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Autore: fefi97    02/04/2021    6 recensioni
[sterek; hp AU; auror sterek; Stiles serpeverde, Derek tassorosso; Derek licantropo]
-Fammi capire. Secondo Argent il tuo... lupo interiore ha trovato il suo compagno. Il suo compagno per la vita. E sta facendo il pazzo per emergere e trovare il suo compagno, marchiarlo e stare con lui per sempre. E più reprimi il tuo lupo interiore più questo fa il pazzo scatenando in te la tua parte animale, spingendoti a comportamenti violenti e strani? -
Derek fece una smorfia, ma non lo contraddisse.
Sapeva che Stiles sarebbe scoppiato a ridere prima o poi, ma questo non gli impedì di trucidarlo con lo sguardo.
-Oh mio Dio! Il tuo lupo è un piccolo ribelle! - ghignò – Sono sicuro che sia un serpeverde. E che mi adora perché riconosce in me un suo pari. -
Questo spiegherebbe molte cose, pensò Derek amaramente.
ps: leggete le note!
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU, Cross-over, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4

 

Se lo ferisci, è affar mio

 

 

Derek non poteva credere ai suoi occhi.

Non solo Mike e Maggie erano davvero nel salotto incasinato di Stiles a mangiare biscotti di zucca, ma non appena comparvero davanti a loro, Mike si nascose dietro a un cuscino del divano e Maggie balzò in piedi, sfoderando la bacchetta e puntandola contro Derek, anche se non era autorizzata a fare incantesimi fuori da Hogwarts.

La abbassò solamente quando riconobbe Stiles.

-Ah, sei tu – disse soltanto, in tono indecifrabile, risedendosi sul divano e attirando Mike, tutto tremante, in un abbraccio.

Derek era agghiacciato, ma Stiles, il deficiente, sorrideva orgoglioso.

-Bravissimi ragazzi! Ottima reazione, proprio quello di cui parlavo nel caso qualcuno che non sia io irrompesse in casa superando i meccanismi di protezione. Mike, meraviglioso nascondiglio. Maggie, complimenti per i riflessi, avresti sicuramente steso Derek se non ci fossi stato io. -

Derek stava per protestare, ma quasi svenne quando vide Maggie accennare un piccolissimo sorriso.

A quanto pare il soprannome Maggie le andava a genio.

Il viso pallido di Mike fece capolino dalla spalla della sorella, guardò per un istante Derek e poi si concentrò su Stiles.

-Stiles? - domandò, ancora un po' spaventato.

Il ragazzo gli sorrise ampiamente, avvicinandosi e prendendolo dalle braccia di Maggie.

Derek rimase stupito dalla tranquillità con cui Maggie gli permise di farlo: era piuttosto chiaro che fosse una sorella maggiore protettiva.

-Stiles. Che cazzo stai facendo – sbottò Derek a bassa voce, perché non riusciva ad urlare quando Stiles aveva un bambino in braccio e gli stava riempiendo il viso di baci, facendolo ridacchiare.

-Sei venuto a portarci via? - intervenne Maggie, bellicosa – Perché noi non ce ne andiamo. Stiamo bene con Stiles. -

Stiles gli rivolse un'occhiata trionfante, ma Derek lo ignorò.

-Maggie, Stiles non era stato incaricato di prendersi cura di voi – cercò di spiegare con calma, gettando un'occhiataccia al diretto interessato – C'è una ragione per cui eravate destinati a delle case sicure. La vostra sicurezza. -

-Sono al sicuro qui! - protestò Stiles, stringendo la presa su Mike – Sono un auror! Chi meglio di me potrebbe proteggerli? -

-Gli agenti che li avrebbero protetti sapevano anche prendersi cura dei bambini – ribatté Derek, tagliente – Tu hai fatto morire ogni pesce rosso che hai avuto. -

Stiles lo guardò male.

-Beh, forse non sono grande con i pesci rossi, ma vado alla grande con i bambini! Mi sono preso cura di loro per tutto questo tempo! -

-Quattro cazzo di giorni, Stiles! Quattro giorni non fanno di te un esperto di bambini! - ruggì Derek esasperato, per poi pentirsene quando incrociò lo sguardo spaventato di Mike, da sotto il braccio di Stiles.

Sospirò, passandosi una mano sul viso e cercando di calmarsi.

-Possiamo parlare un attimo da soli? - domandò, con il tono più delicato che al momento gli riusciva.

-Porto Mike di là – disse Maggie, alzandosi in piedi e tendendo la mano verso il fratellino.

Stiles mise Mike a terra con attenzione, lasciando un'ultima carezza sui capelli rossi del bambino.

Derek e Stiles rimasero in silenzio finché non sentirono la porta della camera del serpeverde chiudersi.

Immediatamente, Derek trafisse Stiles con uno sguardo tradito e arrabbiato.

-Non posso credere che tu non mi abbia detto niente.-

-Volevo dirtelo! - esclamò subito Stiles, e i suoi occhi brillavano di dispiacere autentico, per cui Derek dovette riconoscere la sua sincerità – Volevo, davvero. Solo che... che ho pensato che non saresti stato tanto d'accordo... -

-Oh, tu dici? - sbottò Derek, sarcastico.

-... e non volevo metterti nei guai con Argent – si morse un labbro e Derek si odiò per l'ondata di tenerezza che provò in quel momento. Stupido cuore flaccido da tassorosso – So che odi infrangere le regole. -

-Stiles, qua non si tratta solo di infrangere le regole! Non è come al solito, quando non rispetti il protocollo e Argent e io ci voltiamo dall'altra parte! Questo... questo è un reato, è rapimento di minori, Stiles! -

Stiles sollevò gli occhi al cielo con aria annoiata e Derek lo avrebbe preso volentieri a pugni.

-Non fare il drammatico! Rapimento! Ho solo portato Mike e Maggie in un luogo dove non dovrebbero essere senza dire niente a nessuno. Non è un rapimento. -

-È l'esatta definizione di rapimento! - esclamò Derek, un po' isterico.

Stiles lo guardò, imbronciato.

-Quindi? Vuoi denunciarmi a Argent? -

Derek strinse le labbra, desiderando tanto di poter dire di sì, per un momento.

Avrebbe reso tutto più semplice.

-No. Certo che no – borbottò, burbero.

Stiles si aprì in un sorriso gigante e Derek lo fulminò.

-E non guardarmi così, sono ancora incazzato con te! -

-Sei il migliore – lo ignorò Stiles, facendosi un po' più vicino – Il miglior compagno del mondo. -

-Ti odio – si limitò a dire Derek, ma a giudicare da come Stiles continuasse a sorridere, non ci credeva nemmeno lui.

-Quindi, che facciamo adesso? - domandò Stiles, tornando serio, e Derek odiò con tutto il cuore il fatto che fosse passato al plurale.

Derek aveva appena preso parte a tutta la faccenda del rapimento, meraviglioso.

-Niente. Non facciamo niente. Se Argent scopre che c'entriamo qualcosa, è la volta buona che ci uccide. I ragazzi resteranno qui finché non cattureremo quei figli di puttana e noi faremo semplicemente finta di non saperne niente. Dopodiché, spero che Argent sia abbastanza di buon umore da chiudere un occhio su tutta questa storia. -

Stiles annuì, frenetico.

-Buono. Buono davvero. Ottimo piano, Tassorosso. -

-Dovevo sapere che non avessi semplicemente obbedito a Argent – replicò Derek, depresso.

Stiles ricambiò con uno sguardo di scuse.

-Non potevo davvero sopportare di dividerli. Lo avevo promesso a Mike. -

Derek lo guardò e non poté impedire ai propri occhi di addolcirsi.

-Lo so. So che non potevi farlo – mormorò, avvicinandosi per poter scontrare la spalla di Stiles con la sua.

Stiles gli lanciò un debole sorriso, poi la sua fronte si solcò per la preoccupazione, mentre prendeva la mano di Derek nelle sue.

-Come va il polso? Mi dispiace, non volevo scattare così prima. Stupidi sensi da auror, mi fanno reagire a ogni cosa come se fosse una minaccia.-

Derek cercò di rimanere impassibile, ma aveva la sgradevole sensazione di essere arrossito. Stiles stava passando le sue lunghe dita, sempre dannatamente fredde, sulla parte interna del polso e pregava che non si soffermasse troppo sul suo battito impazzito.

-Non fa niente – borbottò, evitando il suo sguardo – Lo sai che noi lupi guariamo prima. E poi ti avevo attaccato per primo, avevi il diritto di difenderti. -

Stiles rise piano, senza smettere di accarezzargli la mano.

-Non importa – il suo sguardo brillava di quella serena sincerità che Derek odiava e invidiava allo stesso tempo – Non mi piace comunque farti del male. -

In quel momento sentirono la porta aprirsi e si staccarono di colpo, come se si fossero scottati.

Maggie fece capolino in salotto, tenendo Mike per mano.

Gettò uno sguardo diffidente e Derek e poi puntò gli occhi grigi su Stiles.

-Mike ha fame. -

Stiles annuì, guardandosi intorno.

-Sì, dovrebbero esserci altri biscotti nel... -

-Non possono continuare a mangiare biscotti – lo interruppe Derek con forza, calamitandosi tre sguardi sorpresi addosso – Cucinerò qualcosa. Del pollo e delle patatine. E dei broccoli – aggiunse, pensando che la verdura fosse comunque importante.

-Ehm, temo di avere il frigo piuttosto vuoto – intervenne Stiles, guardandolo felicemente confuso.

Derek lo fulminò.

-Beh, allora dovresti fare la spesa. -

Stiles esitò, gettando un'occhiata ai bambini, e Derek roteò gli occhi.

-Starò io con loro. Muoviti, prima che ti sbrani. -

Stiles si affrettò ad obbedire, smaterializzandosi un secondo dopo.

E quindi Derek rimase da solo, con due ragazzini che lo fissavano con insistenza.

Maggie era intellegibile come al solito, forse ancora sospettosa, Mike invece sembrava meno spaventato da Derek, mentre lo osservava con grandi occhi curiosi.

-Non ci stai portando via, allora? - domandò, con voce sottile e speranzosa.

Derek gli gettò un'occhiata e sbuffò.

-No. Non vi sto portando via – borbottò, mettendosi le mani in tasca e maledicendo Stiles dentro di sé.

Continuarono a fissarsi senza dire niente finché il silenzio non divenne troppo pesante persino per Derek.

-Quindi. Mi sembra di capire che... che ve la stiate passando abbastanza bene? Stiles si prende cura di voi? -

Sia Maggie che Mike annuirono.

-Ci fa dormire nella sua camera mentre lui dorme sul divano – lo informò Mike, con la sua vocina timida.

Derek sentì il cuore scaldarsi. Certamente Stiles avrebbe fatto una cosa del genere.

-E possiamo guardare tutta la tv che vogliamo – aggiunse Maggie, incrociando le braccia al petto e guardandolo quasi con sfida.

Derek si trattenne dall'alzare gli occhi al cielo.

Certamente Stiles avrebbe fatto anche questo.

Stava per fare un commento tagliente, ma in quel momento lo stomaco di Mike brontolò rumorosamente e Derek non riuscì a trattenere un sorriso.

-Ma non vi fa mangiare abbastanza a quanto sembra. -

-Non mangiamo solo biscotti – lo difese Maggie, guardandolo storto – Anche il cibo giapponese e la pizza. -

-Beh, penso che abbiate bisogno di cibo vero – ribatté Derek, deciso ma in tono gentile.

Mike trotterellò fino a lui, prima che Maggie riuscisse a trattenerlo. Si fermò proprio davanti a Derek, guardandolo curioso e inclinando la testa.

-Perché? -

-Perché se non mangi cose sane, non cresci – spiegò Derek, inarcando un sopracciglio e piegandosi lentamente verso il bambino – E se non cresci... il lupo ti mangia! - e sollevò il bambino in aria, facendolo urlare.

Poté vedere con la coda dell'occhio Maggie portare una mano alla bacchetta che teneva nei jeans, ma lasciò perdere quando si rese conto che Derek gli stesse solo facendo il solletico e che Mike stesse ridendo come un matto.

Mike gli abbracciò con forza il collo, squittendo come uno scoiattolo mentre Derek continuava a solleticarlo, passandogli delicatamente la barba sulla guancia per farlo ridere alla lieve sensazione di puntura.

Fu così che Stiles li trovò, e Derek lo avrebbe evitato volentieri.

Non sapeva cosa fosse più fastidioso, la faccia giudicante di Maggie, con tanto di sopracciglia sollevate, o il ghigno di Stiles, carico di buste della spesa e con un'espressione tutta “chi era che voleva portarli via, eh?”.

Derek si schiarì la voce, mettendo giù Mike e pattandogli in modo burbero la testa, mentre il bambino ancora ridacchiava.

-Okay, ragazzino – disse, mettendo un passo di distanza tra lui e Mike – Cuciniamo qualcosa per te e tua sorella. -

Derek trovò estremamente frustrante il fatto che Mike lo avesse seguito in cucina, trotterellando allegro dietro di lui, nonostante gli avesse detto di tornare da sua sorella.

Ma Mike non si era schiodato dal suo fianco per tutto il tempo, tirandogli di tanto in tanto i jeans quando voleva qualche assaggio di pomodoro o formaggio.

Derek alla fine si era ritrovato a dover girare il pollo con una mano sola, mentre con l'altro braccio teneva Mike saldo su un fianco.

Sentì una soffice risata e girando appena la testa si rese conto che Stiles lo stesse osservando, appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate al petto.

-Non una dannata parola – lo minacciò, puntandogli contro la forchetta.

Stiles ridacchiò, sollevando le mani.

Derek lo odiava.

 

 

 

Derek non sapeva nel modo più assoluto come potesse essere successo, ma dopo due settimane Mike e Maggie erano entrati a far parte della sua quotidianità, volente o nolente.

Aveva cominciato anche a lui a rubare i biscotti in area relax (si vergognava profondamente di questo, ma Mike e Maggie amavano quei biscotti. E pure Stiles), facevano i turni per assentarsi dal lavoro per controllare i ragazzi e passava ogni sera a casa di Stiles, cucinando cose sane mentre Stiles cercava di fare il bagno a Mike o faceva il bucato a Maggie.

Maggie era ancora diffidente e tesa verso di lui, forse perché in un primo momento si era mostrato contrario alla loro permanenza da Stiles, ma Mike lo amava indiscutibilmente. Lo seguiva sempre e ogni occasione era buona per saltare in braccio a Derek.

Stiles sosteneva che fosse perché aveva il cuore di un orsacchiotto morbidoso sotto tutti quei muscoli e i bambini le sentono queste cose, Derek lo aveva minacciato di non ripeterlo mai più se non voleva essere squartato.

Spesso facevano così tardi, occupandosi dei bambini, che Derek si fermava a dormire da Stiles sul divano-letto, anche se questo voleva dire stare teso e immobile per ore, cercando di ricordare al lupo che Stiles afferrasse la sua maglietta nel sonno solo perché era una dannata piovra umana, non perché si considerasse il loro compagno.

Durava solo pochi attimi, comunque. Stiles lasciava andare la sua maglietta dopo un po', girandogli le spalle e rannicchiandosi nel suo lato.

Derek ne era felice, non pensava che avrebbe sopportato l'idea di dormire abbracciati. Era stato già abbastanza logorante quella notte di due anni fa, quando aveva fatalmente realizzato che Stiles fosse l'idiota della sua vita.

-Penso sia meglio che stanotte torni nel mio appartamento – disse Derek dopo pranzo, mentre lanciava un incantesimo di pulizia ai piatti.

Non pranzavano spesso entrambi a casa con i bambini. Per non far insospettire gli altri, di solito uno dei due rimaneva al dipartimento e copriva l'altro. Ma quella notte Mike aveva fatto un incubo che l'aveva sconvolto e Stiles e Derek volevano entrambi controllarlo il più possibile.

Avevano pranzato insieme e adesso i ragazzi erano in salotto a guardare un po' di tv.

Stiles smise per un attimo di lanciare reparo alle macchinine di Mike e si voltò a guardarlo, confuso e contrariato.

Derek pensava che fosse totalmente ingiusto che lo guardasse in quel modo, se poi non voleva essere il loro compagno.

Beh, non che tu gli abbia dato una possibilità di esserlo, visto che non glielo hai detto, gli sibilò una vocina fastidiosa all'orecchio, molto simile a quella dello zio.

-Perché? Sai che ai bambini piace che tu stia qui, prepari una colazione decisamente migliore della mia. E, beh, anche a me piace che tu stia qui – disse Stiles, con quella sincera tranquillità nel dire le cose che Derek non avrebbe mai avuto e che un po' gli invidiava.

-Non è che ci voglia molto a preparare una colazione migliore di cornflakes annegati nel latte – borbottò Derek, sorvolando sul resto.

Davanti allo sguardo eloquente di Stiles, sospirò.

-Avanti, sai che anche a me piace stare qui. Ma stasera non posso proprio. Sai... - si grattò la testa e gettò uno sguardo alla finestra.

Stiles spalancò gli occhi, d'un tratto capendo.

-Oh. Luna piena? - domandò, avvicinandosi a Derek con aria un po' preoccupata.

Derek annuì, dirigendo con un incantesimo l'ultimo piatto pulito nella credenza.

-Che cosa fai di solito quando c'è la luna piena? - domandò Stiles curioso, issandosi sul tavolo della cucina e dondolando distrattamente le gambe nel vuoto.

Derek lo guardò, addolcendo come al solito il suo sguardo.

-Beh – Derek si appoggiò al lavello davanti a Stiles, incrociando le braccia al petto – Me ne sto semplicemente a casa. So controllarmi, non sono un pericolo per me stesso o per gli altri, ma tendo a sentirmi più... irrequieto. -

Stiles aggrottò la fronte, perplesso.

-Non è peggio stare da solo se ti senti irrequieto? Io sono sempre irrequieto e odio stare da solo. -

Derek accennò un sorriso.

-È diverso. Tu hai bisogno delle persone per sentirti meglio, il lupo ha solo bisogno di tranquillità. -

-Non di tutte le persone – fece Stiles, giocherellando distrattamente con la macchinina di Mike. Si strinse nelle spalle con indifferenza – Di solito mi basta stare con te per sentirmi meglio. -

Derek deglutì, imprecando dentro di sé.

Stiles non poteva dire queste cose con quella tranquillità, semplicemente non poteva.

-Se non sei un pericolo per te stesso o per gli altri, perché non rimani qui come al solito? - insistette Stiles, guardandolo con un ridicolo broncio implorante.

Derek esitò.

Non gli sembrava saggio dormire con Stiles durante una notte di luna piena, considerando quanto fosse stato fuori controllo il suo lupo ultimamente.

Solo il giorno prima aveva dovuto chiudersi in bagno per circa venti minuti, e solo perché aveva visto Stiles aiutare Lydia a raccogliere dei fogli che le erano caduti e aveva notato le loro dita sfiorarsi nell'azione.

Sapeva di dover dire di no, ma Stiles aveva questa espressione davvero idiota da cucciolo abbandonato in mezzo a una bufera di neve, e Derek lo odiava, davvero.

-Mh, d'accordo – si ritrovò a borbottare, maledicendosi dentro di sé.

Ma il sorriso enorme e luminoso che gli scoccò Stiles gli fece rimpiangere un po' meno la decisione.

-Ottimo! Allora faremo bistecca al sangue per cena. -

Derek alzò esasperato gli occhi al cielo, mentre Stiles scoppiava a ridere.

-Per l'ennesima volta: non ho fame di cose al sangue durante la luna piena! -

Ma non poté fare a meno di sbuffare un sorriso e di addolcire lo sguardo quando Stiles, quel deficiente, rise talmente tanto da scivolare giù dal tavolo.

 

 

 

Derek, con le braccia incrociate sopra le coperte, era immobile come una statua, mentre aspettava che Stiles venisse a letto.

Sentiva ancora l'acqua scorrere dal bagno, l'unico rumore nella casa silenziosa. Mike e Maggie dormivano da un pezzo e Derek li invidiava moltissimo. Si sentiva così agitato che dubitava si sarebbe addormentato tanto presto.

Perché aveva accettato di fermarsi da Stiles? E perché cazzo Stiles doveva avere solo uno stupido divano-letto da una piazza e mezzo?

Normalmente non gli avrebbe dato fastidio avere Stiles tanto vicino da sentirne il respiro, ma quella era una notte di luna piena, il che rendeva tutto più complicato da gestire.

Diventava sempre più difficile convincere il lupo che non potessero avere Stiles.

Quando il ragazzo si presentò in salotto con un grosso sorriso luminoso, Derek sentì il cuore sprofondare.

Stiles non indossava uno dei suoi soliti pigiami imbarazzanti dei supereroi babbani. Sopra ai pantaloni blu di una vecchia tuta, non aveva altro che la camicia azzurra di Derek, la stessa camicia che gli aveva dato la notte in cui era morta Claudia e Stiles si era vomitato litri di vodka alla pesca e whisky incendiario sulla maglietta.

Il che di per sé non sarebbe stato molto romantico, ma Stiles indossava la sua camicia.

Ed era così dannatamente bello nella penombra, con i suoi stupidi occhi luminosi e le maniche della camicia troppo grande per lui rimboccate fino ai gomiti, che per una volta Derek provò autonomamente il desiderio di balzare addosso a Stiles e baciarlo, senza che il lupo lo spingesse a farlo.

Non che Derek non provasse mai il desiderio di baciare Stiles, ma di solito bastava il pensiero di Lydia per contenerlo. Adesso invece dovette stringere i pugni sulle lenzuola, sperando che non gli uscissero gli artigli.

-Non avevo più pigiami puliti e guarda cosa ho trovato nel cassetto! Non mi ero reso conto di averla tenuta per tutto questo tempo – bisbigliò Stiles, salendo piano sul divano.

Derek si limitò a rivolgergli un'espressione vuota.

Se solo Stiles avesse potuto sapere tutti i pensieri possessivi che aveva il lupo in quel momento, mentre lo guardava con la loro camicia addosso, Derek non aveva dubbi che sarebbe scappato a gambe levate.

Stiles si stava mettendo sotto le coperte, ma si bloccò, guardandolo e inclinando un po' la testa.

-Che c'è? Hai una faccia strana. -

-È solo la mia faccia – borbottò Derek, senza guardarlo.

Stiles lo guardò in maniera scettica, ma non lo contraddisse, sistemandosi accanto a lui.

Derek chiuse gli occhi quando l'odore di Stiles lo colpì. Non era il suo solito odore, molto aspro, di agrumi. C'era qualcosa di diverso. C'era un odore più intenso, di terra, di foglie autunnali.

Un po' depresso, Derek capì che la camicia conservasse un po' del suo stesso odore.

Il lupo uggiolò, contrariato, e Derek si rese conto che lo stava condannando a passare un'intera notte di luna piena con Stiles che profumava di loro, senza che fosse il loro compagno.

-Come va con il lupo? - sussurrò Stiles nel buio e Derek avrebbe solo voluto prendere a testate il muro.

-Bene – mormorò invece, laconico.

Stiles sbadigliò rumorosamente e le labbra di Derek si stiracchiarono in un sorriso.

-Dopo questa estenuante chiacchierata, penso che dormirò. Sono esausto. -

-Passare tutta la sera a giocare con Mike deve essere davvero sfiancante, in effetti – ironizzò Derek, ma la sua voce aveva una sfumatura dolce.

Stiles sbuffò, allungandosi per dargli un colpetto al petto e causandogli un altro tuffo al cuore.

-Non fingere di non aver giocato anche tu a nascondino per tre ore, Sourpuff. -

Derek sbuffò, aspettando pazientemente che Stiles ritornasse nella sua parte del letto.

Solo che Stiles non sembrava averne la minima intenzione. Rimase vicino a lui, così vicino che Derek ne poteva sentire il calore, poteva sentire i loro profumi mescolati insieme su quella dannata camicia azzurra.

Per non contare che la sua fottuta mano fosse ancora sul suo petto.

Proprio sul suo cuore, cazzo.

-Stiles? - chiamò, sperando che non trasparisse il panico dal suo tono.

Non ricevendo risposta, abbassò lo sguardo sulla testa arruffata dell'altro.

Stiles aveva gli occhi chiusi e la bocca un po' aperta, da cui uscivano piccoli suoni.

Derek si lasciò andare contro il suo cuscino, esasperato.

Aveva scordato l'assurda capacità di Stiles di alternare notti in cui si addormentava in due secondi netti e notti passate completamente in bianco.

Ovviamente, quella doveva essere una notte del primo tipo.

Visto che il suo istinto protettivo si rifiutava di spostare Stiles con il rischio di svegliarlo, Derek si rassegnò semplicemente all'idea di non dormire affatto, cercando di calmare il lupo e allo stesso tempo il battito del suo cuore.

Essere innamorati già faceva schifo, Derek pensava di non meritare di dover controllare anche la sua parte animale.

Dovette trattenersi dall'urlare quando Stiles, ora profondamente addormentato, chiuse la mano che teneva sul suo petto a pugno, stringendo tra le dita la maglietta di Derek. Era una cosa che faceva ogni dannata notte, ma adesso era talmente vicino da essere tutto addossato contro il fianco di Derek, la fronte premuta contro la sua spalla.

Derek rimase perfettamente immobile, le braccia ancora incrociate sopra le coperte, gli occhi sbarrati e di un giallo brillante.

Sapeva di aver bucato le lenzuola di Stiles con gli artigli e sperava che il ragazzo non ci facesse caso l'indomani.

Poteva sentire il respiro caldo di Stiles contro il suo collo, gli sbuffi ritmati che uscivano dal naso. Ogni tanto mugugnava qualcosa nel sonno e stringeva la presa sulla maglia di Derek, irrequieto, ma bastava che Derek voltasse un po' la testa e gli sfiorasse la fronte con le labbra, per farlo calmare subito.

Erano quasi le due quando Derek sentì il sonno avvolgerlo lentamente, finché non si arrese e chiuse gli occhi, la mano di Stiles serrata con forza sulla sua maglia.

L'ultima cosa di cui fu consapevole prima di cedere al sonno, fu la sua testa che si appoggiava dolcemente a quella di Stiles e la sua mano che si sovrapponeva a quella del ragazzo.

 

 

 

Derek si svegliò con la netta sensazione di essere felice.

Era un'emozione che aveva provato così di rado, che quasi lo destabilizzò.

Si sentiva sereno, completo, senza nemmeno un pensiero in mente. Decise di tenere gli occhi chiusi ancora per un po', temendo che, una volta aperti, anche questo sentimento sarebbe scomparso.

Fu la sensazione di dita fredde ed estremamente delicate che gli pettinavano i capelli a riscuoterlo.

Aprì di scatto gli occhi, sbattendo velocemente le palpebre per abituarli alla luce del primo mattino.

Con grande orrore, si rese conto di essere completamente sopra Stiles. Non come le coppie normali, quelle che dormono con la testa graziosamente appoggiata sul petto del proprio compagno, al massimo abbracciandolo con tenerezza per il busto.

No, lui ricopriva completamente Stiles, dalle gambe intrecciate strette con quelle del ragazzo, al suo viso rannicchiato contro il collo dell'altro, l'odore aspro di Stiles che lo investiva nel migliore dei modi.

Persino le sue mani erano strette con forza intorno alle spalle dell'altro, come a volerlo tenere fermo, come se il suo peso e la sua forza da lupo mannaro non fosse un sufficiente deterrente per Stiles dallo spostarlo.

Stiles non sembrava comunque intenzionato a svegliarlo o a spingerlo via.

Derek poteva avvertire dal suo respiro che fosse sveglio, il suo cuore era stranamente calmo, a differenza di quello che correva a mille di Derek.

E la sua mano continuava a lasciargli carezze soffici sui capelli, mentre l'altra era posata con delicatezza tra le sue scapole.

Derek si chiese da quanto tempo fossero in quella posizione e si ritrovò ad arrossire. Ringraziò vivamente di non avere imbarazzanti erezioni mattutine, o si sarebbe dovuto sotterrare.

Fece per scostarsi, ma inaspettatamente la mano di Stiles esercitò una lieve pressione sulla sua schiena, trattenendolo.

-È tutto okay. Non mi dà fastidio – bisbigliò, con voce morbida.

Ma Derek non lo ascoltò, scendendo dal suo corpo e sedendosi accanto a lui, facendo scivolare la mano di Stiles dai suoi capelli. Non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi, ma poteva sentire lo sguardo di Stiles su di sé.

-Dovevi spostarmi – borbottò con voce roca, osservando a fronte contratta le lenzuola avvolte intorno alle sue gambe – Sono pesante, ti avrò schiacciato sicuramente. -

Con la coda dell'occhio vide Stiles stringersi nelle spalle.

-Non c'era davvero motivo di svegliarti. Te l'ho detto, non mi davi fastidio.-

Derek deglutì, nervoso.

-Per quanto tempo siamo rimasti così? - domandò, anche se non voleva sapere davvero la risposta.

Stiles esitò e Derek pensò che non fosse un buon segno.

-Un po' – disse poi, evasivo in un modo che fece immaginare il peggio a Derek – A un certo punto della notte ti sei agitato così tanto che mi hai svegliato. Eri parzialmente trasformato, avevo paura che potessi ferirti da solo nel sonno, così ho cercato di svegliarti, ma mi hai afferrato e ti sei messo sopra di me. Così ho cominciato ad accarezzarti i capelli e ti sei calmato. -

Derek si voltò a fissarlo, inorridito.

-Stai dicendo che non hai dormito da quando ti ho svegliato? Sei rimasto semplicemente sveglio a farmi le coccole? -

Questa volta fu Stiles a sembrare un po' in imbarazzo, anche se i suoi occhi brillavano di offesa.

-Ehi, non avevo più sonno! E tu eri così pacifico che ho pensato che tanto valesse far riposare in modo decente almeno uno di noi! -

Derek scosse la testa, esasperato ma non stupito. Stiles, per essere un serpeverde, aveva davvero una considerazione bassa della propria salute e del proprio benessere. Al contrario, sembra avere a cuore quelli di Derek in maniera ossessiva.

Ma d'altronde lo stesso valeva per Derek, quindi non si sentiva di fargliene una colpa.

Osservò preoccupato il viso di Stiles, notando le profonde occhiaie sotto gli occhi stanchi.

-Devi essere esausto – sospirò alla fine, pieno di senso di colpa.

Nemmeno il ghigno strafottente che gli scoccò Stiles riuscì farlo stare meglio come faceva di solito.

-Mi sottovaluti. Sono iperattivo, ricordi? Significa energia inesauribile. -

-Non sono sicuro che significhi questo – borbottò Derek, ma il suo sguardo si era addolcito, come ogni fottuta volta che Stiles diceva qualcosa di stupidamente tenero.

-Non ti preoccupare, okay? Era notte di luna piena, il tuo lupo è stato un po' fuori di testa ultimamente, avevi il diritto di fare anche tu un po' il matto – disse Stiles, confortante e irritante al tempo stesso, in un modo in cui solo lui riusciva ad essere.

Non riuscì comunque a dire niente, perché in quel momento un assonnato Mike fece capolino in salotto, strofinandosi un occhio.

Stiles scattò subito in piedi, prendendo il bambino in braccio e parlandogli piano in un orecchio.

Derek rimase a letto, a fissarli.

Stiles con la sua camicia addosso e un bambino in braccio.

Faceva male la forza con cui desiderava che quella scena entrasse a far parte della sua vita.

Stiles che profumava di lui, con loro figlio in braccio.

Solo che non sarebbe mai successo. Stiles avrebbe forse perso il suo odore aspro, avrebbe sicuramente perso quello di Derek. Avrebbe acquisito quello dolce e un po' stucchevole di Lydia e avrebbero avuto tanti figli dai capelli rossi e gli occhi vispi, intelligenti e logorroici.

E anche quello faceva male.

Il lupo ringhiava e scalciava, pregandolo di fare qualcosa, qualsiasi cosa purché Stiles fosse loro.

Mentre lottava contro i suoi pensieri, Stiles si voltò improvvisamente per lanciargli un sorriso stanco da sopra la spalla, Mike ancora appeso al suo collo.

Il cuore di Derek sprofondò, mentre provava ancora quella sconvolgente voglia di afferrare Stiles e baciarlo, che non aveva niente a che fare con il lupo, ma solo con il suo essere fottutamente innamorato di Stiles.

Derek capì che doveva fare qualcosa, o sarebbe impazzito.

-Ehi, stanotte ti fermi da me? - gli bisbigliò Stiles più tardi, mentre preparavano la colazione a Maggie e Mike.

Derek si odiò profondamente, perché non poté fare a meno di dirgli sì.

 

 

 

 

 

-Non è assolutamente vero! -

-Sì che è vero! - strepitò Stiles, tenendo la porta del dipartimento aperta per Derek – Sono stato io a salvarti il culo con quei vampiri, e lo sai! -

Erano appena tornati da una missione e, come al solito, stavano litigando su chi fosse stato più determinante nel risolvere il caso e chi avesse salvato più volte la vita all'altro.

-Ti prego, che mucchio di stronzate! Stavi per essere morso! Sono arrivato giusto in tempo! - protestò Derek, guardandolo male.

-Quello era solo un diversivo, me la stavo cavando alla grande! Ammettilo che il fragile umano ha salvato le tue chiappe da mannaro con la super forza! -

Stavano camminando per i corridoi e parlavano così forte che molti auror li stavano guardando male, ma a loro non importava.

Discutere dopo una missione particolarmente pericolosa era il loro di assicurarsi che fosse tutto okay, che fossero entrambi ancora lì, a dirsi cose stupide a vicenda.

-Comunque questo caso non conta niente – tagliò corto Stiles, guardandolo in tralice – Dovremmo vedere chi di noi riuscirà a fare il culo alla setta dei mangiamorte. Quello sì, che è un caso su cui vale la pena litigare. -

Derek grugnì, deprimendosi inevitabilmente alla menzione di quel caso impossibile.

-Come se fossimo anche solo minimamente vicini a una soluzione. Un anno che stiamo dietro quel dannato caso e non abbiamo niente. -

-Abbiamo Mike e Maggie! - protestò Stiles ad alta voce, facendo inarcare le sopracciglia a una collega che stava passando.

Derek lo fulminò.

-Sì, abbiamo ottenuto due mocciosi invece di un arresto, quanto mi sento fortunato! – sussurrò rabbioso – E abbassa la voce, non vogliamo far sapere a tutti che siamo auror che rapiscono bambini, okay? -

-Ancora con questa storia? - si lamentò Stiles, anche se aveva abbassato la voce, con grande sollievo di Derek – Non li ho rapiti. Non starebbero così alla grande se li avessi rapiti! -

Derek sospirò, ma lasciò perdere. Aveva capito che fosse una causa persa cercare di far ragionare Stiles su quei due ragazzini.

-A proposito, è quasi ora di pranzo. Uno di noi dovrebbe andare a casa a controllarli e a dargli da mangiare. -

-Andrò io, ma prima devo passare da Lydia, ho bisogno di una pozione rimpolpasangue. Quel cazzo di vampiro non mi avrà morso, ma il suo incantesimo tagliuzzante al braccio non è stato esattamente un toccasana – si lamentò Stiles con una smorfia, massaggiandosi il braccio destro che era stato curato sommariamente da Derek. Aveva rimarginato la ferita e lo aveva fasciato con un pezzo della sua maglia, ma Stiles aveva comunque perso molto sangue.

Il lupo ringhiò, come ogni volta che Lydia veniva nominata.

Ma Derek non aveva tempo per le scenate di gelosia, perché ora che guardava Stiles bene in faccia poteva dire che non avesse per niente una bella cera. Era pallido e aveva l'aria stanca. Derek si ricordò con una stretta al cuore che non aveva praticamente chiuso occhio quella notte per via della luna piena e la sua fronte si corrugò per la preoccupazione e il senso di colpa.

-Ti accompagno – disse deciso, mettendo una mano sul braccio di Stiles e pilotandolo lontano dal loro ufficio, ma verso quello di Lydia – E devi andarci adesso. -

-Speravo di poter cambiarmi prima – protestò Stiles, facendogli roteare esasperato gli occhi – Voglio dire, puzzo d'aglio e sono coperto di sangue. Non è un buon biglietto da visita per colei che dovrebbe diventare mia moglie. -

Derek cercò con tutte le sue forze di fingersi sordo.

-Stiles, Lydia ti ha visto coperto dalla testa ai piedi di bava di lumaca carnivora. Io non mi preoccuperei troppo dell'aglio e del sangue – gli rispose comunque, quando Stiles continuò a lamentarsi.

-Merlino, il caso della lumaca carnivora! - esclamò Stiles, con una lieve risata che fece stupidamente accelerare il cuore di Derek – Me ne ero quasi dimenticato! Il nostro terzo caso insieme, giusto? -

-Il quarto – lo corresse automaticamente Derek.

Scorgendo le sopracciglia inarcate di Stiles, si schiarì imbarazzato la gola.

– Ho una memoria fotografica. Ricordo tutti i casi che abbiamo risolto – borbottò, evasivo.

Il che, in fin dei conti, era la verità.

Certo, c'era pure il fatto che ricordasse ogni cosa che riguardava anche solo lontanamente Stiles, ma l'altro non doveva necessariamente saperlo.

Si fermarono davanti all'ufficio di Lydia e Derek bussò, senza lasciare andare il braccio di Stiles.

Quando nessuno rispose, cercò di aprire la porta, salvo aggrottare la fronte quando si rese conto che fosse chiusa a chiave. Provò a origliare, ma qualcuno doveva aver insonorizzato la porta.

-Strano – borbottò, contrariato.

Non lo avrebbe mai detto di fronte a Stiles Pazzo d'Amore Stilinski, ma quello era un comportamento davvero irresponsabile da parte di Lydia. Lei e Allison erano le pozioniste del dipartimento, il che significava che ogni auror ferito o che aveva bisogno di cure andasse da loro ancora prima di andare al San Mungo. E questo voleva dire che la loro porta dovesse sempre, sempre, essere aperta.

Aveva intravisto Allison poco prima all'ingresso, ma non aveva visto Lydia da nessuna parte, per cui doveva per forza essere Lydia ad essersi chiusa dentro.

Non capiva il perché avrebbe dovuto farlo, ma qualcosa di tutta quella situazione non gli piaceva. Il suo istinto protettivo gli stava urlando di prendere Stiles e trascinarlo via, ma cercava di non ascoltare troppo spesso il suo istinto protettivo, visto che questo lo avrebbe reso inquietante da morire.

-Beh? - fece Stiles, da dietro di lui, riscuotendolo.

-La porta è bloccata – disse Derek, piatto.

Stiles roteò gli occhi, liberando il braccio dalla presa dell'altro.

-Peccato che non siamo maghi, allora – ironizzò, estraendo la sua bacchetta.

Derek contrasse la fronte, tutto dentro di lui che urlava che quella non fosse affatto una buona idea.

-Stiles, aspetta un...-

Ma Stiles aveva già mormorato un incantesimo e la porta si aprì con un piccolo rumore di serratura.

Il serpeverde gli lanciò un'occhiata di pomposa superiorità, mentre metteva via la bacchetta.

Di solito questo avrebbe fatto ridere Derek, ma adesso era troppo nervoso e troppo frustrato per il fatto di non capire perché lo fosse.

-Umano batte lupo. Rassegnati, sourpuff. Ti salvo il culo in missione e sono pure più intelligente di te – lo prese in giro Stiles, mentre lo scostava delicatamente per poter aprire la porta sbloccata.

E Derek capì subito perché fosse bloccata, in primo luogo.

Lydia Martin e Jackson Whittemore erano così avvinghiati che Derek riusciva a malapena a capire quale arto fosse di chi.

Stiles gli dava le spalle, non poteva vederlo in faccia, ma il suo odore non lasciava molto spazio all'immaginazione del suo stato d'animo.

Fu Jackson ad accorgersi per primo della loro presenza.

Si staccò boccheggiando da Lydia, guardando verso di loro. Considerò a malapena Derek, poi il suo sguardo si puntò su Stiles.

-Oh cazzo, merda – imprecò a denti stretti, balzando via da Lydia e cercando di riallacciarsi la camicia.

Anche Lydia si voltò e saltò giù dalla scrivania, affrettandosi a raccogliere la sua camicetta dal pavimento, rossa come i suoi capelli.

-Stiles, non lo sai che le porte vengono chiuse per un motivo! - strillò, gettandogli un'occhiata velenosa.

Il lupo di Derek ringhiò, protettivo, ma Derek strinse i pugni cercando di calmarsi. Conosceva Stiles, sapeva quanto fosse orgoglioso e sapeva che avrebbe preso ogni intervento di Derek come un'accusa di debolezza verso di lui.

-Stiles, cazzo. Mi dispiace, io... -

Jackson non fece in tempo a finire la frase, perché Stiles si voltò di scatto e marciò via, scontrando la spalla di Derek nell'allontanarsi.

Derek ne scorse per un istante gli occhi lucidi e si sentì il cuore stretto in una morsa. Non aveva mai visto Stiles piangere, eccetto per la notte in cui Claudia fu uccisa.

Derek non dovette nemmeno pensare a cosa fare. Corse dietro Stiles, senza nemmeno più degnare di uno sguardo gli altri due.

-Stiles, porca troia, aspetta! - sentì urlare Jackson dietro di loro.

Derek bloccò la porta del loro ufficio con la spalla poco prima che Stiles potesse chiudercisi dentro.

-Derek, sul serio, va via! - sibilò, cercando di spingerlo via.

Derek di solito preferiva non usare la propria forza per avere un vantaggio su Stiles, ma questa volta si sentì autorizzato a respingere il ragazzo, senza fargli male ma con abbastanza forza da lasciarlo un attimo destabilizzato.

-Non me ne vado – disse con decisione, facendo un passo nel loro ufficio come a rimarcare il concetto.

Si sentì quasi male quando Stiles lo guardò con odio.

Non lo aveva mai guardato così prima.

-Voglio stare da solo, vattene, cazzo! -

Derek aprì la bocca per farlo ragionare, ma ne uscì solo un ringhio quando il lupo captò un nuovo odore.

Non poté impedirsi di schierarsi davanti a Stiles, quando Jackson entrò affannato nell'ufficio.

-Stiles, ti prego, fammi spiegare! - lo supplicò, cercando di aggirare Derek per raggiungere l'ex compagno di casa.

Derek gli mostrò i denti e il bagliore giallo dei suoi occhi e quello sembrò bloccarlo.

Tuttavia Stiles sgusciò da dietro Derek, fronteggiando Jackson.

Derek avrebbe voluto solo mandare via quell'idiota, ma ancora non voleva intromettersi e rischiare di ferire l'orgoglio di Stiles.

- Pensavo che fossimo amici - disse Stiles, quasi calmo, e la sua voce era così piena di dolore che Derek provò il folle e suicida istinto di abbracciarlo.

Con sua grande sorpresa, anche gli occhi di Jackson sembravano addolorati.

-Lo siamo! Siamo amici! E mi dispiace, avrei dovuto dirtelo quando è iniziata, solo non... non volevo ferirti, Stiles, cazzo! -

-Quando è iniziata? - ripeté Stiles, inarcando le sopracciglia fino all'attaccatura dei capelli – E quando è iniziata, Jackson? Da quanto ti diverti alle mie spalle con la ragazza che amo da quando avevo sedici anni? -

-Non mi diverto con lei! - protestò Jackson, per la prima volta un po' arrabbiato – Mi dispiace, ma io la amo! E lei ama me. -

L'espressione di Stiles era la cosa più straziante che Derek avesse mai visto. Per la prima volta in assoluto, fu davvero tentato di dare retta al lupo che gli sussurrava feroce di squarciare la gola di Jackson.

-Beh, congratulazioni – disse poi Stiles, la voce piatta, l'espressione di nuovo vuota – Vi auguro la più grande delle felicità. E ora levati dal cazzo. -

-Senti, non hai il diritto di comportarti come se te l'avessi rubata o ti avessi tradito! - urlò Jackson, facendo un passo verso Stiles.

Derek si tese tutto, ma decise di non intervenire, non ancora.

Stiles scoppiò in una risata sarcastica, orribile e amara.

-Tu non me l'hai rubata, perché Lydia non è un oggetto! E mi comporto come se mi avessi tradito perché è così! Avresti dovuto essere sincero con me, avresti dovuto dirmi che ti piaceva! Sai che mi sarei messo il cuore in pace se avessi saputo che stavate insieme! Non avrei passato praticamente sette anni a immaginarmi una cosa che non sarebbe mai potuta accadere con Lydia! -

-Oh andiamo – esclamò Jackson, feroce – Queste sono cazzate e lo sai! Sapevi che in sette anni Lydia non potesse non aver frequentato nessuno. Se te lo avessi detto esplicitamente, non sarebbe cambiato niente. Avresti continuato a sbavare dietro a Lydia in ogni caso, oppure avresti trovato l'ennesima persona da idolatrare da lontano e a cui saresti stato completamente indifferente! -

Derek vide Stiles irrigidirsi dalla testa ai piedi, ma Jackson continuò a parlare, furioso.

-Perché è questo che fai sempre, è per questo che in tutti questi anni non hai mai fatto davvero una mossa verso Lydia, non le hai mai chiesto di uscire, non hai mai provato ad uscire con qualcun altro! La verità è che non sei innamorato di Lydia, sei solo innamorato dell'idea di lei. Non la conosci nemmeno davvero! Tu fai così, scegli una persona perfetta da adorare e che non potrà mai ricambiare i tuoi sentimenti, perché se li ricambiasse dovresti prendere in considerazione l'idea di soffrire e questo ti fa una paura fottuta! Lo hai fatto con Lydia e lo hai fatto prima di Lydia! E quindi scusami se ho fatto quello che tu non hai avuto le palle di fare, scusami se ho effettivamente chiesto a Lydia di uscire, scusa se vivo davvero e non rimango a contemplare la vita come te! -

Quando Jackson smise di parlare, gli unici suoni rimasero il respiro accelerato del ragazzo e il cuore impazzito di Stiles.

Sembrava completamente a pezzi, mentre fissava Jackson in silenzio.

Derek non era mai stato più incazzato nella sua vita. L'odore di sofferenza che stava emettendo Stiles non lo aiutava a mantenere la calma.

Qualcosa parve rompersi anche nello sguardo di Jackson, perché perse molta della sua aria bellicosa mentre azzardava un piccolo passo verso Stiles.

-Mi dispiace. Non avrei dovuto dire quelle cose, io... -

Ma Stiles si ritrasse con decisione, gettandogli lo sguardo più velenoso che Derek gli avesse mai visto.

-Stai lontano da me – sibilò, prima di superarlo con decisione e uscire dall'ufficio, sbattendo la porta dietro di sé.

Erano rimasti solo Derek e Jackson adesso.

Jackson aveva lo sguardo puntato alla porta da cui era appena uscito Stiles, ma Derek fissava con insistenza la nuca di Jackson.

Il serpeverde se ne accorse e si voltò verso di lui, irritato.

-Beh? Che cazzo vuoi, Hale? -

-Sei stato uno stronzo – replicò Derek, apparentemente calmo.

Jackson emise una breve risata sarcastica.

-Sì sono fatto così, che vuoi farci? A ogni modo, questi non sono cazzi tuoi. -

Il lupo ringhiò e per una volta Derek non fece nulla per contenerlo.

-Ti sbagli. Sono cazzi miei. Qualsiasi cosa riguardi Stiles, è affar mio. Stiles è affar mio. E se lo ferisci, è affar mio – disse, pacato.

Poi si buttò addosso a Jackson e gli sferrò un pugno sulla mandibola.

Faceva fatica a ricordare come si fossero svolti gli eventi, dopo.

Sapeva solo che a un certo punto era sopra Jackson, mezzo trasformato, e continuava a colpirlo e colpirlo e colpirlo.

Almeno finché qualcuno non lo schiantò lontano dal corpo dell'altro.

Alzando lo sguardo, vide Argent in piedi sulla soglia dell'ufficio con la bacchetta sguainata, livido e incazzato, e almeno una decina di auror alle sue spalle che fissavano inorriditi la scena.

Jackson si lamentò piano dal pavimento, rannicchiandosi su se stesso, il viso coperto di sangue. Isaac, il suo compagno, gli era accanto e stava cercando di controllare l'entità dei danni.

-Hale! Che cazzo pensavi di fare, eh? - ruggì Argent, furioso come Derek lo aveva sentito solo poche volte.

E in genere solo con Stiles. Ma, per la prima volta in quattro anni, non era Stiles ad essere finito nei guai.

Derek deglutì, guardando le sue mani coperte di sangue e poi il corpo inerme di Jackson.

Ebbe la certezza assoluta che questa volta non se la sarebbe cavata con delle scuse.

Lo sguardo glaciale di Argent, non faceva che rafforzare quest'opinione.

-Nel mio ufficio. Subito. -

 

 

ANGOLINO

 

 

Quarto capitolo! Stiamo cominciando a entrare nel vivo!

Spero che non sia atroce come sembra e come al solito grazie a chiunque legga!

Grazie alle mie cicce come al solito!

A presto,

Fede<3

 

  
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