Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Ahimadala    05/05/2021    5 recensioni
Hermione Granger ha fatto il possibile per restituire la memoria ai suoi genitori dopo la fine della guerra.
Tuttavia, nel tentativo di combattere il suo stesso incantesimo, qualcosa é andato storto.
L' eroina del mondo magico si ritroverá con un insolito e rarissimo dono, che la costringerà a scoprire stravolgenti ed imbarazzanti verità.
Genere: Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lucius/Narcissa
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Avviso: una piccola differenza rispetto ai libri.
Quando Harry raggiunge Severus, durante la battaglia di Hogwarts, Voldemort se ne è già andato. Perciò Harry non assiste alla conversazione tra Voldemort e Severus, nè vede Nagini attaccare Piton, ma trova l'uomo già ferito e morente.

Maggio 1998

"Non sono stato io" urlò ancora una volta Lucius Malfoy, sotto lo sguardo inerte e sprezzante dei membri del Winzegamot.

Il giudice Bones sollevò un foglio, scrutandolo per un momento. "La sua bacchetta é stata ritrovata accanto al corpo senza vita di Severus Piton, che ha segretamente agito sotto ordine di Albus Silente per tutta la durata della guerra".

"É stato lui" urlò nuovamente l'uomo. "É stato Voldemort".

Neanche il nome di colui che fino a qualche settimana prima non poteva essere nominato riuscì a scuotere l'austerità di Susan Bones.
"Perciò, la dichiaro colpevole dell'omicio di Severus Piton, fedele servitore dell'ordine della fenice, e in virtú dei poteri conferitimi la condanno ad una sentenza a vita presso il carcere di massima sicurezza di Azkaban".

Il silenzio calò nella stanza, spezzato dall'urlo strozzato che lasciò la gola di Narcissa. Paralizzata ed incredula, incapace di realizzare cosa fosse appena successo, la donna rimase immobile, ignorando il caos che si scatenò tutt'intorno a lei.

Gli Auror circondarono Lucius, mentre un dissenatore si materializzò ad attenderlo fuori dalla stanza, pronto a scortarlo ad Azkaban.

"Avete visto le ferite sul suo corpo" urlò un disperato Draco Malfoy, sperando che qualcuno lo ascoltasse. "Non può essere stato lui. Non è stato lui".

Ma nessuno lo degnò di un solo sguardo.

Nessuno dei membri del Winzegamot, troppo in alto, fisicamente e figurativamente, per preoccuparsi di lui, per provare pietá di fronte ad un ex-mangiamorte fallito.

Non suo padre, troppo codardo per guardare il proprio figlio negli occhi dopo tutto ciò in cui lo aveva trascinato.

Non sua madre, distrutta emotivamente e fisicamente, il cui sguardo perso e lucido puntava il vuoto.

E così, ancora una volta, il mondo che il giovane si illudeva di conoscere si sgretolava davanti ai suoi occhi.

Quando arrivò il momento del suo processo, poche settimane dopo quello di suo padre, l'atmosfera era differente.

Se non avesse trascorso le notti successive alla condanna sveglio per via dei singhiozzi continui di Narcissa, la sua mente sarebbe stata lucida abbastanza da risconoscere immediatamente il motivo per cui tutti sembravano aver cambiato atteggiamento.

C'era qualcuno al banco dei testimoni.

No, non qualcuno. Loro tre.

Udí poco o nulla di ciò che dissero.

"Tre mesi nel carcere di massima di sicurezza di Azkaban" furono le uniche parole del giudice Bones che raggiunsero le sue orecchie.

Qualcuno protestò. Qualcun'altro si alzò in piedi.

Non ci fece caso. Non gli importava.
Cosa aveva da temere?
I dissennatori?

Sentire sua madre piangere tutte le sere era peggio.

***

Gennaio 1999

"Non ti daranno mai retta" replicò sfinito Lucius, già totalmente privo di energia e vitalità dopo solo pochi mesi ad Azkaban.

"Non importa" insisté Draco, stringendo le labbra in una linea sottile e fissando il proprio orologio. La visita sarebbe finita tra pochi minuti.

"Crederanno che lo abbiamo manomesso-"

"Dammelo e basta" ansimò esasperato il giovane, sperando che suo padre riuscisse semplicemente a fidarsi di lui.

 Dopotutto, cos'altro aveva da perdere?

Aveva trascorso i suoi tre mesi ad Azkaban pensando e ripensando a ciò che avrebbe potuto fare per scagionare suo padre.

Lucius non era un assassino. Non era stato lui ad uccidere Severus.
Il suo processo era stato fin troppo affrettato: era bastato loro trovare la bacchetta dell'uomo accanto al corpo senza vita di Piton per condannarlo.

Ma il giovane non aveva alcuna intenzione di rinchiudersi al Manor ad ascoltare inerme i pianti di sua madre.

Doveva almeno provare.

Dopo tre mesi a riflettere ed analizzare i fatti in ogni minimo dettaglio, si rese conto che sarebbe stato facile ottenere che suo padre fosse rimesso a processo se solo fosse riuscito ad ottenere l'aiuto di qualcuno di influente.

Era così che funzionavano le cose nel mondo magico. E non se ne era mai dovuto preoccupare fino a quel momento, perché quello influente era sempre stato lui.

Ma adesso le cose erano cambiate: erano altre le persone a cui nessuno avrebbe potuto dire di no.

E per Draco Malfoy, anche se confinato in una cella e lontano dai nuovi equilibri sociali, fu facile capire di chi si trattasse.

***

Febbraio 1999

Avrebbe dovuto mandarlo via. Si era alzata dalla sua sedia con l'intenzione di allontanarlo. Ma adesso, incrociando i suoi occhi e ritrovandovi solo silenzio e nient'altro, era incuriosita.

Abbassò lo sguardo verso le proprie scarpe, respirando profondamente. "Hai cinque minuti, Malfoy" disse, indicando al giovane la porta del proprio ufficio e seguendolo all'interno sotto lo stupore di Dean e Cameron.

Non era affatto interessata a ciò che il giovane doveva dirle, qualunque cosa fosse. Il suo disprezzo per Malfoy era rimasto invariato da ciò che provava dai tempi di Hogwarts, e il motivo per il quale aveva testimoniato al suo processo non aveva nulla a che vedere con lui. 

Non lo aveva fatto per lui, lo aveva fatto perchè era la cosa giusta. Perché credeva in ciò che aveva dichiarato: se Malfoy non li avesse coperti quel fatidico giorno, non ce l'avrebbero mai fatta.

Rabbrividí per un momento, ricacciando indietro il ricordo di ciò che le era successo al Manor.

Prese posto dietro la propria scrivania mentre il giovane si accomodava in una delle due poltrone allestite di fronte a lei. Hermione continuò a fissarlo: non sentiva assolutamente nulla. 

Fatta eccezione per le leggere occhiaie che risaltavano sulla pelle chiara del suo volto, il ragazzo non sembrava poi troppo diverso da come lo aveva sempre conosciuto.
Sedeva rigido sulla sedia, la schiena dritta, gli abiti eleganti perfettamente stirati. Si domandò, mentre lo scrutava, quanti elfi domestici si trovassero ancora in schiavitù al Manor, e la cosa non fece altro che accrescere il proprio nervosismo.

 Il giovane tirò fuori dalla sua tasca una piccola boccettina con una nube bianca di vapore che fluttuava all'interno: un ricordo.  "Chiedo solo che tu lo veda" disse, lo sguardo freddo e vuoto, come se guardasse il mondo da oltre una vetrata, senza però focalizzarsi su nulla.

"Che cosa sarebbe?" chiese Hermione,  scrutando il piccolo contenitore e sforzandosi, al tempo stesso, di sentire qualcosa. Ma fu uno sforzo invano. Draco era rigido e composto, ogni suo singolo movimento lento e calcolato.

"I ricordi di mio padre" deglutì, ed Hermione colse un minimo cambiamento nei suoi occhi. "Del 2 Maggio 1998".

La ragazza si irrigidì sulla sedia. "Lucius Malfoy è  stato giudicato colpevole in un processo e condannato" disse duramente. "Qualsiasi prova avrebbe dovuto esser presentata mesi fa-"

"Non ce ne hanno dato il tempo" la interruppe, stringendo i denti.

Senza scomporsi, ed ignorando totalmente il suo commento, Hermione proseguì. "Ed ogni decisione sul caso spetta al giudice Bones".

Oh per favore.

Hermione sussultò. Lo aveva sentito, chiaro e preciso.

Draco portò le mani al nodo della sua cravatta, allentandolo impercettibilmente. Lo sguardo della ragazza ricadde su una delle vene del suo collo, che pulsò mentre il suo volto pallido prendeva lentamente colore.

"E chi ha deciso che dovrebbe essere Bones ad occuparsi di questo caso? " disse, il suo tono di voce calmo ma deciso. "Perchè c'è stato solo un giudice ad occuparsi di tutti i processi degli ultimi sette mesi?"

Hermione aprì la bocca per replicare, ma l'ex-serpeverde fu più veloce di lei, sporgendosi in avanti sulla scrivania. "Dove è finito il resto della giuria?".

"Lo stato di emergenza immediatamente dopo la fine della guerra non ha permesso di ripristinare l'apparato giudiziario al completo" esclamò Hermione, trattenendo il respiro per riuscire a finire la frase prima che lui la interrompesse di nuovo. "Nel caso ti sia sfuggito, metà dei suoi componenti è morta" concluse, ansimando per riprendere fiato e rendendosi conto solo adesso che, in un punto imprecisato del suo discorso, si era alzata dalla sedia. 

Draco la seguì, alzandosi a sua volta e puntando le mani contro il capo opposto della scrivania. "Non ci sono stati testimoni, non gli è stata data la possibilità di difendersi".

"Non è certo colpa del giudice Bones se nessuno ha voluto testimoniare al suo processo".

Gli occhi di Draco presero vita in un modo che fece quasi rabbrividire la grifona. "La colpa è sua perchè a me e mia madre non è stato permesso di testimoniare" affermò, digrignando i denti.

L'esitazione di Hermione davanti allo sguardo furioso del ragazzo si dissolse prima che il giovane terminasse la sua frase.  In un'altra circostanza avrebbe addirittura riso dinanzi a quella affermazione. Come poteva Malfoy essere così presuntuoso da credere che gli sarebbe stato concesso di testimoniare? Se non fosse stata così furiosa, avrebbe scosso la testa e ricordato al ragazzo che il mondo al quale era abituato, in cui chiunque si piegava di fronte alla M laccata sul suo anello e allo scintillio dei suoi galeoni, non esisteva più. 

Ma il modo in cui le stava parlando aveva fatto ribollire il sangue nelle sue vene come non le capitava da mesi. "Fossi in te, Malfoy" disse, sentendosi di nuovo come se fosse tra i corridoi di Hogwarts a rispondere alle sue provocazioni. "Eviterei di forzare troppo la mano".

Il giovane abbassò lo sguardo, ed Hermione fu momentaneamente pervasa dalla sensazione di aver vinto: aveva ottenuto finalmente la sua rivincita sul bullo che l'aveva sempre tormentata. Aveva lei il potere adesso, era lei quella con il coltello dalla parte del manico. 

Avrebbe dovuto sentirsi alla grande. Fiera, felice, orgogliosa. Perché si sentiva in tutt'altro modo?

Il biondo sospirò, e quando i suoi occhi incontrarono di nuovo quelli marroni ed infuocati di Hermione, la ragazza si rese conto che il suo sguardo era ritornato quello vuoto e privo di vita che aveva nel momento in cui era entrato nel suo ufficio. Questo, tuttavia, non fu sufficiente a placare il sangue che ribolliva nelle due vene. 

"Ti sto solo chiedendo di guardarlo" insitè, spingendo la piccola boccetta sul tavolo.

"Lucius è stato condannato, non è necessario che porti queste prove manomesse per dimostrare che-"

"Non è manomesso" la interruppe.

Hermione fece roteare gli occhi. "Visto che ne sei così sicuro, perchè non lo porti direttamente a Bones?"

Pensava di poter approfittare di lei? E perchè? Semplicemente perchè aveva testimoniato al suo processo? Oh, aveva sbagliato di grosso.

"E credi che mi ascolterebbe?" sbottò Draco, alzando tono di voce e scattando in avanti con una rapidità tale da costringere Hermione a tirare fuori la sua bacchetta, puntandola contro il suo petto.

Un sorriso amaro prese forma sulle labbra del biondo. 

Riflessi della guerra. Non è facile dormire sempre con un occhio aperto, vero Granger?

Hermione si sforzò di rimanere immobile e di non tradire l'agitazione che la voce di Draco nella sua testa le provocava.

Il silenzio cadde sulla stanza, spezzato solo dai respiri pesanti di entrambi. 

Credi che sarei davvero qui se non fossi disperato?

"Dov'è finito il tuo senso di giustizia, Granger?" chiese, apparantemente non intimorito dalla bacchetta di Hermione puntata contro il suo petto. "Non meritano tutti una difesa?"

Nessuna risposta. 

"Vedi questo ricordo" disse, alzando la voce. "O dategli del veritaserum. O  datelo a me" urlò, sporgendosi in avanti al punto che il suo petto incontrò la punta della bacchetta tesa "o leggetegli la mente. Ma fate qualcosa".

Alle ultime parole, Hermione sussultò leggermente. "Dovresti andartene".

Ci fu un momento di silenzio, nel quale il giovane non parlò e la sua mente non fece trapelare nulla. 

Poi, lentamente, indietreggiò, avviandosi verso l'uscita, lasciando la piccola boccetta ripiena di vapore sulla scrivania.

Si fermò dinanzi alla porta, voltandosi verso Hermione mentre la sua mano raggiungeva la maniglia. "Mio padre è molte cose" disse, lo sguardo vuoto "ma non un assassino". 
Aprì la porta, facendo un passo oltre la soglia prima di cercare nuovamente gli occhi della ragazza "come non lo era Sirius Black".

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Ahimadala