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Autore: ClostridiumDiff2020    17/04/2021    0 recensioni
Questa Storia Partecipa alla 365 Writing Days Challenge 2021
365 finestre...
365 storie, una raccolta di racconti, una raccolta di vite.
Ogni giorno, partendo da una parola, si aprirà una porta verso qualcosa, verso qualcuno...
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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107 - Big Dark Eyes
 
 


 
 
 
Micaela aveva represso le sue fiamme così a lungo che adesso sentiva di voler esplodere.
Fu felice di essersi spostata nel giardino dietro l’ospedale e ringraziò mentalmente il coprifuoco dato dallo stato di pandemia che vietava a quasi tutte le persone di uscire di casa.
Perché doveva farle così male?
Il numero da lei chiamato potrebbe essere spendo o inesistente.
Cristina aveva davvero tagliato i ponti con lei, l’aveva abbandonata. E William… Aveva trovato quella dottoressa del laboratorio analisi, presto non avrebbe avuto più bisogno di lei. Quella Alena, con la sua pelle bronzea liscia e perfetta, i suoi riccioli scuri e quegli occhi da cerbiatto. Aveva rimandato una volta l’appuntamento ma poi? Per quanto?
L’immagine di Alena che poggiava con fastidiosa naturalezza la mano sul braccio di William le faceva ribollire il sangue, ma non come il sorriso di rimando di lui, tranquillo e rilassato.
Certo, tutti alla fine desiderano un lieto fine, una principessa da salvare dolce e ammaliante. Di certo non una pazza incendiaria che parla a vanvera e che ti chiama topolino.
E quindi? Perché le importava?
Il suo topolino poteva liberamente lasciare la soffitta.
La mano le prese istantaneamente fuoco. Micaela si sedette a terra e la strinse al petto.
Le fiamme divampavano senza controllo.
Ti scoccia? Le aveva chiesto quella mattina quando le aveva detto della nuova richiesta di Alina. Lei si era limitata a una scrollata di spalle.
Forse avrebbe dovuto dirgli qualcosa, ma cosa?
Certo che mi scoccia William, e tu lo sai bene! Dovresti… Te lo devo proprio chiedere?
Resta con me ok? Smettila di fissare Alena con quello sguardo da cucciolo. Magari stasera non dormire in quella soffitta muffosa, scusa ma avrei davvero bisogno di coccole, davvero devo dirtelo? Non mi dici sempre che ho tutto stampato in faccia?
Cristina non mi risponde… E non avrò mai più quella risposta, la lettera è andata perduta… Sono sola, proprio come te, come vorrei che tutto questo fosse una storia inventata da qualcun altro, da poter archiviare e andare oltre. Magari potremmo andare avanti assieme William
“Micky…”
Micaela sobbalzò e le lasciò andare e le fiamme che esplosero innalzandosi verso l’orizzonte. Rilasciare le fiamme l’aveva lasciata improvvisamente spossata, oscillò disorientata come se le forze l’avessero abbandonata. Stava per cadere quando delle braccia forti la sollevarono da terra.
“Ehi… torcia umana calmati o mi trasformerai in un carboncino”
I grandi occhi scuri di William la fissavano e Micaela si soprese di vederlo sorridere.
“Di solito mi dicevano che quando mi arrabbiavo esplodevo… ma tu… Lo fai letteralmente… Mi piace”
“Che ci fai qua? Non avevi da fare?”
Micaela si detestò per averlo chiesto, perché detestava tanto l’idea che William uscisse con quella vamp del laboratorio analisi, eppure continuava a chiederli perché non lo facesse. Si disse che la sua coerenza era encomiabile. “Oggi non possiamo andare a cercare l’uomo di ghiaccio” nella sua bocca quel nomignolo le sembrava dannatamente ridicolo. Non si chiamava così ma non era riuscita a non seguire William, così anche lei lo aveva ribattezzato Uomo di ghiaccio.
“Non sono davvero in vena di stare rintanato nella mia soffitta e dato che posso solo aspettare domani, vengo con te… Entreremo in azione appena hai finito il turno”
“Ma sei matto?”
William la squadrò inarcando un sopracciglio e Micaela esplose.
“Sai che vuol dire passare una notte in ospedale? Te lo racconto… Sopportare le paturnie di un infinito ammasso di egocentrici che pensano che tu esista solo per stringer loro la mano? Solo che io di mani ne ho due… non 20000… Quindi non posso accontentarli tutti. E quando vorresti sparare a tutti ti ricordi che non puoi proprio farlo perché poi dovresti anche soccorrerli… Urleranno il tuo nome così tante volte che inizierai ad odiarlo. Forse tanto quanto odierai il genere umano. E… ti ho sempre invidiato perché sono aver ammazzato qualcuno non dovevi informare i parenti, chiamare il medico di guardia, il medico curante, le pompe funebri, preparare la salma, firmare un’infinità di carte che sicuramente andranno ricompilati tempo zero… Mi sono spiegata?”
William aveva un sorriso sghembo stampato in faccia. “Insomma posso venire anche io?”
Micaela alzò gli occhi al cielo poi sbuffò un “Fai come ti pare…”
Lui sorrise. Micaela trovava sorprendentemente strano adorare come le cicatrici del suo volto si piegassero quando sorridesse, rendevano le sue espressioni uniche.
Lei andò a cambiarsi e quando entrò nel corridoio del pronto soccorso Samuel la aspettava e  le fece cenno di avvicinarsi con un largo sorriso stampato in volto. La ringraziò subito di aver coperto il turno vacante per l’ennesima volta e lei incrociò le braccia.
Samuel era un suo vecchio compagno di corso, solo che lui aveva finito il percorso che lei ancora aveva lasciato a mezzo. Lui era un infermiere da più di un anno mentre lei ancora era una semplice operatrice sanitaria che studiava per diventare infermiera.
Samuel aveva una cesta di ricci neri e occhi scurissimi, non troppo dissimili da quelli di William, difatti anche con lui lei aveva seri problemi a dire di no. Si malediceva ogni volta per la sua debolezza, non era come con William ma ci andava molto vicina. Hans la prendeva sempre in giro per questo. Ti prego non puoi dirgli di sì per due occhioni da cucciolo. In quello William però era il maestro supremo, cintura nera di occhioni giganti da gatto con gli stivali. Nel quando lo osservava nella sua storia lo aveva sempre trovato il sicario con gli occhi più da cucciolo che potesse esistere.
“Vieni” la chiamò Samuel “Abbiamo una piccola emergenza…”
Micaela alzò gli occhi al cielo e lo affiancò. Era alto poco più di lei, quindi non molto. Lei si considerava un nano da giardino, ma Samuel a fianco di William che li scrutava dall’altro dei suoi un metro e ottantotto sembrava un bimbo barbuto. Il pensiero la fece ridere di gusto Samuel la prese sottobraccio “Andiamo… William ha appena affermato che secondo lui sarà una giornata estremamente noiosa… Sai bene questo a cosa ci porterà”
Micaela si voltò verso William che li osservava divertito.
“Dì un po’… ora lo fai di proposito?”
Lui le fece l’occhiolino “Giusto un po’…”
 
 
 
William era piegato in due dalle risate, inforcò gli occhiali, ne aveva comprati un altro paio a specchio, molto simili a quelli che aveva lasciato a Micaela. Lei lo squadrava indecisa se ridere assieme a lui o prenderlo a pugni. “Sai… Avrei voglia di metterti sotto con la macchina e passarti sopra un milione di volte”
Samuel sorrideva divertito e se ne stava stravaccato sulla panchina del parco.
Micaela andava spesso a pranzare in quel posto, una gigantesca serra di acciaio e vetro.
Micaela adorava quel posto, aveva un vago ricordo di felicità, dove lei scivolava via da una mano pallida per correre dietro a una farfalla dalle ali blu.
“Non potete davvero pensare che sia colpa mia” esclamò William cercando di ricomporsi.
Micaela si sedette a forza tra lui e Samuel e sbuffò spazientita. “Hai detto le parole bandite… Non si deve mai e poi mai dire è tutto tranquillo… non succede niente… va tutto bene… sarà una giornata tranquilla… Sarebbe come dire Macbeth in teatro…”
“Altra stupida superstizione…”
Samuel ridacchio stancamente. Come potevano fargli capire quanto scaramantici potessero essere i sanitari.
Non rifare i letti in tre persone o il più giovane sarebbe precocemente passato a miglior vita.
Se morivano due persone di fila ben presto ne sarebbe seguita una terza. E se malauguratamente ne fosse arrivata una quarta, quasi certamente ne sarebbero arrivate una quinta e una sesta. Dato che per una qualche regola magica le morti arrivavano a gruppi di tre. E così molte altre. Micaela avrebbe voluto dargli ragione ma per far parte del gruppo aveva dovuto accettare anche le sue piccole superstizioni, e con il tempo le aveva assorbite.
Quando Samuel si congedò salutandoli con la mano William si alzò porgendole la mano.
“Pronta?”
Micaela avrebbe voluto solo dirgli di no, voleva solamente dormire ma annuì.
“Sai, detesto questa cosa?”
Lui abbassò leggermente gli occhiali sulla punta del naso “Cosa?”
Questa mia incapacità di dire di no a quei tuoi occhioni a calamita.
Lui rise e sbattè le palpebre molto lentamente. Micaela maledisse mentalmente Pixie sperando che potesse sentirla.
 
 
 
Day 107 - Prompt - impressione (17 aprile 2021)

 
   
 
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