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Autore: Helen_Book    09/05/2021    1 recensioni
Eileen ha perso la voce e la capacità di trasformarsi. Sente di non aver nulla da offrire al proprio branco. L'incontro inaspettato con un lupo randagio cambierà totalmente la sua esistenza e la porterà ad addentrarsi nei più oscuri ricordi del suo passato.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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Stremata.

Ecco l’unica parola che ad Eileen sembrava appropriata riferendosi al suo attuale stato psicofisico.

Seduta, con le spalle al muro, aveva a malapena toccato cibo. Sebbene non avesse ingerito nulla dalla mattina, sentiva lo stomaco chiuso, serrato.

Era un medico, era cosciente di quanto fosse indispensabile rimanere in forze. Tuttavia, sapeva quanto l’umore influenzasse la sua condizione fisica.

Per tutta la giornata, aveva cercato di tenersi il più impegnata possibile, ma non aveva potuto fare a meno di fissare la porta per almeno un centinaio di volte.

Ogni volta, aveva sperato di vedere comparire sulla porta la figura del ragazzo, o meglio, dell’uomo che riusciva a portarla sia in paradiso che all’inferno.

Anche ora che era in pausa continuava a lanciare occhiate all’ingresso dell’ospedale.

E se non volesse più vedermi?

I peggiori pensieri iniziarono vorticarle nella testa dimostrando ancora una volta la sua insicurezza.

L’insicurezza l’aveva spinta a perdere la calma e a rovesciare il piatto a terra, riducendolo in mille pezzi.

Al solo ricordo, le venne spontaneo chiudere gli occhi, crogiolandosi nell’imbarazzo.

Il rumore della pioggia attirò la sua attenzione. Era così persa nei suoi pensieri che non si era accorta che aveva iniziato a piovere.

Maledizione, così mi sarà più difficile raggiungere l’asilo.

“Lo mangi quello?” chiese una voce flebile. La donna che le aveva regalato tempo fa una forcina si rivolse a lei, indicando il piatto che aveva sulle gambe.

Eileen guardò il cibo e lentamente glielo porse.

Almeno non verrà buttato.

Pensò, guardandola divorare la carne.

Invidiava il suo appetito.

Sentendosi osservata, la donna alzò lo sguardo e si presentò: “Il mio nome è Ella, il tuo infuso è stato miracoloso.”

Felice, le sorrise in risposta. 

Dalla tasca uscì un piccolo taccuino, poteva esserle utile per comunicare.

Prima di appoggiare la penna sul foglio, la donna la interruppe: “Non ti scomodare, mi ricordo il tuo nome. Eileen, giusto?”

Stupita, annuì animosamente. Per la seconda volta, Ella era riuscita a tirarle su il morale.

“Ho una memoria di ferro, nonostante molti mi credono un po’ svitata” le riferì, pulendo il fondo del piatto con i polpastrelli.

Li leccò, senza fare troppi complimenti.

Seguì i suoi movimenti, felice che almeno lei avesse apprezzato la pietanza.

Concordo, hai una buona memoria.

Scrisse sul taccuino.

Ella d’istinto si avvicinò a lei, e con naturalezza, iniziarono a parlare.

“Mi piacciono i tuoi capelli, non se ne vedono molte di persone con questo colore” disse, toccandole qualche ciocca.

Eileen subito notò che stranamente non le dava fastidio. La vicinanza di Ella le trasmetteva calma e tranquillità. Si crogiolò in quel momento, cercando di prolungare la conversazione il più possibile.

Effettivamente hai ragione. Anche nel mio branco, non sono in molti.

“Voglio assolutamente vederti trasformata in lupo, il tuo manto dello stesso colore dei capelli sarà uno spettacolo” affermò, continuando ad arricciarsi una ciocca dei suoi capelli intorno al dito.

Eileen divenne una statua e d’istinto abbassò lo sguardo sul taccuino.

E ora che le dico?

Le mani iniziarono a sudarle, la penna rischiava di scivolarle dalle dita.

“Peccato che sta piovendo” continuò Ella, imbronciata.

Tirò un sospiro di sollievo dentro di sé. Non era mai stata così felice di non poter spiccicare parola.

Sebbene la donna accanto a lei dimostrasse quarant’anni, ne dimostrava molto di meno.

Il suo aspetto fisico la ringiovaniva. I capelli corti, ricci, color mogano le conferivano un’aria sbarazzina. Magra e minuta, a malapena superava il metro e cinquantacinque.

Solo qualche ruga sul volto la tradiva.

“Domani mi dimetteranno, finalmente potrò rivedere il mio bambino” disse, continuando a guardare la pioggia.

Eileen percepì in quelle parole un amore incondizionato, come quello che aveva sempre sognato.

Dove si trova?

“All’asilo, sono ormai giorni che vive lì. Per fortuna, il figlio del capobranco si prende cura di tutti i bambini” un profondo rispetto emerse dalle sue parole “mi hanno aggiornata spesso sulle sue condizioni. È sano come un pesce, proprio come lo era suo padre.”

Era.

Ella aveva perso il suo compagno.

Non posso neanche immaginare il suo dolore.

Il solo pensiero le fece contorcere le budella. D’un tratto, fu travolta da una voglia matta di andarsene, correre sotto la pioggia e riabbracciare Roman, dirgli che sarebbe andato tutto bene.

Com’è successo? Le chiese, curiosa di saperne di più.

Solo dopo si accorse di quanto potesse suonare invadente la sua domanda.

Ella non rispose. La sua mente sembrava persa altrove. Guardava la pioggia, i pugni serrati sulle ginocchia.

Poi si girò a guardarla e con un sorriso forzato, le porse il piatto vuoto: “Grazie per il pranzo” e subito dopo si alzò, lasciandola di nuovo sola.

Confusa, non ebbe neanche il tempo di risponderle. Non poteva chiamarla ad alta voce.

Impotente, la lasciò andare.

Il buonumore svanì e l’urgenza di vedere Roman crebbe ulteriormente.

Prima di fare qualcosa di molto stupido che avrebbe messo nei guai entrambi, decise che era il momento di ritornare al lavoro.


La sera

Per tutta la giornata, Mala aveva affiancato Ziki, notando che era bravo a tenersi occupato. Sebbene le avesse spiegato più volte che non voleva aver nulla a che fare con il branco, strada facendo si era fermato più volte ad aiutare chiunque glielo chiedesse.

Non poteva evitare di farsi coinvolgere. Però, allo stesso tempo, agiva furtivo, senza farsi notare, come se non volesse prendersi i meriti di ciò che faceva.

Era evidente che dentro di sé stava combattendo una lotta silenziosa. Lei capiva benissimo cosa significasse convivere con parti di sé che entravano in contrasto spesso e volentieri.

Verso sera, finalmente, riuscirono a trovare un po’ di pace.

In cerca di cibo, Mala fu più fortunata e riuscì a rimediare due leprotti. Sebbene fosse particolarmente affamata, decise di metterne da parte uno per Eileen.

Di fretta, si rivestì e corse alla ricerca dell’amica. Doveva darglielo prima che Ziki la raggiungesse o avrebbe iniziato a tartassarla di domande, svelando il segreto dell'amica.

Si affidò al suo olfatto e, in pochi minuti, scorse la sua sagoma vicina ad un piccolo ruscello. Con la schiena poggiata su una pietra, la postura di Eileen suggeriva che era distrutta, stanca.

Ma c’era qualcos’altro.

Si avvicinò, dandole la possibilità di percepire la sua presenza.

Lo sguardo perso nell’acqua, la salutò con un cenno veloce.

“Ti ho portato la cena” le disse, sedendosi al suo fianco.

Questo sembrò attirare la sua attenzione. Gli occhi si spostarono sul leprotto e poi su di lei.

Grazie.

Le segnò, forzando un sorriso che non arrivò agli occhi.

“Sei riuscita a parlare con Roman?” domandò, arrivando subito al dunque.

L’espressione di Eileen divenne ancora più cupa. Scosse la testa.

Sono andata all’asilo, ma non l’ho trovato.

Il movimento delle mani fu seguito da uno starnuto.

Solo in quel momento Mala si accorse dei vestiti mezzi fradici.

Voleva sgridarla per la sua incoscienza, ma ci ripensò.

Si era sempre trovata dall’altra parte, sapeva come ci si sentiva. Ma soprattutto, in quel momento, ciò di cui aveva più bisogno era una spalla su cui fare affidamento.

Toccandole il braccio, sperò di infonderle un po’ di calore, come tempo prima, aveva fatto con lei.

“Che ne dici se rientriamo? Io ti preparo il leprotto e tu nel frattempo ti cambi, ti va?”

Per niente convinta, Eileen annuì lo stesso.

Ammalarsi era stupido e controproducente.

Quando provò ad alzarsi, un giramento di testa la colse alla sprovvista.

Per fortuna, riuscì a ritrovare l’equilibrio sorreggendosi al masso dietro di lei. E fortunatamente Mala non se ne accorse.

Non voleva farla preoccupare più del previsto.

Doveva mettere qualcosa nello stomaco o sarebbe svenuta seduta stante.

“Eileen?” la voce inconfondibile del suo compagno emerse dall’oscurità della foresta.

Appena riuscì a scorgere la sua sagoma, qualcosa scattò in lei.

Come se avesse trattenuto il respiro per tutta la giornata, finalmente l’ossigeno invase i suoi polmoni.

Tutta la stanchezza accumulata la travolse, facendole perdere il controllo del corpo e della mente.

Tutto divenne nero. 




Lo so, lo so. Mi state odiando, io avrei fatto lo stesso. x'D

Purtroppo il capitolo di oggi è corto rispetto ai precedenti, come avrete notato. A causa dei vari impegni, dovrò prendermi una pausa. Conto di assentarmi per almeno due settimane, tornando da voi con un capitolo super lungo, promesso! 

Mi raccomando, sentite la mia mancanza, perché io sentirò la vostra. Ancora un enorme grazie a chiunque dedichi parte del proprio tempo a leggere 'Senza voce'. 

Siete il mio carburante. 

Vi abbraccio tutti/e!

Helen
  
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