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Autore: Mercurionos    19/04/2021    0 recensioni
ULTIMO CAPITOLO: Alba e Cenere:
E lì, nell’ombra silenziosa e fredda,
sotto lo scampanellio della pioggia,
Vegeta volse lo sguardo alle proprie spalle,
e la vide.
L'Impero Galattico di Freezer, tirannico dittatore di tutto ciò che esiste: un periodo oscuro e inenarrato. Il rinnovato nucleo dell'impero attende tre guerrieri saiyan, gli ultimi della propria specie, predestinati a mostrare il proprio valore all'Universo. A partire dagli ultimi giorni del Pianeta Vegeta, fino a quel fatidico 3 Novembre, e oltre, nel massimo rispetto del magnifico Manga di Akira Toriyama.
Parte di "Dragon Ball: Sottozero", la vita dell'eroe che non abbiamo visto crescere.
Genere: Avventura, Comico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Freezer, Nappa, Nuovo personaggio, Radish, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dragon Ball - Sottozero'
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Capitolo 21 – Escape of Vegeta, Parte 1 – Anno 2, 11/25 Germinale

Un fruscio.
Si girò di scatto, mano tesa in un artiglio. Nulla. Il vento aveva soltanto giocherellato con le fronde di un solitario arbusto nel mezzo della landa. Il mondo era coperto da tenui spennellate di vita, uniche pioniere sul gelido pianeta. Ma non aveva il tempo di ammirare il panorama. Affondò la mano nel sacco che si portava addietro e le dita ticchettarono sulla capsula di vetro. La tirò fuori, volle esaminarla un'altra volta: era ancora integra. Un cilindro di vetro spesso e acciaio bianco, con un semplice tappo ad avvitamento. E all’interno una manciata di terra grigia, qualche rinsecchito filamento legnoso, e il germoglio. Intatto, proprio come quando lo aveva sottratto al terreno, botanico Prometeo, con quelle due foglioline a forma di lama protese verso l’alto.

Infilò nuovamente il cilindretto nel sacco, che si lanciò dietro la schiena.
Un altro fruscio.
Si voltò allarmato, con la mano, che brillava flebilmente, tirata in avanti. Dalla bassa boscaglia emerse una creatura terrificante, ricoperta di muschio, piena di fogliame e rami impigliati nella sua fulva chioma corvina. Era più alta di lui e si propelleva erraticamente, un dondolio meccanico e fiacco. Appena lo vide in volto alzò le mani. L’uomo la guardò per bene, e si fece meno minaccioso: la creatura aveva un volto famigliare.

“Radish.”
“Ehi.”
“Ti sei coperto di muschio, cespugli e millepiedi giganti solo per mimetizzarti? Notevole.”
“Spiritoso. Non ho scelto io di nascere con questi capelli grandezza Vegeta in scala uno a uno.”
“Piantala con queste fesserie… Allora?”
Radish gettò indietro lo sguardo, esaminando il sentiero appena battuto.
“Non ci sta seguendo nessuno.”

Una volta atterrati sulla fredda luna boscosa, si erano dedicati subito alla ricerca del campione biologico. L’immagine del germoglio verde era apparsa sul navigatore della navetta non appena avevano toccato il terreno del planetoide: piccola, tanto da stare in una mano (quella di Vegeta, non quella di Nappa), circondata da un groviglio di radici legnose e dotata di un paio di foglie lamellari. Era un comunissimo esemplare di Mesangiodordelensphylaceolacola Lamiellofullonusacellacea, una piantina più comunemente conosciuta come la “Menta di Arlia”. I colonizzatori dello spazio spargevano su quanti più pianeti possibili i semi di questo resistente e fertilissimo arboscello, nella speranza di eliminare quanto prima il pestilenziale odore da astronave nuova dei pianeti senza atmosfera. Su Cold, prima luna del pianeta Neo Freezer, l’esperimento era più che riuscito: i boschi respiravano aromaterapiche fragranze al dentifricio, i torrenti trasportavano profumati getti di collutorio di marca e le mucche esapode producevano latte verde a litri.



Non appena la coppia di saiyan trovò l’esemplare oggetto della loro ricerca, i loro scouter ricevettero un messaggio dal professor Malaka: “L’obiettivo della missione è cambiato.” I due ragazzi si scambiarono uno sguardo confuso. Prima che potessero porsi delle domande, però, lo scouter emise nuovamente un segnale acuto. Un nuovo messaggio recitava: “Catturate Kiwi, Mirk o Vegeta. Se trovati entro tre ore dovranno arrendersi. L’esercitazione ha inizio adesso.” Le occhiate che quindi si scambiarono Radish e Vegeta furono ancora più confuse e preoccupate delle precedenti.



“Che significa che devono catturarti?”
“Lo chiedi a me? E non devono prendere solo me, tu mi accompagni.”
“Che? No! A cosa servirebbe?”
“In caso mi trovassero posso usarti come scudo umano. O come proiettile umano, scegli tu.”
“Scordatelo.”
“Ti compro pani Paf-Paf per dieci giorni.”
“Trenta giorni.”
“Venti. Ultima offerta.”
“Andata.”



Provarono subito a identificare i compagni a loro più prossimi con la funzione di ricerca dello scouter, ma l’apparecchio non rispose. Invece, apparve un nuovo messaggio sullo schermo: “Scouter disabilitato.” Vegeta parve felice della notizia: “Vuol dire che non possono trovarci. Ho il livello di combattimento più alto del pianeta – “Veramente no, sei il terzo o quarto, su questo pianeta. E ti hanno nominato per ultimo, nel messaggio.” Lo corresse Radish, ma non venne preso in nota – quindi ci basterà nasconderci per un po’ in attesa che finisca l’esercitazione.”

“Non potremmo semplicemente lasciare il pianeta?” La proposta del ragazzo dai capelli frondosi non era del tutto priva di senso. Vegeta acconsentì all’idea e si voltò verso la direzione da cui erano arrivati, erano atterrati qualche chilometro più a ovest, e s’incamminò subito seguito da Radish. Corsero veloci tra gli arbusti della gelida tundra, li accompagnò soltanto lo sferzare dell’aria spaccata dalla loro rapida ritirata e la carezza di rami e fogliame abilmente scansati. I capelli di Radish si riempirono di una biodiversità degna dei più forniti musei di scienze naturali.

“Vegeta, aspetta!” Si fermarono.
“Cosa c’è?”
“Prima non siamo passati di qui.”
“Che vuoi dire?”
“Non ricordo di aver visto quell’arco di pietra, prima.” Radish indicò una bizzarra conformazione concava, un arco di roccia ricoperto da licheni. Vegeta non rispose.

“Quindi? Hai sbagliato la direzione?”
Niente.
“Vegeta?”
“Maledizione!”
“Cosa è successo?”
Vegeta calciò una zaffata di polveri dal terreno. Buona parte della nube si impigliò nella chioma di Radish.
“Pensavo stessimo andando ad est.”
Radish inclinò il capo, confuso: “Perché, non siamo andati ad est prima? Il sole si stava alzando…”

Non concluse la frase. Guardò verso il cielo: la stella madre del sistema stava preparandosi ad eclissare in prossimità dell’orizzonte, poco lontano dal punto che i due saiyan avevano unanimemente identificato come “ovest”.
Radish comprese il proprio errore: gettò la sacca in terra e cominciò a ravanare tra gli attrezzi: kit medico, pranzo al sacco, proiettore, merenda, mappa di Neo Freezer, pranzo di riserva, la copia di V-Jump del mese scorso, cambio di emergenza, scorte di emergenza. Le sue dita incontrarono un cilindretto di metallo incollato in cima a un pannello traslucido. Lo tirò fuori in fretta e lo lanciò a Vegeta.

“Come hai fatto a non pensare che siamo sulla luna?”
“Non ci ho pensato, va bene?!”
Vegeta accese il piccolo dispositivo: il pannello si illuminò di linee e riquadri turchesi.
“Dov’è la calcolatrice in questo coso…?”
“Quindi non siamo andati a ovest?”
“No, saremo andati a sud, a sud-ovest, o qualcosa del genere.”
“E quanto tempo di luce ci rimane?”
“Non lo so, Radish! Vuoi farlo tu il calcolo o te ne stai zitto?”

Il sole baciò i monti all’orizzonte. Il giorno sulla prima luna del pianeta che si erano abituati a chiamare casa durava ben poco. Peccato solo che, il giorno precedente, né Radish né Vegeta avessero pensato di prepararsi adeguatamente all’esercitazione, quindi non avevano idea di quanto durasse una giornata, di quanto poco i concetti di “nord” e “sud” potessero servire sulla superficie di un planetoide dall’orbita inclinata, ma soprattutto si erano scordati di controllare quanto freddo potesse fare nella notte di un pianeta dall’atmosfera alta poco più della fronte di Vegeta.

“Quanto è distante questo coso da Neo Freezer?” Vegeta aveva finalmente trovato la calcolatrice.
“Erano circa trecento dodicimila chilometri e qualcosa, dodicimila e cento, credo.” Per sua fortuna, Radish era stato attento durante la lezione di Sopravvivenza in Ostili Situazioni che riguardava Cold, la prima luna.
“Lì è ‘radice di uno più’ o ‘radice di uno meno’?” Le formule, invece, se le ricordava poco.
“È con il più, altrimenti viene negativo.”
Vegeta continuò per qualche istante a riempire di cifre lo schermo della calcolatrice.
“Otto. Otto ore e mezza. Al massimo, intendo.”
“Noi siamo qui da quasi tre ore… Vuol dire che non abbiamo nemmeno un’ora prima del tramonto?”
“Ma bravo, Radish, le sottrazioni te le ricordi!”

“E la nave? Dov’è? – Radish appoggiò due dita sul proprio scouter – Questo continua a non rispondere.”
Vegeta tornò a focalizzarsi sulla calcolatrice: “Quanto è inclinato sull’eclittica questo pianeta? Venti gradi?”
“Ventotto. Almeno, mi sembra.”
Qualche digitazione più tardi Vegeta poté rispondere alle domande di Radish: “La nave è verso nord. Sì, hai capito, di là, venti minuti al massimo in quella direzione.” Indicò lontano con un dito.
“Non possiamo semplicemente volare?”
“Col cavolo! Se voliamo quelli ci beccano subito! Andiamo a piedi, e in fretta anche!”

Sembrava volessero inseguire le ultime luci del giorno. Di roccia in roccia, balzarono oltre torrenti e prati. Radish si schiantò sul muso di un dinosauro, che si mostrò più che contento di aver finalmente trovato la propria cena. Quello che il dinosauro non sapeva, però, era che proprio lui sarebbe stato tramutato in fretta in uno spuntino.
“Sbrigati a mandar giù, non c’è tempo per masticare!” Vegeta prese Radish per mano e lo scagliò davanti a sé tra i cespugli, scoprendo un comodo quanto discreto modo di locomozione alternativa. Ogni tanto Radish finì addosso al tronco di qualche resistente alberello, adornandosi di ulteriori fronde, insetti e nidi delle specie più disparate.

“Fermo!” Sibilò Radish prima di venir nuovamente trattato come una palla di cannone. Vegeta gettò lo sguardo oltre le spalle del più che ampio Radish (ormai nei suoi capelli aveva preso vita una mostra di scienze naturali omnicomprensiva della flora e della fauna locali): ecco la loro navetta, distava giusto un paio di metri. Lo sportellone era aperto.
“Non dirmi che non hai chiuso la porta.”
“Eri tu al volante, è compito tuo.”
“È compito mio un gran paio di…” Vegeta si buttò a terra.
Radish lo osservò perplesso: “Tutto a posto, maestà?”
“Abbassati, idiota! C’è qualcuno nella nave.”

Note dell’Autore:
Con questo capitolo la scrittura raggiunge ufficialmente la pubblicazione su EFP, ve ne sarete accorti per il tempo passato dalla pubblicazione dell’ultimo capitolo, quindi finalmente le note che leggerete alla fine del capitolo non le vedrete mesi e mesi dopo la stesura, d’ora in poi saranno più attuali. A meno che non ci metta sei mesi a finire un singolo capitolo (Può capitare!). Dopo qualche capitolo introspettivo e malinconico volevo sollevare gli animi con un capitolo più comico. Purtroppo, la mia testarda tendenza al verosimile ha prodotto quell’attimo: “Vegeta e Radish applicano come dei soldati studiati formule di gravitazione universale di cui frega qualcosa solo a me perché sono un ingegnere mogio e triste e quindi dovreste ridere comunque.”

L’importante è che sia riuscito a strapparvi un sorriso. Ve lo immaginate Vegeta con una calcolatrice in mano? Chi si crede di essere? Bulma? Poi beh, se non sono riuscito a divertirvi… Chiedo scusa.

E così la levatura morale dell’opera si staglia verso vette inenarrate! Riusciranno Vegeta e Radish a portare a termine l’insolita missione? Non perdetevi assolutamente il prossimo capitolo!
   
 
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