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Autore: LadyHeather83    14/03/2021    2 recensioni
Adrien e Marinette si sono sposati. Hanno una bella casa, un lavoro entrambi alla Maison Agreste e tre figli: Louis, Emma e Hugo, e anche il tanto agognato criceto.
Un equilibrio stabile, che verrà sconvolto dal ritorno di un nemico che credevano sconfitto.
Terza parte della serie ENSEMBLE CONTRE LE MONDE . Long precedenti BEST FRIENDS e LE ALI DELLA FARFALLA.
Genere: Azione, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Gabriel Agreste, Lila, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Papillon
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Ensemble contre le monde'
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Il ritorno di Papillon

*

Capitolo 3

*

Il mozzicone di sigaretta bruciava tra le sue dita, e il fumo che saliva, avvolgeva il suo volto quasi a renderlo misterioso.

Lila Rossi aveva abbassato il finestrino quel tanto che basava per togliere l’eccesso di tabacco ormai incenerito.

Inspirò un’ultima boccata di quel veleno e poi buttò via il filtro facendolo capitombolare tra le unghie laccate di rosso, fino a finire la sua folle corsa dentro un bombino dalle grate aperte.

Guardò il suo orologio da polso d’oro, quando la berlina grigia di Gabriel Agreste varcò il cancello per ritornare a casa.

Lei d’istinto si era abbassata appena aveva visto i fari avvicinarsi, per non essere vista.

Le 19.26.

Scese dalla macchina ed aprì infine la portiera all’altro passeggero, la signora Nathalie, ormai diventata un membro a tutti gli effetti di quella famiglia da qualche anno.

Marito e moglie salirono i gradini della residenza a braccetto, mentre il gorilla riprendeva la strada di casa.

Lila, prese la sua penna di Swarovski e annotò qualcosa sul taccuino, di seguito agli altri appunti presi alla rinfusa.

*

Ore 6.00 la governante prende servizio.

Ore 7.45 gli Agreste escono di casa.

Ore 9.00 stesura del bucato in giardino con relativa porta aperta.

Ore 10.39 la governante esce per la spesa.

Ore 11.47 rientra con il bottino.

Ore 14.09 la governante ritira il bucato asciutto e pulisce il plateatico

Ore17.12 la signora esce. FINE TURNO???

Ore 19.26 gli Agreste rincasano.

*

Rimase ancora un po' nascosta sul sedile anteriore della macchina, sempre con quel foulard in testa e dopo aver annotato l’ultima cosa, gettò con noncuranza il block notes, la penna e anche il foulard sul sedile del passeggero.

Infilò la chiave sulla serratura e la girò per accendere la macchina, per poi sfrecciare a gran velocità per le strade di Parigi.

*

Ore 22.42 si spengono le luci nella camera da letto.

*

Gabriel Agreste osservava quella scena da dietro una tenda e dalla serranda semi abbassata.

La macchina appostata a qualche metro da casa sua, lo aveva insospettito, soprattutto perché il posto che aveva scelto, non era nemmeno un parcheggio.

Nathalie rientrata in camera dopo un bagno caldo e rilassante, notò che suo marito non era ancora sotto le coperte, ma sembrava osservare il nulla con un cipiglio serio e preoccupato.

“Tutto bene?” Quella domanda lo destò.

“Si, si. Mi ero fermato a guardare la luna piena.” Le disse la prima cosa che gli era venuto in mente.

Nathalie si chiuse un po’ di più sulla vestaglia rossa di seta e lo raggiunse per ammirare anche lei quella bellezza notturna.

“Peccato sia stata coperta ora dalle nuvole” Sbuffò e si mise a letto, non era il momento di fare domande a cui non avrebbe avuto risposta.

Sapeva comunque che quella sarebbe stata una notte lunga.

Lui non avrebbe chiuso occhio per quel sospetto che gli attanagliava il cuore, lei, perché suo marito le stava nascondendo qualcosa.

*

La domenica seguente, Marinette  e Adrien avevano accompagnato i nipoti da nonno Gabriel e nonna Nathalie, nonostante la donna non fosse la nonna biologica dei bambini, loro la chiamavano così, e ad Adrien, la cosa non dispiaceva affatto, dopotutto faceva sempre parte della famiglia, nulla a togliere alla compianta Emilie, scomparsa prematuramente, ma che il biondo non mancava di raccontare ai propri figli di quanto sua madre, fosse stata una donna straordinaria.

Marinette e Adrien, avevano quel pomeriggio in programma un treno per Londra, che li avrebbe tenuti lontani da Parigi per un paio di giorni, giusto il tempo di controllare che nella sede distaccata londinese, tutto filasse liscio e che la produzione dei nuovi abiti, con relativo bilancio, fosse in ordine.

Ci sarebbe potuto andare tranquillamente Gabriel, ma era meglio che i due ragazzi, iniziassero a camminare con le proprie gambe, anche perché l’anno prossimo, Monsieur Agreste, se sarebbe ritirato, e la maison più famosa di Parigi, sarebbe passata a loro.

Quella sagoma all’apparenza invisibile, osservava i due coniugi Agreste, mentre salutavano Gabriel e gli affidavano i nipoti.

Marinette si era abbassata al livello del più piccolo e dopo averlo stretto in un abbraccio, gli aveva anche dato un tenero bacio sulla guancia.

“Fate i bravi con i nonni” Si era raccomandata, mentre li salutava uno ad uno.

“Grazie per esserti offerto di badare a loro mentre saremo via” Continuò Adrien verso suo padre.

Gabriel gli sorrise “E’ un piacere trascorrere del tempo con loro”.

“Avremo potuto chiedere ai miei genitori…la sfilata si avvicina e c’è ancora tanto lavoro da fare.”

“Lo sai che posso lavorare da casa, e poi è solo per un paio di giorni, non sarà la fine del mondo”.

Hugo, il più piccolo era stufo di tutto quel cicaleccio “Nonno giochiamo ancora a Lady Bug e Chat Noir che sconfiggono Papillon?”

Gabriel deglutì rumorosamente e volse lo sguardo verso Marinette e Adrien, che a sua volta si guardarono con aria interrogativa.

Da quando lo stilista si prestava a certi giochi?

“Siii! Io sono Lady Bug” Emma prese dal suo zaino uno yo-yo giocattolo che aveva personalizzato con il colore rosso ed attaccato dei cerchietti neri.

Lo lanciò sbadatamente in testa al fratello più grande, che si massaggiò la parte lesa.

“Ahio! Sta più attenta, Emma”.

“Io ovviamente sono Chat Noir” Disse Hugo toccandosi il cerchietto con le orecchie di gatto. “Tu nonno sei Papillon!”

A quella richiesta del piccolo Agreste, Gabriel iniziò a sudare freddo e la sagoma trasparente iniziò a ridersela sotto i baffi.

Sapeva benissimo chi era o per meglio dire chi fosse stato in passato Gabriel Agreste, non che ne fosse certa o che avesse qualche prova a riguardo, ma qualcosa di strano quell’uomo la nascondeva.

“Louis tu fai quello che viene akumizzato” Hugo si rivolse al fratello più grande, che incrociò le braccia al petto in segno di disappunto.

“Sempre io!” Aveva protestato.

Quella conversazione stava diventando un po’ troppo imbarazzante, e l’orario della partenza si avvicinava sempre di più.

Il gorilla li attendeva alla macchina.

“Allora noi andiamo!” Disse Adrien, che ricevette un abbraccio di gruppo dai suoi figli.

“Quando torni papà…giochiamo anche noi così, tu farai Chat Noir, però” Le aveva detto la piccola Emma.

“Certo” Annuì con il capo, per poi avvicinarsi a lei e sussurrarle all’orecchio che porta sempre con se il kwami nero di nome Plagg che le aveva disegnato.

“Ti voglio bene, papà”

*

Dopo che i loro genitori avevano lasciato la residenza, i tre bambini, seguiti dal nonno, entrarono in casa, c’era un gioco che li attendeva, un gioco che tutti e quattro amavano fare.

Ovvero rivivere le avventure di Lady Bug e Chat Noir, eroi acclamati di Parigi, che nessuno vedeva da anni.

“Ma nonno, Lady Bug e Chat Noir dove sono finiti?” Chiese curiosa Emma.

“Hanno avuto bambini?” Continuò Hugo con gli occhi luccicanti.

“E Papillon che fine ha fatto?” Emma pose un’altra domanda senza che la prima venisse soddisfatta.

“Ma che cosa volete che ne sappia lui!” Rispose Louis un po’ infastidito sprofondando sul divano di pelle bianca con il libro di storia tra le mani.

Gabriel non badò al nipote più grande ormai in fase preadolescenziale.

“Vedete bambini” Fece segno ai due più piccoli di sedersi accanto a lui “…Lady Bug e Chat Noir, una volta sconfitto Papillon, hanno continuato la loro attività di super eroi, poi non si sono più visti. Non so dirvi se hanno avuto bambini o no”.

“Mamma e papà dicono che vivono in un’isola deserta e mangiano solo frutta”.

Louis si spostò dal viso il libro che stava leggendo “Non essere ridicolo Hugo, nessuno può mangiare solo frutta, morirebbe per il troppo zucchero”.

“Sei noioso Louis” Grugnì la sorella.

“Tu sei noiosa che credi a queste fandonie. Lady Bug e Chat Noir non stanno insieme e non hanno figli, forse non sono mai esistiti”.

Hugo si mise a piangere “N-non è vero. S-s-sei un bu-bugiardo”.

“Se sono un bugiardo, mi vuoi dire perché non li abbiamo mai visti?”

“Mamma e papà dicono che non abitano qui.”

“O forse perché non sono mai esistiti, è il frutto della fantasia di qualcuno, oppure a qualcuno piaceva vestirsi da coccinella e gatto nero a Carnevale”.

“Stai esagerando, Louis. Vai in camera tua!” A Gabriel faceva male vederli litigare, gli sarebbe piaciuto dirgli la verità, non proprio tutta, ma magari che i super eroi idolatrati e ammirati in passato, erano proprio i loro genitori.

Ma se non lo avevano fatto Marinette e Adrien, non era il caso di lanciare una simile bomba.

“Bene!” Il più grande pestò i piedi ed andò a chiudersi in quella che una volta era la stanza da letto di suo padre.

*

Gabriel abbracciò il nipote più piccolo ancora scosso dalle parole del fratello.

“Non intendeva ferirti” Ma avrebbe voluto dire di portare pazienza che erano gli ormoni che lo facevano parlare in quel modo.

“E’ cattivo!” Tirò sul col naso dopo essersi passato sotto di esso, il dorso della mano.

“Forza, andiamo a giocare!” Gabriel si alzò in piedi per distrarre i due più piccoli, a cui bastarono quelle parole per far tornare di nuovo il buon umore.

Hugo cercò lo zainetto vicino il divano, ma probabilmente lo aveva dimenticato fuori nella fretta.

“Vado a cercare la mia sacca nonno, forse è fuori!”

“Va bene”.

Uscì di casa e trovò l’oggetto rosso che cercava proprio infondo la scalinata, e senza pensarci, iniziò a scenderle, per poi fermarsi impietrito, quando lo zaino iniziò a fluttuare in aria ed avvicinarsi sempre di più a lui.

“E’ tuo?” Chiese una voce che lo costrinse a guardarsi attorno.

“C-chi sei?” Balbettò ancora più impaurito.

“Sono un’amica dei tuoi genitori e di tuo nonno.”

“Come ti chiami?”

“Non ha importanza” Si passò una mano sul volto e si mostrò per qualche secondo.

“Come hai fatto?”

“Uhm…diciamo che conosco qualche trucco di magia”

“Anch’io, voglio” Disse entusiasta il piccolo.

“Va bene!” Gli soffiò qualcosa sulla faccia e Hugo chiuse d’istinto gli occhi, quando li riaprì, era come ipnotizzato, come se stesse aspettando degli ordini.

L’entità gli prese la mano e lo condusse giù dalla scalinata, insieme percorsero il vialetto ed aprì il cancello.

“Ora, attraversa la strada!” Gli ordinò quando vide una macchina che stava arrivando.

*

Tutto il tuo mondo si può fermare in un solo istante, se non fai niente per impedire una tragedia.

Ti basta che il tuo istinto ti faccia muovere velocemente la gambe, per evitare alla fine di versare lacrime e di pentirti di non aver avuto il coraggio di agire, se avessi usato il cervello.

“Hugo!!!” Aveva urlato Gabriel correndo verso di lui e fermandolo appena in tempo, prima che la macchina lo investisse.

“Nonno?” Era quasi sorpreso di vederlo.

“Ma che ti è preso? Perché hai aperto il cancello e sei uscito?” Gabriel era sconvolto, sarebbe potuta accadere una disgrazia, e a farne le spese sarebbe stato proprio il suo nipote più piccolo.

Hugo sembrava come in trans e come se non fosse consapevole di cosa stesse facendo o del perché si trovasse lì.

“E’ stata quella strana signora ad aprire il cancello”.

Lo stilista aveva inarcato un sopracciglio “Quale strana signora?” Si guardò attorno in cerca di qualcuno di sospetto, ma le uniche persone che gli erano attorno, sembravano gente per bene e preoccupate per l’accaduto.

“Noi non abbiamo visto nessuno” Rispose un testimone “…l’unico che ho visto era il bambino, però sembrava come ipnotizzato”.

“Vuole che chiami un’ambulanza?” Aveva chiesto un altro passante.

Gabriel scosse la testa “Non è necessario, grazie.”

E dopo aver ringraziato i presenti per essersi fermati, prese suo nipote e lo portò in casa, dove i suoi fratelli lo aspettavano in ansia.

*

Gabriel aveva lasciato i bambini in sala a fare merenda, mentre lui si dirigeva verso il suo studio, in cerca di consigli da Nooro.

Lo custodiva al solito posto, dietro il quadro di Emilie nel suo studio, dentro la cassaforte.

La porta era stranamente semi aperta, la spinse un po’ di più per entrare e ci trovò Nathalie svenuta sul pavimento, davanti il quadro e quella cassaforte aperta.

Vuota.

*

continua

  
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