Cap. 14: In the dark
Over and over again
The snow will bring to mind
New stories to tell
About the stream of time
New eras to live
As we're passing by like the days
We'll come back to life once again
Time, hear your whispers in the dark
Every time I close my eyes
Don't dare to trick my mind and my heart…
(“In the dark” – Frozen Crown)
Hvitserk sarebbe
stato molto felice di sapere che quella sera, dopo la riunione del Consiglio
Reale, Ivar aveva convinto ancora una volta Aethelred ad accompagnarlo nella
sua stanza. Quella sera, però, non aveva nessuna intenzione di lasciarlo
andare, voleva rimanere con lui per tutta la notte. Aveva atteso con pazienza,
osservando e mettendo alla prova il giovane Principe per capire se davvero
potesse essere interessato a lui: già troppe volte, infatti, era stato usato,
manipolato e sedotto per gli scopi degli altri. Freydis aveva solo finto di
amarlo per uscire dalla condizione di schiava e ottenere potere e privilegi al
suo fianco e Katja lo aveva sedotto per liberarsi del marito, il folle Oleg, e
lui si era lasciato manipolare, non era riuscito a resistere, anche perché
erano state le sole al mondo ad avvicinarsi a lui, a offrirgli una sorta di
amore, per quanto interessato e morboso. Ma Aethelred non era affatto come loro!
Ivar si accorgeva
sempre più di quanto il giovane Sassone fosse veramente felice di stare in sua
compagnia, anzi, si illuminava tutto quando lo vedeva, lo guardava incantato e
sembrava chiaramente attratto da lui. Eppure, nonostante tutto ciò, era spontaneo
e diretto, non lo adulava mai, non cercava di compiacerlo: lo ascoltava, certo,
stava dalla sua parte quando pensava che avesse ragione, ma era anche pronto a
dirgli in faccia tutto quello che non gli andava bene di lui!
Tutto ciò per Ivar
era una novità assoluta. Aveva conosciuto l’astio e la rivalità con i suoi
fratelli, poi la subdola adulazione di Freydis, infine le trame infide di Oleg
e di Katja per portarlo dalla loro parte. Mai nessuno si era interessato a lui
semplicemente come Ivar, a ciò che pensava, che desiderava, pronto a
comprenderlo ma anche a dargli contro quando se lo meritava.
Aethelred era davvero
speciale e lui non se lo sarebbe fatto sfuggire; Hvitserk, come al solito, si
era dimostrato uno sciocco perdendo un ragazzo del genere ma tanto peggio per
lui, Ivar aveva intenzione di prendersi quel Principe così gentile e
determinato e non lasciarlo mai più!
Così Ivar si fece
accompagnare da Aethelred nella sua stanza e, stringendolo a sé, lo portò fino
al suo letto e lo fece sedere accanto a lui.
Il Principe si
sentiva molto turbato, il cuore gli batteva velocissimo nel petto e quindi, per
darsi un contegno e recuperare un briciolo di dignità, decise di riprendere un
argomento di cui avevano già parlato in precedenza.
“Dunque sei rimasto
deluso per non aver potuto partecipare all’elezione del Re dei Norreni?”
domandò ad Ivar. “Non sapevo che potessero candidarsi soltanto quelli che sono
già Re o Jarl di qualche Regno…”
“Oh, no, in realtà
non mi interessa veramente diventare Re dei Norreni, avrei voluto candidarmi
solo per fare un dispetto a Bjorn e per dimostrare che anche uno storpio può ambire a governare tutta la
Norvegia” rispose Ivar in tono vago. “Regnare, alla fine, significa
principalmente caricarsi di un cumulo di responsabilità ed è solo una gran
noia!”
Aethelred era
sorpreso da quelle parole, aveva sempre creduto che Ivar fosse molto ambizioso
e disposto a tutto pur di ottenere il potere!
“Ma dai, davvero non
vorresti diventare Re? Eppure ne hai combinate di tutti i colori per ottenere
il dominio di Kattegat, hai persino combattuto contro i tuoi stessi fratelli e
ti sei alleato con dei nemici molto pericolosi!” esclamò, andando dritto al
punto senza tanti giri di parole.
Ivar si voltò verso
Aethelred con un sorrisetto, allungò un braccio e lo attirò a sé.
“Quello che hai detto
mi riporta al discorso che avevamo lasciato in sospeso qualche sera fa riguardo
a Freydis e Katja” disse, avvicinando pericolosamente il viso a quello del
Principe. “Avevi ragione a dire che Freydis è ancora nei miei pensieri, ma
questo non significa niente. Di Katja non parlo neanche, lei è riuscita a sedurmi
solo perché credevo davvero che fosse la reincarnazione di Freydis…”
La vicinanza di Ivar
agitava Aethelred fino all’inverosimile, gli accendeva un calore inebriante
nella pancia e lo attraeva e lo atterriva allo stesso tempo. Provò ad aprire la
bocca per parlare ma non ne uscì alcun suono, anzi per il Principe era già
difficile riuscire a respirare!
“Fin da ragazzino io
vedevo i miei fratelli divertirsi con le ragazze di Kattegat, ma nessuna si
avvicinava a me, anzi sia loro sia i miei fratelli ridevano e mi prendevano in
giro” iniziò a raccontare Ivar, con un’amarezza che sembrava tuttavia mitigata
dalla presenza di Aethelred così vicino a lui. “Avevo poco più di diciotto anni
e Freydis era una schiava quando si è mostrata interessata a me… o almeno così
voleva che credessi. Non avevo mai avuto una donna e lei mi diceva tutto quello
che volevo sentirmi dire, che ero speciale, che ero un dio, che meritavo di
governare sul mondo intero. A pensarci ora sono stato proprio uno sciocco, sono
sempre stato io quello che manipolava e ingannava gli altri, invece con lei non
ho capito più niente, ho perso la testa, mi sono comportato come un ragazzino
al primo amore… come in effetti ero… e ho finito per fare tutto quello che
voleva lei!”
C’erano dolore e
amarezza nella voce di Ivar e Aethelred poteva capirlo benissimo, certo, perché
quello stesso dolore gli pugnalava il cuore ad ogni parola del vichingo, gli
straziava l’anima come se la stesse facendo a brandelli. Dunque era così, Ivar
era ancora innamorato di Freydis…
Il giovane vichingo,
però, lesse la sofferenza e lo strazio negli occhi chiari di Aethelred, un
immenso pozzo di dolore, e mutò atteggiamento. Lo strinse di più a sé e gli
sorrise con dolcezza mentre riprendeva a parlare.
“Penso che tu mi
possa capire bene in questo, perché anche tu sei stato un bambino trascurato e
un ragazzo non amato e poi hai conosciuto Hvitserk, che è apparso come una luce
nella tua vita” gli disse. “Hvitserk è stato il tuo primo amore, ti ha fatto
scoprire emozioni e sentimenti che non immaginavi neanche potessero esistere,
non è così? Bene, la stessa cosa è accaduta a me con Freydis. Perciò puoi
comprendere che, come tu non hai dimenticato Hvitserk, neanch’io posso
cancellare del tutto Freydis.”
Aethelred era
confuso. Non capiva cosa c’entrasse l’esempio di Hvitserk in tutto questo
perché sì, era vero, lui lo aveva amato, ma quello che provava adesso per Ivar
era qualcosa di totalmente diverso, qualcosa che lo sconvolgeva totalmente, che
gli bruciava il sangue nelle vene, che gli tagliava il fiato… mentre invece, a
quanto pareva, Ivar provava ancora gli stessi sentimenti per la moglie morta.
“Quando Freydis mi ha
tradito e vi ha fatti entrare dal passaggio segreto ho compreso la verità,
quello che avrei dovuto capire già molto tempo prima: a lei non importava
niente di me, mi aveva usato, mentito, manipolato e adulato per riuscire a diventare
Regina, lei che era nata schiava” continuò Ivar, ma adesso non sembrava più
tanto addolorato per Freydis, il suo sguardo indugiava piuttosto su Aethelred…
“Sapeva bene che, se Bjorn e gli altri mi avessero catturato, mi avrebbero
ucciso, mentre lei si sarebbe salvata e rifatta una vita perché mi aveva
venduto. Chissà, magari avrebbe cercato di sedurre qualcun altro di voi,
persino lo stesso Bjorn, per non perdere i suoi privilegi di Regina! Ma tutto
questo avrei dovuto già saperlo perché a Freydis non era mai importato niente
di me neanche prima: non mi aveva mai chiesto cosa volessi, cosa desiderassi,
come mi sentissi. Aveva deciso che dovevo governare Kattegat perché era lei che ambiva al potere, era lei a voler essere Regina. Non sapeva
che a me pesava quella corona, che io non volevo essere Re, che mi annoiavo,
che non avrei voluto neanche combattere contro i miei fratelli… Io volevo un esercito,
volevo essere un condottiero vichingo e andare a esplorare, invadere, razziare
terre, non starmene ad ammuffire nella dimora regale di Kattegat, non dover
dirimere quelle stupide questioni tra i cittadini. Io ero felice solo quando
gli uomini mi acclamavano come un eroe, quando li incitavo a prepararsi per
invadere l’Inghilterra… il resto era solo noia, obblighi, doveri che non ho mai
cercato, ma Freydis non lo sapeva, a lei non è mai interessato Ivar Lothbrok,
solo l’uomo che poteva regalarle potere e privilegi, che la faceva sentire una
dea…”
“Tu progettavi di
invadere l’Inghilterra?” lo interruppe Aethelred, guardandolo cupo.
Ivar cambiò subito
argomento.
“Sì, vabbè, quella
era un’altra storia” tagliò corto, “quello che volevo farti capire è che
Freydis non mi amava, non mi conosceva nemmeno e tutto quello che c’è stato tra
noi è stata una bugia. Per cui è vero, è stata la prima persona a farmi provare
certe emozioni, a farmi conoscere l’amore, perciò non posso dimenticarla… ma
adesso sto provando qualcosa di molto diverso e più potente per qualcuno che
invece mi accetta, mi conosce nel bene e nel male, che si preoccupa di me e di
quello che desidero e che… e che non si fa scrupoli a dirmi in faccia quello
che non gli va bene di me!”
Il cuore del Principe
riprese a palpitare impazzito. Era possibile che Ivar stesse dicendo quello che
credeva? Forse era lui quella persona? No, non poteva crederci, Ivar non poteva
volerlo davvero, lui era sempre stato la seconda
scelta, non era possibile, sarebbe stato troppo bello e a lui le cose belle
non succedevano…
“Tu… stai parlando di
me?” mormorò Aethelred, con un filo di voce. Ivar aveva cominciato ad
accarezzarlo e lui tremava mentre le loro bocche erano talmente vicine da
potersi sfiorare.
“E di chi sennò? Del
Principe Sassone che è capace di rovinare tutte le mie strategie, che non
sopporta di sentirmi chiamare storpio,
che riesce a vedere chi c’è dietro la maschera che indosso sempre… e che mi
accetta, mi accoglie, mi ama per ciò che sono” gli sussurrò il vichingo
all’orecchio, stringendosi sempre di più a lui e distendendolo sul letto,
accanto a lui, incollato a lui. “Un ragazzo forte e determinato che non
immagina neanche quanto mi faccia sentire bene anche solo quando
battibecchiamo! Con te mi sento davvero me stesso e non devo nascondermi, non
devo dimostrare niente, posso semplicemente… essere felice.”
Gli occhi di Ivar
brillavano, accesi di desiderio. Cercò la bocca di Aethelred e la catturò in un
lungo bacio, dapprima leggero, poi sempre più profondo e rovente, mentre il
Principe cominciava a pensare che si sarebbe veramente sciolto a quel punto,
che avrebbe perduto anche il minimo barlume di lucidità che gli rimaneva.
Incantato e perduto in Ivar, Aethelred si lasciò fare tutto quello che il
vichingo voleva, sentendo che le vesti scivolavano via, che le mani del giovane
lo accarezzavano dappertutto, che i suoi baci si facevano più languidi e dolci
e gli mozzavano il respiro, mentre il suo corpo era attraversato da fremiti di
piacere e lui si sentiva indifeso e vulnerabile come mai prima di quel momento.
Ivar lo prese disteso sul fianco, perché non poteva gravare sulle gambe, e fu
lento, premuroso e gentile mentre lo invadeva e si muoveva in lui con spinte
leggere. Tutto il mondo sembrò fermarsi, tempo e spazio precipitarono nel nulla
mentre per Aethelred esisteva solo Ivar e il suo corpo contro il suo, dentro di
lui, il suo odore, il suo sapore, le sue carezze delicate ma insistenti. Dopo
un tempo infinito e meraviglioso tutto esplose in una sorta di luce abbacinante
che sconvolse il Principe fino alle più intime fibre del suo essere e il suo
corpo si abbandonò ad una serie di onde di piacere mai provate, intense ma
dolcissime, che lo scuotevano una dopo l’altra.
Alla fine di tutto,
Ivar prese il volto di Aethelred tra le mani e lo fissò con quei suoi occhi
azzurri e penetranti che lo abbagliavano più del cielo luminoso di Kattegat. Lo
guardò a lungo e anche lui sembrava sorpreso da ciò che aveva provato, non era
mai stato così intenso prima, mai, né con Freydis né con Katja. Aethelred non
lo aveva sedotto, ma il suo modo dolce e accondiscendente di abbandonarsi a lui
era stato mille e mille volte più piacevole di qualsiasi gioco erotico, quello
era stato vero amore, uno scambio di baci e sospiri e carezze in cui Ivar era
stato coinvolto come mai prima. E gli occhi chiari del Principe erano accesi e
tersi, pieni di un amore sconfinato quale Ivar non aveva mai neanche potuto
immaginare. Non si era mai sentito così amato, accolto e completo. Non avrebbe
rinunciato a quelle sensazioni meravigliose per niente al mondo, mai.
Baciò di nuovo
Aethelred, accarezzandogli il viso e i capelli, perdendosi nel suo sapore,
stringendosi a lui più che poteva per sentire il calore morbido del suo corpo.
“Tu sei mio, adesso”
dichiarò Ivar in un sussurro, “e non ho nessuna intenzione di perderti.”
Smarrito e stremato,
Aethelred non poté fare altro che arrendersi di nuovo a quel giovane vichingo
che lo stregava.
“Non vado da nessuna
parte…” riuscì appena a mormorare in risposta.
Ivar lo abbracciò di
nuovo, quasi cullandolo, coprendogli il viso e la fronte di piccoli baci
leggeri, fino a che entrambi si addormentarono, i corpi stretti l’uno all’altro
come se fossero diventati un unico essere, le labbra di Ivar che sfioravano i
capelli di Aethelred, la testa del Principe annidata nell’incavo della spalla
del vichingo, al sicuro.
Quella prima notte,
la prima di tante notti a venire, aveva iniziato a lenire le loro sofferenze, a
curare le ferite più antiche, a unire due universi di solitudine che adesso si
erano trovati, scontrati e poi incastrati perfettamente l’uno nell’altro.
Nel buio di quella
notte una nuova luce di speranza e di serenità si era accesa: Ivar e Aethelred
non sarebbero mai più stati soli.
Fine capitolo quattordicesimo