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Autore: Rack12345    24/04/2021    1 recensioni
[Completa]
Questa storia è ambientata dopo Captain America: Civil War. Dopo la partenza di Bucky per il Wakanda e dopo svariati mesi, gli Avengers si sono riuniti, perchè era inevitabile che rimanessero separati: per salvare il mondo, devono farlo insieme.
Nel loro gruppo è entrata una nuova spia: Alexis Moore. Lei è la nostra protagonista.
La squadra sembra essere in un periodo pacifico, ma dovranno aspettarsi diverse rogne. Combatteranno contro diversi Villain che li proietteranno nel passato, legati alla Germania nazista della seconda guerra mondiale. Alexis verrà sottoposta a varie sfide, sia fisiche che emotive e vedremo quanto sia stratificata la sua personalità e quanto potenziale c'è in lei: non è una spia qualunque come potrebbe sembrare al primo impatto.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Loki, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'New Avengers: Together Saga'
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New Avengers: Together
Capitolo XV: Progetto Insight: il ritorno... ma peggio


 



Bucky accompagnò il bambino paffutello, che teneva per una mano, in giro per tutto il villaggio. Cercava sua madre disperatamente, dopo l'impatto dei detriti dei missili non l'aveva più trovata.
-Sta tranquillo, la troveremo.- gli diceva il soldato d'inverno.
Bucky lo sperava veramente, ma sapeva bene che nella vita, purtroppo, non tutto era sempre come si volesse che fosse. Anzi, era quasi l'esatto contrario, secondo la sua esperienza.
Il bambino gli stringeva la mano con forza, finchè all'improvviso non si fermò, piantando i piedi a terra. Gridò di gioia e sfilò in un attimo la mano da quella di James, correndo come un missile verso sua madre che, abbracciata ad una bambina molto piccola, si era appena seduta per terra, grazie all'aiuto di una delle Dora Milaje, la quale l' aveva appena accompagnata verso l'ingresso di quello che rimaneva della sua piccola casa.
Bucky tirò un sospiro di sollievo, con un lieve sorriso. In mezzo a tutti quei pianti, quelle grida gioiose potevano dare ancora speranza.
Si guardò intorno e si rese conto che tutta quella devastazione e disperazione gli ricordava fortemente la trincea.
Ad un tratto fu attirato da un verso di dolore, un lamento, seguito da un tonfo. Si voltò e dietro di lui strisciava un uomo.
Bucky si fiondò verso di lui, si accucciò e gli fece passare un braccio intorno al suo collo, ma quel pover'uomo non riusciva a reggersi in piedi.
Gli guardò le gambe: una di esse aveva un taglio estremamente profondo, il sangue non smetteva di uscirne neanche per un secondo. Riuscì a farlo sedere a terra, sotto la chioma di un albero nelle vicinanze. Gli fece stendere le gambe, ma ad ogni movimento il dolore impediva all'uomo di trattenere le urla.
-Credo proprio che sia rotta.- disse Bucky, che si era accucciato sulla ferita. -Aspetta un attimo.-
Il soldato saltellando andò verso uno dei jet carichi di medicinali.
Prese una piccola cassetta metallica e tornò dall'uomo. Gli tamponò la ferita con dell'ovatta e del disinfettante, poi la chiuse con una fasciatura, in maniera estremamente accurata.
Gli era capitato spesso, durante la seconda guerra mondiale, di dover aiutare qualcuno in condizioni simili, per aiutarlo a sopravvivere prima di essere portato in infermeria. Più o meno tutti coloro che avevano combattuto al fronte sapevano come fermare un'emorragia.
Quando ebbe finito porse all'uomo una pasticca ed una boccetta d'acqua.
-Tieni, è per il dolore.- gli disse. -Ti aiuterà a sopportarlo finché non ti sistemeranno.-
L'uomo la mando giù immediatamente, fidandosi ciecamente.
-Ci sai fare con queste.- disse a Bucky, indicando la cassetta con dentro le fasciature.
-Sono un soldato, ci so fare per forza.- disse Bucky grattandosi la testa.
-Anche io lo ero. Ora sono in pensione.- l'uomo cercò di sedersi meglio, ma ciò gli provocò un'altra fitta di dolore. -Dove hai combattuto?-
Bucky si accorse solo in quel momento che i capelli dell'uomo erano ingrigiti, non soltanto a causa della polvere causata dalle macerie.
Alzò leggermente le spalle. -Germania, Austria, Italia. Seconda guerra mondiale, sai.-
L'altro alzò un dito verso di lui. -Bucky Barnes, giusto?-
James annuì, felice che non fosse stato ricordato da quell'uomo come il "soldato d'inverno".
-Proprio ieri il buon Iyusa mi parlava di te. Diceva che oggi avresti dovuto aiutarlo con la recinzione per quelle povere bestie.- disse indicando il gregge di pecore dietro di loro.
Se ne stavano tutte sedute a terra, anche loro con le facce fisse sulla catastrofe che si era abbattuta sulla loro terra. Gli fecero tenerezza.
-Ero venuto qui proprio per quello.- disse James.
-A proposito, sai dove può essere?-
Bucky scosse la testa. -E' stato portato via con il primo jet di soccorso che è arrivato. Non so se ce la farà, non era messo molto bene.-
I due rimasero in silenzio, a contemplare le terra sotto i loro piedi, consapevoli della grande quantità di perdite che quell'attacco aveva causato al paese.
Ad un tratto i pensieri di James furono ridestati da un bagliore poco distante da sé.
Un cerchio di scintille ambrate vorticava nell'aria.
Era scattato in piedi e vi si era fiondato davanti, pensando che potesse essere di nuovo Alexis, quasi sperandoci. Purtroppo, però, si trovò davanti altri Avengers: Sam, Wanda e Visione.
Ebbe solo il tempo di fare capolino e guardare oltre le tre figure che aveva davanti, cercando di scorgere, attraverso il portale, il viso di Alexis, ma non lo vide.
Riuscì però a sentire la sua voce, che gli causò un lieve tremore. Chiamava "Steve" con un tono preoccupato che fece insospettire anche lui.
-Che cosa succede?- chiese con la fronte aggrottata.
-Non puoi neanche immaginarlo.- disse Falcon, scosse la testa e puntò lo sguardo a terra.
-Non hai saputo?- chiese Wanda.
-E' evidente che no, cosa dovrei sapere?-
Visione era quello che aveva mantenuto i nervi più calmi tra tutti, quindi spiegò lui a Bucky cosa era appena successo.
-Sergente Barnes,- iniziò -Pare che ci sia qualcosa di molto ampio dietro quel furto di Vibranio. I terroristi hanno minacciato il mondo intero di voler creare un'unica razza superiore, riportando in vita il programma ideale di Hitler.-
Bucky inclinò la testa di lato ed aggrottò ancora di più le sopracciglia, schiudendo la bocca sconvolto.
-Non è vero.- disse.
-Verissimo, invece.- si intromise Falcon. -Non è un caso che abbiano attaccato il Wakanda. Non è stato solo per rubare il Vibranio, hanno attaccato il paese più avanzato dal punto di vista tecnologico, e questa tecnologia è stata interamente portata avanti da persone nere.-
Sam incrociò le braccia e puntò lo sguardo a terra, visibilmente ferito ed arrabbiato.
James ebbe quasi la stessa reazione di Steve. Si appoggiò con la schiena alla staccionata in legno dietro di lui, lo sguardo era fisso nel vuoto e la bocca ancora dischiusa.
Il respiro gli si era fermato a metà della gola.
Si passò una mano sul volto, sconvolto.
Come Steve, si sentì un fallimento. Era morto per tentare di salvare il mondo da quella minaccia, aiutando Steve, e quella finta morte gli aveva causato un dolore ancora peggiore che quello che avrebbe mai immaginato se fosse morto veramente.
Gli avevano distrutto il cervello, giocandoci liberamente, per quasi 80 anni. Aveva rischiato di uccidere Steve.
Tutto quello che aveva passato si era rivelato inutile, ora. Non poteva credere che ancora esistessero dei seguaci di quel pazzo.
-L'Hydra?- chiese.
Nel pronunciare quel nome, la sua anima sussultò.
-Non ne siamo certi.- rispose Visione. -Il loro simbolo sembra essere diverso.-
-Sarebbe a dire?-
-Una svastica,- fece Wanda, con l'orrore dipinto sul volto. -Affiancata da due lettere: A e T, ma non so cosa vogliano dire.-
-Arischer Traum, ha detto quella voce alla televisione. Ma che diavolo vuol dire?- disse Sam.
Bucky di lingue ne conosceva davvero molte. Gli anni passati come soldato d'inverno potevano, a volte, rivelarsi utili. Tuttavia, in questo caso, era bastata la sua esperienza al fronte, essendo quella una frase che proprio lì aveva sentito pronunciare molte volte.
-Vuol dire Sogno Ariano.- disse in un sospiro.
-Questi sono pazzi.- sbottò Falcon.
Bucky ripensò alla voce di Alexis per cercare di trarne conforto in qualche modo e pensò a quanto fosse fortunato Steve, che in quel momento poteva contare sulla dolcezza di quella ragazza.
 
 


*             *               *
 
 


-Steve...-
Alexis, seduta accanto a Captain America accasciato a terra, con la schiena contro il muro e le mani nei capelli in un gesto di disperazione, cercava in tutti i modi di confortarlo.
Gli toccò un ginocchio, ma Steve non si mosse.
Gli sfiorò una spalla, nel tentativo di tirarlo verso di sé, ma Steve di nuovo non si mosse minimante.
Alexis iniziava a spaventarsi, non lo aveva mai visto in quel modo.
-Steve...-
L'amico tirò su con il naso.
Il cuore di Lexie fu come stretto da una tagliola.
Alexis gli prese i polsi, cercando di spostarli da davanti il suo volto. Con un po' di fatica, riuscì a spostarli, e con una mano gli sfiorò la guancia dolcemente.
-Steve, ti prego, guardami.-
Stavolta Cap la ascoltò, si tirò su, poggiando la testa al muro. Alexis era seduta di fianco a lui, e non poté vedere la lacrima che gli era sfuggita sull'altro lato del profilo. Tuttavia potè sentirla come se l'avesse prodotta lei stessa. La asciugò con il pollice.
Lo sguardo di Steve rimase fisso davanti a sé, rivolto verso il basso. Tutti i muscoli del suo volto erano impassibili e contratti.
Alexis lo fece voltare verso di sé e notò che aveva gli occhi tremendamente arrossati.
Stava trattenendo altre lacrime. Di nuovo sentì il suo cuore sgretolarsi dentro al petto.
-Lo sconfiggeremo.- gli disse lei.
Steve annuì.
-Di nuovo?- sbottò. -Inizio a stancarmi, Lexie.-  poggiò di nuovo e pesantemente la testa contro il muro, chiudendo gli occhi.
-Lo so.- disse lei, appoggiando la testa sulla sua spalla.
Alexis sapeva che nulla avrebbe potuto calmarlo in quel momento, solo il passare delle ore avrebbe potuto farlo.
Si tirò leggermente su, verso di lui, gli mise di nuovo una mano sulla guancia e fece combaciare le loro tempie.
-Ti prego, fidati di me. Questa volta sarà l'ultima.-
Sentì Steve sospirare profondamente e rilassarsi lievemente.
Lui si voltò di poco e diede un bacio sulla fronte della ragazza.
-Grazie.- mormorò, con ancora le labbra sulla pelle di lei.
Alexis sorrise, lievemente rincuorata.
Il rumore dei tacchi degli stivali di Natasha interruppe quel piccolo momento tutto per loro.
-Mi dispiace interrompervi ragazzi, ma direi che il nostro viaggio in Germania è ancora più urgente di prima.- disse la Vedova. -Tony sta arrivando, andrete voi tre. Io rimarrò qui, cercherò di fare da tramite anche con i nostri amici nel paese del vibranio e di trovare altre informazioni su questi A.T.-
Steve si alzò e Alexis lo seguì. Prese lo scudo e glielo porse, lui lo sistemò dietro la schiena con decisione, mentre Alexis gli lasciava un sorriso confortante.
Pochi istanti dopo Tony si intromise nei loro auricolari.
-Ehi Avengers, vi aspetto qui fuori.- disse Ironman atterrando all'esterno.
-Arrivamo.- rispose Steve con una mano sull'orecchio.
Alexis fece roteare il palmo della mano in aria, ma Steve la bloccò.
-Scherzi vero? Sono dieci metri!-
Alexis sollevò gli occhi verso l'alto pensandoci un attimo, poi annuì.
-Sì, hai ragione.-


 
Germania, M. Rotwand, base militare A.T.
Alexis chiuse il portale dietro le sue spalle, poco dopo che anche Steve e Tony erano saltati attraverso di esso.
Battè le mani come a ripulirle dalla polvere.
-Ecco fatto.- disse.
-Ci stai prendendo gusto, streghetta.- le disse Tony.
Lei fece spallucce.
-Che ci vuoi fare, sono piena di risorse e sono felice di sfruttarle!-
-Concentrazione, ragazzi.- disse Steve, che era l'unico sulla difensiva.
Era pur sempre lui il capitano della squadra.
Anche gli altri due si fecero tesi, concentrandosi su ciò che avevano davanti.
Un enorme portellone metallico era incastonato nella pietra della montagna e tutti e tre immaginarono quanto potesse essere grande quella base, visto che, quasi sicuramente, si estendeva per tutta la superficie del fondo della montagna.
Quando arrivarono davanti alla porta, si resero conto che non aveva alcun simbolo che ricordasse l'Hydra o il nuovo movimento dell'A.T.
Scrutarono la porta d'ingresso per diversi minuti, in silenzio, poi Iron Man, con i raggi x, cercò di osservare attraverso di essa.
-Sembra essere vuota, almeno fin dove vedo.- disse. -O meglio, non rilevo alcuna fonte di calore, quindi non c'è nessun essere vivente.-
-Quindi possiamo permetterci di fare chiasso?- disse Lexie.
Steve si voltò a guardarla. -Sai, gli somigli sempre di più.- disse, indicando con un cenno della testa Tony, che sollevò le mani verso l'alto.
Cap diede un colpo con lo scudo alla serratura cercando di romperla, ma non vi riuscì.
-Capitano, permetti?- disse Ironman, con la mano chiusa a pugno puntata verso la porta.
Steve si fece da parte.
Tony sparò un laser dal polso, creando un'apertura nel metallo che permettesse loro di entrare.
-Un altro colpo e ce l'avrei fatta.- disse l'altro.
-Tsk, continua ripetertelo.- rispose Tony.
Alexis si guardò intorno, anche se era tutto buio. L'unica fonte di luce era fornita da Ironman, che faceva da torcia con una mano puntata davanti a sé.
La ragazza anche decise di rendersi utile e creò una piccola fiammella ambrata, facendo così un po' di luce, in modo che potessero anche separarsi.
Quella prima stanza era enorme, sia in altezza che in larghezza. Lì erano riposte una serie di automobili e camionette, che non facevano di certo parte dei tempi attuali. Erano tutti mezzi utilizzati durante la seconda guerra mondiale, Steve ne riconobbe la fattura.
Alcuni posti auto erano vuoti, probabilmente alcune erano state utilizzate per fuggire da lì, visto che, a detta di Tony, non c'era nessuno.
I tre Avengers, nel silenzio più totale, proseguirono attraversando un lungo corridoio, ai lati del quale si aprivano una serie di stanze, più o meno grandi, di dimensioni differenti.
Mantenendo quel silenzio, si capirono tramite alcuni gesti delle mani e si divisero.
Steve ed Alexis esplorarono le stanze sulla sinistra e Tony quelle sulla destra.
I primi due, si ritrovarono in una specie di laboratorio medico. C'era un lettino, un macchinario per rilevare la frequenza cardiaca, un tavolo con vari strumenti per eseguire delle operazioni. I due si scambiarono uno sguardo, non capendo cosa avrebbero dovuto farsene dei terroristi di una sala operatoria.
In un angolo della stanza era posta una piccola cella, quasi una gabbia, aperta e vuota, dentro era rimasto solo un piatto vuoto ed un bicchiere in vetro, rotto.
Poco distante uno strano macchinario attirò la loro attenzione. Vi si avvicinarono e Steve lo toccò, muovendo lo sportello di vetro.
Quando riconobbe quel macchinario ebbe un sussulto, che non sfuggì ad Alexis.
La ragazza lo guardò con la fronte aggrottata e gli sussurrò un flebile e lievemente agitato -Che c'è?-
Steve richiuse lo sportello. -E' una macchina per la criogenesi.- disse sussurrando con voce più profonda del suo solito.
-Hanno congelato qualcuno?-
-Beh, più che altro direi che hanno scongelato qualcuno.-
-Diavolo.- fece Alexis preoccupata.
Nella stanza di fronte, Tony aveva trovato anche lui una sorta di laboratorio, ma di tipo diverso rispetto all'altro: avrebbe detto che si trattava di un'officina per le automobili, se non fosse stato per i progetti che aveva trovato su uno dei tavoli lì presenti.
Erano progetti sbiaditi, scritti rapidamente, ma riconobbe subito tutte le formule e i vari disegni.
-Figli di puttana.- borbottò.
Tony aprì l'elmetto dell'armatura e premette un dito sull'auricolare, per chiamare i suoi compagni.
-Sherlock, Watson, ho trovato qualcosa.-
-Anche noi.- rispose Lexie dall'altra parte dell'auricolare.
Dopo pochi secondi anche Steve ed Alexis erano davanti quel tavolo con le bocche semiaperte in segno di stupore.
-Guardate qua.- disse Tony, mostrando loro quegli schizzi.
-Si stanno creando un esercito.- constatò Steve.
Quando Alexis osservò meglio i fogli, rabbrividì. Erano tutti progetti per realizzare degli androidi, simili a quelli che  gli Avenger avevano sconfitto in Sokovia qualche anno prima, quelli comandati da Ultron.
-Devono averli presi in quale base Sokoviana in cui non sapevamo che fosse passato Ultron.- disse Tony annuendo.
Si sentì tremendamente in colpa, perché, per l'ennesima volta, la tecnologia Stark si stava rivelando essere punto di ispirazione per i piani malvagi di un gruppo terroristico.
Alexis gli sfiorò un braccio metallico, immaginando i suoi pensieri.
-Di là abbiamo trovato un macchinario per la criogenesi.- disse Steve.
-Mi fa piacere. Cosa dovremmo aspettarci, un altro soldato d'inverno?-
-Spero di no.- rispose l'altro.
Tony si spostò verso un 'altra stanza, mentre gli altri due rimasero ad esaminare quella dove già si trovavano. Questa somigliava più che altro ad una sala riunioni. Al centro c'era un enorme tavolo a ferro di cavallo, con vari schermi, piuttosto antiquati, e microfoni.
C'erano varie cartelline sparse lungo le postazioni, Tony ne aprì una e lesse: Progetto Insight.
Aprì di nuovo la comunicazione con gli altri.
-Ehi Cap, Progetto Insight ti dice qualcosa?-
Non appena sentì quelle parole, Steve si fiondò nella stanza accanto, da Tony.
Gli strappò di mano quei documenti, guardandoli con estrema preoccupazione.
Ogni cosa nuova che trovavano in quel posto era peggio di quella precedente.
-Dove diavolo hanno preso degli appunti su un'operazione segreta dello Shield?- disse.
Tony ammiccò. -Beh, così segreta non era. Al suo interno c'era l'Hydra, e l'Hydra aveva tutto, ed aveva anche cambiato i piani del progetto, se non ricordo male.-
Steve lanciò la cartellina sul tavolo, passandosi una mano sugli occhi.
-Non ricordi male. Ma l'Hydra è stata distrutta, l'ultimo era Rumlow, morto grazie a Wanda.-
Tony si guardò di nuovo intorno.
-E se non fosse così?- chiese.
-Dici che qualcuno è sopravvissuto?- disse Steve con un moto di rabbia nella voce.
-E' l'unica spiegazione.-
Steve strinse i pugni, e respirò rumorosamente.
Alexis, che intanto era andata in esplorazione delle altre stanze, si fermò davanti a qualcosa che le gelò il sangue nelle vene, svegliando in lei ricordi che erano ancora freschi, come se appartenessero al giorno precedente.
Deglutì ed indietreggiò di qualche passo, uscendo lentamente dalla stanza.
-Ragazzi.- disse. -Dovete venire a vedere.-
Gli altri due fecero come aveva detto e la trovarono al centro del corridoio con lo sguardo rivolto verso l'ultima stanza. Si stringeva nelle proprie braccia, spaventata.
-Lexie? Stai bene?- le disse Steve.
La ragazza scosse la testa ed indicò davanti a sé.
La stanza era composta in realtà da altre due più piccole, separate a metà da un vetro. Nella prima metà al centro c'era un tavolo con una sedia, un computer e dei fogli scritti in una lingua che non conoscevano. Al di là del vetro, una stanza tipica da manicomio, con le pareti morbide e delle cinghie che fuoriuscivano dalla parete di fondo, cui probabilmente veniva legato qualcuno. Varie macchie di sangue erano presenti sulle pareti in stoffa e sul vetro c'era un buco grande abbastanza da farci passare una persona.
Steve e Tony si addentrarono nella stanza ed osservarono le scartoffie sul tavolo. Sulla cartellina in cui erano contenute le informazioni c'era un nome.
Schmidt, S.
-Non ci credo.- fece Tony. -Quella pazza veniva da qui?-
Alexis era rimasta lì imbambolata. Non che avesse paura, ma improvvisamente le erano tornati alla mente i ricordi del giorno in cui era stata rapita, e di quando durante il suo salvataggio, Synthia aveva quasi ucciso Bucky e ricordò anche la follia nei suoi occhi iniettati di sangue.
Cercò di rimettersi in sesto, scuotendo la testa.
Entrò nella stanza a passo svelto e raccolse tutti i fogli all'interno della cartellina.
-Portiamo tutto al Facility e facciamo tradurre tutta questa roba. Tony, anche le scartoffie di là.-
Sistemò la cartellina sottobraccio.
-Qui non c'è nessuno, sbrighiamoci ad andarcene, per favore.-
Alexis aspettò che Tony tornasse con gli altri fogli, che prese lei, poi aprì il portale.
-Andiamo a casa. Cerchiamo di capire cosa significa ciò che abbiamo trovato. Discutiamone con Nat.- disse.
-Sì, poi dovremmo fare un salto al Raft.- disse Tony, mentre attraversavano il portale tutti e tre.
 
 


*                         *                           *
 
 


Wakanda, Birnin Zana, negli stessi istanti...
T'Challa aveva ordinato ai quattro Avengers a sua disposizione di perlustrare i confini della capitale.
Bucky e Sam, da un lato, e Visione e Wanda da quello opposto.
Falcon e il Lupo Bianco camminavano lungo il perimetro dello scudo ad alta tecnologia che proteggeva la capitale del Wakanda e per la maggior parte del tempo erano rimasti in silenzio, prima concentrati, poi assorti nei propri pensieri.
Entrambi erano stati molto toccati dalla comparsa di questo gruppo terroristico animato da principi razzisti: Bucky aveva dato la sua vita per abbatterne l'origine, e Sam ne era un bersaglio diretto.
Ad un tratto Sam volle tentare di rompere quel silenzio che, in realtà, nelle loro menti era tutto un subbuglio di pensieri.
-Sai, quella ragazza è proprio un tesoro.- disse.
Bucky lo guardò con la coda dell'occhio. -Quale ragazza?- chiese, leggermente annoiato.
Sam alzò un sopracciglio.
-Scherzi, vero? Alexis, ovviamente!-
Bucky sorrise e fece roteare gli occhi. Non gli piaceva parlare di queste cose in maniera del tutto esplicita.
-Oh, già. Sì, è proprio un tesoro.-
Lo pensava davvero, ovviamente, ma tentò di dare a Sam l'impressione di essere distaccato.
Senza riuscirci.
Falcon gli diede una gomitata.
-Io l'avevo detto.-
-Finiscila, Falcon.-
Sam ignorò completamente il suo avvertimento.
-E' così premurosa nei tuoi confronti.-
Bucky si incuriosì e si voltò a guardarlo. -Che vuoi dire?-
-Ci ha spediti lei qui, no?- disse. -Ma dovevi vederla. Ha messo su un'espressione seria, e con voce profonda ci ha detto "voi da Bucky, subito", senza neanche darci il tempo di riflettere.-
Il soldato sorrise e fece spallucce, lusingato. Stava per rispondere qualcosa, ma un boato proveniente dall'alto lo interruppe.
Entrambi si inchiodarono dov'erano ed osservarono un jet abbassarsi al livello dello scudo. Dietro ne arrivarono altri due più piccoli.
Dalla parte inferiore del jet più grande uscì una sorta di braccio meccanico con annessa una mitragliatrice. Iniziò a sparare contro lo scudo, mentre gli altri due jet sparavano contro lo stesso punto con delle onde elettromagnetiche.
-Merda, stanno cercando di rompere lo scudo!- sbottò Sam.
Cercò di pensare in fretta a come intervenire, mentre iniziava già a prendere il volo verso quei jet, ma quelli riuscirono proprio nel loro intento.
Uno dei jet più piccoli entrò, abbassandosi fino a toccare terra, non molto distante da Bucky e Sam.
Anche gli altri due jet entrarono, quello più grande si andò a posizionare molto più a distanza, ma era ancora alla portata dei loro occhi, tuttavia, in questi primi istanti, non ne uscì nessuno. L'altro jet piccolo schizzò nella direzione opposta. I due immaginarono che a quello ci avrebbero pensato Wanda e Visione.
Dal jet poco distante da loro uscì una schiera di soldati, vestiti completamente di nero.
Bucky osservò loro e il loro velivolo, poco prima di lanciarsi contro di loro, e notò che l'abbigliamento e il jet erano gli stessi dell'Hydra, gli stessi degli agenti che l'avevano fatto lottare contro Steve pochi anni prima. Tuttavia sul jet, e sulle loro divise, non era presente il tipico simbolo di quell'organizzazione criminale, ma un altro: quello descritto da Wanda, la svastica e le due lettere.
Sam spiccò il volo e si diresse verso quei soldati, come fece Bucky, correndo più veloce che poteva. Entrambi iniziarono a sparare contro gli agenti.
A colpo d'occhio, erano circa quaranta.
Sam, volando sopra le loro teste, sparò alcuni colpi con le sue pistole, ferendone o eliminandone quasi la metà. Anche Bucky non se la cavava male ma, essendo a terra, non poteva certo avere la stessa rapidità di Falcon. Ad un tratto, Bucky, si rese conto del fatto che il jet grande si era sistemato proprio in prossimità di una zona in cui, sotto il terreno, c'erano vari laboratori scientifici, in cui si lavorava il vibranio liquido, che veniva utilizzato per forgiare le armi.
-Sam!- chiamò. -L'altro Jet! Fermali, c'è il vibranio laggiù!-
Nel dire questa frase, fu costretto a distarsi e tre agenti riuscirono ad avvicinarsi a lui eccessivamente. Sparò dei colpi a vuoto: le munizioni erano finite.
Estrasse un pugnale da dietro la schiena. Con un braccio in vibranio sollevò un uomo tenendolo per la gola, levandogli del tutto l'aria, e lo scagliò contro quello di fronte a lui. Nello stesso tempo con l'altro mano aveva lanciato il coltello nel petto del terzo uomo.
Quei tre erano andati.
Sapeva, però, che lo scontro non sarebbe stato facile, perché almeno in quindici erano rimasti ed erano tutti diretti contro di lui.
Adottò lo stesso metodo anche con gli altri, ma quando gli si parò davanti l'ultimo gruppo di cinque persone, uno lo colpì con una pallottola alla spalla, quella non in vibranio. Lo attraversò da parte a parte. Il dolore lo fece piegare in due, così, gli ultimi due agenti rimasti, riuscirono a stenderlo a terra con calci e pugni.
Sam aveva visto la scena dall'alto e, nel vederlo inerme, non poté non tornare indietro ed aiutarlo. Con due calci alla nuca riuscì a stendere gli ultimi due agenti. Si chinò su Bucky.
-Porca puttana.- borbottò Falcon.
Bucky si mise a sedere dolorosamente.
-Ti avevo detto di andare!- sbottò.
-Scusa se ti ho salvato la vita!-
Il soldato si alzò in piedi, con un'espressione di dolore ed una mano a tamponarsi la ferita.
-Cazzo.- imprecò, mentre osservava il cielo davanti a sé.
Sam seguì il suo sguardo, vedendo due jet ripartire in aria. Il terzo non ripartì: i superstiti erano tutti privi di sensi intorno a loro. Poi guardò di nuovo la spalla di Bucky che continuava a sanguinare. Non poteva lasciarlo lì, doveva portarlo a far ricucire la ferita. E' vero che era un supersoldato, ma stava sanguinando un po' troppo.
-Red Wing, non mi deludere.-
Sam diede ordine a Red Wing di andare in volo verso uno dei jet.
Bucky intanto assottigliò gli occhi.
-Quello chi diavolo è?- disse il soldato. Dal portellone del jet più grande, che si stava ancora chiudendo, riuscì a vedere un uomo enorme, con dei lunghissimi capelli neri ed una benda a coprirgli entrambi gli occhi.  -Sam, segui quello grosso.- disse, riferendosi al jet, ma anche al soggetto che stava vedendo.
Red Wing volò fin lassù e rilasciò su uno dei velivoli una piccola cimice, che avrebbe permesso in futuro di localizzare i loro nemici.
Poi, tramite Red Wing, prima che tornasse da lui, riuscì a vedere attraverso le pareti.
-L'hanno preso.- disse a Bucky.
James sbuffò e si sedette a terra.
Per la seconda volta quel gruppo di terroristi psicopatici aveva utilizzato un diversivo per confonderli e rubare del vibranio.
Sam gli porse una mano.
-Andiamo, ti do un passaggio in infermeria.- Bucky la afferrò rialzandosi con una nuova smorfia di dolore. -Steve e Alexis mi ucciderebbero se sapessero che ti ho lasciato dissanguare sotto i miei occhi.-
-Già.- fece il soldato. -Ti taglierebbero le ali.- sorrise lievemente.












Angolo Autrice!
Bentrovati miei cari lettori!
Iniziamo a vedere i piani dell'A.T., senza capirci ancora nulla: saranno gli Avengers a spiegarci bene tutto, con le loro intuizioni brillanti!
L' A.T., tra le altre cose folli, ha anche fatto centro nel ripesacare i progetti di Ultron e i progetti dell'Hydra... gli Avengers devono di nuovo fare i conti con il passato. Non c'è di più sconfortante che combattere per qualcosa che continua a ritornare. 
Comunque vorrei dire che scrivere capitoli in cui Alexis e Bucky sono separati un po' mi spezza il cuore! 
Ad ogni modo, grazie a chiunque abbia letto e grazie a InsurgentMusketeer e starlight1205 per le belle recensioni del capitolo 14!
A presto!


Rack <3

 
  
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