Storie originali > Horror
Segui la storia  |       
Autore: Lodd Fantasy Factory    12/04/2021    1 recensioni
Non ho tempo per le introduzioni. Devo raccontare questa storia, e voglio farlo il prima possibile. Prima che qualcosa mi possa fermare... prima che loro... sono dietro ogni angolo. Sono nella mia casa... cancelleranno tutto. Persino me...
Genere: Dark, Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

12 Aprile 2021,

 

 

Quale dolore. Quanta sofferenza!

Ritrovare con la mente quel preciso passaggio della mia vita mi ha ferito. Sento sanguinare dentro di me, come se avessi perso una parte di ciò che sono. Odo un lamento giungere dal profondo della mia anima. Se credo in un anima? Dopo quello che ho scorto con questi occhi, posso credere in qualsiasi cosa, anche che il Diavolo vada in giro a ballare il Can-Can!

Mi sono come risvegliato da un incubo durato tutta la vita. Questa notte ho sognato di essere di nuovo lì, all’interno della Ziggurat, assoggettato al voler del Grande Albero Primordiale.

Sento di dover concludere la mia narrazione il prima possibile. Il tempo a mia disposizione sta finendo.

È stata lei a dirmelo.

La mia nuova guida.

Avevo percepito un certo dovere nel rimanere in questo luogo. Ed ecco di nuovo quella visione, come se nel mondo fosse accaduto qualcosa di atroce. Credo di percepire il nostro piano di esistenza in modo differente, ora. È come se tutto ruotasse attorno ad un orizzonte di eventi possibili: quando qualcosa al suo interno viene innescata, chiunque capace di farlo può percepirlo. Ho avvertito un’immensa luce, ma anche un profondo male. Ho percepito una fitta di dolore.

Qualcosa è svanita per sempre da questo mondo…

Non può essere solo una mia vaga impressione. Sarebbe assurdo.

Quando un elemento del creato viene meno, un altro ne prende subito il posto. Questo è il caso della mia dolce Maggie?

È venuta la mondo con l’irruenza dell’alba dopo una notte tempestosa.

Che occhi: un verde rilucente come smeraldo!

È stata sua madre a scegliere il nome.

Ho un altro fatto da raccontarvi… andando in paese per recuperare il necessario per la bambina, mi sono ritrovato catapultato in un mondo che non pareva lo stesso che avevo abbandonato qualche tempo fa, entrando in abazia. Il paese era controllato da un reparto americano, ed un Caporale è rimasto sorpreso dalla mia conoscenza dell’inglese. Ha riconosciuto l’accento di Providence.

Siete una delle nostre spie?’ ha domandato, notando la mia inquietudine.

Mi sono allontanato.

Avevo già sentito parlare degli Americani, tuttavia avevo smarrito il senso del tempo.”

(Ci tenevo a sottolineare questo passaggio di Philipp Lloyd. Credo si riferisca alla fine della Seconda Guerra Mondiale, quando allude alla grande luce. Ritengo che l’Uomo Ombra abbia perso qualcosa, anche in quel caso. Ma sono solo mie interpretazioni.

Se può tornarvi utile alla comprensione del testo, posso aggiungere che Philipp riaprì l’abazia al pubblico, ospitando chiunque presentatogli come posseduto, offrendogli una nuova prospettiva di vita. Nessuna cura particolare destinata a queste persone, solo pace interiore e quiete, comprensione, consapevolezza di sé. Non vi nasconderò però un gran numero di omicidi.

Non era posseduto, di questo sono certo. Il suo male era, malgrado ciò, un pericolo per la comunità: l’ho liberato dalla sua sofferenza terrena.’ scriveva dopo l’ennesimo atto crudele; e, quando non si prendeva la briga di porre fine alla vita di un degente, lo liberava per le campagne, a chilometri di distanza, lasciandolo a se stesso.

Come posso giudicarlo, dopo quello che ho fatto?)

 

Sentii quelle radici strisciarmi addosso, fameliche, e la domanda che avevo finito per pormi guardando l’albero tornò a tormentarmi: di cosa si nutre? La risposta era semplice… di sangue. Era ciò che aveva fatto sin da quando avevamo varcato l’ingresso della Ziggurat.

Professor Poegrim!’ mi riuscì di gridare. ‘Si fermi! Dove sono la ragione, la conoscenza, l’umanità? Intende davvero compiere un sacrificio umano?’

Siete sempre stato poco preciso, Sig. Lloyd. Un singolo sacrificio non sarebbe sufficiente. Egli ne richiede cinque, uno per ogni senso dell’esistenza: anima, vita, morte, tempo e spazio. Ognuna di queste si rispecchia in voi, amici miei. Avrete l’onore di assistere alla rinascita dell’Antico, al ritorno di ciò che era perduto negli abissi profondi del nulla eterno. Intendevo mostrarle questo, Philipp.’

Se era suo intento sacrificarci, perché ha portato con sé il resto della compagnia? Che fine hanno fatto gli altri?’

Poegrim mi guardò come si guarderebbe uno studente che non ha compreso una formula matematica. ‘Siete una delusione, Sig. Lloyd. Credevo fosse in grado di arrivarci, a questo punto. Egli aveva bisogno di nutrimento, per risvegliarsi. Ho consegnato l’altro gruppo ad una morte degna di individui di poco carattere. Ho portato con me solo chi ho ritenuto degno!’

C’era uno dei suoi studenti in quella compagnia! Paul è uno dei suoi studenti! Come può essere stato così accecato? Lei ha perso il senno!’

Mai come ora vedo tanto lucidamente la realtà, Philipp’ e, nell’affermarlo, s’incamminò proprio verso il giovane, ormai avvolto dalle radici; era rimasto solo uno spazio, ove la corteccia aveva risparmiato il pettorale destro. Il Professore avvicinò la canna della Colt e tirò il cane. ‘La Vita!’ Esplose un colpo, aprendo un varco nel petto di Paul, dove una liana si sarebbe addentrata in un guizzo fulmineo, come una specie di serpe.

L’intero albero fremette, e vidi i colori delle foglie accendersi. Il sangue risalì sino alla crisalide. Pulsò, frammentandosi quando dell’acido cominciò a sgorgare dalle radici. L’Essere, quello che dava alla crisalide la parvenza di un occhio, si agitò come un neonato nel ventre della madre. Non potei che chiedermi cosa avrebbe partorito. Ero terrorizzato, eppure anche così affascinato; la mia natura umana aveva sete di conoscenza. Quell’Essere, invece, aveva sete solo del mio sangue.

La vita che permea l’Universo. Egli ne era simbolo’ continuò la sua folle spiegazione Poegrim, sinché non raggiunse l’alcova di Andrej. Sentii ancora lo scatto del grilletto. Non potevo più vederlo in quella posizione, cosa che invece mi era più semplice con Idris: aveva lo sguardo perso nella crisalide. Era ipnotizzato.

Può ancora fermarsi, Professore’ lo implorai. Le liane mi avevano avvinghiato le gambe; sentivo una miriade di piccoli aghi affondare nella pelle, provocandomi un tedioso prurito.

BANG!

Lo spazio!’ annunciò il folle. ‘che un corpo occupa in vita nel flusso dell’esistenza, prendendo una forma, assumendo un titolo di realtà.’

L’Essere nella crisalide ora si muoveva più fluido, galleggiando all’interno di una sostanza che aveva preso a sgorgare dalle crepe sulla superficie, esalando un tanfo di melma marina.

I passi del Professore risuonarono al ritmo della macabra melodia prodotta dalle foglie del salice, che frullavano eccitate, mandando bagliori iridescenti. Era un suono sgradevole, insistente come il frinire delle cicale. Si fermò davanti a Khalid.

Il tempo: inesorabile, soggettivo, scorre per alcuni alla rapidità d’un battito di ciglia; per altri, invece, è linfa vitale. Un corpo come il suo, facile a cambiar nome, non può eludere la sua reale natura, non può evadere lo spazio che gli è stato concesso per un tempo stabilito. Giles… Khalid. Ogni cosa ha la sua definizione… anche il tempo.’ Lo scoppio rimbombò con un suono stridente: doveva aver scheggiato un osso, e la pallottola aveva attraversato il corpo, sino a colpire la corteccia, perché anche il salice lanciò un grido, lo stesso che avevamo udito nella stanza adiacente.

La crisalide si schiuse sul lato sinistro; nella luce iridescente prodotta dall’albero, vidi una grande ala tondeggiante contrarsi nell’atto di cercare di spiccare il volo. Tre artigli di pura tenebra facevano capolino alla sua estremità. Nella sua membrana, che mi parve squamosa nella parte esterna, erano visibili una miriade di minuscoli esseri invertebrati, e anche questi si agitavano in modo convulso. Più cresceva il mio disgusto, più provavo una sorta di venerazione per quell’essere.

Tremai di puro terrore. Cercai invano di muovervi: ero paralizzato. Le liane si strinsero sino a farmi credere di avermi spezzato le ginocchia!

Ed ecco di nuovo il Professore nel mio campo visivo, appropinquarsi al capezzale di Idris Coen. Notai solo allora quel bagliore maligno nei suoi occhi.

Lei non è Poegrim… non più.’

E con l’inesorabile scorrere della vita, spazio e tempo si consumano l’un l’altro, divorando la carne, la conoscenza. Il processo naturale dell’esistenza è un perpetuo riciclo di forme organiche, di esseri che hanno l’unico scopo di transitare. La morte è l’unica via per vedere oltre la realtà dell’Universo’ espose il suo pensiero, gioendo della sua stessa riflessione, appagato dall’idea che vi fosse ancora qualcuno in grado di ascoltarlo. Contemplò la pistola tra le sue mani, poi aggiunse: ‘Forme di vita tanto primitive, hanno un solo ruolo in questa realtà: nutrimento!’

Sparò con disinvoltura nel petto di Idris Coen. Era ancora il Professore, in parte, e posso affermarlo solo ora che ho l’occasione di contemplare questo sogno così vivido. Quella malvagità era tipica dell’essere umano.

Un’altra ala si aprì un varco dalla crisalide, frullando in modo frenetico; le creature all’interno della sua membrana parevano desiderosi di uscire. Ma fu ciò che potei vedere all’interno del bozzolo a raggelarmi: quelle ali lo avevano avvolto, racchiudendolo come un uovo; di una creatura mai scorta in vita, o suoi libri, ora gravava l’attenzione su di me. Occhi verticali d’agata viola, verde e rossa, sei in tutto, scintillavano a monte di una testa oblunga, ossea, dalla calotta allungata e rigonfia come quella di un polipo, sormontata da una cresta d’osso, aguzza. Delle sorte di branchie si trovavano dove in un uomo si ricercherebbero le orecchie.

Aveva un vago aspetto antropomorfo, ma era come se la sua natura unisse ogni sorta di forma di vita conosciuta. Il muso oblungo terminava con due zanne seghettate – che aveva la facoltà di serrare, come le formiche – circondate da un nugolo di tentacoli dotati di micidiali aculei. Le braccia e le gambe era ancora racchiuse sul busto, incrociate.

Era come se mi stesse parlando, come accadde anche sulla nave.

Per quanto vivido, non ho rammentato le sue parole nel sogno. Non riesco a ricordarle.

È invece indelebile l’immagine di quello che fu il Professor Poegrim, venirmi incontro con quel fare profetico, estasiato.

No, è ingiusto ricordarlo in tal modo. Era il destino quello ad incedere verso di me, nascosto nell’ombra.”

 

 

Come credergli?

È difficile, lo so.

 

Se non avessi visto quella creatura, quell’orribile essere dentro la casa dei vicini, la penserei proprio come voi. Ho cercato di mantenere il più intatto possibile il racconto di Philipp, eliminando solo le parti che avrebbero reso questo estratto troppo lungo, e vi sarete accorti che lo è già così...

Ha proprio ragione, però: tendiamo a dimenticare le cose che ci hanno fatto soffrire. E quanta sofferenza!

Ma non posso dilungarmi oltre. Questa stesura mi ha richiesto più tempo del dovuto.

Se intendo consegnarvela, devo sbrigarmi.

Domani avrete l’ultima parte del racconto di Philipp Lloyd, quella che riguarda la sua disavventura all’interno della Ziggurat, perlomeno.

Per quanto mi riguarda, se vi interessa, sono riuscito a eludere le forze dell’ordine ed eventuali incontri con l’Uomo Ombra. Ho trovato una soluzione singolare, anche se dispendiosa. */

*/ Sto viaggiando, amici miei. Lontano da casa mia. Dall’oscurità. Ma farò ritorno, quando sarà il momento. Tornerò per cercare Anduin. Non so ancora quando. Non so come. Ma lo farò.

Aggiornerò,

 

Philipp Lloyd.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: Lodd Fantasy Factory