Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Flami151    21/03/2021    5 recensioni
Nessuno è fatto di sola luce o oscurità. In ognuno di noi alberga lo Spleen, un senso di noia, di disperazione, di male di vivere; e l’Ideale, la forza che ci spinge a sognare, lottare e amare.
Lo scopriranno insieme Hermione e Draco quando si troveranno a stringere un’inattesa alleanza, per svelare il mistero dietro la sparizione di Narcissa Malfoy.
Ancora una volta, sarà l'Amore a tenere le fila: amore per la vita, amore per la famiglia e amore di sé, spesso sottovalutato.
Dal testo:
«Narcissa, hai paura?» Le sussurrò Lord Voldemort.
Si era ripromessa che non si sarebbe lasciata piegare, che non avrebbe mai abbassato la testa se avesse dovuto difendere la sua famiglia. Ma il Signore Oscuro aveva ragione: lei aveva paura, talmente paura da non riuscire più a parlare.
«Eppure, non mi sembrava che avessi paura il giorno in cui mi hai pregato di risparmiare Draco dal Marchio Nero. Sapevi quali sarebbero state le conseguenze e ti sei fatta avanti comunque. Non dirmi che te ne sei pentita».
Lei scosse la testa. Non avrebbe mai rinnegato la sua scelta.
«Bene».
Genere: Avventura, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Spleen e Ideale ~

 

 

CAPITOLO XI



22 Dicembre 1996:
 
Osservo il mio riflesso nello specchio del bagno dei maschi al sesto piano. Bianco, scavato, teso.
Stringo forte le mani attorno al lavandino, tentando di controllare i tremori che stanno scuotendo tutto il mio corpo. Un tempo ero bravo in questo: a controllare le mie emozioni. A chiuderle in un cassetto e a dimenticarle. È così che ho imparato a padroneggiare l’Occlumanzia. Ma sono ormai due giorni che le mie abilità sembrano svanite, ed io mi ritrovo a nascondermi nel bagno come un ratto.
Non che ce ne sia realmente bisogno, la scuola è praticamente deserta, ma qui dentro mi sento invisibile, protetto.
 
La verità è che quel cassetto, quello in cui ho rinchiuso tutti i miei pensieri e le mie preoccupazioni, si è aperto, portando alla luce angosce e ricordi che credevo di aver ormai archiviato. Tra questi, uno in particolare mi tormenta giorno e notte, rubandomi il sonno e l’appetito.
 
Era l’estate del 1995. Il Torneo Tremaghi era giunto al termine, Cedric Diggory era morto e Lui era tornato.
Io ero appena rientrato a casa per le vacanze estive quando mamma e papà hanno chiesto di parlarmi. Mi hanno portato in camera loro, mi hanno fatto sedere sul letto e si sono seduti accanto a me. Papà si è alzato la manica sinistra e mi ha mostrato il Marchio Nero: non avevo mai visto niente di così spaventoso e magnifico allo stesso tempo.
 
Ad essere sinceri, a casa mia non abbiamo mai parlato molto del Signore Oscuro: ogni volta che chiedevo di lui, i miei genitori dicevano che non ero pronto per sapere. E così ogni giorno la mia curiosità cresceva. Volevo sapere dell’uomo che aveva messo in ginocchio l’Inghilterra, che aveva saputo padroneggiare le Arti Oscure meglio di qualsiasi altro stregone mai esistito, che aveva combattuto per i diritti di nascita dei veri maghi Purosangue.
 
Per anni avevo aspettato il giorno in cui avrei sentito parlare di lui direttamente da mio padre, suo seguace e servitore, e quel giorno era finalmente arrivato. Mi raccontarono del loro primo incontro col Signore Oscuro, di quando papà e zia Bellatrix ricevettero il Marchio, della Prima Guerra Magica per l’eradicazione della feccia Babbana, di come il Signore Oscuro, venuto a conoscenza di una profezia dal contenuto misterioso, decise di far visita ai Potter e di come incontrò la morte tentando di uccidere il loro unico figlio. Mi raccontarono di come il Ministero diede la caccia ai Mangiamorte, facendo cadere in disgrazia anche le più antiche famiglie Purosangue e di come loro riuscirono a sottrarsi alla giustizia fingendo di aver agito sotto l’influenza della Maledizione Imperius. Infine, mi dissero che Lui era tornato, che aveva mostrato misericordia verso chi gli aveva voltato le spalle e che da quel giorno le nostre vite sarebbero cambiate.
 
Ricordo di non essermi mai sentito emozionato come quel giorno. Il Signore Oscuro era tornato e la mia vita sarebbe cambiata.
Quello è stato il giorno in cui ho iniziato a bramare un futuro da Mangiamorte: credevo che se avessi ricevuto il Marchio Nero, sarei diventato forte ed invincibile, sarei diventato potente, proprio come voleva papà. Non sarei più stato uno stupido moccioso bravo solo a vantarsi dei suoi genitori. Sarei diventato un adulto.
 
Forse, se quel giorno fossi stato più attento, mi sarei accorto del tono inquieto di papà e degli occhi lucidi di mamma. Ma era una verità troppo scomoda, per questo l’avevo riposta nel cassetto. E adesso non riesco a pensare a nient’altro.
 
Tutto ciò che ho fatto, l’ho fatto per te.
 
Questo ha detto mia madre il giorno in cui si è interposta tra me ed il volere del Signore Oscuro.
Fino ad oggi ho creduto che temesse ciò che sarebbe potuto accadere se avessi fallito nel mio dovere come Mangiamorte, se fossi stato rinchiuso ad Azkaban come papà. Ma adesso, pensando alla morte di Bertrand, inizio a chiedermi se non temesse piuttosto ciò che sarebbe accaduto se avessi avuto successo.
 
Guardo le mie mani strette attorno alla ceramica del lavandino: le nocche sono bianche e tese per lo sforzo.
 
Forse Piton ha ragione. Forse sto davvero vaneggiando. Forse la verità è molto più semplice di quanto non sembri: non ho ricevuto il Marchio perché non mi ritenevano all’altezza. Tutto qui.
E come avrebbero potuto? Non mi sono mai guadagnato niente in vita mia, non ho mai dovuto alzare un dito. Papà si è sempre occupato di tutto e ora che lui non c’è è mamma a tenere le redini della famiglia. Per questo non ha neanche tempo di rispondere alle mie lettere.
 
Ma come posso dimostrare quanto valgo se lei mi tiene distante? Se adesso fossi al Manor potrei rendermi utile.
Ma come farei a dare prova della mia lealtà, se il ricordo dei resti bruciati della bottega Scrivenshaft mi tormenta ancora?
 
Che confusione. La tesa inizia a girarmi ed io mi reggo con ancora più forza per restare in piedi. Prendo dei profondi respiri per riuscire a calmarmi, ma ad ogni sospiro l’aria esce dalle mie labbra a singhiozzi e d’un tratto, guardando di nuovo il mio riflesso allo specchio, mi accorgo che sto piangendo.
 
Piango senza controllo per cinque minuti, forse di più, finché una voce di donna non mi riporta alla realtà.
 
«C’è qualcuno?»
 
Viene da uno dei gabinetti alla mia sinistra. Mi volto dall’altra parte per non farmi vedere in faccia. Ma di chiunque si tratti capirà sicuramente chi sono e cosa sto facendo. Ma perché una ragazza si è chiusa nel bagno dei maschi per tutto questo tempo?
 
«Ehi ragazzo, dico a te». Resto immobile nella mia posizione. Non so cosa fare, non voglio che qualcuno mi veda in questo stato. «Cosa c’è? Non mi senti? O non vuoi guardare negli occhi la malinconica, grassoccia, occhialuta Mirtilla Malcontenta?»
 
Non faccio nemmeno in tempo a registrare quest’ultima informazione che il mio intero corpo di irrigidisce dal freddo, come se fossi stato immerso in una vasca di acqua ghiacciata. Mirtilla mi ha attraversato e ora si staglia di fronte a me.
 
«Ma tu… stai piangendo! Cosa è successo?»
 
Non provo neanche ad asciugarmi le lacrime, tanto ormai sarebbe inutile. «Niente, è complicato».
 
Il fantasma della giovane Corvonero sospira. «Ricordi me ai tempi della scuola! Anche a me capitava di nascondermi dentro il bagno a piangere. C’era questa ragazza, Olive Hornby, che mi prendeva sempre in giro per i miei occhiali. Un giorno mi sono rinchiusa nel bagno delle ragazze al secondo piano e… sono morta».
 
Non so cosa mi dia più fastidio: se il pensiero di morire dentro questo cesso o lo sguardo compassionevole della ragazza. «È diverso. A me nessuno mi prende in giro. Sono solo preoccupato, tutto qui».
 
«Cos’è che ti preoccupa?» Un sorriso si accende sul suo viso, sembra entusiasta di sentirmi parlare dei miei problemi.
 
Soppeso per qualche istante l’idea di raccontarle cosa mi passa per la mente: mi farebbe comodo un parere imparziale, inoltre ho il sospetto che non riferirebbe comunque nulla ad anima viva. «Mia madre, non risponde alle mie lettere e non mi ha voluto a casa per Natale».
 
Mirtilla mi vola intorno, squadrandomi dalla testa ai piedi. In vita mia nessuno mi ha mai osservato in questo modo e non mi piace per niente.
 
«Capisco… Preoccuparsi per i genitori fa parte del diventare adulti. Un giorno loro fanno di tutto per prendersi cura di te, il giorno dopo sei tu che vorresti prenderti cura di loro. L’ho imparato il giorno della mia morte, quando mia madre e mio padre sono stati chiamati qui ad Hogwarts. Non ho mai visto un dolore così grande negli occhi di nessuno. Avrei fatto qualunque cosa per farli sentire meglio. Ho provato a consolarli, ad abbracciarli, ma non ho fatto altro che passargli attraverso». Si osserva il corpo perlaceo e trasparente, sconsolata. «Sai, loro erano scettici su questa scuola. Nessuno dei due era un mago ed entrambi credevano che forse una scuola Babbana sarebbe stata più… sicura. Credo che si siano incolpati della mia morte ogni giorno della loro vita». La vedo perdersi per un attimo nei suoi ricordi, poi torna a scrutarmi. «Come hai detto che ti chiami?»
 
«Sono Draco Malfoy».
 
«Draco… che nome meraviglioso». Le sorrido, facendola sorridere a sua volta. «Mi dispiace, vorrei poterti aiutare, davvero, ma purtroppo non mi è permesso lasciare la scuola, ordini del Ministero. Altrimenti sarei già andata da tua madre a vedere come stava».
 
Per un attimo ringrazio mentalmente l’impiegato dell’Ufficio Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, Divisione Spiriti, che ha vietato a Mirtilla gli spostamenti al di fuori di Hogwarts: non voglio neanche immaginare cosa sarebbe accaduto se il Signore Oscuro si fosse ritrovato un fantasma ficcanaso in mezzo ai piedi.
 
«Grazie Mirtilla, lo apprezzo comunque».
 
Una lacrima argentea le cola dietro la montatura degli occhiali. «Draco tu sei diverso dagli altri ragazzi. Ti sei confidato con me e sei stato gentile. Lascia almeno che ti dia un consiglio: non fuggire dai tuoi tormenti, affrontali. Se non lo farai, questi ti terranno legato alla vita terrena per l’eternità. Fidati da chi ci è passato: io non lascerò mai questo mondo, e tutto perché non ho mai chiuso i conti con i miei demoni».
 
Non so nemmeno cosa rispondere, sono spiazzato. Apro la bocca nel tentativo di trovare le parole, ma qualcuno bussa alla porta del bagno.
 
«Malfoy sei là dentro? Devo parlarti subito!» Riconosco immediatamente la voce della Granger. Ma perché è qui? E perché mi sta cercando?
 
Porto subito il dito alla bocca per far cenno a Mirtilla di fare silenzio: se non sente alcun rumore, forse se ne andrà.
Mirtilla però si avvicina a me e mi sussurra. «Ascoltami bene Draco: non fare i miei stessi errori e soprattutto promettimi che mi verrai a trovare ancora». Poi spicca il volo per tuffarsi a capofitto nello scarico del lavandino, ma non prima di aver urlato «È QUI DENTRO!»

 
 
Quest’anno ho deciso di trascorrere le vacanze di Natale ad Hogwarts.
Con i Mangiamorte a piede libero, i miei genitori saranno più al sicuro se la loro figlia Nata Babbana se ne sta lontana da casa per un po’. A loro non ho detto così, ovviamente, ho detto che quest’anno ci avevano riempiti di compiti e che a casa non mi sarei potuta esercitare con gli incantesimi. Erano dispiaciuti, ma hanno capito.
 
Non ho detto niente neanche a Harry e Ginny: mi avrebbero sicuramente invitata a trascorrere le feste alla Tana e vista la situazione attuale con Ron, non mi sembrava proprio il caso.
 
Ho deciso di approfittare del tempo a disposizione per fare un po’ di ricerche sul Principe Mezzosangue. Al momento tutto ciò che sono riuscita a scoprire che nel mondo dei maghi non esiste la nobiltà e quindi di conseguenza non esiste alcun principe. Questo apre la strada a due diverse ipotesi: o il nostro pozionista ha ereditato il titolo nobiliare da un genitore Babbano, oppure Prince è un nome proprio. Anche se forse si potrebbe trattare solo di un soprannome.
Insomma, il Principe Mezzosangue potrebbe essere chiunque.
 
Mi massaggio le tempie con gli indici, sforzandomi di mantenere la concentrazione, ma la mia mente continua a tornare alla festa di Lumacorno e all’inaspettata irruzione di Malfoy. Chissà cosa gli è successo da richiedere l’intervento del professor Piton.
So che Piton è il direttore della casa dei Serpeverde ma non credo che il problema di Malfoy fosse di natura scolastica. No, sembrava davvero spaventato. Mi chiedo se Voldemort c’entri qualcosa.
 
Decido di uscire all’aperto, tanto ogni tentativo di concentrarmi è vano. Sfortunatamente però appena metto piede fuori dalla biblioteca mi imbatto in Pix, il Poltergeist di Hogwarts, che galleggia a mezz’aria con la sua solita aria da piantagrane.
 
«Ah! L’amica di Potter Picchiatello, dico bene?» Chiede lui facendo tintinnare il suo cappello da giullare.
 
«Ciao Pix». Mi limito a rispondere tirando dritto, meglio non perdersi in chiacchiere con un Poltergeist.
 
«Perché sei qui a fare la secchiona? Non dovresti tenere compagnia al tuo amato che è tutto solo a struggersi nel bagno due piani più su?»
 
Che strazio! Ci mancava solo Pix a sfottermi sulla mia vita sentimentale. «Si da il caso che Harry non sia il mio amato e di sicuro non si sta struggendo in nessun bagno del castello. È tornato a casa per Natale».
 
«Oh ma io non parlo del Pomposo Popolare Potty, parlo del biondino arrogante che si vanta sempre del suo formidabile paparino».
 
Se mi avesse lanciato un Incantesimo delle Pastoie mi avrebbe lasciato meno di sasso. «Cosa pensi di sapere esattamente
 
«Io non penso di sapere niente, dolce fanciulla dai denti di coniglio, io so tutto! So dei vostri giri notturni nel castello, dei voli sopra il Lago Nero, delle vostre romantiche passeggiate nel parco sbevazzando Whiskey Incendiario! So tutto cara mia!» E per sottolineare meglio il concetto, si esibisce in una sgraziata piroetta a mezz’aria.
 
Devo stare calma, qualunque cosa sappia Pix, non devo fargli credere che mi importi, altrimenti mi avrà in pugno. «Tu hai le traveggole, Poltergeist».
 
«Uhhh! Fossi in te non sarei così impertinente con me, coniglietta! Non vorrai mica che vada a spifferare tutto ai tuoi amichetti vero? Sono certo che il rosso sarà felicissimo di sapere di questa felice unione!» Non faccio in tempo a rispondere che Pix si è già dato alla fuga. La sua risata fa eco per i corridoi deserti della scuola.
 
Devo correre ad avvertire Malfoy. Dove ha detto che si trova? Nel bagno del sesto piano? Corro il più velocemente possibile e, una volta arrivata busso freneticamente alla porta. «Malfoy sei là dentro? Devo parlarti subito!»
 
Ma dal bagno è una voce femminile a rispondermi. «È QUI DENTRO!» Lo prendo come un invito ad entrare.
 
Proprio come aveva detto Pix, Malfoy è qui, intento a guardare sbigottito all’interno di uno dei lavandini del bagno. «Malfoy, ma che stai…?» La frase però mi muore a metà, quando vedo riflesso nello specchio il viso del Serpeverde: non l’ho mai visto così emaciato prima d’ora, sembra quasi abbia perso cinque kili nel giro di due giorni. «Stai bene?»
 
«Cosa vuoi Granger?»
 
«Ti ho chiesto se stai bene».
 
«Mai stato meglio, non si vede? Sei venuta a sincerarti della mia salute o hai altro da dirmi?»
 
È molto più aggressivo del solito. Anzi, si potrebbe dire che è tornato ad essere aggressivo come è sempre stato. Mi stavo quasi abituando al nuovo Malfoy. Qualcosa nella sua espressione però mi convince a non insistere ulteriormente.
 
«C’è qualcun altro con te?»
 
«Nessuno».
 
«Ne sei sicuro? Perché ho sentito una voce femminile poco fa».
 
«Sì, ne sono sicuro! Certo Granger che per essere una che ha sempre tutte le risposte pronte, ne fai parecchie di domande!» Io però continuo a guardarlo aspettando che sputi il rospo. Lui tira un sospiro. «E va bene, c’era qualcuno. Ma ora non c’è più».
 
«Non mi risulta che questo bagno abbia due porte».
 
«Granger se vuoi fidarti bene, altrimenti sei libera di andartene. Nessuno ti ha invitata ad entrare. Oltretutto si può sapere che ci fai qui?»
 
«A casa non posso esercitarmi con gli Incantesimi, quindi ho deciso di rimanere ad Hogwarts per Natale».
 
«QUI NEL BAGNO, GRANGER! CHE CI FAI QUI?» Urla il Serpeverde a pieni polmoni indicando il pavimento.
 
Non credo di aver mai visto Malfoy perdere le staffe in questo modo. Devo avergli davvero urtato i nervi.
Il suo volto è paonazzo e gli occhi sembrano quasi uscirgli dalle orbite. Vedendolo così non riesco davvero a trattenermi dal ridere. Provo a scusarmi tra le risate, temendo di venire schiantata da un momento all’altro. Malfoy però non mi schianta, anzi, contro ogni previsione, inizia a ridere anche lui. Come due babbei continuiamo a ridere fino alle lacrime, fino a svuotarci completamente.
 
«Seriamente». Dice il Serpeverde dopo aver ripreso fiato. «Che ci fai qui, Granger?» Si vede che ripetere questa domanda senza ridere gli costa un enorme sforzo.
 
«Mi ha detto Pix dove trovarti. Mi ha detto anche di averci visto insieme in diverse occasioni».
 
«Quali esattamente?»
 
«Tutte. E mi ha minacciata di spifferare tutto a Ron ed Harry. Dobbiamo impedirglielo».
 
«E cosa pensi di fare: minacciarlo, ucciderlo? Sai che i Poltergeist sono immortali vero?»
 
«Certo che lo so, ma ci sarà pure un modo per convincerlo a non dire niente, o no? O magari potremmo costringerlo a dimenticare ciò che ha visto… Secondo te è possibile Obliviare uno spirito?»
 
«Ah non lo so, sei tu l’esperta degli Incantesimi della Memoria. Ma ti ricordo che “non è prudente eseguire un incantesimo del genere se non se ne ha la padronanza, Gilderoy Allock si è fottuto il cervello così”». Mi fa il verso Malfoy usando il tono di voce più sgradevole possibile.
 
«Non ho mai usato quella parola lì. E comunque si può sapere perché sei così tranquillo?» Questa volta sono io a spazientirmi. «Dobbiamo risolvere questa faccenda, in fretta».
 
«Granger rilassati. Pix non dirà nulla, ho un piano. Ci basterà andare a parlare col Barone Sanguinario».
 
E così iniziamo a dirigerci verso i sotterranei del castello camminando ovviamente a debita distanza, lui davanti ed io dietro. Ammetto che l’idea di avere un vis-à-vis col fantasma di Serpeverde non mi entusiasma molto, ma Malfoy ha ragione: nessuno in questo castello spaventa Pix come il Barone Sanguinario. E poi sono abbastanza certa che non sia il tipo di fantasma che vada a spifferare queste cose in giro.
 
Mentre camminiamo osservo di sottecchi la schiena di Malfoy, chiedendomi cosa gli stia capitando, perché si trovi qui a Natale e cosa ci stesse facendo in quel bagno.
 
«Comunque non devi preoccuparti per la voce che hai sentito». Dice lui all’improvviso continuando a camminare senza voltarsi. «Era solo Mirtilla. Quando sei entrata tu se ne era già andata, non ha sentito nulla di quello che ci siamo detti».
 
«Mirtilla Malcontenta?» Chiedo sorpresa della sua confessione.
 
«Sì». Dice col tono di chi non ha intenzione di aggiungere altro.
 
Imboccato uno dei corridoi delle segrete, ci ritroviamo faccia a faccia col fantasma di Serpeverde. Tiene i suoi occhi grandi e neri fissi nel vuoto e sul suo corpo bianco perlaceo spiccano evidenti le macchie di sangue argentee. Capisco perché anche gli altri fantasmi lo evitino sempre: mette i brividi.
 
«Buonasera Barone». Si avvicina Malfoy con un leggero inchino.
 
Il Barone si volta verso di noi, facendo tintinnare le catene appese al suo collo. «Buonasera Draco. Cosa ti porta qui? Non ricevo spesso visite».
 
«Sono qui per chiederle un favore, Barone. Vede io e la mia amica siamo stati presi di mira da Pix il Poltergeist e ci chiedevamo se lei potesse aiutarci».
 
A sentir nominare Pix, lo sguardo del Barone Sanguinario si riempie di odio, facendo tremare perfino Malfoy, che finora era riuscito a mantenere i nervi saldi. «Non aggiungere altro». E così il fantasma del Barone sparisce attraverso il soffitto.
 
«È stato più facile del previsto!» Esclamo io con sollievo.
 
«Sì, grazie a me. Se avessimo fatto di testa tua a quest’ora saremmo in biblioteca a cercare formule per Obliviare i Poltergeist». Mi sfotte con un sorriso.
 
«Menomale che ho un amico così pieno di risorse!» Lo sfotto io a mia volta.
 
«Non montarti la testa! “Amica” era solo più veloce di “Grifondoro saputella che mi segue ovunque vada”».
 
«Se non altro io non…» Ma la mia frase viene interrotta dal un rumoroso brontolio proveniente dallo stomaco di Malfoy. Il Serpeverde si copre il ventre con la mano, come se volesse attutire il rumore. Ora che ci penso in effetti non l’ho mai visto in Sala Grande questi giorni. «Da quant’è che non mangi, Malfoy?»
 
«Non lo so, credo fosse venerdì». Risponde lui guardando in basso per la vergogna.
 
«Vieni con me». E senza aspettare una risposta mi dirigo verso le cucine.
 
Lui mi segue, lo sento camminare qualche passo dietro di me. Non so cosa mi spinga a preoccuparmi per lui. Forse mi sento in debito per avermi concesso quel giro sulla scopa che Ron invece mi aveva negato, o per tutti i dispetti che ha fatto al rosso nell’ultimo mese. E poi devo ammettere una cosa: per una volta mi è piaciuto non dover essere io quella che si applica per risolvere i problemi. Tutto sommato è vero che Malfoy è pieno di risorse.
 
Arrivati nei pressi del quadro con la frutta, chiedo al Serpeverde di coprirsi gli occhi.
 
«Perché?»
 
«Hai fame o no?»
 
Lui esegue ed io solletico la pera che, ridacchiando, si trasforma in una grossa maniglia verde. Mi faccio largo attraverso l’ingresso delle cucine per poi uscire una manciata di minuti dopo con in mano un grosso cestino stracolmo di cibo.
 
Malfoy mi guarda sorpreso. «Guarda, guarda! La Granger che si fa preparare da mangiare! Sbaglio o due anni fa distribuivi spille per la liberazione degli elfi domestici?»
 
«Te lo ricordi?»
 
«Se mi ricordo di una strega delirante che minacciava gli studenti di iscriversi al Comitato delle Cause Perse? Sì, mi ricordo».
 
«Primo, era il Comitato per la Riabilitazione degli Elfi Poveri e Abbruttiti e secondo ho un amico nelle cucine ed il cibo l’ho barattato con un mio calzino». Dico indicando una delle mie scarpe.
 
Ma non ho voglia di discutere del C.R.E.P.A. con un Malfoy adesso, voglio solo festeggiare la vittoria su Pix. Riprendo a camminare, questa volta diretta verso la Stanza delle Necessità, mentre Malfoy mi segue senza fare domande.
Arriviamo al settimo piano, all’altezza dell'arazzo di Barnaba il Babbeo bastonato dai Troll. Ci cammino di fronte tre volte, chiedendo mentalmente un posto dove poter mangiare senza essere visti da nessuno. Sulla parete si materializza una porta e noi ci fiondiamo dentro prima che qualcuno possa passare per di là.
La stanza che si apre di fronte a noi è molto piccola, forse un quarto di quella usata per gli incontri dell’ES, ed è completamente spoglia: c’è solo un tavolo, due sedie ed una credenza con piatti e bicchieri. È perfetta.
 
Ci sediamo al tavolo ed iniziamo a scartare le leccornie preparate dagli elfi: costolette di agnello al forno con patate, sformato di verdure, una fetta di torta di melassa ed una fiaschetta di vino elfico (un gentile regalo di Winky). Malfoy osserva i piatti come se fosse a digiuno da settimane.
 
«Buon appetito!» Dice prima di addentare la prima costoletta. «Toglimi una curiosità: come avete scoperto questa stanza?»
 
«È stato Dobby a dirci dove si trovava. È lui l’amico che ho nelle cucine». Rispondo versando il vino ad entrambi.
 
«Dobby? Il mio Dobby?»
 
«Non il tuo Dobby. Dobby e basta. Ora lavora qui ad Hogwarts. Silente lo paga per cucinare». Lo dico quasi in tono provocatorio, aspettandomi forse una reazione indignata o contrariata. Malfoy invece sorride.
 
«Quel piccolo bastardo! Alla fine ce l’ha fatta, eh? Chi l’avrebbe mai detto».
 
È la prima volta in vita mia che, parlando di un elfo stipendiato, non sento dargli del pazzo. Perfino Hagrid pensa che Dobby sia uno scemo. «Non lo trovi strano?»
 
«Che un elfo desideri essere liberato? Per nulla! Vedessi come li trattiamo a casa mia. Sfido che vogliano andarsene!»
 
Gli lancio un’occhiata di rimprovero ma lui non se ne accorge nemmeno: tiene gli occhi bassi sul piatto, con lo stesso sguardo cupo che aveva in quel bagno. Pensare a casa sua deve renderlo molto triste.
 
«Malfoy, perché non sei tornato a casa per Natale?»
 
«E tu perché non sei tornata? Non vorrai mica darmi a bere la puttanata dei compiti di Incantesimi, vero?»
 
Capisco che l’unico modo per ottenere una risposta sincera, è dimostrarmi sincera a mia volta. «Ho paura. Qui ad Hogwarts mi sento al sicuro».
 
Lui non alza la testa dal tortino di verdure, ma sono certa che mi abbia ascoltata con attenzione. «Mia madre ha detto di restare qui, che tanto senza papà non sarebbe stata la stessa cosa».
 
La sua sincerità è come uno schiaffo in piena faccia. E ciò che è peggio è che il suo tono non è affatto accusatorio, solo malinconico. Sento di voler davvero fare qualcosa per farlo sentire meglio.
 
«Senti, domani mi troverai qui a preparare il regalo di Natale per i miei genitori. Raggiungimi, se vuoi. Prepareremo qualcosa anche per tua madre».

 
 
23 Dicembre 1996:
 
Non so come ci sia riuscita, ma la Granger è riuscita a coinvolgermi. Quando stamattina sono arrivato nella Stanza delle Necessità lei era già lì, ad armeggiare con una macchina fotografica.
 
«Sarebbe questo il regalo? Una fotografia?»
 
«Non una semplice fotografia, una in movimento!»
 
«Forse un regalo del genere può sorprendere i tuoi genitori Babbani, non di certo una strega come mia madre».
 
«Fidati di me, ogni genitore ama ricevere una foto di suo figlio. È un modo per dirgli che gli siamo vicini».
 
Mi guardo intorno: la stanza ha preso le sembianze di un vero e proprio studio fotografico. C’è uno sgabello, uno sfondo bianco illuminato da delle lampade ad olio, il treppiedi per posare la camera fotografica ed una piccola camera oscura dove la Granger ha posizionato un calderone.
 
«Ho lasciato accanto al paiolo la ricetta della pozione per sviluppare la pellicola. Ci pensi tu? Io intanto penso ad aggiustare le luci».
 
Entro nella camera oscura, dove non c’è soltanto un calderone, ma tutti gli ingredienti per preparare la pozione che farà muovere la fotografia: mi chiedo dove li abbia trovati. Comunque la Granger non poteva trovare compito migliore per me, mi piace preparare pozioni nuove, mi mette alla prova.
 
La pozione è piuttosto semplice, principalmente a base di acqua e di qualche siero animale. Come ultimo ingrediente, verso all’interno del paiolo la polvere d’argento, che si disperde omogeneamente nella soluzione. Questo mi fa pensare a Mirtilla e a quello che ha detto sull’affrontare i propri demoni. Non che preparare un regalo di Natale a mia madre possa realmente cambiare le cose, ma per lo meno mi tiene occupato.
È questo l’effetto che ha la Granger su di me: mi fa sentire meno in balia degli eventi.
 
«La pozione è pronta». Le dico uscendo dalla camera oscura.
 
«Perfetto! Vuoi andare tu per primo?» Mi chiede indicando lo sgabello.
 
«No, a te l’onore». Rispondo cercando di dissimulare il mio imbarazzo.
 
Lei si siede sullo sgabello, si sistema leggermente i capelli e mi indica la fotocamera. «Ho già aggiustato l’inquadratura, devi solo mettere a fuoco e scattare».
 
Io mi posiziono dietro la macchina fotografica ed inizio a ruotare la ghiera della messa a fuoco. All’interno dell’obbiettivo osservo il primo piano della Granger: è impettita, col mento in alto ed un gran sorriso che mette in risalto i suoi zigomi alti. Le guance rosse tradiscono il suo imbarazzo: almeno non sono l’unico.
 
«Qualcosa non va?»
 
Mi accorgo che sto impiegando più tempo del dovuto a scattare. «No va tutto bene». Indugio sul suo profilo un’ultima volta prima di fotografarla.
 
«Andava bene?»
 
Scuoto la testa senza aggiungere altro. Lei si alza e mi fa sedere sullo sgabello, per poi prendere il mio posto dietro la macchina fotografica. Io guardo fisso in camera ma non riesco a non pensare che in questo momento la Granger mi stia scrutando come io ho scrutato lei poco fa attraverso l’obiettivo.
 
«Prova almeno a sorridere!» Dice lei coperta dalla fotocamera. Ma l’imbarazzo è davvero troppo e invece di un sorriso mi esce solo un ghigno tirato. Lei sospira. «Malfoy, ti ricordi quella volta che Ron ha provato a lanciarti una Fattura Mangialumache ma alla fine si è affatturato da solo? Ecco, ha riempito tre secchi interi di lumaconi prima di riuscire a smettere di vomitare».
 
«Ben gli sta». Replico io ridendo. Granger ne approfitta e mi scatta la foto.
 
«Perfetta!» Dice sorridendomi malevola. Quella ragazza sa come ottenere ciò che vuole.
 
«E adesso?» Le chiedo alzandomi dallo sgabello.
 
«Adesso bisogna sviluppare il rullino e stampare le foto. Colin Canon mi ha spiegato come fare, posso pensarci io. Domattina saranno pronte per essere spedite».

 
 
24 Dicembre 1996:
 
La giornata di oggi è trascorsa molto più rapidamente delle precedenti. Ho recuperato la foto dalla Stanza delle Necessità (lo devo ammettere, la Granger ha fatto un ottimo lavoro), l’ho posizionata in una bella cornice d’argento che ho sottratto ad una delle foto sul mio comodino, ho spedito il regalo insieme ad un biglietto, mi sono preparato per la cena della Viglia insieme a Theodore Nott, anche lui rimasto ad Hogwarts per le vacanze, ed ora mi sto godendo il banchetto. Insomma, mi sento molto più leggero.
 
Il clima è festoso e spensierato, non deprimente come me lo sarei aspettato: credevo che ad Hogwarts a Natale ci fossero solo pochi sfigati malvoluti dalle loro famiglie. Invece siamo quasi una trentina di ragazzi, tutti disposti su un’unica tavolata centrale, a banchettare con grassi tacchini arrosto, montagne di patate bollite, vassoi di oleose salsicce alla cipolla, zuppiere stracolme di piselli al burro e dolci di ogni sorta. Non è una cena di classe come quella del Manor, ma può andare.
Allo scoccare della mezzanotte, Albus Silente si alza dalla sua poltrona al centro del Tavolo delle Autorità e fa tintinnare il suo bicchiere per ottenere la nostra attenzione.
 
«Ragazzi miei, non c’è niente che mi renda più felice, in questi tempi inquieti, di vedervi tutti seduti ad un’unica tavola a condividere una ricca cena Natalizia. Non potevate farmi regalo più gradito. Da parte mia, spero che nonostante la lontananza dai vostri cari, qui possiate comunque riuscire a sentirvi a casa. Vi auguro un felice Natale».
 
Il preside alza in alto il suo calice e così tutti noi. Per un’istante soltanto incrocio lo sguardo della Granger. Lei mi sorride e, involontariamente, le sorrido anche io.

 
 
27 Dicembre 1996:
 
Severus Piton, da poco giunto ad Hogwarts, osservava i quadri dei precedenti presidi di Hogwarts, mentre Albus Silente meditava sulle sue parole.
 
«Quindi Bellatrix Lestrange ha preso in carico il compito che Voldemort avrebbe voluto affidare a Draco. Capisco».
 
Severus dondolò leggermente la testa in segno d’assenso. «Purtroppo sono riuscito a guadagnarmi la fiducia dell’Oscuro Signore, ma non quella di Lestrange. Crede che io sia un traditore. Non penso che vorrà condividere con me i dettagli del piano, né che mi permetterà di intromettermi».
 
«Severus, non possiamo permettere che qualche Mangiamorte dubiti ancora della tua lealtà, è essenziale che tutti ti credano dalla loro parte». Il preside si osservò la mano destra, nera e bruciata. «Ormai non mi resta molto tempo. Se Hogwarts dovesse cadere nelle mani di Lord Voldemort, stai pur certo che l’affiderà solo al suo servitore più fedele. Severus, dovrai essere tu quella persona».
 
L’insegnate di Pozioni si sedette sulla sedia, al di là della scrivania, di fronte a Silente. «E come posso guadagnarmi la loro fiducia?»
 
Silente gli sorrise bonario. «Dovrai essere tu a uccidermi».
 
Piton tremò. Mai avrebbe pensato di sentir pronunciare al preside simili parole. Non riusciva a pensare a niente di peggio che sottrarre la vita all’uomo che lo aveva accolto nella sua casa come un padre. Che gli aveva concesso la benedizione di una seconda possibilità. Che gli aveva regalato l’occasione di redimersi agli occhi della donna che aveva amato.
 
«Vuoi che lo faccia subito? O hai bisogno di qualche istante per comporre il tuo epitaffio?» L’ironia, era sempre stata la sua miglior difesa.
 
«Oh, non ancora. Oserei dire che il momento giusto si rivelerà a tempo debito. Ma è essenziale che tu scopra cosa ha in mente Bellatrix. Se non sbaglio sei molto legato a sua sorella, Narcissa».
 
«Narcissa Malfoy al momento è… indisposta». Il preside lo osservò al di sopra dei suoi occhiali a mezzaluna, esortandolo a spiegarsi meglio. «Vedi, l’Oscuro Signore si sta servendo di lei per punire Lucius. L’ha mutilata, Albus, e sta spedendo frammenti del suo corpo ad Azkaban». Disse con difficoltà Severus Piton, costretto a rivedere nella sua mente il profilo sfregiato della donna. «Ma non è tutto. La maledizione che ha usato su di lei non si accanisce solo sul suo corpo, le sta divorando lo spirito. Si espande di giorno in giorno, nutrendosi dei suoi ricordi e della sua anima».
 
«E a tuo parere, questo cosa comporta?»
 
«La mia è solo una supposizione, ma da quel che ho visto in pochi mesi avrà lo stesso effetto di un Bacio di Dissennatore. Di lei resterà solo un guscio vuoto… poi morirà».

 


 
Note dell’autore:
 
Ciao a tutti Potterheads!
E con questo capitolo si può dire che mi sono rimessa in pari con quella che era la mia fanfiction originaria. Anche se ormai è difficile a dirsi, visto che la storia alla fine ha preso una piega del tutto nuova.

Spero che questi primi undici capitoli vi siano piaciuti (ho ricevuto molte belle recensioni e ne sono davvero entusiasta) e che mi perdonerete per quanto sto per dirvi: il capitolo della prossima settimana non uscirà.
 
Ho capito che mi serve un momento di pausa per rimettere in ordine le idee sulla base di tutti i cambiamenti che ho fatto nel corso della scrittura. Non temete, non vi sto abbandonando, continuerò a scrivere tutti i giorni, semplicemente mi prenderò un po’ di tempo prima di pubblicare di nuovo!
Credo che salterò solo la prossima settimana: tra due domeniche dovrei far uscire il prossimo capitolo. Se dovesse cambiare qualcosa però pubblicherò un piccolo avviso.

 
Durante queste due settimane non fatemi sentire abbandonata e condividete con me i vostri pareri! Saranno una spinta in più!
Grazie di cuore a voi lettori!
 
Flami151
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Flami151