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Autore: evil 65    09/05/2021    9 recensioni
Sono passati tre anni dalla sconfitta di King Ghidorah.
Ormai a capo degli Avengers, Peter Parker cerca di guidare la prossima generazione di eroi verso il futuro, mentre sempre più superumani cominciano a comparire in tutto il mondo.
A diversi anni luce di distanza, Carol Danvers riceve una trasmissione di emergenza dal pianeta Exif, proprio mentre Norman Osborn annuncia la creazione di una nuova arma il cui scopo sarebbe quello di proteggere la Terra dalle minacce aliene.
Al contempo, Wanda Maximoff e Stephen Strange si recano nei pressi della città natale di Capitan Marvel, Harpswell, dove sembra stiano accadendo diversi fenomeni paranormali…
( Sequel di Avengers - The King of Terror )
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Danvers/Captain Marvel, Doctor Stephen Strange, Peter Parker/Spider-Man, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Avengers Assemble'
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Ecco un nuovissimo capitolo un po’ più lungo del solito, quindi spero davvero che l’attesa verrà ripagata!
Vi auguro una buona lettura ;)




Capitolo 6
 
Peter Parker si era sempre considerato una persona ottimista, fin da quando era solo un bambino vittima di bullissimo. 
Nonostante il mondo fosse pieno di sofferenza, egli credeva fermamente che fosse anche pieno della possibilità di combattere quella sofferenza e vincere. Il suo ottimismo quindi non si basava sull'assenza del male, ma sulla lieta sicurezza della preponderanza del bene, della buona volontà nel cooperare sempre verso quel bene…e che il bene sarebbe sempre riuscito ad averla vinta.
Tuttavia, c’erano anche aspetti negativi della vita che Peter non aveva mai cercato di affrontare. Primo su tutti…la Morte. Era diventata una costante della sua vita, una finalità a cui era impossibile opporsi.
E come avrebbe potuto considerarla altrimenti? Aveva perso i suoi genitori quando aveva soli tre anni…suo zio a causa di una scelta sbagliata…e per finire, il suo mentore e amico, lo stesso uomo che gli aveva dato i mezzi necessari per diventare un eroe e fare la differenza.
A Peter era servito almeno un anno per accettare la scomparsa di Tony Stark, e aveva ringraziato ogni girono da allora il fatto che Carol lo avesse aiutato a superarla. Ora, tutto quello che aveva cercato di dimenticare e sopprimere gli era stato brutalmente sparato in faccia con la stessa intensità di una palla di cannone.
Tony Stark si era presentato quella sera di fronte alle porte della base Avengers. Un evento apparentemente impossibile, un completo disfacimento delle sue convinzioni…eppure era accaduto.
E in verità…Peter non sapeva proprio se avrebbe dovuto sentirsi felice, euforico…o diffidente. Perché sì, Peter Parker era sempre stato una persona ottimista…ma quando si trattava della morte, perfino lui avrebbe avuto difficoltà ad accettare un miracolo. Ma in cuor suo, sperava davvero che questo miracolo fosse reale.
Mentre rimuginava su ciò, le porte del corridoio si spalancarono di scatto. Ad attraversarle fu una persone che Peter riconobbe all’istante: una donna di mezza età e dai folti capelli rossi raccolti in una coda di cavallo, vestita interamente di bianco.
Costei era Pepper Potts: il CEO delle Stark Industries, la più grande finanziatrice del programma Avengers…ed ex moglie di Tony Stark.
Camminò verso di lui con passo marcato e l’arrampica-muri non potè fare a meno di agitarsi sulla punta dei talloni.
<< Pepper >> la salutò nervosamente.
<< Peter >> rispose la donna, scrutandolo con uno sguardo che avrebbe fatto rabbrividire anche il più risoluto degli uomini  << Dov’è? >>
<< Pepper, non penso che sia una buona idea… >>
<< Dov’è? >> ripetè la rossa, e il tono che usò fu abbastanza duro da far rabbrividire lo stesso Spider-Man.
Il vigilante sospirò e la guidò fino all’estremità opposta del corridoio, proprio di fronte ad una vetrata semitrasparente.
Dall’altra parte, seduto sul letto dell’infermeria…un uomo che la donna non avrebbe mai potuto dimenticare. Se ne stava lì, il volto abbassato verso il pavimento, come se fosse in uno stato di profonda contemplazione.
Pepper rimase a scrutarlo per quasi un minuto buono, in completo silenzio.
<< È lui? >> chiese all’improvviso con un filo di voce.
Peter esitò a rispondere.
<< Ho fatto tutte le scansioni che mi sono venute in mente. Non è uno skrull, né sembra essere una sorta di clone, un LMD…è umano al 100% >> ammise stancamente << Penso…penso che pottrebbe essere davvero lui. >>
La donna non disse nulla e continuò a fissarlo per quello che sembrò un tempo interminabile. E prima che il vigilante potesse fare qualsiasi cosa…aprì di scatto la porta ed entrò nella stanza.
Gli occhi di Peter si spalancarono per la sorpresa e il panico misti assieme.
<< Pepper, aspetta… >>
Ma la rossa non lo ascoltò e procedette spedita verso il letto d’ospedale.
L’Avenger sospirò stancamente e schioccò la lingua.
<< Maledizione >> mormorò, mentre correva dietro alla magnante.
Sentendoli entrare, l’uomo sollevò lo sguardo…e i suoi occhi si spalancarono per il riconoscimento.
Pepper non vacillò nemmeno un istante e camminò fino a lui, fermandosi a soli pochi centimetri dal lettino. Peter rimase dietro di lei, scegliendo saggiamente di non interferire con quello che sarebbe successo di lì a poco.
Nel frattempo, l’uomo deglutì a fatica e prese un respiro profondo.
<< Pepper, io… >>
<< Quando è avvenuto il nostro primo bacio? >> lo interruppe la donna, stringendo ambe gli occhi in un paio di linee sottili.
Il presunto Stark sbattè le palpebre un paio di volte, ma non sembrò troppo sorpreso da una simile domanda.
<< Ah, il vecchio trucchetto del “dimmi solo una cosa che il vero Tony potrebbe sapere”. Mi sembra giusto >> borbottò, annuendo a se stesso.
Pepper non disse nulla e si limitò ad incrociare le braccia davanti al petto, fissandolo in attesa con uno sguardo impassibile.
L’uomo sembrò appassire sotto il bagliore di quegli occhi glaciali e prese un altro respiro.
<< Il nostro primo bacio…è avvenuto sul tetto di un condominio di Brookling, dopo la battaglia con Vanko. E l’ho fatto per impedirti di licenziarti…e per un paio di altre cose >> aggiunse con un piccolo sorriso << è stato tutto molto romantico. >>
A quelle parole, l’espressione sul volto di Pepper cominciò lentamente a mutare.
Il suo sguardo iniziò a perdere la sua freddezza, a cui seguirono occhi pieni di speranza o paura misti assieme. Era quasi come se non potesse credere a quello che aveva appena sentito…o che avesse paura ad accettarlo.
Come se avesse paura…che tutto questo fosse solo un sogno, oppure lo scherzo crudele di una qualche entità sconosciuta.
Allungò una mano…e le sue dita entrarono in contatto con il volto del marito.
<< O mio Dio >> sussurrò, mentre si chinava in avanti.
L’uomo fece per dire qualcosa, ma la rossa non glie ne diede la possibilità. Si lanciò contro di lui e lo avvolse tra le braccia, stringendolo a sé.
<< Sei tu…sei davvero tu >> singhiozzò, mentre calde lacrime cominciarono a scivolarle lungo le guance.
Esitante, Tony allungò le braccia attorno a lei e sorrise teneramente.
<< Sono a casa, tesoro >> disse con tono scherzoso, e Pepper si ritrovò incapace di trattenere una risata acquosa.
<< Vedo che non sei cambiato molto. >>
<< Pensavi davvero che otto anni nel Valhalla sarebbero riusciti a contenermi? >> ribattè l’altro con un ghigno impertinente.
Gli occhi di Peter si spalancarono per la sorpresa.
<< Valhalla? >> sbottò, attirando l’attenzione della coppia << Lei è finito nel Valhalla? >>
Pepper sembrò registrare le parole del marito e lo fissò con lo sguardo tipico di qualcuno che richiedeva una spiegazione immediata.
L’Ex Avenger sospirò stancamente.
<< Penso di aver bisogno di bere qualcosa >> borbottò, prima di volgere al suo allievo un sorriso teso << Abbiamo…beh, molte cose di cui discutere.  >>

 

In una stanza adiacente - separati solo da una vetrata semi-trasparente - il resto delle reclute del programma Avengers aveva osservato silenziosamente lo svolgersi degli eventi.
<< Non ci posso credere >> sussurrò Mikoto, con gli occhi che le brillavano << è davvero lui! Tony Stark…Iron man! Il salvatore della Terra! Avenger, genio, miliardario, playboy, filantropo… >>
<< Creatore di Ultron >> aggiunse Deadpool, ricevendo un’occhiataccia da parte degli altri membri del team << Che c’è? Dai, scommetto che anche Illiyana lo stava pensando! >>
L’electromaster scelse di non degnarlo con una risposta e continuò a scrutare l’infermeria con uno sguardo pieno di curiosità e ammirazione. << Come pensate che sia riuscito a…beh, ecco… >>
<< Tornare in vita? >> offrì Kurt.
L’espressione sul volto di Mikoto si fece improvvisamente molto incerta.
<< Non sappiamo ancora se sia tornato in vita! Voglio dire…la morte è una delle poche cose certe della vita, no? Potrebbe essersi semplicemente clonato e, non lo so…aver impiantato i propri ricordi nel suo clone? Di solito nei film funziona così… >>
Questa volta, fu Deadpool a lanciarle un’occhiata stranita.
<< Non pensavo lo che avrei mai detto, ma…devi vivere più ancorata alla realtà, Biri Biri. >>
<< Ti ho detto di non chiamarmi così >> ringhiò la giapponese, mentre alcune scintille si protraevano dal suo corpo.
L’ex mercenario si limitò a roteare gli occhi e volse la propria attenzione nei confronti di Laura.
<< Tu cosa ne pensi, ragazza arrabbiata? >> chiese con tono sornione.
La mutante rimase in silenzio per un po’, lo sguardo fisso in direzione di Stark.
<< Non mi fido di lui >> fu la sua fredda risposta.
Colosso inarcò un sopracciglio.
<< Tu non ti fidi di nessuno >> ribattè con tono impassibile, ma la ragazza si limitò a scrollare le spalle.
L’uomo sospirò stancamente. << Riesci almeno a sentire cosa dicono? >>
La mora strinse gli occhi e scosse la testa.
<< Le vetrate sono troppo spesse >> borbottò scontenta.
Illyana si portò un dito al mento e cominciò a picchiettarselo. Poi, spalancò gli occhi per l’apparente realizzazione.
<< Aspettate, ho un’idea >> disse mentre evocava un piccolo portale viola di fronte a lei.
Piotr inarcò un sopracciglio, curioso di cosa la sorella avesse in mente.
Il suo sguardo tornò verso l’infermeria…e notò un piccolo cerchio luminoso proprio sotto il lettino presente nella stanza, nascosto alla vista delle persone presenti.
Il mutante si portò una mano al volto. << Finiremo nei guai >>
<< Puoi dare la colpa a me >> sussurrò Illyana, mentre anche il resto delle reclute si chinava all’altezza del portale << Ora sta zitto e lasciami ascoltare. >>
 

 
Peter e Pepper rimasero in silenzio durante tutta la durata del racconto.
Ascoltarono affascinanti mentre l’uomo rivelava loro di essere finito nel Valhalla subito dopo la sua morte. Risero questo narrò alcune delle avventure che aveva vissuto assieme al resto degli dei asgardiani…sorrisero tristemente nell’istante in cui rivelò loro del suo primo incontro con Thor…e corrucciarono i volti nel momento in cui spiegò loro cosa stava facendo prima di finire ancora una volta sulla Terra.
<< Quindi…non ricorda niente di quello che è successo? >> chiese Peter dopo qualche attimo di silenzio.
L’ex Avenger scosse prontamente la testa.
<< Nope >> rispose con tono disinvolto << Un minuto prima stavo lavorando nel mio laboratorio e poi…puff! Mi sono ritrovato sotto terra e ho dovuto ricreare la mia sequenza preferita di Kill Bill. >>
Rabbrividì al ricordo dello spavento che si era preso dopo aver realizzato di essere sotto terra. Era stata un’esperienza a dir poco scioccante.
<< Almeno la cassa era già stata aperta >> borbottò con un sorriso ironico << Ho vagato senza meta per un po’ e mi sono ritrovato qui. Era come se sapessi esattamente dove avevo bisogno di andare. >>
A quelle parole, sia Peter che Pepper drizzarono le teste in allerta.
Si guardarono l’un l’altra con espressione guardinghe, fino a quando la rossa decise di rompere il silenzio con un sospiro.
<< Dovremmo fare qualche test…>> cominciò lentamente << Niente di troppo invasivo! Controlli di normale routine, solo per essere sicuri che tu non abbia niente di sbagliato. >>
L’uomo annuì con fare rassegnato, quasi come se si aspettasse una cosa del genere.
Poi, lanciò alla moglie un’occhiata incerta.
<< Pepper… >> cominciò lentamente << Come…come sta Morgan? >>
La donna sussultò, ma ben presto la sua espressione guardinga venne sostituita da un dolce sorriso.
<< Ha appena finito le medie. È la più intelligente della classe >> ammise con tono orgoglioso << Le hanno offerto di saltare un paio di anni, ma lei ha rifiutato >>
<< Questa è la mia bambina! >> esclamò Tony, sollevando un pugno in direzione del soffitto.
Abbassò l’arto e cominciò ad agitarsi sul bordo del materasso.
<< Quando…quando potrò vederla? >> domandò con un filo di voce.
Pepper non rispose subito e cominciò a scrutare ancora una volta il viso del marito. Tony sostenne quell’esame silenzioso senza vacillare, ed ecco che l’espressione della rossa divenne calda e luminosa come una giornata di sole.
<< Che ne dici di domani? >> disse con tono gentile.
L’ex Avenger strabuzzò gli occhi.
<< Davvero? N-non voglio affrettare le cose. So che questa situazione è molto da digerire, ma… >>
<< Sei suo padre >> lo interruppe duramente la donna << Hai il diritto di vederla. >>
Tony si calmò all’istante e offrì alla moglie un sorriso al limite tra l’entusiasta e il sollevato.
<< Ok >> sussurrò, per poi abbracciare la rossa ancora una volta << Mi sei mancata. Dio, quanto mi sei mancata. >>
<< Awwwwwwwwww… >>
Il suono di quella voce fece sussultare ogni persona presente nella stanza.
I tre Avengers abbassarono lo sguardo verso il punto da cui era partita…e i loro occhi si posarono su un piccolo portale che lampeggiava sotto il lettino dell’infermeria.
Chinarono la testa, appena in tempo per vedere il resto delle reclute che li osservava dall’altra parte del cerchio con espressioni sorprese e imbarazzate.
<< Ehm…ops? >> disse Deadpool, poco prima che il portale si dissolvesse.
Tony inarcò un sopracciglio.
<< Amici tuoi, vero? >> chiese a Peter con un sorriso divertito.
Il vigilante gemette e si portò una mano al volto per nascondere l’imbarazzo.
<< Gli Avengers sono un po’ cambiati dall’ultima volta che è stato qui >> borbottò tra le dita.
L’ex Iron-Man ridacchiò divertito. << Hai voglia di farmi un riassunto? >>
L’arrampica-muri cercò di nascondere la propria eccitazione al pensiero di poter recuperare il tempo perduto con il suo mentore…ovviamente con scarsi risultati. Non era mai stato particolarmente bravo a celare i suoi stati d’animo senza la maschera.
<< Mi piacerebbe molto, Signor Stark >> rispose con un sorriso luminoso.
Tony agitò una mano con fare sprezzante. << Penso che ormai sei abbastanza grande per risparmiarti certi formalismi. Chiamami pure Tony. Lo hai fatto prima, no? >>
Il vigilante gemette una seconda volta. << Ero sorpreso, non ci ho pensato… >>
<< Tony >> lo interruppe l’ex Avenger con quel suo ghigno strafottente.
Il vigilante sospirò stancamente, ormai conscio che non avrebbe mai potuto vincere quella battaglia.
<< Tony >> acconsentì.
L’uomo battè le mani in segno di vittoria. Fu allora che i suoi occhi si posarono su qualcosa che fino a quel momento non aveva ancora notato.
<< Ma prima di tutto…chi è la donna fortunata? >> chiese con tono pieno d’anticipazione, mentre indicava l’anello che il vigilante portava alla mano destra.
Peter abbassò lo sguardo e sorrise dolcemente.  << Che ne dici di parlarne davanti ad una bella pizza? >>
<< Pizza? Ora si che si ragiona! Muoio di fame >> disse l’ex miliardario << Il Valhalla ha del buon cibo, non lo nego. Ma niente potrebbe competere con le schifezze di New York. >>
L’arrampica-muri ridacchiò e gli posò una mano sulla spalla.
<< Ben tornato a casa, Tony >> disse con tono gentile.
L’ex Avenger afferrò le dita del suo pupillo con una presa ferrea e appoggiò la testa sulla spalla della moglie.
<< È bello essere tornati >>

                                                                                                                            * * *
 
A dispetto di quello che una persona normale avrebbe potuto pensare, per i morti era molto più facile praticare la magia rispetto a quando erano in vita. Questo perché la magia necessitava un fabbisogno costante di energia…e le anime erano energia allo stato puro. Costrutti che esistevano al di sopra del piano mortale, veri e propri reattori ambulanti la cui esistenza dipendeva dal Piano in cui erano state catapultate.
Ecco perché la sottrazione di un’anima defunta dal suo aldilà poteva provocare gravi sconvolgimento nell’equilibrio del cosmo. Proprio per questo motivo, Loki non era rimasto molto sorpreso quando Odino gli aveva ordinato di localizzare l’anima di Stark nello stesso istante in cui il suo vecchio nemico era stato trascinato al di fuori del Valhalla. Per quello…e perché Odino aveva sempre avuto un grande ego, e il fatto che qualcuno – o qualcosa – fosse riuscito a ingannare il Padre degli dei costituiva un’offesa personale a tutti gli Aesir.
Negli ultimi due giorni, l’Ingannatore aveva sfruttato ogni incantesimo di localizzazione a sua disposizione per cercare d’individuare la posizione di quell’anima sfuggente. E a giudicare dal fumo pulsante e rosso scuro che aveva di fronte…ci era finalmente riuscito.
Sorridendo con quel suo ghigno da lupo, cancellò rapidamente le rune dal pavimento della sua stanza e mise via gli ingredienti. L’ultima cosa che voleva, dopotutto, era che gli altri Aesir scoprissero i suoi segreti.
Perfino gli stessi Odino e Frigga non erano ancora riusciti ad eguagliare il suo talento nella creazione degli incantesimi. Magie che nemmeno la vista di Heimdell sarebbero stata capace di eguagliare.
Riordinata la stanza, si teletrasportò subito al cospetto del Padre Eterno, il quale stava ancora discutendo con il resto degli dei maggiori nella sala del Consiglio del Valhalla. L’argomento? La possibilità di un attacco alla casa degli dei in persona, anche se dalla scomparsa di Stark non era ancora successo nulla degno di nota.
Frigga, Thor, Heimdell…tutti i più potenti guerrieri del regno erano stati riuniti ad un enorme tavolo circolare, alla cui estremità superiore spiccava lo stesso Odino.
All’arrivo dell’ingannatore, il Padre Universale lo scrutò con il suo unico occhio buono.
<< Ebbene? >> chiese con la sua voce tonante.
Loki non esitò a rispondere. << Ci è voluto un po’…ma penso di essere riuscito a localizzare l’anima di Stark. È su Midgard. >>
Una serie di mormorii cominciarono a levarsi dal consiglio.
<< Impossibile >> disse Heimdell << Se fosse davvero lì, la mia vista sarebbe riuscita a individuarla. >>
<< A meno che non ti sia stata nascosta da qualcuno >> ribattè l’Ingannatore, mentre lanciava un’occhiata laterale al padre degli dei << Qualcuno con abbastanza potere da sottrarre un’anima dal Valhalla…e direttamente sotto il naso di Padre Tutto. >>
Questa volta, il brusio fu seguito da esclamazioni indignate.
Frigga sospirò stancamente e volse al figlio uno sguardo ammonitore.
<< Loki, questo non è il momento adatto per riportare a galla vecchi rancori… >>
<< No >> la interruppe Odino, sorprendendo il resto del Consiglio.
Il padre degli dei asgardiani scrutò brevemente le varie persone raccolte al tavolo.
<< Loki ha ragione. Qualcuno…o qualcosa…è riuscito a sottrarre un anima dal Valhalla sotto la mia supervisione. Me ne assumo completamente la responsabilità >> disse cupamente.
Loki spalancò leggermente gli occhi, sorpreso dall’improvviso sostegno del genitore. Anche adesso aveva difficoltà a conciliare l’uomo che aveva di fronte con la stessa persona che per anni aveva sminuito ogni sua impresa o criticato ogni suo tentativo di guadagnarsi il diritto al trono.
Odino, il Padre degli dei, era sicuramente rimasto lo stesso individuo dalle mentalità fredda e pragmatica…ma era cambiato in molti altri modi.
Un’ombra calò sul volto del vecchio.
<< Tuttavia…una simile azione non resterà impunita >> sussurrò con un tono di voce che suscitò un brivido lungo la spina dorsale di tutti i presenti. Lo stesso tono con cui il Padre Universale aveva elargito numerose condanne e dichiarato altrettante guerre.
Un tono che Thor ricordava assai bene…poiché era quello che aveva usato poco prima di bandirlo sulla Terra quasi vent’anni fa.
<< Padre…cos’hai intenzione di fare? >> chiese con un pizzico d’incertezza.
Odino chiuse l’occhio e rimase in silenzio per un po’. Infine, spalancò la palpebra ancora una volta, rivelando l’iride blu elettrica sottostante.
<< Vista la gravità della situazione… >> cominciò lentamente << Scenderò su Midgard e recupererò l’anima di Stark di persona. >>
Quella dichiarazione venne accolta con sguardi ed espressioni scioccate ad opera di tutti i presenti.
Solo coloro che detenevano il controllo sugli aldilà avevano il potere e l’autorizzazione necessaria per manifestarsi sul piano mortale e permettere ad altri di fare lo stesso. Odino era uno di loro.
Tuttavia…questa pratica non era mai stata ben vista dai vari Pantheon del Cosmo, ed era usata esclusivamente nei casi di emergenza.
Il fatto che il Padre Tutto in persona - uno degli individui più retti e severi della creazione – avesse appena avallato una simile proposta…era la dimostrazione di quanto l’intera situazione lo preoccupasse.
Thor inviò al genitore un’occhiata severa.
<< Hai intenzione di lasciare il Valhalla? >> domandò esitante.
Odino annuì risoluto.
<< E non lo farò da solo >> disse mentre si voltava verso il suo secondo figlio << Loki, tu verrai con me. Avrò bisogno del tuo aiuto per tenere traccia del tuo vecchio avversario. >>
Un sorriso andò a dipingersi sul viso affilato dell’ingannatore.
<< Cosa odono le mie orecchie? Il grande Odino ha davvero bisogno del mio aiu… >>
<< Loki >> lo ammonì Frigga, e il moro si limitò a sollevare ambe le mani in segno di resa.
<< Come desideri >> rispose con un inchino beffardo.
Fu in quel momento che Thor si alzò di scatto dalla sedia.
<< Padre, verrò con voi! >> annunciò a gran voce.
Odino inarcò un sopracciglio, mentre Loki non mostrò alcuna sorpresa. Sembrava quasi che si aspettasse una simile uscita da parte del fratello.
<< No >> disse freddamente il Padre Universale << L’equilibrio tra il mondo dei vivi e quello dei morti è già abbastanza fragile. La sola presenza di due asgardiani defunti potrebbe avere gravi ripercussioni sulla fabbrica della realtà. >>
Sollevò una mano prima che il figlio potesse protestare.
<< Comprendo il tuo turbamento. Ma se venissi con noi…il pericolo potrebbe solo crescere. >>
<< Stiamo parlando di Midgard, Padre Universale! >> ribattè caldamente il biondo << Ho sanguinato per quel mondo. Ho dato la vita per salvarlo! >>
Prese un respiro profondo e fissò il genitore con determinazione incrollabile.
<< E se colui che ha preso l’anima di Stark nutre degli interessi ostili verso coloro che mi stanno a cuore…allora gli farò assaggiare l’ira del tuono! >>
Sollevò il martello in aria, e alcune scariche elettriche cominciarono a protrarsi dal fidato maglio. A queste seguirono i sorrisi del resto degli dei raccolti, ghigni pieni di eccitazione al pensiero dell’epica battaglia che il loro amato principe avrebbe combattuto.
Fu allora che l’aiuto giunse dall’ultima persona che il tonante si sarebbe mai aspettato.
<< Se posso permettermi, padre… >> si intromise Loki << Un paio di braccia in più potrebbero tornarci utili. In fondo, non sappiamo chi o cosa sia il responsabile di questa situazione. >>
Odino strinse l’occhio e prese a scrutare intensamente il suo primogenito.
Rimase in silenziò per qualche minuto, mentre il resto degli Aesir trattenne il respiro per l’anticipazione. Thor aspettò pazientemente, senza mai distogliere lo sguardo dal genitore.
Infine, il Padre degli dèi sembrò giungere ad una decisione.
<< Molto bene >> borbottò, per poi sollevarsi dal trono e battere Gungnir sul pavimento della sala.
Il tonante s’inchinò rapidamente e cercò di nascondere un sorrisetto soddisfatto.
Nel frattempo, Odine fece un ultima panoramica del Consiglio.
<< Partiremo al sorgere del prossimo sole >> dichiarò con un tono di voce che non ammetteva repliche << Fino ad allora… vi consiglio di prepararvi a dovere per il viaggio. Non abbiamo la minima idea di cosa potremmo affrontare. Ma qualunque cosa sia…imparerà presto che sfidare gli dèi di Asgard è stato il più grave errore della sua vita! >>

                                                                                                                       * * *


Carol si svegliò con una sensazione di malessere allo stomaco, e per un attimo fu assai tentata di vomitare.
Cosa diavolo era successo? Ricordava distintamente la sua battaglia sui cieli di Exif…il suo arrivo alla cena che la razza di quel mondo aveva realizzato per lei…il sorriso di Metphis, mentre crollava a terra…Metphis!
La sua testa scattò verso l’alto, e alcune gocce di sudore le colarono dai capelli dorati. Tentò di muoversi, ma scoprì che non poteva spostare né le braccia né le gambe.
Ruotò appena il collo…e si rese presto conto del perché: era stata intrappolata ad una parete con delle ganasce di metallo.
“Pensate davvero che questo riuscirà a fermarmi?” pensò sprezzante.
Senza perdere tempo, cominciò a concentrare un fiotto di energia cosmica nelle mani e…
BZZZZZZZZZZZZ!
Provò dolore. Un dolore insopportabile, il più intenso e agonizzante che avesse mai provato dallo scontro con un certo drago a tre teste.
Il corpo della donna venne attraversato da un intensa scarica scarlatta, e la cosa andò avanti per quello che le sembrò un tempo interminabile.
Urlò e tentò di dimenarsi, ma era come paralizzata. Poi…tutto cessò.
Con il viso arrossato e i capelli cadenti, Carol ansimò in cerca di aria e gemette miseramente.
Perché non era riuscita ad assorbire questa strana energia? Sembrava un qualche tipo di elettricità…allora perché le aveva fatto tanto male?
<< Non sottovalutatemi, cazzo >> ringhiò attraverso i denti.
Prese un respiro profondo e si preparò a rilasciare un altro fiotto di energia cosmica…
<< Ti consiglio di non provarci >> arrivò una voce baritonale poco distante.
Sorpresa, Carol sollevò lo sguardo…e i suoi occhi incontrarono un paio di lenti rosse come il sangue, incastonate in un volto scheletrico color pece.
<< Abbiamo lavorato per anni su questo tipo di energia >> continuò la creatura mascherata, mentre entrava nella stanza << Nemmeno tu saresti capace di assorbirla. >>
Camminò fino alla donna, le mani incrociate dietro la schiena. << La battaglia avvenuta ieri era solo un test per assicurarci della sua efficacia. Un singolo colpo è stato sufficiente per inibire le tue funzioni vitali per più di un minuto. >>
Si fermò di fronte a lei e la scrutò da capo a piedi.
<< Un flusso continuo? Sarà abbastanza per renderti inerme fino a quando lo desidero >> terminò freddamente.
Carol non disse nulla e si limitò a fissare l’uomo mascherato con un’espressione rabbiosa.
Era lui il responsabile della sua situazione? Forse era in combutta con Metphis?
In effetti…perché diavolo quel sacerdote l’aveva drogata? Aveva salvato la sua gente da una potenziale guerra! Per qualche ragione aveva avvelenato il suo cibo?
Il sistema immunitario di Carol era molto più resistente di un essere umano normale, quindi dovevano aver usato una tossina particolarmente potente. Era quasi come…se si fossero preparati in anticipo per il suo arrivo.
La supereroina e lo sconosciuto rimasero a fissarsi per più di un minuto, accompagnati solo dal respiro sibilante che fuoriusciva dalla sua maschera.
Infine, fu Carol la prima a rompere quella situazione di stallo.
<< Che fai, parli prima tu o prima io? >> disse con tono beffardo.
L’uomo non rispose e continuò a scrutarla per quasi un minuto buono. Poi, lentamente, sollevò la mano destra e la posò sulla guancia della donna.
Carol sentì qualcosa di freddo che le accarezzava la pelle…cuoio, a giudicare dalla consistenza. Era difficile a dirsi, a causa della scarsa visibilità di quel luogo. 
<< Non sei cambiata per niente >> sussurrò la voce della “cosa” che aveva di fronte << Eppure…i tuoi occhi sembrano così vecchi. >>
All’improvviso, un paio di dita afferrarono il mento dell’Avenger con forza e lo tirarono verso il basso.
Carol cercò con tutta se stessa di non rabbrividire e incontrò quegli occhi fiammeggianti con uno sguardo impassibile.
<< Ho aspettato per così tanto tempo questo momento >> continuò la creatura, mentre aumentava la forza della sua presa<< La possibilità di tenere la tua vita nel palmo della mia mano. >>
La donna strinse i denti per il dolore e sentì la mandibola inclinarsi. Poi, con la stessa rapidità con cui tutto era iniziato…la presa si allentò.
L’uomo vestito di nero si allontanò con un passo.
<< No >> borbottò, scuotendo la testa << La tua ora non è ancora arrivata. Prima dovrai pagare per i tuoi peccati. >>
Carol ansimò per riprendere fiato e lanciò alla creatura uno sguardo furente.
<< Tu chi sei? >> ringhiò attraverso i respiri.
L’uomo rimase in silenzio per qualche istante, come se stesse valutando la possibilità di risponderle o meno.
<< Sono Darth Vader. Leader Supremo dell’Impero Galattico >> si presentò con un elegante inchino.
Carol inarcò un sopracciglio?
Darth Vader? Questo nome…non le era affatto familiare.
Aveva sentito voci sull’Impero Galattico, certo, ma non si era mai preoccupata di indagare a fondo su chi ne fosse a capo. Forse aveva già udito il suo nome in una qualche conversazione, ma con il tempo aveva scelto di liquidare l’intera faccenda come una cosa di poco conto.
Dopotutto, aveva già affrontato molti imperi alieni nel corso dei suoi trent’anni di servizio come Capitan Marvel. Quindi…perché preoccuparsi dell’ennesima organizzazione emergente con manie di grandezza?
Ora, mentre era impotente di fronte al presunto leader di tale organizzazione…si ritrovò a pensare che forse avrebbe dovuto prestare più attenzione a ciò che stava succedendo nelle regione esterne della Galassia.
Il rinomato Darth Vader inclinò leggermente la testa di lato.
<< E vedo che tu non hai la minima idea di chi io sia >> osservò con tono pratico.
Carol ostentò un sorrisetto, cercando di apparire fiduciosa.
<< Dovrei? >> ribattè beffarda.
Ancora una volta, l’uomo rimase in silenzio per un po’.
<< No >> fu la sua fredda risposta << Non ancora. >>
Si avvicinò nuovamente alla donna ed ella potè sentire il respiro freddo e meccanico della creatura che le scompigliava i capelli.
Vader le sollevò il mento con un dito guantato.
<< Ma lo farai >> sussurrò << Credimi…lo farai. >>
Carol avrebbe voluto chiedergli a cosa diavolo si stesse riferendo, ma ecco che una coppia di figure si fece strada all’interno della cella. Erano interamente ricoperte di un’armatura bianca – completa di casco – e nelle mani reggevano quelli che avevano tutta l’aria di essere dei blaster d’assalto.
<< Lord Vader, il rituale è pronto >> disse uno di loro, mentre entrambi s’inchinavano di fronte all’uomo vestito di nero.
<< Bene >> rispose questi, e Carol riuscì a percepire una nota di compiacimento nel suo tono meccanico.
<< Che significa? >> borbottò stancamente << Quale rituale? >>
Vader non rispose e si limitò ad indicarla.
<< Portatela all’altare >> ordinò freddamente.
Senza perdere tempo, la coppia di Sormtrooper cominciarono a toglierle i ceppi.
La bionda cercò di divincolarsi, ma al momento era troppo stanca anche solo per restare in piedi senza un aiuto esterno. Non si era mai sentita così…non dai tempi in cui era ancora umana.
Quando cercò di tirare un pugno ad uno dei soldati, questi evitò l’attacco senza problemi e la colpì alla testa con il retro del fucile, facendola cadere a terra con un gemito.
Poi, entrambi gli Stormtrooper la sollevarono con forza da terra e cominciarono a trascinarla verso una destinazione sconosciuta.
Darth Vader li seguì a ruota.
 

 
Carol venne trascinata fino ad una stanza illuminata da un gran numero di fiaccole.
Al suo interno intravide gli Exif che avevano partecipato alla cena di quella sera, tutti raccolti attorno a quello che aveva tutta l’aria di essere un altare, sovrastato da un soffitto scoperto che mostrava il cielo notturno
E di fronte a quell’altare…vi era un alieno che la donna riconobbe all’istante.
Se ne stava di fronte ad un calderone, impegnato a versarne il contenuto all’interno di alcune ciotole.
La donna si sentì invadere dalla rabbia.
<< Metphis…lurido serpente… >>
Nell’istante in cui provò a raccogliere un po’ di energia cosmica nelle mani, ecco che un’altra scarica la percorse dalla testa ai piedi.
Il dolore non fu meno intenso della prima volta, anzi…sembrò quasi più forte.
Cadde in ginocchio, mentre il  resto degli Exif non la degnava nemmeno di uno sguardo. I loro occhi erano interamente concentrati sul capo sacerdote, ancora impegnato a riempire il resto delle ciotole.
Quando ebbe finito, gli alieni raccolti si fecero avanti e ne afferrarono una ciascuna, con Metphis fece lo stesso.
L’Efix lanciò loro uno dei suoi sorrisi imperscrutabili.
<< Come potete vedere…>> cominciò lentamente << il calderone ora è vuoto. Tuttavia, la zuppa che conteneva non sparirà semplicemente. Diventerà parte della vostra carne e del vostro sangue. Non verrà distrutta, né morirà, semplicemente smetterà di essere una zuppa in un calderone. Combinata con qualcosa di più grande…diventerà qualcosa di nuovo. Questo significa “devozione” >>
Sollevò la propria ciotola.
<< Ma noi non siamo una zuppa. Noi possiamo scegliere a chi votarci. Dobbiamo solo rifletterci attentamente >> continuò con quel suo sorriso apparentemente gentile.
Gli occhi gialli dell’alieno vagarono fino alla figura inginocchiata di Carol.
<< Ma qual è la devozione più auspicabile? Ad esempio, la qui presente Capitan Marvel si è fatta voto di proteggere i pianeti della galassia. E anche se si può considerare una nobile causa, nel grande schema delle cose sono mancati i risultati. >>
Scosse la testa e il suo volto venne attraversato da un’ombra.
<< è impossibile salvare ogni razza con la mera forza. Ma quindi…qual è il giusto cammino per raggiungere un simile obbiettivo? >> chiese al resto della folla.
Questi non risposero, ed ecco che Metphis allargò ambe le braccia. << Il nostro dio…solo con lui possiamo raggiungere una vera salvezza. Non c’è altro cammino per la vittoria…se non diventare un tutt’uno con lui. >>
L’Exif si portò la ciotola alla bocca e ne bevve il contenuto con un unico e lungo sorso. Il resto dei sacerdoti presenti fecero lo stesso.
Metphis sorrise loro e sollevò le mani in direzione della volta celeste.
<< Diventare un tutt’uno con il nostro dio…significa abbandonare ogni concetto di individualità. Con questo in mente, accettate il nostro dio come il salvatore? L’araldo dell’entropia? >> chiese con un tono di voce molto più forte.
In tutta risposta, gli Exif raccolti chiusero gli occhi e piegarono le teste in avanti.
<< Preghiamo! >> esclamarono all’unisono << Invochiamo il nome di colui che porta la vera salvezza nell’universo!>>
Carol rabbrividì a quella dichiarazione, mentre Metphis annuì compiaciuto.
<< Molto bene. In questo caso…riveliamo a questa mortale il nome segreto>> disse con voce solenne.
Si voltò verso l’altare e rimase in silenzio per qualche secondo. L’aria attorno a lui sembrò vibrare di una strana anticipazione, e perfino la donna alle sue spalle percepì una strana elettricità che le rizzò i capelli. Era quasi come se la realtà stessa fosse consapevole che di lì a poco sarebbe successo qualcosa di molto significativo e terribile al tempo stesso.
Metphis prese un respiro profondo…e chiuse gli occhi.
<< Fatti avanti, re dorato…il cui nome è Ghidorah! Le ali della morte! >> urlò a gran voce.
Il cuore di Carol mancò un battito.
Per un attimo, sperò con tutta se stessa di aver capito male.
<< No… >> sussurrò, mentre anche il resto degli Exif sollevavano le mani verso il cielo.
<< Vieni, Ghidorah! Le ali della morte!>> ripeterono all’unisono << Potentissimo Ghidorah…le ali della morte!>>
La parete di fronte all’altare cominciò ad incresparsi, come se fosse liquida.
Carol sentì una stretta agghiacciante attanagliarle il cuore. La sua mente fu invasa dalle immagini di una battaglia che aveva cercato di dimenticare negli ultimi tre anni.
Il dolore che aveva provato all’epoca…tutte quelle vite che erano andate perse…la morte di Thor…di tutti quegli innocenti…la distruzione di New York.
Si sentì invadere dal terrore.
<< No…no, no, no! >> urlò disperata << Non sapete cosa state facendo! Non potete riportarlo qui! >>
Metphis la ignorò, e così fecero il resto degli Exif.
<< Sorgi, Ghidorah! Concedi agli infedeli una fine gloriosa!>> continuò il capo sacerdote << Aiutaci a raggiungere la vittoria…con la carne e il sangue di questa donna!>>
<< Oh, grande Ghidorah! Conducici alla vittoria!>> continuarono il resto dei fedeli.
E fu allora…che qualcosa cominciò a fuoriuscire dalla parete del tempio.
Dapprima fu semplicemente una superficie di squame dorate. Poi, seguirono denti aguzzi conficcati in una mascella prominente. E quella mascella era legata ad un muso…e quel muso era legato ad una testa, adornata da un paio di pupille rosso sangue.
Si aggiunsero le corna, e poi un unico lungo collo serpentino, attaccato ad un corpo dalle sembianze rettili.
Eppure… quel corpo aveva assai poco dell’immensa creatura che Carol aveva affrontato tre anni prima. Era magro, quasi privo di carne, uno scheletro ricoperto da uno strato di squame dorate, anche se in molti punti erano visibili delle ossa. Sembrava quasi un cadavere in decomposizione.
Le ali che un tempo lo avevano sorretto…erano ridotte ad un paio di arti sottosviluppati, privi di membrana.
Ghidorah sollevò lentamente la sua unica testa e incontrò lo sguardo dell’Avenger. Nei suoi occhi scarlatti, la donna intravide la stanchezza di un animale morente.
Il dragone non disse niente e si limitò a fissarla per un tempo interminabile. Poi, con un movimento meccanico della mandibola…spalancò la bocca ed emise un gemito sofferente.
Fu in quel momento che la stessa coppia di soldati che l’aveva portata fin lì la presero per le braccia e cominciarono a trascinarla verso la bestia.
<< No…state lontani! Non avvicinatevi! >> ringhiò la donna, cercando disperatamente di liberarsi.
Ma gli Stormtrooper non furono affatto influenzati dalla sua lotta e la posizionarono a pochi metri da Ghidorah.
Pochi secondi dopo, una serie di viticci dorati cominciarono a protrarsi dal corpo della bionda, finendo dritti nelle fauci spalancate della bestia.
Carol sentì le proprie energie venire meno e provò un’improvvisa stanchezza, seguita da un dolore intenso.
Lanciò un altro urlo, mentre il resto degli Exif osservava il processo con sguardi estasiati. Al contempo…il corpo di Ghidorah cominciò a cambiare.

(Track 1: https://www.youtube.com/watch?v=zR2p8NhrGKk)

Le parti ferite iniziarono a rigenerarsi, mentre il suo corpo diventava sempre più massiccio e muscoloso.
Un paio di protuberanze fuoriuscirono dalle sue spalle. Grumi di carne rosa e informe, che man mano assunsero forme sempre più distinte. Dapprima spuntarono due corna prominose…poi un muso squadrato, a cui seguirono un paio di poderose mascelle irte di denti.
Carol potè solo osservare impotente mentre la nuova coppia di teste si univa a quella principale. Poi…tutto cessò.
La bestia si alzò lentamente sulle sue zampe posteriore e la sua coda a doppia punta cominciò a fremere come il sonaglio di un serpente.
Spalancò gli occhi e i suoi tre lunghi colli si sollevarono all’unisono.
<< Sono…tornato! >> esclamò, allargando ambe le ali e facendo calare una cupa ombra al di sopra dell’altare. Seguì una folata di vento che spense tutte le fiaccole presenti, mentre una serie di tuoni e lampi cominciarono ad illuminare la volta stellata.
Metphis cadde in ginocchio, assumendo una posizione completamente sottomessa.
La testa centrale di Ghidorah si abbasso verso terra e scrutò attentamente la piccola creatura ai suoi piedi.
<< Metphis >> sibilò con quella stessa voce che aveva accompagnato gli incubi di Carol negli ultimi tre anni << Vedo che la mia fiducia nei tuoi confronti è stata finalmente ripagata. >>
<< Vivo per servirvi, o potente Re Ghidorah >> rispose prontamente l’Exif.
Il dragone ronzò compiaciuto. << E io non lo dimenticherò. Quando arriverà il momento del raccolto, e ogni luce di questo universo sarà ormai un bagliore in attesa di essere spento…voi, gli Exif, sarete gli ultimi testimoni della fine. Coloro che si ergeranno sopra tutte le razze nel ventre del Re del Dorato! >>
Sollevò il lungo collo e scrutò la volta celeste che si stagliava sopra il tempio.
<< Ma prima di allora…molti altri pianeti attendono di ricevere questa benedizione. Il tempo del raccolto è ormai prossimo >> sussurrò, per poi volgere lo sguardo in direzione di Carol.
Le tre teste sorrisero all’unisono e la donna sentì un freddo brivido lungo la spina dorsale.
<< E il tuo pianeta, mia cara Carol Danvers…sarà il primo a ricevere questo grande onore >> ringhiò quella centrale, con un sottofondo di sadico piacere.
L’Avenger avrebbe voluto urlare, ma si sentiva troppo stanca anche solo per muovere la bocca.
Dopo qualche altro secondo speso ad osservarla, l’idra sembrò perdere interesse per lei e tornò ad osservare il cielo.
<< Al di là delle pareti del cosmo, il mio alleato attende con impazienza. Non dovremmo farlo aspettare. >>
<< La mia flotta è pronta >> si intromise Vader, non mostrando il minimo segno di paura o timore anche di fronte a questo enorme titano.
Le tre teste si voltarono verso di lui e quella centrale ghignò soddisfatta.
<< E sono sicuro che farà il suo lavoro, Lord Vader >> disse divertita.
Il Comandante Supremo dell’Impero rispose con un rispettoso cenno del capo e la testa di sinistra abbaiò una risata gracchiante. Poi, quella centrale volse i suoi occhi scarlatti in direzione di Capitan Marvel.
<< Un tempo ho sputato sulla tua carne, protettrici dell’Universo. Ma ora…accolgo con gioia l’energia che porti dentro di te. AH! Come i potenti sono caduti >> ringhiò con un ghigno dall’aria vagamente ironica << Gioisci, giovane mortale! Perché è grazie a te…se sono rinato! >>
E fu in quel momento che Carol perse i sensi.

                                                                                                                               * * *

Harpswell…non era affatto come Wanda se l’era immaginata.
L’intero posto sembrava più simile ad una città fantasma che ha un insediamento del Maine. Era completamente deserto, senza nemmeno una persona a passeggiare per le strade.
Nessun anziano impegnato a leggere un giornale sulla panchina, o un gruppo di bambini che giocavano a pallone per i vialotti…niente di niente. Era come se questo posto non fosse nemmeno abitato!
<< Ok… non è per nulla inquietante >> commentò Wanda, mentre si guardava nervosamente attorno.
Strange si ritrovò d’accordo.
<< Tieni gli occhi aperti >> sussurrò << Potrebbe essere una trappola >>
<< Quando mai non lo è? >> ribattè l’altra con un esasperato roteare degli occhi.
Continuarono a camminare per un po’, e dopo circa una decina di minuti arrivarono a quello che aveva tutta l’aria di essere il centro cittadino.
La strega scansionò rapidamente la zona…e i suoi occhi incontrarono finalmente una persona.
C’era un uomo, in piedi in mezzo ad una piazza. Aveva la testa abbassata, ed era completamente immobile.
Wanda gli si avvicinò cautamente e si rese presto conto che stava borbottando qualcosa.
<< Larghi sorrisi. Larghi sorrisi… >>
Wanda inarcò un sopracciglio.
Larghi sorrisi? Che modo strano di salutare qualcuno. Inoltre…perché diavolo continuava a ripeterlo?
<< Signore, va tutto bene? >> chiese con un po’ di esitazione.
L’uomo si limitò ad incontrare il suo sguardo.
<< Larghi sorrisi >> ripetè, sempre con quel suo ghigno agghiacciante stampato in faccia.
Wanda compì un passo all’indietro e sollevò le mani per prepararsi ad un attacco imminente. Tuttavia, quello strano individuo non fece alcun tentativo di aggredirla e si limitò a barcollare in direzione di una meta sconosciuto.
<< Ubriaco? >> chiese Strange, affiancandosi a lei.
La donna scosse prontamente la testa. << Non mi sembra che sia sotto l’effetto di alcolici… >>
Non ebbe il tempo di finire la frase.
L’uomo si voltò di scatto verso di loro, con gli occhi che sembravano fuoriuscirgli dalle orbite. Al contempo, la strega cominciò a sentire uno strano ticchettio alle sue spalle.
Girò la testa…e il suo cuore mancò un battito.
<< Ehm…Stephen >> sussurrò, attirando l’attenzione dell’Avenger. Questi la seguì con lo sguardo e i suoi occhi si posarono su una scena a dir poco inquietante.
Dietro di loro aveva appena preso posto un intera folla di persone. Uomini, donne, bambini…era come se l’intera città si fosse appena riversata all’esterno.
E proprio come l’uomo in mezzo alla piazza…tutte quelle persone avevano le bocche contratte da dei sorrisi agghiaccianti.
<< Larghi sorrisi…larghi sorrisi… >> disse uno di loro, il volto bagnato dalle lacrime << Lar…vi prego…sorrisi… Aiutateci… >>
All’improvviso, la folla cominciò ad aprirsi.
Qualcuno prese a camminare in direzione degli Avengers: un uomo alto e magro, dalla folta capigliatura rossa…e che reggeva tra le braccia un bambino. Qualcuno…che Stephen riconobbe all’istante.
L’ex medico strinse gli occhi in un paio di linee sottili.
<< Questo non va affatto bene >> borbottò, assumendo una posizione da combattimento.
Wanda fece lo stesso e le sue mani cominciarono ad illuminarsi di un intenso bagliore rosso.
Lo sconosciuto, tuttavia, non sembrò affatto intimidito dalle azioni della coppia e continuò a camminare verso di loro con un sorriso disinvolto.
<< Chi è? >> chiese Wanda, mentre un freddo brivido le attraversò la spina dorsale. Era come se il suo corpo stesse cercando di avvertirla di stare alla larga dal nuovo arrivato.
<< Non lo riconosci? >> disse Strange << Cletus Kasady…alias Carnage. Ha causato un bel po’ di problemi ai Vendicatori, qualche anno fa. >>
Wanda spalancò gli occhi, sorpresa.
Aveva sentito sicuramente parlare di Carnage. Un Serial Killer con superpoteri che aveva terrorizzato New York cinque anni fa, quando aveva scelto di abbandonare gli Avengers.
Le sue azioni erano state abbastanza violente da costringere la città ad evacuare, ma fortunatamente era stato fermato dagli sforzi combinati di Spider-Man e Capitan Marvel.
<< Non dovrebbe essere in coma? >> domandò perplessa.
Al contempo, lo stregone evocò un paio di cerchi magici.
<< A quanto pare non lo è più >> rispose freddamente.
Cletus si fermò davanti alla folla e sollevò la mano destra.
<< Saluti, Avengers! >> esclamò gioviale << Non penso che ci siamo mai incontrati di persona, ma non dovete preoccuparvi! Avremo tutto il tempo di conoscerci bene…o forse no, visto che presto rimuoverò le vostre adorabili testoline dai vostri corpi ingombranti. >>
Le vari persone dietro di lui iniziarono a battere i denti e a tremare, allarmando subito la coppia.
<< Cletus…cos’hai fatto? >> ringhiò Strange.
Il Serial Killer lo fissò sorpreso.
<< Cosa ho fatto? >> chiese con tono perplesso, prima di arricciare le labbra in un sorriso tutto denti << Semplice! Mi sono sistemato! >>
E fu allora…che accadde qualcosa che avrebbe sicuramente perseguitato gli incubi dei due Vendicatori per molti giorni avvenire.
Dal corpo di ogni persona cominciarono a protrarsi dei filamenti scarlatti. Alcuni di loro urlarono per il dolore e la paura, ma ogni loro sforzo di combattere si rivelò vano.
In pochi secondi, erano diventati delle creature umanoidi che avevano poco da invidiare allo stesso Carnage. Perfino il bambino che il serial killer reggeva tra le braccia aveva assunto un aspetto simile!
Wanda caricò un colpo di energia, ma Stephen le posò una mano sulla spalla.
<< Aspetta…ha un bambino >> ringhiò, mentre Cletus assumeva a sua volta un aspetto a dir poco mostruoso.
La creatura scoppiò in una fragorosa risata.
<< Ah ah ah! Non ho un bambino! Ho il MIO bambino! Sono tutti miei, capite? Appartengono tutti a me! >>> esclamò, indicando gli infetti attorno a lui.
Poi, indicò la coppia di Avenger.
<< Ragazzi…è ora di giocare! >>
E i servi della creatura non se lo lasciarono ripetere due volte.

(Track 2: https://www.youtube.com/watch?v=CnEOR6FrkyE)

Scattarono verso la coppia di Avenger con le braccia protese e le fauci spalancate, ringhiando e sibilando come bestie impazzite.
Wanda non perse tempo e afferrò la mano di Strange. Fatto questo, scatenò una potente ondata di energia telecinetica sotto di sé, facendoli schizzare verso l’alto.
I due stregoni rimasero sospesi a mezz’aria, mentre molte delle creature si scontravano tra loro a gran velocità. Al contempo, la Scarlet Witch puntò le mani verso il basso e generò un attacco che investì in pieno quelle restanti, spedendole a terra.
<< Cerca di non far loro del male, sono ancora dei civili >> la ammonì Strange.
La donna fece per controbattere, ma ecco che una delle creature balzò verso di loro con i denti scoperti.
<< Ah, sì? Beh, dillo a loro! >> disse la strega, mentre evocava uno scudo per proteggerli.
L’infetto ci sbattè contro con un forte schiocco e scivolò verso la strada come una mosca spiaccicata sul parabrezza di un auto.
Entrambi gli Avengers seguirono a ruota e atterrarono sull’asfalto, proprio mentre il resto delle creatura si lanciava verso di loro ancora una volta.
Nel giro di pochi secondi, la coppia di Stregoni si ritrovò coinvolta in una battaglia senza esclusione di colpi. Proiettili di energia e incantesimi volarono in ogni direzione, a cui seguirono le grida rabbiose e piene di dolore degli infetti.
Ogni tanto, capitava che un colpo vagante finisse contro un auto o uno dei palazzi vicini, generando delle forti esplosioni.
Alcuni pezzi di metallo e detriti vaganti schizzarono come colpi di pistola verso Carnage, ma il Serial Killers non si voltò nemmeno per considerarli. Rimase completamente immobile…e i frammenti si scontrarono con un campo di forza non dissimile da quello che circondava la città.
Sia Strange che Wanda spalancarono gli occhi per la sorpresa.
Non vi era alcun dubbio. L’energia che permeava quella difesa…era la setssa che entrambi avevano percepito attorno all’insediamento. E Cletus era la fonte!
Il supercriminale sorrise minaccioso verso di loro e puntò una mano in avanti. Subito dopo, un raggio scarlatto scaturì dalle sue dita artigliate, puntando dritto verso Wanda.
La donna riuscì a scansarsi per un pelo, ma ecco che si ritrovò costretta ad evitare un secondo attacco. E poi un terzo…e poi un quarto.
Carnage aveva cominciato a bersagliarla come un pistolero alle prime armi, il tutto mentre canticchiava una specie di filastrocca.
<< La piccola streghetta che scappa e bla bla bla…qualcosa, qualcosa, qualcos’altro e avrà il cuore strappato! AH AH AH AH AH AH! >>
All’ennesimo attacco, Strange evocò uno scudo dorato e si mise di fronte a Wanda, incassando il colpo.
Quando l’energia del raggio si disperse nell’aria… lo stregone percepì la firma inconfondibile della magia del caos.
Ma come diavolo era possibile? Durante i suoi attentati precedenti, Cletus Kasady non aveva mai mostrato alcun segno di essere un praticante della arti mistiche.
Ed era rimasto in coma per ben sei anni, non poteva averle apprese in quel frangente! Inoltre, la magia del caos di cui stava facendo uso…era troppo simile a quella di Wanda.
Lo stregone strinse gli occhi. << Come hai fatto a ottenere poteri magici, Cletus? >>
Il serial killer inclinò la testa di lato e si portò un dito artigliato alla bocca.
<< Diciamo solo che mentre ero in coma ho incontrato uno sponsor! >> disse con quella sua voce graffiante << Dice che abbiamo un amico in comune…ed entrambi lo vogliamo morto! >>
Allargò le braccia e i viticci del suo corpo cominciarono a fremere, come se impazziti.
<< Vi vogliamo tutti morti! AH AH AH AH AH! >>
Come ad un segnale, gli infetti tornarono all’attacco.
Wanda allargò ambe le mani ed evocò una cupola scarlatta attorno a loro, mentre le creature vi si lanciarono contro a tutta forza.
Strinse i denti e si voltò verso l’insegnante.
<< Dobbiamo andarcene di qui! >> ringhiò, consapevole che non potevano resistere a lungo contro così tante persone. Non se non potevano rischiare di far loro del male!
Strange annuì d’accordo e compì alcuni rapidi gesti con le mani.
Un portale si materializzò alle loro spalle e lo stregone vi strascino dentro entrambi, proprio mentre la cupola si frantumava in un milione di pezzi.
Gli infetti cercarono di agguantarli, ma ecco che il portale scomparve con un semplice lampo, lasciandosi dietro solo il vuoto dell’aria.
Wanda e Strange si ritrovarono in quello che aveva tutta l’aria di essere un Bar.
I tavoli e le sedie del posto erano rovesciate in diversi punti, e gran parte delle pareti erano macchiate di rosso, come se quel luogo fosse stato teatro di una lotta molto violenta.
Lo stregone si accasciò contro il bancone del locale e sospirò stancamente.
<< Ok, dovremmo essere al sicuro… >>
Si fermò nell’istante in cui percepì un’altra presenza poco distante da loro. Era una firma debole…ma apparteneva sicuramente ad una persona.
<< Aspetta >> sussurrò, fermando Wanda prima che potesse rialzarsi.
Indicò il punto in cui si nascondeva la firma di energia vitale, proprio dietro ad un tavolo rovesciato.
<< C’è qualcun altro assieme a noi >> disse con il tono di voce più basso che riuscì a trovare. L’ultima cosa che voleva, dopotutto, era far sapere al loro misterioso osservatore che fossero consapevoli della sua presenza.
Non sapeva se fosse un nemico o un amico…ma vista la situazione, non avrebbe rischiato.
Fece un cenno a Wanda e la strega non esitò un solo istante.
Le sue mani si tinsero di rosso, e subito un corpo umano venne sollevato a mezz’aria da dietro al tavolo.
Si trattava di una giovane donna dai lunghi capelli neri, vestita con abiti piuttosto ordinari: una felpa con cappuccio grigia, giacchetta nera, pantaloni jeans attillati e un paio di stivali color pece.
Gli occhi della strega si spalancarono come piatti, riconoscendola all’istante. In fondo, era diventata piuttosto popolare dopo la sua partecipazione alla battaglia contro King Ghidorah.
<< Jessica Jones?! >> sbottò scioccata. La reazione di Strange fu più controllata, ma non certo meno sorpresa.
Ancora sospesa, la detective lanciò alla coppia un sorriso impertinente.
<< Ehi ragazzi? >> disse mentre li salutava con un gesto disinvolto della mano << Potete mettermi giù? E già che ci siamo, qualcuno di voi potrebbe gentilmente dirmi…CHE CAZZO STA SUCCEDENDO?! >>
                                                                                                      


Tranquilla, Jessica, sono sicuro che se lo stiano chiedendo in molti. Ma non preoccupatevi! Con le immortali parole di Metphis…tutto sarà rivelato!
Parlando proprio del nostro amabile alieno, penso sia arrivato il momento di rivelarvi alcune informazioni su di lui: è il capo accolito della razza Efix, una specie aliena dalla trilogia anime di Godzilla che serve proprio King Ghidorah, da loro ritenuto una divinità.
Non so se ci avete fatto caso, ma nella sua presentazione in “King of Terror” Ghidorah si autodefiniva proprio il sovrano di Exif. Beh…ecco cosa intendeva.
Nel frattempo, Odino e compagnia si preparano a discendere sulla terra in stile Dragonball, Tony ha una belle rimpatriata post-resurrezione e Carnage continua a fare casini, citando uno “sponsor”.
Siete intrigati? Lo spero, anche se devo avvertirvi che il prossimo capitolo potrebbe tardare un po’, presto comincerò la tesi del Master, e sarò davvero MOLTO impegnato.
Quindi…alla prossima!

 
  
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