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Autore: salamandergirl    01/05/2021    0 recensioni
Immaginate un mondo dove i maghi si mescolano con persone normali, senza alcuna dote speciale quanto la loro, ognuno di loro si comporta normalmente e ha un lavoro, una famiglia.
Una vita normalissima vissuta in anonimato insieme al resto della massa.
L’unica cosa, o meglio luogo, che fa ricordare ai maghi di essere tali sono le gilde: luoghi dove i maghi si riuniscono e nei quali possono manifestare la loro vera natura e utilizzare le loro doti senza alcuna paura di essere scoperti.
Ma al di fuori delle Gilde è severamente vietato usare la magia ed è anche vietato far venire a conoscenza a qualche non mago di questo mondo incantato e magico.
La nostra storia è ambientata a New York, corre l’anno 1955 quando un’avvenente ragazza di vent’anni rimane orfana di madre e padre e con la loro scomparsa sulle spalle le ricade la responsabilità dell’azienda famigliare che ormai stava in piedi dal 1851.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Lucy Heartphilia, Natsu, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 5

La villa Heartfilia si trovava nella zona residenziale di Greenwich Village, un posto tranquillo per le famiglie che non desideravano stare al centro della vita a New York ma nemmeno troppo distanti.
La casa si sviluppava su due piani ed era circondata da un giardino dove Lucy ricordava con affetto i pomeriggi a correre con i cani di suoi padre o quelli a prendere il te con sua madre sotto il piccolo gazzebo bianco.
Lucy, attualmente osservava il giardino da una finestra situata al secondo piano di casa sua, in uno dei tanti salotti di quella che da piccola chiamava Reggia, il camino era spento e davanti a esso, il suo cucciolo di Maremmano Abruzzese di nome Plue, stava sdraiato davanti al camino con gli occhi semichiusi … sentiva l’agitazione della padrona e nonostante la sua voglia di dormire stava attento a ogni movimento di lei.
Lucy superò Plue dandogli una carezza leggera e si sdraiò sul morbido divano in velluto color tiffani (aveva gettato i cuscini bianchi, che si trovavano agli estremi del divano, per terra) la schiena era leggermente eretta e il peso del busto era caricato sul braccio appoggiato al bracciolo del divano e nell’altra mano aveva un bicchiere di Barolo del 1947, un’annata eccezionale (come avrebbe detto suo padre) per uno dei suoi vini italiani migliori.
Iniziò a canticchiare una vecchia canzone mentre appoggiava il bicchiere di vino sul tavolino di vetro basso davanti a lei, e al suo posto prese una  lunga sigaretta con bocchino, se la accese e aspirò profondamente.
“Maledetto Gray!” pensò per quel brutto vizio che le aveva trasmesso nella sua adolescenza quando lei: signorina per bene, scappava dalle lezioni di pianoforte per ritrovarsi con Gray, Kana e Levy a Central park dove prendevano un hot dog (se sua mamma l’avesse saputo sarebbe inorridita) e Gray le accendeva con un fiammifero la sigaretta di lei e la sua mentre Kana sorseggiava da una fiaschetta dello schotch rubato al padre e Levy sospirava, ormai aveva perso le speranze con i suoi tre amici.
Lucy sorrise giocando con l’oggetto del suo crimine e sorrise, se sua mamma avesse potuto vederla l’avrebbe sgridata … ma pure i suoi domestici! Per quello che aveva chiesto di non disturbarla assolutamente quella sera, viveva con la speranza che l’avessero ascoltata davvero.
Che poi, sorrise amaramente, a parte alcuni domestici umani in quella casa viveva anche Virgo uno dei suoi spiriti stellari.
-Virgo …-
Soffiò Lucy e una giovane ragazza apparve davanti a lei vestita da domestica dell’800, con i capelli corti rosa e gli occhi azzurri si inchinò leggermente di fronte a Lucy allungandole con una mano un posacenere di cristallo.
-Mi ha chiamato principessa? -
-Si virgo, te e Loky avete fatto quello che vi ho chiesto?-
La bionda odiava essere chiamata “principessa”, virgo non era una sua serva o solo uno spirito stellare, prima di tutto era sua amica e voleva che si trattassero da pari; inutilmente battibeccava con Virgo su quell’appellativo ma quella sera non aveva tempo per ciò aveva questioni più serie da Risolvere. Virgo annui e appoggiò il posacenere sul tavolino, si rimise in postura eretta con le mani conginute prima di parlare.
-Io e il signor Loky abbiamo indagato per tutta la città. E abbiamo individuato delle tracce sospette di magia le abbiamo seguite ma a un certo punto sono sparite .- Lucy pensava a un sacco di cose primo tra tutte le condizioni della sua migliore amica, aveva insistito per rimanere a dormire con lei quella notte ma Levy glielo aveva vietato e dopo una dura lotta aveva ottenuto solamente la promessa di andarla a trovare alle 7.00 in punto del mattino per fare colazione insieme, avrebbe dovuto cucinare la bella bionda.
Era preoccupata e ogni tanto lanciava occhiate al telefono, era tutta la sera che lottava con la voglia di chiamarla, ormai era l’una di notte e Levy aveva il telefono in cucina. Non si sarebbe mai alzata dal letto normalmente per una telefonata figuriamoci ora con tutte quelle ossa rotte!
Sospirò amareggiata ma il suo flusso di pensieri fu proprio interrotto dal telefono che squillava, stranita si alzò convinta che fosse Levy, l’aveva nominate talmente tante volte nella mente che era convinta che Levy l’avesse percepita e la stesse chiamando … magari era andata in cucina a fare qualcosa e aveva avuto la voglia di chiamarla.
Sollevò la cornetta e la mise vicino all’orecchio.
-Pronto, sono Lucy Heartfilia.-
Non poteva sapere se era veramente Levy, quindi disse chi era chiaro e tondo con un piccolo accento di noia, così da far intuire all’interlecutore (se non fosse levy) della telefonata inopportuna.
-LUCY! Sono io Wendy Marvell. Non essere arrabbiata per questa telefonata a tarda ora. Non ti avrò mica svegliato!.-
Lucy sorrise materna e prese il telefono con una mano mentre con l’altra teneva la cornetta,  scavalcò con un saltello il suo fidato cane, Plue,  e si risedette sul divano.
-Sono sempre felice di sentirti Wendy! Ma non è un po' tardì? Tua mamma lo sa di questa telefonata?-
-Certo è stata lei a chiedermi di telefonarti …. Aspetta te la passo! ….-
Si sentì uno scrosciare, uno spostamento poi la risata di Grandine.
-Oh scusa Lucy, le avevo chiesto di chiamarti domani mattina.-
-Non si preoccupi grandine ero ancora sveglia a terminare del lavoro.-
Mentì, non poteva mica dirle che stava pensando alla sua amica che era stata picchiata da un drago e della guerra imminente.
-Oh, allora sarò sbrigativa. Domani sera sono costretta a dare un ricevimento per quei vecchi di wall street. Non volevo assolutamente darlo, sai che noia! Ma alla fine sono stata convinta. Sarà una cosa da poco, ci saranno solo amici intimi ed è stato organizzato in poco tempo. Ci terrei che tu venissi. Oltre che mi sei estremamente simpatica e rallegreresti la mia serata ma anche perché saresti l’unica giornalista presente e potresti scrivere un articolo in esclusiva!-
Lucy rise, grandine era una donna molto rispettata nel mondo della finanza … possiamo dire che teneva in mano tutta wall street e la borsa americana. Però anche lei doveva stare sotto il volere dei “veterani”.
-Ma certo Grandine. Sarà un onore per me partecipare alla tua festa.-
 Da una parte le parole di Lucy erano vere, lei oltre ad essere una maga era una giornalista e sperava di poter mettere in pausa l’altra parte della sua vita.
-Perfetto tesoro, vestito formale e non sai allergica a nulla vero?-
-A meno che non mi metti delle mimose nel piatto andrà tutto bene!-
Grandine rise e salutandola calorosamente chiuse la chiamata e Lucy si allungò sul divano, osservò un’ultima volta il telefono e prima di addormentarsi con il russare di Plue come sottofondo ripensò un’ultima volta a Levy.

***

-L’Auryn?-
Chiese Levy mentre il dragone camminava per il suo salotto con quel ghignò stampato in faccia.
-Si esatto gamberetto. Se ti fa piacere puoi chiamarlo anche pantakel, il gioiello o lo splendore. È un amuleto che mi è stato sotratto trentotto anni fa dalla tua famiglia e lo rivoglio.-
Levy, aggrappandosi al tavolino basso del soggiorno si mise seduta sopra di esso sconcertata da quelle affermazioni. I Mcgarden non erano ladri e nemmeno i Robinson.
-Non siamo certo Ladri Drago. E poi … ehi! Cosa diamine fa?!-
Urlò levy vedendo Gajeel aprire i cassetti e rovesciarli a terra.
-Continua pure a blaterale ma so che lo possiedi! O per lo meno potrai riportarmi da lui.-
La ragazza osservava sconcertata il macello che creava il suo indesiderato ospite, non sapeva come fermarlo. Era pietrificata dalla paura però non poteva nascondere che lentamente quest’ultima stava lasciando spazio a una furia ceca. Prese in mano Il suo pennino ed era pronta ad affrontarlo ma il Drago improvvisamente si fermò. Il braccio alzato con un cassetto in mano e nell’altra una foto.
Anche se la foto era in bianco e nero Levy sapeva benissimo il colore degli occhi, dei capelli e ogni altro singolo elemento della donna in foto.
Gajeel fece cadere il cassetto e lentamenteportò anche l’altra mano sulla foto e con le dita accarezzò quel viso che, come ricordava gajeel, aveva un colorito color pesca. Oh la ricordava bene quella donna, in foto portava i capelli raccolti e mostrava le orecchie piccole a sventola che lei tanto odiava, i suoi grandi occhi risplendevano (si poteva ben notare anche con quei colori) e portava un vestito arancione lungo fino alle caviglie. Beh levy non sapeva il colore del vestito ma Gajeel si perché era stato lui a scattare la foto.
-Beh forse se  mi dite come è  fatta questa “cosa” la potrei aiutare ad andarsene velocemente da casa mia!-
Gajeel rimise la fotografia al suo posto, emise un grugnito e si voltò verso la piccoletta.
assomigliava molto alla ragazza nella foto, gajeel lo doveva ammettere, in fondo c’era da aspettarselo … era la nipotina della sua Belno.
Da Belno Levy aveva ereditato la forma e il colore degli occhi, di quel castano che ricordava il colore di una castagna, la forma del naso piccolo e aggraziato, la forma delle labbra a “cuore” e infine il fisico snello e minuto della donna. Gajeel si ricrdò della piccola Ania la figlia di belno, era la fotocoppia della madre…
-Osserva.-
Gajeel indicò la foto di belno e levy si concentrò sul medaglione che la donna portava sul collo, doveva essere di un colore chiaro dato il colore che aveva nella foto ed era composto dalla raffigurazione di due serpenti che si mordono le code. Levy se lo ricordava bene, ci giocava spesso quando lo trovava sul comò nella stanza da letto di sua nonna.
-Quel medaglione state cercando?-
-Esatto gamberetto.-
Le guance di levy si colorarono di rosso per un misto di imbarazzo e rabbia datogli da quel soprannome che gli aveva dato il rago ma non osò rispondere a tono come avrebbe voluto, ignorò quel soprannome e osservò il ragazzo.
-Era un vecchio pezzo di metallo che mio nonno regalò a mia nonna prima i andare in guerra.-
-Che bugiarda quella donna, la sotratto a me anni fa. È un potente oggetto magico che rivoglio.-
Levy incrociò le bracia al petto.
-Toglimi una curiosità. Come fai a sapere che io sono la nipote di quella donna? Magari ho quella foto per altri motivi!-
Gajeel sbuffò nuovamente e si grattò la nuca, quella piccoletta lo stava annoiando … forse avrebbe dovuto romperle un braccio e avrebbe parlato subito, cancello dalla sua mente la buona, a parer suo, idea e decise di risponderle.
-Non si può mentire al fiuto di un drago, ho sentito subito che avete lo stesso odore. Senti piccolina non ho tutta la notte. Dimmi dove si trova l’auryn o quella vecchiaccia e me ne vado.-
Levy divenne rossa di rabbia.
-SENTI BUZZURRO!-
Urlò indicandolo mentre nell’altra mano agitava la sua penna magica.
-Entri in casa mia senza permesso neel bel mezzo della notte, mi minacci e in più contiamo il fatto che mi hai rotto una gambaper dimostrare “quanto sei forte” e vuoi che ti dica dove una signora di sesantasette anni abita?! Ma te me la uccidi mia nonna se ti dico dove si trova! Piuttosto ammazza me e facciamola finita! Solid Script Jail!-
Urlò a pieni polmoni levy e scrisse la’ultima parola pronunciata in aria e questa si andò a schiantare davanti ai piedi di Gajeel formando una piccola cella in ferro che lo imprigionò.
Levy esultò per averlo intrappolato e saltellò verso il telefono in cucina e cercò di comporre il numero della sua amica Lucy. Ma due possenti braccia la presero per la vita e la alzarono da trenta centimetri dal pavimento e la ragazza urlò terrorizata.
-Se non vuoi capirla con le buone allora la capirai con le cattive.- Sentenziò mentre si caricava levy su una spalla mentre la ragazza urlava epiteti poco carini al dragone di ferro. Gajeel passò accanto alla cella che Levy aveva fatto per lui e la ragazza vide le sbarre di ferro con dei segni simili a … morsi? Allora era vero che i draghi mangiavano gli elementi che componevano la loro magia. Smise di urlare e si abbandonò al suo rapitore e con la penna ancora in mano scrisse velocemente delle rune che si posizionarono sul pavimento prima che gajeel le strapasse di mano il pennino e lo spezzasse a metà. E poi i due sparirono.
…sakura sakura
noyama mo sato mo
mi-watasu kagiri
kasumi ka kumo ka
asahi ni niou
sakura sakura
hana zakari … -
La voce che cantava era così dolce e mansueta che tranquilizzava il cuore di Gray che nel bel mezzo della notte si era svegliato per via di un incubo. Urrutia sapeva bene come tranquillizzarlo, bastava il suo dolce canto e Gray tornava come un bambino calmo e in pace con se stesso. Ormai la donna poteva fare solo quello, la terribile malattia che l’aveva colpita la rendeva debole come un gattino appena nato e così non poteva permattersi di lavorare e di aiutare gray a pagare l’affitto e le varie spese della loro casa. C’erano giorni, quei giorni che lei chiamava “terribili” che la stanchezza e il dolore prendevano possesso di tutto il suo corpo e anche solo alzare il capo dal cuscino risultava faticoso per lei. E altri giorni dove il dolore non c’era e la stanchezza era poca e in quei giorni le piaceva rammendare gli abiti di Gray, cucinare (anche se spesso lo faceva da seduta perché se stava in piedi per troppo tempo le gambe le cedevano) e cantare.
Oh, l’unica gioia che era rimasta era poter cantare poiché poteva aiutare Gray a superare i suoi incubi.
Ultimamente si era accorta che cantare le provocava ancora più stanchezza al suo corpo, anche se erano giorni dove “stava bene”. La gola iniziava a dolerle dopo qualche minuto, la bocca si seccava in pochissimo tempo e il petto iniziava ad avere dei crampi. Gray non lo sapeva e Urrutia non glielo avrebbe detto, non poteva togliere quell’unica gioia al suo amato si limitava a cantare canzoni brevi oppure a prendere più pause del dovuto e gray non se ne accorgeva. Non perché fosse tonto ma perché non conosceva l’andamento delle canzoni Giapponesi così bene.
Gray si mosse dalla sua posizione e si mise di lato per ascoltare meglio sua moglie, gli occhi semichiusi per poter rimirare il suo pallido volto che lui trovava ancora bellissimo nonostante fosse un po' dimagrito a causa della sua “misteriosa” malattia. Urrutia era sempre stata dotata di una bellezza unica nel suo genere, con lugnhi capelli corvini dai riflessi violacei e occhi di un marrone così intenso che poteva essere scambiati per due pietre di ossidiana, un fisico molto sinuoso e formoso ma soprattutto urruta aveva un atteggiamento dignitoso che la rendeva ancora più bella agli occhi degli uomini ed era stato proprio quell’atteggiamento che l’aveva fatta notare da Grey in quella casa da tè a Tokyo.
-La tua voce è così bella.-
Disse semplicemente gray e urrutia allungò faticosamente la mano e la appoggiò al viso di gray accarezzandolo.
-Era una delle canzoni che mi chiedevano spesso all’okiya.-
-Davvero?-
Gray appoggiò la sua mano su quella di urrutia, era davvero troppo fredda.
-Sì, soprattutto voi occidentali. Conoscete solo questa come canzone “tipica”giapponese?-
Chiese terminando la frase con una risata delicata.
-No, però mi piace tanto. Mi ricorda quando sono entrato all’Okiya e ti ho vista.-
Rispose più composto Gray alzandosi dal letto prendendo dal comodino un pacchetto di sigarette e si avvicinò alla finestra.
-Mi Ricordo bene quando ci siamo incontrati, anche perché l’indovino mi aveva predetto che nel giovedi della seconda settimana di aprile sarebbero arrivati viaggiatori da terre lontane e che avrebbero cambiato il mio destino.
-Voi geishe siete troppo superstizione, non potete affidarvi all’oroscopo per sapere se al mattino vi dovete alzate con il piede destro o con quello sinistro.-
-Intanto il vecchio indovino Hades non ha mai sbagliato e non mi ha mai consigliato erroneamente. Devi credere di più negli astri.-
-Gli astri hanno forse predetto quella tua dannata malattia?!-
Silenzio.
Il sorriso di Urrutia si smorzò e Gray si mise a guardare insistentemente fuori dalla finestra trovando molto interessante il lampione vicino a casa sua con la lampadina bruciata, aveva alzato la voce e aveva dato voce al suo dolore e non avrebbe dovuto.
-Gray, ci siamo sposati molto giovani … sette anni di matrimonio. Questa malattia mi è stata imposta dagli dei come punizione e io la porterò con orgoglio e combatterò fino alla fine che … si sta avvicinando.-
Rispose Urrutia con sguardo fiero.
-Allora perché non ha me? Non hai fatto niente per meritartela se qualcuno deve essere punito dovrei essere io!.-
Rispose gray spegnendo con forza la sigaretta nel posacenere, l’aria iniziò a raffredarsi e il posacenere si ricoprì di uno sottile strato di ghiaccio.
-I kami operano in modi misteriosi … ne tu ne io abbiamo il potere di cambiare il fato degli uomini. Ne tanto meno il mio di fato.-
Urrutia fece forza nelle sue gambe e con estrema fatica si alzò, strisciando i piedi sul freddo pavimento si avvicinò a Gray che testardamente guardava fuori dalla finestra senza voltarsi e lentamente dalle se mani si diramava della brina che ricopriva ogni cosa accanto a lui. La donna sentiva il freddo pungente dell’uomo e lo ignorò allacciando le braccia intorno al suo torace e incastrando il suo generoso petto coperto con una vestaglia da notte color porpora alla schiena muscolosa e nuda di lui.
-Gray ne avevamo già parlato. E poi gli Dei hanno in serbo un grande futuro per te, in fondo sei un loro figlio.-
-Io non sono figlio di nessun Dio Urrutia.-
sbuffò l’uomo posizionando una mano su quella della donna.
-Voi creature magiche siete tutte figli dei Kami, per questo siete così speciali e possedete la … magia. Però tornanado all’altro discorso … Sarei pure io scontrosa se fossi in te ma io ora voglio, egoisticamente, che tu pensi a me. Lo so bene che non mi rimane molto tempo e voglio mio marito accanto e ti chiederei di essere meno scorbutico.-
Finì la frase sorridendo.
-Hai una voce così bella, canta per favore per me.-
Urrutia sorrise nuovamente e ricominciò a cantare.
***
Pantaloni.
Che parola sublime per Lucy, e che capo di abbigliamento comodo.
Proprio quella mattina Lucy li aveva scelti per camminare comodamente per Central Park, erano color panna e li aveva abbinati a una camicia nera a maniche corte con dei pois bianchi e le ballerine che indossava ai piedi, che richiamavano il colore della camicia, la facevano camminare sulle nuvole. Si sfiorò i propri “riccioli scolpiti”, ne era proprio entusista, era stata ripagata quelle due ore di sofferenze dove Virgo maneggiava con le sue ciocche di capelli e i bigodini!
La bioda camminava per central park, nella mano destra teneva il guinzaglio dove l’altra estremita era legata al collare di Plue, il suo “cucciolo” (come amava definirlo lei) di 37kg e nell’altra teneva una busta con all’interno due caffè, tutti e due macchiati, e un paio di ciambelle per lei e la sua amica.
-Levy non vedrà l’ora di mangiarli! Forza Plue che siamo in ritardo.- effettivamente erano le 7.30, era in ritardo ma era stato fatto per una buona causa … per prendere la colazione. La casa di Levy distava ancora 15 minuti a piedi e Lucy decise di accelerare il passo e Plue la accontentò così tanto che iniziò a correre e Lucy fu trascinata dal suo cane per alcuni metri.
La bionda urlava e non capiva cose le fosse preso a Plue, mise male un piede nella foga della corsa e inciampò lasciando volare in aria la busta con la colazione e nell’altra lasciò il collare.
Si preparò all’impatto con il suolo e, con l’idea di ritrovarsi una meravigliosa ferita sulla fronte, mise le mani davanti alla faccia per non picchiare duramente la fronte ma qualcosa, o meglio qualcuno la salvo dal suo incontro con il terreno.
Due mani la agguantarono alla vita e miracolosamente la rimisero in posizione eretta, Lucy ancora titubante mosse lentamente le braccia dalla fronte e voltò il capo per ringraziare il suo eroe.
-Natsu!-
Disse sorpresa dimenticandosi delle buone maniere, il ragazzo era li davanti a lei con un sorriso genuino a decorare il viso e i capelli rosa nascosti sotto il cappello.
-Che strane coincidenze signorina heartfilia, ritrovarsi tutti e due al parco a quest’ora! Le ho evitato una bella cicatrice alla sua fronte.-
-Oh beh … la ringrazio signor Dragneel.-
Disse con le guance rosse dall’imbarazzo mentre si abbassava a recuperare la busta con i caffè ormai rovesciati.
-Mi sa che dovrò gettare tutto.-
e gettò il tutto in un bidone della spazzatura accanto a lei e iniziò a guardarsi attorno alla ricerca del suo plue.
-Ehm posso chiederle che cercate tutta agitata?-
Chiese curioso Natsu cercando di rimanere serio mentre dentro di lui stava morendo dalle risate nel vedere quella piccola umana tutta agitata e imbarazzata.
-Oh, magari mi potete aiutare! Mentre cadevo non avete visto un cucciolo di cane correre in quella direzione?-
Natsu scosse la testa amareggiato.
-Mi dispiace signorina no, stavo passeggiando cercando la mia … ehm … Sorella! Si mia sorella e vi ho vista in lontananza mi sono avvicinato e sono arrivata qua mentre stavate cadendo.-
Rispose Natsu, Lucy mosse il capo in ogni direzione con sguardo allarmato per il suo piccolino.
-Scusa Natsu ma devo andare a cercare il mio cane.-
Disse Lucy prendendo il sentiero a destra lasciando natsu piacevolmente sorpreso dal “tu” che la ragazza aveva usato con lui, sollevò il volto e socchiudendo gli occhi.
-Signorina, mi è sembrato di vedere un cane laggiù forse è il suo.-
Urlò Natsu prendendo il sentiero rivolto davanti a se, aveva captato un odore che gli ricordava Lucy, doveva essere il suo cane. In poche falcate arrivò a una nuova biforcazione e si lasciò guidare dall’odoresentì anche che la biondina lo seguiva e continuava a chiedergli cosa aveva visto di preciso ma natsu non rispose.
Si fermò solo quando vide un cane ENORME, che non aveva nulla del “cucciolo indifeso” che Lucy descriveva prima.
-Signorina Heartfilia mi scusi, ho sbagliato non credo che quello sia il suo …-
-PLUE!!-
Urlò gioiosa Lucy correndo verso il suo cane che stava seduto sotto un’albero con un wuster in bocca e la coda che si muoveva nell’aria come una frusta.
Natsu osservò la scena e ancor prima di chiedersi come un cane alle 7 del mattino abbia trovato un wuster in mezzo a central park si chiese come quel cane enorme poteva essere la “piccola bianca palla di pelo” che la ragazza descriveva pochi attimi fa.
Certo aveva un sacco di pelo ed era bianco ma non aveva nulla di piccolo se non gli occhietti neri che si ritrovava sul muso, nella sua mente aveva pensato a un chiwawa, un pincher o un bassotto (lucy sembrava una tipa da bassotto) ma mai un maremmano!
-Oh grazie signor Dragneel! Anzi se mi permette Natsu, grazie per avermi aiutata. Ma ora scusami ma sono in ritardo: ho un appuntamento con una mia amica e devo pure andare a ricomprare la colazione.-
Natsu sbiancò e si parò di fronte a lei con un sorriso dannata mente bello quanto finto.
-Lucy! Insisto ad accompagnarti a prendere la colazione! Anche perché io non l’ho ancora fatta, mi permetti di accompagnarti?-
Lucy guardò al polso l’ora 7.45 Levy si sarebbe arrabbiata da morire, però non poteva rifiutare un invito da colui che l’Aveva aiuta a ritrovare Plue.
-Va bene andiamo.-

****

Makarov con gli anni deambulava sempre con più fatica, per ora grazie a un bastone poteva correggere un po' la sua postura e affidarsi a esso per ogni passo. Ma sapeva ben presto che se quella guerra con i draghi non l’avesse ucciso avrebbe dovuto utilizzare una di quelle sedie con le rotelle per continuare a muoversi indipendentemente. Si perché Makarov anche con i suoi 88 anni si sentiva ancora un giovincello, la testa funzionava perfettamente e il suo corpo, a parte la camminata, non aveva alcun problema.
Poteva aspirare ancora a cinquant’anni di vita se non addirittura cento con ancora tutta quella magia che gli scorreva nelle vene.
Sorrise beffardo mentre camminava lungo il marciapiede per raggiungere il numero 53 di Christopher Street.
-Signor Dreyer che ci fa in giro a quest’ora?-
-Oh Hibiki, Ren e il piccolo Eve! State tornando da Bob?-
Sorrise Makarov incamminandosi con i tre Camerieri di Lamia scale, tre maghi che però appartenevano a Blue Pegasos una gilda ambasciata del Regno Unito.
-Si, abbiamo appena terminato di lavorare e volevamo andare al Bar prima di tornare a casa.-
Disse Hibiki cercando di non entrare nel vivo del discorso, sembrava che solo loro 4 fossero in strada ma era meglio essere vaghi, magari qualche umano era nascosto nel buio della notte.
-Deve parlare con Bob?-
Chiese il più giovane dei tre, Eve.
-Esatto ragazzo! Devo parlare di qualcosa d’importante con Bob.-
Finito la frase videro il locale, un monumento dove una facciata era costituita da mattoni rossi con una vetrata dove una mano esperta aveva scritto sul vetro “Stonewall”.
Il gruppetto entrò e data l’ora tarda non c’era nessuno se non una coppia che stava pominciando in fondo al locale su un divanetto fucsia e un uomo anziano che stava dietro al bancone.
L’uomo era calvo, possedeva piccoli occhietti color nocciola messi in risalto dalle lunghe ciglia finte e dell’ombretto fucisia, le guance avevano un colorito rosso donato dal Blush e le labbra di un rosso cremisi.
-Buonasera amico mio.-
Disse sedendosi al Bancone Makarov e l’uomo dietro al bancone sorrise e prese di peso l’amico appiccicandoselo al torace abbracciandolo.
-OH MAKAROV CARO!! DA QUANTO TEMPO .. Oh sei sempre un bell’uomo nonostante l’età caro mio. Mh dovresti proprio farti una tinta, guarda questi capelli biancasti.... no amico mio conciato così sembri proprio un vecchietto! Come .., cosa stai dicendo non respiri? Ah Scusa.-
Lasciò andare l’amico che iniziò a respirare avidamente l’aria, pensava di morire tra le braccia di Bob.
Bob osservò dietro la schiena dell’uomo e notando anche i tre ragazzi gli andò incontro,  li abbracciò uno a uno e in modo civettuolo iniziò a parlare con loro.
Ad ogni suo movimento il vestito viola che indossava svolazzava scoprando ogni tanto le “mutandine” rosa che tanto Bob adorava e mentre ascoltava  i ragazzi parlare con le mani si aggrappava alla sua collana a cerchio color oro, Makarov mentre lo osservava gli ricordava una ragazzina alle prese con la prima cotta, nessuno si asettava che Bob avesse solo 2 anni in meno di lui e che avesse un compagno che lo aspettava tutte le sere con pazienza a casa.
“Quell’uomo deve essere un santo per stare accanto a Bob.” Pensò sospirando Makarov.
Bob incitò i 2 ragazzi che si baciavano con passione a uscire dal locale e di ritornare domani sera perché erano proprio belli e voleva offrirgli da bere, poi chiuse il portone in legno, sfiorò la maniglia dorata che emise un rumore di serratura.
-Ora a meno che non ci sia qualche essere magico che alle tre di notte vuole entrare in un bar Gay, nessuno ci disturberà.-
Sorrise Bob avvicinandosi al Bancone e si sedette accanto a Makarov, schioccò le dita e dalla sua schiena comparverò piccole ali bianche che si muovevano a scacchi.
-Ah, ho le ali tutte indolenzite. Le nascondo da tutto il giorno.-
Hibiki, Ren e Eve salutarono i due uomini e salirono le scale per andare a dormire, nei piani superiori c’erano numerose stanze nascoste dalla magia.
Makarov osservò attentamente quel locale, ricordava ancora bene quando è arrivato lì per la prima volta con Bob che tutto entusiasta glielo faceva vedere, non vedeva l'ora di rinnovarlo. Certo al tempo era una catapecchia realmente i muri erano tutti scrostati il pavimento era quasi inesistente e le scale erano davvero paurose mancavano pezzi di legno e anche la ringhiera non era messa bene ma con il tempo grazie alla buona volontà di boob e anche a un pizzico di magia quel locale prese vita e divenne uno dei più famose New York nell'ambito della comunità LGBTQ+.
Era molto fiero di Boob di quello che era riuscito a creare, era sempre stato il suo sogno creare un luogo in cui tutte le persone etero o gay potessero trovarsi a proprio agio e vivere liberamente, Bob era una drag Queen molto famosa nel regno magico e il suo compagno lo appoggiava in ogni sua scelta ed era un comune essere umano senza poteri magici.
Nonostante tutto quello che aveva dovuto patire per essere se stesso, in quella New York anzi, in quel mond, Boob ora poteva dirsi felice e si era realizzato.
Makarov era preoccupato, chissà come avrebbe appreso la notizia di una imminente guerra. 
-Boob dobbiamo parlare di una questione molto importante.-
Pronunciate queste parole il master di Blue pegasus assunse un'aria seria che stonava  un po' con il eccentrico trucco e l'aria giuliva che assumeva quotidianamente.
Eh sì, anche il frivolo master sapeva essere serio quando voleva, anzi quando ne era necessario.
-Dimmi tutto Makarov, dalla tua faccia non penso che siano buone notizie.-
***
 - Ah quindi anche tu Natsu sei stato invitato Questa sera al ricevimento di Grandine. -
Natsu sorrise, dopo il loro incontro avevano deciso di andare in una caffetteria fuori dall’entrata est di centarl Park dove si erano seduti a uno dei tavolini accanto alla porta del bar ad aspettare l'ordine d'asporto.
Plue sonnecchiava placidamente sotto il tavolino mentre la padrona giocchicchiava con la mano destra con il guinzaglio, Natsu trovò quel movimento di mani davvero adorabile anzì, pensandoci tutto quello che vedeva in Lucy lo categorizzava come "adorabile", per esempio come l'abitudine della ragazza di giocare con la ciocca di capelli che le ricadeva sul lato destro del volto.

A Natsu era sfuggito che quella stessa sera sarebbe dovuto andare a una cena d'affari, anche se gli "affari" umani non centravano per niente con quello di cui avrebbe dovuto discutere con Grandine ma Lucy non lo sapeva.
Durante quel discorso aveva appreso che anche Lucy quella sera sarebbe andata a un "party" d'affari e così il bel principe dei draghi menzionò Grandine e da lì aveva appreso che anche la maga bionda era stata invitata da Grandine.
- Che coincidenza Lucy, non credeva che la conoscessi.-
-Questo dovrei dirlo io! Io e Grandine ci conosciamo da moltissimo tempo era una delle piu care amiche di mia madre. Suo marito, pace all'anima sua, era un socio d'affari con mio padre, non dico che erano amici poichè quando ci sono di mezzo i soldi non so quanta amicizia ci sia in realtà ...-
Disse Lucy sorridendo, poco dopo l'ordine fu pronto e Natsu si offrì di tenere lui in mano le buste della colazione e di accompagnarla a casa della sua amica, Lucy teneva semplicemente il guinzaglio di Plue e così si diressero verso la casa di Levy.

La bionda era abbastanza convinta che Levy l'avrebbe uccisa per il mostruoso ritardo, con questa paura nel cuore Natsu si propose di essere lui a chiedere scusa a Levy addossandosi completamente la colpa del ritardo di Lucy; la bionda aveva provato a dissuaderlo dall' idea ma lui si riteneva responsabile visto che aveva chiesto a Lucy di fai compagnia mentre lui faceva colazione e lei beveva un cappuccino e anche perché si erano messi a parlare del più del meno e il tempo era passato infatti ormai l'orologio di Central Park sia alle 9.
Almeno, questa era la scusa detta a Lucy, in realtà Natsu sapeva benissimo del rapimento di Levi, ora si trovava nel suo appartamento insieme a Juvia! Era uscito di corsa quella mattina proprio per impedire la bionda di scoprirlo oppure, come stava facendo, essere presente alla scoperta in modo di poter aiutare la ragazza e per coprire le tracce di Gajeel.
-Beh Lucy non ci crederai mai ma grandine è mia zia. E' la sorella più piccola di mio padre, sono anni che non lo vedo e visto che tutti e due lavoriamo nel mondo della finanza ho colto l'occasione per vederla! Ha detto che sarà una cena davvero noiosa, almeno ci sarà il suo caro nipotino che migliorerà l'umore della serata.-
-Sì anche grandine più o meno mi ha invitato per lo stesso motivo, ha usato come scusa quella di darmi l'esclusiva sulla serata. Ma in realtà mi ha confessato che sarà  davvero un mortorio con tutti quei vecchiacci di wall streat. Solidarietà femminile. E poi ci sarà anche la piccola Wendy che non vedo l'ora di vederla!-
Lucy a quelle parole fece un saltello tanta era la felicità che aveva in corpo, non vedeva davvero l'ora di poter rivedere quella bambinetta che tanto le stava simpatica, la considerava come una sorella.
Era stata proprio Lucy a insegnare un sacco di cose e moltissime volte la accompagnava a scuola visto che, ai tempi, Lucy frequentava un liceo all'interno di un comprensorio privato che teneva anche un asilo e le elementari.
Wendy era una bambina davvero sveglia per la sua età, ora aveva 13 anni e frequentava le scuole medie ma la sua intelligenza spiccava in mezzo ai suoi compagni sopratutto per via del suo amore verso la medicina, il desiderio della ragazzina era di diventare un chirurgo e di poter salvare molte vite, desiderio realizzabile anche se di medici donna, purtroppo, c'è n'erano ancora troppo pochi all'epoca.
-Già la piccola Wendy, l'ultima volta che l'ho vista era un cucciolo …-
Detta quella parola Natsu si allarmò, bloccò la frase e guardò Lucy che stava annuendo a quelle parole interessata al discorso. 
-Purtroppo cuccioli si rimane ben poco, va già le medie.-
Il rosato sospirò di sollievo, era fortunato che lui aveva capito in quel senso cucciolo. In realtà al momento si riferiva a quando 150 anni prima era nata, se la ricordava ancora: Con la testa squamosa che usciva dal suo uovo, grande quanto un fagiolino (per la stazza di un drago maturo), con delle squame che sfumano dal bianco al rosa era davvero un amore di sicuro Grandine teneva ancora cocci del suo uovo da qualche parte, era un usanza delle dragonesse madri conservarle.
-Ridendo e scherzando siamo arrivati!-
Disse Lucy indicando una palazzina dai mattoni rossi.
-Quale è l'appartamento della tua amica?-
Le chiese Natsu annussando l'aria intorno, poteva sentire l'odore di Laxus vecchio di mezz'ora ... aveva fatto bene a intrattenerla.
-Il 5B, però non le citofono ... sai ha le stampelle è .... caduta a lavoro!-
Così la bionda suonò al primo citofono, dopo un'attimo sentì una voce assonata uscire da lì e quando Lucy si presentò la voce cambiò colore diventando furiosa contro la ragazza, a quanto pare la conosceva bene ed era stanca che la citofonasse per entrare e che doveva rompere le scatole a Levy ma non a lei, finita la sfuriata aprì il portone facendoli entrare.
-Ma chi è?-
Chiese Natsu curioso vedendo Lucy iniziare a fare le scale sorridendo.
-La signora Aizawa? E' una gattara che vive in quell'appartamento ... si esatto quello li al piano terra. Di solito le citofono quando Levy non è in casa e si arrabbia sempre ma in fondo mi adora ...-
Il respirò iniziò a farsi affannoso alla quinta rampa di scale.
-Tutti gli anni, a natale, le regalo sempre qualcosa e lei anche se all'inizio era titubbante ora accetta sempre i miei regali.-
Arrivati al 5° piano Lucy si mise a bussare sulla prima porta che videro ma non ricevettero risposta.
-Che strano ....-
-Hey Lucy, guarda che stai pestando un foglio.-
Lucy alzò il proprio piede e ritrovò sullo zerbino una lettera.
-Mh .... è una lettera di Levy .... dice che è partita con la prima corriera per andare da sua nonna.-
Lucy storse il naso dubbiosa, l'avrebbe sicuramente chiamata non sarebbe andata via così senza dirle nulla ma Natsu iniziò a parlarle con quel tono carezzevole e dolce che la convinse che davvero Levy fosse andada in campagna dalla sua vecchia nonna, Belno e così si fece trascinare via e mettendo lettera in tasca trascorse la mattinata con Natsu; per stare più sicura quel pomeriggio avrebbe cercato di contattare la nonna di Levy.

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NOTE DELL'AUTRICE
Ciao a tutti!
*Tutti iniziano a lanciarle addosso della verdura marcia*
Cos ...? AIUTO! FERMI!
Abbiate pietà per la mia anima, mi dispiace davvero tanto essere sparita nel nulla per due anni .... ehm non era mia intenzione. è proprio volato il tempo ahhahahah.
Possiamo dire che il 2020 non sia stato un anno normale così come il 2021, l'inizio dell'università e del coronavirus ... è stato troppo e mi ha portato ad allontanarmi da EFP, dalle mie adorate fanfiction.
Vichiedo davvero scusa, la storia continuerà!
A chi non ci credeva più ecco il nuovo capitolo, conto di aggiornare ogni fine settimana perchè la storia è scritta (non del tutto ma ho scritto diversi capitoli) e nella mia mente ho già il finale, che però potrebbe cambiare chi lo sa ahahahahaha.

Ah, se qualcuna fosse interessata cerco una buona anima pia che mi possa aiutarmi come Beta, tra lavoro, esami universitari e altro mi riesce difficile poter rivedere benissimo i capitoli infatti mi scuso per gli ORRORI ORTOGRAFICI.

Detto ciò torno nel mio piccolo antro a lavorare, grazie tantissimo a chiunque deciderà di continuare a leggere e a supportare questa storia.
Grazie veramente.



 
   
 
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