Vegeta-Sej
*
Capitolo 8 – Gemme rosa
*
Pianeta Zuul,
qualche tempo prima.
*
La
caverna era buia e umida.
Solo
una luce appesa su una roccia sporgente illuminava l’abitacolo e anche
malamente, visto che quegli alieni inconsapevolmente proiettavano la loro ombra
sulla nuda roccia.
Un
picchiettio dopo l’altro.
Una
goccia di sudore dopo l’altra.
Una
difficoltà dopo l’altra, visto che la durezza di quella pietra non era uguale
in ogni parte.
I
piccoli abitanti del pianeta Zuul riuscirono ad estrarre quelle gemme così
importanti per quella popolazione barbara.
I
saiyan erano approdati qualche settimana fa, e rivendicarono il dominio su quel
pianeta, facendo prigionieri e uccidendo brutalmente chi osava ribellarsi e chi
non voleva lavorare per loro, tra questi anche il capo del villaggio.
Non
fecero distinzione tra uomini, vecchi, bambini o donne.
I
zuliani più arrendevoli, si inchinarono al Re e al suo volere.
“Cosa
comanda, padrone?” Era il vice del capo del villaggio, un tipo piuttosto basso,
dalle sembianze animalesche.
“Le
gemme rosa” Tuonò “…tutte quelle che riuscite ad estrarre, o meglio, tutte
quelle che ci sono su questo pianeta.” Quel tono, non ammetteva repliche.
“Ma,
signore” Osò dire invece.
“Questi
sono gli ordini del Re, feccia!” S’intromise Nappa calciando l’alieno,
facendolo volare lontano.
“Nonno!”
Un bambino si avvicinò per soccorrerlo.
“Sto
bene” Biascicò alzandosi, cercando di mascherare il dolore alla schiena come
meglio poteva.
Nappa
si era avvicinato a loro mostrando i denti “Questo è niente! Obbedite e non vi
sarà fatto alcun male”.
L’anziano,
annuì con il capo.
Si
sarebbe arreso per il bene del suo popolo, al momento, non poteva fare altro.
*
Quella
radura rocciosa e dalla terra rossa, era disseminata di navicelle spaziali
anche di grandi dimensioni per permettere di trasportare grandi quantitativi di
quel tesoro così bramato dal popolo saiyan.
Di
vitale importanza per loro.
Una
lunga fila di carretti neri, alcuni logori e con qualche accenno di ruggine,
erano stati accuratamente messi in fila su dei binari e attaccati tra loro, in
modo che il loro trasporto risultasse meno pesante e più veloce.
Quegli
alieni non possedevano una forza tale da spingere i carrelli pieni e pulsanti
di rosa, già facevano fatica se erano vuoti.
Erano
piccoli e rachitici, e quella particolarità, era nascosta da una veste pesante
marrone con il cappuccio, la pelle era rugosa e violacea e sugli occhi tenevano
degli enormi occhiali neri, che li proteggeva dalle tempeste di sabbia, molto
frequenti in quel periodo.
Gli
occhi erano piccolissimi, al pari delle talpe giganti che popolava quel pianeta
e che venivano usati per il trasporto delle persone.
Sellati
e caricati di cibo e acqua, avrebbero condotto quel popolo ovunque comandavano.
Erano
solite a nascondersi nel sottosuolo per sfuggire alle eruzioni vulcaniche e ad
altri fenomeni atmosferici che caratterizzavano quel pianeta.
Una
di queste, era la tempesta acida, e dall’aria che si iniziava ad respirare,
sembrava che ne stesse arrivando una.
I
saiyan e gli zuliani, avevano poco tempo a loro disposizione.
Forse
un paio di giorni al massimo.
Un
zuliano alzò il volto al cielo quando iniziò a fiutare il cambiamento di clima.
Era
ovvio che il tempo stesse cambiando, il cielo si era fatto di un giallo ocra,
l’aria più rarefatta e tra meno di quarantotto ore sarebbe divenuta
irrespirabile a causa degli acidi che componevano le nuvole.
Il
vento che si era appena alzato, stava velocizzando il processo.
“Tra
un po’ dovremo smettere e metterci tutti in salvo!” Aveva esordito lo zuliano
incontro al saiyan che lo stava braccando e tenendo d’occhio.
Attendeva
il suo turno per entrare nella miniera e procedere con l’estrazione delle gemme
che si trovavano sempre più in profondità e per permettere l’accesso più
rapido, erano stati scavati nel terreno dei pozzi con macchinari
all’avanguardia portati dai saiyan. “…anche voi dovreste lasciare il pianeta,
prima che la tempesta acida danneggi irreparabilmente i motori delle
navicelle.”
“Che
cos’è questa storia della tempesta acida?” Chiese riluttante, come se
quell’abitane si stesse burlando di lui.
“Con
il solstizio d’inverno, le due lune entrano nella stessa orbita, e il miscuglio
di polveri causato dal loro passaggio cadono nell’atmosfera, provocando una
vento forte che corrode tutto ciò che incontra. Meglio non trovarsi nel suo
cammino. Provoca una morte lenta e dolorosa. Gli organi interni li senti
bruciare e preghi gli dei che tutto finisca presto”.
Il
saiyan inarcò un sopracciglio, non credeva ad una sola parola di quel
piccoletto.
Gli
diede una pacca sulla schiena intimandolo di andare avanti, era arrivato il suo
turno per entrare nella caverna e di lavorare, picconare, finchè le mani non abrebbero
iniziato a dolere e a sanguinare.
*
Re
Vegeta si stava godendo un calice di vino nella plancia della sua navicella,
quando uno scienziato dalla testa allungata bianca, che ricordava molto una
trasformazione di Freezer, entrò dopo essersi fatto annunciare da una guardia.
In
mano teneva delle carte arrotolate.
Non
era molto alto e se il camice bianco che indossava non gli fosse stato cucito
su misura, sicuramente sarebbe inciampato perché troppo lungo.
“Mio
signore” Biascicò. Quell’uomo riusciva a mettergli timore solo con il suo
sguardo truce.
“Che
cosa c’è?” Sorseggiò il vino tenendone un po’ in bocca per gustarselo meglio.
Lo
scienziato arrivò al tavolo vuoto posto al centro della stanza e vi srotolò la
prima carta blu, con annotato dei dati in bianco.
Premette
un pulsante sul suo computer posto sul polso, e proiettò i dati in un ologramma
che si aprì un po’ più in alto.
Rappresentava
il profilo di un guerriero saiyan e dei numeri scritti nella sua lingua.
“I
dati definitivi dell’esperimento, signore.”
Re
Vegeta osservava tutto in attesa di capirci di più.
Nelle
sue competenze c’erano mappe stellari, coordinate, popoli alieni, ma non
scienza, o peggio ancora qualcosa legato alla genetica.
“Dammi
buone notizie”. Si limitò a dire, a lui interessavano solo quello, il resto per
lui sarebbero state solo inutili chiacchiere.
“E’
solo in via sperimentale, ma i soggetti testati hanno risposto bene. Siamo
riusciti ad allungare i tempi da una settimana a dieci giorni con una gemma”.
“Perfetto.”
Sul volto del sovrano si era materializzato un ghigno soddisfatto e anche
sollevato.
“Ma…”
Fece poi smontando il suo entusiasmo, sapeva che quell’avverbio nascondeva
qualcosa di preoccupante. “…i soggetti studiati manifestano scatti d’ira e
irascibilità, finché questi non li portano alla morte, causando aneurismi.
Questo però nei soggetti puri.”
Lo
scienziato spense quella proiezione per passare ad un altro foglio.
Re
Vegeta osservava ed ascoltava il tutto, con estrema attenzione, anche perché ne
andava della sua incolumità.
Lui
era stato sottoposto al trattamento settimanale, che consisteva in un infusione
di cellule staminali potenziate con gemma rosa.
Il
tutto poi completato da un ciclo di un paio d’ore nella vasca di rianimazione.
Il
metodo più sicuro ed efficace al momento.
Ma
si doveva trovare presto una soluzione più duratura, in quanto di gemme rosa,
presto o tardi, non se ne sarebbero più potute estrarre o peggio ancora
avrebbero sfruttato talmente tanto quel pianeta, che il sottosuolo ci avrebbe
impiegato secoli per formarne altre.
E
i saiyan da curare, erano troppi.
“Si
ricorda che ci ha mandato un campione di alcuni terrestri?”
Il
monarca annuì a quella domanda.
“I
nostri laboratori hanno impiantato delle cellule terrestri nei soggetti puri,
creando degli ibridi, metà saiyan e metà terrestri per l’appunto, e i risultati
sono sorprendenti. E’ stato appurato che questi soggetti, non manifestano
nessuno dei sintomi precedenti. E contemporaneamente possono fargli sprigionare
una potenza tale come se fossero super saiyan.”
Re
Vegeta spalancò gli occhi, non credeva alle sue orecchie.
Sarebbe
diventato il leggendario super saiyan senza seguire un allenamento speciale, ma
con solo una iniezione?
No…ci
doveva essere per forza un cavillo, non poteva essere così facile.
Lo
scienziato prese un altro grafico e continuò con quanto scoperto.
“…i
geni terrestri sono perfetti per l’ultimo test che abbiamo eseguito. Sono stati
impiantati in alcuni soggetti, filamenti di DNA e RNA.”
“Su,
va avanti” Battè i pugni così forte sul tavolo da far interrompere il
collegamento, facendo sobbalzare il povero malcapitato, che nervosamente
raccolse tutti gli incartamenti caduti.
“I
soggetti che abbiamo chiamato ibridi”
Continuò sistemandosi gli occhiali sul lungo naso incurvato “…non hanno bisogno
dell’infusione settimanale delle cellule staminali, però potrebbero rigettare
il DNA, se il soggetto a cui lo si preleva, non è abbastanza forte.”
Re
Vegeta si portò le mani dietro la schiena ed iniziò ad avanzare fino al monitor
di comando, dove venivano evidenziate le condizioni meteorologiche.
Una
strana chiazza gialla che roteava come fosse un uragano, stava prendendo sempre
più forza dalla parte opposta dove si trovava la miniera utilizzata per
l’estrazione delle gemme.
Quel
zuliano non aveva mentito, mancava poco tempo.
E
anche i saiyan non ne avevano molto.
“Mio
figlio si trova sulla Terra giusto?” Appoggiò i palmi delle mani sulla
tastiera.
“Si,
sire. Gli ultimi dati evidenziano che si trova lì, e c’è anche Kakaroth.”
“Dobbiamo
andare sulla Terra a prenderli. Convincerli ad allearsi con noi e selezionare i
terrestri che potrebbero tenerci in vita.”
“Funzionerà?
Voglio dire, voci di corridoio dicono che abbiano messo su famiglia e che siano
diventati più…docili, maestà! Questo potrebbe essere un problema.”
“Li
convinceremo!” Spiegò dandogli sempre le spalle e continuando ad osservare i
carrelli pieni di gemme rosa che risalivano dall’oscurità della miniera.
“E
come intende fare?”
“Li
colpiremo dritti al cuore.” Prese il pugnale che teneva nascosto sotto il
mantello e lo piantò sul tavolo con un movimento secco e deciso.
Sogghignò.
E
la sua risata sadica echeggiò per tutti i corridoi della navicella.
“Ma
prima…” Continuò attirando l’attenzione dello scienziato “…ci sottoporremo
anche noi all’esperimento, non possiamo andare sulla Terra e farci trovare
impreparati”.
*
Pianeta
Vegeta-Sej, oggi.
*
Erano
atterrati da qualche minuto sul loro pianeta natale ripristinato, grazie alla
perseveranza di Sayla e soprattutto alle sfere del drago di Neo-Namecc.
Re
Vegeta, fu il primo a scendere seguito dall’immancabile consigliera, che lo
aveva avvisato che il terzo carico di gemme era in arrivo.
“Cosa
ne facciamo dei prigionieri?” Domandò il capitano Bardack.
“Le
schiave nelle celle sotterranee. I ragazzi tutti e quattro nel bunker, più
tardi testeremo la loro forza con i saibaim.”
“La
piccola?”
“Nella
nursery, più tardi le assegneremo un pianeta da conquistare. Il computer non ha
ancora terminato di scansionarla.” Fece una breve pausa “…tutto chiaro?”
Bardack
annuì, ed assieme a Nappa e Radish, andarono a prendere i prigionieri.
*******
Continua
*
Angolo dell’Autrice: Ciaooo! E buon sabato a tutti! Eccoci arrivati all’aggiornamento
settimanale, spero abbiate gradito la spiegazione e che iniziate a capire un po’
di più sulla situazione e del perché hanno portato sul pianeta Vegeta-Sej le
famiglie dei saiyan e anche di come abbiano fatto a sopraffare Trunks, Goten e
Gohan.
Come sempre vi
ringrazio per essere arrivati fino a qui, sapete che il mio ‘grazie’ va a tutti
indipendentemente che lasciate o no un commento, ma se vorreste farlo, sappiate
che ne sarei ancora più felice!!
Vi lascio come
sempre, con il titolo del prossimo capitolo: Dentro l’arena.
Baci, Erika