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Autore: Rack12345    01/05/2021    1 recensioni
[Completa]
Questa storia è ambientata dopo Captain America: Civil War. Dopo la partenza di Bucky per il Wakanda e dopo svariati mesi, gli Avengers si sono riuniti, perchè era inevitabile che rimanessero separati: per salvare il mondo, devono farlo insieme.
Nel loro gruppo è entrata una nuova spia: Alexis Moore. Lei è la nostra protagonista.
La squadra sembra essere in un periodo pacifico, ma dovranno aspettarsi diverse rogne. Combatteranno contro diversi Villain che li proietteranno nel passato, legati alla Germania nazista della seconda guerra mondiale. Alexis verrà sottoposta a varie sfide, sia fisiche che emotive e vedremo quanto sia stratificata la sua personalità e quanto potenziale c'è in lei: non è una spia qualunque come potrebbe sembrare al primo impatto.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James ’Bucky’ Barnes, Loki, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'New Avengers: Together Saga'
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New Avengers: Together
Capitolo XVII: Dove si scopre che Steve ha fatto incazzare un po' troppa gente.
 



Bucky spostò lo sguardo di pochi metri, spiando, con un sorrisetto sulla faccia, Alexis, mentre preparava tutte le sue armi migliori, da utilizzare durante la loro prossima missione.
Bruce e Natasha erano appena partiti per il Raft, con lo scopo di interrogare Synthia Schmidt, Sam era da poco stato spedito da Alexis in Wakanda, e a breve anche la loro squadra sarebbe partita.
La tensione che c'era al Facility si poteva tagliare con un coltello, ma a lui, nonostante la situazione drammatica, non sfuggì di notare quanto fosse ingenuamente bella Alexis nel suo abbigliamento da spia.
Alexis si voltò verso di lui e gli sorrise distrattamente.
James si sentì profondamente fortunato ad essere lì, ad avere ritrovato il suo migliore amico, ad aver trovato una persona come Alexis, che aveva fatto breccia nel suo cuore fin da subito.
Quello che le aveva detto pochi minuti prima era estremamente vero, fino all'ultima sillaba: l'aveva ammaliato dal primo istante, con quei suoi occhi profondi, la sua empatia, la sua personalità così stratificata, il suo essere piena di mistero, con la sua gentilezza, caratteristica che non sempre è facile trovare, soprattutto in una spia, e lui lo sapeva bene.
Quasi non si sentiva degno di essere lì con loro. Tutte le azioni che aveva compiuto: ancora le ricordava, nitidamente. Quelle immagini, atroci, tornavano a fargli visita ogni volta che chiudeva gli occhi e, nonostante tutti gli ripetessero e continuasse a ripeterselo anche lui stesso che non era colpa sua, Bucky si sentiva tremendamente colpevole.
Ne sarebbe sempre stato convinto, ma era convinto anche del fatto che avrebbe solo dovuto imparare a conviverci. Ed era proprio quello che stava cercando di fare in quelle ultime settimane, tuttavia ancora non si sentiva pienamente un Avenger, o meglio, non si sentiva degno di esserlo. Così come non si sentiva degno degli sguardi dolci di Alexis Moore, una persona tanto pura che, secondo lui, non avrebbe neanche potuto immaginare un terzo delle terribili azioni che lui aveva compiuto.
Gli sfuggì un sospiro, che però fu notato da Alexis. La ragazza gli si avvicinò, posandogli una mano sulla schiena e facendolo voltare verso di lei.
-Ehi.- gli disse. -Tutto ok?-
Alla vista degli occhi caldi e amorevoli di Alexis, Bucky poteva dimenticare anche il suo stesso nome.
-Certo.- sorrise lui.
Lei inclinò lievemente la testa, storcendo le labbra.
-No, non è vero. L'ho visto che stavi pensando a qualcosa. Hai anche sospirato.-
Bucky aggrottò le sopracciglia. -Non è vero.-
-Sì che lo è.-
Il soldato strinse le labbra continuando a scuotere la testa.
Stavolta fu Alexis a sospirare, con un sorriso sulle labbra, mentre faceva una lieve carezza con il dorso della mano sulla guancia di James.
-Andiamo, dimmelo!- disse lei, fingendo di battere i piedi per terra. -Altrimenti starò in ansia per tutto il tempo della missione.- si bloccò e tirò indietro la mano. -Nascondi qualcosa?- chiese.
James si voltò completamente verso di lei, posando il fucile che aveva in mano, e la prese per le spalle.
-No, no, no, Alexis, assolutamente.- si grattò la testa, consapevole che sarebbe stato meglio parlare, perché l'agente Moore sarebbe stata in grado di protrarre quella conversazione per tutta la durata della missione. -Pensavo a quanto sono fortunato ad essere qui con Steve, con te. E pensavo che... non sono sicuro di meritare effettivamente questa fortuna.- puntò lo sguardo a terra.
Lexie sospirò di nuovo, poi gli fece sollevare il volto.
-Bucky.- lo chiamò. -Lo sai, tutto quello che hai fatto come soldato d'inverno non era colpa tua.-
-Sì lo so.- Bucky si fece serio. -Le mani che lo hanno fatto, erano comunque le mie.-
-Devi accettarlo, però, altrimenti  non potrai mai andare avanti davvero.-
Lui annuì. -Ci sto provando.-
Alexis gli prese il volto con entrambe le mani, puntando gli occhi in quelli di ghiaccio del sergente.
-Sul serio, Bucky.- disse. -Devi accettarlo, altrimenti i tuoi incubi non svaniranno mai.-
A questa ultima frase, James trasalì. Come poteva sapere che aveva ancora incubi sul suo passato? Quella ragazza poteva leggergli l'anima come fosse un libro aperto.
-Tu la chiami 'fortuna',- riprese Alexis -ma io le darei un altro nome: forza interiore. Quella che hai avuto nel rialzarti, nel rimetterti in gioco. Tu sei estremamente degno di meritarti questa vita, James: te la sei guadagnata e non è stato per nulla facile! Forse per te che l'hai vissuto è scontato, ma ti rendi conto di quanta forza di spirito ci vuole per la scelta che hai fatto? Io probabilmente, al tuo posto, avrei preferito mettere fine alla mia vita...-
-Ma che dici...- Bucky inorridì a quelle parole.
-Non avrei mai avuto la tua forza. Avrei utilizzato la scusa del lavaggio del cervello per lasciarmi abbandonare.- Alexis si fermò qualche secondo e gli sfiorò il braccio in vibranio, poi la spalla ferita, che ormai era guarita quasi del tutto. -Sul serio, come puoi dire, che è tutta fortuna? Guardati. Oggi sei qui, oggi sei un Avenger, grazie soprattutto a te.-
Bucky la fissò con le labbra dischiuse, senza sapere cosa dire.
Nessuno gli aveva mai parlato in modo così diretto. Forse erano cose del tutto scontate da dire, visto che tutti tenevano sempre conto del fatto che era stato manipolato dall'Hydra, ma sentirsele dire era una bella botta ad ogni fibra del suo essere.
-James, il governo ti ha concesso la grazia. I governi di tutto il mondo te l'hanno concessa. Tony te l'ha concessa. Devi farlo anche tu.-
James sorrise, quasi in imbarazzo. Alexis gli allacciò le braccia intorno alla vita e lui fece altrettanto, incollandola al suo petto.
-E poi...- riprese lei -nel tuo passato non c'è soltanto il soldato d'inverno, mio caro Sergente James Buchanan Barnes.-
Lui deglutì rumorosamente. Era dal 1945 che non sentiva il suo nome pronunciato per intero, affiancato dall'appellativo 'sergente'.
-Hai combattuto, senza indugio, per il nostro paese. E vogliamo parlare di tutte le basi dell'Hydra che avete distrutto? C'eri anche tu, no? Hai idea di quante volte Steve mi abbiamo raccontato di tutte le volte in cui gli hai salvato la vita? Senza di te, Captain America sarebbe stato come... come Harry Potter senza Ron ed Hermione, come Frodo senza Sam!-
-Cioè?-
-Morto!-
Bucky soffocò una risata, mentre alle loro spalle dei passi si facevano sempre più vicini.
-Concordo!- esclamò Steve, puntando un dito verso Alexis.
Bucky e Alexis si separarono istintivamente e Steve li guardò, sollevando le sopracciglia.
-Sul serio, ragazzi? Io l'ho capito ancora prima che lo capiste voi stessi.- disse, mentre Bucky e Alexis lo guardarono confusi, fingendo di non capire a cosa si stesse riferendo. -Ad ogni modo, Buck, Lexie ha pienamente ragione.- si avvicinò all'amico, mettendogli una mano sulla spalla. -Sei sopravvissuto per due volte agli esperimenti dell'Hydra. C'è un motivo a tutto ciò, ed è che tu arrivassi fin qui, dagli Avengers. Da noi.- disse, lanciando uno sguardo di sfuggita ad Alexis.  
Gli diede due pacche sulla schiena, poi si voltò, afferrando lo scudo ed una pistola.
-Vi aspettiamo fuori.- disse il capitano, prima di uscire.
Bucky si passò una mano tra i capelli.
Quei due l'avevano spiazzato totalmente.
Alexis sollevò le mani. -Visto? Almeno di lui, ti fidi?-
Bucky si fece serio. -Alexis, io mi fido di te, ciecamente. E' di me che non...-
Lexie non gli lasciò finire la frase, mettendogli un indice sulle labbra.
-Non voglio più sentire queste assurdità.- disse la ragazza. -O meglio, potrei anche stare per ore a sentirle, e potrei passare altrettante ore a contraddirle e a trovare motivi validi per farti cambiare idea, ma ora non abbiamo il tempo, purtroppo.-
Lei si mise in punta di piedi, prese il viso di James con entrambe le mani e lo tirò verso di sé. Gli diede un bacio leggero sulla guancia, poi si spostò sulle labbra, incastonando le sue a quelle di Bucky, come due pezzi di un puzzle.
A quel contatto, le venne in mente la situazione in cui si erano trovati poco tempo prima in camera sua. Gli vibrò il cuore e poté quasi sentire il cuore di James fare altrettanto.
-Dobbiamo andare.- disse lei, quando si separarono -Pare che il mondo abbia bisogno di te, Sergente Barnes.-


 
 

*                       *                           *

 

 
Oceano Atlantico, Raft

Natasha fece atterrare il jet all'interno dell'apertura appositamente adibita sulla parte più alta della struttura del carcere.
Lei e Bruce avevano passato quasi tutto il tempo del viaggio in silenzio, scambiandosi qualche parola giusto in riferimento alla storia di Synthia e riguardo le recenti azioni dei neonazisti.
Era una delle poche volte in cui non aveva indossato la sua divisa da spia, ma aveva comunque optato per una abbigliamento quasi interamente scuro. Il nero era un colore dal quale non si separava mai: jeans neri e stivali fino al ginocchio dello stesso colore, una camicetta bianca ed un giubbino in pelle. Bruce camminava accanto a lei, ancora vestito da professore universitario: un completo grigio ed una camicia azzurra, di cui aveva arrotolato le maniche fino ai gomiti. Aveva tolto la cravatta e la giacca, lasciandole alla base degli Avengers.   Le camminava di fianco con una grande sicurezza, che poche volte gli Avengers avevano visto in lui. Da quando era tornato ad aveva cominciato ad insegnare, era una persona totalmente nuova. Aveva anche pienamente imparato a gestire Hulk, dopo quel lungo periodo in totale solitudine, quindi era, finalmente, una persona del tutto serena.
Purtroppo, a pagare le spese di questa serenità, fu la sua relazione con Natasha.
-Due Avengers!- esclamò il segretario Ross vedendoli arrivare in quello che poteva essere definito il punto di controllo della prigione. -A cosa devo l'onore della vostra visita?-
Lo chiese con un tono di voce fintamente onorato, in realtà. Non aveva più avuto un ottimo rapporto con loro, dopo la questione degli accordi di Sokovia.
-Siamo qui per interrogare un prigioniero.- disse Natasha.
-E chi? Se posso chiedere.-
-Synthia Schmidt.- si intromise Bruce. -Crediamo possa essere legata al gruppo terroristico  A.T.-
Ross controllò alcuni fogli da una sorta di registro.
-D'accordo, seguitemi.-
I due Avengers lo seguirono scendendo sempre più in profondità nella prigione galleggiante, passando attraverso vari corridoi, finché non si trovarono davanti ad una porta scorrevole, specchiata, davanti alla quale Ross digitò un codice, facendoli entrare.
-Avete quindici minuti.-
Bruce e Natasha si guardarono intorno. La cella di Synthia era estremamente diversa dalle altre. Le pareti erano completamente nere. Al centro, un vetro faceva da divisorio con la cella effettiva di Synthia, che tutto intorno era coperta di tessuto morbido.
I due guardarono oltre quel vetro, vedendo la donna sdraiata a terra in posizione supina. Le braccia erano avvolte in una camicia di forza. I capelli rosso fuoco, corti fin sopra le spalle, erano estremamente rovinati e sbiaditi. Uno spacco al centro della fronte la rendeva una delle cose più inquietanti mai viste, ma ancora più inquietante fu quello che videro qualche secondo dopo, scambiandosi un'occhiata veloce. Al centro del vetro c'era una piccola crepa, con delle macchie di sangue a farle da contorno.
Aveva cercato di sfondare il vetro con la testa?
Bruce pensò che forse il Raft non bastava per Synthia Schmidt.
Poi, pensandoci meglio, si rese conto che effettivamente non poteva esistere un posto adatto ad un'assassina malata di schizofrenia, per di più con la forza sovrumana di un super soldato.
Ad un tratto Synthia aprì gli occhi di scatto e si mise a sedere.
-Guarda chi si vede.- disse. -La Vedova Nera. E tu chi sei?- indicò Bruce con un cenno della testa.
-Uno che non ti conviene far arrabbiare.- rispose Natasha.
-Oh, ho capito! Hulk!-
-Proprio lui.- disse Bruce.
-E cosa vorrebbero una tarantola e una specie di roccia verde gigante dalla schizofrenica Synthia Schmidt?-
Banner inclinò la testa di lato ed aggrottò la fronte, pensando che sì, era assolutamente una pazza.
-Ci servono delle informazioni.- disse Natasha. -Sappiamo che sei stata prigioniera dell'A.T.-
Synthia allargò le narici e sbuffò.
-Già, quegli idioti.-
-Dev'essere stata dura.- disse Bruce, senza smettere di fissare la donna al di là del vetro.
Quegli occhi iniettati di sangue lo stavano quasi terrorizzando.
Synthia annuì. -E' stata dura. Ma non per le torture. Non sopportavo il fatto che non volessero capire le mie ragioni, che non volessero credere a ciò che dicevo.-
-Come ti hanno fatta prigioniera?- chiese Natasha, con le braccia incrociate sotto il seno.
-Mi hanno trovata lì.- cominciò l'altra. -Io ho passato la mia vita congelata lì dentro. Mio padre mi ha potenziata e congelata poco prima che il vostro caro Steve lo facesse scomparire dalla faccia della terra. Probabilmente aveva capito che stava arrivando la fine. -
Bruce e Natasha si scambiarono un'occhiata d'intesa: ecco di chi era la macchina per la criogenesi che avevano trovato i loro colleghi.
-Puoi darci informazioni sull'A.T.?- chiese Nat.
Synthia fece spallucce. -L'A.T., l'Hydra, chiamateli come vi pare. Sono la stessa cosa. L'unica differenza è che l'Hydra operava nel secolo scorso. Dopo che Captain America ha distrutto l'Hydra per la seconda volta, e, detto tra noi, ho goduto tantissimo del fatto che gli avessero inviato contro il suo amato Bucky Barnes... ad ogni modo, dopo quel fatto, alcuni sopravvissuti si sono rifugiati nella base in Germania, dove hanno trovato me. Mi hanno risvegliata perché volevano che li aiutassi con il loro nuovo piano: lo sterminio delle razze, secondo loro, impure. Beh, all'inizio andavamo d'accordo. Poi, però, quando mi hanno raccontato delle imprese di Steve Rogers, ha iniziato a crescere in me una forte voglia di mettere fine alla sua vita. Loro non volevano ascoltarmi, pensavano solo al loro piano, del tutto inutile per i miei gusti. Così ho iniziato a trovare dei modi per arrangiarmi da sola, finché non sono riuscita ad entrare in contatto con Hela. L'ho raccontato ai miei amici, se così vogliamo chiamarli, offrendo loro aiuto anche riguardo il loro piano, ma hanno iniziato a darmi della pazza e mi hanno rinchiusa in quella cella. Poi sono riuscita a sfondare il vetro e...-
-Con un testata?- chiese Bruce.
Natasha lo guardò male.
-Non interrompermi, per favore.- disse Synthia. -No, avevo i poteri che mi aveva donato Hela. Dicevo: ho distrutto il vetro e la maledetta macchina per la criogenesi, nella quale continuavano a minacciarmi di rinchiudermi.-
Bruce e Natasha si guardarono di nuovo. Allora quella macchina che avevano visto Steve, Tony e Alexis, non era di Synthia.
-E poi, il resto lo sapete, mi sono trovata un'altra base, in Siberia e ho messo in atto il mio piano.- concluse la donna. -A proposito, come sta la ragazzina? L'agente... agente Moore, giusto? State ancora piangendo la sua morte?- chiese con un sorriso che le arrivava alle orecchie, convinta che almeno in quello era stata capace di causare sofferenza a Steve e Bucky.
Bruce storse la bocca e scosse la testa, e Natasha le spiegò che non era successo quello che lei credeva.
-Veramente è viva e vegeta.- disse. -Anzi, ne è uscita più forte di prima.-
Synthia puntò lo sguardo a terra, tra le sue gambe incrociate.
-Oh.- borbottò, delusa.
-Sai dirci chi c'è a capo dell'A.T.?- chiese la Vedova.
-Per quale motivo dovrei dirtelo? Vedere Steve Rogers fallire, è la cosa che più vorrei al mondo.-
-Chi è dell'Hydra che è sopravvissuto?-
Synthia scosse la testa.
-Quindi, il macchinario per la criogenesi che abbiamo visto in quella base non era quello destinato a te, giusto?- chiese Bruce.
Synthia si alzò in piedi ed iniziò a ridere. Una risata malefica ed infinita, come quelle dei cattivi nei film dell'orrore. Bruce e Nat si scambiarono di nuovo uno sguardo confuso.
Riprese fiato e rispose:
-No, non avete capito niente. Non era per me. No. Decisamente no. Non era per me.- iniziò a camminare per tutta la stanza.
Ripeteva "non era per me" in maniera spasmodica, come una specie di mantra, mentre faceva su e giù in quei pochi metri quadrati in cui era costretta a vivere.
Gli Avengers capirono che avevano toccato un tasto dolente e che rischiavano di farla esplodere. Quindi Natasha cercò di cambiare argomento.
-Puoi dirci qualcosa del Protocollo Medusa?- chiese.
Synthia si fermò di colpo, voltandosi lentamente verso Natasha.
-Come scusa?- chiese, ridendo lievemente.
-Il Protocollo Medusa.- ripeté Bruce.
Lo sguardo di Synthia cambiò in un attimo. Nei suoi occhi videro prima terrore, poi tristezza ed infine la follia pura che tanto la caratterizzava. Rimase immobile, mordendosi un labbro, tanto da farsi uscire un rivolo di sangue da un lato della bocca. Poi corse verso il vetro iniziando a dare di nuovo una serie di testate contro lo stesso punto in cui già era presente del sangue.
Vedova e Bruce scattarono indietro, iniziò a suonare un allarme e, pochi secondi dopo, videro una siringa uscire dal fondo del muro morbido ed andare a conficcarsi nella schiena di Synthia, che perse subito i sensi, accasciandosi al suolo, con la faccia incollata al vetro, portandosi dietro una striscia di sangue che le usciva dalle ferita sulla testa.
Dopo una manciata di secondi, Ross entrò nella stanza, invitando i due ad uscire.
-L'avete fatta incazzare, ragazzi.- disse.
-Ti assicuro che non era nostra intenzione.- disse Natasha uscendo, seguita dal collega.
Quando risalirono sul jet, i loro dubbi erano ancora di più di quelli che già avevano.
Una certezza, però, ce l'avevano: qualcuno dell'Hydra era sopravvissuto, esattamente come avevano pensato loro.
 



*                     *                       *



 

Confine tra Austria e Italia, Seconda base dell'A.T.

Alexis chiuse il portale dietro di sé ed infilò lo sling ring nella tasca della sua tuta, all'altezza del fianco sinistro. Chiuse con attenzione la zip e la controllò più volte.
-Problemi di memoria?- le chiese Iron Man.
Alexis alzò gli occhi al cielo. -No, Tony, si chiama prudenza.-
La ragazza guardò dritto davanti a sé. Era notte, e nel buio riuscì a vedere vagamente come fosse fatto quel luogo: un'enorme distesa piana davanti a sé, una serie di suddivisioni del terreno fatte con del filo spinato, e infine, in fondo, una costruzione piuttosto mediocre.
Non sembrava per niente la versione evoluta di una base Hydra o A.T.
-Rilevi qualcosa?- chiese la ragazza.
-No. Nessuna fonte di calore, neanche qui.- mosse lievemente la testa intorno a sé. -Non vedo neanche il jet.-
-Forse hanno intercettato la cimice di Sam.- aggiunse Bucky.
-Avanziamo con cautela,- inizò Steve -Il nemico potrebbe ess...-
Non riuscì a terminare la frase, perché Alexis aveva aperto un portale e l'aveva spinto verso i suoi colleghi, trasportandoli esattamente davanti a quella costruzione, che da vicino sembrava essere stata soggetta ad un incendio.
-Alexis.- Steve la chiamò serio.
-Ciao, Steve.- rispose lei ironicamente.
Cap sospirò rumorosamente e scosse la testa: da una parte capì che non ci avrebbe mai fatto l'abitudine e che gli sarebbe preso un colpo ogni volta che lei apriva un portale. Dall'altra pensò che prima o poi avrebbe dovuto ricordarle di essere davvero più prudente.
Gli Avengers iniziarono ad esplorare il posto dall'esterno. C'erano lamiere e rottami ovunque, tutti bruciacchiati da un vecchio incendio.
Alexis vide, con la coda dell'occhio, Steve sfiorare con le dita una targhetta in metallo, con un incisione in tedesco scritta sopra, per togliere i residui di catrame.  Quando lesse ciò che c'era scritto schiuse la bocca e fece qualche passo indietro. Alexis si avvicinò a lui, provò a leggere, ma non sapeva assolutamente come pronunciare ciò che leggeva. Sembrava essere il nome del luogo in cui si trovavano.
-Che succede, Rogers?- chiese Tony, avvicinandosi anche lui.
-Sono già stato in questo posto.- disse Steve, poi si voltò. -Bucky...-
-Anche io.- rispose l'amico, che si era chinato a terra e raccogliere qualcosa.
Quando avanzò verso Steve, mostrando ciò che aveva in mano, entrambi risero.
-Non posso crederci.- disse Steve, continuando ad avere un sorriso malinconico.
-La fiaschetta di Dugan.-
Anche Bucky sorrise, e nel vedere quel sorriso malinconico Alexis ebbe un sussulto al cuore, confermando ciò che poco prima aveva detto a James: il suo passato non era solo costituito dalle azioni del soldato d'inverno, ma anche dalle azioni eroiche del sergente Barnes. Un moto di orgoglio prese a crescere dentro di lei.
-E' una delle basi Hydra che avete distrutto?- chiese Tony.
-Esatto. O almeno così credevamo.- disse Steve. -Sicuro non ci sia nessuno?-
-Controllo di nuovo.-
Mentre Tony controllava di nuovo se ci fosse delle forme di vita all'interno dello stabile, Alexis si godette per qualche istante l'immagine di Steve e Bucky che ripensavano a quei momenti passati.
Quel momento così dolce, però, durò poco.
-Nemici in arrivo!- urlò Tony.
Nessuno fece in tempo a fare nulla, una decina di androidi volava verso di loro. Emanavano luce rossa dagli occhi.  
Alexis evocò la sua arma preferita: le fruste magiche. Si concentrò, ripensando all'allenamento con Strange, cercando di rievocare gli stessi sentimenti di quel giorno e mettendo in pratica tutto ciò che aveva letto nei libri dello stregone di New York. Dopo qualche secondo di timore, un fascio di luce ambrata uscì dalle sue mani, andando ad arrotolarsi intorno al collo di un soldato di latta. Lo afferrò e lo scagliò contro un muro mandandolo in mille pezzi.
Ebbero tutti una conferma estremamente gradita: non erano in vibranio.
Bucky, invece, utilizzando il fucile, visto che le armi da fuoco erano sempre state in suo punto di forza, li colpiva all'altezza del bacino, andando a spezzarli a metà. Alcuni però continuavano a muoversi con la parte superiore del corpo, ma a quel punto Alexis, accanto a lui, li afferrava con le sue fruste scagliandoli contro altri oggetti e mandandoli in frantumi, come aveva fatto col primo.
Anche Tony e Steve avevano fatto squadra: Steve, riparandosi con lo scudo, lo aveva puntato verso Iron Man, che aveva lanciato contro di esso un raggio di luce. Questa rimbalzò sullo scudo andando a bruciare alcuni soldati. Steve muoveva lo scudo continuamente, riuscendo a colpirne molti contemporaneamente.
In pochi istanti, in realtà, i droidi erano già tutti al suolo.
Bucky si voltò verso Alexis, come ad appurare che fosse ancora intera.
Lei poggiò entrambe le mani sui fianchi, scaricando il peso su un gamba, con un' espressione leggermente sofferente ed il fiatone a tagliarle le parole.
-Simpatici, vero?- disse.
Bucky rise lievemente.
-Ne arrivano altri!- esclamò Iron Man. -Sono almeno il triplo.-
-Ottimo.- borbottò Steve.
I droidi erano identici a quelli precedenti, anche questi avevano luci rosse al posto degli occhi.
I quattro Avengers cercarono di utilizzare lo stesso schema di lotta che avevano usato poco prima, essendosi rivelato vincente, ma stavolta dovevano essere più rapidi e la situazione si complicò facilmente.
I droidi li avevano fatti indietreggiare di parecchio, fino alla distesa piana che Alexis aveva guardato poco prima.
Uno dei soldati sfuggì alla loro attenzione, riuscendo a colpire con un proiettile la gamba di Steve. Il proiettile non uscì dall'altra parte,  e, se questo aveva il vantaggio di rallentare l'emorragia, causava, però, un dolore immenso al capitano.
-Rogers!- urlò Tony, voltandosi lievemente a guardarlo dall'alto.
Anche Alexis si voltò in quella direzione e queste distrazione fece sì che un droide riuscisse a colpirla alle ginocchia con un calcio, facendola cadere a terra, per fiondarsi su di lei con un pugnale in mano, a braccio teso.
Bucky trasalì e puntò subito contro quel soldato, facendolo saltare in aria con un colpo all'altezza del bacino.
Non sapeva se preoccuparsi più per Steve o per Alexis.
Nello stesso istante, la loro attenzione fu catturata dal rombo di un elicottero che si abbassava verso di loro. Tutti i droidi smisero di combattere e le luci dei loro elmetti divennero celestine, come quelle di Iron Man.
Tutti i presenti si voltarono verso l'alto. Lo sportello dell'elicottero si aprì e da lì si affacciò qualcuno che gli Avengers, tranne Alexis, avevano già visto.
Steve, che era scivolato all'indietro con una gamba, cercando di tamponare la ferita dell'altra con una mano, si voltò verso l'alto. Lo stupore fu ciò che gli consentì di non pensare al dolore che il proiettile gli stava infliggendo.
Schiuse la bocca diverse volte per parlare, ma non ne usciva nulla.
Il volto dell'uomo era completamente sfigurato, ma alcuni particolari erano ancora ben visibili.
-Sitwell?- chiese Steve, ma sapeva già la risposta alla sua domanda.
-Quel che ne avete lasciato in vita.- urlò l'uomo dall'alto dell'elicottero, per farsi sentire.
-Come diavolo fai ad essere vivo?!- chiese Tony.
-Il soldato d'inverno ha fatto cilecca.- rispose l'altro.
Bucky puntò lo sguardo su Alexis e deglutì rumorosamente.
In quel momento stava, stranamente, desiderando che avesse eseguito perfettamente quella missione come soldato d'inverno.
Ovviamente, lui, ricordava tutto. Pierce, qualche anno prima, gli aveva ordinato di uccidere Captain America e di non riportargli vivo neanche Jasper Sitwell, che aveva spifferato agli Avengers alcuni segreti dell'Hydra, soltanto per paura di perdere la vita.
-Ora sei il capo dell'A.T.?- chiese Steve.
Sitwell fece spallucce. -Sono solo uno a cui serviva sopravvivere. I seguaci dell'Hydra e l'A.T. mi hanno trovato moribondo e mi hanno salvato la vita. Mi sono unito alla loro causa con l'unico scopo di vedere arrivare questo momento!- urlò sorridendo soddisfatto. -Soldati, a riposo. Non c'è bisogno del vostro intervento, stanno facendo tutto da soli.- ordinò.
Jasper Sitwell chiuse lo sportello dell'elicottero e ripartì, volando via, seguito da tutti i droidi.
Steve fece per lanciargli lo scudo, ma fu bloccato da Tony.
-Fermo!!- urlò.
A tutti si ghiacciò il sangue nelle vene: qualcosa non andava, visto il tono preoccupato nella voce di Tony.
-Steve, non ti muovere.-
-Cosa succede?- chiese Alexis rialzandosi in piedi, aggrappandosi al braccio di Bucky.
Tony non parlò, puntò un indice verso Steve e poi scese leggermente verso il basso, e tutti seguirono quel suo gesto, rimanendo a bocca spalancata.
-Mio Dio, - esclamò Alexis. -Steve!!- scattò nella sua direzione.
-Sta ferma!- gridò Tony. -Non deve muoversi.-
Steve fissava sotto di sé, senza dire una parola.
Il piede della gamba non ferita gli era scivolato indietro, e ora si trovava esattamente su una mina esplosiva.
Un solo passo,  un solo piccolo cedimento e sarebbero potuti morire tutti.
-Dobbiamo trovare un modo.- disse Bucky, che stringeva Alexis per la vita, tenendola ferma.
Steve scosse la testa.
-Non c'è un modo. E' una bomba, non c'è un modo per disinnescarla. Dovete andarvene, così poi potrò...-
 -No!!- urlò Alexis.
-Ah, ma piantala!- esclamò Tony. -Perché devi sempre morire? Dacci un attimo per pensare, e sta fermo.-
Alexis scostò Bucky ed iniziò a camminare avanti e indietro, con le mani tra i capelli, pensando in maniera furiosa.
-Occhio a dove metti i piedi.- le disse Tony.
-Zitto, Tony.- disse lei. -Io... potrei avere un modo, ma non so se sono in grado!- sbottò.
-Alexis,- Bucky la prese per le spalle. -Sta calma. Altrimenti non ci riuscirai di sicuro.-
Alexis si fermò, sospirò rumorosamente, si passò due dita sul contorno delle labbra, pensando.
-Potrei non essere ancora capace, potrei salvarci, come potrei ucciderci tutti.- disse la ragazza, con un po' di calma nella voce.
-Per me va bene.- disse Bucky facendo spallucce.
-Per me un po' meno,- iniziò Tony. -Ma sono sicuro che ce la farai.-
-No!- esclamò Steve. -Lexie, non...-
-Steve, ti prego, smettila!- sbottò lei di nuovo, avvicinandosi a lui, quasi pericolosamente. -E' impensabile quello che dici! Non scambiamo vite, qui.- aprì la zip e tirò fuori lo sling ring. -Non parlare, se no mi deconcentro.-
Alexis infilò lo sling ring alle dita, si mise in posizione ed emise uno sbuffo, prima di concentrarsi totalmente. Iniziò a far vorticare la mano nell'aria. Strinse i denti, mentre delle gocce di sudore iniziavano ad imperlarle la fronte.
Gli Avengers guardarono tutti sotto i propri piedi. Iniziarono a vedere delle piccole scintille ambrate, che pian piano si trasformarono in dei cerchi di luce.
I primi a svanire dentro quei cerchi furono Bucky e Tony: Alexis li aveva spediti nel punto in cui avevano attraversato il portale poco prima.
-Che fai?- le chiese Steve.
Il panico lo assaliva sempre di più, perché Alexis diventava folle quando si trattava di qualcuno a cui teneva e il fatto che avesse messo in salvo prima di tutto Bucky e Tony, e non aver incluso anche lei, gli attanagliava l'anima sempre di più.
Avrebbe preferito morire lui stesso all'infinito, piuttosto che causare la morte di Alexis.
Alexis mise giù le mani, poi pensò per qualche secondo a cosa fare: non poteva aprire un portale sotto i piedi di Steve, altrimenti avrebbe teletrasportato anche la bomba.
Si mise di nuovo in posizione ed aprì un portale sopra la testa di Steve.
-Salta, Steve.-
-Come scusa?-
-Devi saltare nel portale.-
Steve sollevò la testa, guardando dentro il cerchio. Vedeva lo stesso terreno dove erano atterrati anche Bucky e Tony.
-E tu?- le chiese.
Alexis fece per rispondere, ma non ci aveva minimamente pensato.
-Oh.- disse. -Giusto.- si grattò la testa. -E io?-
Non sarebbe riuscita a creare due portali e a saltarvi dentro, facendo attenzione a richiuderli entrambi nello stesso momento ed istantaneamente, in modo da non far arrivare l'esplosione anche al di là del portale, perché sarebbe stata distratta dal suo salto.
Che fosse giunta la sua fine?
Steve le fece un gesto con la mano di avvicinarsi.
-Forza, vieni, ti tengo io.-
Alexis era già vicina a Steve. Lui la afferrò con un braccio, cingendole la vita.
-Sicuro di farcela?-
Con la gamba ridotta in quelle condizioni ed il peso di Alexis in più, la cosa poteva farsi complicata.
-No.- rispose lui. -Ma credo sia l'unico modo per essere certi che entrambi abbiamo fatto del nostro meglio.-
Era assolutamente così.
Steve non sarebbe mai saltato nel portale senza Alexis: sarebbe morta nell'esplosione senza ombra di dubbio.
Alexis non avrebbe mai messo prima sé stessa al riparo, teletrasportandosi, e soltanto dopo teletrasportare anche Steve. Non sarebbe mai stata certa di riuscire a rendersi bene conto del momento esatto in cui la bomba sarebbe esplosa.
-Va bene.- disse Alexis.
-Pronta?-
Alexis annuì ed allacciò entrambe le braccia intorno alle spalle di Steve.
Lui sospirò rumorosamente, poi prese lo slancio e saltò nel portale, mettendo nei muscoli tutta la forza che aveva, in modo da fare un salto che fosse il più rapido possibile. Un istante dopo, tutti nelle vicinanze sentirono un boato nell'aria.
Bucky e Tony avevano passato gli ultimi minuti in totale ansia, aspettando di vedere che quella dannata bomba esplodesse.
Quando sentirono il boato, non fecero in tempo neanche  a pensare di fare qualcosa per aiutare i loro colleghi, che se li ritrovarono ai piedi.
Steve era atterrato cadendo a terra, stringendo ancora Alexis tra le braccia, portandosi dietro una lieve fiammata dell'esplosione, che aveva iniziato a bruciare i loro vestiti. Tony la estinse subito grazie ad un gadget annesso all'armatura.
-Oh, grazie al cielo.- disse Tony.
Steve era sdraiato supino e Alexis aveva la testa poggiata sul suo petto. Nell'orecchio poté sentire rimbombare il cuore di Steve. Sospirò felice.
Si tirò su e scosse per un attimo il corpo dell'amico.
-Steve?-
Lui aprì gli occhi, poi si sforzò per tirarsi su, poggiandosi sui gomiti. -Sto bene.-
-Come va la gamba?- chiese Tony.
Steve lo guardò, sollevando un sopracciglio. -Bene!- esclamò, per poi scoppiare a ridere.
Bucky lanciò a terra il fucile e si sedette di fronte ai colleghi.
-Dio, voi siete due pazzi.- disse sorridendo e passandosi entrambe le mani sul volto.
-Ehi Cap, ma come è possibile che hai fatto incazzare tutta questa gente?- disse Tony, abbassandosi anche lui.
Aprì l'elmetto dell'armatura. Sfiorò un ginocchio di Alexis, guardandola negli occhi e puntandole un dito contro.
-E tu.- disse serio.  -Non fare mai più una cosa del genere, intesi?-  











Angolo Autrice
Ciao cari lettori, e buon primo maggio! <3
Siamo al capitolo 17, dove abbiamo visto vari elementi di novità. Jasper Sitwell, che ci aveva abbastanza rotto le scatole in Captain America The Winter Sodlier, torna all'attacco. Questa maledetta Hydra, non si fa mai i fatti propri!
Abbiamo anche rivisto Synthia! Che ve ne pare di lei?
Ho cercato di inserire anche un po' di azione, non mi reputo mai all'altezza di poter scrivere scene d'zione, quindi, vi prego, fatemi sapere cosa ne pensate! Ero in ansia io stessa, mentre scrivero l'ultima parte. Povero Steve! *-*
Ringrazio chiunque stia leggendo e recensendo questa storia di vero cuore. 
A presto!

Rack =)
  
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