Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
Segui la storia  |       
Autore: Little Firestar84    25/04/2021    12 recensioni
“Ryo, io non so cosa tu abbia fatto al Professore per farlo arrabbiare così, ma quel vecchio babbeo ti ha messo alle calcagna l’immigrazione, e se non ti inventi qualcosa subito…” La donna gli sbraitò contro a bassa voce, afferrandolo per il collo e dandogli una bella scrollata perché capisse la gravità della situazione.
Alla vigilia delle nozze di Sayuri, Ryo si scopre in difficoltà: qualcuno gli ha tirato un tiro mancino, dandogli un nome, una data di nasciata, ed un passaporto... non Giapponese. Con un piccolo burocrate alle calcagne, deciso a caricarlo sul primo aereo con destinazione Colombia, Ryo si vede costretto ad improvvisare un fidanzamento con una certa Giapponesina dai capelli rossi e gli occhi castani per evitare guai... Peccato che questa piccola bugia scateni guai ancora più grossi!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Ryo Saeba, Umibozu/Falco
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

L’ufficio dell’immigrazione era pieno, cosa che stupì Kaori quando vi mise piede la mattina dopo: non si era mai resa conto di quanti stranieri potessero vivere nella sola Tokyo, ma forse, dato che la città era il fulcro economico del paese ed il  sempre maggior numero di affari che venivano condotti con l’estero per macchinari, veicoli e tecnologia, non c’era da stupirsi.

Sconsolata, appena vide la fila, sospirò: ci avrebbero messo come minimo tutta la mattina, lei avrebbe dovuto rinviare quello che doveva fare al pomeriggio, e alla sera, quando si sarebbe dovuta vedere con Sayuri ed il fidanzato a cena, sarebbe stata stanca morta. Stava già meditando quale scusa passibile inventarsi per posticipare di anche sole ventiquattro ore quell’incontro, quando Ryo, dall’alto del suo metro e novanta e passa scrutò la folla, e prendendola per mano passò bellamente davanti a tutti, trascinandola davanti al banco dell’accettazione.

“Vieni, andiamo!” le disse, sorridendo sornione e facendole perdere un paio di battiti del cuore, mentre se la tirava dietro, tenendola per mano come fossero davvero una coppietta. Lei era imbarazzatissima, Ryo invece distribuiva sorrisi a destra e manca, seduttore invece che maniaco per una volta, col risultato che nessuna donna aveva il coraggio di dirgli nulla, vittime del suo innato fascino da bel tenebroso, mentre gli uomini se ne stavano zitti e buoni intimoriti da quel marcantonio alto e muscoloso.

Kaori sospirò. Quando faceva così non sapeva se amarlo ancora di più o detestarlo, e dopo il tiro mancino che le aveva tirato lo capiva ancora più difficilmente. Non era certa di come avesse fatto a convincerla ad accompagnarlo lì… preghiere di Ryo, preghiere di Saeko, la richiesta di riflettere su cosa dirgli di no avrebbe implicato, su cosa la scomparsa di City Hunter avrebbe significato per la città, di farlo per la memoria del suo compianto fratello…

Alla fine, si era lasciata convincere, se non altro per quell’incontro, poi si sarebbe visto, avrebbero studiato qualcosa, sperando di dover evitare di sposarsi per un motivo simile: lo amava, ormai erano anni che lo sapeva, nonostante lui invece si fosse rivelato spesso e volentieri quasi altalenante nel dimostrarle cosa veramente provasse. Ma, se quel sogno di ragazza si fosse davvero avverato, lei avrebbe voluto che fosse per amore, e non certo perché lui aveva bisogno della residenza.

“Buon giorno, brav’uomo, avrei bisogno di presentare questa domanda per un visto temporaneo per fidanzamento…” Ryo fece un sorrisetto a trentadue denti, spaparanzandosi sul tavolo, sperando di poter irretire anche l’addetto, maschio, che, copia perfetta di Shinsato, neanche fosse stato il suo clone, lo guardò di traverso.

“Saeba, e… Makimura, eh?” L’uomo sogghignò, ghignando come il cattivo di un anime di serie C mentre leggeva i loro nomi sui documenti, e poi, plico in mano, si allontanò. “Seguitemi, il signor Shinsato vi sta aspettando.”

Kaori di nuovo si lasciò trascinare da Ryo; aveva un brutto presentimento, quella storia non le piaceva, si sentiva che, presto o tardi, qualcosa di orribile sarebbe successo, come se quell’avventura fosse stata in grado di stravolgere le loro intere esistenze molto più di qualsiasi cosa avessero affrontato in passato- e forse era così. Dopotutto, si era lasciata convincere da Ryo e da Saeko a piegarsi a quella messinscena “per il bene di tutti, Shinjuku compreso”, e adesso rischiava seriamente di dover smettere di essere Kaori Makimura e divenire Kaori Saeba, e Ryo non sembrava minimante turbato dalla cosa, anzi: si stava comportando come suo solito. Possibile che non ci fosse nulla che lo potesse smuovere, turbare?

Vennero fatti entrare in un angusto stanzino, riempito di fascicoli fino al soffitto, buio, dove l’odore stantio di chiuso regnava sovrano, quasi le finestre non fossero state aperte da mesi, se non anni; facendo attenzione a non far cadere a terra i mille mila fascicoli sparsi ovunque in equilibrio precario,  il duo si sedette davanti alla scrivania di Shinsato, che senza dire una parola faceva scorrere veloce gli occhi sui documenti che la sera prima Kaori aveva compilato - fosse mai che Ryo si occupasse di cose burocratiche- prima di chiudere il faldone sbattendoci sopra il pugno. I due sweeper si irrigidirono e sudarono freddo, leggermente agghiacciati da quella visione che non si aspettavano, mentre, intorno a loro, le cartelle prendevano a cadere ed i fogli a volare, scossi da quel movimento simile-tellurico. 

“Allora, sembrerebbe tutto a posto,” iniziò il burocrate, schiarendosi la voce e sistemandosi gli occhialini. “tuttavia devo porvi una domanda di rito: state forse mettendo in atto una frode per permettere al Signor Saeba di rimanere nel Paese?”

“MA… MA È RIDICOLO!” Ryo sbottò, teatrale, alzandosi e sbattendo i piedi per terra come un bimbo di tre anni mentre sbraitava, lo spostamento d’aria che faceva volare altri fogli e altre cartelline, che caddero in grembo a Kaori. “Chi osa insinuare una cosa del genere?”

“In realtà abbiamo avuto un paio di segnalazioni…” disse loro con un sorrisetto compiaciuto sbattendo una cartellina decisamente spessa sulla scrivania, in cui c’erano ben più di un paio di segnalazioni. Aveva sentito le voci secondo cui Saeba era un dongiovanni scapestrato: tipi così non si sarebbero mai sistemati, mai avrebbero trovato una donna disposta a tollerare le loro effusioni maniacali verso altre donne, poco importava quanto fossero innamorati, e quelle segnalazioni erano prova che quei due stavano tramando qualcosa. “Una signorina Reika Nogami, un’altra da una certa signorina Kasumi Aso, e… uhm, in realtà sono tutte donne tranne due…”

Ryo alzò gli occhi al cielo: a quanto sembrava, Saeko aveva già messo in giro la voce del loro fidanzamene, per rendere forse la “messinscena” più credibile. Ryo poteva pure immaginare da chi venissero quelle segnalazioni… uno dei due uomini doveva essere il professore, che doveva essere davvero parecchio arrabbiato stavolta, se stava perseverando nel suo proposito di vendetta. E tutto per un cavolo di ciocca di capelli!

“Quelle serpi sono tutte ex deluse che io non mi sia mai voluto concedere loro, troppo preso dalla mia cucciolotta,” Ryo si limitò a dire indicando Kaori con un dito, spaparanzato sulla sedia come nulla fosse, incapace di cogliere la rabbia di Kaori, che non tollerava come lui stesse prendendo alla leggera quella delicata situazione. “Uno dei due uomini invece mi gioco la testa che è tale Mick Angel, che ce l’ha con me perché Kaori ha preferito il sottoscritto a lui. A proposito, Mick Angel è Californiano, fossi in lei farei qualche domandina in giro… non vorrei che fosse il suo di visto ad essere scaduto… o peggio… che stesse usando un visto turistico nonostante faccia l’investigatore privato e il reporter percependo quindi un reddito nel nostro beneamato Paese…”

Mentre Kaori gli pestava il piede con il tacco, furibonda che lui stesse mettendo in piazza gli affari degli amici per salvarsi la pelle, Ryo si morse la lingua per non sbraitare: se Shinsato avesse visto che litigavano, avrebbe avuto sentore che qualcosa non andava.

Il burocrate alzò gli occhi al cielo, sentendo puzza di bruciato lontano un miglio, poi prese un profondo respiro.

“Allora, adesso vi spiego come procederemo: per prima cosa vi chiuderemo in due stanze separate e vi metteremo sotto torchio ponendovi domande a cui solo due persone in una relazione effettiva saprebbero rispondere. Poi indagherò nella vostra vita di tutti i giorni, per assicurarmi che non siate due semplici coinquilini… chiederò ai vostri amici, vicini, conoscenti, parenti, tutti quanti per farmi un’idea chiara della situazione, e se dovessi avere il benché minimo sospetto che state cercando di truffarmi, giuro signor Saeba che la metterò io stesso sul primo aereo per la Colombia, mentre lei, signorina…” sghignazzò, indicando Kaori. “sarà accusata di un reato punibile con una multa di ventisette milioni e mezzo di Yen e cinque anni di prigione.”

Fissando il burocrate, Kaori ingoiò a vuoto, mentre stringeva la mano di Ryo con una tale forza che quasi gli spezzò le dita.

Non aveva la benché minima intenzione di marcire in galera per cinque anni. Era giovane, carina, aveva tutta la vita davanti, e poi sì, forse era leggermente brutale con Ryo, ma sotto sotto aveva un buon carattere, docile e timido, e in galera quelle come lei faceva tutte una brutta fine.

Le ossa scricchiolarono mentre lei continuava, imperterrita, a stringere in quella morsa letale la mano dello sweeper, e gli lanciava un’occhiata a dir poco infuocata, che fece tremare Ryo di paura più di un’armata.

Forse quella farsa non era stata l’idea brillante che gli era sembrata all’inizio.

“Allora… avete qualcosa da dichiarare? I documenti non sono stati ancora formalmente presentati, quindi tutto quello che direte rimarrà tra di noi e non uscirà mai da questa stanza.” L’ometto, coi brillanti occhi da topo, incrociò le mani sotto al mento, gongolando. “ Se ammetterete qui ed ora che avevate intenzione di commettere una frode non sarete perseguitati.”

“NON ABBIAMO NULLA DA DIRE!” Proruppe Kaori, alzandosi in piedi e stringendo i denti; leonessa che difendeva il suo branco, Ryo non sapeva se essere terrorizzato da quella disarmante forza, lusingato oppure semplicemente eccitato dal fuoco che le scorreva nelle vene. “Chieda pure a tutte le nostre ex clienti, ai nostri amici, le diranno tutti che sono anni che Ryo ed io ci giriamo intorno all’idea di una relazione. Gli uomini le diranno che smettevano di tentare di sedurmi perché capivano che non c’era competizione, le donne si arrendevano perché comprendevano che Ryo era troppo dedito a me. Lo stesso signor Angel le dirà che è da quando ho sedici anni che vado dietro a q-questo…” Kaori indicò Ryo, tremando leggermente, alla ricerca del termine adatto, mentre il socio la guardava con un sopracciglio alzato, curioso di sentire con cosa se ne sarebbe uscita.

Un insulto?

Un delizioso nomignolo come il suo cucciolotta per lei?

“…quest’uomo!” disse lei infine, dopo un attimo di esitazione, le guance imporporate. Ryo sbuffò leggermente, deluso: si era aspettato qualcosa di un po’ più personale, francamente, da lei, ma probabilmente quella era stata una scelta quasi auto-difensiva, dettata dal desiderio di non esporsi troppo proprio con lui. “E per quello che riguarda le nostre famiglie… beh, Ryo praticamente ha solo me, mentre io ho una sorella biologica che ho ritrovato recentemente, Sayuri Tachiki…”

Mentre la presa di Kaori tornava a farsi forte sulla sua mano, Ryo si morse la guancia, pensieroso, alla menzione di Sayuri. Aveva la netta impressione che ci fosse qualcosa di importante da ricordare, che Kaori gli avesse detto qualcosa della sorella... ma cosa? Avevano parlato alcuni giorni prima, mentre lei stava cucinando e canticchiando, ma lui non l’aveva ascoltata, preso com’era a fissare quel delizioso sederino strizzato in una minigonna da urlo, fingendo che il palesato interesse del suo amichetto nelle parti basse fosse dovuto alle sue letture culturali… e poi quella sera, un paio di giorni prima, a cena… lei gli aveva detto che doveva ricordarsi… cosa? Ancora non lo ricordava: non l’aveva ascoltata perché aveva approfittato della distrazione di Kaori per fissarle quell’invitante scollatura, che lasciava intravedere quella deliziosa valle che la giovane aveva tra quei bei seni sodi. Lui si era messo a chiedersi se avesse il reggiseno o meno quella sera, e tutto il resto era diventato rumore bianco…

“Ed era lei che ieri ero andata a prendere all’aeroporto, non so se si ricorda che glielo avevo accennato. Lei ed il suo fidanzato, in realtà. Sa, mia sorella è redattore capo del Weekly News, la sezione internazionale…” Kaori continuò, un po’ petulante, sottolineando molto bene la professione della sorella, quasi quel lavoro (ed un premio Pulitzer) potesse valere degli immaginari punti nel tabellone tenuto da quel burocrate da strapazzo. “Ed è tornata a Tokyo per qualche giorno perché ci teneva davvero tanto a sposarsi con il rito tradizionale. E dato che comunque sono solo un paio di mesi che Ryo ed io abbiamo formalizzato la nostra relazione, avevo pensato che fosse meglio attendere che lei, la sorella maggiore, si fosse sposata, sia mai che creda che le voglia rubare le luci della ribalta. Ma tutto sommato credo che lei abbia ragione e parlarne anche a lei sia la cosa migliore. E comunque Sayuri ha sempre saputo che tra me e Ryo c’era del tenero.? Me lo aveva pure detto una volta all’aeroporto… che non aveva cuore di chiedermi di seguirla perché sapeva che lo amavo troppo e che sarebbe stato terribilmente ingiusto” Te lo ricordi, vero tesoruccio caro?”

Le ultime due parole suonarono, all’orecchio di Ryo, come un sinistro sibilo continuo, mentre Shinsato strinse quegli occhietti malefici, certo che quei due non gliela stesero raccontando giusta; nella sua testa si stava già formando un piano ben preciso, aveva in mente tutte le domande che avrebbe fatto, si sarebbe studiato la cosa per bene… e poi li avrebbe fatti capitolare.

Saeba sarebbe finito espatriato all’estero, Makimura dietro le sbarre e lui avrebbe finalmente avuto la tanto agognata promozione, e soprattutto, dopo quei due disastrosi casi che gli erano capitati – l’editor Cinese di una casa editrice Giapponese che si era messa con il suo segretario, e quel pagliaccio Irlandese che se la faceva con la sua capa- tutti all’ufficio avrebbero finalmente smesso di ridergli dietro, e capito di che pasta era davvero fatto Abe Shinsato!

“Bene, allora ci vediamo lunedì prossimo alle undici, va bene?” sogghignò, mentre porgeva alla coppia un minuscolo post-it con una scritta appena visibile, foglietto che Ryo afferrò seccatamente ficcandoselo in tasca della giacca insieme al quintale di robaccia che teneva lì dentro- accendino, mentine, sigarette, ricevute varie, appunti sparsi, volantini – prima di alzare le tende.

La coppia uscì in strada, dove lo sweeper, leggermente incurvito, le mani nelle tasche dei jeans neri, prese a calci una lattina vuota di Coca Cola, lanciandola dentro un cestino dei rifiuti con la sua solita perfetta mira.

“Porca miseria, non mi aspettavo che ci mettessero sotto torchio! E adesso cosa facciamo?” Lui se ne uscì, seccato; tuttavia il suo tono sembrava sottolineare come quella fosse una minima seccatura, e non un grave e reale problema.

Di questo suo pressapochismo, Kaori ne aveva, francamente, abbastanza.

“Che facciamo? Te lo dico io cosa facciamo, emerito imbecille!” gli sibilò contro, disperatamente cercando di non attirare troppo l’attenzione dei passanti, e temendo che quel topo li stesse spiando dalla finestra per studiarsi ogni loro possibile mossa. “Per prima cosa, Sayuri e Peter lasceranno il loro albergo e verranno a stare da noi nella stanza degli ospiti, e io vengo a dormire nella tua stanza e tu te ne dormirai per terra nel futon. Noi due ci comporteremo come una perfetta coppia di sdolcinati innamorati. Tu mi tratterai bene, non insulterai né me né la mia cucina, ti comporterai come un normale essere umano e non un porco pervertito perennemente con le fregole, non salterai addosso a nessuna donna, non tenterai di pretendere pagamenti in natura da Saeko né da nessun’altro elemento di sesso femminile, e soprattutto terrai le tue luride manacce lontano da mia sorella!”

“Andiamo, Kaori, dai….” Pugni stretti lungo ai fianchi, Kaori prese a camminare verso Ryo, che con ogni passo della donna indietreggiava, immaginandosi le peggio punizioni, disperatamente cercando di metterla sul ridere: ma Kaori non sembrava condividere il suo senso dell’umorismo.. “Perché non ti calmi un po’? Mi sembri leggermente nervosa, eh, eh, eh..”

“Ryo…” Kaori alzò un sopracciglio, il suo tono serio, ma distaccato e freddo, tipico di chi si stava limitando ad enumerare dei banali fatti. “Non so se hai ascoltato bene cosa quel tipetto ci ha detto, ma io rischio una multa milionaria e di finire in galera. Ora, un conto è finire in galera perché combiniamo casini per aiutare chi ha bisogno, ma farlo perché tu hai litigato per chissà che motivo col professore, quello no, quindi…”

Guarda che tu non lo sai ma io difendevo il tuo onore, cocca, Lo sweeper bofonchiò, sbuffando- cosa che fece venire un mancamento alla donna.

Non la stava prendendo sul serio. Lui rischiava l’espulsione, avrebbero potuto doversi sposare per forza, lei rischiava la galera e una multa astronomica… e lui continuava a fare il cretino. Sconsolata, Kaori scosse il capo, piagnucolando, in preda alla depressione più cupa, chiedendosi, non per la prima volta da quando lo aveva incontrato sedicenne, come diavolo potesse Ryo essere così in gamba e così cretino allo stesso tempo. E soprattutto, cosa avesse fatto lei di male nella vita per finire innamorata di un caso umano del genere.

“Quindi?” Ryo sudò freddo, la schiena contro un lampione, Kaori a braccia consorte davanti a lui che lo guardava con una cruda determinazione negli occhioni color nocciola.

Quindi, visto che proprio dobbiamo andare avanti con questa farsa, esigo almeno una dichiarazione ed una proposta di matrimonio. Fatte per bene, perché non ho intenzioni di permetterti di dire in giro che me lo hai chiesto solo per portarmi a letto o mentre mi palpavi il sedere, chiaro?”

Ryo si grattò il capo, sbattendo le palpebre. Guardò di nuovo Kaori, ma nulla: la donna continuava ad essere impassibile.

Era seria. Voleva una dichiarazione d’amore ed una proposta di matrimonio, in piena regola. Fatte per bene. Lì, seduta stante.

“Ah.” Grattandosi il mento, Ryo prese a guardarsi intorno e pensare, riflettere. Era chiaro che Kaori desiderasse umiliarlo e farlo strisciare ai suoi piedi, e tutto sommato aveva anche ragione- stava, come al solito, rischiando grosso per lui, dopotutto. E forse avrebbe potuto portare a casa la pelle senza umiliarsi troppo. Quindi, continuo a riflettere, cosa volevano sentirsi dire le donne quando un uomo si dichiarava- e soprattutto, cosa avrebbe potuto desiderare Kaori? Avrebbe forse voluto una ripetizione di ciò che, meno di due mesi prima, le aveva detto nella radura, o forse qualcosa di più diretto? Avrebbe preferito della sana, candida onestà o, visto che quella era una farsa, avrebbe dovuto mentire, e dire le solite cose che gli uomini dicevano in quelle occasioni?

Alzò lo sguardo verso di lei, ed i loro occhi si incontrarono. Kaori si morse le labbra ed arrossì lieve, e Ryo avvertì una sensazione al petto a cui non riusciva a dare un nome, ma che lo faceva sussultare in un modo a lui sconosciuto. Sì sentì timido ed impacciato come un ragazzino, ma guardando la sua socia, la sua partner- l’amore della sua vita- capì che non poteva, né voleva fingere.

Forse sarebbe stato solo un finto matrimonio all’inizio, grazie ai sentimenti che Ryo sapeva entrambi nutrire l’uno per l’altra, improvvisamente fu colto dal desiderio che col tempo la loro unione potesse divenire reale.

Molto probabilmente, quella sarebbe stata l’unica volta in cui avrebbe potuto realizzare il suo segreto sogno, quel desiderio inatteso, di chiedere a Kaori di sposarlo.

Forse, quella sarebbe stata l’unica volta in cui lei gli avrebbe detto senza alcuna esitazione.

Doveva essere onesto: lo doveva ad entrambi. Poco importava se lei non gli avesse creduto: lui, in cuor suo, avrebbe saputo la verità.

Prese la mano sinistra di Kaori e le tolse l’anello, facendole l’occhiolino con un sorrisetto furbo, dopodiché, sotto gli occhi stupiti ed interessati dei passanti, si mise in ginocchio.

“Kaori….” Iniziò, leggermente imbarazzato, schiarendosi la voce, tenendo la sinistra della donna nella sua. “So che ti ho sempre detto che con questo lavoro proteggere un’altra persona…o…o… o magari anche un…un…un bambino mi sarebbe stato impossibile, ma….” Ingoiò, mentre si passava nervoso una mano tra i capelli, incapace di mantenere lo sguardo di Kaori, troppo imbarazzato per cosa le stava finalmente ammettendo: alla fine, quella battuta che aveva fatto un giorno a Saeko, sull’essere un ragazzo timido, si era rivelata veritiera.

“Vedere Miki e Umi che si sono sposati  mi ha fatto riflettere, e, ecco, vedi, da quando tuo fratello ti ha affidato a me, io è da allora che mi chiedo se fosse meglio per te rimanere al mio fianco o convincerti a vivere una vita normale, e ho vissuto nell’indecisione fino ad ora, facendoti soffrire. Ma adesso ho capito che… che voglio vivere per rimanerti accanto e proteggerti perché…”

Ingoiò a vuoto, quella parola che di uscire dalla sua bocca non ne voleva proprio sapere, ma poi fece l’errore di guardare Kaori, e rimase incantato dall’innocenza e dalla dolcezza che vide nel suo sguardo, carico di emozione.

Ritrovò la voce, le parole che gli venivano dritte dal cuore.

“Io ti amo, Kaori, e sarei onorato….sarei l’uomo più felice del mondo se tu volessi passare il resto della tua vita accanto a me!” Con espressione leggermente imbronciata, lo sguardo di un bambino che cercava di trasmettere ai genitori lo smanioso desiderio di possedere quel determinato oggetto, senza cui la sua vita sarebbe stata rovinata, Ryo guardò la giovane donna negli occhi, mentre faceva ritmicamente scorrere sulla pelle delicata il pollice ruvido. “Kaori, vuoi sposarmi?”

Il cuore di Ryo perse un battito: Kaori aveva le lacrime agli occhi, ed in quell’istante comprese che, se lui era stato onesto in quella confessione, dicendo parole che gli provenivano dal profondo dell’animo, lei in quell’istante lo era nel rispondergli.

Lo voleva. Tanto quanto lui voleva lei. Perché, allora, non potevano ammetterlo l’un con l’altra?

“Io….” La donna arrossì, ed abbassò, timida, gli occhi. “Sì.”

Col sorriso sulle labbra e negli occhi- un vero sorriso svolta, non sornione, non fascinoso, senza ombra di manipolazione- Ryo infilò l’anellino all’anulare sinistro della partner, e alzandosi in piedi la trascinò nel proprio abbraccio, e la strinse. Ragazzine applaudivano, donne sospiravano, qualcuno faceva foto, in tanti applaudivano quel romantico gesto e qualcuno lo spronava a comportarsi da uomo e baciarla.

Ryo però non dette ascolto a questi ultimi; guardò Kaori, che imbarazzata, ma col sorriso, si stringeva a lui, e come aveva fatto tanti anni prima, quando lei gli aveva dato un compleanno, felice e spensierato, leggero, le lasciò un delicato bacio sulla fronte.

Nulla di spinto, nulla di sensuale: era un contatto casto, veloce, eppure… eppure emozionò Kaori proprio come quel giorno anni prima, facendola stringere ancora di più al suo uomo, mentre, timida e impacciata, nascondeva il viso nell’incavo del collo di Ryo.

Intenerito, lui lasciò un altro bacio sulla delicata pelle della fanciulla, facendosi una solenne promessa: forse quel matrimonio sarebbe nato come una menzogna, con un secondo fine, ma lui non le avrebbe mai fatto mancare nulla. Lui l’avrebbe resa felice, trasformando quel matrimonio che lei credeva d’interesse in un vero matrimonio d’amore.

   
 
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart / Vai alla pagina dell'autore: Little Firestar84