Il ritorno
di Papillon
*
Capitolo 12
*
Telecamere
e macchine fotografiche stavano riprendendo la scena in diretta e in tempo
reale.
Adrien e Marinette si guardarono attoniti.
“Che
cosa significa, Sabrina?” Aveva chiesto la corvina venendo subito raggiunta da Adrien.
“Ci
dev’essere senz’altro un malinteso” Aggiunse lo
stilista algido e sicuro di se.
“Nessun
malinteso. Andiamo, non mi costringa ad usare la forza” La rossa scosse il
capo.
“Mio
padre non si muove finché non ci dite cosa sta succedendo”. Adrien
era irremovibile, e bloccò Sabrina per un braccio.
La
ragazza lo guardò di traverso e gli sussurrò di lasciarle andare subito il
braccio, in quanto le telecamere stavano riprendendo tutto, altrimenti avrebbe
rischiato anche lui di essere incarcerato con l’accusa di resistenza a pubblico
ufficiale.
“Venite
in centrale, ne parleremo lì”.
Entrambi
annuirono.
“La
festa è finita!” Aveva annunciato Marinette,
scendendo dal palco, i gorilla avrebbero fatto uscire i presenti.
L’ultima
persona ad essere stata allontanata, era una donna con capelli biondi che
indossava un paio di occhiali neri e un ghigno sadico stampato in volto.
Poggiò
sulla panchina il flute di champagne vuoto e se ne andò via soddisfatta.
*
Gabriel
Agreste aveva dismesso i suoi costosissimi abiti, per indossare una tuta
arancio di seconda mano.
Era
stato condotto nel carcere di massima sicurezza, ed era pronto per
l’interrogatorio, in una stanza fredda, puzzolente, senza finestre e con uno
specchio enorme sulla parete, sapeva già che dall’altra parte, qualcuno poteva
osservarlo.
“Ci
vuoi dire che cos’è questa storia, Sabrina?” Aveva chiesto Marinette
dall’altra parte del vetro, mentre osservava suo suocero seduto che attendeva
di essere sottoposto all’interrogatorio.
“Ho
ricevuto un video sulla mia scrivania, un pacchetto anonimo. Si vede
chiaramente Gabriel trasformarsi in Papillon”.
Per
poco Marinette non svenne.
Le
gambe di Adrien iniziarono a tremare e la gola gli si
seccò di colpo.
“Non
potevi chiamarci prima di arrestarlo?” Fu sempre la corvina a parlare, il
biondo era pietrificato e gli faceva male vedere suo padre ridotto in quello
stato.
E
con alta probabilità non ne sapeva nemmeno il motivo.
“In
verità ho pensato subito che il video fosse uno scherzo e lo avevo gettato
nella pattumiera. Il mio collega però l’ha trovato e l’ha visto. Non ho potuto
fare altrimenti.”
Nathalie
a quelle parole svenne, ma venne prontamente sorretta da Adrien
che le stava vicino.
Sabrina
gli aveva suggerito di farla sdraiare sulla panchina di legno poco distante
mentre lei avrebbe chiamato i sanitari.
“S-sto bene” Biascicò Nathalie riprendendo conoscenza.
“Acqua, datemi dell’acqua” Prontamente Marinette gli
passò un bicchiere di plastica preso dal boccione lì vicino.
“Vi
lascio due minuti da soli” Mortificata, Sabrina lasciò la stanza dove di solito
sostavano i testimoni.
“Dobbiamo
assolutamente tirarlo fuori di li” Esordì Adrien.
“Il
video è un falso, non c’è altra spiegazione.” Continuò Marinette
convinta.
Poi
si ricordò delle conversazione avuta con Alya qualche
settimana prima. “Mi aveva avvertita” Strinse i pugni dalla rabbia.
“Chi?”
Domando Adrien inarcando un sopracciglio e nel
frattempo controllava le condizioni di salute di Nathalie che sembrava aver
avuto un altro capogiro.
Marinette
si morse un labbro e si voltò verso il vetro. “Alya”
“Alya?” Fece di rimando. “Cosa centra lei?”
“Non
ti ricordi quello che ti avevo detto?”
“Giusto…lo avevo rimosso perché ero assolutamente
tranquillo. Ora tutte le tessere del puzzle stanno andando al suo posto”.
“Che
intendi?”
“Nooro è sparito!”
“Cosa????
E quando pensavi di dirmelo?”
“Shhh…parlate piano” Gli suggerì Natahlie.
“L’ho
saputo poco prima che mio padre venisse chiamato sul palco.”
“E’
una tragedia! Nessuno ha mai perso un miraculous!”
Adrien la guardò
storta ricordando di quella volta che aveva smarrito Pollen
sulla Tour Eiffel e trovato da Chloè.
“Non
è detto che l’abbia perso.”
“Pensi
che qualcuno lo abbia rubato?”
“Ne
siamo sicuri!” Parlò Nathalie per la prima volta.
Marinette cercò di stare
più calma possibile e di non inveire contro la donna, ma quando la moglie di
Gabriel aveva confessato anche il quasi incidente di Hugo, sempre quel giorno,
non ci vide più.
“E
quando pensavate di dircelo? Siamo i suoi genitori!”
Nathalie
era mortificata e il suo attuale stato di salute non aiutava molto.
La
testa le girava e l’idea che suo marito potesse passare il resto della sua vita
rinchiuso in un carcere, da solo, si stava facendo sempre più strada dentro di
lei.
“Mi
dispiace…”
“Nathalie
abbiamo bisogno di sapere che cos’è successo il giorno che il miraculous è stato rubato.” Domandò amorevolmente Adrien, non era il caso di infierire.
La
donna raccontò tutto quello che ricordava e quello che gli era stato riportato
dal marito, dei dubbi e dei sospetti su Lila Rossi.
“Lila
Rossi? Perché non sono sorpresa che dietro a tutto questo ci sia lei?”
Sabrina
rientrò nella stanza.
“Se
volete lo potete vedere, poi ve ne dovrete andare quando ci sarà
l’interrogatorio. Vi chiamo io.”
*
Nathalie,
Adrien e Marinette si
diressero verso la stanza dove si trovava Gabriel.
Un
piccolo luogo senza finestre, illuminato da una luce fioca appesa al soffitto,
senza lampadario.
Le
pareti erano state dipinte da un verde petrolio.
In
centro un tavolo di legno e due sedie dello stesso materiale.
“I
bambini?” Fu la prima cosa che lo stilista chiese a suo figlio quando
entrarono.
“Sono
da Tom e Sabine” Aveva risposto.
Sembrava
più preoccupato per quei tre marmocchi che per il reale motivo fosse finito in
carcere, non gli importava nemmeno che fosse stato arrestato in diretta e
davanti all’intero pianeta.
Se
c’era davvero Lila Rossi dietro a tutto questo, presto avrebbe colpito anche
suo figlio e i suoi nipoti.
“Mi
spiace Marinette per averti rubato la scena!” Si scusò con sua nuora perché
sicuramente nei giorni avvenire quei parassiti, come li chiamava lui, avrebbero
parlato per mesi del suo arresto e non della collezione di Marinette.
“Pensiamo
a capire che cosa è successo e a tirarti fuori di qui”.
“Gli
avvocati stanno arrivando, papà” Lo informò Adrien
che si era prodigato a chiamare la sua schiera di legali.
“Non
so se riusciranno a fare molto.” Scosse la testa.
“Se
non ti tireranno fuori loro, ci penseremo noi. Ma abbiamo bisogno di sapere per
filo e per segno che cosa è successo.”
Gabriel
guardò sua moglie.
“Si,
sanno anche di Hugo” Disse la donna come se avesse capito da quel sguardo che
cosa intendesse dire.
“Penso
ci sia Lila Rossi dietro a tutto questo.”
“Potrebbe
essere.” Disse Marinette “E’ stata anche da noi
l’altra sera. Si era finta me per sedurre Adrien.”
Gabriel
deglutì il nulla, uno dei suoi sospetti era vero allora, avrebbe colpito anche Adrien, batté infine i pugni sul tavolo.
Sabrina
bussò alla porta e fece entrare la schiera di avvocati dello stilista.
“Mi
dispiace, dovete andare.” Aveva detto a malincuore.
*
Usciti
dal carcere, Adrien aveva invitato Nathalie a casa
loro, non era sicuro ritornare nella residenza e non l’avrebbe lasciata per
niente al mondo da sola.
L’aveva
accompagnata a casa a prendere alcuni effetti personali mentre Marinette era andata a casa dei suoi a riprendere i
bambini.
Sua
madre però aveva insistito perché pernottassero da loro almeno quella notte, in
modo da essere tranquilli per sistemare la vicenda di Gabriel.
Ne
Tom e ne Sabine avevano fatto domande in merito, sapevano che si trattava solo
di un malinteso, e che non poteva essere lui il famigerato Papillon.
E
non avevano continuato ad insistere perché i bambini rimanessero lì.
“Tienici
aggiornati tesoro”
“Certo,
nemmeno a dirlo.”
*
I
bambini erano seduti nel sedile dietro e confabulavano sull’arresto nel nonno.
“Wow,
nonno Gabriel è Papillon!” Disse Hugo gasato.
Non
capiva che quella era una cosa terribile, come invece comprendeva il più grande,
Louis.
“Non
è una bella cosa, sai? Qui non si sta giocando. Se realmente nonno Gabriel è
Papillon, significa che è un criminale.”
“Vedremo
Lady Bug e Chat Noir?” Intervenne Emma.
“Smettetela!”
Esclamò Marinette stringendo di più il volante e
zittendo i tre là dietro. “Nonno non è Papillon e presto verrà scagionato. E da
ora in avanti non voglio più sentire una parola in merito. Anche perché nonna
Nathalie verrà ad abitare da noi.”
Tutti
e tre esultarono di gioia.
*
Dopo
aver dato la buonanotte a Nathalie che si era sistemata nella grande stanza
degli ospiti, avevano messo i bambini a letto.
Hugo
si era addormentato appena Marinette aveva chiuso la
porta della cameretta, invece Emma e Louis, non riuscivano a chiudere occhio, e
senza volerlo ascoltarono la conversazione che stavano avendo i loro genitori.
“E’
ora di chiedere aiuto a Tikki e Plagg!”
Sospirò la corvina.
“Ne
sei sicura?” Domandò Adrien allontanandosi dal
corridoio.
Emma
e Louis si alzarono dai rispettivi letti quando non sentirono più le voci di Adrien e Marinette provenire da fuori della porta e la luce
si era spenta.
Lentamente
avevano aperto la porta della camera e rimasero di sasso quando incrociarono i
loro sguardi.
“Vai
a letto!” Louis aveva rimproverato la sorella.
“Vacci
prima tu” La biondina gli fece una linguaccia.
“Hai
sentito anche tu che parlavano di Tikki e Plagg?”
Emma
annuì saltellando, se avevano capito bene, con molta probabilità i loro
genitori erano i fantomatici Lady Bug e Chat Noir.
*
“Che
vuoi fare ora?” Chiese Adrien seguendo la moglie
nello studio.
Marinette aprì il quadro
che li raffigurava nel giorno del loro matrimonio e digitò la combinazione
della cassaforte.
Tirò
fuori la miracle box e la poggiò per terra.
Chiuse
gli occhi e sospirò prima di premere il dito sul pulsante in cima.
Si
aprirono tutte le porticine, ma lei prese l’anello del gatto nero e lo porse ad
Adrien, liberando così Plagg,
e lei indossò gli orecchini della coccinella, liberando così Tikki.
Entrambi
i kwami furono risvegliati dal loro lungo sonno,
comparendo davanti gli occhi di due ragazzi, leggermente cambiati dall’ultima
volta che li avevano visti.
“Dov’è
il mio formaggio?” Aveva chiesto Plagg guardandosi
attorno.
“Sei
sempre il solito” Lo rimbeccò Tikki.
Adrien tossì per
attirare la loro attenzione, conosceva molto bene quei due, e se non li avesse
interrotti, probabilmente avrebbero continuato a battibeccare all’infinito, e
loro non avevano tutta l’eternità.
Gabriel
Agreste non aveva l’eternità a sua disposizione.
*
continua