Vegeta-Sej
*
Capitolo 5 – Sayla
*
Vegeta
era solo un bambino.
Era
solo un bambino quando Freezer si era presentato un giorno qualsiasi a palazzo,
e aveva imposto al suo re di inchinarsi a lui, al suo volere.
Ricordava
quel giorno come fosse ieri, impresso nella sua mente come il tratto di un
marchio indelebile.
Era
giunto nel bel mezzo dei festeggiamenti per la conquista dell’ennesimo pianeta,
che aveva portato a Vegeta-Sej ancora più fama e
prestigio nell’universo.
La
sua gente, ridotta in schiavitù, era costretta a lavorare per loro, o nelle
botteghe in città, oppure restando sul loro pianeta ad estrarre oro e gemme
preziose.
Zuul, era una stella
di piccole dimensioni, composta da rocce e vulcani per lo più, un ambiente
ostile alla vita, ma nonostante questo, alcuni individui erano riusciti ad
adattarsi, trovando di tanto in tanto un’oasi dove potersi rifugiare.
Quel
pianeta, non era nemmeno nelle mappe stellari, situato nel più remoto angolo
dell’universo sette, i saiyan che approdarono lì, lo
fecero per puro caso, a causa di un’avaria di una delle monoposto.
Avrebbero
dovuto controllare di cosa di trattava, altrimenti a casa non ci sarebbero mai
arrivati, o meglio, non ci sarebbe arrivato chi aveva il problema.
*
Il
piccolo alieno rosa applaudì quattro volte, complimentandosi con il suo re, per
la buona novella.
La
musica che echeggiava fino all’alto soffitto a volta, si fermò di colpo e le
danzatrici coperte da un leggero vestito di velo dai colori più vari, smisero
di ballare a ritmo.
Tutti
si allontanarono al suo avanzare fiero e dall’aria minacciosa.
“Congratulazioni
per la conquista, Re Vegeta” Disse in tono mellifluo rimanendo ai piedi del
trono.
“Chi
ti credi di essere per irrompere in questa giornata di festa?” Il sovrano si
alzò di scatto e guardò dall’alto in basso quel nano, con aria di superiorità.
L’alieno
sorrise sadico “Umpf…Freezer”. Tuonò lasciando
impietriti tutti i saiyan presenti.
Nessuno
lo aveva mai visto, ma la sua fama era conosciuta in ogni angolo della
galassia.
Tutti
sapevano della sua forza e della sua crudeltà.
Non
faceva nessuna distinzione tra giovani, vecchi, bambini o guerrieri, se
qualcuno osava mettersi tra lui e il suo obiettivo, questi eliminava tutti
senza pietà.
Re
Vegeta deglutì rumorosamente, sapeva che contro di lui non aveva nessuna
speranza di vittoria, in caso di duello.
La
sua espressione mutò di colpo, e da fiera e altezzosa, divenne più arrendevole.
“La
tua fama di precede! Vuoi un calice di vino?” Chiamò con uno schiocco di dita
una delle schiave vestite in maniera succinta e quella stoffa trasparente
lasciava poco spazio all’immaginazione.
La
ragazza dalla nivea pelle e capelli biondi ondulati, si precipitò con quanto
richiesto da suo re, e versò il liquido rubino in un calice d’oro tempestato di
pietre dello stesso colore.
Freezer
accettò di buon grado e sorseggiò la bevanda, che sputò immediatamente dopo.
“E
questo sarebbe il tuo vino migliore? Che schifo!”
“Proviene
da un pianeta chiam…”
Alzò
una mano per zittirlo, non voleva sentire altre inutili spiegazioni.
“Pensavo
che alla tua reggia si bevesse qualcosa di meglio.” Freezer si portò le mani
dietro la schiena ed iniziò a camminare “…invece mi
ritrovo con questo sapore orrendo in bocca.” Una smorfia di disgusto si dipinse
sul suo volto.
Tutti
i presenti rimanevano fermi ed immobili, nessuno osava proferire parola o
compiere qualche azione di cui si sarebbe pentito subito dopo.
Quel
raggio rosso luminoso partito dal suo indice destro, andò a colpire dritta al
cuore la povera schiava che aveva osato servirgli un tale scempio, e stramazzò
al suolo inerme, inondando con il suo sangue il pavimento bianco lucido.
Nessuno
azzardò ad avvicinarsi a quel corpo, in quanto l’alieno, con andamento lento,
si stava apprestando a raggiungerlo.
Si
mise a carponi, e leccò il sangue direttamente dalla ferita, osservando i suoi
occhi sbarrati e privi di vita.
“Questo
si che è buono” Si leccò le labbra, lasciando attoniti i presenti.
Re
Vegeta deglutì il nulla davanti a tanta barbarie.
“C-che cosa vuoi?” Balbettò il sovrano.
“Un’alleanza!”
Rispose guardandolo cinico.
“Alleanza?”
Fece di rimando.
Si
sarebbe aspettato di tutto, ma non di certo stringere un patto con lui, che
alla pari, sarebbe stato come stingerlo con il diavolo in persona, perché era
così che era conosciuto nella galassia.
“Ti
darò tempo fino al tramonto per decidere” Il tiranno girò i tacchi e sempre con
le braccia incrociate dietro la schiena, si incamminò verso l’uscita,
camminando sul lungo tappeto rosso.
Poi
si fermò di colpo “…e per dimostrarti cosa ti aspetta
se non dovessi accettare”. Iniziò a trucidare alcuni presenti senza un ordine
preciso.
*
Mentre
i saiyan rimasti, avevano iniziato a portare via i
corpi per bruciarli tutti insieme, Re Vegeta non si era mosso dal suo trono.
Era
rimasto seduto, con la testa abbassata e una mano sul volto.
“Padre”
Lo richiamò Vegeta. “…io combatterò”.
Il
sovrano gli volse lo sguardo. “Non è un nemico che puoi affrontare.” Si alzò
per posargli una mano sulla piccola spalla che sorreggeva il mantello rosso.
“Nessuno
può” Aggiunse rassegnato.
“Sire”
Sibilò la vecchia megera che era rimasta fino a quel momento nascosta dietro
una colonna ad ascoltare i discorsi, ma alle orecchie di Vegeta, sembrò la voce
di un serpente velenoso.
Il
bambino la guardò in maniera riluttante e se solo suo padre glielo avesse
chiesto, l’avrebbe eliminata senza tanti complimenti.
“Un’alleanza
con quell’alieno potrebbe rivelarsi la cosa più sensata da fare”.
“Mai!
Morire in battaglia è la fine degna di un saiyan. Un saiyan non si fa mai sottomettere. Diglielo tu padre!” Lo
guardò con aria di supplica.
E’
questo quello che fin da quando era in fasce, era stato impartito al principe,
e sempre cresciuto con quell’ideale.
“Taci,
Vegeta!” Lo zittì il sovrano. “Devo fare quello che è più giusto per il mio
popolo.”
“Il
tuo popolo ti seguirebbe in battaglia. Combattiamolo!” Cercò di farlo
ragionare, di risvegliare il suo cuore di saiyan.
“Il
Re non vuole portare il suo popolo a un massacro” Fu la sibilla a parlare per
il suo sovrano, molto provato su quell’assurda situazione.
“Ho
forse chiesto un tuo parere?” Tuonò il principe dei saiyan.
“Smettila,
Vegeta. E vattene” Gli ordinò “…sei solo un bambino,
non puoi decidere tu le sorti di tutti noi.”
Nella
sala c’erano solo loro tre.
Gli
altri, dopo che avevano portato via i corpi dei loro compagni, e bruciati,
erano rimasti all’esterno del palazzo, fino a che il re, non avesse deciso cosa
fare.
Morire
o sottomettersi.
“Ma
padre…” Cercò di dire, ma venne zittito all’istante e
senza diritto di replica.
Era
solo un bambino, cosa ne poteva sapere lui di come si governa un popolo.
Era
solo un bambino.
Ma
aveva più coraggio lui di suo padre.
Uscì
da palazzo non con aria abbattuta di chi si era ormai arreso, perché la parola arrendersi, non esiste nel suo
vocabolario, e a volte faceva finta di non sapere il suo significato.
Aveva
percorso anche lui il tappeto rosso, lo stesso che aveva calpestato Freezer
qualche attimo prima.
Era
sparito, o meglio sembrava esserlo.
Si
schermò gli occhi portandosi una mano guantata di
bianco sulla fronte.
All’orizzonte,
appena sotto il sole che stava tramontando, vide la sua navicella.
*
“Allora,
sire. Che cosa ha deciso di fare?” Gli aveva chiesto Sayla.
“Non
ho altra scelta.”
Re
Vegeta si incamminò sul balcone dove era solito tenere i suoi comizi, seguito a
ruota dalla sua consigliera fidata.
“Fratelli.
Sorelle. Amici.” Appoggiò le mani sulla balaustra di marmo bianca mentre
cercava lo sguardo del suo popolo.
“Questo
è un giorno importante per noi. Il popolo saiyan, è
sempre stato un popolo libero…” Fece una breve pausa
sospirando “…ma oggi, ho dovuto prendere una vitale decisione…forse la più importante.” Un altro sospiro mentre
cercava le parole più adatte, ma non ce n’erano, ed era inutile girarci tanto
intorno.
Intanto
la folla rimase sempre in silenzio e attenta alle parole del loro sovrano.
“Oggi,
sarà il giorno che sancirò la mia alleanza con Freezer!” Lo disse in tono non
proprio convinto, d’un fiato, sembrava come che la cosa gli fosse stata imposta
e non ci fosse altra via d’uscita, e sia il re, che il popolo poterono udire
l’eco di un tuono squarciare il silenzio che c’era stato fino ad ora.
Nessuno
parlò, oppure osò ribellarsi a quelle parole.
“Questo
garantirà la nostra sopravvivenza!” Aveva aggiunto Sayla.
“E
chi ci dice che se non combatteremo ci ucciderà comunque?” Chiese un suddito.
“Abbiamo
la sua parola!” Rispose il re.
“E
se non la manterrà?” Ribadì un altro saiyan situato
un po’ più distante, fomentando il malumore tra tutti i presenti.
“Mi
credete un bugiardo?”
Freezer
irruppe quella conversazione, trascinando con sé il principe Vegeta svenuto e
tumefatto.
Lo
lanciò in alto perché il re lo prendesse.
Aveva
il viso rigonfio e sanguinante, un occhio nero, mantello e vestiti quasi
inesistenti.
“Tuo
figlio ha più coraggio di te!” Disse in tono di sfida abbozzando un ghigno
soddisfatto.
“Non
gli ho dato io l’ordine di attaccarti” Si era giustificato consegnando il corpo
del figlio alle sue guardie, per le dovute cure mediche.
Un
paio d’ore nella vasca di rianimazione e sarebbe divenuto come nuovo.
Semmai
un paio d’ore le avesse il popolo saiyan.
Il
sovrano sperava che quella bravata di suo figlio, non costasse loro la vita.
“Si,
lo so.” Disse in tono mellifluo “…ma il bambino, ha
più palle di te. E stando al discorso che hai appena tenuto, ora ne ho le
prove.” Freezer si alzò in volo ed atterrò sul balcone di fronte a lui, e
nonostante la differenza di altezza, Re Vegeta era abbastanza intimorito.
“Quali
prove?” Indietreggiò.
“Le
prove che sei un codardo. Tuo figlio morirebbe piuttosto che sottomettersi.”
Iniziò a girargli intorno e a guardarlo con circospezione.
“Non
m’importa quello che farebbe mio figlio. Io e il mio popolo eseguiremo i tuoi
ordini.” Deglutì sperando di convincerlo.
“E’
la cosa giusta e sensata da fare” Gli porse la mano per una stretta amichevole.
Dopo
un po’ di esitazione, il sovrano del pianeta Vegeta, allungò la sua e la
strinse a quella del tiranno, sancendo l’alleanza tra il popolo saiyan e il suo esercito di guerrieri.
*
Vegeta
aveva aperto gli occhi.
Non
si era nemmeno accorto di essersi addormentato in un angolo del cubo
trasparente.
La
prima cosa che vide, fu la faccia da idiota del suo amico, che continuava a
chiedergli se stava bene o se fosse sveglio.
“E
levati” Gli aveva ordinato spostandolo con poca grazia, da davanti la sua
faccia.
“Siamo
arrivati, Vegeta” Disse Whis portando il mezzo di
trasporto nel mezzo del prato della Capsule Corporation, dove al principe si
chiuse in una morsa lo stomaco iniziando a sudare freddo.
Gli
bastò uno sguardo alla staccionata divelta di legno bianco che delimitava il
confine con la strada, un paio di arbusti bruciacchiati e la parete distrutta
dove si trova la cucina, a fargli salire ancora di più la preoccupazione.
“Siamo
arrivati tardi!” Aveva sussurrato a mezze labbra.
*
Continua
*
Angolo dell’Autrice:
Ciao a tutti!
Spero si sia capito che è stato un sogno, o meglio un ricordo che Vegeta aveva
impresso nella sua testa, e spero anche si sia capito il motivo per cui il
nostro amato principe non vede di buon occhio la sibilla Sayla.
Alla fine siamo
giunti sul pianeta Terra, e le cose non sembrano presentarsi delle migliori,
cosa faranno i nostri eroi adesso?
Come sempre vi
lascio con il titolo del prossimo capitolo: Si parte.
E aspetto le vostre impressioni in merito.
Baci, Erika