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Autore: Abby_da_Edoras    01/05/2021    9 recensioni
Questa long fic è il sequel della mia serie di OS sulla quinta stagione di "Vikings" e, ovviamente, è la mia versione della sesta stagione della serie TV, con molti cambiamenti rispetto alla trama e alle dinamiche tra i personaggi. Aethelred è finalmente a Kattegat con Hvitserk e gli altri e si ambienta sempre meglio nella nuova realtà, purtroppo però i problemi da affrontare sono molti e inaspettati, primo tra tutti il comportamento sempre più strano di Hvitserk... Senza spoilerare la mia stessa storia, posso anticiparvi che le esperienze che i due si troveranno a vivere finiranno per separarli come coppia (non come amici) e che, pian piano, nasceranno nuovi amori... alcuni a sorpresa, altri un po' meno (credo). Insomma, il mio delirio percorrerà nuove strade!
Grazie a chi segue con tanto affetto queste mie storie e in particolare a Innai Mari, Ciuffettina, Aliseia, Elgas... e altri desideratissimi!
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono ad autori, registi e produttori della serie TV "Vikings".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Hvitserk, Ivar, Lagertha
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Cap. 14: In the dark

 

Over and over again
The snow will bring to mind
New stories to tell
About the stream of time
New eras to live
As we're passing by like the days
We'll come back to life once again

Time, hear your whispers in the dark
Every time I close my eyes
Don't dare to trick my mind and my heart…

(“In the dark” – Frozen Crown)

 

Hvitserk sarebbe stato molto felice di sapere che quella sera, dopo la riunione del Consiglio Reale, Ivar aveva convinto ancora una volta Aethelred ad accompagnarlo nella sua stanza. Quella sera, però, non aveva nessuna intenzione di lasciarlo andare, voleva rimanere con lui per tutta la notte. Aveva atteso con pazienza, osservando e mettendo alla prova il giovane Principe per capire se davvero potesse essere interessato a lui: già troppe volte, infatti, era stato usato, manipolato e sedotto per gli scopi degli altri. Freydis aveva solo finto di amarlo per uscire dalla condizione di schiava e ottenere potere e privilegi al suo fianco e Katja lo aveva sedotto per liberarsi del marito, il folle Oleg, e lui si era lasciato manipolare, non era riuscito a resistere, anche perché erano state le sole al mondo ad avvicinarsi a lui, a offrirgli una sorta di amore, per quanto interessato e morboso. Ma Aethelred non era affatto come loro!

Ivar si accorgeva sempre più di quanto il giovane Sassone fosse veramente felice di stare in sua compagnia, anzi, si illuminava tutto quando lo vedeva, lo guardava incantato e sembrava chiaramente attratto da lui. Eppure, nonostante tutto ciò, era spontaneo e diretto, non lo adulava mai, non cercava di compiacerlo: lo ascoltava, certo, stava dalla sua parte quando pensava che avesse ragione, ma era anche pronto a dirgli in faccia tutto quello che non gli andava bene di lui!

Tutto ciò per Ivar era una novità assoluta. Aveva conosciuto l’astio e la rivalità con i suoi fratelli, poi la subdola adulazione di Freydis, infine le trame infide di Oleg e di Katja per portarlo dalla loro parte. Mai nessuno si era interessato a lui semplicemente come Ivar, a ciò che pensava, che desiderava, pronto a comprenderlo ma anche a dargli contro quando se lo meritava.

Aethelred era davvero speciale e lui non se lo sarebbe fatto sfuggire; Hvitserk, come al solito, si era dimostrato uno sciocco perdendo un ragazzo del genere ma tanto peggio per lui, Ivar aveva intenzione di prendersi quel Principe così gentile e determinato e non lasciarlo mai più!

Così Ivar si fece accompagnare da Aethelred nella sua stanza e, stringendolo a sé, lo portò fino al suo letto e lo fece sedere accanto a lui.

Il Principe si sentiva molto turbato, il cuore gli batteva velocissimo nel petto e quindi, per darsi un contegno e recuperare un briciolo di dignità, decise di riprendere un argomento di cui avevano già parlato in precedenza.

“Dunque sei rimasto deluso per non aver potuto partecipare all’elezione del Re dei Norreni?” domandò ad Ivar. “Non sapevo che potessero candidarsi soltanto quelli che sono già Re o Jarl di qualche Regno…”

“Oh, no, in realtà non mi interessa veramente diventare Re dei Norreni, avrei voluto candidarmi solo per fare un dispetto a Bjorn e per dimostrare che anche uno storpio può ambire a governare tutta la Norvegia” rispose Ivar in tono vago. “Regnare, alla fine, significa principalmente caricarsi di un cumulo di responsabilità ed è solo una gran noia!”

Aethelred era sorpreso da quelle parole, aveva sempre creduto che Ivar fosse molto ambizioso e disposto a tutto pur di ottenere il potere!

“Ma dai, davvero non vorresti diventare Re? Eppure ne hai combinate di tutti i colori per ottenere il dominio di Kattegat, hai persino combattuto contro i tuoi stessi fratelli e ti sei alleato con dei nemici molto pericolosi!” esclamò, andando dritto al punto senza tanti giri di parole.

Ivar si voltò verso Aethelred con un sorrisetto, allungò un braccio e lo attirò a sé.

“Quello che hai detto mi riporta al discorso che avevamo lasciato in sospeso qualche sera fa riguardo a Freydis e Katja” disse, avvicinando pericolosamente il viso a quello del Principe. “Avevi ragione a dire che Freydis è ancora nei miei pensieri, ma questo non significa niente. Di Katja non parlo neanche, lei è riuscita a sedurmi solo perché credevo davvero che fosse la reincarnazione di Freydis…”

La vicinanza di Ivar agitava Aethelred fino all’inverosimile, gli accendeva un calore inebriante nella pancia e lo attraeva e lo atterriva allo stesso tempo. Provò ad aprire la bocca per parlare ma non ne uscì alcun suono, anzi per il Principe era già difficile riuscire a respirare!

“Fin da ragazzino io vedevo i miei fratelli divertirsi con le ragazze di Kattegat, ma nessuna si avvicinava a me, anzi sia loro sia i miei fratelli ridevano e mi prendevano in giro” iniziò a raccontare Ivar, con un’amarezza che sembrava tuttavia mitigata dalla presenza di Aethelred così vicino a lui. “Avevo poco più di diciotto anni e Freydis era una schiava quando si è mostrata interessata a me… o almeno così voleva che credessi. Non avevo mai avuto una donna e lei mi diceva tutto quello che volevo sentirmi dire, che ero speciale, che ero un dio, che meritavo di governare sul mondo intero. A pensarci ora sono stato proprio uno sciocco, sono sempre stato io quello che manipolava e ingannava gli altri, invece con lei non ho capito più niente, ho perso la testa, mi sono comportato come un ragazzino al primo amore… come in effetti ero… e ho finito per fare tutto quello che voleva lei!”

C’erano dolore e amarezza nella voce di Ivar e Aethelred poteva capirlo benissimo, certo, perché quello stesso dolore gli pugnalava il cuore ad ogni parola del vichingo, gli straziava l’anima come se la stesse facendo a brandelli. Dunque era così, Ivar era ancora innamorato di Freydis…

Il giovane vichingo, però, lesse la sofferenza e lo strazio negli occhi chiari di Aethelred, un immenso pozzo di dolore, e mutò atteggiamento. Lo strinse di più a sé e gli sorrise con dolcezza mentre riprendeva a parlare.

“Penso che tu mi possa capire bene in questo, perché anche tu sei stato un bambino trascurato e un ragazzo non amato e poi hai conosciuto Hvitserk, che è apparso come una luce nella tua vita” gli disse. “Hvitserk è stato il tuo primo amore, ti ha fatto scoprire emozioni e sentimenti che non immaginavi neanche potessero esistere, non è così? Bene, la stessa cosa è accaduta a me con Freydis. Perciò puoi comprendere che, come tu non hai dimenticato Hvitserk, neanch’io posso cancellare del tutto Freydis.”

Aethelred era confuso. Non capiva cosa c’entrasse l’esempio di Hvitserk in tutto questo perché sì, era vero, lui lo aveva amato, ma quello che provava adesso per Ivar era qualcosa di totalmente diverso, qualcosa che lo sconvolgeva totalmente, che gli bruciava il sangue nelle vene, che gli tagliava il fiato… mentre invece, a quanto pareva, Ivar provava ancora gli stessi sentimenti per la moglie morta.

“Quando Freydis mi ha tradito e vi ha fatti entrare dal passaggio segreto ho compreso la verità, quello che avrei dovuto capire già molto tempo prima: a lei non importava niente di me, mi aveva usato, mentito, manipolato e adulato per riuscire a diventare Regina, lei che era nata schiava” continuò Ivar, ma adesso non sembrava più tanto addolorato per Freydis, il suo sguardo indugiava piuttosto su Aethelred… “Sapeva bene che, se Bjorn e gli altri mi avessero catturato, mi avrebbero ucciso, mentre lei si sarebbe salvata e rifatta una vita perché mi aveva venduto. Chissà, magari avrebbe cercato di sedurre qualcun altro di voi, persino lo stesso Bjorn, per non perdere i suoi privilegi di Regina! Ma tutto questo avrei dovuto già saperlo perché a Freydis non era mai importato niente di me neanche prima: non mi aveva mai chiesto cosa volessi, cosa desiderassi, come mi sentissi. Aveva deciso che dovevo governare Kattegat perché era lei che ambiva al potere, era lei a voler essere Regina. Non sapeva che a me pesava quella corona, che io non volevo essere Re, che mi annoiavo, che non avrei voluto neanche combattere contro i miei fratelli… Io volevo un esercito, volevo essere un condottiero vichingo e andare a esplorare, invadere, razziare terre, non starmene ad ammuffire nella dimora regale di Kattegat, non dover dirimere quelle stupide questioni tra i cittadini. Io ero felice solo quando gli uomini mi acclamavano come un eroe, quando li incitavo a prepararsi per invadere l’Inghilterra… il resto era solo noia, obblighi, doveri che non ho mai cercato, ma Freydis non lo sapeva, a lei non è mai interessato Ivar Lothbrok, solo l’uomo che poteva regalarle potere e privilegi, che la faceva sentire una dea…”

“Tu progettavi di invadere l’Inghilterra?” lo interruppe Aethelred, guardandolo cupo.

Ivar cambiò subito argomento.

“Sì, vabbè, quella era un’altra storia” tagliò corto, “quello che volevo farti capire è che Freydis non mi amava, non mi conosceva nemmeno e tutto quello che c’è stato tra noi è stata una bugia. Per cui è vero, è stata la prima persona a farmi provare certe emozioni, a farmi conoscere l’amore, perciò non posso dimenticarla… ma adesso sto provando qualcosa di molto diverso e più potente per qualcuno che invece mi accetta, mi conosce nel bene e nel male, che si preoccupa di me e di quello che desidero e che… e che non si fa scrupoli a dirmi in faccia quello che non gli va bene di me!”

Il cuore del Principe riprese a palpitare impazzito. Era possibile che Ivar stesse dicendo quello che credeva? Forse era lui quella persona? No, non poteva crederci, Ivar non poteva volerlo davvero, lui era sempre stato la seconda scelta, non era possibile, sarebbe stato troppo bello e a lui le cose belle non succedevano…

“Tu… stai parlando di me?” mormorò Aethelred, con un filo di voce. Ivar aveva cominciato ad accarezzarlo e lui tremava mentre le loro bocche erano talmente vicine da potersi sfiorare.

“E di chi sennò? Del Principe Sassone che è capace di rovinare tutte le mie strategie, che non sopporta di sentirmi chiamare storpio, che riesce a vedere chi c’è dietro la maschera che indosso sempre… e che mi accetta, mi accoglie, mi ama per ciò che sono” gli sussurrò il vichingo all’orecchio, stringendosi sempre di più a lui e distendendolo sul letto, accanto a lui, incollato a lui. “Un ragazzo forte e determinato che non immagina neanche quanto mi faccia sentire bene anche solo quando battibecchiamo! Con te mi sento davvero me stesso e non devo nascondermi, non devo dimostrare niente, posso semplicemente… essere felice.”

Gli occhi di Ivar brillavano, accesi di desiderio. Cercò la bocca di Aethelred e la catturò in un lungo bacio, dapprima leggero, poi sempre più profondo e rovente, mentre il Principe cominciava a pensare che si sarebbe veramente sciolto a quel punto, che avrebbe perduto anche il minimo barlume di lucidità che gli rimaneva. Incantato e perduto in Ivar, Aethelred si lasciò fare tutto quello che il vichingo voleva, sentendo che le vesti scivolavano via, che le mani del giovane lo accarezzavano dappertutto, che i suoi baci si facevano più languidi e dolci e gli mozzavano il respiro, mentre il suo corpo era attraversato da fremiti di piacere e lui si sentiva indifeso e vulnerabile come mai prima di quel momento. Ivar lo prese disteso sul fianco, perché non poteva gravare sulle gambe, e fu lento, premuroso e gentile mentre lo invadeva e si muoveva in lui con spinte leggere. Tutto il mondo sembrò fermarsi, tempo e spazio precipitarono nel nulla mentre per Aethelred esisteva solo Ivar e il suo corpo contro il suo, dentro di lui, il suo odore, il suo sapore, le sue carezze delicate ma insistenti. Dopo un tempo infinito e meraviglioso tutto esplose in una sorta di luce abbacinante che sconvolse il Principe fino alle più intime fibre del suo essere e il suo corpo si abbandonò ad una serie di onde di piacere mai provate, intense ma dolcissime, che lo scuotevano una dopo l’altra.

Alla fine di tutto, Ivar prese il volto di Aethelred tra le mani e lo fissò con quei suoi occhi azzurri e penetranti che lo abbagliavano più del cielo luminoso di Kattegat. Lo guardò a lungo e anche lui sembrava sorpreso da ciò che aveva provato, non era mai stato così intenso prima, mai, né con Freydis né con Katja. Aethelred non lo aveva sedotto, ma il suo modo dolce e accondiscendente di abbandonarsi a lui era stato mille e mille volte più piacevole di qualsiasi gioco erotico, quello era stato vero amore, uno scambio di baci e sospiri e carezze in cui Ivar era stato coinvolto come mai prima. E gli occhi chiari del Principe erano accesi e tersi, pieni di un amore sconfinato quale Ivar non aveva mai neanche potuto immaginare. Non si era mai sentito così amato, accolto e completo. Non avrebbe rinunciato a quelle sensazioni meravigliose per niente al mondo, mai.

Baciò di nuovo Aethelred, accarezzandogli il viso e i capelli, perdendosi nel suo sapore, stringendosi a lui più che poteva per sentire il calore morbido del suo corpo.

“Tu sei mio, adesso” dichiarò Ivar in un sussurro, “e non ho nessuna intenzione di perderti.”

Smarrito e stremato, Aethelred non poté fare altro che arrendersi di nuovo a quel giovane vichingo che lo stregava.

“Non vado da nessuna parte…” riuscì appena a mormorare in risposta.

Ivar lo abbracciò di nuovo, quasi cullandolo, coprendogli il viso e la fronte di piccoli baci leggeri, fino a che entrambi si addormentarono, i corpi stretti l’uno all’altro come se fossero diventati un unico essere, le labbra di Ivar che sfioravano i capelli di Aethelred, la testa del Principe annidata nell’incavo della spalla del vichingo, al sicuro.

Quella prima notte, la prima di tante notti a venire, aveva iniziato a lenire le loro sofferenze, a curare le ferite più antiche, a unire due universi di solitudine che adesso si erano trovati, scontrati e poi incastrati perfettamente l’uno nell’altro.

Nel buio di quella notte una nuova luce di speranza e di serenità si era accesa: Ivar e Aethelred non sarebbero mai più stati soli.

Fine capitolo quattordicesimo

 

 

 

 

 

   
 
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