Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Mondschein    21/03/2021    1 recensioni
Raccolta di one shot Ereri/Riren
• Fluff
• AU
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• Angst
• Smut
• • •
~Siete tutti benvenuti ^w^
Un grazie a tutti quelli che leggeranno!
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La cena era stata silenziosa. Davvero molto silenziosa a parere di Eren che, di solito, era sempre pieno di argomenti di cui parlare con il proprio compagno. Ma quella sera era diversa da tutte le altre, ed Eren lo sapeva fin troppo bene. 
Era il suo turno di sparecchiare e lavare i piatti, Levi si era già alzato per andare in salotto a sedersi sul divano. Poche volte egli guardava la TV, ma Eren sentì chiaramente il vociare delle persone che arrivava dalle casse della loro televisione. Quindi sì, quella sera sarebbe stata diversa da tutte le altre.
Il ragazzo chiuse l'acqua del rubinetto, dopo aver sistemato le stoviglie sul ripiano vicino, prese uno strofinaccio e si asciugò le mani. Lo poggiò sopra il termosifone per farlo asciugare e a quel punto dalla sua bocca uscì un sospiro. Tutto ad un tratto sentiva il peso del mondo sulle spalle. Più che delicato era quello che doveva rivelare a Levi, ma non riusciva a sentirsi pronto, credeva di non avere abbastanza coraggio per dirglielo. Però doveva farsi forza, doveva farglielo sapere in qualche modo, o avrebbe vissuto da ipocrita egoista per altro tempo. 
Anche Levi aveva sentito una specie di tensione tra i due, e il suo distacco fece intuire ad Eren che se c'era veramente qualcosa che non andava, doveva essere lui a parlare per primo. E così si era ripromesso di fare. 
Andò in salotto e si sedette sulla poltrona al lato del divano. Levi, invece, con le gambe accavallate, reggeva la testa con una mano: aveva lo sguardo serio e corrucciato, apparentemente attento sullo schermo della televisione. Passò qualche minuto, prima che Eren cominciò a torturarsi le mani e guardare con ansia il pavimento. 
«Io...» non andava bene, la sua voce uscì tremolante e pensò anche che non l'avesse sentito, «... devo dirti una cosa.» Lanciò una veloce occhiata al suo amato; niente, non si era mosso di un millimetro, così continuò. 
«Io... io ti ho tradito.» Chiuse gli occhi e strinse le mani. Percepiva il rumore delle casse come l'unica cosa che potesse calmare l'animo di Levi, perché non aveva sentito nessun spostamento, nessun verso di sorpresa, non aveva reagito in alcun modo. Il suo cuore accelerò il battito e sperò vivamente che non la prendesse troppo male. Poi, silenzio. 
La televisione era stata spenta. Aprì un occhio, giusto per vedere Levi poggiare sul tavolino davanti al divano il telecomando, dopodiché tornò alla posizione di partenza: gambe accavallate, testa sorretta dal suo braccio, ma questa volta i suoi occhi taglienti erano rivolti a lui. Rimasero a fissarsi per chissà quanti secondi. 
Il ticchettio fastidioso dell'orologio appeso alla parete sopra la porta d'ingresso, era l'unico suono che echeggiava nella casa. Era peggio di una tortura quella dannata lancetta e anche il suo respiro pesante faceva da sottofondo. 
«Da quanto?» chiese Levi, la sua voce ferma che trasudava collera fece tremare il labbro inferiore di Eren. 
«È successo un mese fa.» Riuscì a rispondere. 
«Quante volte l'avete fatto?» Non aveva cambiato tonalità di voce, ed Eren rimase sorpreso dopo quella strana domanda. 
«Non lo so... credo due o tre ma...» 
«Con chi?» 
«Si chiama Loris, non credo tu lo conosca» balbettò non riuscendo più a tenergli testa con lo sguardo, sentì i suoi occhi iniziare a bruciare e la sua gola chiudersi. Si obbligò ad alzare di nuovo il viso, i suoi occhi erano già languidi, pronti a rilasciare lacrime disperate. Se n'era pentito da tempo, ma lo sguardo freddo che Levi stava puntando contro di lui lo fece stare ancora più da schifo. Mai gliel'aveva rivolto in quei dieci anni che si conoscevano. 
Eren si rese conto che era calato di nuovo quel straziante silenzio e si domandò cosa stesse pensando il suo compagno. 
«Non dici nulla?» chiese titubante: qualcosa doveva pur accadere, che lo volessero o no. 
«Dire qualcosa? Cosa dovrei dire o fare, secondo te?» 
Sapeva che era una domanda retorica e che la sua opinione l'avrebbe fatto incazzare ancora di più. Quindi rimase zitto, aspettando che Levi dicesse o facesse qualcosa. Ma nulla, sentì solo un leggero borbottio. 
«Cosa?» 
«So io cosa devo fare» disse a voce più alta. Si alzò di scatto e con rabbia tirò una manata al telecomando che si scaraventò a terra. Il cuore di Eren gli balzò in gola e vedendo Levi dirigersi verso la loro camera da letto, lo seguì spaventato dopo quella reazione improvvisa. Sgranò gli occhi quando, invece, trovò il suo amato frugare dentro l'armadio e lanciare i suoi indumenti sul letto. 
«Cosa stai facendo!?» urlò disperato Eren cercando anche di comprendere da solo cosa stesse passando per la testa del suo compagno. Era così furibondo che ci mise poco a vuotare l'armadio. 
«Te ne vai da questa casa!» gli urlò di rimando Levi, prendendo anche un borsone. 
«No, ti prego!» ma venne scaraventato sul letto. Provò in tutti i modi di fermare Levi che stava buttando in modo disordinato tutti i suoi vestiti dentro quella borsa che Eren usava per andare qualche volta in palestra. 
«Levi, fermo!» provò a prenderlo per i polsi ma tutto quello che ottenne fu un sonoro schiaffo sulla guancia.
«Non toccarmi, stronzo!» gli urlò vicino al viso, talmente forte che credette gli avesse rotto un timpano. Intanto, Levi aveva chiuso la cerniera della borsa, l'aveva presa in mano e si diresse verso l'ingresso della casa. Eren gli andò di nuovo dietro e con una mano che toccava la parte dolorante del viso, cercò in qualche maniera di farlo ragionare. «Ci deve essere un'altra soluzione!» le lacrime avevano iniziato a scorrere lungo le sue guance. «Io ti amo! Come faccio Levi!? Come faccio a vivere senza di te!?» l'aveva preso per la maglia continuando a singhiozzare. 
«Se mi amavi davvero non andavi a letto con un altro!» lo spintonò via, facendolo cadere a terra.
«Non lo so perché l'ho fatto! Ti sentivo così distante e quello ad un certo punto ha iniziato ad attrarmi! Ma me ne sono pentito! Pentito davvero! Io ti amo!» pianse come non aveva mai pianto in vita sua, urlò quelle parole sperando che Levi lo capisse, che lo perdonasse. Ma neanche quella visione così infantile e penosa scalfì l'animo di Levi, perché lo prese per la maglia, lo alzò e lo sbatté contro al muro. Eren gemette per il dolore, ma sapeva di meritarselo. Il suo corpo continuava a tremare ed era sconquassato dai singhiozzi. 
«Quindi invece di parlarmene hai pensato bene di tradirmi.» Non sapeva come Levi riuscisse a resistere sotto quella pressione così pesante e piena di emozioni. Eppure i suoi occhi esprimevano solo una rabbia cieca.
«Non lasciarmi.» sussurrò Eren debolmente. Poco importavano quelle parole alle sue orecchie, risuonavano dolorose quanto inutili. 
«Sparisci dalla mia vita», e con quella frase, aprì la porta di casa e vi trascinò Eren che lo buttò fuori sul pianerottolo. Gli lanciò anche la borsa, la giacca e non si curò neanche del telefono di Eren che lo fece cadere allo stesso modo degli altri oggetti. 
«Aspetta!» ma Levi gli aveva già chiuso la porta in faccia, perciò bussò, urlò e pregò di aprirgli, di ragionare. 
«Ho detto che devi sparire!» gli disse l'ennesima volta Levi. 
Così, dopo essere stato per dieci minuti buoni davanti alla porta di casa sua a ripetere senza sosta il nome di Levi, si decise a raccogliere la sua roba. Con fare sconfitto indossò la giaccia, mise dentro la tasca il suo telefono - che dopo quella rovinosa caduta si erano formate delle crepe sullo schermo -, mise a tracolla la borsa e prese l'ascensore scendendo giù. Stava ancora piangendo quando uscì dal portone di casa, non ebbe neanche la forza di girarsi per vedere quello che sarebbe stato il suo vecchio palazzo. Se n'è andò rammaricato, addolorato e con un forte senso di nausea sullo stomaco. Il freddo ed il vuoto si impossessarono dell'anima del ragazzo. 
Da dietro la vetrata di una finestra al primo piano, invece, Levi osservava irato la figura di Eren, che si stava allontanando dalla loro, no, dalla sua abitazione. Scostò le tende e si allontanò. L'appartamento era piombato di nuovo nel silenzio e quella maledetta lancetta non era mai stata così fastidiosa fino a quel momento. Era entrato in cucina, le stoviglie erano messe ad asciugare sul ripiano vicino al lavandino. Prese un bicchiere e lo riempì con l'acqua del lavandino. Ne bevve alcuni sorsi fino a che non si sentì crescere una sensazione di delusione profonda che gli pesava al cuore e nelle viscere. Afflitto, si lasciò cadere sulla sedia dove normalmente si sedeva Eren e senza contenersi cominciò a piangere. Portò la sua mano davanti alla bocca per silenziare i singhiozzi che malamente riusciva a placare. 
Si stava domandando se seriamente poteva essere finita. Tutti i loro progetti, i loro sogni, i viaggi programmati, quelli ancora da organizzare, potevano essere stati spazzati via così improvvisamente? 
Potevano essere finiti quei giorni quotidiani fatti di chiacchiere, baci, piccole e innocue discussioni, Eren che chiedeva come fosse andato il lavoro a Levi e viceversa, le cene insieme, il solletico a letto, le notti passate a fare l'amore. 
Purtroppo, quella sera, entrambi l'avrebbero passata a piangere e disperarsi, ricordando con dolore quei momenti allegri e felici. 
Sarebbe veramente stata la fine?
   
 
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