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Autore: Ciarax    27/03/2021    0 recensioni
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«Per il resto delle ferite dovrai aspettare fino a Konoha, più di così non possiamo fare. Al momento rischiamo solamente di peggiorare la situazione» gli disse in tono pacato guardandola tramite le fessure che la maschera aveva all’altezza degli occhi.
L’Anbu fece un cenno d’assenso e nell’arco di pochi secondi si ritrovò sulla schiena dell’albino. Dopo essersi assicurato di non arrecarle ulteriore dolore, Kakashi disse ai ragazzi di riprendere la marcia per quelle poche centinaia di metri che li separavano dal Villaggio della Foglia.
...
Il ritorno improvviso da una missione di livello S dopo anni di assenza, la speranza di un ritorno alla normalità cui un membro degli Anbu non può aspirare. Tra pericoli e minacce che rischiano di distruggere completamente ciò che rimane di una famiglia proveniente dallo sconosciuto Clan guardiano del villaggio della nebbia e dal rapporto quanto mai problematico e misterioso con il potente Clan Hyuga.
I rapporti tra i due Clan hanno stabilito le conseguenze di ciò che capiterà dopo il ritorno a Konoha della giovane Anbu.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie
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CAPITOLO 4 - FAMIGLIA
 
          «Da quanto ho sentito le squadre di Genin di quest’anno sembrano molto promettenti, eh sensei?» domandò Hikaru rivolgendo uno sguardo curioso ad Inoichi Yamanaka che era appena uscito dal Palazzo dell’Hokage assieme ad altri Jonin.
Dopo l’annuncio dell’inizio a breve degli esami di selezione dei Chunin, i Jonin che avrebbero presenziato nella supervisione delle prove erano stati chiamati per una riunione straordinaria, e così lo erano stati gli Anbu ad eccezione di Hikaru che ancora non era rientrata in servizio fino a nuovo ordine.
La donna era poggiata lungo il muro dell’edificio e una volta incrociato Inoichi si affiancò a lui muovendosi sulle stampelle che ancora portava come supporto, dopo aver tolto finalmente gran parte dell’ingessatura proprio quella mattina, sostituita da una più confortevole seppur spessa fasciatura.
          «Di certo posso dire che ce ne sono alcuni molto interessanti» le rispose l’uomo con un sorriso mentre rallentò di poco l’andatura per rendere più agevole ad Hikaru la camminata.
Inoichi durante la camminata squadrò l’ex allieva con più attenzione, non l’aveva dato a vedere ma era stato abbastanza sorpreso di vederla lì ad aspettarlo come se niente fosse. L’ultima volta che l’aveva vista erano stati parecchi anni prima e in quei dieci giorni dal suo rientro aveva solo avuto sue notizie da Izumo e Kotetsu che, particolarmente esaltati, non avevano esitato ad avvertirlo del ritorno dell’Anbu.
Era rimasto piacevolmente sorpreso vedendo quanto fosse cresciuta quasi dimenticando come anche solo tre anni facessero la differenza sui giovani: i capelli molto più lunghi dell’ultima volta in cui l’aveva vista, il fisico ancora tonico e slanciato e il volto ancora affilato in una maschera di austerità che veniva mitigato dallo sguardo dolce che sembrava non sparire mai.
Si, era decisamente felice di riavere di nuovo la sua allieva al villaggio.
          «Piuttosto -interruppe dolcemente Hikaru il filo dei suoi pensieri, -Yoshi come se l’è cavata in questo periodo?» domandò con una punta di amarezza e curiosità nella voce.
          «Il ragazzo è in gamba ma un po’ troppo testardo e avventato. Ha imparato molto in fretta ed è diventato chunin facilmente, non ha mai dato problemi» riassunse brevemente Inoichi rivolgendole uno sguardo bonario alla vista del volto dell’allieva persa in un’espressione nostalgica.
Quel tempo di pausa forzato la stava mettendo di fronte a problemi a cui non pensava avrebbe mai dovuto far fronte, occupare il tempo con degli allenamenti per recuperare la mobilità non sarebbe stato un brutto piano e un’occasione imperdibile per provare a ricucire quel poco che poteva dei rapporti col fratello Yoshi. Una ghiotta opportunità per aiutarlo negli allenamenti adatti ad un membro del proprio clan, visto che le circostanze non avevano girato a loro favore e Yoshi si era ritrovato quasi del tutto estraneo a quella che era la sua origine.
          «Come va col ragazzo?» fu la volta dello Yamanaka di porre una domanda, mentre aspettava paziente una risposta che sembrava pesare fortemente sul petto di Hikaru.
La castana sospirò passandosi una mano fra i capelli legati in una coda bassa, si fermò sistemandosi meglio la sacca che portava a tracolla e gettò lo sguardo verso il cielo azzurro e limpido sopra le loro teste mentre gli schiamazzi dei bambini che giocavano riempivano le strade e i vicoli.
          «Non penso mi abbia ancora perdonato, -ammise stancamente, -e non penso lo farà molto presto ma non posso fargliene una colpa. Ha tutto il diritto di essere arrabbiato con me e dopo la sfuriata che mi ha fatto il giorno che mi avevano dimessa si è calmato molto. Mi sta evitando e ci parliamo lo stretto necessario» disse poi riprendendo lentamente la camminata.
          «Non sono mai stata brava nei discorsi»
Inoichi scoppiò in una risata che fece aggrottare la fronte ad Hikaru che lo guardò perplesso di fronte a quello scoppio improvviso di ilarità.
          «Ti credo, ti credo. Anzi, ricordo anche quando Izumo e Kotetsu riuscirono a farti perdere la pazienza, non avevi mai parlato tanto in una volta sola -raccontò il Jonin con un sorriso ricordando una delle prime missioni che furono assegnate a quel team sgangherato, -recuperare dei gatti all’interno del villaggio di certo non era un grande divertimento per un chunin ma eri molto piccola e di certo i felini non sono mai stati i tuoi animali preferiti. Con quella sfuriata dopo il loro scherzo era stata terribile, li avevi fatti impallidire dalla paura»
Hikaru accennò un sorriso al ricordo di quella giornata, quando il trio aveva dovuto passare l’intera giornata a recuperare gatti su gatti in ogni angolo, albero, tetto e vicolo del villaggio. All’ultimo della giornata Izumo e Kotetsu ebbero la grande idea di giocarle uno scherzo visto che non gli andava giù come una ragazza della loro stessa età fosse già chunin mentre loro si erano diplomati a Genin da poco tempo.
Anche se dopo quella volta i tre strinsero amicizia molto velocemente, rimanendo uniti in qualsiasi situazione.
          «Ad ogni modo, non preoccuparti. Yoshi è una testa calda ma è solo preoccupato di vederti sparire di nuovo. Dagli qualche giorno e vedrai che tornerete a parlarvi serenamente» la rassicurò il biondo poggiandole una mano sulla spalla e fermandosi di fronte al negozio di fiori della moglie.
I due si diressero all’interno del locale e una volta dentro vennero accolti da un insieme di piacevoli odori dei colorati fiori primaverili che adornavano due delle pareti del negozio, illuminato a giorno dall’enorme vetrata che occupava gran parte di una terza parete.
Con una rapida occhiata, Inoichi notò come ancora non ci fosse nessuno nel negozio e facendo accomodare Hikaru le rivolse un’occhiata grave e un tono fattosi improvvisamente serio, «C’è una cosa importante di cui ti devo informare»
Hikaru lo guardò per un attimo spaesata da quel cambio repentino ma annuì seriamente prima di sbarrare gli occhi a quello che avrebbe sentito di lì a poco.
          «Alcuni membri del clan Akuma sono venuti qui al villaggio un paio di mesi fa»
L’Anbu mancò un paio di respiri sentendo un improvviso gelo nel petto che le impediva di far espandere correttamente i polmoni, scuotendo leggermente la testa si liberò in fretta, o meglio mise da parte per il momento, quell’orribile sensazione angosciosa che le stava provocando un terribile presentimento.
          «Che cosa… perché sono venuti? Yoshi ne sa qualcosa?» sputò fuori in un secondo, agitata com’era da quella notizia improvvisa.
Inoichi scosse la testa.
          «Yoshi non ne sa niente, -la tranquillizzò immediatamente il biondo, -ma non so il perché preciso della loro visita. So che sono venuti per parlare con il capoclan degli Hyuga ma non ho idea del motivo e così come sono venuti, sono spariti in un attimo»
          «Non ci sono litigi con gli Hyuga da oramai decenni a quanto ne so» mormorò mestamente Hikaru dopo aver ripreso un po’ della calma perduta, tornando a ragionare più lucidamente.
Inoichi non fece in tempo a replicare che il campanello all’entrata del negozio risuonò allegramente attirando l’attenzione dei due ninja, girandosi i due videro una giovanissima ragazzina che con aria annoiata entrò nel negozio.
          «Ciao papà -salutò cordiale la ragazzina che condivideva gli stessi capelli chiari del capoclan degli Yamanaka, -e tu? Sei quella della settimana scorsa vero?» domandò poi leggermente confusa da quella presenza inaspettata.
          «Un po’ di educazione Ino» la riprese esasperato Inoichi passandosi una mano sul volto, evidentemente abituato a quella mancanza di ogni formalità verso quelli più grandi.
Hikaru accennò un sorriso prima di annuire ad Ino che sorrise di rimando, sistemandosi i lunghi capelli biondi raccolti in una coda alta.
          «Allora, sono piaciuti alla tua sorellina quei fiori?» domandò allora incuriosita la dodicenne che non pensava un attimo a quello che diceva.
Quella domanda fece sgranare leggermente gli occhi all’uomo che, incerto se intervenire o meno, osservò Hikaru soppesare per un secondo la domanda prima di risponderle.
          «Sono sempre stati i suoi preferiti» rispose Hikaru.
          «Come si chiama?» incalzò nuovamente la Yamanaka che ora era estremamente incuriosita da quella giovane donna che non aveva mai visto al villaggio.
          «Ayaka» fu la risposta cordiale di Hikaru che non si scompose più di tanto a quella curiosità molto spinta, anzi accennò un sorriso nostalgico ripensando alla sorellina e a come adorasse qualsiasi cosa avesse dei colori accesi.
Ino sorrise soddisfatta, «Si, un nome azzeccato»
“Fiore variopinto” era il significato del nome Ayaka, e anche lì Hikaru annuì più che d’accordo con quella ragazzina alquanto risoluta.
Ino poi si congedò velocemente dai due, stanca dopo un intensivo allenamento con il proprio team lasciando di nuovo il padre e Hikaru da soli a conversare.
          «Forse è meglio che vada anch’io» disse l’Anbu con un sorriso di scuse e salutando Inoichi con un gesto della mano mentre si rimetteva in cammino sulla strada principale del villaggio.
Il sole ancora alto che lasciava presagire un bel pomeriggio in vista, senza nessuna nuvola a dare un po’ di ristoro da quel caldo che iniziava a farsi sentire in piena primavera.
          Hikaru camminò per qualche minuto e si fermò solo quando si sentì richiamata da una voce familiare, girò la testa e rimase sorpresa di vedere Iruka fare capolino da chiosco di ramen di Teuchi. Ricambiò il saluto e si avvicinò al giovane insegnante dell’Accademia.
          «Finalmente ti vedo in piedi» esclamò gioviale Iruka che l’ultima volta che aveva visto l’amica era stato più di una settimana prima, dopo aver saputo che era ritornata e si era svegliata dal ricovero d’emergenza.
          «Beh si, rimanere in ospedale non era nei miei piani» scherzò la donna mentre si sistemava meglio sulle due stampelle che ancora portava come supporto per non forzare troppo la gamba in via di guarigione.
I due chiacchierarono del più e del meno per qualche tempo, senza accorgersi di quanto avessero da raccontarsi. Un barlume di normalità a cui l’Anbu iniziava ad affacciarsi con timidezza, la vicinanza degli affetti, il sostegno e la certezza del non essere soli ad affrontare il futuro erano acqua fresca sulle ferite emotive procurate dalle sue perenni incertezze; l’insicurezza che veniva placata temporaneamente dalla loro presenza e che ritornavano come un predatore in agguato non appena avesse fatto ritorno a quei suoi pensieri insistenti.
          Il tranquillo ritmo di quella amichevole conversazione venne interrotto bruscamente dall’apparizione improvvisa di un membro degli Anbu che senza battere proferire parola diede un messaggio ad Hikaru prima di scomparire in uno sbuffo di fumo così come era apparso, sotto lo sguardo allibito di Iruka che rivolse all’amica un’espressione preoccupata.
          «Tutto bene?» domandò cautamente notando come il volto della kunoichi si irrigidì d’un tratto, lo sguardo eterocromatico fisso su quelle poche parole che non davano affatto l’impressione di dare buone notizie.
Hikaru ci mise qualche secondo a registrare ciò che vi era scritto, distogliendo lo sguardo dal pezzo di carta e riponendolo nella tasca dei pantaloni scuri, un sospiro lasciò le sue labbra mentre tornava ad assumere una posizione più rilassata come liberatasi in un attimo di tutta quella rigidità accumulata.
          Una voce squillante all’interno del locale sembrò richiamare a gran voce il povero Iruka, che aveva uno sguardo esasperato dall’insistenza e soprattutto dall’interruzione di quella conversazione, «maestro Iruka dove va??»
          «Eccomi Naruto, eccomi!» esclamò di rimando il moro borbottando sottovoce come fosse finito in trappola con il ragazzino che tanto richiedeva le sue attenzioni.
La scenetta fece sorridere Hikaru anche se lo sguardo irritato di Iruka le fece soffocare un risolino per nulla adatto a quello sguardo crucciato, scuotendo la testa gli batté qualche leggera pacca sulla spalla e lo spinse delicatamente all’interno del locale, seguendolo a ruota ed evitando di fatto di rispondere alla sua domanda.
          «Aveva intenzione di lasciarmi qui da solo?» si lamentò una testolina bionda alquanto indignata, gli occhi azzurri puntati sulla figura del ninja che affiancava Hikaru.
Naruto spostò l’attenzione del suo ex insegnante a quello della donna e per un attimo il suo volto divenne una maschera di confusione prima di sorridere maliziosamente.
          «Se era con una ragazza poteva anche dirmelo, sa? Non mi offendo» scherzò con una risata il ragazzino facendo diventare la faccia di Iruka completamente bollente per l’imbarazzo.

          «Naruto ma che stupidaggini vai dicendo!» esclamò in preda all’imbarazzo Iruka distogliendo lo sguardo dal giovane Genin e da Hikaru che intanto era impegnata a trattenere una risata divertita, «e tu non dargli corda!» si rivolse poi esasperato verso l’amica che non la smetteva di sorridere per quanto era esilarante la sua espressione disperata mista ad un imbarazzo crescente.
          I tre ci misero qualche minuto a placare le risate ma una volta riusciti Hikaru e Iruka tornarono a conversare tranquillamente mentre Naruto, irritato dalle poche attenzioni e divorato dalla curiosità seguiva indispettito il dialogo tra i due ninja. Non era sicuro di chi fosse quella donna spuntata dal nulla accanto al maestro Iruka ma era quasi certo di averla vista da qualche parte, fosse anche solo di sfuggita, e soprattutto era incuriosito da che tipo di ninja potesse essere visto che non sembrava avere alcuna caratteristica particolare, tutt’altro.
Hikaru smise di parlare, sentendosi osservata e rivolse la propria attenzione al giovane Naruto che colto in fallo girò la testa di scatto.

          «C’è qualcosa che non va?» domandò allora cordiale la kunoichi divertita da quell’atteggiamento che troppo gli ricordava il fratello Yoshi.
          «Chi sei?» domandò di rimando Naruto senza troppi peli sulla lingua e sorbendosi una sgridata da Iruka per la maleducazione.
          «Non mi sono presentata, eh» sospirò più a sé stessa prima di rivolgersi al dodicenne, «Mi chiamo Hikaru Akuma. Piacere di conoscerti Naruto»
          «Come sai il mio nome?» esclamò sbigottito il ragazzo, colto di sorpresa.
          «È raro non sapere il tuo nome al villaggio con tutti i tuoi scherzi» commentò Iruka intromettendosi nella conversazione e facendo sbuffare Naruto, rimbeccato per l’ennesima volta delle sue scorribande infantili.
Hikaru nonostante le gravi condizioni in cui era stata portata al villaggio ricordava il momento in cui era stata trovata da Kakashi e ricordava anche i tre giovani Genin al suo seguito. Quella testolina bionda non gli aveva certo dato l’idea di un ragazzino tanto scalmanato ed entusiasta, ricordando in particolare quando era ancora un neonato che ne approfittava sempre per balbettare cose incomprensibili.
Neanche il tempo di pensarci che gli altri due membri del Team 7 fecero la loro comparsa, Sakura e Sasuke si diressero senza troppi preamboli da Naruto, entrambi con un’espressione non molto felice.

          «Ecco dov’eri testa quadra» disse l’Uchiha monocorde mentre raggiungeva assieme alla compagna il trio.
          «Naruto,» lo richiamò all’attenzione Sakura, «dobbiamo andare. Il maestro Kakashi ci vuole per un allenamento speciale»
          «Un altro? Ma siamo tornati solo da una settimana!»
          «Avanti non fare storie e andiamo» questa volta fu l’Uchiha a lamentarsi, detestava perdere tempo in quel modo per stare dietro al testardo compagno di team.
Naruto si imbronciò a quel tono di voce e gonfiando le guance girò la testa di lato, indispettito, per nulla intenzionato a muoversi di un passo.
Hikaru rimase per un attimo divertita da quella scenetta comica e quella piccola scaramuccia le ricordò quando i suoi compagni del Team 5, Izumo e Kotetsu, litigassero ogni volta per decidere chi dei due avesse vinto l’ennesima sfida e ogni volta toccava alla ragazza decretare la vittoria di uno dei due anche se spesso arrivavano in parità.

          «Ti sei ripresa?» domandò gentilmente Sakura affiancando Hikaru mentre Naruto e Sasuke avevamo l’ennesimo battibecco sotto lo sguardo di Iruka che tentava di fermarli in ogni modo.
Hikaru abbassò lo sguardo nella sua direzione e rimase sorpresa dallo sguardo gentile che aveva quella ragazzina a malapena adolescente, i lunghi e curati capelli rosa che le sfioravano il viso ancora pieno della dolcezza dell’infanzia e non ancora maturato.

          «Sto molto meglio» annuì la kunoichi con un sorriso di ringraziamento.
Finalmente i due giovani smisero di litigare e raggiungerò Sakura senza degnarsi di uno sguardo.

          «Andiamo» disse Sasuke finalmente libero di poter andare a quell’allenamento fuori programma di cui non aveva la minima voglia di partecipare ma che sembrava essere particolarmente importante.
          «E aspetta, Teme» lo richiamò Naruto di malo modo e beccandosi un’occhiata di sbieco per nulla tranquilla da parte dell’Uchiha che preferì non replicare.
Naruto si fermò davanti la figura di Hikaru e attirò la sua attenzione con la sua voce squillante e piena di energia, «Te vieni con noi, vero?»
Hikaru alzò un sopracciglio a quella domanda inaspettata senza sapere cosa il ragazzo avesse in mente per l’esattezza.
In quel momento Naruto si era ricordato della kunoichi e vista la poca simpatia che aveva sempre nutrito per gli Anbu, si sorprese nello scoprire che lei sembrasse così affabile e gentile. Nonostante tutto era incuriosito a dir poco da Hikaru e senza pensarci due volte decise di approfittarne.

          Con uno scatto sfilò una delle stampelle della donna da sotto la sua presa, facendole mancare l’equilibrio per qualche attimo, seguito a ruota da Sakura e Sasuke che lo inseguirono richiamandolo a gran voce.
Iruka si scusò velocemente prima di buttarsi anche lui nel suo inseguimento, forse nel tentativo di recuperare quella stupida stampella e Hikaru rimase lì da sola, scuotendo la testa divertita e rassegnata da quel cambio improvviso di programma.
Anche se assomigliava parecchio al suo fratellino, neanche Yoshi era mai stato così imprevedibile.

          Per la prima volta da quando il team sette era stato formato i ragazzi rimasero stupiti del loro maestro, Kakashi si fece trovare sul campo di addestramento in orario, anzi con largo anticipo e li aspettava poggiato pigramente sotto un albero, al riparo dalla calura di quella giornata serena. Il copia ninja, disturbato dagli schiamazzi sempre più forti alzò la testa interrompendo la lettura e puntò l’unico occhio visibile sulle figure in lontananza dei suoi tre allievi: Naruto che ancora correva e Sakura e Sasuke che lo seguivano poco più indietro, i tre raggiunsero Kakashi in pochi secondi, affannati e decisamente stanchi.
          «Naruto posso sapere cosa dovresti farci con quella?» domandò incuriosito Kakashi riferendosi alla stampella che il biondo ancora teneva tra le mani.
Naruto non fece in tempo a recuperare fiato e rispondere che un vigoroso pugno della compagna lo stese di nuovo, «Tu… razza di stupido…» disse tra un respiro e l’altro cercando di riprendere fiato.
          «Oh andiamo, Sakura! Non sarebbe mai venuta sennò!» si lamentò il ragazzo che impallidì guardando l’amica con i nervi a fior di pelle e sul punto di scatenare un inferno.
          «E come pensi che possa arrivare fin qui se gli hai preso una delle stampelle che l’aiutano a camminare?» esclamò con una calma gelida la dodicenne.
Kakashi rimase per un attimo sbigottito da tutta quell’esplosione di energia nonostante sembrasse palese il fiato corto che avevano tutti e tre, accennò un sorriso a quella scenetta e adocchiando quello che Naruto teneva in mano richiamò l’attenzione del giovane trio con qualche colpo di tosse.
I tre Genin si ammutolirono e riprendendo un po’ di compostezza aspettarono che Kakashi parlasse.
          «Naruto, -lo richiamò nuovamente all’attenzione il copia ninja mentre i tre giovani avvertirono un leggero movimento alla loro spalle, -esistono modi e modi per chiedere qualcosa…»
          «E rubare una stampella non mi sembra il metodo più efficace, tu non credi?» Kakashi venne interrotto da una voce che sovrastava i quattro ninja, facendo alzare loro la testa.
Su uno dei rami ad un paio di metri d’altezza c’era Hikaru, seduta comodamente con la schiena poggiata contro la corteccia del tronco che li guardava con un sorrisetto soddisfatto. Sotto lo stupore dei tre giovani Genin, la kunoichi aveva raggiunto Kakashi giusto qualche minuto prima dell’arrivo dei tre e perciò decise di aspettarli al fresco di quell’albero e al riparo dalla vista di quegli scalmanati ragazzini.
          «Ma come…» Naruto era senza parole, aveva capito che quella donna era un’Anbu ma non pensava che in quella situazione sarebbe stata tanto agile da non solo raggiungerli ma addirittura anticiparli, mentre li osservava divertita da sopra le loro teste.
L’urlo di Sakura fece uscire di forza il biondo dai suoi pensieri mentre vide la compagna di team arretrare con uno scatto arpionandosi al braccio di Sasuke che aveva tirato fuori un kunai, Naruto girò la testa e rimase impietrito alla vista di quello che all’inizio gli sembrò una versione fin troppo cresciuta di Akamaru, un enorme canide che raggiungeva senza problemi l’altezza del metro e dieci, raggiungendo senza problemi l'altezza del petto dei tre giovani ninja che erano paralizzati dalla paura.
          A poca distanza da loro quello che era senza ombra di dubbio un lupo li fissava, l’espressione austera e gli occhi ambrati che li fissavano guardinghi e fieri. L’animale rimase lì immobile per qualche secondo prima di muovere qualche passo e raggiungere con poche e misurate falcate il biondo che era completamente impallidito, bloccato dalla paura e dalla sensazione di impotenza dinanzi ad una creatura tanto fiera e posata nel comportamento.
Gli occhi azzurri di Naruto rimasero incatenati a quelli del lupo che avvicinò cautamente il muso e diede una lenta annusata al volto del ragazzino che sbarrò gli occhi dalla paura, trattenne il respiro per qualche attimo fin quando non sentì un qualcosa di umido raschiare leggermente la sua guancia. Aprì timidamente un occhio e si sorprese dal modo in cui quell’enorme animale lo stava ora leccando delicatamente sulla guancia mentre gli faceva il solletico con il naso umido, il lupo smise quasi subito e con un gesto rapido afferrò la stampella tra le zanne e si allontanò come se niente fosse dai tre Genin.
          Hikaru che osservò divertita la scena scese con un gesto atletico e senza troppe difficoltà dal ramo, prendendo la stampella che l’enorme lupo gli offrì senza fiatare ricevendo qualche ringraziamento; una volta assestatasi poi sulle proprie gambe poi rivolse la sua attenzione al biondo che non si era più mosso da quando era stato avvicinato dall’animale.
          «Grazie per avermi riportato la stampella, Naruto -disse con una punta di divertimento nella voce, -sembri stare simpatico a Shiro» aggiunse poi indicando con un cenno del capo il lupo che sedette di fianco a lei.
Naruto sbuffò alla velata seppur innocente presa in giro e imbronciato osservò con attenzione Shiro, le enormi dimensioni erano impressionanti e incutevano facilmente timore, gli occhi ambrati che guardavano con dolcezza la Kunoichi accanto a lui e il pelo folto e candido come la neve che lo ricopriva fino alla punta della lunga e morbida coda. L’unica nota di colore era la bandana che il lupo portava al collo, chiusa con un nodo e con sulla schiena riportato un loto bianco stilizzato a cinque petali sulla stoffa rosso cremisi.
          «Come stavo dicendo, -disse Kakashi rivolgendo uno sguardo annoiato in direzione di Hikaru che sorrise a mo’ di scuse passandosi una mano dietro la nuca, -tra poche settimane inizierà il torneo di selezione dei Chunin e anche se siete tornati da poco da una missione di livello B non c’è tempo da perdere la fiacca. Per questo faremo un allenamento extra, vediamo se questa volta sarete in grado di collaborare» spiegò, tirando fuori dalla tasca una coppia di campanellini e agitandoli leggermente.
Kakashi sorrise da sotto la maschera, seriamente incuriosito di vedere come se la sarebbero cavata i suoi allievi in una delle prove che fallirono miseramente al loro primo incontro.
 


---Note---
Non ci crederete ma sono ancora viva, forse non particolarmente reattiva nei confronti della vita ma sono abbastanza sicura di essere viva.
Allora, ho pensato di mettere un freno ai miei standad impossibili e quindi ho trocato questo quarto capitolo qui, dove giaceva abbandonato da ormai settimane visto che mi stavo rendendo conto di quanto sarebbe venuto lungo altrimenti... Vi dico solo di immaginarvi questo come a malapena un quarto del capitolo originariamente previsto... e visto che il quarto e il quinto nella mia sclaetta hanno pressoché la stessa lunghezza, credo verrano fuori almeno altri tre capitoli in più rispetto al previsto.
Per fortuna non sto avendo un ennesimo blocco nello scrivere come capita spesso purtoppo, ma mi sto dedicando un po' ad altro... sono tornata alla mia passione per i libri sui carpazia di Christine Feehan e niente, sono ammaliata dal tipo di vampiro o creatura soprannaturale che quella donna ha inventato.
Vorrei davvero un compagno per la vita. Sarebbe una bella sensazione immagino, ahah.
Comunque, smettendola di divagare, non prometto un costante aggiornamento, ma non penso neanche di far passare altri quattro mesi di vuoto.
Il prossimo capitolo mi stuzzica particolarmente quini spero possa incentivarmi a completarlo almeno per la fine di Aprile, speriamo bene... ma in caso questo non avvenisse, auguro una buona Pasqua a tutti!
Anche due paroline sarebbero davvero gradite, anche scomode visto l'enorme ritardo in fondo so di meritarmele ahah.


Ciarax

 
   
 
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