawn dell’Impero. Cosa posso fare per lei, Capitano? >>
<< Può cominciare con l’allontanare la vostra flotta dall’orbita planetaria >> fu la fredda risposta di Carol.
Alcuni addetti cominciarono a scrutare il loro comandante con sguardi incerti.
Tutti loro avevano sentito molte volte il nome di Capitan Marvel riecheggiare dalle notizie degli Holo-video. Sapevano di cosa fosse capace quella donna…colei che da sola era considerata uno degli esseri più potenti dell’Universo, capace di annientare un’intera flotta in solitaria.
Eppure, il Grand’Ammiraglio si limitò ad inarcare un elegante sopracciglio.
<< E perché dovrei farlo? Il pianeta Exif non ha alcun rapporto con la Nova Corps, e l’Impero sta operando al di fuori della vostra giurisdizione. In verità, questo quadrante dello spazio non opera all’interno di nessuna forma di governo autorizzata dalla convenzione dei pianeti uniti >> spiegò pazientemente << La mia è un’azione di guerra completamente legale. >>
<< Non ho mai detto che stavo operando per conto della Nova Corps. >>
Thrawn rimase in silenzio per qualche istante. << Quindi, ne deduco che la vostra sia un’azione indipendente. >>
<< Deduzione corretta, Sherlock. >>
<< Perdonatemi, temo che il vostro riferimento mi sia sfuggito. >>
<< Sarò felice di spiegarvelo…non appena avrete allontanato la flotta >> continuò la donna con un inflessione molto più minacciosa della voce.
Ma anche questa volta, il Chiss reagì alle sue parole con uno sguardo di completa apatia.
<< Temo di non poterlo fare, Capitano  >> fu la sua risposta impassibile << Ho l’ordine preciso di prendere il controllo del pianeta entro la fine di questa rotazione. Se cercherete d’impedirmelo…temo che sarò costretto ad agire di conseguenza e considerarvi una nemica dell’Impero. >>
<< È la vostra risposta definitiva? >> chiese Carol.
Sebbene non potesse vederlo, il Grand Ammiraglio annuì inconsciamente. << Non ne riceverete altre. >>
<< Allora vi auguro buona fortuna >> disse la donna, interrompendo la comunicazione. Al contempo, il bagliore che la circondava cominciò a crescere d’intensità.
Thrawn non perse tempo e attivò il comunicatore della tuta. << Capitano Palleon, i cannoni di superficie sono in posizione? >>
<< Carichi e pronti all’uso >> fu la pronta risposta del sottoposto.
Gli occhi rossi del Chiss si posarono sull’ostacolo di fronte a loro.
<< In questo caso…aprite il fuoco. >>

                                                                                                                             * * *
 
Quando il contatore di energia della Fulminatrix raggiunse il massimo, Carol schizzò in avanti grazie ad una spinta di energia cosmica.  Davanti a lei incombeva la massiccia corazzata d’assedio dell’Impero, su cui si levavano i colpi dei cannoni turbolaser che ghermivano la parte superiore dello scafo.
<< Non imparano mai >> commentò la donna, mentre sfiorava la misurata punta cuneiforme della nave militare.
I cannoni della Fulminatrix erano stati progettati per prendere di mira le navi avversarie, ma l’Avenger si muoveva ad velocità molto più alta di quanto i sistemi del mezzo da battaglia potessero prevedere.
Carol fintò e zigzagò sopra lo scafo della nave per farsi un’idea dell’entità dei bersagli. Una volta fatti i calcoli mentali, con un unico passaggio sul lato superiore della Fulminatrix ridusse i molti cannoni in macerie fumanti.
Mentre invertiva la rotta per lanciarsi in un nuovo attaccò, si concesse un sorriso al pensiero dei volti scioccati dei suoi nemici.
A bordo della corazzata, Palleon osservò torvo quell’unico avversario eliminare un cannone dopo l’altro, strappando alla sua nave le difese dorsali.
<< Maledizione! Perché non riusciamo a colpirla?!>> sbraitò Motti, ricevendo un’occhiataccia da parte di Palleon.
<< è un bersaglio troppo piccolo e troppo vicino >> rispose sprezzante << Se continua così…finiremo isolati dal resto della flotta. >>
<< Non riuscirà mai a penetrare la corazza della nave >> disse Motti, scrutando piena di disprezzo la donna in avvicinamento << Nemmeno tutti cannoni della Chimera potrebbero farcela. >>
Palleon si concesse di fantasticare per un attimo su quanto gli sarebbe piaciuto spingere l’aiutante fuori dalla camera stagna opportunamente vicina.
<< Non è quello il suo obbiettivo >> replicò gelido << Sta semplicemente eliminando i cannoni di superficie. Vuole lasciarci senza difese. >>
Un ologramma di Thrawn gli si materializzerò davanti.
<< Capitano Paellon, avete il permesso di spiegare i caccia >> disse con quel suo tono di voce assolutamente calmo.
Palleon si concesse un momento di sollievo.
<< Sarà fatto, Signore. >>

                                                                                                                         * * *
 
Vi fu un’altra esplosione nel vuoto dello spazio, seguita dai frammenti di un cannone che schizzavano attorno alla nave.
Carol sorrise e continuò la sua corsa a tutta velocità.
Un tempo avrebbe semplicemente cercato di perforare lo scafo della nave e ridurla ad un cumulo di cenere fumante…ma dopo lo scontro con Ghidorah aveva sempre fatto del suo meglio per ridurre al minimo le perdite durante uno scontro. Aveva già visto troppo morte.
Al momento, il suo unico obbiettivo era quello di rendere inutile gli armamenti della nave e costringerla a ritirarsi.
“Bene, è rimasto un solo cannone” pensò soddisfatta, notando l’ultimo turbo-blaster che spiccava sulla superficie della corazzata.
All’improvviso, parte della nave cominciò ad aprirsi in due. Da quella sezione del velivolo cominciarono a fuoriuscire delle piccole navi dalla forma piuttosto bizzarra.
Sembravano quasi delle sfere lucenti a cui erano state attaccate dei paraorecchi di metallo.
<< Beh…questo complica le cose >> commentò la bionda, mentre sferzava di lato per evitare di essere investita. 
Decine di caccia sciamarono intono alla corazzata d’assedio, ma solo tre deviarono dalla rotta iniziale per seguire Carol sul lato superiore della nave.
Il suo istintivo moto di sollievo si tramutò presto in determinazione, poiché un’altra squadriglia la attaccò frontalmente.
Rollò leggermente di lato per avere un angolazione migliore, ma il capo pilota dei caccia aveva previsto la sua mossa: tre navette si stavano avvicinando su di lei da sotto e cominciarono a spararle a raffica.
Fu così che Carol si ritrovò coinvolta in un veloce susseguirsi di schivate e colpi fotonici.
Lo spazio attorno a lei divenne un vero e proprio campo di battaglia. Esplosioni e schegge metalliche schizzarono da ogni parte, trasformando quel quadrante dell’orbita planetaria in un cumulo di polvere stellare.
L’Avenger riuscì ad evitare la maggior parte dei colpi laser con grande maestria, ma ogni tanto capitava che un proiettile riuscisse ad investirla, frenandone l’avanzata e costringendola a mutare strategia di volo.
La donna non fu certo da meno e riuscì a demolire la maggior parte della prima ondata in poco tempo, ma i caccia continuavano a fuoriuscire dalla nave. Sembravano non avere fine!
Strinse i denti e continuò a bersagliare i suoi nemici con precisione militare.
Non volevano ritirarsi? Allora avrebbe offerto loro una battaglia indimenticabile!

                                                                                                                           * * *

Sulla plancia della Chimera, Thrawn osservava le minuscole sagome dei caccia piroettare e scomparire all’interno dell’oloproiettore. Lo affascinava sempre la bellezza di una battaglia ridotta a un balletto di angoli e vettori. A quella distanza sembrava un geometrico esercizio statistico, incruento e in continua trasformazione.
I comandanti si lasciavano ipnotizzare da quella che, Thrawn lo sapeva bene, era solo un’illusione. La fuorì stavano morendo piloti, uomini sotto il suo comando. Meno tempo passavano lassù, più ne sarebbero tornati a casa.
<< Cannoni da puntamento carichi? >> chiese con tono impassibile.
<< Carichi e pronti, Signore >> rispose Piett << Innesco di un solo reattore, come da voi ordinato >>
<< Allora fate fuoco. >>
Pochi secondi dopo, la Chimera gli sussultò sotto i piedi tra i ruggiti degli enormi cannoni anteriori.
Erano uno dei più grandi successi raggiunti da questa flotta e facevano uso di un tipo di energia molto particolare. Un progettato specificatamente ideato per combattere avversari come quello che avevano appena puntato. Restava solo da vedere se si sarebbero rivelati o meno un fallimento.
Thrawn provò un pizzico di rammarico al pensiero dei piloti che sarebbero morti nel contraccolpo, ma lo seppellì all’istante sotto uno strato di pragmatismo. Allontanare i Caccia avrebbe sicuramente allertato il loro avversario, e questo era qualcosa che non potevano permettersi.
Per quanto fossero potenti, i cannoni del Chimera non erano stati creati per colpire bersagli così piccoli…ecco perché dovevano sfruttare l’effetto sorpresa al massimo. 
I proiettili attraversarono il vuoto dello spazio a gran velocità.
Carol ebbe appena il tempo di sollevare lo sguardo…e venne investita in pieno, assieme alle navette che la stavano inseguendo.
Seguì un immensa esplosione che illuminò la superficie del Fulminatrix, e per un attimo gli schermi della Chimera divennero bianchi.
<< Attivate i visualizzatori >> ordinò Thrawn.
Un operatore deviò il flusso di dati verso uno schermo. Nel mentre, una nube di fuoco ribolliva a poca distanza dalla corazzata, come una nebulosa in miniatura.
Quando cominciò a diradarsi, la figura fluttuante di Capitan Marvel si materializzò al centro del campo di battaglia. Sembrava morta, ma i sistemi del Chimera potevano ancora captare dei segni vitali provenienti dalla donna.
<< Cominciate a cronometrare >> ordinò Thrawn, ed ecco che alcuni addetti iniziarono a misurare l’intervallo di tempo successivo all’esplosione.

                                                                                                                          * * *

Carol Danvers fluttuava nel vuoto dello spazio, circondata dai frammenti dei caccia.
Lo strato di energia cosmica che l’aveva protetta fino a quel momento…era scomparso.
Sentiva disseccarsi gli occhi e le labbra, mentre i polmoni reclamavano aria inesistente. Intorno a sé vedeva solo macerie…e la nave che le aveva sparato.
Vedeva rimpicciolirsi in lontananza i caccia dell’Impero mentre si ritiravano nella corazzata poco distante, e ora stavano puntando i loro cannoni verso il pianeta.
Avrebbe potuto arrendersi, e tutto sarebbe finito. Avrebbe smesso di sentire il dolore insopportabile che aveva cominciato a farsi strada dentro di lei, così simile a quello che aveva provato durante il suo combattimento con Ghidorah.
In quel momento, scorse accanto a sé un’altra luce fluttuante nello spazio tra i detriti. Capì che era il suo com-link, quello che solo un’ora prima aveva usato per contattare Peter.
Il nome di suo marito la riportò alla realtà.
No…non sarebbe morta lì. Il suo cadavere non avrebbe vagato nello spazio come i resti delle navi che aveva abbattuto.
Non sarebbe morta senza prima aver rivisto Peter un’ultima vola. Doveva andare avanti…per lui e per tutti gli abitanti del pianeta sottostante.
Chiuse gli occhi, chinò il capo, mentre cercava di accedere alla forza indomita che si agitava dentro di sé, come se qualcosa l’avesse intrappolata.
Protese i sensi. Lo spazio che la circondava era ingombro dei resti della battaglia, ma ecco che la donna cominciò a percepire brandelli di calda luce composti della stessa energia che l’aveva colpita. Chiese a quell’energia di aiutarla.
Carol aprì gli occhi…e un lampo di luce illuminò l’intero quadrante con la stessa intensità di una supernova.
Gli addetti e i soldati che si trovavano troppo vicini alle vetrate del Fulminatrix furono costretti a coprirsi gli occhi per evitare di essere accecati dall’intensità di quel bagliore.
La nave tremò e il Capitano Palleon si sentì attraversare da un brivido di spiacevole anticipazione.
Poco dopo, la figura splendente di Carol Danvers puntò ambe le mani in direzione della Corazzata.
Seguì un lampo di energia che attraversò lo scafo del velivolo da parte a parte. L’esplosione conseguente proiettò centinaia di detriti fumanti in ogni direzione, alcuni dei quali picchiettarono innocui contro il corpo della donna.
La Fulminatrix tremò sotto i piedi dei suoi occupanti, mentre su tutto il ponte cominciarono a risuonare diversi allarmi.
Palleon dovette afferrare uno dei computer di bordo per mantenersi in equilibrio e afferrò il comunicatore della divisa.
<< Signore…la corazzata ha subito danni pesanti. Non penso che ce la faremo >> urlò, cercando di farsi sentire al di sopra della cacofonia.
La voce del Grande Ammiraglio Thrawn non tardò a farsi sentire.
<< Il vostro sacrificio non sarà per niente, Capitano Palleon >> disse con una dura inflessione della voce <<  Il vostro mondo sarà vendicato. Ve lo garantisco. >>
Palleon chiuse gli occhi, ormai conscio di quale sarebbe stato il suo destino.
Non provò pena per se stesso, bensì per gli uomini che lo avevano servito fino a quel giorno. Aveva vissuto una vita piena…e il suo unico rimpianto era che non sarebbe riuscito a testimoniare il realizzarsi del sogno di Lord Vader. Lo stesso sogno che lo aveva convinto a prendere parte all’iniziativa imperiale.
Ma di una cosa era sicuro: Vader e Thrawn sarebbero riusciti a portarlo a termine…anche senza di lui. Doveva avere fede su questo.
<< È stato un onore servire sotto di voi. >>
<< E per me lo è stato combattere al vostro fianco >> ribattè Thrawn, prima che la connessione cessasse.
Palleon si rimise in piedi e cercò di rimanere dritto nonostante l’instabilità della nave.
Vagamente, udì le grida disperate di Motti, ma scelse di non farci caso. Semplicemente rimase a fissare il pianeta sottostante e sollevò la mano destra in un saluto militare.
<< Lunga vita all’Impero. >>
Fu allora che anche il ponte del Fulminatrix esplose in un vorticare di fiamme.

                                                                                                                          * * *

Sulla plancia della Chimera l’esultanza aveva lasciato il posto ad un silenzio attonito. Thrawn osservò il relitto infuocato della corazzata di Palleon con un’espressione solenne, ma non tradì alcuna emozione.
<< Grand’ammiraglio, Lord Vader si sta mettendo in contatto con noi >> annunciò un’addetta alle comunicazioni.
Thrawn si limitò ad annuire.
<< Eccellente >> le disse << Passatelo direttamente sul ponte. >>
La donna lo fissò sorpresa, ma fece subito come richiesto. Un attimo dopo, un’enorme ologramma si materializzò sulla plancia.
Il volto che aveva appena preso posto nella stanza era un orrore scheletrico nero come la pece. Sembrava quasi un teschio umano.
In realtà, si trattava di una maschera che il suo proprietario aveva accuratamente fabbricato per incutere timore nei suoi nemici. Un vero e proprio tributo a colei che il comandante supremo dell’Impero aveva scelto di servire: la Morte.
Incombeva su Thrawn, trafiggendolo con le sue fiammeggianti lenti rosse.
<< Ebbene? >> chiese Darth Vader con una voce bassa e cavernosa << Quali notizie mi porti, Grand’Ammiraglio? >>
Il Chiss non perse tempo in convenevoli e abbassò rispettosamente il capo. << Tutto procede come avevate previsto, Lord Vader. Il bersaglio ha ingaggiato la flotta e siamo riusciti a testare l’arma senza impedimenti. >>
Sollevò lo sguardo e si concesse un piccolo sorriso. << I risultati superano di gran lunga i parametri previsti. >>
<< Bene >> disse l’altro, mentre il sibilo del suo respiro riecheggiava per tutta la lunghezza del ponte << Ordina alla flotta di ritirarsi, ma restate all’interno del quadrante. >>
<< Sarà fatto, mio signore >> fu la pronta risposta del Grand’Ammiraglio.
Appena un secondo dopo, l’immenso ologramma scomparve in un tripudio di elettricità statica e molti degli addetti rilasciarono sospiri di sollievo.
Thrawn fu l’unico a mantenere un atteggiamento calmo e controllato, e si voltò rapidamente verso la donna che aveva annunciato la chiamata del superiore.
<< Aprite un collegamento con il nemico >> ordinò impassibile.
L’addetta fece come richiesto e il ponte venne subito invaso dal crepitio della corazzata imperiale sul punto di esplodere.
Il Chiss prese un respiro profondo. << Qui è il Grande Ammiraglio Thrawn. Faremo come richiesto e ci allontaneremo subito dall’orbita planetaria >>
<< Una scelta saggia >> fu l’allegra risposta del loro avversario.
Thrawn non si lasciò distrarre da quella palese mancanza di rispetto e attivò subito il comunicatore attaccato all’uniforme.
<< Qui è il Grande Ammiraglio Thrawn che parla. A tutte le navi dell’Impero…seguite la Chimera.>>
 
                                                                                                                            * * *

Carol osservò le navi dell’Impero che saltavano a velocità luce nelle profondità dello spazio, e non potè trattenersi dal sospirare di sollievo.
Sentì un forte mal di testa e per poco non ebbe un capo giro. Fu costretta a fare appello a tutta la forza che aveva in corpo per non lasciarsi cadere verso l’atmosfera del pianeta sottostante.
All’improvviso, un sonoro bip! risuono nelle sue orecchie, indicando una trasmissione in entrata.
La donna attivò il collegamento e venne raggiunta dalla stessa voce che aveva fatto la chiamata di soccorso poco prima.
<< Chi dobbiamo ringraziare per il nostro soccorso? >>
<< Carol Danvers…ma potete chiamarmi Capitan Marvel >> rispose con un piccolo sorriso << E non avete alcun bisogno di ringraziarmi. Ho solo fatto il mio dovere >>
<< Ciononostante, le vostre azioni hanno probabilmente salvato la vita di centinaia del mio popolo >> ribattè la voce << Ditemi, cosa possiamo fare per sdebitarci? >>
Carol esitò.
Il suo primo pensiero fu quello di allontanarsi il più possibile dal pianeta e riprendere le sue pattuglie…ma quell’ultimo colpo – qualunque cosa fosse - l’aveva decisamente sentito. Forse era meglio riposarsi qualche ora e riguadagnare le forze.
<< Avete un letto libero? E qualcosa da mettere sotto i denti non mi dispiacerebbe. >>

                                                                                                                                * * *

Dal ponte dello Star Destoryer Esecutore, fiore all’occhiello della marina imperiale, Darth Vader osservava impassibile il vuoto dello spazio che si stagliava oltre le paratie della nave.
Aveva sempre trovato conforta nella cupa vastità del cosmo, forse perché in parte gli ricordava se stesso: un pozzo nero e senza fine di oscurità.
Nel corso degli ultimi anni, l’animo di Vader era stato macchiato da innumerevoli conquiste, omicidi e massacri che avrebbero potuto tranquillamente competere con quelli dello stesso Thanos. La sua figura era diventata una sorta di monito capace di irretire i cuori dei soldati più coraggiosi e di provocare il panico su un intero pianeta.
I suoi assalti erano rapidi e spietati, e non avevano mai lasciato tempo ai mondi conquistati di offrire una resistenza degna di nota. In poco tempo, aveva creato una delle confederazioni planetarie più vaste della galassia…tutto in preparazione di un momento che attendeva fin da quando era bambino. E quel momento…era finalmente arrivato.
Con un volteggiare del mantello, lasciò la plancia e attraversò con passo marcato i corridoi della nave, diretto verso la sua cabina personale. 
Una volta lì, si sedette sull’unica sedia presente nella stanza, chiuse gli occhi…e attese.
Si sentì avvolgere da una cupa oscurità e la temperatura della cabina cominciò a calare vertiginosamente. Attorno a lui, il mondo sembrò vibrare di tante piccoli sussurri ammassati gli uni agli altri, accompagnati dal distinto suono di qualcosa che ringhiava e strisciava nelle tenebre.
Fu allora che una voce profonda e cavernosa risuonò nelle orecchie dell’uomo.
<< Lord Vader…cosa posso fare per te? >> chiese con un timbro che pareva a metà tra il curioso e il divertito.
Vader mantenne una posizione rilassata. Ormai aveva udito quella cadenza già numerose volte. Lo aveva guidato negli ultimi anni verso un nuovo obbiettivo…e colui a cui apparteneva si era dimostrato sicuramente un alleato pieno di risorse, qualcuno che valeva la pena tenere dalla propria parte…almeno per ora.
<< Tutto procede secondo i nostri piani. La donna ha preso contatto con il pianeta Exif >> rispose impassibile << è arrivato il momento di eseguire la fase due. >>
La VOCE sembrò ronzare in apparente contemplazione. Quando parlò, ad essa si unì una seconda cadenza, più squillante.
<< Contatterò il mio araldo sulla Terra >> gracchiò nell’oscurità, e Vader fu sicuro che il suo proprietario stesse sorridendo << Gioisci, Signore dei Sith…poiché molto presto avremo la nostra vendetta! >>


 
 
 
 
 
 
 

Mi era mancato scrivere di Carol e Peter.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! I vari pezzi cominciano ad allinearsi.
La galassia si prepara alla guerra, e la Terra non sa che presto diventerà nuovamente un campo di battaglia.
Con chi stava parlando Vader? Qual è il suo piano per Carol? Cosa centra il pianeta Exif?
Tutto questo e altro in Avengers – Age of Monsters!
Thrawn e gli altri personaggi non Marvel comparsi in questo capitolo sono tutti provenienti dall’universo di Star Wars. Per chi non lo conoscesse, Thrawn è uno dei cattivi più popolari e intelligenti del fandom, un Grand Ammiraglio che riuscì a guadagnarsi perfino il rispetto di Darth Vader grazie al suo brillante acume tattico.
Nel prossimo capitolo avremo il ritorno degli Avengers e di vecchi volti.

 
 
  
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