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Autore: LadyNorin    22/03/2021    2 recensioni
John Watson si era allontanato quanto più possibile da Baker Street. La decisione che lo aveva spinto a fare le valigie era molto semplice: Sherlock Holmes.
Dopo la morte di sua moglie Mary, John decide di allontanarsi da coloro che lo hanno fatto soffrire e iniziare una nuova vita. Ma forse il destino prende le sue decisioni, e nemmeno un uomo razionale come John può contrastarle.
Genere: Angst, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Rosamund Mary Watson, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6:


***


[Revisionato]
L’aria era pungente e il cielo grigio, ma non sembrava dovesse piovere, almeno non al momento.
Non aveva una meta ben precisa, così camminò per un po’; poi vide un pub già aperto e decise di entrarvi. C’erano solo due uomini all’interno.
Un signore di mezza età seduto ad uno degli sgabelli al bancone, e un uomo in giacca e cravatta seduto ad uno dei tavoli, in fondo al locale.
Si mise a sedere su uno degli sgabelli, lontano dall’uomo di mezza età. Ordinò al barista un Whisky. Lo bevve tutto e ne ordinò un altro, e poi un altro.
Non aveva deciso se si sarebbe ubriacato o meno. In fondo avere la mente annebbiata per qualche ora non gli dispiaceva, ma d’altro canto il giorno dopo sarebbe dovuto tornare in ospedale. Da Sherlock… Buttò giù qualche altro bicchiere. Lasciò le banconote sul bancone del bar e uscì.

L’aria fredda lo aiutò a schiarirsi la mente, giusto per capire dove si trovasse, ma decise di prendere un taxi. Non era ubriaco ma moderatamente brillo, la vista iniziava ad annebbiarsi e i pensieri ora erano più incoerenti. Gli piaceva quella sensazione, almeno poteva soffocare i sensi di colpa per un po’.
Tornato a casa chiese alla baby-sitter se poteva restare per mettere a l
etto la bambina, e andò a stendersi a letto.
La mattina si svegliò con Rosie che dormiva accanto a lui, non si ricordava nemmeno di averla presa dalla culla. Dopo un bacio sulla testolina
bionda la lasciò ancora a dormire. Andò in cucina, lasciando la porta della camera semi aperta, in caso lei si fosse svegliata l’avrebbe potuta sentire.
Preparò il caffè e lo bevve. La botta di caffeina bastò a fargli passare il mal di testa causato dall’alcool della sera prima.
Preparò sua figlia per la giornata e aspettarono che arrivasse la baby-sitter. Oltre a tutti i sensi di colpa che già aveva, si sentiva in colpa ogni volta che la lasciava e che non passava il tempo con lei.





Uscì di casa. Fuori c’era già Lestrade ad aspettarlo in macchina.
Salì di corsa. Faceva ancora più freddo del giorno precedente.
Nell’auto c’era il riscaldamento acceso e si stava bene. Come unico suono la radio della polizia. Cercò di rilassarsi contro il sedile.
«Allora…- esordì il detective. Ok pace finita. -Che ne pensi?»
John alzò le spalle.
«E no dai il trattamento del silenzio anche tu no. Dì qualcosa.»
«Che vuoi che ti dica?»
Lestrade sbuffò.
«Cosa pensi di quello che è successo ieri.»
John ci pensò su per un attimo.
«Si riprenderà. Gli ci vorrà del tempo, ma è testardo. Starà benissimo.» ovviamente si guardò bene dal pronunciare quel nome.
«Non era a questo che mi riferivo dottore. Intendevo il caso. Secondo te davvero non se lo ricorda o sta solo facendo finta?»
«Ha preso delle botte in testa Greg cosa pretendi, che ti faccia un identikit completo dell’aggressore?»
«Beh non sarebbe male… Se non lo fa Sherlock chi altri. A volte penso che vorrei la sua memoria, ma poi penso anche che il gioco non vale la candela.»
John roteò gli occhi.
«Dagli tempo e ti dirà tutto.»
«E se quel tizio lo fa con qualcun altro?»
«Non prendermi in giro Greg, lo sappiamo entrambi che probabilmente avrà fatto incazzare qualcuno.»
«Wow. C’è l’hai ancora così tanto con lui?»
Merda… Non intendeva dirlo in quel modo. Non c’è l’aveva con lui.
Almeno non come prima. Però non rispose.
«Ho capito.»
Invece non aveva capito nulla.
«Per te sarà difficile vederlo dopo tutto quello che è successo.»
John sbuffò, preso dall’esasperazione.
«Stai cercando di provocarmi o cosa?»
«Sto cercando di capire.»
«Lascia perdere.» tagliò il discorso e si chiuse in se stesso sperando che il detective di Scotland Yard recepisse il messaggio. Per fortuna non proseguì con l’argomento e il viaggio fu di nuovo silenzioso.




Arrivarono all’ospedale e parcheggiarono in uno dei posti riservati.
Salirono allo stesso reparto del giorno precedente. Mycroft e gli altri ancora non erano arrivati e non c’era nemmeno il dottor Lewis.
John era tentato di entrare ugualmente, voleva vederlo da solo, ma si mise a sedere nelle poltroncine di plastica lungo il corridoio, insieme a Lestrade.
Dopo poco arrivò un'infermiera tutta vestita di bianco, che spingeva un carrellino, entrò nella stanza di Sherlock. Uscì dopo una decina di minuti.
«Aspettate qualcuno?» chiese la donna ai due uomini.
«Si il dottor Lewis, per vedere il paziente della 216.” intervenne Lestrade.
«Oh, credo che il dottore abbia avuto un'emergenza in chirurgia, gli ci vorrà un po’.»
Lestrade fece una smorfia.
«E non possiamo entrare lo stesso? Sono della polizia, e lui è un dottore.» indicò John che fece un sorriso tirato all’infermiera. Lei sembrò pensarci.
«Veramente non è consentito…»
«Ma andiamo, sono un poliziotto, di cosa avete paura? Oltretutto il paziente è un mio grande amico, praticamente come un parente.»
Quest’affermazione diede non poco fastidio a John. Un parente, quando Sherlock nemmeno si ricordava quale fosse il nome di Lestrade.
«Lei sa chi c’è sul modulo come referente del paziente in caso di emergenza?»
Lo sguardo di Lestrade si illuminò. Diede una pacca sulla spalla di John.
«Certo che lo so! C’è l’ha proprio davanti!»
John si morse l’interno delle guance. Effettivamente era il referente e il numero di contatto da chiamare in caso di evenienza, ma non era sicuro di esserlo ancora. Sicuramente Sherlock doveva averlo cambiato.
«Aspettate qui due minuti che controllo.» l’infermiera si allontanò.
«Andiamo!- Lestrade allargò le braccia per poi lasciarle ricadere. - Che diavolo di problema hanno, sono un poliziotto con un distintivo e tu praticamente convivi con Sherlock! Di cosa hanno paura?»
John storse la bocca in una smorfia.
«Ero il suo coinquilino. Ora non più. E loro hanno delle procedure da rispettare. In più Mycroft gli avrà minacciati abbastanza.»
«Che cavolata.» rispose Lestrade stizzito.
Dopo alcuni minuti fece ritorno l’infermiera, a questo giro senza il carrellino.
«Lei è il dottor John Watson?» chiese, il dottore in questione annuì.
«Sì sono io.»
«Allora potete entrare.»
«Alla buon ora! Visto, glielo avevo detto o no?»
L’infermiera abbozzò un sorriso.
«Vi chiedo scusa non è che non mi fidi, ma ci è stato ordinato di non far entrare nessun estraneo.» John rifilò un'occhiata al detective al suo fianco.
«Si ma io non sono un estraneo, sono un dannato detective di Scotland Yard.»
«Mi dispiace davvero ma sono ordini dall’alto.» ed entrambi sapevano molto bene da quale “alto” provenissero.
«Prego.”
L’infermiera gli accompagnò fino alla porta della stanza e la aprì.
«Gli ho appena dato la dose di antibiotici e antidolorifici, quindi potrebbe star dormendo, o farlo a breve.» lei poi si assicurò che avessero tutte le indicazioni, e uscì chiudendosi la porta alle spalle.


«Ehi Sherlock. Ti vedo bene oggi.» Lestrade si fece avanti, avvicinandosi al letto.
Sherlock aprì l’occhio buono e lo squadrò da capo a piedi, sulla sua faccia non c’era alcuna espressione, le sue labbra erano tirate in una linea retta.
John rimase dietro.
«Ancora non riesci a parlare eh? Senti allora perché non lo scrivi, va bene qualunque dettaglio.»
Tirò fuori il taccuino dalla tasca interna della giacca, e una penna dall’altra tasca, e mise gli oggetti sul letto, accanto alla mano di Sherlock, che fissò gli oggetti, senza muovere un muscolo.
«Anche l’ultima cosa che ricordi.»
L’occhio di Sherlock si spostò, cercava qualcuno nella stanza, finché non trovò John, che non si era ancora mosso.
Lestrasde si voltò verso John.
«Uhm d’accordo, quindi l’ultima cosa che ricordi è John… Al parcheggio?»
Sherlock scosse la testa, così impercettibilmente.
«Credo intenda in ambulanza.» Rispose John. Sherlock stava ancora li a fissarlo, e John si sentiva incredibilmente a disagio.
«Ah giusto l’ambulanza.»
«E invece prima?- Lestrade aveva intenzione di insistere finché non avesse ottenuto una risposta soddisfacente. -Intendo prima dell’ambulanza… Tipo… La sera prima. Ti ricordi quello che hai fatto?»
La bocca di Sherlock si strinse, le cuciture nere che tenevano insieme il lato del labbro superiore quasi sparirono.
«Greg non credo sia il caso di insistere, non mi sembr-»
«Dai lo so che te lo ricordi. Mi basta poco, per ora posso accontentarmi.»
A John non piaceva affatto che Lestrade insistesse in quel modo, quando era chiaro che a Sherlock dava fastidio. Perché non lo capiva?
Ma Sherlock non si mosse.
John allora si decise ad avvicinarsi. Andò verso il letto, dal lato opposto.
«Mi dispiace.- disse solo. -Dico davvero, scusami se… sono sparito così.» deglutì.
Doveva essere un semplice discorso di scuse ma gli sembrava la cosa più difficile che avesse mai fatto nella vita, anche più di andare in guerra.
Prese un bel respiro.
E Sherlock era lì, che lo guardava, anzi lo fissava, quell’iride ancora nera e circondata di rosso.
«Va tutto bene. Io non vado da nessuna parte.» gli prese la mano, e vide la sua iride diventare lucida. Sentì le dita lunghe e magre di Sherlock stringersi sulla sua mano.


In quel momento entrò il dottor Lewis.
«Mi dispiace che abbiate dovuto aspettare molto ma ho avuto un emergenza.»
«Si lo abbiamo saputo.» ripose Lestrade.
«Come sta andando qui?» il dottore si avvicinò per controllare Sherlock, che strinse ancora di più la mano di John.
«Bene credo, l’infermiera ha detto di avergli dato antibiotici ed antidolorifici.» questa volta fu John a rispondere.
«Molto bene.» il dottor Lewis prese la piccola torcia dal taschino e la puntò sull’occhio di Sherlock per controllare che rispondesse bene.
«Qui direi che è tutto a posto, l’ematoma interno si sta assorbendo.»
«Quanto ci vorrà prima che torni ad usare anche l’altro occhio?» chiese Lestrade.
«Penso che già la prossima settimana possiamo togliere la benda. Ha parlato oggi?»
«No.» rispose Lestrade.
«Capisco.»
Il dottor Lewis controllò la gola e il collo di Sherlock.
«E’ normale?»
«Credo che sia una sua scelta. Il gonfiore causato dallo strangolamento è diminuito e le vie respiratorie sono aperte, le ghiandole si sono sgonfiate. Se non si sforza può parlare.»
«Che significa, che si sta rifiutando di proposito di parlare?» Lestrade non prese bene quell’informazione.
«Altamente probabile, si.»
“Andiamo mi prendi in giro!» la frustrazione del detective era rivolta a Sherlock, che sobbalzò.
«Ehi Greg, falla finita.» rispose John, guardando male l’uomo.
«Ma lo sai…»
«Non me ne frega niente Greg, lascialo in pace.»
«Ah certo adesso ti fa comodo difenderlo, non mi pare fossi dello stesso avviso fino a poco fa.»
Lo sguardo di John si accese di rabbia e lo stomaco gli si strinse.
«Sta zitto.» ringhiò in direzione del detective.
Il dottor Lewis si schiarì la gola.
«Se dovete litigare fatelo fuori.»
«Mi dispiace.» rispose John contrito.
«L’ora delle visite è finito. Tornate oggi pomeriggio se siete più calmi.»
«Non può buttarmi fuori sono della polizia e sto facendo il mio lavoro.»
«Posso e come. Avanti andate.»
John fece per allontanarsi, senza ribattere, ma qualcosa lo stava trattenendo. O meglio, qualcuno. Abbassò lo sguardo. La mano di Sherlock era ancora stretta nella sua. Mise sopra la sua quella che aveva libera.
«Ti prometto che tornerò oggi pomeriggio.»
Ora ci mancava quello sguardo.
«Mi dispiace.» lo disse ancora e si liberò dalla sua presa.
Gli sembrava davvero di abbandonarlo come lo aveva abbandonato un anno fa.
Si voltò e uscì senza guardarsi indietro, non aspettò nemmeno che Lestrade uscisse con lui.
Una volta fuori prese aria a pieni polmoni.

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Note d’autrice:

E questa era la parte facile, ora inizia la parte in salta, sono ancora più curiosa di sapere cosa ne penserete.
Anche perché a visualizzazioni non sta andando male, benché le recensioni scarseggino, ma non si può pretendere tutto dalla vita, quindi mi accontento. Non vergognatevi che non mordo :D
John se la caverà così a buon mercato? Un po' troppo facile... Solo il futuro lo dirà. Come potrà rimediare? per ora gli dice bene che Sherlock sia malconcio e non messo troppo bene. Facile chiedere scusa quando la persona a cui hai fatto un torto non parla.
Al prossimo aggiornamento.
Much Love.
   
 
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