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Autore: MaxT    23/04/2021    5 recensioni
Questo racconto è basato su Somewhere only we know di marianna1317, rielaborato e completato da MaxT con l'aiuto dell'autrice originale.
Anni dopo essere morto nel mondo da incubo all'interno di un libro magico, Cedric redivivo si presenta alla porta della donna che ancora lo ama, la guerriera Orube.
Al rifiuto di dare spiegazioni sulla sua resurrezione si creano sospetti e incomprensioni, mentre le storie dei due personaggi si intrecciano con le realtà dei loro mondi natii, e con esuli che vivono in incognito nella città di Heatherfield.
Combattuti tra l'affetto per Orube e il loro dovere, le Guardiane e i saggi di Kandrakar cercano risposta a una domanda: c'è ancora una minaccia nascosta nel Libro degli Elementi?
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric, Orube
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Riassunto dei capitoli precedenti

 

Tre anni dopo essere morto all'interno del mondo nel magico Libro degli Elementi Cedric, ferito ed esausto, si ripresenta a Villa Rudolph.

Qui abita Orube, ancora innamorata di lui e tornata sulla Terra per riaprire la sua vecchia libreria.

La Saggia Yan Lin, informata, la incarica di chiedergli come ha potuto risorgere e uscire dal Libro degli Elementi, che Orube aveva riportato nello scantinato del Ye Olde Bookshop.

Il portale di Kandrakar viene spostato dallo scantinato al negozio di animali gestito da Matt Olsen.

Per un certo periodo Cedric e Orube convivono in modo apparentemente sereno gestendo la libreria e facendo vita ritirata, ma lui non risponde ad alcuna domanda sul suo ritorno.

Infine però si fa accompagnare nel seminterrato dove c'è ancora il Libro degli Elementi, ma davanti a questo ha una reazione che allarma Orube.

All'ennesimo rifiuto di Cedric di dare spiegazioni, Orube lo lascia, ma decide di non raccontare a Kandrakar l'episodio per non peggiorare la situazione del suo ex.

Nel libro c'è tuttora lo spirito del defunto tiranno Phobos, che aveva assorbito energia magica dal portale di Kandrakar al quale era stato imprudentemente lasciato vicino da Orube. Phobos aveva resuscitato Cedric per farsi aiutare a ricreare il suo corpo. Alla ritrosia di Cedric, lo spirito lo costrinse minacciandolo di nuocere a Orube, e facendogli indossare una magica veste nera. La prima missione di Cedric fu recuperare un'ampolla contenente lacrime di Phobos custodite in una cripta nel Metamondo; la seconda fu di procurarsi trecento bulbi di un particolare fiore per trasformarli in altrettanti nuovi mormoranti. La terza missione fu recarsi a Meridian e rubare nelle case di alcuni benestanti delle piccole scorte di acqua magica.

Cedric si trattenne per settimane nel mondo del libro per iniziare la trasformazione delle piantine in mormoranti. Finita l'acqua magica, Phobos lo rimandò a Meridian per sottrarne una quantità maggiore, ma qui Cedric scoprì che la città era sorvegliatissima dopo i suoi primi furti.

Tentò di sostituirsi al funzionario Alektor, ma quando costui lo riconobbe lui lo colpì, facendolo involontariamente cadere dall'alto. In preda al panico, Cedric fuggì da Meridian.

Lo spirito dapprima se la prese con Cedric, poi decise di trasferirsi nel suo corpo per svolgere di persona la missione a Meridian. Lui però si ribellò e fuggì attraverso il portale già aperto verso Heatherfield, tormentato dalla veste magica.

Phobos gli rivolse un'ultima minaccia: se avesse rivelato ad alcuno la sua presenza nel libro, lui avrebbe trasferito a Orube tutti i ricordi esecrabili della vita di Cedric, cosicché lei lo avrebbe disprezzato per sempre.

Nel frattempo, i contatti tra le Guardiane e Kandrakar sono resi difficoltosi dalla collocazione del portale nel negozio di animali, e loro decidono di chiedere a Orube di spostarlo a casa sua, non più frequentata da Cedric.

A Kandrakar il Saggio Endarno mette in questione con gli altri Saggi la condotta di Orube e sollecita a indagare attivamente su possibili minacce ancora contenute nel Libro degli Elementi.

Su incarico di Kandrakar, Will entra di nascosto nella libreria di Cedric e vi nasconde cinque segnalibri rivelatori di attività magica.

Il giorno dopo, Orube deve ammettere con Will che ha mentito, poi va alla ricerca di una palestra di arti marziali finché incontra, sotto le mentite spoglie del maestro Stan Luther, il capo guerriero Yarr che aveva conosciuto anni prima a Basiliade.

Yarr le racconta di essere stato esiliato due anni prima perché aveva criticato la preminenza della casta dei Guerrieri e degli ideali guerreschi nella società di Basiliade. Era stato condannato a morte, ma l'Oracolo aveva segretamente interceduto perché la pena fosse commutata in esilio.

Il fratello di Orube, Ipitlos, era tra i suoi seguaci ma sfuggì all'arresto.

La domenica dopo le Guardiane vengono a casa di Orube, e il portale di Kandrakar viene magicamente trasferito nella sua soffitta, in fondo a un armadio. Endarno raccomanda di non far avvicinare né Elyon né Cedric al portale; questo riacutizza dei malumori, e Orube inizia a isolarsi dalle altre.

L'ultimo giorno di ottobre una giovane di nome Cassandra Smith entra, in compagnia degli amici Ashley e Josh, al Ye Olde Bookshop e resta sorpresa nel riconoscere Cedric. Come se non bastasse, appena apre un libro le appare un messaggio di Phobos: questo libererà la madre di lei, detenuta a Meridian e trasformata in un fiore, se lei convincerà Cedric a scendere nello scantinato.

In realtà Cassandra è Kendrel, la figlia del defunto Lord Luksas, fuggito con lei da Meridian all'avvento di Phobos ventuno anni prima.

I segnalibri nascosti nella libreria hanno segnalato attività magica durante l'ingresso di Cassandra; le scene sono state registrate da Kandrakar e vengono mostrate alle Guardiane e a Orube. Si decide di indagare con prudenza sia sul libro del messaggio che sui tre clienti sospetti.

Il giorno dopo Cassandra si fa riconoscere da Cedric e gli domanda chi sia al potere a Meridian e come potrebbe tornarci. Su questo Cedric dà risposte incomplete perché non vorrebbe perdere questo contatto interessante appena trovato.

Le indagini svolte dalle Guardiane non portano nessun elemento decisivo.

Loro vorrebbero affrontare direttamente Cedric per fare chiarezza; Yan Lin risponde che l'Oracolo considera la situazione delicata e vorrebbe occuparsene personalmente, ma al momento non può.

Cassandra continua a frequentare Cedric e cerca di capire se le conviene fidarsi della promessa di Phobos, o piuttosto cercare di contattare Kandrakar per essere rimandata a Meridian; nessuno dei due scopre completamente le sue carte con l'altro.

Orube si sente sempre più di peso per Kandrakar e si sfoga con Yarr, che le consiglia di parlarne con l'Oracolo.

Tempo dopo, Orube incontra finalmente l'Oracolo per parlare di Yarr e per chiedere il permesso di cercare suo fratello Ipitlos a Basiliade. L'oracolo le raccomanda la massima segretezza: il suo intervento per salvare la vita di Yarr è stato tenuto segreto a Kandrakar, per non creare divisioni interne alla congrega costituita largamente da adepti di Basiliade.

Orube si reca in segreto a Basiliade ove incontra Ipitlos, che vive in clandestinità insegnando ai contadini principi di resistenza non violenta alla casta dei Guerrieri. Lui le chiede spiegazioni sulle finalità di Kandrakar, ma lei non sa dare una risposta esauriente e ritorna piena di dubbi.

Al suo ritorno lei chiede all'Oracolo delle spiegazioni sulle finalità della Congrega, e qual'è il ruolo di una Guerriera in tutto questo. L'Oracolo poi le domanda se è disposta a fare del ruolo di Custode delle Sacre Stille la sua ragione di vita, e prende la sua esitazione come un rifiuto.

Orube gli chiede se la sua vita non sarebbe meglio usata tornando a Basiliade per lottare per un cambiamento politico; lui risponde che, per farlo, lei dovrebbe lasciare definitivamente la Congrega.

 

Capitolo 24

Una breve illusione

 

 

L'inverno ha cominciato a farsi sentire davvero, pensa Cedric camminando all'alba per le vie innevate di Heatherfield, ma questa bellezza sarà presto deturpata dalle impronte di orde di terrestri che si accingono a iniziare la loro giornata.
La condensa del suo fiato forma effimere nuvolette bianche. Deve fare molto freddo oggi, pensa. Per fortuna, lui è molto poco sensibile al gelo, altrimenti le sue classiche scarpe di cuoio verniciato gli farebbero sentire tutta la loro inadeguatezza per la neve. Per ora, affondano nel bianco morbido manto che copre ancora i marciapiedi, mentre il candore dei viali è già stato rovinato dagli spazzaneve.
Sulle strade non è mai notte. Le macchine non si fermano a nessuna ora, ma sa che il massimo del traffico arriverà poco più tardi, quando la maggior parte dei terrestri si sarà svegliata e comincerà la sua routine quotidiana, senza sospettare di avere sprecato dormendo le ore migliori della giornata.
Osserva gli addobbi natalizi. Ricordano a tutti, volenti e nolenti, il Natale: questa ricorrenza che i terrestri hanno inventato per trasformare un gelido periodo che dovrebbe ispirare calma e riflessione in un'orgia di acquisti, di rituali di amicizia forzati e di mangiate insane. Eppure anche questa cacofonia di lucette gli è preferibile al restare solo in libreria, separato dallo spirito di Phobos solo da una sottile porta di legno.

Gli darebbe molta più soddisfazione passeggiare con Kendrel, è molto più interessante della compagnia dei meschini terrestri, però lei non ha ancora compreso la grande bellezza dell'alba e la perde dormendo, proprio come loro. Certo, non ha una confidenza completa con lei, restano ancora punti d'ombra e di diffidenza. Per esempio, sospetta che lei sia stata ben addestrata da suo padre Lord Luksas alle arti magiche, ma le sue risposte su questo sono sempre state evasive. Se a Cedric resta ancora una capacità di generazione di energia magica, lei potrebbe essere in grado di assorbirla e utilizzarla. Se fosse così, loro assieme potrebbero emergere su questi terrestri, o almeno impiegare qualche trucco per migliorarsi la vita.
Purtroppo resta qualche grosso scoglio: lei vorrebbe tornare a Meridian, mentre lui ormai deve temere la giustizia di quel mondo, e ancora di più il risentimento della regina Elyon. Per un periodo, quando la principessa era solo una ragazzina smarrita, era riuscito a guadagnarsi la sua fiducia e a manipolarla, ma quel breve successo, col tempo, si sarà certo trasformato in un rancore imperituro da parte di lei. Tutto quello che è successo dopo non può che avere peggiorato la cosa. Quindi per lui un ritorno a Meridian come uomo libero è escluso.
Per non perdere Kendrel, è stato costretto a svincolare tutte le sue domande sugli adepti di Kandrakar. Nonostante questo, lei non ha smesso di frequentarlo. Lo sta solo studiando, o spera in qualcosa di più? Stringere un legame potrebbe essere interessante, molto meglio della completa solitudine. Certo, rispetto a Orube sarebbe solo un ripiego.

Orube! Per quanto giri, il suo pensiero torna sempre a lei. Ormai sono passati più di due mesi da quando ha osato sfidare la sua sorte, sperando che lo spirito di Phobos fosse ormai silente, ma ha pagato molto cara questa breve illusione. Non c'è giorno in cui non rimpianga Orube, e la sensazione unica di essere amato da lei. Anche dopo il loro allontanamento, ha l'impressione che il loro legame non si sia rotto del tutto. Più volte ha pensato di ricercarla, ma si è ritratto: se anche Orube potesse perdonarlo di essere stato costretto ad aiutare Phobos a costruirsi un esercito di mormoranti e avere causato la morte di un uomo, il suo rispetto non sopravviverebbe al veleno che lo spirito malefico potrebbe inviare alla sua mente, un insieme di ricordi veri e fasulli della vita di Cedric che le distruggerebbero ogni traccia di rispetto per lui. Phobos, maledetto maestro degli inganni più crudeli!
Così, suo malgrado, Cedric è costretto a difendere il segreto del libro. Lui e Phobos si tengono reciprocamente sotto scacco.
Si chiede quale sia la portata dei poteri dello spirito: sicuramente comprende lo scantinato, mentre non è certo che si estenda al negozio e al suo alloggio. Se lo sapesse, potrebbe fare un piano sicuro, allontanare Orube quanto basta e far distruggere il libro. Ma quanto è 'quanto basta'?
Di una cosa è certo: Phobos, celato nel libro, è vulnerabile. Più volte ha pensato a cosa succederebbe se chiamasse qualche estraneo spendibile, magari della nettezza urbana, a prelevare il libro e a portarlo al macero, o a bruciarlo. Ma che contromisure avrà preso Phobos verso un'eventualità così prevedibile? Riuscirebbe a instillare a Orube il suo veleno di memorie da lontano prima di perire tra le fiamme?
A volte ha pensato anche di causare un incendio nello scantinato, ma il rischio è lo stesso, aggravato dalla possibile distruzione di tutto il negozio se l'incendio dovesse sfuggire al controllo. Senza la sua libreria Cedric sarebbe perso: non avrebbe più un alloggio, né una fonte di sostentamento, e la sua fragile copertura non resisterebbe a un'indagine della polizia, inevitabile dopo un fatto del genere.
E se assumesse un balordo qualunque con un fucile a pallettoni, e lo pagasse per fare il libro in briciole? Così ci sarebbe la speranza di prendere lo spirito di sorpresa, e di evitare la distruzione del negozio. Purtroppo non riuscirebbe a evitare un'indagine della polizia, e tutto quanto ne segue. Potrebbe raccontare che un racket delle librerie ha voluto punirlo distruggendo il suo libro più prezioso, ma sarebbe una bugia fragile: a Heatherfield non esiste alcuna banda del genere.

Mentre Cedric cammina immerso nei suoi pensieri, ormai in città è giorno fatto. Il traffico è intenso, e frotte di cuccioli di terrestri scendono dagli autobus o dalle auto per recarsi nella vicina scuola elementare.
Evitando le vie più frequentate con il loro traffico nauseabondo, Cedric conclude il suo cammino tornando alla libreria.

 

Appena entrato nel negozio, ancora con la chiave in mano, sente il telefono squillare. Che sia un fornitore?

Alza la cornetta. “Sì? Qui libreria Ye Olde Bookshop”.

“Cedric?”.

Riconosce subito la voce. Per un attimo sente fuoco e ghiaccio nelle vene. “Orube?”.

Le esita un attimo. “Possiamo parlare?”.

“Sì, certamente. Parla pure”.

“Non al telefono. Puoi venire qui?”, gli chiede la voce all'altro capo della linea.

Lui lancia un'occhiata verso la porta, dove un cliente abituale è sul marciapiede di fronte, in procinto di attraversare la strada. Se è diretto qui, dovrà aspettare.

“A casa tua? Sì, arrivo”.

 

Camminando sui marciapiedi innevati a passo lungo, si sforza di immaginare cosa possa voler dire questa convocazione improvvisa. Le ipotesi che si affollano nella sua mente sono tante, troppe, e quasi tutte possono portare grossi cambiamenti per lui, in meglio o in peggio.

Forse Orube ha deciso di riconciliarsi e tornare assieme, anche se lui non le ha rivelato il suo segreto? Sarebbe la possibilità migliore per lui, una grande vittoria.
O forse vuole solo fare un ulteriore tentativo di farlo parlare, offrendo in palio il suo amore come ricompensa? Purtroppo lui non potrebbe accettare, e questa improvvisa speranza si dissolverebbe come una bolla di sapone.
E se invece volesse rivolgergli un’intimazione da parte di Kandrakar?
E se con lei ci fosse tutto il gruppo delle Guardiane per costringerlo con la forza?
A quel pensiero Cedric rallenta il passo, smarrito.
Si chiede se Orube abbia raccontato quell'ultimo episodio della cantina. Ma no, si dice, in questo caso sarebbero venute a prendermi nel negozio, forse di notte per sorprendermi nel sonno.
No, non si aspetta un atto di forza delle Guardiane. Non a casa di Orube, non davanti a lei. Se è così, come spera, Orube si può quasi considerare sua complice.

Il suo passo riprende sicuro e veloce.
Passa davanti a una scuola nel cui cortile troneggia un gigantesco abete ornato in modo pacchiano e sorvegliato da deformi pupazzi di neve.

Un pensiero lo fulmina: e se Elyon avesse ricollegato solo ora la sua ricomparsa con quanto successo a Meridian?

Mentre ci pensa, un piede gli scivola, e le gambe si aprono a forbice facendolo cadere su un fianco e sbattere contro lo spigolo del marciapiede, nascosto da un riporto di neve.

“Merda, che male!”, rimugina tra i denti.
Rifiutando l'aiuto di qualche insulso passante, Cedric si rimette in piedi. Non ha niente di rotto nel corpo, ma c'è una piccola lacerazione nei pantaloni, ora bagnati dalla neve.
Riprende a camminare in modo più incerto, mentre le sue preoccupazioni riconquistano rapidamente tutta la sua attenzione. Se davvero ci fosse Elyon dietro la chiamata di Orube, questo strappo sarebbe l'ultimo dei suoi problemi.

Ormai è in vista di villa Rudolph, e la osserva cercando indizi. La neve nasconde il giardino, ma qualche dettaglio è riconoscibile: cespugli cresciuti a dismisura, e la sagoma inquietante di un nano da giardino caduto da anni e che nessuno si è mai degnato di raddrizzare. Tutti i progetti di rinnovamento, o anche solo di manutenzione, fatti da lui e Orube sono rimasti lettera morta.
Cedric decide di entrare comunque: ormai lei lo avrà visto e, se ci fosse qualche brutta sorpresa ad aspettarlo lì dentro, anche fuggire non lo metterebbe più in salvo.
Si fa coraggio: attraversa con un tentativo di passo sicuro il cortile e sale con prudenza la lunga gradinata dell'ingresso, coperta da neve ancora immacolata.

 

Prima che lui possa raggiungerla, la porta si apre e Orube fa capolino. “Avanti, Cedric, entra. Non avrai paura di me?”.

Lui entra, circospetto, cercando di non zoppicare. “Paura? Dovrei averne?”.

“Mah, ti ho visto che esitavi là fuori. Mettiti tranquillo: non c'è nessun agguato che ti aspetta. Non oggi, almeno, e non qui”.

Cedric, più sollevato, si toglie il cappello e il soprabito e li appende. Gli scenari peggiori si sono dissolti, almeno per ora. “Che cosa volevi dirmi?”.

Lei si stringe nelle spalle. “Beh, tanto per cominciare, volevo sapere come stai”. Gli fa cenno verso il divano. “Mettiamoci comodi. Ho preparato un tè caldo”.

Va in cucina, e un attimo dopo torna con un vassoio con tazze e teiera, che appoggia sul tavolino davanti a lui. Mentre versa il tè, chiede: “Allora, Cedric, cosa fai di bello?”.

Lui si siede, già più rilassato. “Quello che ho sempre fatto: vendo libri e cospiro contro Kandrakar”.

Lei resta impietrita a guardarlo con i suoi occhi gialli spalancati. “...Cosa?”.

“Sto scherzando, Orube!”. Scuote il viso, appoggiandosi a pieno allo schienale. “Dovrebbero insegnarvi un po' di umorismo, a Basiliade!”.

Lei scuote il viso. “E invece c'insegnano l'Onore!”. Poi si adombra un attimo.

Cedric percepisce la sua esitazione, e immagina con sollievo che Orube non abbia raccontato tutto a Kandrakar. “Però io non sono un guerriero”, puntualizza.

Lei cerca di essere più spigliata. “ E, oltre a vendere libri e a cospirare, cosa fai di bello?”.

“Passeggio la sera tardi e la mattina presto. Così evito di mettere in imbarazzo chi viene a controllare il negozio in piena notte”.

Lei si acciglia, senza meravigliarsi. “Hai ricevuto visite notturne?”.

“Suppongo di sì, da qualche signorina dal costume succinto e dalle alette da fatina, che entra ed esce con lampi rosa”.

“In piena notte... sembra molto promettente!”, cerca di scherzare Orube, ma il sorso di tè le va di storto e comincia a tossire.

“Salute”, le augura Cedric con due simboliche pacchette sulla schiena. “Non credo che avessero intenzioni proprio amorevoli, e comunque nessuna di loro è il mio tipo”.

A quell'accenno, Orube si protende a guardarlo. “E com'è il tuo tipo? Ha i capelli lunghi e ricci e vive in mezzo ai libri?”.

Cedric riconosce la descrizione di Cassandra, e un'implicita ammissione che anche lei è stata osservata. Se Orube vuole sapere di lei, forse è per gelosia. Se è così, ha una possibilità di guidare il gioco per ricostruire il loro legame spezzato. “Vedo che sei informata”.

“La conosco di vista. Ma che tipa è?”.

“Abbiamo un interesse comune per i libri. Poi, cosa pensi lei non lo so per davvero. Purtroppo non ho più alcuna capacità di leggere i pensieri”.

“Ma a te interessa?”. Si protende verso di lui, guardandolo negli occhi. “Voglio dire, c'è qualcosa tra...”.

“Ho capito cosa intendi”, risponde, “Non c'è niente di questo, e comunque neanche lei è il mio tipo. Il mio tipo, invece, ha i capelli corti e lisci e mi ha lasciato due mesi fa”.

Orube resta colpita dalla risposta, e la sua espressione si addolcisce.

Bene, pensa Cedric, se voleva sapere solo questo le cose stanno andando per il meglio.

Anche lui si protende verso Orube, guardandola negli occhi. “E tu, Orube, cosa fai nel tempo libero?”.

Lei ricambia lo sguardo, come incantata. “Io... io sto frequentando una palestra di arti marziali”.

“Fai bene. Hai la stoffa della campionessa”, le dice, sfiorando la manica della sua maglietta. Osserva che il polso di Orube si accosta impercettibilmente al suo tocco.

“Io non posso gareggiare. Sarebbe sleale verso i terrestri”, risponde lei senza distogliere gli occhi. “Mi alleno soltanto”.

“E fai bene. Un fisico splendido come il tuo deve restare attivo, non impigrirsi nell'ozio. La forza e la giovinezza vanno valorizzate. Certi momenti potrebbero non tornare più”.

Lei resta colpita, e accosta sempre più il polso alla mano di Cedric. “Oh Cedric, com'è vero!”. Per un attimo gli sembra di scorgere un fuggevole luccichio di lacrime nei suoi occhi. Poi lei gli prende le mani tra le sue, abbassando gli occhi a guardarle.

Cedric si abbassa leggermente per studiare il suo viso. Le vede un lieve sorriso commosso; le sfiora il viso con una mano, come per una carezza, e lo solleva per osservarla meglio. Fa appena in tempo a vedere chiaramente il luccichio nei suoi occhi, che lei gli si butta addosso per abbracciarlo.
Gli è chiaro che lei lo ama ancora. La stringe a sé, percependo una vaga commozione. E' la prima donna che lo ha amato, e tuttora l'unica. Non l'avrebbe mai lasciata andare, se avesse potuto.

Dopo un lungo istante, sente lei raddrizzare la schiena tra le sue braccia e far scivolare il viso contro il suo, per andare a cercare le sue labbra.
Mentre la bacia, sente che lei avanza silenziosamente sul divano, mettendosi a cavalcioni. Sente il suo respiro farsi sempre più profondo. Le prende il viso tra le mani, vedendo la passione non più dissimulata sul suo viso. La bacia ancora, scendendo con le mani lungo la sua schiena per arrivare alla vita e tirarla a sé. Affonda il viso nell'incavo tra il collo e la spalla, inspirando il suo profumo.

Lei gli sussurra all'orecchio “Non qui”, e fa un cenno col viso verso le scale. “Andiamo in camera da letto”.

 

 

Un'ora dopo, quando Orube riapre gli occhi, vede Cedric già ben sveglio accanto a lei, appoggiato alla testiera mentre osserva pigramente la camera attorno a loro.

Lui si accorge di essere guardato e sorride. “Questo letto sarà la prima cosa da rimpiazzare, quando ci decideremo a risistemare la casa”.

Orube si fa più scura in volto e si alza a sedere, rendendosi conto che non può più rimandare il suo annuncio. Si sente lo stomaco chiuso in una morsa, come prima che lui arrivasse. Aveva previsto e desiderato quello che era successo, ma non credeva che l'avrebbe coinvolta così. Ora invece si sente malissimo all'idea di dirgli addio, dopo avergli creato delle aspettative.
Senza voltarsi a guardarlo, dice cupa: “Non ci sarà nessun rinnovo, Cedric. Io sto per partire”.

Dopo un attimo sospeso, lui le prende un braccio per farla voltare. “Come? Per dove? Per quanto tempo?”.

“Torno su Basiliade”, spiega tenendo lo sguardo innanzi a sé. “Mio fratello Ipitlos ha bisogno del mio aiuto”.

Cedric si rimette sdraiato dietro di lei appoggiato sui gomiti, pensieroso. “Tuo fratello… non sapevo nemmeno che ne avessi uno. E' in pericolo?”

“Probabilmente sì, ma non è da questo che vado a difenderlo. Anzi, io stessa andrò a condividere quel pericolo”.

“Non ti capisco”, ammette lui smarrito.

“Ipitlos è diventato una specie di predicatore per riscattare la gente umile di Basiliade”.

“E da cosa si devono riscattare?”.

“Sono sottomessi ingiustamente al dominio della casta dei Guerrieri”.

“Ma tu stessa sei una Guerriera”, si stupisce Cedric. “Tutta la tua famiglia viene da questa casta!”.

“Sì”, ammette lei, “Ma credo di essermi risvegliata da questo sonno, e devo farne ammenda”.

“La ribellione è la nobiltà dello schiavo”, cita lui.

Lei lo guarda brevemente stupita, poi continua: “ Non ci sarà possibile fare una rivoluzione, che verrebbe stroncata sul nascere. Non ci aspettiamo dei risultati immediati. Però vogliamo seminare con pazienza, con prudenza, dei semi di ragione per provocare rivolgimenti politici nel nostro mondo. Vogliamo che parole come Pace e Partecipazione acquisiscano, per la gente, dei significati che non hanno mai avuto in passato”.

Cedric non risponde per un po’ e sembra rimuginare su quello che lei ha appena detto. Poi le propone: “Portami con te, allora”.

Orube, colta alla sprovvista, si volta a guardarlo stupita. “Come hai detto?”.

Lui continua: “Non ho nulla di importante da lasciarmi indietro qui. Possiamo ricominciare una nuova vita insieme, lontani da questo pianeta pieno di traffico”. Le prende il viso con una mano costringendola a guardarlo. “Inoltre tu non sai niente di politica, ma io sì. Potrei esservi utile”.

“Ma... Cedric, tu non sai niente della politica di Basiliade. Il modo di pensare della gente lì è l'opposto del tuo”.

“Posso adattarmi. Posso imparare. Posso osservare, capire, prevedere. Posso scrutare dall'interno il vostro mondo con degli occhi diversi, e capire dei meccanismi che un abitante di Basiliade non può riconoscere proprio perché vi è sempre vissuto all'interno”.

Orube tace, colpita. La proposta di Cedric le sembra avere senso: potrebbe aiutarli a capire delle cose che a Basiliade sono sempre state date per scontate, e trovare delle chiavi per manipolare il cambiamento. Non meno importante per lei, potrebbero stare ancora insieme e ricominciare davvero, lasciandosi alle spalle i loro errori sulla Terra, a Kandrakar e a Meridian. Potrebbe essere la miglior scelta della sua vita!
Ha solo un difetto: è impossibile. L'Oracolo non accetterebbe mai. Non con Cedric com'è stato e com'è tuttora. Ma se lei gli desse un'ultima possibilità di cambiare e di appassionarsi a una causa meritevole? Lui stesso ha appena detto che la ribellione è la nobiltà dello schiavo. Era solo una bella frase a effetto, o la sentiva veramente dentro di sé? Se vedesse qualche speranza, Orube potrebbe rimandare la sua partenza di tutto il tempo necessario a realizzarla.

“Cedric, non è una cosa che posso decidere da sola. Se però la causa della giustizia su Basiliade ti interessa davvero, posso farti parlare con il mio maestro Yarr” .

Lui riflette un attimo. “Quindi dobbiamo andare su Basiliade?”.

“No. Yarr è il maestro da cui tutto il nostro movimento ha avuto inizio, ma ora si trova in esilio a Heatherfield. E' con lui che mi alleno”.

Lui annuisce, sospettoso. “Va bene, andiamo a parlare con questo Yarr”.

“Lui ti spiegherà le finalità del nostro movimento meglio di quanto potrei fare io. Se tu le troverai meritevoli, potrai approfondire la cosa e studiare la società di Basiliade e il suo sistema di valori. Se vedremo qualche possibilità di coinvolgerti, posso anche prolungare la mia permanenza a Heatherfield per aiutarti a conseguire qualche sviluppo positivo”.

Lui la guarda, combattuto tra la diffidenza e la speranza. “Rimanderesti la tua partenza per me? Va bene, possiamo andare a parlargli quando vuoi”.

“Però, Cedric, dovrà essere tutto limpido da entrambe le parti”.

“Ma certo!”, risponde lui accigliandosi.

“Se ti porto da Yarr, dovrai dirgli la verità” dice lei, sfiorandogli le cicatrici sul torso, “Dovrai dire come sei rinato e come sei uscito dal libro, una volta per tutte”.

Cedric si lascia cadere di nuovo all’indietro, sospirando. “Ancora questa storia del libro…L’Oracolo non molla l’osso, vedo.”

Lei scuote il viso. “Non sto agendo agli ordini dell'Oracolo. Per tornare a Basiliade e unirmi alla causa, dovrò lasciare Kandrakar per sempre”.

Lui la studia un attimo, cercando di valutare le implicazioni di quell'affermazione. “E allora perché insisti su quella vecchia storia?”.

Lei sospira. “Cedric, chi credi che controlli i passaggi fra i mondi? Chi, se non l'Oracolo? E credi che ti lascerà entrare a Basiliade, con tutti i segreti e i risentimenti che ti porti dietro? L'unica speranza per poter avere un po' di fiducia da lui sarà un cambiamento da parte tua”.

Cedric impallidisce, indignato. “Ma questo è un ricatto! Parla e cambia, diventa quello che non sei, altrimenti non mi rivedrai mai più! Non me l'aspettavo da parte tua, dopo essermi fatto uccidere per proteggerti! UCCIDERE!”.

Orube resta interdetta per qualche attimo: Cedric non aveva mai usato il suo sacrificio per farla sentire in colpa.

Si alza in piedi anche lei, rimettendosi a posto. Dominando l'agitazione che si sente dentro, scandisce: “Se allora non mi avessi ingannata, non ci sarebbe stato bisogno di farti uccidere per me!”.
Dopo un istante di silenzio, aggiunge: “Sono stata una stupida per molte ragioni, e ora sto pagando per la mia stupidità. L'ho provato per l'ultima volta poco fa: ho osato sperare che tu facessi uno sforzo per cambiare, in modo che l'Oracolo si fidasse di te e ti facesse passare a Basiliade. Devo ammettere, però, che tutt'e due le cose sono impossibili”.

“Ma tu non sei obbligata ad andare a Basiliade, l'hai detto tu stessa! Come potresti rimandare, potresti anche rinunciare per stare con me!”.

Lei finisce di vestirsi, e risponde: “Potrei, ma non lo farò. Ti avevo chiamato qui per dirti addio, e ora è arrivato il momento di farlo. Addio, Cedric. Ora vattene, conosci la strada per la porta”.

Cedric finisce di vestirsi, terreo in viso, ed esce lentamente dalla stanza senza più incrociare il suo sguardo.

 

Orube aspetta in piedi, ascoltando lo scricchiolio dei passi che discendono le scale di legno e attraversano l'atrio, fintantoché non sente la porta d'ingresso chiudersi con uno scatto, e poi solo il silenzio.
Si siede sul letto disfatto, lo guarda: c'è ancora l'incavo del corpo di lui sul lenzuolo. Fino a pochi minuti prima lui era lì vicino, a fare progetti per una vita assieme. Poi, la breve ebbrezza di una speranza... e poi la svolta, in poche battute crudeli. O no? In fondo, era stata solo la triste conferma di una decisione già presa e sofferta a lungo.
Sente le lacrime inumidirle gli occhi. E' sola, questo è il momento di lasciarle sfogare. Le farà bene. Ogni amore finito merita la sua tomba di lacrime.

 

Dopo un lungo pianto, Orube alza lo sguardo verso l'orologio sul muro. Le undici e venti di mattina. Si alza, riprendendo il contegno.
C'è ancora una cosa da fare qui a Heatherfield, prima della partenza definitiva. Deve congedarsi dalle Guardiane; anche se i loro rapporti si sono raffreddati, sono comunque state delle amiche e delle compagne di strada importanti. Se possibile lo farà questo stesso pomeriggio, e stasera o domattina si presenterà dall'Oracolo per il rituale di dimissione.
Forse domani sarà di nuovo nel suo mondo, questa volta per sempre, e troverà una nuova ragione di vita.

 

 

Note sul capitolo 24

la frase di Cedric, “La ribellione è la nobiltà dello schiavo”, non è una manifestazione di un suo inesistente spirito democratico, ma una citazione di Nietzsche, il suo autore terrestre preferito, risultata sorprendentemente azzeccata nel contesto del racconto di Orube.

  
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