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Autore: LadyStone    08/03/2021    2 recensioni
Sono passati diversi anni dagli ultimi fatti di Le Custodi - In Acque Profonde, ma ognuno avrà saputo trovare il suo posto nel mondo? Regnerà davvero la serenità e la pace degli animi?La verità farà di nuovo parte delle loro vite o ancora segreti graveranno sulle loro spalle?
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aries Mu, Cancer DeathMask, Cancer Manigoldo, Gemini Saga, Scorpion Milo
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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“Zio, zio, eccomi!” Axia gli corse in contro felice e sorridente come ogni volta che lo passava a trovare al tredicesimo tempio. “Mamma è dal Grane Sacerdote ed io ho preferito venire qui da te.” Gli stampò un bacio sulla guancia.
Nonostante i suoi cinque anni era molto esile e, quando Saga la teneva in braccio, le sembrava di tenere tra le mani un uccellino, ma quegli occhi blu così profondi lo facevano tremare ogni volta, perché ogni volta che ci specchiava i suoi dentro, non poteva non vedere una parte di sé in lei.
Assomigliava molto a sua madre, ma, osservandola bene, riusciva a vedere molti dei loro tratti, molti suoi lineamenti.
 Sì, suoi, nonostante tutto ne era più che convinto.
Papà e non zio.
Padre e non parente.
Ricordava ancora come se fosse stato ieri la sera in cui Kanon lo aveva invitato a cena e, davanti ad un succulento tiramisù, gli aveva annunciato la gravidanza di Claudia.
“Axel, fratello, stasera non vi abbiamo invitati solo per il gusto della vostra compagnia, ma anche per fare un annuncio importante: Io e Claudia saremo di nuovo genitori.”
Quelle poche parole lo avevano sorpreso e lasciato interdetto allo stesso tempo, tramutandosi in sgomento e rabbia solo qualche giorno dopo, quando ebbe modo di parlare da solo con sua cognata. 
Avrebbe ancora potuto dirle che ore fossero o come erano vestiti entrambi e se sulla scrivania della sala operativa, vuota, ci fossero o no dei faldoni.
“Perché non me lo hai detto?”
“Cosa?”
“lo sai cosa! Che sei incinta”
“Ma se ve lo abbiamo detto un paio di giorni fa e noi stessi lo abbiamo scoperto solo tre giorni prima. Quando avreste voluto saperlo, scusami?!”
“Perché non sei venuta a parlarmene subito, eh?”
Claudia lo aveva guardato di sguincio ed il sorriso, che aveva mantenuto fino a quel momento, era svanito.
“E perché lo avrei dovuto fare? È figlio mio e di Kanon”
“Di quanti mesi sei?”
“Due”
Saga si era fermato un attimo, osservando il calendario da tavolo su una delle scrivanie.
“Allora non è detto che sia di mio fratello.”
Claudia gli si fece sotto con passi lenti e sguardo duro.
“È di tuo fratello. Non ci sono né se né ma. Poco tempo prima che” si fermò un attimo socchiudendo gli occhi “facessimo quella stupidaggine, io e Kanon abbiamo avuto un rapporto non protetto e questo chiude la questione.”
“Forse non ricordi che anche noi non abbiamo usato protezioni. Non” aveva abbassato lo sguardo “non c’era stato modo.”
“Sì, ma tu sei venuto fuori.” La voce di Claudia era bassa e stridula allo stesso tempo.
“La prima volta, ma la seconda, eh? Ricordi che nell’uscire io avevo già cominciato a…”
“Basta!” gli aveva tappato la bocca con una mano.
“No, non è come dici tu. Questo bambino è di Kanon e basta.”
Saga ricordò di averla guardata dolcemente e di averle baciato il palmo della mano, nello spostarla dalla bocca.
“Lo sai che io ti voglio bene, Claudia, come lo si vuole ad una persona cara, ma se questo figlio dovesse essere mio, io non potrò rinunciarvi. È tutto quello che ho sempre desiderato in questa mia nuova vita, non puoi negarmelo.”
A quel punto Claudia era andata su tutte le furie non controllando più il tono della voce, gli sembrava di sentirle ancora risuonare nella sua testa quelle urla.
“Tu! Tu non devi neanche pensarci! Avevamo detto che ci saremmo lasciati tutto alle spalle. Sei stato tu il primo a dirmi che dovevamo tacere! Ed ora? Cosa vorresti fare? Distruggere tutto? E poi come faresti ad accertartene? Perché non puoi montare un casino solo su una supposizione.”
“Ho sentito che esiste un test molto costoso. Si chiama test del DNA e quello non mente.”
“Oh lo conosco anche io, da noi si fa abbastanza facilmente, ma non te lo permetterò mai. Io lo so che è come dico io. Non ho bisogno di prove!” e se n’era andata sbattendo la porta.
“Ma io sì” aveva sussurrato tra sé nella stanza ormai vuota.
Ora, ora che lei era qui con loro da cinque anni, non aveva mai trovato il coraggio di fare ciò che aveva detto. Non lo aveva ad ogni compleanno che Axia compiva, non lo aveva ogni volta che la vedeva seduta sulle ginocchia di suo fratello mentre giocavano al principe e alla principessa, non lo aveva mai trovato quando la vedeva cavalcioni sulle spalle di Axel, indossando l’elmo di Gemini che le copriva tutta la faccia sino alle spalle.
Però il kit se lo era fatto mandare, ed ogni sera lo guardava, chiuso in un cassetto del suo armadio, pensando a come sarebbe se Axia fosse davvero sua figlia, sfiorando l’idea di una sua famiglia, di quel sogno mai realizzato e che ora lo tormentava attraverso gli occhi di quella bambina, che ora attendeva una risposta ad una domanda, che lui non aveva sentito.
“Allora, zio?”
“Cosa piccola?”
Axia sbuffò, annoiata di dover ripetere la sua domanda.
“Ho detto: Posso dormire da te, stasera?”
Saga le diede un bacio sulla guancia, adorava quando potevano passare del tempo da soli.
“Se la mamma dirà di sì, per me va bene.”
Saga non la riuscì a fermare, che la vide correre verso lo studio del Grande Sacerdote e bussare.
Quasi rise nel vederla fare un inchino alla Shirley Temple prima di entrare e vederla poco dopo uscire con Claudia.
“Allora, mi spiegate che urgenza avete?”
“Mamma posso dormire da zio Saga, stanotte?”
Claudia scoppiò a ridere “E questa era la questione di vita e di morte che hai detto a Shion? Sei tremenda! Va bene, ma domattina, dopo colazione subito a casa, ok?”
La bambina annuì felice, saltellando attorno allo zio.
“Allora buona serata Saga” e gli diede una pacca sulla spalla con fare canzonatorio “non sai cosa ti attende!” rise.
Saga rise con lei, poi, quando Axia si allontanò un po’, prese Claudia per un braccio ed attirandola a sé, le sussurrò “Io non mi sono ancora arreso, se è mia voglio saperlo. Ho un kit e, forse, stanotte lo userò”
Lo sguardo di Claudia si incupì.
“Se vuoi la guerra, avrai la guerra, ma non ce ne sarà bisogno. È di Kanon”
Queste parole lo perseguitarono tutto il restante pomeriggio e la notte. 
Un capello, gli serviva solo un capello e avrebbe saputo. Guardò Axia dormire beata sul lato destro del letto. Le accarezzò i capelli, ci sarebbe voluto così poco e staccarne uno. Voleva avere la sua risposta e al contempo voleva mantenere la serenità che si era creato in quegli anni con Axel e Kanon. 
Voleva una sua famiglia, ma gli mancava l’aria al pensiero di perdere ciò che aveva già. Gli sembrava di impazzire, quando un papà sussurrato da sua nipote nel sonno fu illuminante. 
Padre è anche colui che si sacrifica per la serenità e felicità di un figlio.
Lui desiderava con tutto se stesso essere un padre, quello avrebbe voluto essere, così comprese e, indossata la tunica da notte, prese il kit, che teneva nel cassetto più in basso del suo comodino, e lo gettò nella spazzatura, per poi dormire fronte contro fronte ad una delle sue due ragioni di vita.
   
 
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