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Autore: evil 65    20/03/2021    11 recensioni
Sono passati tre anni dalla sconfitta di King Ghidorah.
Ormai a capo degli Avengers, Peter Parker cerca di guidare la prossima generazione di eroi verso il futuro, mentre sempre più superumani cominciano a comparire in tutto il mondo.
A diversi anni luce di distanza, Carol Danvers riceve una trasmissione di emergenza dal pianeta Exif, proprio mentre Norman Osborn annuncia la creazione di una nuova arma il cui scopo sarebbe quello di proteggere la Terra dalle minacce aliene.
Al contempo, Wanda Maximoff e Stephen Strange si recano nei pressi della città natale di Capitan Marvel, Harpswell, dove sembra stiano accadendo diversi fenomeni paranormali…
( Sequel di Avengers - The King of Terror )
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Danvers/Captain Marvel, Doctor Stephen Strange, Peter Parker/Spider-Man, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers Assemble'
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Ecco un nuovissimo capitolo. Vi auguro una buona lettura!
 


Capitolo 3
 
Time Square era un cumulo di macerie fumanti.
Crateri e focolai sparsi un po’ ovunque, mentre i resti della civiltà umana precipitavano a terra, riversando nuvole grigie per le vie della città che non dorme mai.
Sulla strada principale, la Sentinella osservava con spietata efficienza il risultato del suo lavoro.
Alta circa tre metri, la macchina sembrava più un alieno che un robot progettato per combattere superumani. Il suo corpo liscio e privo di giunture rifletteva i pochi raggi che attraversavano la coltre di cenere sovrastante, proiettando lampi di luce tutt’attorno.
Con i suoi piccoli occhi gialli, sollevò la testa e sparò un raggio dorato contro uno dei palazzi più vicini, riducendolo ad un ammasso di detriti vaganti.
All’improvviso, una figura balzò al centro del campo di battaglia.
Indossava una tutta rossa e nera, simile a quelle dei ninja che ogni tanto venivano ancora usati nelle pellicole d’azione a basso budget. Nelle mani reggeva una coppia di katane di lucido metallo argentato, che puntò in direzione della macchina.
<< Avengers…uniti! >> esclamò a gran voce, imitando una versione stereotipata di Capitan America.
Fu presto seguito da una giovane ragazza orientale dai corti capelli castani, indossante una tuta completamente nera.
<< Non devi continuare a dirlo! Siamo già uniti! >> urlò lei, mentre una giovane donna dai folti capelli neri e vestita allo stesso modo si affiancava alla coppia.
<< Siete troppo rumorosi >> grugnì, ricevendo un’occhiataccia da parte della compagna di squadra.
A seguire furono un gruppo di individui dall’aspetto altrettanto singolare: un uomo dalla stazza imponente e dal taglio militare, una giovane donna dai lunghi capelli biondi vestita con una bizzarra armatura da battaglia e un ragazzo giapponese che indossava un mantello raffigurante il simbolo del Sol Levante.
Poco dopo, uno sbuffo di fumo viola esplose accanto alla mora, ma questa non tradì alcuna sorpresa. Ne fuoriuscì una creatura molto simile ad un essere umano, anche se presentava alcune sostanziali differenze: il suo corpo, infatti, era interamente blu e terminava con una coda dalla punta affilata. In aggiunta a ciò, spiccavano sicuramente gli occhi gialli e un paio di orecchie da elfo, oltre alla mancanza del mignolo e dell’anulare di ogni arto.
<< Allora, Colosso, qual è il piano? >> chiese con un marcato accento tedesco, rivolto verso il membro più imponente del gruppo.
Il rinomato Colosso non esitò a rispondere.
<< Non lasciate che la Sentinella vi tocchi, assorbirebbe il vostro potere >> disse mentre volgeva lo sguardo verso l’unica castana della squadra << Mikoto, prova a vedere se riesci ad hakerare il suo sistema nervoso. >>
La ragazza annuì con uno sguardo determinato e allungò una mano verso il robot.
Dopo qualche attimo di silenzio, tuttavia, schioccò la lingua e scosse la testa. << Mi dispiace, Piotr, ma questo ragazzo non è un semplice computer. I suoi modelli di pensiero sono praticamente gli stessi di un essere umano. >>
Detto questo, il suo corpo cominciò a illuminarsi di un intenso bagliore azzurro, a cui seguirono numerose scariche elettriche.
<< Vediamo come te la cavi con questo! >> esclamò, per poi rilasciare un potente fulmine contro la macchina.
Alcuni suoi compagni furono costretti a chiudere gli occhi per non rimanere accecati, mentre la scarica investiva in pieno la Sentinella. L’esplosione conseguente proiettò diversi detriti nell’area circostante, alcuni dei quali volarono in direzione del gruppo.
La ragazza bionda non perse tempo e si mise di fronte agli altri, la mano destra sollevata. Subito dopo, uno scudo di energia azzurra si frappose tra la squadra e i proiettili vaganti, che vennero inceneriti una volta a contatto con la barriera.
<< Non hai alcuna finezza >> commentò l’eroina, lanciando un sorriso beffardo in direzione di Mikoto. Questa strinse gli occhi e fece per controbattere, ma un rapido sguardo ad opera di Colosso la costrinse a rimanere in silenzio.
Quando la polvere provocata dall’esplosione cominciò a diradarsi…la sentinella era ancora in piedi, ora circondata dallo stesso bagliore che aveva avvolto la castana solo pochi minuti prima.
Mikoto sbattè lentamente le palpebre, incredula. << Ma…ma…non l’ho neanche toccato! >>
<< A quanto pare non gli serve toccarci per imitare nostri poteri >> commentò l’umanoide blu, mentre la macchina puntava le sue ottiche verso di loro.
La giapponese gli lanciò uno sguardo irritato. << Grazie tante, capitan ovvio… >>
Non ebbe la possibilità di terminare la frase.
Un potente fulmine si scontrò con la barriera generata dalla bionda, producendo un sonoro Gong!. L’eroina strinse i denti e fece appello a tutta la forza che aveva in corpo per tenerla in piedi, ma presto lo scudo cominciò a cedere.
All’improvviso, il corpo di Colosso venne ricoperto interamente da una serie di placche metalliche.
Quando la barriera cedette, il fulmine si conficcò nel terreno e provocò una forte esplosione, proiettando detriti e pezzi di terriccio vaganti verso il gruppo.
Senza perdere tempo, Colosso avvolse la maggior parte di loro con le braccia e usò il suo corpo rinforzato per proteggerli dai proiettili. La ragazza dai capelli neri si limitò a balzare lontano dal punto d’impatto, mentre l’umanoide blu scomparve in uno sbuffo di fumo, riapparendo sopra un edificio in macerie.
Approfittando della conseguente nuvola di polvere, i vari membri del gruppo si affrettarono a cercare un riparo…tutti tranne uno: il ragazzo giapponese.
Si limitò a restare in piedi nei pressi del cratere fumante creato dal fulmine, il volto contratto da un cipiglio scontento.
<< Copiare i poteri altrui indica una palese mancanza di fegato. Dubito che questa macchina riuscirebbe a replicare la forza delle mie budella! >> esclamò, mentre scrocchiava le nocche della mani.
La ragazza bionda lo fissò stranita. << Sul serio, qualcuno di voi ha la minima idea di cosa stia parlando? >>
Mikoto sospirò stancamente.
<< Vivo con lui da dieci anni e ho ancora difficoltà ha capire la metà di quello che dice >> borbottò, gli occhi che si contraevano per il fastidio.
Al contempo, il ragazzo giapponese piegò le gambe all’indietro.
<< È l’ora di mostrarti cosa voglia dire avere FEGATO! >> urlò, mentre chiudeva la mano destra in un pugno.
Gli occhi dell’umanoide blu si spalancarono per la comprensione. << Gunha, non penso sia buona idea… >>
<< Amazing PUNCH! >> esclamò l’altro, lanciandosi a tutta velocità verso la Sentinella.
La mano dell’eroe si scontò con il volto della macchina, e il suono del metallo che si deformava riecheggiò per tutta la lunghezza del quartiere, seguito da una luce accecante.
Il corpo della Sentinella affondò nel suolo sottostante e la terra tremò sotto alla coppia di combattenti.
Tuttavia, quando la polvere derivata dall’impatto cominciò a diradarsi, il rinomato Gunha scoprì che il suo attacco non aveva procurato danni degni di nota all’avversario, ad eccezione di qualche ammaccatura.
<< Uhmmm…sembra che dovrò usare molto più fegato >> commentò, per poi cominciare a colpire ripetutamente la macchina.
Ad ogni assalto, numerose crepe cominciarono a diramarsi dal luogo dello scontro, mentre potenti onde d’urto proiettarono polveri e pezzi di roccia su tutto il campo di battaglia.
Ancora al ripario dietro alle macerie degli edifici, il resto della squadra osservò il tutto con espressioni che andavano dalla completa apatia all’incredulità più pura.
Fu l’uomo vestito di rosso a rompere il silenzio per primo.
<< E poi dite che sono io il pazzo del gruppo. >>
<<< Sta zitto, Deadpool! >>>

                                                                                                                       * * *
 
 
Peter Parker – aka Spider-Man – osservava lo svolgersi della battaglia dall’alto della sala di osservazione.
I suoi occhi vagarono su ogni membro della squadra con una precisione quasi chirurgica, catalogando istantaneamente punti di forza e debolezza di ogni recluta. Era diventato molto bravo a farlo, da quando era stato scelto come secondo i comando degli Avengers.
Sotto di lui, lo scontro dei nuovi candidati al titolo di Vendicatori imperversava senza esclusione di colpi.
Poco distante, spiccavano le figure di Hope Van Dyne – aka Wasp – e Sam Wilson.
L’ex Falcon aveva preso ufficialmente il mantello di Capitan America dopo la dipartita di Rhodey, ed era stato votato all’unanime come nuovo leader dei Vendicatori.
Inutile dire che Peter era rimasto non poco sorpreso quando l’uomo lo aveva avvicinato quasi due anni fa per chiedergli di diventare il suo vice. Non si era mai considerato materiale da capo squadra.
D’altro canto, la sua candidatura a secondo in comando dei Vendicatori era anche una scelta perfettamente logica.
Tra tutti gli eroi, era forse quello con più esperienza sul campo grazie al pattugliamento costante delle strade di New York, aveva già affrontato minacce di livello planetario…e aveva pure un collegamento diretto con uno degli esseri più potenti dell’universo.
A volte si chiedeva se Sam lo avesse scelto proprio per quest’ultimo fattore. Conoscendolo, probabilmente gli avrebbe risposto di sì.
Un lampo di luce illuminò il campo di battaglia sottostante, distogliendolo da quei pensieri.
Mentalmente, l’arrampica muri ripercorse i nomi dei vari iniziati.
Sogiita Gunha e Misaka Mikoto, due adolescenti giapponesi che fin dalla tenera età erano stati sottoposti ad esperimenti dell’Hydra per replicare il genoma mutante. Mentre il ragazzo aveva la capacità di sfruttare la propria energia potenziale per aumentare forza e resistenza fisica, Mikoto aveva ottenuto l’abilità di manipolare l’elettricità ad un livello che avrebbe fatto impallidire perfino Max Dillon, aka Electro. Entrambi erano stati recuperati da una base Hydra in Giappone circa quattro anni fa, e da allora lo Shield e lo S.W.O.R.D si erano occupati del loro addestramento.
Illyana e Piotr Rasputin erano una storia diversa. Entrambi fratelli dotati del gene mutante dalla nascita, erano stati recuperati da un incursione degli Avengers nella base di un’organizzazione terroristica para-militare, la Essex Corporation, che aveva cercato di renderli delle vere e proprie armi viventi.
Il primo aveva la capacità di rivestire il suo corpo di un metallo particolarmente resistente. La seconda…beh, diciamo solo che i suoi poteri erano considerati strani anche per gli standard odierni. Manipolazione di un’energia sconosciuta, capacità di aprire portali, evocazioni…la ragazza era un vero e proprio coltellino svizzero dei superpoteri.
Kurt Wagner, l’umanoide del gruppo, aveva l’abilità di teletrasportarsi. Era stato salvato meno di due anni fa da un circolo di lotte clandestine in Germania, dove alcuni giovani mutanti erano stati catturati e costretti a combattere tra loro per l’intrattenimento degli spettatori.
Peter aveva offerto al ragazzo la possibilità di rifarsi una vita o entrare a far parte del programma Young Avengers…e il mutante aveva scelto la seconda opzione, forse consapevole che con il suo aspetto non sarebbe mai stato capace d’integrarsi davvero nella società.
Infine vi erano i membri più problematici del gruppo: Laura Logan e Wade Wilson, aka Deadpool. Mentre il secondo era il risultato di una serie di esperimenti di replicazione mutante portati avanti dall’ultima fazione americana dell’Hydra, la storia che circondava la ragazza era assai più complicata.
<< Come vi sembrano? >> chiese rivolto verso i suoi compagni Avenger.
Il secondo Capitan America non esitò a rispondere.
<< Impazienti, sconsiderati, immaturi…dovrei andare avanti? >> chiese con un sorriso sardonico.
Peter trasalì. << Oh, andiamo, eravamo noi così diversi alla loro età? >>
<< È proprio questo che mi preoccupa >> borbottò Sam, gli occhi rivolti in particolare verso i membri più giovani del gruppo << Non penso che siano pronti per il mondo reale. >>
<< Ed è per questo che abbiamo costruito la Stanza del Pericolo. Per far sì che lo siano >> replicò l’arrampica-muri con tono ottimista.
Affianco a lui, Hope rilasciò un sonoro sbuffo.
<< Eppure, i risultati lasciano molto a desiderare >> disse mentre Deadpool veniva scaraventato contro un edificio da una scarica di fulmini.
Inconsciamente, il ragazzo si passò una mano tra i capelli, come faceva ogni volta che era nervoso per qualcosa.
<< Hanno solo bisogno di imparare a lavorare insieme, tutto qui. Ogni squadra ha i suoi alti e bassi, all’inizio. >>
<< Non è il loro gioco di squadra che mi preoccupa… >> ribattè Sam << ma il loro stato mentale. >>
Volse lo sguardo in direzione del corpo fumante di Deadpool.
<< Specialmente di quello là >> aggiunse con tono sprezzante << Dove diavolo lo hai trovato? >>
<< Io e Wade abbiamo…una storia interessante >> ammise Peter, scrollando le spalle << è un grilletto facile, non lo nego, ma…sta provando ad essere una persona diversa. Non è così male, una volta che impari a conoscerlo. >>
Hope aprì un fascicolo che reggeva tra le mani.
<< Wade Wilson, aka Deadpool, esperimento dell’Hydra ed ex mercenario. Durante la sua intervista ha affermato, e cito “siamo solo personaggi di una fan fiction”. >>
Lanciò a Peter uno sguardo decisamente poco impressionato. << Non è esattamente qualcuno a cui affiderei il benessere dei civili. >>
<< Ne ha solo passate tante >>insistette l’arrampica-muri << Ma penso che vi sorprenderà. >>
Sia Hope che Sam si lanciarono occhiate poco convinte.
<< Cos’ha fatto per guadagnare la tua fiducia? >> chiese l’ex Falcon. Non riusciva davvero a concepire come Peter Parker – un ragazzo che aborriva ogni tipo di violenza e omicidio – avesse davvero scelto un tipo come Deadpool tra le potenziali reclute della squadrea.
Alla domanda del compagno eroe, l’espressione sul volto di Spider-Man si contrasse in un triste sorrise.
<< Ha semplicemente preso una buona decisione. Tutto qui. >>
 
                                                                                                                        * * *

 
All’interno della Stanza del Pericolo, la battaglia contro la Sentinella si era fatta molto più serrata.
Mikoto e Kurt avevano scelto di precipitarsi in aiuto di Gunha, e ora tutti e tre stavano cercando di abbattere la macchina con una rapida serie di distrazioni e attacchi coordinati.
Laddove Kurt sfruttava il suo teletrasporto per confondere l’avversario, i suoi compagni procedevano a colpirlo con tutto quello che avevano.
Sfortunatamente, la Sentinella era riuscita a copiare i poteri di Gunha, e ben presto il ragazzo giapponese si ritrovò avvinghiato dalla sua presa.
Illyana fu assai tentata di tirarsi i capelli.
<< Ok, tutto questo sta diventando ridicolo >> borbottò, mentre allargava ambe le braccia.
All’inizio non accadde niente. Poi, centinaia di uccelli cominciarono a sbucare dagli anfratti delle macerie, puntando tutti verso la Sentinelle.
I volatili iniziarono a beccare la testa della macchina, e questo diede a Kurt la possibilità di afferrare entrambi i ragazzi giapponesi e a teletrasportarsi lontano dal robot.
<< Bella mossa >> commentò l’umanoide, atterrando accanto alla bionda.
Il gruppo prese ad osservare la Sentinella che cercava di scacciare i suoi fastidiosi assalitori.
<< La cacca di uccello era necessario? >> chiese Laura, arricciando il naso per il disgusto.
Illyana inarcò un sopracciglio e lanciò una rapida occhiata verso la macchina.
In effetti, ora che ci faceva caso, potè notare una sostanza bianca piuttosto familiare che colava dalle spalle della macchina.
Sbuffò sprezzante e incrociò ambe le braccia davanti al petto. << Sono piccioni, mica aquile. Se la cosa non vi sta bene, la prossima volta dovreste chiedere aiuto a Gandalf. >>
<< Vuoi dare a questo androide problemi di pelle, eh? >> commentò Deadpool affianco al trio, mentre sfoderava le sua katane.
Gli occhi di Colosso si spalancarono in allarme. << Deadpool, non fare niente di avventato… >>
<< Ti accontento subito! >> esclamò l’ex mercenario, non dandogli il tempo di completare le frase.
E prima che l’uomo potesse anche solo tenare di fermarlo, cominciò a correre verso la Sentinella a gran velocità, accompagnando il tutto con un urlo che avrebbe reso orgogliosi i guerrieri di Nuova Asgard.
Sentendolo arrivare, la macchina si voltò di scattò e sparò un potente raggio di energia contro l’uomo. Questi si lanciò in aria e riuscì a schivare il colpo, per poi ricadere a terra con un’elegante piroetta.
La Sentinella prese di nuovo la mira, ma ecco che Kurt lo colpì con un’asta di metallo, scomparendo in una nuvoletta di fumo prima che la macchina potesse contrattaccare. L’umanoide ripetè l’azione due, tre, quattro volte, dando a Deadpool il tempo necessario di avvicinarsi al nemico.
Una volta sotto di lui, tirò indietro un guanto della tutta, scoprendo la carne sottostante: sembrava quasi completamente sprovvista di pelle e aveva numerose cicatrice sparse fino alle dita.
L’ex mercenario sorrise sotto la maschera. << Vediamo se ti piace questo, pseudo Cell. >>
<< Deadpool, no! >> esclamò Colosso, rendendosi conto di quello che l’uomo stava per fare.
Ma Deadpool sembrò non farci caso e posò la mano sulla gamba della sentinella.
Le ottiche della macchina si spalancarono per la sorpresa e dal suo volto fuoriuscì una voce metallica.
<< Adattamento in corso. Io sono Deadpool. Io sono… >>
Fu tutto quello che la Sentinella riuscì a dire, prima di crollare a terra come una marionetta a cui avevano appena staccato i fili.
<< Morto >> concluse Deadpool, con una marcata nota di umorismo nella voce.
Fu presto raggiunto dal resto della squadra, i quali si posizionarono tutti attorno al loro nemico apparentemente sconfitto.
Dopo qualche minuto in cui non accadde niente, Colosso sospirò sollevato e si voltò verso l’ex mercenario con un’espressione visibilmente scontenta.
<< È stata un’azione molto sconsiderata >> disse duramente.
Deadpool si limitò a scrollare le spalle. << Forse, ma non puoi negare i risultati, giusto? Ha speso dieci secondi nei miei panni ed è più morto di Visione! >>
<< Se l’androide fosse riuscito a replicare il tuo fattore rigenerante, anziché il cancro, saremmo stati in guai seri >> ribattè Illyana con uno sguardo impassibile.
L’ex Mercenario gemette sonoramente. << Oh, andiamo, ti costerebbe tanto fare un sorriso? Coraggio, capovolgi quel broncio in qualcosa di più… >>
Il corpo dell’uomo esplose in mille pezzi.
Il gruppo di reclute osservò incredulo il punto in cui era stato fino a pochi secondi prima. Al suo posto, comparve una scritta che recitava “Deadpool è stato eliminato”.
Subito dopo, l’immensa figura di una Sentinella molto più grande si fece strada oltre le macerie di un edificio in fiamme. Aveva un aspetto molto più meccanico rispetto alla precedente, simile a quello dei robot che potevano essere trovati negli anime o nei cartoni americani anni 80.
Illyana diede alla macchina un pollice sollevato.
<< Grazie! >> urlò, ricevendo un’occhiata scontenta dal fratello.
Subito dopo, la Sentinella cominciò a sparare verso i loro e Kurt fu costretto a teletrasportare il gruppo dietro ad un muro poco distante.
 << Penso che ci siamo persi quella più grossa >> disse l’umanoide, cercando di alleggerire l’atmosfera.
Affianco a lui, Laura sospirò stancamente.
<< Sì, l’ho notato >> borbottò, mentre prendeva una rapida occhiata alla macchina che procedeva con passo lento e marcato verso il loro nuovo nascondiglio. Al contempo, una coppia di artigli metallici le fuoriuscirono dalle nocche delle mani.
Strisciò fino a Gunha.
<< Ehi, Dragonball >> disse, attirando l’attenzione del giapponese << Coi lanci come te la cavi? >>
Il ragazzo inarcò un sopracciglio, visibilmente confuso da una simile domanda. La sua perplessità, tuttavia, mutò in eccitazione nel momento in cui comprese il significato dietro a quelle parole.
<< Le mie budella sono pronte e cariche! >> esclamò, sollevando il pugno in aria.
La mutante annuì soddisfatta e fuoriuscì dalla copertura degli edifici, presto seguita dal compagno.
<< Laura, dobbiamo lavorare insieme! >> urlò Colosso, cercando di farsi sentire nonostante il suono delle esplosioni.
La mora non si voltò nemmeno a fissarlo.
<< Sì? Allora tanti auguri >> rispose impassibile, per poi fare un cenno a Gunha << Coraggio, lancia. >>
Il caposquadra volse al subordinato uno sguardo d’avvertimento. << Gunha, non provarci nemme… >>
<< Super lancioooooooooo! >> esclamò il giapponese, mentre afferrava la mutante e la lanciava a tutta velocità verso la testa della Sentinella.
Laura proiettò le bracci in avanti…e il suo corpo trapassò da parte a parte il sistema neurale della macchina, spegnendola all’istante.
Il robot rimase sospeso in piedi per qualche secondo. Poi, crollò a terra allo stesso modo del suo compagno più piccolo.
Laura si schiantò al suolo un tonfo sordo, ma sorprendentemente non subì alcun danno degno di nota. Quando si rimise in piedi, le poche cicatrici lasciate dall’impatto avevano già cominciato a rigenerarsi.
Lanciò al gruppo un’espressione apatica.
<< Credo che la lezione sia finita >> commentò impassibile, mentre il mondo attorno a loro cominciava ad andare in pezzi.
A quel fenomeno seguì una dichiarazione da parte della stessa voce che aveva annunciato l’eliminazione di Deadpool: “Simulazione completata.”
 
                                                                                                                      * * *

Norman Osborn osservò placidamente la sagoma della New Oscorp Tower.
L’edificio si ergeva come un faro nella notte, e presto avrebbe brillanto ancor più luminoso della stella che è era la SUA New York, illuminando la via per tutta l’umanità.
Uno sbalorditivo tributo al potenziale umano…un innegabile esempio della magnificenza che erano capaci di raggiungere. Un simbolo che chiunque avrebbe potuto toccare, capace di rappresentare il sogno di ogni persona. I picchi ai quali l’umanità può aspirare…e gli immensi sacrifici che compie per esistere.
Fu quasi tentato di ringhiare quando le voci del Consiglio della Oscorp lo riportarono alla realtà.
“Giusto…sono ad una riunione” pensò, mentre distoglieva lo sguardo dalla finestra e rivolgeva la propria attenzione al resto della sala.
<< …In poche parole,  siamo nei tempi…ma oltre il budget >> terminò l’azionista che stava parlando. Joseph Gillian, se non ricordava male.  Negli ultimi anni, la sua memoria si era fatta sempre meno affidabile.
I medici gli avevano detto che la situazione sarebbe presto peggiorata…e Norman tremava al pensiero di quello che avrebbe potuto comportare.
Malgrado questo, l’uomo mise su un sorriso accomodante e cercò di non mostrare il proprio disagio. << Buone notizie, cattive notizie. Cosa possiamo fare riguardo alle ultime? >>
<< La questione è complessa >> ammise un altro azionista << I sindacati, per quanto riguarda i contratti, ci tengono per le palle. >>
<< E quanto sarebbe? >>
Le varie persone raccolte attorno al tavolo presero a scrutarlo con espressioni confuse.
Joseph fu il primo a pronunciare la frase che era sulla bocca di tutti. << Scusa, Norman…ma non ti seguo. >>
Osborn scrollò le spalle.
<< I contratti sindacali che abbiamo sottoscritto…sono solamente l’edilizia, giusto? >>
<< Stiamo ancora negoziando la parte dei servizi per quando la torre aprirà >> confermò Joseph.
A quelle parole, sul volto del miliardario andò a disegnarsi un sorriso da lupo.
<< Quindi valgono solo fino al giorno dell’apertura. E se aprissimo la torre come istituto no profit? >> chiese con tono colmo di aspettative.
Joseph sussultò, una reazione che venne presto imitata dal resto del consiglio d’amministrazione.
<< Stai dicendo di tagliare fuori i sindacati una volta che saremo operativi? Non sarà facile. Dobbiamo ottenere il benestare da parte del governo e accantonare il business plan attuale… >>
<< Fatto >> disse rapidamente Norman, mentre si alzava e riabbottonava la giacca.
Gli occhi di Joseph si spalancarono per la sorpresa e il panico misti assieme. << Aspetta un secondo, Norman. Qui stiamo parlando di milioni di dollari… >>
<< Esattamente >>ribattè freddamente il miliardario << Che il nostro rappresentante sindacale lo sappia. Vi auguro una giornata fruttuosa, signori. >>
E, detto questo, fuoriuscì dalla stanza e cominciò a incamminarsi verso il suo ufficio privato, ignorando le grida indignate del consiglio.
Una volta raggiunta la stanza, si stravaccò sulla prima sedia che gli capitò a tiro e sospirò stancamente. A volte odiava davvero questo lavoro.
C’erano stati giorni – come questo – in cui pensava che il piano di Thanos di eliminare metà del suo consiglio d’amministrazione…beh, non fosse stato poi così male. Trovava piuttosto ironico che i suoi sottoposti fossero probabilmente la più grande spina nel fianco dell’azienda.
Mentre rimuginava su ciò, nella stanza fece capolino un uomo anziano e dalla corporatura robusta, con le mani impegnate a sorreggere un mocho e un secchio ricolmo d’acqua.
<< Come andiamo, Signor Osborn?>> chiese il vecchio, ricevendo un sorriso da parte del miliardario.
<< Quante volte te l’ho detto che puoi chiamarmi Norma, Luis? >>
<< Oh…una o un centinaio, non saprei >> ammise il netturbino con una scrollata di spalle. Fatto questo, cominciò a lavare il pavimento dell’ufficio.
<< Non è mai facile chiamarla Norman, signor Osborn. È, come dire…una questione di rispetto. >>
<< E va bene >> concesse Norman << Quando ti arriva una bolletta, a chi è indirizzata? >>
<< A me >> ribattè l’altro con un ghigno << Luis Manx. >>
Il miliardario ridacchiò divertito. << Andiamo molto bene stasera, signor Manx. E lei? >>
<< Non posso lamentarmi, signor Osborn. >>
L’uomo fece scivolare il mocho lungo la superficie lucida della stanza, lo sguardo parzialmente rivolto verso la guglia che si stagliava oltre le finestre dell’ufficio. << Certo che sarà davvero qualcosa, una volta completata .>>
<< Già >> convenne Norman, sembrando quasi un padre orgoglioso pronto a sostenere i complimenti rivolti ad un figlio.
Luis ronzò contemplativo.
<< Non vedo l’ora. Potrei perfino portare i miei ragazzi. Il maschio, Charlie…la madre mi dice che in scienze va davvero bene a scuola. Quando ci va >> aggiunse tristemente.
Sul volto di Norman andò a disegnarsi un cipiglio scontento. << Marina la scuola? >>
<< Ha tredici anni. >>
<< Marina la scuola >> concluse l’uomo, mentre estraeva una busta dal cassetto della scrivania e la porgeva al bidello << Mio figlio Harry non era molto diverso, qualche anno fa. Dagli questo. >>
Luis battè le palpebre e afferrò la busta con esitazione.
<< Un piccolo incentivo >> spiegò Norman << È un invito a essere mio ospite personale all’inaugurazione Oscorp Tower se avrà almeno una B in scienze >>
<< Non doveva, Signor Osborn >> borbottò il bidello, visibilmente imbarazzato.
Norman gli sorrise. << No…ma ho scelto di farlo lo stesso. >>
E, detto questo, diede una pacca amichevole sulla spalla dell’uomo e fuoriuscì dall’ufficio, puntando verso l’ascensore più vicino.
Ad attenderlo vicino al macchinario c’era una bella donna dai folti capelli argentati, vestita con un lungo abito bianco come la neve.
Norman inarcò un sopracciglio.
<< Come mai sembri pronta per accaparrarti un uomo? >> chiese con un pizzico di divertimento, mentre entrambi entravano nell’ascensore.
<< Sei carino a notarlo, ma è solo un piccolo decolllete per palloni gonfiati privi di stile >> rispose Sable con una scrollata di spalle << Stasera c’è il gala di beneficienza dell’accademia Von Rauch. Io consegnerò la tua generosissima donazione annuale e dirò che, sebbene avresti adorato presenziare, sono intervenute delle questioni… >>
<< È quella scuola esclusiva, giusto? >> la interruppe il miliardario.
La donna lo scrutò incuriosita. << Se per esclusiva intendi che vengono accettati solamente dodici studenti ogni anno…allora sì, è esclusiva. >>
Norman annuì soddisfatto e le posò una mano sulla spalla.
<< Un nostro dipendente ha un figlio che penso meriti l’inclusione tra quei dodici. Dì al preside che lo considererei un favore personale. >>
<< Lo farò, ma gli alunni del prossimo semestre sono già stati selezionati. Uno di quei ragazzi potrebbe… >>
<< Un favore personale per il quale gli sarei molto grato >> aggiunse l’uomo con un sorriso più tirato.
Sable sospirò stancamente, ormai conscia che quella era una battaglia persa. Quando Norman Osborn si metteva in testa qualcosa…beh, non c’era verso di fargli cambiare idea. Era fatto così.
All’improvviso, nell’ascensore risuono un sonoro bip! che segnava la fine della discesa.
Le porte del macchinario si aprirono, rivelando gli interni di un immenso laboratorio. Al centro della stanza piena di marchingegni, spiccava una vasca contenente uno strano liquido ambrato. Poco distante, un uomo apparentemente impegnato a scrutare le lenti di un microscopio…sulla cui schiena spiccavano un totale di quattro appendici metalliche dalle estremità artigliate.
Norman e Saber cominciarono a camminare verso di lui.
<< Buon giorno, Otto >> salutò il Milliardario.
Octavius non si voltò nemmeno a guardarlo. <<  Buon giorno, Norman. Come stai? >>
<< Impegnato >>
<< È una cosa positiva o negativa? >>
<< È una scusa >> ribattè l’altro, mentre si avvicinava cautamente alla vasca. << Come sta il nostro piccolo esperimento? >>
A quella domanda, lo scienziato sollevò lo sguardo dalle lenti del microscopio e volse la sua più completa attenzione nei confronti del miliardario.
<< Il nostro piccolo esperimento, come lo chiami tu…è incredibile >> sussurrò, scrutando affettuosamente gli interni della vasca.
Norman rimase in silenzio e osservò attentamente il liquido ambrato.
Per un attimo non accadde niente. Poi, un’ombra rossa cominciò a farsi strada tra le sfumature dorate della vasca.
Dapprima indistinta, prese la forma di una creatura a dir poco raccapricciante. La testa era larga e piatta, con un muso allungato completo di appendici irte di denti affilate, simili a quelle di un ragno. Il corpo era interamente ricoperto da un carapace color sangue, con zampe acuminate su ogni lato.
Occhi piccoli e gialli osservarono il trio di esseri umani al di là della vasca, scrutandoli come un gatto che vedeva dei topi per la prima volta.
Norman restituì quello sguardo con una leggera inclinazione della testa.
<< Perché somiglia ad un granchio? >> domandò perplesso.
Le braccia metalliche di Octavius fremettero a mezz’aria e lo scienziato si strinse nelle spalle.
<< Penso che il DNA di alcuni crostacei si sia fuso con la testa di Ghidorah quando l’Oxigen Destroyer è detonato sott’acqua. Destoroyah sta sviluppando caratteristiche fisiologiche davvero notevoli… >>
<< Destoroyah? >> lo interruppe il miliardario, sorpreso da quel bizzarro nominativo.
Octavius sbuffò.
<< Colpa di Tanaka >> rispose sprezzante << Vuol dire distruttore in giapponese. Ha cominciato a chiamarlo così, e il resto del personale lo ha seguito a ruota. >>
<< Destoroyah… >> ripetè Osborn, e per qualche ragione trovò il nome estremamente appropriato.
La creatura rimase sospesa nella vasca, passando la testa da una persona all’altra. Poi, i suoi occhi tornarono a posarsi sul miliardario e le mascelle presero a ticchettare.
Norman ronzò contemplativo. << L’esposizione all’Oxygen Destoryer avrà delle conseguenze sulla distribuzione del prodotto? >>
<< Siamo perfettamente nei tempi previsti >> lo rassicurò Octavius.
Il miliardario sospirò sollevato. Un problema in meno di cui occuparsi.
<< Ottimo >> sussurrò, per poi poggiare una mano sul vetro della vasca.
Destoroyah reagì di conseguenza e avvicinò ulteriormente la testa alla parete della sua gabbia, fino a poggiare il muso nello stesso punto in cui si trovava la mano del miliardario. Era come se lo riconoscesse…come se sapesse di trovarsi di fronte a colui che aveva contribuito alla sua creazione.
Norman sorrise alla creatura con affetto.
<< Tu ed io, amico mio…cambieremo il mondo. >>
 
                                                                                                                                 * * *

Wanda Maximoff contemplò tristemente il corpo disteso a pochi passi da lei.
Sul letto d’ospedale, Bruce Banner sembrava quasi morto. L’occasionale alzarsi ed abbassarsi del suo petto era l’unico segno che fosse ancora vivo.
A volte le era davvero difficile pensare che questo era lo stesso uomo che solo tre anni prima era riuscito a combattere in punta di piedi con una minaccia di livello planetario.
E ora eccolo lì…in coma. Costretto a rimanere attaccato a tubi e macchinari ospedalieri…semplicemente per aver cercato di proteggerla.
Dalla battaglia contro King Ghidorah, era venuto a visitarlo praticamente ogni giorno, sperando che prima o poi lo avrebbe rivisto riaprire gli occhi…o anche solo per percepire un aumento dell’attività celebrale.
Niente. L’uomo era rimasto in questo stato per più di tre anni, e sembrava che lo sarebbe stato ancora per molto tempo.
L’entrata della Dottoressa Betty Ross la distolse da quei macabri pensieri. La donna le sorrise gentilmente e Wanda restituì il gesto con un salutò impacciato.
<< Come sta? >> chiese, facendo un cenno verso il paziente.
Il sorriso di Betty venne prontamente sostituito da un cipiglio rassegnato.
<< Nessun segno di attività celebrale dall’ultima volta che l’hai visitato >> ammise con una punta di sconforto.
Wanda schioccò la lingua e tornò a fissare intensamente la figura distesa sul letto, quasi come se stesse cercando di convincerla a svegliarsi con la forza del pensiero.
Il medico sospirò e le posò una mano confortante sulla spalla. << Non preoccuparti, Wanda. Continueremo a prendercene cura. >>
<< Sto cominciando a pensare che non dovreste >> borbottò l’altra, e questa volta il medico si ritrovò incapace di commentare
In fondo…cosa mai avrebbe potuto dire di fronte ad una simile dichiarazione?
Pure lei nutriva un profondo affetto per la persona attaccata a quei macchinari…quindi capiva molto bene come si sentiva la giovane donna.
Wanda si alzò dalla sedia e diede al paziente un rapido bacio sulla fronte.
<< Ci vediamo, Bruce >> sussurrò, per poi fuoriuscire dalla stanza.
Betty non provò a fermarla e offrì al paziente un triste sorriso.
<< Almeno hai ancora degli amici che si preoccupano per te >> commentò, accarezzandogli la guancia.
E anche se per un solo secondo…la pressione sanguinea dell’uomo aumentò.
 
 
 
 
 
Boom!
In questo capitolo hanno fatto alcuni ritorni, e un bel numero di nuovi personaggi!
Oltre a Peter, Sam e Hope, ecco a voi i Young Avengers!
Immagino che tutti ormai conoscono Deadpool, il mercenario chiacchierone, unico adulto del gruppo. Per gli altri personaggi, un po’ meno famosi, eccovi alcune informazioni.
Kurt Wagner, aka Nightcrawler, è uno dei membri più longevi degli X-Men, e in questa storia userò la sua versione più giovane da X-men Apocalypse e Dark Phoneyx.
Colosso e Illyana Rasputin (aka Magik) sono anch’essi degli X-men. Per il primo userò la versione del film X-men – Conflitto Finale, mentre per la seconda userò la versione del film New Mutants interpretata da Anya Taylor-Joy.
E poi c’è X-23, la figlia di Wolverine, diventata molto popolare grazie al film Logan. Ma questa volta, vista l’età, me la sono immaginata con il volto di Kinney Pride (Pretty Little Liars).
Infine ci sono Misaka Mikoto e Sogiita Gunha, dalla To Aru serie. Loro sono gli unici membri della squadra a provenire da un anime, e come altri personaggi della saga la loro storia è stata modificata per adattarsi alla lore MCU. Ho sempre voluto usarli entrambi una fic (insieme sono un vero spasso), e questa mi sembrava l’occasione perfetta. La loro presenza potrebbe anche influenzare storie future.
E sì…a Gunha piace fare un sacco di riferimenti alle sue interiora, per qualche ragione. Nessuno ha mai davvero capito perchè.
Non avete bisogno di conoscere tutti questi personaggi per seguire la storia, potete anche trattarli come OC.
Abbiamo anche il ritorno di Norman Osbor, Silver Sable e Octo Octavius, al momento impegnati con un progetto che i fan di Godzilla riconosceranno sicuramente. E se pensavate che Ghidorah fosse un problema…beh…*inserire risata malvagia*.
E per finire abbiamo Wanda, che da brava amica va sempre a visitare Hulk in coma. Avevo promesso che lei e Strange avrebbero avuto un bell’arco, e come promesso dal prossimo capitolo li vedremo interagire spesso!
Ho inserito anche un cameo di Betty Ross, il più importante interesse amoroso di Hulk nei fumetti, che nell’MCU è stata tristemente relegata ad un solo film.
  
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