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Autore: Abby_da_Edoras    20/03/2021    11 recensioni
Questa long fic è il sequel della mia serie di OS sulla quinta stagione di "Vikings" e, ovviamente, è la mia versione della sesta stagione della serie TV, con molti cambiamenti rispetto alla trama e alle dinamiche tra i personaggi. Aethelred è finalmente a Kattegat con Hvitserk e gli altri e si ambienta sempre meglio nella nuova realtà, purtroppo però i problemi da affrontare sono molti e inaspettati, primo tra tutti il comportamento sempre più strano di Hvitserk... Senza spoilerare la mia stessa storia, posso anticiparvi che le esperienze che i due si troveranno a vivere finiranno per separarli come coppia (non come amici) e che, pian piano, nasceranno nuovi amori... alcuni a sorpresa, altri un po' meno (credo). Insomma, il mio delirio percorrerà nuove strade!
Grazie a chi segue con tanto affetto queste mie storie e in particolare a Innai Mari, Ciuffettina, Aliseia, Elgas... e altri desideratissimi!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono ad autori, registi e produttori della serie TV "Vikings".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Hvitserk, Ivar, Lagertha
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Capitolo 9: Don’t believe in accidents

 

Well anything can happen
There's a feel in the air around you
Commanding parts of me
I never ever knew

I want your love
Of flesh and blood
Hey you!
This was really meant to be
It's for sure our destiny
Making lovers out of friends
I don't believe in accidents!

(“Don’t believe in accidents” – Roxette)

 

Aethelred era rimasto stupito dal fatto che, nonostante tutto quello che aveva combinato, Ivar fosse stato tranquillamente riaccolto a Kattegat e persino nella dimora reale. Bjorn e Ubbe l’avevano guardato storto per i primi due o tre giorni, poi però Bjorn aveva pensato a curarsi e guarire completamente, Ubbe ai preparativi per la partenza fin troppe volte rimandata… e Ivar era stato ripreso in famiglia come se non se ne fosse mai andato o quasi.

In realtà il Principe non avrebbe dovuto stupirsi troppo, i vichinghi facevano così con tutti, sempre. Lo stesso Harald era stato più volte riaccolto amichevolmente da Bjorn nonostante lo avesse tradito e avesse cercato di ucciderlo, e poi comunque nessuno si fidava granché di Ivar neanche prima, per cui alla fine cambiava ben poco!

Quello che davvero interessava Bjorn e gli altri, in quel periodo, era l’elezione del Re di tutti i Norreni che si sarebbe dovuta svolgere entro poco tempo, un paio di settimane al massimo. E proprio di quello stavano parlando nella Sala Grande, tutti riuniti, compresi Harald e Erik, esattamente come una bella famiglia allargata ante litteram. C’era perfino Lagertha che aveva deciso di restare a Kattegat per curare le ferite di Bjorn e sarebbe ritornata al suo villaggio solo dopo che il figlio fosse perfettamente guarito.

Insomma, era un clima surreale per Aethelred, ma perfettamente normale per i vichinghi!

Bjorn era piuttosto nervoso. Aveva pensato, infatti, che i Re, le Regine e gli Jarl della Norvegia sarebbero venuti a Kattegat per votare per lui e, in effetti, era questo che avevano in mente quando erano accorsi per combattere contro l’invasione dei Rus’. Purtroppo, però, il fatto che Bjorn fosse stato ferito da Ivar in battaglia aveva influito negativamente sul loro giudizio: i governanti vichinghi erano convinti che Bjorn La Corazza fosse invincibile e immortale e proprio per questo lo avrebbero volentieri eletto Re di tutti i Norreni. Vederlo cadere colpito dalla spada di Ivar li aveva indotti a ripensarci e a considerare altri candidati. E Bjorn era rimasto particolarmente male scoprendo che Harald era uno di quei candidati... sì, il solito Harald che fingeva di stare dalla sua parte e poi lo fregava alle spalle ogni volta che poteva!

“Ti sei preso gioco di me anche stavolta” esclamò Bjorn, guardando storto Harald. “Avevi detto che mi avresti appoggiato, che volevi che diventassi Re dei Norreni!”

“Che ho fatto di male? Mi sono solo candidato, lo hanno fatto anche Re Hakon e Thorkell l’Alto. Questo non significa niente, ho comunque intenzione di votare per te e magari nessuno considererà la mia candidatura” protestò Harald.

“Allora, già che ci siamo, quasi quasi mi candido anch’io” disse Ivar con noncuranza.

Gli occhi di tutti i presenti si puntarono su di lui come se avesse appena appiccato un incendio nella dimora reale.

“Che avete da guardare? A quanto pare chiunque si può candidare, no? E anch’io sono un figlio di Ragnar Lothbrok!” insisté Ivar.

“Dunque è vero, sei tornato a Kattegat per farti eleggere Re dei Norreni, il resto erano le tue solite bugie” commentò Ubbe, disgustato. “Sei sempre il solito, Ivar, avrei dovuto aspettarmelo.”

“Ma perché te la prendi tanto? Ho detto che vorrei candidarmi anch’io, non ho detto che mi eleggeranno” si difese Ivar, divertito.

“Sono certo che saprai ingannare e tramare per farti eleggere” insinuò Ubbe, severo.

“Per quanto Ivar sappia tramare, questa volta non potrà avere la meglio, stai tranquillo, Ubbe” lo rassicurò Bjorn. “Hanno dei dubbi sulla mia elezione soltanto perché mi hanno visto ferito in battaglia e pensi che eleggerebbero uno storpio come Re di tutti i Norreni?”

Ivar, per nulla offeso, si mise a ridacchiare, avendo evidentemente già raggiunto il suo vero scopo. Chi, al contrario, si arrabbiò parecchio fu Aethelred.

“Insomma, la volete smettere di definire in quel modo Ivar? E’ una parola odiosa!” reagì.

Fu la volta di Aethelred di essere fissato da tutti con occhi vuoti.

“Ma di che parli? Ivar è uno storpio, non è mica un’offesa” gli rispose Hvitserk, sorpreso. “Lui stesso si definisce in quel modo.”

“Certo che è un’offesa, detta così” insisté Aethelred. “Lo definite con una parola come se lui non fosse nient’altro. E’ vero, ha una malattia alle ossa che gli impedisce di camminare, ma lui non è la sua malattia e anzi ha cercato di combatterla e di superarla in modo ammirevole, riuscendo adesso a fare praticamente tutto quello che fate voi!”

Beh, a quanto pareva Aethelred era in grande anticipo sui tempi e sul politicamente corretto, ci mancava soltanto che definisse Ivar un diversamente abile e poi ci sarebbe stato tutto… ma, forse, c’era qualche altro motivo, sotto sotto, che lo aveva spinto a ergersi a paladino degli emarginati!

E Bjorn parve pensare proprio quello.

Dopo la sua sparata sull’eventuale candidatura a Re dei Norreni, Ivar, evidentemente già soddisfatto per aver rovinato la giornata a tutti quanti, si alzò e, appoggiandosi alla sua stampella, lasciò la Sala Grande per tornare nella sua stanza. Bjorn ne approfittò per avvicinarsi a Aethelred e parlargli a bassa voce.

“Visto che sembri così comprensivo con Ivar, perché non lo segui e non gli chiedi cosa vuole fare veramente? Vorrei davvero capire se intende sul serio candidarsi anche lui oppure se lo ha detto solo per provocarci, come fa spesso” propose.

Il Principe annuì e seguì Ivar. A dirla tutta si sentiva stranamente scombussolato all’idea di parlare da solo con lui, ma pensava di fare la cosa giusta per Bjorn e per Kattegat… anche se, in realtà, l’intento di Bjorn era soprattutto quello di verificare quanto Aethelred fosse comprensivo con Ivar e che cosa potesse significare per tutti loro. Insomma, Ivar non era la persona più affidabile della Terra e, se avesse avuto Aethelred vicino, magari le cose sarebbero migliorate. Il Principe non aveva forse fatto un ottimo lavoro nel riportare Hvitserk in questo mondo, usando anche il pugno di ferro pur di ripulirlo? Certo, Ivar non era Hvitserk, ma Bjorn riponeva sempre maggior fiducia in Aethelred.

E, in effetti, già dopo il loro primo incontro pareva proprio che Ivar fosse rimasto colpito dal giovane Sassone e dai suoi modi gentili…

Titubante, Aethelred entrò nella stanza di Ivar e lo trovò seduto sul letto.

“Ivar, posso disturbarti?” gli domandò timidamente. “Ecco… Bjorn voleva che io ti parlassi e…”

Ivar lo accolse con un gran sorriso.

“Non mi disturbi affatto, anzi mi fa piacere parlare con te. Non mi interessa poi tanto quello che vuole Bjorn, ma sono contento che tu sia venuto perché volevo chiederti una cosa” lo interruppe il vichingo, mandando ancora più in confusione il Principe!

“Bene, allora… che cosa volevi chiedermi?” fece Aethelred. Si sentiva piuttosto imbarazzato e non sapeva perché, per darsi un certo contegno cominciò a guardarsi intorno per la stanza e poi, trovata una sedia, andò a prenderla e la mise davanti ad Ivar per poi sedersi di fronte a lui.

“Sei comodo ora?” gli chiese Ivar, in tono ironico.

“Io… in realtà pensavo solo che fosse meglio così” rispose il Principe, “visto che dobbiamo parlare preferisco che stiamo comodi entrambi, non mi sembrava gentile guardarti dall’alto in basso, ecco, adesso mi sembra più…”

Era un gesto di delicatezza che, se fatto da chiunque altro, avrebbe innervosito Ivar che non voleva la compassione di nessuno. Ma si rese subito conto che Aethelred non lo aveva fatto per compassione, era proprio il suo modo di fare, voleva mettersi alla sua altezza e non farlo sentire diverso. Dimostrava una sensibilità spontanea che nessuno aveva mai neanche lontanamente usato con lui…

“E’ stato buffo sentirti rimproverare i miei fratelli per avermi chiamato storpio” disse Ivar, andando subito dritto al punto. “Insomma, forse non ci hai fatto caso, ma io sono effettivamente uno storpio e non capisco perché la cosa ti infastidisca tanto!”

Il turbamento di Aethelred, se possibile, aumentò ancora, ma aveva la risposta pronta.

“Perché odio che qualcuno sia etichettato come fanno con te” replicò. “Certo, lo so che hai questa malattia alle ossa, ma tu non sei la tua malattia, tu hai una malattia e devo ammettere che… ecco, beh… devo ammettere che ammiro quanto hai lottato per combatterla. Hai dimostrato una grandissima forza d’animo e coraggio, non ti sei lasciato abbattere, al contrario hai fatto di tutto pur di poterti muovere come gli altri. L’idea di questa specie di armatura che ti permette di stare in piedi, camminare e perfino combattere è… è geniale. L’avessi avuto io un briciolo della tua forza e determinazione…”

Aethelred si interruppe all’improvviso, come temendo di aver parlato fin troppo, ma Ivar lo fissava intensamente, sembrava volerlo sondare con lo sguardo e la sua espressione era curiosa e interessata.

“Anche tu sei un tipo piuttosto deciso, da quello che ho saputo da Hvitserk” disse.

Il Principe scosse il capo.

“Non sono stato sempre così, mi sento più sicuro da quando ho conosciuto i vichinghi e sono diventato loro amico, questo mi ha dato sicurezza, prima io ero… ero… insomma, non penso che ti interessi la storia della mia vita” tagliò corto. “Cosa volevi chiedermi, piuttosto?”

Ivar aveva già saputo da lui ciò che gli interessava, ossia perché avesse preso le sue difese davanti agli altri vichinghi. E questo gli aveva procurato una soddisfazione mai provata prima, un senso di calore e di accettazione per lui del tutto nuovo.

“La storia della tua vita mi interessa parecchio, invece” dichiarò, cogliendo Aethelred alla sprovvista e facendolo arrossire. Ivar era sempre stato molto bravo a capire le persone, ma quel Principe lo incuriosiva, voleva rendersi conto se era così gentile e amichevole con lui spontaneamente o per qualche secondo fine, come avevano sempre fatto tutti gli altri. Il ricordo di Freydis prima e di Katia poi erano ancora fin troppo vividi in lui: entrambe lo avevano adulato, gli avevano fatto credere di amarlo e ammirarlo, lo avevano sedotto… ma solo perché volevano usarlo per i loro scopi. I suoi fratelli, poi, non avevano mai nascosto di considerarlo un folle e un malvagio… oltre che, appunto, uno storpio che non voleva arrendersi alla sua condizione. Perfino Hvitserk, il fratello che gli era più vicino, si era comportato in modo ambiguo con lui, prima lo aveva seguito, poi si era pentito, lo aveva tradito, adesso era di nuovo amichevole… C’era da perderci la testa a stargli dietro!

Al contrario quel Principe Sassone pareva così spontaneo e trasparente nelle sue intenzioni…

“Non è poi così interessante, anzi. La mia famiglia non mi ha mai considerato davvero, solo mio padre mi voleva bene, ma lui non c’era mai, era sempre a combattere qualche guerra… mia madre e mio nonno vedevano solo Alfred, per loro contava soltanto lui… e la cosa davvero buffa è che a me sembrava perfino giusto così” si ritrovò a confessare Aethelred, senza sapere perché mai stesse raccontando cose così personali proprio a Ivar, che fino a qualche settimana prima era considerato da tutti il nemico pubblico numero uno!

“Pensavi che Alfred fosse migliore di te, allora?”

“Quando è diventato Re, in effetti, mi sono reso conto che sì, era migliore di me, era più saggio e di mente più aperta” ammise il Principe. “Ero deluso e arrabbiato, ma capivo anche che sarebbe stato meglio per il Wessex. Invece, quando eravamo bambini, pensavo che fosse giusto che tutti si occupassero di Alfred e non di me, perché lui era fragile, aveva spesso delle crisi che lo facevano svenire e lo tenevano privo di sensi per giorni… Io ero sano e forte e mi sembrava normale che la mia famiglia si preoccupasse per lui e non per me.”

Le parole di Aethelred andarono a toccare un punto molto, molto sensibile nel cuore di Ivar che si rese conto ancora di più di quanto quel ragazzo fosse dolce, buono e fondamentalmente corretto.

Di quanto fosse una persona speciale e generosa, una persona che faceva bene al cuore avere vicino.

Hvitserk era stato proprio uno sciocco a farselo scappare! Ancora una volta aveva dimostrato quanto fosse incostante nei suoi sentimenti, mentre lui… se fosse capitato a lui uno come Aethelred…

Rendendosi conto che i suoi pensieri stavano prendendo una strana piega, Ivar si riprese e continuò il discorso come se nulla fosse.

“Per te, quindi, era normale che i tuoi genitori e il Re tuo nonno si occupassero di Alfred e non di te… perché lui era di salute cagionevole?” domandò, sempre più incuriosito.

“Certo. Alfred aveva bisogno di loro, mentre io potevo cavarmela anche da solo. Mi faceva male, naturalmente, ma cercavo di capirlo meglio che potevo” ribadì il Principe.

Un sorriso amaro sfiorò le labbra di Ivar.

“Forse avresti dovuto spiegarlo ai miei, di fratelli. Loro mi detestavano proprio perché nostra madre si occupava solo di me. Potrei dire che i problemi tra noi sono cominciati allora, anche se poi ammetto di averci messo del mio per peggiorarli!” disse, sarcastico.

“Non posso negarlo, tu hai fatto del tuo peggio per provocare i tuoi fratelli” ribatté Aethelred, che comunque non gliele mandava a dire. “Però anche loro non si sono comportati bene quando eravate bambini. Forse avrebbero dovuto provare anche solo per un giorno cosa significasse… avere quello che hai tu. Non credo proprio che avrebbero voluto scambiarsi con te.”

“Non lo credo nemmeno io, ma immagino che non ci abbiano mai pensato. Non tutti sanno essere sensibili come te, sai?” commentò Ivar, fissando insistentemente il Principe, che si sentì arrossire ancora una volta.

“Ma io non… ecco… comunque ero venuto qui per chiederti una cosa da parte di Bjorn” Aethelred era davvero molto imbarazzato e cercò di cambiare subito discorso.

Ivar, tuttavia, era soddisfatto. Aveva saputo quello che gli interessava sapere e ora poteva dire di aver compreso bene il giovane Sassone.

E quello che aveva compreso gli era piaciuto assai!

“Scommetto che vuole sapere se davvero mi candiderò come Re dei Norreni” indovinò Ivar.

“Eh… sì, era questo” fece il Principe, ancora una volta spiazzato. “Vuoi farlo davvero?”

“Non mi interessa veramente diventare Re dei Norreni, non adesso, perlomeno, ma che questo resti tra noi, che ne dici?” replicò Ivar, con uno sguardo d’intesa a Aethelred. “Però voglio candidarmi, sì, tanto per dimostrare che anch’io posso farlo e per fare un dispetto a Bjorn. Tanto, poi, lo so che nessuno voterà per me, ma non m’importa, è una questione di principio.”

“Perché tu hai il diritto di candidarti tanto quanto chiunque altro” comprese Aethelred.

“Esattamente” sorrise Ivar. “Vedi che mi capisci? Ora però non lo dirai a Bjorn, non è vero? Io sono stato sincero con te.”

“Dirò a Bjorn che pensi effettivamente di candidarti, ma non sta a me rivelare le tue motivazioni” ribatté Aethelred.

Ivar lo prese per un braccio, avvicinandolo pericolosamente a sé e guardandolo fisso negli occhi.

“Sei un ragazzo sveglio e sei anche più forte e deciso di quanto tu non pensi” gli disse piano. “Mi piacerebbe averti dalla mia parte e… e Hvitserk è un cretino.”

“Cosa… cosa c’entra adesso Hvitserk?” trasalì Aethelred, sentendosi assurdamente tremare a quel tocco e sotto lo sguardo penetrante del vichingo.

“Niente, non c’entra niente” rispose Ivar, senza lasciarlo andare ancora per un po’.

Sembrarono trascorrere istanti infiniti mentre i due rimanevano in quella posizione, gli occhi incatenati, il braccio di Aethelred nella stretta di Ivar e i volti così vicini che avrebbero potuto baciarsi… Poi Ivar lasciò libero il Principe e sorrise.

“Credo che mi troverò bene a Kattegat, adesso” disse, “e che, almeno per un po’, non avrò voglia di creare problemi.”

“Meglio così, allora” ribatté Aethelred, cercando in qualche modo di ricomporsi. Non era successo niente, eppure si sentiva come se Ivar lo avesse vivisezionato. “Sono contento che tu sia tornato e che, in qualche modo, ti stia riavvicinando ai tuoi fratelli. Non sei affatto il mostro che mi avevano dipinto e… e credo che tu possa dimostrare quanto vali veramente senza bisogno di azioni sconsiderate.”

Ivar si mise a ridere.

“Oh, ma a me piacciono le azioni sconsiderate!” esclamò, divertito.

“Allora dovrò tenerti d’occhio e impedirti di compierle” replicò Aethelred. Ora che non era più troppo vicino ad Ivar aveva ritrovato le sue risposte pronte e pungenti.

E anche questa era una cosa che ad Ivar piaceva, qualcuno che gli tenesse testa, che non lo temesse né lo adulasse. Qualcuno che fosse sincero e autentico con lui.

“La vuoi sempre tu l’ultima parola, non è così?” lo provocò.

“Sì, certo” rispose Aethelred, stando al gioco.

“E allora tienitela!”

“Grazie” sorrise il Principe.

Quando Aethelred lasciò la stanza di Ivar, tutto sembrava essere rimasto identico a prima, ma non era così. Qualcosa era accaduto, in quella camera. Vaghi accenni, pensieri, emozioni. Il principio di qualcosa destinato a incendiarsi e a cambiare la vita di molti e perfino il futuro di Kattegat. Non era un caso che Aethelred fosse andato a vivere con i vichinghi, non era un caso che Ivar avesse deciso di tornare nella sua città…

La tempesta era arrivata, ma invece di devastazione e dolore avrebbe portato un nuovo inizio, una nuova vita.

Fine capitolo nono

 

 

   
 
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