Mentre la neve cade
«È uguale a James!»
Temerario e leale.
Parole da pronunciare con orgoglio, ma che fanno tremare Minerva McGranitt. La fanno tremare fin dentro al midollo, le fanno tremare le labbra.
Anche James era temerario e leale, e per il suo coraggio e la sua lealtà era morto. Morto. Il ragazzo tutto sorrisi e marachelle, l’uomo dagli ideali forti e le grandi speranze, il suo allievo.
E suo figlio…
Lo studia da dietro gli occhiali, lo studia nascosta dietro una maschera di severità, Minerva. Lo studia camminare e la neve intorno a lui cade e ricopre tutto e dissipa le ombre.
Non esiste più un posto dove nascondersi.
Presto arriverà la bufera, che trasformerà quel mare calmo in una lastra di ghiaccio, e allora il figlio di James si ritroverà ad affrontare gli stessi mostri che avevano ucciso il padre.
Il mio allievo.
Minerva lo studia da dietro la cattedra, lo studia infervorata dalla voglia di prepararlo. Lo studia mentre sbaglia e riprova e una scintilla prende forma davanti a lui.
Un piccolo porto di speranza.
Temerario e leale: parole da pronunciare con orgoglio.
Perché quando la neve attecchirà, non saranno i rimpianti ad attecchire con essa.
Irriverente e gentile.
Parole da accarezzare con avidità, ma che fanno tremare Horace Lumacorno. Lo fanno tremare fin dentro al cuore, gli fanno tremare le mani.
Anche Lily era irriverente e gentile, e per la sua irriverenza e il suo buon cuore era morta. Morta. La ragazza tutta pepe e sorrisi, la donna dall’indole impavida e le grandi idee, la sua allieva.
E suo figlio…
Lo ammira da dietro i fumi soporiferi, lo ammira nascosto dietro una nube di chiacchiere leggere, Horace. Lo ammira avanzare e la neve sotto i suoi piedi si sporca e s’insanguina e si fa livida.
Non esiste più un posto in cui ripararsi.
Presto calerà la notte, che reciderà quell’estate giovane come un fiore nelle mani dell’inverno, e allora il figlio di Lily verrà dilaniato dalla stessa creatura che aveva divorato sua madre.
Il mio allievo.
Horace lo ammira da dietro il calderone sbuffante, lo ammira irretito dal desiderio di preservarlo. Lo ammira mentre trionfa e festeggia e un’ombra prende corpo dietro di lui.
Un’effimera proiezione della sua paura.
Irriverente e gentile: parole da accarezzare con avidità.
Perché quando la notte calerà, saranno i rimorsi che lo verranno a scovare.
Parole da accarezzare con avidità, ma che fanno tremare Horace Lumacorno. Lo fanno tremare fin dentro al cuore, gli fanno tremare le mani.
Anche Lily era irriverente e gentile, e per la sua irriverenza e il suo buon cuore era morta. Morta. La ragazza tutta pepe e sorrisi, la donna dall’indole impavida e le grandi idee, la sua allieva.
E suo figlio…
Lo ammira da dietro i fumi soporiferi, lo ammira nascosto dietro una nube di chiacchiere leggere, Horace. Lo ammira avanzare e la neve sotto i suoi piedi si sporca e s’insanguina e si fa livida.
Non esiste più un posto in cui ripararsi.
Presto calerà la notte, che reciderà quell’estate giovane come un fiore nelle mani dell’inverno, e allora il figlio di Lily verrà dilaniato dalla stessa creatura che aveva divorato sua madre.
Il mio allievo.
Horace lo ammira da dietro il calderone sbuffante, lo ammira irretito dal desiderio di preservarlo. Lo ammira mentre trionfa e festeggia e un’ombra prende corpo dietro di lui.
Un’effimera proiezione della sua paura.
Irriverente e gentile: parole da accarezzare con avidità.
Perché quando la notte calerà, saranno i rimorsi che lo verranno a scovare.
«No, gli occhi no. Gli occhi sono di Lily…»
N.d.A.
Quando ho iniziato questo progetto, l'ho fatto con tanto entusiasmo e la sventatezza di chi ama seguire la folle idea di un momento. Arrivati a questo capitolo, però, comincio a sentire la fatica della lunga distanza e la difficoltà di procedere con sempre meno tempo a disposizione.
Questa storia è stata scritta in meno di un'ora e mezza, e temo proprio che questo si senta.
Ma andiamo con le solite note. Le due frasi che aprono e chiudono il capitolo sono da intendere come una dialogo tra Minerva e Horace. Il tempo è dilatato, rarefatto al massimo, perché in mezzo a questo botta e risposta, nell'attimo di fiato tra l'una e l'altra, io ho inserito questi due viaggi introspettivi.
Ho voluto analizzare questi due professori partendo da un focus preciso: il loro segreto (ma non tanto) attaccamento ai loro pupilli. Sì, perché dentro di me ho sempre pensato che quello scapestrato di James fosse la croce e la delizia della McGranitt.
Partendo da questo attacco, quindi, ho messo in campo due personaggi diametralmente opposti: una vuole preparare, l'altro preservare; una è orgogliosa di James, e lo è anche di Harry, ma dentro di lei, come insegnante, suo compito fornire tutti gli strumenti perché il destino di Harry sia diverso da quello del padre; l'altro è avido ed egoista, e a modo suo sente di aver perso uno dei suoi trofei (sembra brutto da dire così, comunque credo che le fosse davveroa affezionato, anche se ognuno di noi ha un modo diverso di relazionarsi all'affetto e ai sentimenti in generale) sente di aver perso un piccolo fiore delicato della sua vita, e vorrebbe che lo stesso non succedesse con il figlio di lei; una esalta la fierezza, l'altro la dolcezza.
Il titolo, poi ripreso lungo la narrazione, vuole essere un'evocazione di questo momento silenzioso, sospeso, d'introspezione, ma vuole anche richiamare una serie di cose come la morte, il dolore, la calma apparente, la sconfitta.
Spero che non sia troppo deludente il tutto.
Quando ho iniziato questo progetto, l'ho fatto con tanto entusiasmo e la sventatezza di chi ama seguire la folle idea di un momento. Arrivati a questo capitolo, però, comincio a sentire la fatica della lunga distanza e la difficoltà di procedere con sempre meno tempo a disposizione.
Questa storia è stata scritta in meno di un'ora e mezza, e temo proprio che questo si senta.
Ma andiamo con le solite note. Le due frasi che aprono e chiudono il capitolo sono da intendere come una dialogo tra Minerva e Horace. Il tempo è dilatato, rarefatto al massimo, perché in mezzo a questo botta e risposta, nell'attimo di fiato tra l'una e l'altra, io ho inserito questi due viaggi introspettivi.
Ho voluto analizzare questi due professori partendo da un focus preciso: il loro segreto (ma non tanto) attaccamento ai loro pupilli. Sì, perché dentro di me ho sempre pensato che quello scapestrato di James fosse la croce e la delizia della McGranitt.
Partendo da questo attacco, quindi, ho messo in campo due personaggi diametralmente opposti: una vuole preparare, l'altro preservare; una è orgogliosa di James, e lo è anche di Harry, ma dentro di lei, come insegnante, suo compito fornire tutti gli strumenti perché il destino di Harry sia diverso da quello del padre; l'altro è avido ed egoista, e a modo suo sente di aver perso uno dei suoi trofei (sembra brutto da dire così, comunque credo che le fosse davveroa affezionato, anche se ognuno di noi ha un modo diverso di relazionarsi all'affetto e ai sentimenti in generale) sente di aver perso un piccolo fiore delicato della sua vita, e vorrebbe che lo stesso non succedesse con il figlio di lei; una esalta la fierezza, l'altro la dolcezza.
Il titolo, poi ripreso lungo la narrazione, vuole essere un'evocazione di questo momento silenzioso, sospeso, d'introspezione, ma vuole anche richiamare una serie di cose come la morte, il dolore, la calma apparente, la sconfitta.
Spero che non sia troppo deludente il tutto.