Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Shadow writer    12/03/2021    2 recensioni
Nate è un ventiquattrenne disilluso e pessimista. Ha un lavoro che odia, vive in una città che non sente sua ed è rimasto intrappolato in un passato che non riesce ad accettare.
Per aiutare un amico, partecipa a una corsa automobilistica, ma questo lo porterà a invischiarsi in qualcosa di più grande di lui.
"«Si dice che tu ti stia facendo un nome in città» commentò Alison, appoggiandosi al bancone di fronte a lui.
Il ragazzo alzò gli occhi dalla bistecca e incrociò quelli civettuoli di lei.
«È stata la mia prima e ultima gara» ribadì, «l'ho già detto a Richie.»
Lei fece schioccare la lingua contro il palato in segno di disappunto.
«Mi hanno riferito che ci sai fare con le auto.»
Nate rise e si sporse verso la ragazza.
«Me la cavo bene con molte cose, Alison» quando pronunciò il suo nome, le appoggiò le dita sotto il mento, costringendola a guardarlo negli occhi, «ma ciò non significa che io sia interessato a tutte queste.»"
Genere: Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





Brutti presagi


 

Mike stava sistemando un gruppo di vecchi vinili in ordine alfabetico, quando sentì la campanella appesa sopra alla porta del negozio tintinnare. Si voltò per accogliere il nuovo potenziale cliente e vide che si trattava di due ragazzi. Li salutò allegramente, poi ritornò a concentrarsi sul proprio compito. Di tanto in tanto, lanciava qualche occhiata fugace alla ragazza che stava consultando la libreria di fronte a lui.

Indossava degli shorts di jeans strappati, con delle calzamaglia nere che lasciavano intravedere le gambe tatuate. Degli anfibi e una giacca di pelle completavano lo stile da rocker e Mike pensò che quella ragazza era proprio il suo genere. Spostò leggermente lo sguardo su un’altra giovane che stava gironzolando per il negozio. Questa portava i lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle, con una corona di fiori che le cingeva la fronte, mentre il suo corpo era fasciato da un abito con una stampa floreale. Mike fece saltare lo sguardo tra la rocker e madre natura e giunse alla conclusione che forse ogni ragazza era il suo genere.

Tornò a concentrarsi sui vinili e quando sentì nuovamente la campanella era talmente concentrato a cercare di ricordare se venisse prima la W o la Y che non alzò neanche gli occhi. 

Sentì dei passi avvicinarsi e cercò di indovinare se si trattasse della rocker o di madre natura. Quale delle due avrebbe preferito? Non riusciva a decidersi, così stabilì che gli piacevano entrambe e si limitò a sollevare il capo per scoprire di quale si trattasse.

«Oh, ciao Jay» disse con disappunto quando riconobbe l’amico.

«Sembri dispiaciuto» constatò Jay squadrandolo.

Mike scosse il capo. «No, sono sorpreso. Cosa ci fai qui? Anzi, dimmi cosa viene prima: la W o la Y?»

«W».

Finalmente finì di sistemare i vinili e dedicò la piena attenzione all’amico.

«Quindi? Cosa ci fai qui?»

«Ho finito prima e ho pensato di passare a prenderti».

Mike lo guardò di sottecchi, ma dovette spostarsi verso la cassa perché due clienti dovevano pagare.

«Non ti credo, amico» commentò mentre frugava sotto il bancone alla ricerca di una borsa di carta. Vi infilò l’acquisto dei due ragazzi e lo tese a loro ritirando i soldi. Quando ebbe finito tutto, tornò a guardare Jay che se ne stava tra gli scaffali con aria imbarazzata. 

«Okay, hai ragione, devo parlarti di una cosa».

Mike sfoderò un sorrisetto di trionfo. Raramente aveva ragione e gli piaceva godersi le poche volte in cui capitava.

«Si tratta di Nate» disse Jay con un sospiro. «Sta di nuovo attraversando un brutto periodo».

Mike si sentì sbiancare. «Quanto brutto?»

L’altro scosse il capo. «Credo che possiamo fermarlo prima che sia troppo tardi. Le cose stanno andando bene tra lui e Alison, dobbiamo solo incoraggiarlo e assicurarci che stia bene».

Mike fece un cenno di assenso, ma dovette tornare verso la cassa perché la rocker aveva trovato il libro che voleva comprare.

Jay rimase lì a chiacchierare con lui fino a che anche gli ultimi clienti non se ne andarono. Parlarono del lavoro e della vita come spesso non riuscivano a fare a casa, perché tra i vari impegni personali, non sempre avevano tempo per fermarsi e chiedere all’altro com’era andata la sua giornata.

Ripensarono un po’ anche ai tempi andati, alla città che avevano lasciato e alle loro famiglie che là erano rimaste. 

Una volta chiuso il negozio, poterono finalmente tornare verso l’auto e mettersi sulla via di casa.

Seduto al posto del passeggiare e con il capo inclinato verso il finestrino, Mike lanciò un’occhiata verso Jay, che guidava con due mani sul volante e lo sguardo saldo sulla strada. Pensò che anche se aveva lasciato la sua famiglia alle spalle, se ne era portata una con sé. C’era un che di materno nella premura che Jay usava nei confronti suoi e di Nate. I post-it che lasciava attaccati al frigorifero, il modo in cui stendeva i loro vestiti quando si dimenticavano di toglierli dalla lavatrice, l’attenzione a tutti i loro problemi.

Mike ricordò quando circa un anno prima era stato costretto a letto con la febbre. Durante la pausa pranzo Jay era tornato a casa per assicurarsi che stesse bene e gli aveva anche comprato una zuppa alla gastronomia all’angolo. Forse perché era cresciuto in una famiglia numerosa, forse perché era così di natura, ma per quanto seccante o pignolo fosse, Jay si sarebbe preso cura dei suoi amici con uno zelo esemplare.

«Perché mi guardi così?» borbottò l’autista notando l’espressione dell’amico.

«Perché ti voglio bene» replicò Mike con un sorriso.

«Ok, ma sei inquietante. Smettila».

Mike rise e lo accontentò.

 

 

***

 

 

Nate era nervoso. E il suo non era il solito nervosismo che provava in ogni secondo della sua vita. Era più che altro una morsa che lo stringeva da dentro, un senso di ansia che si faceva spazio tra le sue interiore come una lametta affilata.

Durante le prove di quella settimana, l’auto di Richie aveva smesso di rispondere ai suoi comandi e aveva dovuto accostare. Lui e Ross ci avevano lavorato per una notte intera per assicurarsi che tutto fosse a posto e pareva che il guasto fosse ormai risolto, ma Nate non era riuscito a scrollarsi di dosso la sensazione che qualcosa sarebbe andato storto durante la seconda corsa. Continuava a pensarci anche mentre guardava gli altri concorrenti presentarsi nel luogo della sfida. Si trattava di un percorso circolare costruito intorno ad un gruppo di capannoni abbandonati in una zona poco frequentata.

La gara consisteva nel percorrere per sette volte il circuito che era stato disposto dagli organizzatori cercando di ottenere il miglior tempo. La raccomandazione di Ross era stata ancora di non vincere, di cercare di non farsi notare, ma di piazzarsi nei primi posti. 

Gli ultimi concorrenti stavano facendo il loro ingresso in quel momento nell’area. Nate si guardò attorno e notò Alison accanto a Ross e Richie. Le fece un cenno di saluto e la ragazza ricambiò mandandogli un bacio. Lui sorrise. La mattina dopo il loro appuntamento, si era svegliato con un animo rinnovato. Le lacrime si erano ormai asciugate sul suo volto e la conversazione che aveva avuto con Jay non era altro che un ricordo confuso facilmente relegabile nella dimensione onirica. Quando si era svegliato con Alison che ancora dormiva al suo fianco, illuminata dalla luce del sole, si era dato dello stupido per quel momento di debolezza che aveva avuto nel cuore della notte. In ogni caso, la ragazza non si era accorta di nulla e tutto era andato liscio.

Un vociferare confuso lo avvisò che doveva spostarsi verso il punto di partenza e così fece, guidando con cautela fino alla posizione che gli era stata assegnata.

Fissò gli occhi sul semaforo rosso, impaziente che cambiasse colore. Voleva iniziare il prima possibile in modo da potersi togliere di dosso quella maledetta sensazione negativa.

Sfiorò l’acceleratore, facendo rombare il motore. Il semaforo divenne improvvisamente verde e Nate schiacciò il pedale fino in fondo. Riuscì ad infilarsi tra due auto e mantenne quella posizione per qualche metro prima di riuscire a superare. Una curva stretta la costrinse a rallentare, ma riuscì a riprendere velocità e sorpassò un’altra vettura. Ora ne vedeva solo due davanti a sé. Si concentrò sulla strada e presto raggiunse nuovamente il punto di partenza. Il primo giro era andato senza intoppi e aveva guadagnato il terzo posto.

I problemi cominciarono a metà del secondo giro. Avvertì immediatamente di non avere più il controllo come durante il primo giro perché il mezzo non rispondeva ai suoi comandi. Imprecò a denti stretti. Era lo stesso che era successo durante le prove con Ross. La sensazione di ansia cominciò a farsi pungente dentro di lui. 

Valutò rapidamente le sue opzioni. Poteva proseguire la gara con l’alto rischio di schiantarsi prima di arrivare alla fine, oppure poteva accostare e rinunciare. Aveva guadagnato un buon punteggio nella sfida precedente e sapeva che un guasto tecnico non lo avrebbe portato all’eliminazione, almeno non per quella sfida. 

«Cazzo, cazzo, cazzo» sbottò mentre il retro dell’auto scivolava fuori da una curva. Venne superato da altri due concorrenti, ma riuscì a rimanere in pista. Cominciò a sentire il respiro farsi affannoso e l’ansia stringergli il petto. La testa gli stava per scoppiare.

«I tempi!» esclamò ad un certo punto, come se qualcuno potesse sentirlo. Aveva ormai raggiunto la fine del secondo giro e stava per cominciare il terzo. L’auto si muoveva ormai senza controllo e presto avrebbe cominciato ad urtare gli altri concorrenti senza volerlo.

Guidò fino a che riuscì, poi si fermò a bordo pista, ma ruotò il veicolo con il muso rivolto verso le auto in arrivo. E accese gli abbaglianti.

Ross glielo aveva detto. Al Devil Wheels non importava chi arrivasse primo, ma chi faceva il miglior tempo. Se Nate non avrebbe potuto farlo, la soluzione era rovinare quelli degli altri. Vide che la sua idea funzionava quando le prime auto, accecate dagli abbaglianti, cominciavano a rallentare e a sbandare. 

Il ragazzo si liberò dalla cintura, passò sul sedile del passeggero e scese dalla vettura. Venne accolto dall’aria fredda della notte e il suo respiro si condensò in una nuvola di fumo. Rimase a pochi passi dall’auto, saltellando leggermente per scaldarsi, e si mise a contare quanti giri mancassero alla fine.

Quella corsa non era andata come previsto, ma almeno era ancora vivo.

 

 

 

***

 

«Che cazzo è successo?»

«Che cazzo è successo?» ripeté Nate fulminando Richie al di là della sua scrivania. «È successo che la tua cazzo di auto non funzionava e per poco non finivo ammazzato!»

Erano tornati al Venus per una riunione di emergenza dopo la corsa. Richie incrociò le braccia al petto e squadrò il ragazzo, poi spostò gli occhi su Ross. «È vero?» gli chiese.

Ross annuì. «Ha avuto dei problemi qualche giorno fa. Pensavamo di averli risolti».

Richie guardò in cagnesco entrambi per qualche secondo, poi si lasciò cadere sulla sua poltrona. «E va bene, vi procurerò un’altra auto, ma sappiate che io ci sto rimettendo».

«Ci rimetti di più se mi schianto, Rick» commentò Nate e l’altro gli puntò l’indice contro. «Lo sai che sei un cazzo di paranoico? Nessuno muore nel Devil Wheels da anni!»

«Contestabile» mormorò Ross sottovoce, ma lo sguardo fulminante dell’altro uomo lo fece ammutolire.

«E ora? I tuoi tempi sono una merda, c’è ancora qualche possibilità di vittoria?»

Ross si appoggiò alla scrivania, piegandosi verso Richie e gli tese il foglietto su cui aveva scribacchiato i suoi calcoli.

«Nate deve vincere tutte le prossime sfide, possibilmente con uno stacco significativo rispetto agli altri. Non abbiamo ancora perso».

Richie fece saltare lo sguardo tra i due. La piega delle sue sopracciglia manifestava una certa contraddittorietà, ma, dato che non poteva pronunciarsi su fatti di motori, si limitò ad un cenno di assenso. Dopodiché, li congedò entrambi. 

Era ormai notte fonda.

Nate aprì la porta per Ross, poi lo seguì verso le scale. Quell’uomo si rifiutava di prendere l’ascensore che Richie gli aveva mostrato.

Mentre scendevano, uno accanto all’altro, Ross gli disse. «Ho notato che tu e mia cugina Alison siete diventati molto… intimi».

Nate per poco non inciampò. L’ultima cosa che voleva, dopo una corsa disastrosa e a quell’ora tarda della notte, era discutere con Ross del suo rapporto con Alison.

«L’unica cosa che devi sapere, Nathaniel» alzò gli occhi verso di lui quando pronunciò il suo nome, «è che se la farai mai soffrire ti spaccherò ogni singolo osso del corpo, intesi?»

Nate deglutì, appiattendosi contro la parete. «Intesi».

 

 

 

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Shadow writer